27 ottobre - Sabato
GIORNALE DI SICILIA
EMERGENZA RIFIUTI. Le imprese diffidano Gesa
"Pagate le ditte o la raccolta verrà sospesa»
Ben undici milioni di euro (11.798033,61) - tanto quanti sono i corrispettivi maturati per il servizio di raccolta e conferimento dei rifiuti da marzo al 30 agosto - entro 15 giorni. Altrimenti, il contratto d'appalto del raggruppamento temporaneo di imprese di cui è capogruppo Iseda - e nel quale convergono Sap, Ecoin, Icos e Seap - si intenderà risoluto. E il servizio di igiene urbana, nei 19 Comuni dell' Ato Ag2, cesserà immediatamente. La diffida è stata già depositata dall'avvocato Giuseppe Scozzari, ossia dal legale del raggruppamento temporaneo di imprese. C'è già, pertanto, una data cruciale: il 12 novembre. Se la GesaAg2 non aprirà la borsa - ormai però praticamente vuota - inizierà il fermo della raccolta dei rifiuti. Ad oltranza. E la prospettiva è già terribile. «La decisione scaturisce dall'impossibilità, da parte delle imprese, di potere reperire ulteriori somme, oltre quelle già anticipate, necessarie per la prosecuzione dei ser
vizi - ha spiegato ieri l'amministratore delegato dell'iseda Giancarlo Alongi, anche nella qualità di capogruppo del raggruppamento di imprese - . I principali fornitori delle imprese hanno richiesto perentoriamente il pagamento di quanto dovuto, con l'avvio di procedure giudiziarie e la sospensione delle forniture. A queste due determinanti situazioni si aggiunge anche - spiega Alongi - che nella riunione di martedì, i responsabili della GesaAg2 hanno chiaramente riferito che i Comuni si trovano in grave crisi di liquidità e pertanto non hanno somme da trasferire a Gesa, malgrado gli ingenti crediti vantati; che i commissari nominati nei Comuni ad oggi sono riusciti a reperire nelle casse degli enti e a trasferire a Gesa somme irrisone; che l'Aipa, che riscuote la tassa sui rifiuti, è in scadenza di contratto e pertanto non può anticipare alcuna somma». Il 12 novembre. Una data cruciale. Dopo di che, sarà l'inferno. (CR)
SCUOLE SUPERIORI. Continuano disagi per gli studenti dell'istituto «Fermi» rimasti senza classi dopo la chiusura del plesso. Niente aule e laboratori
Docenti Ipia, protesta ad oltranza
Da oggi assemblea permanente con i genitori degli alunni. Appello al prefetto: «Faccia qualcosa per noi»
Concetta Rizzo
Assemblea permanente, a partire dalle 8.30 di oggi, all'interno dell'Ipia Fermi, da parte dei genitori degli studenti. Accanto alle famiglie, vi saranno anche i docenti. Una protesta pacifica, ma ad oltranza, fino a quando non sarà trovata una soluzione consona, Famiglie ed insegnanti chiedono, inoltre, l'intervento del prefetto, Francesca Ferrandino, affinché - requisendo dei locali degni d'essere chiamati aule scolastiche - si risolva l'emergenza dell'Ipia Fermi di Agrigento. Le aule che sono state fino ad ora trovate, e con notevoli difficoltà, non sarebbero, infatti, idonee al regolare svolgimento delle lezioni. Per accedere ad alcune vi sarebbero, addirittura, rischi per la sicurezza. Parla Maria Passarello, docente storica dell'Ipia Fermi. E parla a nome di tutti gli altri insegnanti dell'istituto di istruzione, nonché delle famiglie.
