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Rassegna stampa del 7 settembre 2012

 DI SICILIA
 

ISTITUTI A RISCHIO. Si cercano rimedi per inizio dell'anno al professionale Fermi. Due anni fa il cedimento di un pilastro
Cemento diluito: ad Agrigento scuola chiusa
A rischio crollo l'istituto professionale Enrico Fermi di Agrigento. Anche una leggera scossa di terremoto potrebbe causare danni gravissimi. I tecnici della Provincia hanno accertato che 1' intero edifico è stato costruito trent'anni fa con cemento depotenziato. Alla Procura di Agrigento sono arrivati già i risultati delle analisi e una denuncia firmata dal presidente della Provincia. Avvisati dei risultati anche il prefetto e il provveditore agli studi. Oggi il presidente della Provincia Eugenio D'Orsi s'incontrerà con il dirigente scolastico dell'Ipia, Francesco Casalicchio, per decidere i provvedimenti da adottare. A rischio l'inizio dell'anno scolastico. Difficile sistemare mille studenti - dice D'Orsi -. Abbiamo già fatto i bandi per reperire nuovi locali e iniziare regolarmente l'anno scolastico in altri edifici. Probabilmente saremo costretto a proporre i doppi turnì. La Provincia non ha alcuna responsabilità», Si dà da fare anche l'ufficio scolastico provinciale. Chieste le planimetria degli istituti scolastici che si trovano nella zona per individuare eventuali locali liberi dove ospitare i corsi del Fermi. La storia del cemento depotenziato all'Ipia porta a due anni fa, quando venne segnalato il cedimento di uno dei pilastri del padiglione B. Ciò determinò la chiusura dell'immobile ed il trasferimento degli studenti in altri ambienti della stessa scuola. In quella circostanza vennero utilizzati anche i laboratori ed ogni spazio utile. A seguito dei cedimento del pilastro, l'ufficio tecnico della Provincia è stato allertato ed ha attivato subito la procedura di avvio di esami di staticità e consistenza di tutte le strutture ìn maniera ancora più accurata possibile. Così, dopo tali accertamenti si è arrivati oggi all'esito: tutti i padiglioni sono stati costruiti con cemento depotenziato e non solo quello del pilastro crollato. Ma quanti altri istituti potrebbero essere stati realizzati con cemento depotenziato, come l'ospedale San Giovanni di Dio, finito sotto i riflettori per la stessa ragione? La notizia si è diffusa tra gli studenti e le famiglie, suscitando preoccupazione. Eppure, per tanti anni, l'istituto è stato considerato uno dei migliori esempi di edilizia scolastica di Agrigento. ELIO DI BELLA
 

ATO AG2. Gli operatori ecologici continuano il loro sciopero ad oltranza e per il secondo giorno consecutivo si sono incatenati davanti alla Prefettura.
Emergenza rifiuti, cresce la tensione
Sospesi dai sindaci i mercatini rionali.
Le organizzazioni sindacali hanno lanciato la proposta
che sia la Gesa a pagare direttamente una parte degli arretrati ai lavoratori con i soldi che attualmente sono in cassa.
Un'altra giornata di passione quella di ieri per gli operatori ecologici dei Comuni di Ce- sa, tornati ad incatenarsi simbolicamente davanti la Prefettura, nel secondo giorno di sciopero selvaggio da loro stessi proclamato per protestare contro i forti ritardi nel pagamento dei loro stipendi arretrati. Una protesta che ha già messo in crisi igienico - sanitaria sia il capoluogo che gli altri centri che vedono ormai i marciapiedi invasi dalla spazzatura che fuoriesce dai cassonetti stracolmi. E in attesa che la situazione possa trovare una via d'uscita, il sindaco di Agrigento Marco Zambuto, così come altri primi cittadini, a seguito di specifica comunicazione della Gesa, ha firmato un'ordinanza di sospensione del mercato rionale nel piazzale Ugo la Malfa previsto per oggi. Il Comando di Polizia Municipale e gli Agenti della forza pubblica sono stati incaricati di vigilare sull'esecuzione dell'ordinanza multando chi dovesse disattenderla. Intanto Agrigento, compresa la Valle dei Templi e le località balneari sono invase dalla spazzatura con buona pace di cittadini e turisti che stanno iniziando a fare lo slalom tra i cassonetti e i sacchetti che ormai invadono marciapiedi e strade.
intanto l'unica proposta per uscire da questo stato di crisi, è arrivato ieri sera dai segretari provinciali dei sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil Vincenzo Iacono, Umberto Nero e Giovanni Manganella.
«Visto che le Imprese non ricevono dalle banche il credito necessario a pagare le mensilità arretrate - hanno proposto i sindacalisti ai vertici del Dipartimento regionale per l'emergenza rifiuti e a tutte le autorità e alle parti interessate alla vertenza - proponiamo che la Società Gesa AG2, che possiede l'elenco dei lavoratori adibiti ai servizi di raccolta e smaltimento dei rifiuti, di concerto con le Imprese, provveda ad anticipare a tali lavoratori direttamente un anticipo di almeno 2000 e 3000 anche in più quote e lo conguagli successivamente con il pagamento delle fatture alle Ditte, La presenza dei Comuni - aggiungono - è indispensabile per definire un percorso atto a far rientrare le Aziende dall'esposizione debitoria con gli istituti di credito prima possibile e con impegni certi. Al fine di evitare il danno che subirà il territorio interessato con il perpetuarsi di questo stato di cose, per non arrivare ad una emergenza igienico sanitaria e non distruggere definitivamente l'immagine della provincia e tutti quei settori che vivono e cercano consenso e mercato basandosi e veicolando la bellezza e la salubrità del nostro territorio - chiediamo di predisporre con l'urgenza che la grave situazione necessita, un incontro che veda tutti quanti partecipare con spirito fattivo e solidale»,
La parola adesso spetta alle imprese e ai vertici del dipartimento che ognuno per la propria parte, devono dire cosa pensano della proposta dei sindacati per cercare di trovare una soluzione ad una situazione che rischia di diventare una polveriera. AMM
 

