Agrigentoflash.it
Aumento bollette idriche, intervento del Pd.
Il Segretario Provinciale del Pd di Agrigento Emilio Messana e i Segretari della Città di Agrigento Epifanio Bellini e Mimmo Pistone intervengono sull'aumento delle bollette idriche : "Gli annunciati aumenti delle tariffe idriche, pesano sull'economia di un territorio che sta attraversando una delle crisi più nere che la storia ricordi. Sono passati due anni dallo storico referendum con il quale gli italiani hanno sostanzialmente voluto che la gestione dell'acqua tornasse in mano pubblica. Il significato politico di quel referendum è ancora disatteso, le bollette rincarate, gli investimenti sulle reti colabrodo fermi. Il Partito Democratico raccoglie il grido d'allarme dei movimenti e dei Sindaci e chiede che il Commissario Straordinario della Provincia nella qualità di presidente pro tempore dell'Ato idrico si attivi per sospendere l'aumento, anche alla luce delle pesanti obiezioni formulate in particolare dal Sindaco della città di Agrigento Marco Zambuto, promuovendo un incontro con i Sindaci, i movimenti, le associazioni dei consumatori e il soggetto gestore. Contestualmente chiediamo che l'Ars acceleri l'approvazione della legge sulla gestione pubblica dell'acqua."
Ambiente: continua la rimozione di amianto e altri rifiuti dalle strade provinciali.
Prosegue senza sosta la rimozione dei rifiuti da alcune strade provinciali, servizio curato dal Gruppo Tutela Ambientale del Settore Territorio e Ambiente, diretto dall'Ing. Bernardo Barone, ed eseguito dagli operai dell'impresa "Ecorecuperi" di San Cataldo, aggiudicataria dell'appalto per la raccolta, trasporto e conferimento in discarica (o presso le ditte autorizzate al recupero) dei rifiuti. Particolare attenzione è dedicata in questi giorni alla SPC n. 62 Tomazzo-Stralongo-Ciotta, in territorio di Palma di Montechiaro, ove sono stati rinvenuti notevoli quantitativi di ingombranti e soprattutto di rifiuti speciali pericolosi per la salute dei cittadini, in particolare contenitori in amianto. Discariche abusive che proliferano un po' ovunque a causa dell'inciviltà di quanti si ostinano ad abbandonare nelle strade poco trafficate ogni sorta di rifiuti, e che, in seguito a segnalazioni di cittadini o dei diversi corpi di polizia, devono essere sottoposte a costosi interventi di bonifica. Completata la bonifica della SPC 62, nei prossimi giorni i lavori, seguiti dal coordinatore di cantiere geom. Vincenzo Dainotto, saranno eseguiti anche sulla SPC n. 17 Ribera-Camemi, mentre per la SP n. 68 si attende il provvedimento di dissequestro della Procura della Repubblica di Agrigento.
L'attenta e incessante opera di bonifica da parte della Provincia Regionale di Agrigento non cancella, tuttavia, l'amarezza per l'atteggiamento di quei cittadini che, in spregio alle più elementari regole di civiltà e del bene comune, continuano a deturpare il nostro territorio, mettendo inoltre a serio rischio la salute di intere popolazioni con l'abbandono di rifiuti altamente pericolosi come l'amianto.
San Domenico e scuole, sindaco di Sciacca incontra commissario Provincia.
Viabilità, scuole, San Domenico. Sono stati tra i temi al centro dell'incontro tra il sindaco Fabrizio Di Paola e il commissario della Provincia Regionale Benito Infurnari. L'incontro si è tenuto ieri ad Agrigento, nella sede della Provincia. Il sindaco Di Paola è stato accompagnato dal segretario generale del Comune Carmelo Burgio. È stato il primo incontro istituzionale da quando il commissario si è insediato alla guida dell'ente Provincia. Diversi gli argomenti trattati. Il sindaco Fabrizio Di Paola ha voluto affrontare la questione di alcuni beni in comproprietà tra il Comune e la Provincia come il complesso di San Domenico di piazza Mariano Rossi. "Su questo argomento - annuncia il sindaco Di Paola - abbiamo concordato un incontro che sarà convocato nei prossimi giorni, alla presenza dei rispettivi uffici tecnici". Il sindaco Di Paola ha poi illustrato la situazione della viabilità provinciale che interessa la città di Sciacca e il territorio. "Ho segnalato - dice - le pessime condizioni in cui versa in particolare la strada Sciacca-Menfi". Si è parlato anche di edilizia scolastica e dello stato degli istituti superiori la cui competenza è della Provincia. Nell'incontro tra il sindaco Di Paola e il commissario Infurnari si è anche avviata una discussione sulla delibera n. 10 del 29 aprile 2013 del commissario straordinario dell'Ato Idrico Eugenio D'Orsi avente ad oggetto il "Calcolo tariffario e la metodologia applicata". "Comune di Sciacca e Provincia Regionale - dice il sindaco Di Paola - stanno approfondendo la questione e verificando con i rispettivi uffici le eventuali iniziative da intraprendere.
