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Rassegna stampa del 30 ottobre 2012

GIORNALE DI SICILIA
 
IL PRESIDENTE D'ORSI
«Mia moglie? Nonostante tutto è stato un successo»
«Mia moglie? Ha avuto un buon risultato perché si classifica dietro Roberto Di Mauro. Ed ha avuto questo buon risultato nonostante le antipatie che suscita il marito, nonostante i guai giudiziari del marito». Lo ha detto il presidente della Provincia regionale di Agrigento Eugenio D'Orsi commentando, fra l'ironico ed il serio, il risultato elettorale di Patrizia Marino, candidata all'Ars per l'Mpa, nonché sua consorte. «Patrizia ha fatto campagna elettorale da sola. Per i provvedimenti duri che io ho adottato era meglio non starle vicino, rischiava di essere controproducente», La stessa Patrizia Marino, poco prima, ai comitato elettorale aveva detto, analizzando il dato elettorale: «Ci attestiamo sul nove per cento in provincia di Agrigento. Il voto di protesta si sta facendo sentire, ma l'Mpa sta ottenendo quello che ci aspettavamo». (CR)
 
Per la prima volta è stato superato il numero dei votanti: il 52,58 percento degli aventi diritto non si è recato ai seggi
Astensionismo, il primo partito è il «non voto»
Il partito del «non voto» prende il sopravvento. La maggioranza degli elettori siciliani non ha votato per l'elezione del nuovo presidente della Regione e per il rinnovo dell'Assemblea regionale. È la prima volta nell'Isola che in una competizione elettorale il numero degli astensionisti supera quello dei votanti: il 52,58 per cento degli aventi diritto ha disertato le urne. Un dato che ha acceso il dibattito politico e che, secondo alcuni esponenti di vari partiti, »delegittima l'esito del voto».
Nei 390 comuni delle nove province siciliane l'affiuen7a è stata del 47,42 per cento, pari a 2.203.885 elettori. Nel 2008 - quando, però, si votò anche di lunedì e in contemporanea alla Camera e al Senato - era stata del 66,68 per cento. Si registra dunque un calo del numero di votanti pari a circa il 19 per cento. In precedenza, nel 2006, quando le urne, come adesso, rimasero aperte solo di domenica, votò il 59,16 per cento.
Il comune con la percentuale di affluenza più alta è Maniace, in provincia di Catania, con 077,76 per cento, quello cui dato più basso, invece, è Acquaviva Platani, in provincia di Caltanissetta, dove si è recato a votare solo il 20,68 per cento. La provincia con la percentuale più elevata è Messina, con '1 51,32 per cento, seguita da Catania, che fanno registrare un dato comunque inferiore a quello fatto segnare nel 2008 a Enna, provincia con l'affluenza più bassa. Che quest'anno è stata Agrigento con i141,33 per cento, seguita da Caltanissetta col 41,35. A Palermo ha votato solo il 46,31 per cento degli elettori contro il 69,11 delle ultime consultazioni.
Numeri cime hanno innescato il dibattito politico. Tanto da evidenziare che «chiunque sarà eletto sarà delegittimato dalla percentuale di chi si è astenuto dall'andare a votare». Lo pensa Gaspare Sturzo che ha provato la corsa alla presidenza con Italiani Liberi e Forti. Gli fa eco il leader di Sel, Nichi Vendola: «quando il presidente eletto è stato votato da poco più del 10 percento degli elettori, la legittimazione democratica è assai fragile». Un commento sull'elevato numero di non votanti è arrivato anche dal segretario del Pd, Pierluigi Bersani, da Firenze, che lo ritrae come «un chiaro segnale della disaffezione al voto. E contro questo astensionismo spero che il Pd e i progressisti riusciranno a fare argine, a fare una proposta di cambiamento ma anche di governo». Sempre tra i democratici si alza la voce di Ignazio Marino. «La gente non ne puo più ha detto il senatore -. Mi pare che la politica soprattutto in quanto riferita ai partiti e ai rappresentanti di molti partiti, abbia dato in questi ultimi mesi dimostrazione dei peggio di sè». Secondo Marino dunque «c'è davvero la necessità di cambiare aria, cambiare facce, e proporre alla gente dei programmi davvero concreti».
Sulla stessa frequenza il portavoce dell'italia dei Valori, Leoluca Orlando, secondo il quale «l'astensionismo è la morte dei partiti tradizionali, strutture autoreferenziali che non riescono più ad essere punto di riferimento per le esigenze dei cittadini». Uno dei colonnelli del Pdl, Ignazio La Russa, prova a minimizzare l'esito del voto di protesta, dicendo che «non solo i partiti tradizionali, ma anche i grillini non sono riusciti a convincere i cittadini siciliani ad andare a votare». E proprio gli esponenti del Movimento 5 Stelle ammettono che non si aspettavano un dato relativo all'astensionismo così elevato: «ce lo aspettavamo ma non fino a questo punto. Ci dispiace». (FP)
 