LA SICILIA
 

LAMPEDUSA Lavori per oltre un milione
Lo Scientifico Majorana sul risparmio energetico
Autonomia energetica a favore di una scuola Agrigentina. Il primo istituto a sfruttare l'iniziativa dell'architetto Diego Mamo Zagarella, sarà il Liceo Scientifico «E. Majorana» di Lampedusa. Lo stesso Zagarella sta predisponendo il bando di gara che cambierà il volto dello stabile della struttura in questione. Si tratta di un finanziamento, erogato da parte della Protezione civile, pari un milione di euro finalizzato all'adeguamento alle nuove tecnologie di risparmio energetico, ma anche alla manutenzione straordinaria dell'immobile, alla riqualificazione degli spazi esterni, all'adeguamento degli impianti di riscaldamento e condizionamento. «Si tratta di un esperimento che si sta tentando nell'isola di Lampedusa - dice il presidente della provincia di Agrigento, Eugenio D'Orsi - che potrebbe essere esteso, laddove sarà possibile, alle altre scuole del territorio Agrigentino».
 

 

Bene ridurre le Province per uno Stato più snello
Più efficienza amministrativa e meno localismi esasperati
Il nodo dell'accorpamento delle Province è sul tavolo, seppur nell'indifferenza generale, o quasi. Inevitabilmente, a prevalere è stata l'attenzione al livello occupazionale che sarebbe stato intaccato dalla ventilata ipotesi aggregativa, che in verità ora è una norma di legge nazionale. Il punto dirimente risulta essere costituito dalla articolazione del sistema statale sui territori, dal tipo di presenze istituzionali sugli stessi. Il modello dello Stato centrale presente sul territorio provinciale, almeno dal 1865, con la struttura provinciale sembrerebbe segnare il tempo: condivisibile la soluzione della trasformazione degli Enti Provincia in organi di seconda istanza (così da eliminare la "spesa politica"), resta il nodo delle funzioni che tali Enti avrebbero continuato a svolgere, se utili o meno. La soluzione adottata è stata quella di una mediazione: solo un numero ridotto di Province resta accorpando a sé le altre. Del tutto strumentale e debole il criterio imperniato sulla consistenza del territorio di pertinenza e sul numero di abitanti. Restano confermate le città metropolitane che finiscono con l'assorbire amministrativamente le Province di riferimento. Gli uffici amministrativi, finanziari e giudiziari dello Stato trovavano nel capoluogo di provincia la sede propria per lo svolgimento delle funzioni assegnate nell'ambito del territorio di pertinenza, con la possibilità di creare in città circonvicine ulteriori articolazioni istituzionali dipendenti dal livello provinciale. Questo modello — che la Regione Siciliana ha fatto proprio confermando o dando vita ad uffici territoriali provinciali, si pensi alle Soprintendenze dei Beni Culturali - risulta superato dalla nuova norma che, vale la pena di evidenziare, muove da una necessità e da opportunità diverse: ridurre sensibilmente i costi della macchina pubblica, evitare duplicazioni di funzioni, evidenziare e rendere sinergiche funzioni pubbliche a fronte di rivendicate ed esclusive funzioni statali, nell'intento di fondo di superare localismi esasperati. Indubbiamente nella Sicilia dove si prometteva una nuova Provincia — con sottintesa nuova occupazione pubblica — a tanti, risulta estrema- attengono alle altre Province "minori': alcune dovrebbero essere accorpate, stando alla legge nazionale; si resta in attesa che il legislatore regionale, competente in termini esclusivi, affronti il problema. Non avevamo bisogno di attizzare guerre sul nulla. Le funzioni istituzionali sul territorio obiettivamente avrebbero la necessità di definire una rete virtuosa che si fondi sull'esistente, ove possibile, opportunamente qualificato e rafforzato, elimini il doppione pressoché contiguo, razionalizzi attività, Il rischio potrebbe essere quello di una semplificazione che finisca per riportare le funzioni pubbliche in modo esclusivo nelle tre città principali, finendo per desertificare ulteriormente, in termini istituzionali, le varie aree territoriali. Per mantenere l'attuale numero di Corti d'Appello, per esemplificare, occorre ridefinire le circoscrizioni di riferimento e di converso i Tribunali di pertinenza (non basta la soppressione di quello di Nicosia); non certo stare fermi ed ognuno a rivendicare la propria identità. Esemplificherei ulteriormente citando un settore statale che meglio conosco, per frequentazione professionale. Ad oggi, esiste una duplice funzione archivistica: la conservazione del patrimonio documentario starale; la vigilanza sulla documentazione non statale, Era una suddivisione introdotta nel 1939, in un contesto di "superiorità" del la funzione statale su quanto tale non fosse, a cominciare dagli Enti locali. Oggi non è più così; almeno dal 2001 è norma costituzionale che anche gli Enti locali sono elementi omogenei dello Stato. Ne deriva la possibilità di attivare una istituzione archivistica che sul territorio di riferimento, eserciti in una con la conservazione la funzione di controllo sulla documentazione pubblica e non solo statale: così recependo quanto sancito dal vigente Codice dei beni culturali che, all'art. 10, assegna la qualificazione di beni culturali non solo agli archivi e singoli documenti "pubblici" ma anche agli archivi e singoli documenti appartenenti ai privati e che rivestano «interesse storico particolarmente importante»: non una dicotomia, quanto una omogeneità di condizione giuridica. Il nodo è quello degli Istituti archivistici di conservazione. Se si razionalizzassero i sistemi digestione e fornitura dei servizi, la gestione del personale si potrebbero ottenere riduzioni di costi di gestione puntando a dare vita a poli di conservazione di documentazione pubblica, non solo statale, che afferiscano a Istituti archivistici di riferimento, nel rispetto di vincoli normativi risalenti al 2001 ed in atto non pienamente attuati, Superando la strettoia del limite territoriale provinciale si potrebbe dar vita a istituti archivistici che possano ricevere e rendere fruibile documentazione non statale, pubblica, ovvero dichiarata di interesse storico. Le risorse di gestione razionalizzate potrebbero consentire la chiamata di nuove, giovani, energie qualificate, come si legge nella legge sulla spending review. CLAUDIO TORRISI
 