Sicilia24h.it
Agrigento, sit - in alla Provincia contro aumento tariffe idriche.
Domani mattina, venerdì 5 luglio, ad Agrigento, innanzi al Palazzo della Provincia, alle ore 10, il Movimento 5 Stelle ha organizzato un sit - in per protestare contro l'aumento delle tariffe idriche, ad opera di Ato idrico e Girgenti Acque. Come si ricorderà, il sindaco di Agrigento, Marco Zambuto, ha già diffidato Girgenti Acque a revocare l'aumento, in attesa che maturino i tempi di applicazione, che sarebbero ancora in anticipo, dell' aumento imposto dall'Auto Rita' in materia. Alla protesta di domani e' attesa la partecipazione anche dei sindacati, associazioni e movimenti locali.
Blog Sicilia.it
Il giorno dopo la sentenza
Taglio Province, il caso siciliano e lo stop della Consulta
di Francesco Lamiani
La Sicilia alla finestra il giorno dopo la sentenza della Consulta che ha bocciato il riordino delle Province giudicandolo incostituzionale. Secondo la Consulta, sono illegittimi alcuni punti dei decreti legge in materia varati nel 2011 e nel 2012 durante il governo presieduto da Mario Monti.
"Il decreto legge, atto destinato a fronteggiare casi straordinari di necessità e urgenza - spiega la Consulta in un comunicato - è strumento normativo non utilizzabile per realizzare una riforma organica e di sistema quale quella prevista dalle norme censurate nel presente giudizio".
E in Sicilia? Nell'Isola, dopo la decisione del governo regionale e la legge dell'Ars che punta all'abolizione delle province e alla creazione dei liberi consorzi dei comuni, pendono i ricorsi al Tar presentati dall'Upi, dall'Urps e da alcuni consiglieri-elettori delle Province di Catania e Caltanissetta. Quest'ultimo sarà discusso al Tar di Palermo martedì 9 luglio, mentre sul ricorso in merito alla sospensiva sul decreto di commissariamento della Provincia di Catania presentato al Tar etneo è stata sollevata dall'Avvocatura dello Stato un'eccezione sulla competenza territoriale che sarà valutata dal Tar Sicilia. I ricorsi avanzati da Urps e Upi, redatti dagli avvocati costituzionalisti Ida Nicotra e Felice Giuffrè, fanno riferimento proprio ai richiami della Corte Costituzionale che equipara le 9 province siciliane, in quanto enti territoriali di area vasta ed elettivi, a quelle del resto del Paese, come recita l'articolo 114 della Carta costituzionale. Oggi Felice Giuffré, docente di Diritto Costituzionale all'Università di Catania, non si sbilancia: "Dobbiamo aspettare le motivazioni della Corte - dice - perché finora è stato diffuso solo un comunicato stampa che riassume in modo stringato la sentenza. Non vi è dubbio che la Corte ha richiamato il legislatore al rispetto delle regole. Evidentemente, anche nel caso della Regione siciliana, noi auspichiamo che il Tar ed eventualmente la Corte Costituzionale richiamino il rispetto delle regole". Commentando poi la sentenza di ieri, l'avvocato spiega che "Monti ha disposto gli accorpamenti di alcune Province sulla base di un decreto legge, ma per modificare le circoscrizioni territoriali, le Province, ci vuole una legge ai sensi dell'art. 133 della Costituzione che dice, in sintesi, che le modifiche alle Province vanno fatte con una legge su iniziativa dei comuni e sentita la Regione. Insomma, c'è un procedimento di collaborazione fra i vari livelli di governo per giungere alla modifica o alla creazione di una nuova provincia. Sono leggi rinforzate che sono vincolate da questi pareri".
In Sicilia c'è una situazione che con i dovuti distinguo presenterebbe delle analogie rispetto alla situazione del resto del Paese.
Secondo Giuffrè anche sulla questione siciliana "c'è un vizio di procedura perché una legge non può disporre l'interruzione del fisiologico rinnovo degli organi di un ente che ancora esiste in base allo statuto della Regione Siciliana e alla articolo 114 della Costituzione della Repubblica. Anche nel caso in cui la Regione pervenisse all'abrogazione della legge del 1986 si dovrebbe accertare se l'istituzione dei liberi consorzi dei comuni è conforme all'art. 114 della Costituzione".