HA VINTO L'ASTENSIONE
Concetta Rizzo
Anche nell'Agrigentino, c'è un partito che ha vinto più degli altri. quello del "non voto". Perché pure fra Agrigento e provincia l'affluenza è stata pari a circa il 47 per cento. La stragrande maggioranza degli agrigentini aventi diritto ha, dunque, disertato le urne.
«L'astensionismo è la risposta antibiotica all'incapacità della proposta - ha commentato, ieri sera, il candidato all'Ars Giampiero Carta - Non vado a votare per nessuno perché non mi sento rappresentato da nessuno. Certo un astensionismo fisiologico c'è sempre, ma qui il calo è del venti per cento. Il 50 per cento non ha votato. quasi come se si volesse punire anche gli uscenti. Non tanto, dunque, la disaffezione alla politica, quanto una punizione. li cittadino non ha scelto, dunque, di votare per l'alternativa, ma non ha proprio votato. I grillini - ha concluso Carta - rappresentano un voto antisistema, perché hanno saputo cogliere il dissenso. Chi ha fatto campagna elettorale s'è sentito dire sempre la stessa cosa: non vado a votare perché i politici sono sempre, tutti, gli stessi».
«Si è finta una campagna elettorale fra politica ed antipolitica - ha commentato invece Stefano Catuara - .1 partiti non sono organizzati in forma democratica e quindi manca la politica. Il popolo siciliano s'è dimostrato capace di tracciare la rotta, e quello di oggi è un avviso forte ai partiti storici: tornate ad essere democratici. E' una sorta di rivolta. C'è poi un altro fatto - aggiunge Catuara - tanti politica, o meglio l'antipartitismo che s'è manifestato con la presenza del movimento Cinque Stelle che ha avuto un grande successo elettorale. Un successo non per favorire il movimento in funzione di programmi di governo, ma in funzione della campagna elettorale che un grande uomo di spettacolo qual è Beppe Grillo ha fatto, interpretando il pensiero dei cittadini. Mi auguro - ha concluso che i nostri sette deputati regionali sappiano rappresentare la provincia di Agrigento e i bisogni che questa provincia ha».
«La gente forse si è disinnamorata della politica - ha detto, invece, il presidente del consiglio provinciale Dino Buscemi - e forse perché non riusciamo a parlare un linguaggio vicino alla gente. Se la politica continua a perdere credito, la gente protesterà sempre di più. Il grillismo è una reazione fisiologica a quello che è successo».
«Il 47 per cento non ha votato - ha spiegato il presidente della Provincia Eugenio D'Orsi - e forse perché manca oggi anche il senso d'appartenenza ai partiti, tranne Firetto, Di Mauro e Di Benedetto. Non si possono fare i partiti legando le persone per situazioni contingenti. La Sicilia, oggi, non può essere laboratorio politico: Udc e Pd non sono sintesi ripercorribili a Roma. Questo modello siciliano non è traghettabile».
«Il fenomeno Grillo - ha detto Benito Macchiarola del Pdl - è stato certamente una valvola di sfogo dell'antipolitica perché è questo che nelle ultime settimane, negli ultimi mesi, sembra predomina- re ed in maniera massiccia».
«La gente apprezza però i segnali di buona politica - ha spiegato il presidente del consiglio comunale di Porto Empedocle Luigi Troja - e lo si vede benissimo a Porto Empedocle. Quindi è giunto il tempo che si faccia spazio alla buona politica». ('CR)
 