Agrigentoflash
 

Diga Gibbesi, intervento del Presidente D'Orsi
Il Presidente della Provincia di Agrigento Eugenio D'Orsi, interviene sull'utilizzo delle acque della Diga Gibbesi. "Ho appreso, da articoli di stampa della vicina provincia di Caltanissetta, che un gruppo di consiglieri provinciali della stessa provincia, ha chiesto la convocazione di un consiglio provinciale urgente per discutere sull'utilizzo dell'Acqua della diga Gibbesi. Richiesta scaturita dalla notizia che finalmente la pubblicazione del bando di gara per l'affidamento della realizzazione della progettazione per la canalizzazione dell'acqua fino alla Piana di Licata è in dirittura d'arrivo e che ciò, secondo i consiglieri provinciali nisseni, andrebbe a ledere gli interessi degli agricoltori di Delia, Sommatino, Riesi, Butera, Mazzarino e Gela, che ad oggi la stanno utilizzando. Mi corre l'obbligo - dichiara il Presidente D'Orsi- chiarire all'Amministrazione provinciale Nissena che la diga Gibbesi è stata progettata, appaltata e realizzata per servire la zona industriale della Piana di Licata, già all'inizio degli anni settanta e che, successivamente ne è stata mutata la destinazione ad uso agricolo. Ricordo, inoltre, che da anni Sindacati, Rappresentanze di Categoria, Associazioni ed Amministrazioni Comunali del comprensorio di Licata si battono per arrivare alla definizione del progetto esecutivo. Ufficialmente, risulta che solo pochissime aziende agricole di Ravanusa e Campobello di Licata usufruiscono di quell'acqua, mentre ad oggi, gli agricoltori della Piana Licata non hanno ricevuto un solo litro di acqua pubblica per uso irriguo. Se qualcuno oggi sta utilizzando quell'acqua, in aggiunta alle aziende agricole regolarmente autorizzate, lo sta facendo in maniera illecita. Tutto ciò premesso - conclude D'Orsi - questa Amministrazione, nel condannare ogni forma di illegalità e rifuggendo da tentativi di avvio di "guerre fra poveri", sollecita il Dipartimento Infrastrutture dell'Assessorato Regionale alle risorse Agricole e lo stesso Assessorato ad emettere prontamente il bando e contestualmente a non cedere a tentativi di utilizzo improprio che si vorrebbero oggi legittimare. Un territorio ad alto rischio di desertificazione conclamata, quale è quello della Piana di Licata non può ancora oltre essere mortificato nelle sue aspettative."
 

Lo sviluppo del Polo universitario agrigentino e la realizzazione dell'aeroporto
Il caso Wind Jet , l'isolamento territoriale della provincia di Agrigento ed il futuro del Polo universitario riaccendono i riflettori sulla necessità della Provincia di dotarsi di infrastrutture, prima fra tutte l'aeroporto. È questo, in sintesi, il tema dell'intervento dell'Assessore Provinciale con delega all'Università Francescochristian Schembri. "La Sicilia- spiega Schembri - rischia un'ulteriore isolamento territoriale: la crisi aziendale della compagnia low cost siciliana ha fatto aumentare i costi dei biglietti aerei per il Nord Italia. Un ridimensionamento del traffico aereo che allontana il confine fisico, culturale, sociale ed economico dell'Isola dai centri nevralgici della politica e dell' economia italiana, ma anche dei Paesi emergenti. Una profonda emarginazione territoriale che investe tutte le nove province siciliane, ma che assume un aspetto drammatico per la provincia di Agrigento a causa di una fragile economia che, in questo modo, rischia la completa paralisi. Privo di alternativi ed efficienti collegamenti ferroviari e navali, e con una rete stradale inadeguata, il territorio agrigentino si ritroverebbe definitivamente tagliato fuori dalle scelte economiche e finanziarie che la New economy sta ridisegnando". "L'ultima" provincia d'Italia, però, potrebbe risultare strategicamente e caratteristicamente funzionale nel nuovo piano aeroporti disegnato dal ministro alle Infrastrutture e Trasporti Corrado Passera. Un territorio che guarda al Nord Africa con il progetto di uno scalo aeroportuale interamente finanziato da un Ente Locale. "Il piano del ministro Passera - continua Schembri - così come ribadito in questi giorni dal ministro per la Coesione Territoriale Fabrizio Barca, prevede infatti per la Sicilia diverse opportunità di sviluppo, tracciando un futuro basato su nuovi rapporti commerciali con il bacino del Mediterraneo. In questo contesto il business plan redatto dalla Kpmg per lo scalo aeroportuale agrigentino(che, ricordiamo, è la stessa società che ha contribuito a redigere il piano del ministero) ha dato risposte positive in termini di mercato su cui si vuole operare e sui bisogni da soddisfare, individuando negli scambi economici con i Paesi che si affacciano nel Mediterraneo la potenzialità di sviluppo dell'aeroporto, che, non a caso, ha suscitato la forte attenzione di una società israeliana interessata alla gestione. Risulterebbe, in questo modo, molto funzionale alle "scelte" infrastrutturali del Paese.
 