«Siamo stati abbandonati - dicono, dunque, con voce unanime tutti i docenti dell' Ipia Fermi - . Anzi, di più siamo stati bistrattati. Le ultime due stanzette che ci hanno concesso allo Sciascia - spiegano - non sono nient'altro che degli spogliatoi. Per accedere alle nove aule che ci sono state date alla scuola Tortorelle dobbiamo farlo attraverso una scala antincendio esterna, che è tenuta su con il fil di ferro. Non c'è sicurezza per i nostri ragazzi e nemmeno per noi lavoratori - hanno proseguito gli insegnanti dell' istituto professionale per l'industria e l'artigianato - . Le classi che ci hanno dato al Majorana? Sono in piani diversi e con le colonne davanti. Una delegazione ha visionato i locali a Monserrato, ma a quanto pare vi è un contenzioso aperto e non se ne può fare nulla. Ecco, perché - incalzano - stiamo chiedendo, e lo facciamo a gran voce, l'intervento del prefetto Francesca Ferrandino. Abbiamo bisogno di incontrarla perché riteniamo, a questo punto, che sia necessario, indispensabile, un suo intervento. I locali, in questa grande città devono esserci. Anzi, sappiamo che ci sono. Bisogna requisirli».
Intanto dall'ipia Fermi, stando a quanto riferiscono i docenti, molti studenti hanno deciso di ritirarsi e sono, adesso, costretti, seppur giunti al quarto e al quinto annodi studi, a cambiare indirizzo scolastico. Perché ci sono indirizzi dell'ipia Fermi che altri istituti non forniscono. Si tratta di studenti che giungevano ad Agrigento, proprio per i particolari ed innovativi indirizzi di studio dell'Ipia. E vi giungevano da Sciacca, Ribera, Cammarata e Canicattì.
«Questi alunni non ce la fanno, non cela possono proprio fare a prendere l'autobus per rientrare a casa alle 19. l,e famiglie sono disperate, a qualcuno non resta che indirizzare il figlio in istituti privati, ma non tutti se lo possono permettere».
Attualmente, questa è la situazione: 11 classi fanno lezione regolarmente la mattina fra gli istituti Nìcolò Gallo, Leonardo Sciascia e Brunelleschi, Di pomeriggio, tocca, invece, ad altre 32 classi. Il diritto allo studio, in questo modo, è ufficialmente calpestato.
«E mancata - concludono i docenti dell'Ipia Fermi - la sinergia con le altre scuole e noi, adesso, invocando l'intercessione del prefetto Ferrandino, siamo qui a chiedere una soluzione per i nostri studenti. Stiamo difendendo il loro diritto a voler studiare. Se ci fossero stati i figli dei professionisti che frequentano il liceo - chiosano i professori dell'ipia - probabilmente, a quest'ora, sarebbero stati ospitati in qualche albergo».
(CR')
LA SICILIA
Il Polo universitario è a rischio
Lagalla: Potremmo chiuderlo»
Il rettore avverte: «Entro gennaio servono garanzie finanziarie da parte degli enti locali»
C'è il rischio, molto concreto, che il Consorzio universitario di Agrigento venga disattivato. La voce è circolata con insistenza nei giorni scorsi, mettendo in allarme gli studenti agrigentini che già frequentano i corsi in via Quartararo, ma anche quelli che si stanno diplomando e che si accingo- no ad intraprendere i corsi universitari. Ieri pomeriggio poi è stato lo stesso rettore Roberto Lagalla a confermare che la sopravvivenza del polo agrigentino è seriamente compromessa: «Per l'anno accademico 2012/2013 ha precisato non ci sono problemi, dato che abbiamo deciso di mantenere invariate le cose rispetto al passato e quindi la proposta formativa non è stata intaccata, ma per l'anno successivo le cose potrebbero mettersi diversamente. Infatti adesso le nuove leggi impongono nuovi termini e nuove condizioni nelle convenzioni con i consorzi universitari per cui abbiamo immediatamente inviato le proposte di adeguamento agli organismi che sono collegati al nostro ateneo.
- In che cosa si traducono tali proposte?