 
CONSIGLIO DEI MINISTRI Oggi l'esame del decreto legge. Nel 2013 previsto il commissariamento anche per quelle che manterranno i confini attuali
Province, il governo pronto al taglio Si dovrebbe ridurre a cinquanta il numero degli enti. Prevista anche la nascita di dieci città metropolitane
«La rivoluzione delle Province», secondo la definizione che qualche giorni fa usò il ministro per la Pubblica Amministrazione Filippo Patroni Griffi, sembra essere arrivata a meta.
Nel consiglio dei ministri di oggi, o tutt'al più in un altro che potrebbe tenersi domani, il governo presenterà il decreto legge che ridisegnerà la mappa delle Province, che dovrebbero raggiungere circa le cinquanta unità (tenendo conto di due criteri: un numero minimo di 350 mila abitanti e un'estensione territoriale non superiore ai 1500 chilometri quadrati), e ufficializzare la nascita delle dieci Città Metropolitane italiane, chiudendo così la fase di riforma introdotta con l'articolo
17 della manovra di Natale 2011, approvato definitivamente il 7agosto scorso con il dl 95.
L'approvazione del provvedimento, promesso per fine ottobre, pare però essere difficoltoso, e soltanto in queste ultime ore, secondo quanto si apprende, si starebbero mettendo a punto gli ultimi dettagli. Che il governo voglia fare presto sul riordino delle Province non ci sono dubbi, se
non altro per rispettare il desiderio espresso l'11 ottobre dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che aveva esortato ad avviare una «rapida, positiva conclusione del confronto in atto per il completamento del processo di riordino delle Province». Il decreto legge del governo farà chiarezza su numerosi punti rimasti finora oscuri. Nel 2013 dovrebbe scattare per tutte le Province il commissariamento, anche per quelle che manterranno i confini attuali. Ma questo scenario, avversato dall'Upi, l'Unione delle Province d'italia, dovrebbe comunque consentire il mantenimento in vita degli enti attraverso commissari ad hoc che guideranno la transizione fino al 2014, anno che dovrebbe rappresentare il punto di partenza vero e proprio per il riordino. Che dovrebbe quindi far rimanere in vita cinquanta o cinquantadue enti nelle Regioni a statuto ordinarie, rispetto alle attuali 86, comprendendo anche le 10 Città Metropolitane (Roma, Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria). Più sfumati invece i contorni per quelle «speciali', anche se la Sardegna ha già deciso di passare da otto a quattro. A quanto pare non ci sarà nulla da fare per tre Regioni che alla fine avranno una sola Provincia, vale a dire Umbria, Molise e Basilicata. Secondo i desiderata dei governo le Province di-venteranno enti di secondo livello (avranno un consiglio provinciale e il presidente della Provincia) con funzioni di area vasta e saranno chiamate ad occuparsi di: pianificazione territoriale e valorizzazione dell'ambiente, pianificazione dei servizi di trasporto, classificazione e gestione delle strade provinciali, regolazione della circolazione stradale, programmazione della rete scolastica e gestione dell' edilizia scolastica per le scuole secondarie di secondo grado.
Qualche cambiamento potrebbe riguardare le Città Metropolitane: dopo una riunione di pochi giorni fa tra i ministri Patroni Griffi e Cancellieri e una rappresentanza dell'Upi è stato concordato che queste potrebbero non essere più perfettamente coincidenti con le 10 province di cui dovranno prendere il posto, ma essere disponibili a prendere in carico anche quelle limitrofe.
 