 
Agrigentonotizie
 

Provincia, Schembri: "Necessitiamo di uno scalo aeroportuale"
 "L'ultima" provincia d'Italia, però, potrebbe risultare strategicamente e caratteristicamente funzionale nel nuovo piano aeroporti disegnato dal ministro alle Infrastrutture e Trasporti Corrado Passera. Un territorio che guarda al nord Africa con il progetto di uno scalo aeroportuale  "La Sicilia - spiega Schembri - rischia un'ulteriore isolamento territoriale: la crisi aziendale della compagnia low cost siciliana ha fatto aumentare i costi dei biglietti aerei per il Nord Italia. Un ridimensionamento del traffico aereo che allontana il confine fisico, culturale, sociale ed economico dell'Isola dai centri nevralgici della politica e dell' economia italiana, ma anche dei Paesi emergenti. Una profonda emarginazione territoriale che investe tutte le nove province siciliane, ma che assume un aspetto drammatico per la provincia di Agrigento a causa di una fragile economia che, in questo modo, rischia la completa paralisi. Privo di alternativi ed efficienti collegamenti ferroviari e navali, e con una rete stradale inadeguata, il territorio agrigentino si ritroverebbe definitivamente tagliato fuori dalle scelte economiche e finanziarie che la new economy sta ridisegnando".  "L'ultima" provincia d'Italia, però, potrebbe risultare strategicamente e caratteristicamente funzionale nel nuovo piano aeroporti disegnato dal ministro alle Infrastrutture e trasporti Corrado Passera. Un territorio che guarda al nord Africa con il progetto di uno scalo aeroportuale interamente finanziato da un Ente Locale. "Il piano del ministro Passera - continua Schembri - così come ribadito in questi giorni dal Ministro per la coesione territoriale Fabrizio Barca, prevede infatti per la Sicilia diverse opportunità di sviluppo, tracciando un futuro basato su nuovi rapporti commerciali con il bacino del Mediterraneo. In questo contesto il business plan redatto dalla Kpmg per lo scalo aeroportuale agrigentino(che, ricordiamo, è la stessa società che ha contribuito a redigere il piano del ministero) ha dato risposte positive in termini di mercato su cui si vuole operare e sui bisogni da soddisfare, individuando negli scambi economici con i Paesi che si affacciano nel Mediterraneo la potenzialità di sviluppo dell'aeroporto, che, non a caso, ha suscitato la forte attenzione di una società israeliana interessata alla gestione. Risulterebbe, in questo modo, molto funzionale alle 'scelte' infrastrutturali del Paese. In una recente intervista rilasciata da Oliviero Baccelli, docente di economia dei trasporti all'Università Bocconi, per il sito 'Il sussidiario', si parla di gestione degli scali da parte degli Enti Locali. Il noto docente affermava di essere convinto che alla fine nessuna Provincia sceglierà di chiudere il proprio aeroporto, perché 'I costi di gestione di un piccolo aeroporto non sono particolarmente proibitivi e gli Enti troveranno sempre un modo per finanziare e sanare il bilancio della società di gestione'". "Appare chiaro, anche ai più scettici, che lo scalo aeroportuale agrigentino riassume in se tutti questi aspetti strategici: gestione in house, grande potenzialità di sviluppo economico e fronte al Nord Africa. Il progetto Archeomed, basato sul rapporto di collaborazione e di interscambio accademico tra il Polo Universitario della Provincia di Agrigento - Centro accademico del Mediterraneo, con le principali Università del Nord Africa nel contesto di un processo di internazionalizzazione della cultura, vede il Polo agrigentino impegnato a tessere una fitta rete di relazioni con le più prestigiose facoltà che si affacciano sul Mediterraneo. Una Università - conclude Schembri - all'avanguardia in termini di strutture e servizi rispetto alle più avanzate università europee, per diventare realmente competitiva in un mondo che corre veloce, ha bisogno di 'nuova' mobilità e di un moderno sistema di trasporti. Rafforzare e migliorare la logistica e la comunicazione tra le imprese, l'organizzazione di eventi e scambi culturali e sociali comuni, l'interstudio potranno avvenire solo attraverso scelte infrastrutturali strategiche, principalmente la realizzazione di uno scalo aeroportuale".
 