«Nella sostanza viene introdotto l'obbligo per gli enti locali che partecipano ai consorzi di condividere almeno al 50 per cento le spese per il reclutamento dei docenti. Ma mentre dagli altri consorzi ci sono giunte delle risposte molto sollecite, da Agrigento a tutt'oggi ci è giunto solo,.. un assordante silenzio I Tutto questo, aggiunto alla mancata utilizzazione dei fondi per l'ex ospedale civile di via Atenea ed alla volontà di ridurre i contributi da parte di qualche ente, ma anche alla morosità di altri, ci induce a trarre le debite conseguenze in vista della programmazione per l'anno accademico 2013/2014»,
- Che significa?
«Noi dobbiamo predisporre tale programmazione entro il prossimo mese di gennaio. Se le cose continueranno a stare in questo modo, ed i tempi ormai si vanno restringendo sempre di più, saremo costretti a disattivare il Polo, cancellando il primo annodi tutti i corsi di laurea e finanziando soltanto gli anni successivi al primo fino al loro esaurimento, fino a pervenire alla soppressione totale della nostra presenza ad Agrigento».
- Lei parlava anche della mancata utilizzazione dei fondi per l'ex ospedale...
«Si, il progetto per la ristrutturazione risale addirittura a sei anni addietro. I fondi sono stati parzialmente utilizzati per la realizzazione della residenza universitaria, ma rimangono ancora due milioni e mezzo di euro per il completamento della riqualificazione dell'edificio. Permanendo l'attuale atteggiamento di inerzia, proporrò al più presto la revoca del finanziamento! »
Dunque la situazione appare drammatica: lo Stato richiede agli enti locali un impegno che probabilmente questi ultimi non sono nelle condizioni di poter garantire: la Provincia paga solo la quota sociale, la Camera di commercio ha pagato da poco la quota per il 2011 (ma si tratta di 50 mila euro, ben poca cosa), il Comune di Agrigento invece ha una morosità di circa un milione di euro. «Non é per polemiche o cattiva volontà - spiega il sindaco Marco Zambuto - ma sapete bene in quali acque naviga l'Amministrazione comunale. Le rimesse dello stato sono state ridotte di due terzi nel giro di qualche anno ed anche quel poco che ci hanno assegnato ancora non è stato trasferito alle nostre casse. Per questo non siamo stati nelle condizioni di pagare. Posso tuttavia garantire che, insieme agli altri soci, cercheremo di correre ai ripari: dobbiamo fare sforzi enormi per centrare l'obbiettivo di salvaguardare i risultati e le conquiste che sono stati ottenuti da questo territorio nei corso degli anni. Gli agrigentini non devono perdere l'università che anzi va potenziata. Mi impegnerò al massimo per evitare che ciò accada!
Già, ma in cosa può tradursi questo impegno se non nella fornitura di precise garanzie di carattere economico?
Il danno per la comunità agrigentina, se il polo dovesse chiudere, sarebbe incalcolabile, A parte il passo indietro rispetto all'apertura di una sede universitaria inseguita da decenni e finalmente ottenuta, tantissimi giovani agrigentini, che oggi possono seguire i corsi universitari senza doversi spostare dalla propria sede, sarebbero invece costretti o a dover viaggiare o a doversi trasferire a Palermo, Catania o nelle altre sedi universitarie dove si svolgono i corsi che hanno deciso di seguire, con un rilevante dispendio di risorse economiche da parte delle loro famiglie che con i tempi che corrono potrebbe voler dire anche costringere parecchi di loro a rinunciare agli studi.
SALVATORE FUCÀ
Agrigentonotizie
Cemento depotenziato, docenti e genitori occupano l'Ipia
''Le soluzioni fino ad ora prospettate - spiega Maria Passarello, docente dell'istituto - non sono adeguate. I nostri ragazzi sono ancora costretti, con orari infernali, ai doppi turni in edifici scolastici vicini''
di Redazione
A causa della chiusura dell'Ipia "Enrico Fermi" di Agrigento, dichiarato inagibile perchè costruito con cemento depotenziato, i docenti e i genitori degli studenti questa mattina hanno occupato lo stabile della scuola e chiedono l'interevento del prefetto per riuscire a ottenere locali idonei a riprendere le lezioni. ''Le soluzioni fino ad ora prospettate - spiega Maria Passarello, docente dell'istituto - non sono adeguate. I nostri ragazzi sono ancora costretti, con orari infernali, ai doppi turni in edifici scolastici vicini''.