LA SICILIA
 
LE REAZIONI DEI PARTITI
Caos Pdl, Alfano contro Berlusconi
«Il governo Monti va avanti". Smentiti boatos sulle dimissioni del segretario dopo il tonfo siciliano
ROMA. Silvio Berlusconi oggi rientrerà a Roma e non è escluso un ennesimo faccia a faccia con Angelino Alfano. Tanta la carne al fuoco: la débàcle in Sicilia, nonostante il segretario provi a minimizzare, il sostegno al governo Monti ma soprattutto il dossier Pdl. Per tutto il giorno si sono rincorse le voci che davano il segretario pidiellino chiuso negli uffici di via dell'Umiltà ad un passo dalle dimissioni dopo il tonfo siciliano. Boatos smentiti dal diretto interessato nel corso cli una conferenza stampa fiume nella sede del partito.
Da Alfano nessuna resa, anzi. L'ex Guardasigilli non solo conferma la decisione di tenere le primarie ma lancia la sua candidatura. Oggi si terrà la riunione del tavolo per fissare le regole dopodiché partirà una road map di appuntamenti fino al 16 dicembre, giorno in cui si terrà la consultazione popolare. Nei prossimi giorni Alfano dovrebbe dar seguito a quanto detto qualche settimana fa a Norcia e cioè ufficializzare quella squadra di persone che con lui lavorerà
alla campagna elettorale per le primarie e al ri lancio del partito. L'ex Guardasigilli si affretta a smentire qualsiasi tipo di frattura o gelo con il Cavaliere. Racconta di aver sentito Berlusconi e che l'ex premier condivide quanto detto sul voto in Sicilia. Ma soprattutto, quello che Alfano tenta di fare per tutta la conferenza stampa è correggere il tiro rispetto all'interpretazione data alla conferenza stampa di Berlusconi sabato a villa Gernetto soprattutto a quanti (molti) hanno letto nelle parole del Cavaliere una sconfessione proprio del segretario pidiellino. Però lo stesso "delfino" smentisce a chiare lettere Barlusconi quando dice che «per quanto ci riguarda il governo Monti va avanti».
Ironie le stilettate di Alfano la dicono lunga sullo status dei rapporti con l'ex premier e con quella parte di fedelissimi del Cavaliere che tino a poche ore prima del voto siciliano non risparmia- vano accuse al partito e alla sua classe dirigente. Alfano non fa i nomi ma li bolla come «polpette avvelenate» chiedendo che «gli venga revocata la licenza a parlare» per conto di Berlusconi. Nel Pdl infatti non è un mistero che si attribuisca proprio al fuoco amico e al silenzio dell'ex capo del governo, una delle cause della disfatta in Sicilia.
Nonostante i due si siano sentiti al telefono, la distanza ormai è siderale così come la convinzione dì molti che l'ex premier pur ribadendo di non volersi candidare alla premiership non rinunci ad una sua lista (il Cavaliere avrebbe dato mandato ad un gruppo ristretto di suoi fedelissimi di portare avanti il lavoro), non per forza in contrasto con il Pdl che rimarrebbe nelle mani dell'ex Guardasigilli. Che il Cavaliere pensi ad altro oramai è un dato assodato tanto che l'idea di ritornare in Kenya nel resort di Flavio Briatore resta tutt'ora in piedi: domani il presidente sarà a Roma - dice un suo fedelissimo - ma non è escluso che possa partire per Mali o di approfittando del ponte del primo novembre. Non una pausa di relax, spiega chi lo conosce bene, ma un modo per ricaricare le pile in vista della campagna elettorale.
Che il Cavaliere stia sondando il terreno lo dimostrano anche i contatti, mai interrotti, con il Carroccio ed in particolare con Umberto Bossi. I due si sarebbero dovuti incontrare ieri sera ad Arcore. Una cena allargata in realtà a diversi esponenti del Carroccio a cui però non avrebbe preso parte il segretario Roberto Maroni. Un incontro, spiegano dal Pdl come dalla Lega, che era stato programmato da diverso tempo, ma che salvo ripensamenti dell'ultima ora, sarebbe stato rinviato a data da destinarsi per evitare di mettere altra carne sul fuoco.
YASMIN INANGIRAY
 