 

Agrigentoweb
 

Il Presidente della Provincia di Agrigento Eugenio D'Orsi, interviene sull'utilizzo delle acque della Diga Gibbesi.
"Ho appreso, da articoli di stampa della vicina provincia di Caltanissetta, che un gruppo di consiglieri provinciali della stessa provincia, ha chiesto la convocazione di un consiglio provinciale urgente per discutere sull'utilizzo dell'Acqua della diga Gibbesi. Richiesta scaturita dalla notizia che finalmente la pubblicazione del bando di gara per l'affidamento della realizzazione della progettazione per la canalizzazione dell'acqua fino alla Piana di Licata è in dirittura d'arrivo e che ciò, secondo i consiglieri provinciali nisseni, andrebbe a ledere gli interessi degli agricoltori di Delia, Sommatino, Riesi, Butera, Mazzarino e Gela, che ad oggi la stanno utilizzando. Mi corre l'obbligo - dichiara il Presidente D'Orsi- chiarire all'Amministrazione provinciale Nissena che la diga Gibbesi è stata progettata, appaltata e realizzata per servire la zona industriale della Piana di Licata, già all'inizio degli anni settanta e che, successivamente ne è stata mutata la destinazione ad uso agricolo. Ricordo, inoltre, che da anni Sindacati, Rappresentanze di Categoria, Associazioni ed Amministrazioni Comunali del comprensorio di Licata si battono per arrivare alla definizione del progetto esecutivo. Ufficialmente, risulta che solo pochissime aziende agricole di Ravanusa e Campobello di Licata usufruiscono di quell'acqua, mentre ad oggi, gli agricoltori della Piana Licata non hanno ricevuto un solo litro di acqua pubblica per uso irriguo. Se qualcuno oggi sta utilizzando quell'acqua, in aggiunta alle aziende agricole regolarmente autorizzate, lo sta facendo in maniera illecita. Tutto ciò premesso - conclude D'Orsi - questa Amministrazione, nel condannare ogni forma di illegalità e rifuggendo da tentativi di avvio di "guerre fra poveri", sollecita il Dipartimento Infrastrutture dell'Assessorato Regionale alle risorse Agricole e lo stesso Assessorato ad emettere prontamente il bando e contestualmente a non cedere a tentativi di utilizzo improprio che si vorrebbero oggi legittimare. Un territorio ad alto rischio di desertificazione conclamata, quale è quello della Piana di Licata non può ancora oltre essere mortificato nelle sue aspettative." ​
 

 

Polo Universitario e aeroporto, intervento dell'Assessore Schembri
Il caso Wind Jet , l'isolamento territoriale della provincia di Agrigento ed il futuro del Polo universitario riaccendono i riflettori sulla necessità della Provincia di dotarsi di infrastrutture, prima fra tutte l'aeroporto. È questo, in sintesi, il tema dell'intervento dell'Assessore Provinciale con delega all'Università Francescochristian Schembri. "La Sicilia- spiega Schembri - rischia un'ulteriore isolamento territoriale: la crisi aziendale della compagnia low cost siciliana ha fatto aumentare i costi dei biglietti aerei per il Nord Italia. Un ridimensionamento del traffico aereo che allontana il confine fisico, culturale, sociale ed economico dell'Isola dai centri nevralgici della politica e dell' economia italiana, ma anche dei Paesi emergenti. Una profonda emarginazione territoriale che investe tutte le nove province siciliane, ma che assume un aspetto drammatico per la provincia di Agrigento a causa di una fragile economia che, in questo modo, rischia la completa paralisi. Privo di alternativi ed efficienti collegamenti ferroviari e navali, e con una rete stradale inadeguata, il territorio agrigentino si ritroverebbe definitivamente tagliato fuori dalle scelte economiche e finanziarie che la New economy sta ridisegnando". "L'ultima" provincia d'Italia, però, potrebbe risultare strategicamente e caratteristicamente funzionale nel nuovo piano aeroporti disegnato dal ministro alle Infrastrutture e Trasporti Corrado Passera. Un territorio che guarda al Nord Africa con il progetto di uno scalo aeroportuale interamente finanziato da un Ente Locale.
 "Il piano del ministro Passera - continua Schembri - così come ribadito in questi giorni dal ministro per la Coesione Territoriale Fabrizio Barca, prevede infatti per la Sicilia diverse opportunità di sviluppo, tracciando un futuro basato su nuovi rapporti commerciali con il bacino del Mediterraneo. In questo contesto il business plan redatto dalla Kpmg per lo scalo aeroportuale agrigentino(che, ricordiamo, è la stessa società che ha contribuito a redigere il piano del ministero) ha dato risposte positive in termini di mercato su cui si vuole operare e sui bisogni da soddisfare, individuando negli scambi economici con i Paesi che si affacciano nel Mediterraneo la potenzialità di sviluppo dell'aeroporto, che, non a caso, ha suscitato la forte attenzione di una società israeliana interessata alla gestione. Risulterebbe, in questo modo, molto funzionale alle "scelte" infrastrutturali del Paese. In una recente intervista rilasciata da Oliviero Baccelli, docente di economia dei trasporti all'Università Bocconi, per il sito " Il sussidiario", si parla di gestione degli scali da parte degli Enti Locali. Il noto docente affermava di essere convinto che alla fine nessuna Provincia sceglierà di chiudere il proprio aeroporto, perché " I costi di gestione di un piccolo aeroporto non sono particolarmente proibitivi e gli Enti troveranno sempre un modo per finanziare e sanare il bilancio della società di gestione" Appare chiaro, anche ai più scettici, che lo scalo aeroportuale agrigentino riassume in se tutti questi aspetti strategici : gestione in house, grande potenzialità di sviluppo economico e fronte al Nord Africa. Riguardo quest'ultimo aspetto, bisogna sottolineare come la Provincia di Agrigento ha intensificato, negli ultimi anni, gli scambi culturali ed economici con alcuni paesi del Maghreb attraendo, sinergicamente, importanti finanziamenti della Comunità Europea. Mi riferisco, in particolar modo al progetto PO Italia - Tunisia 2007/2013 che integrando la filiera agricola della provincia di Agrigento con la filiera di quattro Governatorati della Tunisia (Jendouba, Bizerte, Nabeul, Tunis), intende creare un sistema in grado di cogliere ogni possibilità commerciale, tenendo conto dei bisogni dei consumatori e dell'offerta al fine di produrre prodotti di qualità e l'etichetta per migliorare la competitività del prodotto e favorirne la distribuzione. Lo stesso vale per il progetto Sibit Italia - Malta con l' obiettivo di sviluppare le potenzialità di sviluppo del cicloturismo nel territorio siciliano e in quello maltese, migliorando l'offerta ciclo turistica in entrambe le aree. Ed ancora il progetto Archeomed, basato sul rapporto di collaborazione e di interscambio accademico tra il Polo Universitario della Provincia di Agrigento - Centro accademico del Mediterraneo, con le principali Università del Nord Africa nel contesto di un processo di internazionalizzazione della cultura, che vede il Polo agrigentino impegnato a tessere una fitta rete di relazioni con le più prestigiose facoltà che si affacciano sul Mediterraneo. Una università - conclude Schembri - all'avanguardia in termini di strutture e servizi rispetto alle più avanzate università europee, per diventare realmente competitiva in un mondo che corre veloce, ha bisogno di "nuova" mobilità e di un moderno sistema di trasporti. Rafforzare e migliorare la logistica e la comunicazione tra le imprese, l'organizzazione di eventi e scambi culturali e sociali comuni, l'interstudio potranno avvenire solo attraverso scelte infrastrutturali strategiche, principalmente la realizzazione di uno scalo aeroportuale".
 