28 ottobre - domenica
GIORNALE DI SICILIA
APPELLO AL PREFETTO. «Diritti da garantire»
Ipia, edificio occupato da genitori e professori
Ed assemblea permanente di genitori e docenti fu,
Così per carne preannunciato nel tardo pomeriggio di giovedì, ieri mattina le famiglie degli alunni dell'ipia "Fermi" e i prof si sono ritrovati nell'edificio di via Piersanti Mattarella, occupandolo simbolicamente, Tutti assieme hanno chiesto risposte immediate, hanno supplicate l'intervento del prefetto pur di garantire il diritto allo studio di circa mille alunni. "Capisco che non è possibile trovare una nuova struttura dall'oggi al domani - ha detto il docente Sebastiano Relli - male autorità scolastiche dovrebbero, come è successo in Emilia, dare la conferma che l'anno scolastico sia valido, Da parte degli altri dirigenti scolastici, serve uno sforzo: almeno 10 aule". "Mi rivolgo alle istituzioni, al mondo della politica, al Prefetto Francesca Ferrandino - ha detto Giuseppe Gaziano, rappresentante d'istituto - . Siamo in emergenza, e quando si vuole, la politi a si muove come è successo per l'ospedale. Non vedo perché oggi c'è questa latitanza. Il prefetto ha la facoltà e il dovere di intervenire, il prefetto deve requisirei locali per garantirei! diritto allo studio". "Come mai questo problema non è stato posto - ha detto, invece, un altro genitore Enzo Mongiovì - subito dopo la chiusura dell' anno scolastico, ossia a giugno? Perché è stato sollevato solo all'inizio di questo nuovo anno scolastico?".(CR)
AGRIGENTO
A rischio il posto dei 400 addetti alla raccolta rifiuti
Il raggruppamento di imprese che si occupa della raccolta dei rifiuti in 19 Comuni dell' Agrigentino, dopo aver lanciato ieri l'ultimatum all'Ato Gesa Ag2 affinché siano pagati entro 15 giorni gli 11 milioni e 700 mila euro per i servizi espletati da marzo ad agosto, ieri mattina ha convocato le sigle sindacali. Se l'Ato non pagherà il 12 novembre non soltanto si interromperà il servizio di raccolta dei rifiuti, ma oltre 400 operatori ecologici perderanno il lavoro.
Il Polo universitario è a «rischio» AGireinsieme si propone come socio
«È assurdo pensare ad uno sviluppo sociale e culturale senza la presenza dell'università»
Il Polo universitario di Agrigento, 11 31 dicembre, potrebbe chiudere i battenti. "E a rischio il futuro dei nostri giovani - ha detto Salvatore Monca- da, presidente della fondazione AGireinsieme - assordo pensare ad uno sviluppo sociale e culturale senza la presenza dell'università". Il pericolo è reale: entro il 2012 devono essere stabiliti i corsi di laurea attivi per il prossimo anno accademico. Per la fine dell'anno l'università di Palermo ha intenzione di tagliare i corsi del Polo di Agrigento perché rappresentano un fardello economico non più sostenibile. Inoltre, il mancato rispetto (lei parametri standard sui corsi, sulle docenze, sul numero di studenti, si traduce ogni anno in un enorme svantaggio per l'Ateneo palermitano, rispetto alle altre università italiane, con conseguenze anche sui finanziamenti del Miur. Tutto ciò non sembra avere più soluzione, perché gli enti-soci fondatori, Provincia, Comune e Camera di commercio, non riescono a mantenere gli impegni economici assunti, né l'università in-tende più supplire a tali inadempienze. "La chiusura del Polo universitario, in questi tempi di crisi, - dice Moncada - significa che le famiglie dovranno sobbarcarsi i costi derivanti dal prosieguo degli studi fuori sede. Forse alcuni ragazzi saranno costretti a rinunciare alla laurea, Una città che non investe più sulla formazione e sui giovani è destinata a morire". Il presidente Moncada rivolge, pertanto, un appello alla responsabilità di Comune, Provincia e Camera di commercio,
e a tutti i soci. Già alcuni corsi di laurea sono stati aboliti o non hanno avuto nuovi iscritti e sono, pertanto, in esaurimento. Moncada propone, a questo punto, la deliberazione, da parte del Cda, dell'ammissione della fondazione AGireinsieme quale socio ordinario. "In tal modo daremo il nostro piccolo segnale, - spiega l'imprenditore Moncada - rassicureremo i docenti e gli studenti, e potremo contribuire in modo concreto allo sviluppo sociale e culturale. ('CR')
LA SICILIA
«Fateci entrare nel Cupa»
Dopo l'allarme del rettore dell'Università di Palermo che paventa la chiusura dei corsi cittadini la Fondazione AGireinsieme ha proposto al CdA del Consorzio di potere aderire come soci ordinari
La Fondazione AGirensieme chiede di entrare nel Consorzio universitario nella qualità di socio ordinario, intervenendo così a sostenere economicamente - mediante la propria quota - la presenza universitaria ad Agrigento.