ENTE PARCO ARCHEOLOGICO DELLA VALLE DEI TEMPLI
Salvatore D'Amato e il nuovo commissario
L'architetto Salvatore D'Amato è il nuovo commissario straordinario dell'Ente Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei Templi. E' stato nominato dai dirigente generale del Dipartimento regionale Beni Culturali sempre in sostituzione del Consiglio che ormai manca da parecchi mesi. D'Amato ha già ricoperto in passato l'incarico di commissario ad acta, per l'approvazione di alcuni atti particolari ed urgenti, come il bilancio di previsione dell'Ente, prima dell'arrivo dell'attuale direttore Giuseppe Parello, ma la sua conoscenza del territorio, oltre che dei meccanismi e delle problematiche dell'Ente è profonda. Adesso prende il posto del Consiglio del Parco, la cui nomina si attende ormai da diverso tempo ma alla quale fino ad ora l'assessorato regionale ai beni culturali non ha provveduto, Naturalmente la patata bollente passa adesso al nuovo governo che si insedierà nei prossimi giorni dopo la proclamazione a seguito nelle consultazioni elettorali svoltesi domenica scorsa. Entro 60 giorni si dovrà provvedere alla nomina dell'organo collegiale, a meno che non si preferisca temporeggiare ulteriormente, ma anche in questo caso si dovrà comunque provvedere alla nomina di un nuovo commissario. In ogni caso, l'Ente Parco allo stato attuale ha finalmente la possibilità di essere gestito nella pienezza dei poteri sia da un direttore titolare (appunto Giuseppe Parello, terzo direttore della struttura dopo l'attuale Soprintendente ai beni culturali Piero Meli e dopo Giuseppe Castellana) che da un commissario straordinario che fa le veci del Consiglio.
L'auspicio adesso è che questo sia l'ultimo commissariamento e che finalmente con il prossimo esecutivo si provveda alla nomina del consiglio del Parco, in modo da avere una gestione partecipata e democratica del territorio archeologico agrigentino, meritevole di una ulteriore valorizzazione rispetto a quanto avviene attualmente.
 
Agrigentoflash
 
Rischio chiusura polo universitario. Moncada: "Una città che non investe sulla formazione è destinata a morire"
Il Polo universitario di Agrigento rischia di chiudere i battenti il 31 dicembre prossimo e la Fondazione AGireinsieme lancia una proposta."A rischio è il futuro dei nostri giovani" afferma il presidente della Fondazione, Salvatore Moncada, appresa la notizia. "È assurdo - prosegue Moncada - pensare a uno sviluppo sociale e culturale del capoluogo e della sua provincia senza la presenza dell'Università". Il pericolo è reale e imminente: entro il 2012 devono essere stabiliti i corsi di laurea attivi per il prossimo anno accademico. Per la fine dell'anno l'Università di Palermo ha intenzione di tagliare i corsi del Polo di Agrigento, perché rappresentano un fardello economico non più sostenibile. Inoltre, il mancato rispetto dei parametri standard sui corsi, sulle docenze, sul numero di studenti, si traduce ogni anno in un enorme svantaggio per l'Ateneo palermitano, rispetto alle altre università italiane, con conseguenze anche sui finanziamenti del Miur. Tutto ciò non sembra avere più soluzione, perché gli enti-soci fondatori, Provincia, Comune e Camera di Commercio, non riescono a mantenere gli impegni economici assunti, né l'Università intende più supplire a tali inadempienze. "Mentre la politica mostra in queste ore grande attenzione alle prossime consultazioni elettorali - sostiene Moncada - nulla propone per garantire il destino di centinaia di studenti e delle loro famiglie, che, in caso di chiusura del Polo universitario, in questi tempi di crisi, dovranno sobbarcarsi i costi derivanti dal prosieguo degli studi fuori sede. Forse alcuni ragazzi saranno costretti a rinunciare alla laurea. Una città che non investe più sulla formazione e sui giovani è destinata a morire". Già alcuni corsi di laurea sono stati aboliti o non hanno nuovi iscritti e sono in esaurimento. Il presidente Moncada rivolge un appello alla responsabilità di Comune, Provincia e Camera di Commercio, e a tutti i soci, affinché quel sogno di un Polo universitario ad Agrigento, tramutatosi in realtà diciotto anni fa, non svanisca per sempre. Inoltre, attraverso la Fondazione, Moncada propone, come previsto dallo Statuto, Titolo secondo, articolo 4, la deliberazione da parte del Consiglio di Amministrazione dell'ammissione della Fondazione quale socio ordinario. "In tal modo daremo il nostro piccolo segnale, rassicureremo i docenti e gli studenti, e potremo contribuire in modo concreto allo sviluppo sociale e culturale. La totale indifferenza rispetto a questi temi, da parte di chi dovrebbe averne responsabilità diretta, è prova ulteriore dello scollamento che esiste non soltanto tra l'Ateneo palermitano e il Consorzio universitario, ma anche tra gli enti e le esigenze dei cittadini, poiché dimenticano le ragioni profonde che hanno portato al decentramento dell'Università in favore delle famiglie agrigentine".
 