Sicilia24h
 

Aeroporto, Costanza: basta divisioni, lavorare nella stessa direzione
Sulla annosa e tormentata questione relativa alla realizzazione dell'aeroporto in provincia di Agrigento riceviamo e pubblichiamo una lunga riflessione dell'operatore culturale Gianni Costanza.
"Per realizzare il nostro aeroporto non  occorre lavorare per essere ricordati a futura memoria, ma necessita lavorare con umiltà, spazzare via le divisioni politiche, le incomprensioni e dare vita ad una Fondazione di grande spessore coinvolgendo noti  imprenditori, compagnie aeree  e tutta la classe politica. I parlamentari regionali, nazionali ed europei, i presidenti di provincia, i sindaci e semplici consiglieri, una volta eletti, in quanto istituzioni hanno il compito di amministrare onestamente e servire la cosa pubblica compreso la realizzazione di  opere pubbliche utili alla collettività. Quindi, tutto ciò che riescono a finanziare ed a realizzare, lo devono  solo ed esclusivamente nell'interesse collettivo e non per essere osannati o ricordati. Ai posteri l'ardua sentenza. A mio avviso, più ci si ostina a rendersi visibili per essere ricordati ed immortalati personalmente, più difficile sarà la strada per lavorare in sinergia e costruire un aeroporto in provincia di Agrigento.Oggi, pochi  sono gli imprenditori che  mettono  a disposizione delle varie amministrazioni, i propri fondi economici. Sono del parere, che in loro, prevale anche uno spirito di collaborazione e di fattibilità  non,certo, per spirito di grandezza o per essere ricordati. Collaborano per  alleviare gli anatemi e le sofferenze di cassa delle varie amministrazioni che per mancanza di fondi economici ridotti a lume di candela ,loro malgrado, sono impossibilitati di progettare e  programmare come nel passato, quando dalla Regione e dallo Stato arrivavano cospicui contributi  economici. In un momento di crisi finanziaria tra le più difficili degli ultimi anni, nei giorni 6-7 maggio 2012, gli agrigentini sono stati chiamati a rinnovare il consiglio comunale e ad eleggere il loro sindaco. La mia persona in occasione di quella competizione elettorale, ha voluto raccomandare a tutti i candidati di abbassare i toni della polemica e di ricordare loro, che una volta eletti, devono amministrare la cosa pubblica guardando solo ed esclusivamente gli interessi della città. A volte,  sono riusciti a mantenere la calma, a volte, i toni si sono surriscaldati ,tralasciando un poi l'attenzione per i veri problemi della città. Una kermesse  elettorale che per un breve periodo è riuscita a fare dimenticare, le immense difficoltà economiche di moltissime famiglie. In questi giorni, con precisione in data  25-8-2012,uno dei nostri quotidiani il "Giornale di Sicilia"nella seconda pagina, il giornalista, scrittore ed editorialista Antonio Polito de il "Corriere della Sera" così titolava: "Non illudiamoci ,la recessione sarà lunga e pesante. A dire il vero, a noi agrigentini, non ci ha allarmato più di tanto, in quanto da decenni, siamo perennemente in recessione. Pur tuttavia, l'imprenditoria locale, specie in questi ultimi anni , a singhiozzo, va avanti a seguito anatemi e sacrifici economici non indifferenti. Anche noi ad Agrigento, per fortuna, abbiamo ancora oggi, noti imprenditori che pur investendo milioni di euro nel nostro territorio, con garanzia di centinaia di posti di lavoro, non si capisce perché, vengono ostacolati da una parte della classe politica locale con presupposti e  voglia di farli andare via per investire al Nord Italia dove  trovano grande accoglienza e piena disponibilità di tutta la classe politica. Da ricordare che in un momento di grave crisi economica, questi imprenditori riescono ad andare avanti senza contributi regionali o statali, con  propri fondi, garantendo e tutelando, a tantissimi padri di famiglia, un dignitoso posto di lavoro. A volte, in momenti di scoraggiamento sono tentati ad andare via. Invito, esorto tutte le istituzioni locali e la classe politica, a collaborare sempre più con questi noti imprenditori per consentire loro di rimanere nel nostro territorio per andare avanti e  riservarci un domani migliore. Da un pò, non si sente parlare più dell'aeroporto in provincia di Agrigento. Lodevoli, ma non sufficienti, sono stati gli sforzi che il presidente della provincia compie nel coinvolgere operatori economici della Svizzera, della Danimarca e di Israele. A questi aggiungerei l'imprenditore di Aviomed il Dott. Roberto Corrao, che si occupa del trasporto aereo di ammalati che in questi giorni è in trattative per rilevare assieme a tanti altri imprenditori siciliani, la compagnia aerea siciliana di Wind Jet. Allettare con valide proposte anche i vertici  della compagnia aerea irlandese Renejer per farli partecipi ad una Fondazione con la  compartecipazione dell'Ente provincia, di tutti i sindaci dei 42  comuni della  provincia, meno