«E a rischio il futuro dei nostri giovani - afferma il presidente della Fondazione, Salvatore Moncada - E assurdo pensare a uno sviluppo sociale e culturale dei capoluogo e della sua provincia senza la presenza dell'Università».
Come si sa, il pericolo della chiusura del Polo è molto concreto ed è stato confermato dallo stesso rettore dell'Università di Palermo Roberto Lagalla: le nuove leggi obbligano l'ateneo a richiedere precise garanzie agli enti in sede di convenzione, ma mentre altri consorzi hanno già risposto, da Agrigento è giunto soltanto - sono parole testuali del rettore - «un silenzio assordante». Dunque non solo Provincia, Comune e Camera di commercio non hanno risposto, secondo quanto riferisce Lagalla, per le modifiche alla convenzione, ma ci sono enti come il Comune di Agrigento che hanno un debito che si aggira sul milione di euro senza contare che non sono stati ancora spesi tutti i soldi per la ristrutturazione dell'edificio del vecchio ospedale.
Dunque per la programmazione relativa all'anno accademico 20132014 ha intenzione di tagliare i corsi del Polo di Agrigento, perché rappresentano un fardello economico non più sostenibile. Inoltre, il mancato rispetto dei parametri standard sui corsi, sulle docenze, sul numero di studenti, si traduce ogni anno in un enorme svantaggio per l'Ateneo palermitano, rispetto alle altre università italiane, con conseguenze anche sui finanziamenti del Miur.
«Mentre la politica mostra in queste ore grande attenzione alle prossime consultazioni elettorali - aggiunge Moncada - nulla propone per garantire il destino di centinaia di studenti e delle loro famiglie, che, in caso di chiusura del Polo universitario, in questi tempi di crisi, dovranno sobbarcarsi i costi derivanti dal prosieguo degli studi fuori sede. Forse alcuni ragazzi saranno costretti a rinunciare alla laurea. Una città che non investe più sulla formazione e sui giovani è destinata a morire,).
Il presidente Moncada rivolge un appello alla responsabilità di Comune, Provincia e Camera di Commercio, e a tutti i soci, affinché quel sogno di un Polo universitario ad Agrigento, tramutatosi in realtà diciotto anni fa, non svanisca per sempre. Inoltre, attraverso la Fondazione, Moncada propone, come previsto dallo Statuto, la deliberazione da parte del CdA dell'ammissione della Fondazione quale socio ordinario,
SALVATORE FUCÀ
Studenti, genitori e prof rompono gli indugi Il sitin di protesta nella sede «depotenziata»
«Ci hanno proposto in alternativa locali topaia, intervenga il prefetto"
Gli studenti dell'istituto professionale Ipia Fermi continuano ad urlare il loro disagio. I locali e le aule re- periti dalla Provincia, per avviare le lezioni in orario antimeridiano, sono stati definiti dalla comunità scolastica