Elezioni Regionali, ha vinto Crocetta
Dopo lo spoglio di 5.038 sezioni su 5.308, in Sicilia Rosario Crocetta e' al 30.60 per cento, seguito dal candidato del centrodestra Nello Musumeci al 25.60 per cento; per il grillino Giancarlo Cancelleri il 18.20 per cento; Gianfranco Micciche' al 15.40 40 per cento; Giovanna Marano raccoglie il 6.10%, Mariano Ferro e' al 1.60%, Cateno De Luca 1.20%, Gaspare Sturzo 1%, Giacomo Di Leo 0.30, Lucia Pinsone 0.20%. Il Movimento Cinque Stelle primo partito in Sicilia. Ad Agrigento città in testa Crocetta seguito dal candidato grillino Cancelleri, terzo Musumeci.
 
Elezioni regionali, la mappa dei seggi all'Ars
Le elezioni regionali siciliane regalano al Movimento 5 stelle di Beppe Grillo un successo che va oltre le aspettative della vigilia. I grillini nell'isola si laureano primo partito con il 18.1%, ottenendo con il riparto proporzionale quindici seggi all'Assemblea regionale siciliana. Il Partito Democratico non va oltre il 13.4% e i 14 seggi. La coalizione del nuovo Governatore Rosario Crocetta porta complessivamente a casa con il proporzionale 30 deputati (oltre a quelli del Partito Democratico, gli 11 dell'Udc e i cinque della lista del presidente). Sull'altro fronte il Pdl si ferma al 12.9% e 12 seggi. Quattro vanno al Cantiere popolare di Saverio Romano (5.85%) e quattro alla lista Musumeci presidente (5.6%). Resta fuori da Palazzo dei Normanni Futuro e Libertà. Agrigentoflash.it Il 9.53% per il Partito dei siciliani significa 10 seggi, mentre la lista Grande Sud Miccichè si ferma al 6% e 5 seggi.
 
Elezioni regionali, tanti i volti nuovi all'Ars: bocciati numerosi big
Fuori numerosi big, politici di lungo corso che questa volta non entreranno a Palazzo dei Normanni, mentre fanno il loro ingresso a Sala d'Ercole molti volti nuovi. È arrivata solo in nottata la nuova mappa dell'Assemblea regionale siciliana, con i novanta deputati eletti nelle province dell'isola. Non ce l'hanno fatta big come Rudy Maira di Pid, Innocenzo Leontini, fino a poco tempo fa capogruppo del Pdl all'Ars ma che adesso si è candidato con i Cantieri popolari, ma anche il deputato di Fli Carmelo Briguglio. E ancora, l'ex sindaco di Messina, Giuseppe Buzzanca, del Pdl e il deputato uscente Franco Mineo, imputato a Palermo. Niente scranno a Sala d'Ercole neppure per Riccardo Minardo, indagato per truffa. Nel Pd resta fuori Miguel Donegani. Niente da fare neppure per un uomo di Alfano come Nino Bosco. Nel Pd resta fuori anche Davide Faraone, uomo di Matteo Renzi, arrivata solo quarto, mentre ce la fanno a Palermo Fabrizio Ferrandelli, che a maggio perse le amministrative nel ballottaggio contro Leoluca Orlando, Antonello cracolici e il segretario del Pd Giuseppe Lupo. Molte le new entries. Sono quindici i deputati grillini, molti dei quali giovanissimi. Agrigentoflash.it Ma anche "vecchi" della politica com Nino Dina dell'Udc, l'ex Presidente dell'Ars Francesco Cascio del Pdl, Riccardo Savona di Grande Sud.
 
Elezioni Regionali, ecco i deputati agrigentini eletti: trionfo di Firetto
Ripartizioni seggi in provincia di Agrigento: 2 Udc Lillo Firetto, 47 anni, di Agrigento, e Margherita La Rocca Ruvolo detta Rita, 51 anni, di Montevago; 1 Pdl Vincenzo Fontana, 60 anni, di Agrigento; 1 Mpa Roberto Di Mauro, 56 anni, di Agrigento; 1 Pd Giovanni Panepinto, 51 anni, di Bivona; 1 Grande Sud Michele Cimino, 44 anni, di Porto Empedocle; 1 Cantiere Popolare Salvatore Cascio, 53 anni, di Sciacca; 1 Movimento 5 Stelle Matteo Mangiacavallo, 40 anni, di Sciacca.
 