Lampedusa ,per fortuna, dotata di un aeroporto, dei nostri   imprenditori della città e provincia, del Parco Archeologico, del Distretto Valle dei Templi, degli albergatori dei  Break & Feast, delle Agenzie di viaggio, dei Tour Operator,delle guide turistiche,degli Operattori culturali,e dei responsabili di spettacoli ed eventi di grande rilevanza presenti sul nostro territorio,supportati naturalmente, da tutti i deputati regionali nazionali ed europei.A mio avviso ,non è da escludere la possibilità di un progetto da presentare alla Comunità europea per finanziare un aeroporto da adibire per scambi commerciali e civili.Solo così potremmo fare sentire la nostra voce in controtendenza a quelle  delle provincie di Palermo, Catania e Trapani  che da anni fanno quadrato attorno ai loro aeroporti a vantaggio del loro turismo.Dato che nessuna industria a carattere nazionale è propensa a venire ad investire qui da noi,al nostro governo nazionale con insistenza,dovremmo chiedere una sola cosa:fare decollare il nostro turismo unica vera  industria,che molti ci invidiano omaggiata da madre natura,che  se fatto bene e con le dovute infrastrutture, potrebbe alleviare la disoccupazione,la povertà della nostra provincia. Con l'approssimarsi della campagna elettorale per il rinnovo del parlamento regionale,mi auguro che tutti i candidati agrigentini,nei loro programmi, possano inserire la voce:realizzazione di un aeroporto in provincia di Agrigento.Penso, che anche loro,i nostri deputati regionali,nazionali ed europei,per raggiungere gli aeroporti di Palermo e Catania,affrontano le nostre stesse peripezie. Quindi, sarebbe opportuno, dire basta alle divisioni politiche, alle invidie che non favoriscono il dialogo e il gioco di squadra. Una volta e per tutte,ad alta voce,occorre  dire al  responsabile dell'ENAC di iniziare a remare a favore per la realizzazione dell'aeroporto in provincia di Agrigento. Sarebbe un grave errore,una volta ultimata la grande mega opera dell'autostrada sulla SS 640 fino al congiungimento con l'autostrada Palermo-Catania, dichiarare che Agrigento,oramai,può fare a meno Di avere un proprio aeroporto. Pensiamo quanti servizi,quanti  posti di lavoro orbitano attorno ad un aeroporto.Vedi Catania,Palermo e Trapani.Neanche la consapevole della grave crisi economica potrà farmi indietreggiare per recriminare la costruzione di un aeroporto nella nostra provincia.Ricordo, la 1 manifestazione,pro aeroporto,organizzata dall'Ente provincia (vedi filmato agli archivi di una TV canicattinese)dove ,volentieri, ho partecipato assieme ad alcuni artisti di Agrigento che in quella occasione, ognuno di noi ha voluto lasciare un commento. L'aeroporto di Agrigento rappresenta una delle più importanti opere pubbliche che da quarant'anni riempiono le pagine dei nostri quotidiani, dei telegiornali e tavole rotonde delle nostre TV locali che a questo tema con abnegazione e professionalità,hanno dato piena disponibilità e visibilità.In  questi ultimi mesi,il governo nazionale si muove per dare inizio alle "Liberalizzazioni" spingendo per i Project Financing  dove i soggetti privati con propri fondi  sono in grado di dare nuova linfa ed  impulso economico alle amministrazioni locali privi di  fondi economici che ha stento riescono a  gestire servizi pubblici di grande rilevanza ridotti,oggi,in pessime condizioni  a rischio anche,della pubblica incolumità del cittadino.In questi giorni, l'ENAC,è stata messa sotto accusa per non avere dato,  l'Ok per aprire al traffico, l'aeroporto di Comiso.A supporto di tale diniego,i nostri parlamentari agrigentini uscenti e nuovi candidati ,farebbero bene a condurre una lotta comune per dissuadere l'ENAC a non volere autorizzare l'apertura dell'aeroporto di Comiso costruito a pochi Km da Catania voluto e costruito ,esclusivamente, per fini militari della  NATO. Infatti ,oggi, aprire al traffico l'aeroporto di Comiso è in controtendenza con la decisione del governo nazionale che ,da alcuni giorni ,ha deciso di  chiudere alcuni aeroporti che non sono in grado di autofinanziarsi.In virtù di queste scelte,non si capisce ,per quali motivi, si   deve spingere per aprire l'aeroporto di Comiso concorrente a quello di Agrigento. L'aeroporto di Agrigento,una volta realizzato, geograficamente, servirebbe un bacino di utenza molto più rilevante, sarebbe in grado di risollevare il nostro  turismo, darebbe un impulso  più concreto  e più consono  al fabbisogno non solo per la provincia di Agrigento ,ma anche per quella di  Caltanissetta che fra alcuni mesi,per la riduzione delle provincie, sarà incorporata a quella nostra. Nessuno di noi deve abbassare la guardia,anzi,dobbiamo rimanere vigili ed attenti e verificare chi dei candidati onorevoli all'ARS, saprà difendere e portare avanti con impegno e orgoglio il progetto per la realizzazione di un aeroporto  in provincia di Agrigento".
 