 Agrigentonotizie
 
Regionali Sicilia 2012, gli agrigentini eletti all'Ars
di Redazione
Sono 7 i deputati all'Ars eletti nel collegio di Agrigento. Alcuni volti nuovi, ma tante riconferme. Eccoli.
LILLO FIRETTO
Stravince il sindaco di Porto Empedocle Lillo Firetto (Udc), primo della sua lista con 11420 voti ed il più votato di tutta la provincia.
ROBERTO DI MAURO
Il Partito dei siciliani - Mpa vede riconfermato con 7754 voti Roberto Di Mauro, ex assessore regionale e già sindaco di Agrigento.
GIOVANNI PANEPINTO
Già sindaco di Bivona e deputato all'Ars uscente, Giovanni Panepinto (Partito democratico) torna in Sala d'Ercole con 6235 preferenze.
MICHELE CIMINO
Grande Sud riconferma l'ex assessore regionale di Porto Empedocle Michele Cimino con 5991 voti.
VINCENZO FONTANA
Con 5579 voti, ad affermarsi per il Partito democratico è Vincenzo Fontana, agrigentino, deputato nazionale e già presidente della Provincia di Agrigento per due mandati.
SALVATORE CASCIO
In Cantiere popolare acciuffa il seggio l'uscente Salvatore Cascio di Ribera con 5308 preferenze ottenute.
MARGHERITA LA ROCCA RUVOLO
Volto nuovo della politica, la riberese Margherita La Rocca Ruvolo (Udc) arriva all'Ars con 3199 preferenze. Nella stessa lista il primo eletto è stato Lillo Firetto, che in virtù dello scatto del "listino" in seguito alla vittoria di Rosario Crocetta alla Presidenza, "regala" il seggio guadagnato nel collegio di Agrigento a Margherita La Rocca Ruvolo.
MATTEO MANGIACAVALLO
Del M5S è Matteo Mangiacavallo di Sciacca, con 2997 preferenze, ad arrivare a Sala d'Ercole.
 
Infoagrigento
 
 I numeri definitivi delle regionali 2012       
Scritto da Mauro Indelicato    
Un po' di numeri che possono aiutarci a comprendere come cambia la geografia politica siciliana:
ELEZIONI PRESIDENZIALI - I risultati per la scelta del nuovo presidente siciliano, sono oramai quasi definitivi: Crocetta, 30,60%; Musumeci, 25,6%; Cancelleri, 18,2%; Miccichè, 15,4%; Marano, 6,4%; Ferro, 1,6%; De Luca, 1,2%; Sturzo, 1%; Di Leo, 0,2%; Pisone, 0,2%.
ARS - Ecco il grafico che ritrae la nuova composizione dell'ARS:
MOVIMENTO CINQUE STELLE: 15 seggi (14,9%);
PD: 14 seggi (13,5%);
PDL: 12 seggi (12,8%);
UDC: 11 seggi (10,8%);
MPA: 10 seggi (9,5%);
Crocetta presidente: 5 seggi (6,2%)
Grande Sud: 5 seggi (6,1%);
Cantiere Popolare: 4 seggi (6%)
Musumeci presidente: 4 seggi (5,6%)
AGRIGENTO: Nella città dei templi, il primo partito è il Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo, con il 18,9%; a seguire il PDL con il 16%, mentre il candidato presidente più votato è stato Rosario Crocetta, con il 27% dei consensi, contro il 24% di Cancelleri, il 23% di Musumeci, il 17% di Miccichè e molto staccati tutti gli altri.
Ad ottenere seggi nel nostro collegio, sono state sette liste: UDC 2 (compreso l'ingresso di Firetto tramite il listino), PDL 1, M5S 1, PD 1, MPA 1, Cantiere Popolari 1, Grande Sud 1.
GLI AGRIGENTINI ELETTI: Firetto e La Rocca Ruvolo per l'UDC; Fontana per il PDL; Mangiacavallo per il Movimento Cinque Stelle; Panepinto per il PD; Di Mauro per l'MPA; Cascio per Cantiere Popolare; Cimino per Grande Sud
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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