Patto di stabilità, Ance nazionale e regionale chiedono incontro con ministri
L'Ance nazionale, a seguito della forte sollecitazione dell'Ance Sicilia, ha chiesto oggi un incontro urgente ai ministri dell'Economia, Vittorio Grilli, della Coesione territoriale, Fabrizio Barca, e dello Sviluppo economico, Corrado Passera, per accelerare un'intesa fra Stato e Regione siciliana sulle esenzioni e sulla razionalizzazione dei criteri del Patto di stabilità per l'Isola, affinché l'economia regionale non sia ulteriormente soffocata da meri concetti ragionieristici che bloccano l'utilizzo di ingenti risorse pubbliche disponibili e destinate a sostenere investimenti e sviluppo. "Al di là dell'apprezzamento per i contenuti positivi dell'incontro di ieri fra l'assessore regionale all'Economia Gaetano Armao e la Ragioneria generale dello Stato - spiega il presidente di Ance Sicilia, Salvo Ferlito - esprimiamo forte preoccupazione sui tempi indicati dalle parti per la definizione di una soluzione che sblocchi i cofinanziamenti europei, i fondi Fas e quelli della Protezione civile". "Tempi troppo lunghi, quasi 'normali' - aggiunge Ferlito - assolutamente non adeguati e non compatibili con l'attuale stato di gravissima emergenza economica e sociale della Sicilia che non a torto molti dei nostri associati definiscono 'di guerra'. Non possiamo accettare questi tempi della politica - conclude Ferlito - soprattutto perché a breve tutti i politici saranno di fatto impegnati in campagna elettorale e si preoccuperanno solo di garantire col poco denaro in cassa i precari e le clientele improduttive; dunque, per le attività produttive sane non ci sarà più possibilità di ottenere il varo di provvedimenti concreti capaci di farci superare la crisi e di sostenere l'occupazione reale".
 

Diga Gibbesi, intervento del Presidente D'Orsi
Il Presidente della Provincia di Agrigento Eugenio D'Orsi, interviene sull'utilizzo delle acque della Diga Gibbesi. "Ho appreso, da articoli di stampa della vicina provincia di Caltanissetta, che un gruppo di consiglieri provinciali della stessa provincia, ha chiesto la convocazione di un consiglio provinciale urgente per discutere sull'utilizzo dell'Acqua della diga Gibbesi. Richiesta scaturita dalla notizia che finalmente la pubblicazione del bando di gara per l'affidamento della realizzazione della progettazione per la canalizzazione dell'acqua fino alla Piana di Licata è in dirittura d'arrivo e che ciò, secondo i consiglieri provinciali nisseni, andrebbe a ledere gli interessi degli agricoltori di Delia, Sommatino, Riesi, Butera, Mazzarino e Gela, che ad oggi la stanno utilizzando. Mi corre l'obbligo - dichiara il Presidente D'Orsi- chiarire all'Amministrazione provinciale Nissena che la diga Gibbesi è stata progettata, appaltata e realizzata per servire la zona industriale della Piana di Licata, già all'inizio degli anni settanta e che, successivamente ne è stata mutata la destinazione ad uso agricolo. Ricordo, inoltre, che da anni Sindacati, Rappresentanze di Categoria, Associazioni ed Amministrazioni Comunali del comprensorio di  Licata si battono per arrivare alla definizione del progetto esecutivo. Ufficialmente, risulta che solo pochissime aziende agricole di Ravanusa e Campobello di Licata usufruiscono di quell'acqua, mentre ad oggi, gli agricoltori della Piana Licata non hanno ricevuto un solo litro di acqua pubblica per uso irriguo. Se qualcuno oggi sta utilizzando quell'acqua, in aggiunta alle aziende agricole regolarmente autorizzate, lo sta facendo in maniera illecita. Tutto ciò premesso - conclude D'Orsi - questa Amministrazione, nel condannare ogni forma di illegalità e rifuggendo da tentativi di avvio di "guerre fra poveri", sollecita il Dipartimento Infrastrutture dell'Assessorato Regionale alle risorse Agricole e lo stesso Assessorato ad emettere prontamente il bando e contestualmente a non cedere a tentativi di utilizzo improprio che si vorrebbero oggi legittimare. Un territorio ad alto rischio di desertificazione conclamata, quale è quello della Piana di Licata non può ancora oltre essere mortificato nelle sue aspettative."

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