Il costituzionalista è convinto che "se prima non si modifica questo articolo nemmeno le regioni a statuto speciale possono fare a meno delle Province in quanto enti costitutivi della Repubblica".
Grandangolo.it
Pd: decisione Consulta non ferma riforma; Paci (Pdl): "Non creare carrozzoni".
"Il pronunciamento della Consulta non influirà sulla riforma della Province già avviata in Sicilia, dal momento che la nostra è l'unica Regione nella quale la creazione dei consorzi di comuni era già prevista nello Statuto. Nessun allarme, dunque, né per il processo di riforma né per i dipendenti". Lo dicono il presidente del gruppo Pd, Baldo Gucciardi, il vice presidente della commissione affari istituzionali, Giovanni Panepinto ed il parlamentare, Gianfranco Vullo. "Entro il 31 dicembre, così come previsto - proseguono - la riforma organica delle Province diventerà operativa con la nascita dei consorzi dei Comuni. Il gruppo Pd all'Ars è già a lavoro per contribuire a definire un testo che tenga conto di ogni aspetto della riforma con particolare attenzione alla fase transitoria, alla distribuzione delle competenze ed alla tutela del personale. Presto - concludono - sarà presentata una proposta formulata al termine di un percorso che ha visto il Pd confrontarsi con soggetti, enti e rappresentanti dei lavoratori. Sullo stesso argomento interviene il già consigliere provinciale del Pdl alla Provincia regionale di Agrigento Ivan Paci: "Con molta serenità ritengo che il pronunciamento dell'Alta corte debba essere letto con molta attenzione, l'ente Provincia è un'articolazione della Repubblica dotata secondo il dettato costituzionale di autonomia e competenze specifiche, ergo una cancellazione di questi enti intermedi non risolverebbe tutti i problemi della spending review. Si è fatto un tiro al piccione sulle Province alimentando strumentalmente l'idea che fossero solo fonte di spreco e clientele, omettendo tante volte di dire che alla fine, a differenza di Comuni, Regioni, Città metropolitane e Comunità Montane, costano al cittadino circa 11 euro. Certamente gli organi politici devono essere sfoltiti ma il vero problema delle Province, per un buon funzionamento e un rapporto sussidiario e incisivo con il territorio e il cittadino , consiste nell'applicazione di un federalismo fiscale e politico vero. Il vulnus mai rimarginato è quello di avere una pletoricità di competenze senza aver dato adeguate risorse finanziarie, mi riferisco al turismo, alle strade provinciali e alla manutenzione e infrastrutturazione delle scuole secondarie, che dovevano essere la base per una politica fattiva e concreta seguendo lo spirito di un decentramento amministrativo ed economico per un ente snello e che si proiettasse per i veri bisogni del territorio. Invito tutti i parlamentari regionali siciliani dopo l'approvazione del Ddl che ha eliminato gli organi politici delle Province siciliane a valutare bene nel legiferare sull'Istituzione dei liberi consorzi. C'è il serio rischio che i nascenti consorzi siano delle scatole vuote controllate in maniera esclusivamente clientelare dagli enti locali e dai Comuni più densamente abitati e si creino sovrastrutture che di fatto non hanno alcuna valenza politica, sociale e di sviluppo. Pertanto chiedo di essere attenti a non creare dei carrozzoni, con la concreta possibilità di una degenerazione nel numero, nei quali la democrazia viene sostituita dall'oligarchia. Non più il potere di scelta nella mani dei cittadini attraverso il voto ma un meccanismo perverso nelle mani dei Sindaci.
Corrieredellasera.it
Abolizione delle Province, il governo ci riprova per sostituirle con «collegi delle autonomie».
Il progetto prevede anche di sfoltire i 7 mila «enti di mezzo», consorzi e società varie
Foto d'archivio di Anna Maria Cancellieri che illustra il riordino delle province (Ansa) ROMA - Il disegno di legge costituzionale che il consiglio dei ministri dovrebbe approvare oggi è solo il primo passo del nuovo, ennesimo, tentativo di cancellare le Province. Un testo breve quello da discutere stamattina, e annunciato dal ministro per i Rapporti con il Parlamento Dario Franceschini dopo il vertice di maggioranza. Una proposta che si limita a cancellare ogni riferimento alle Province fatto nella Costituzione. In particolare dall'articolo 114, quello che al momento stabilisce come la Repubblica sia costituita, partendo dal basso, dai «Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato». La vera riforma, però, arriverà tra una decina di giorni con un disegno di legge ordinaria. Prima di approvarlo il governo vuole aspettare che venga pubblicata la sentenza della Corte costituzionale che ha bocciato il percorso tracciato dal governo Monti, in modo da evitare nuovi incidenti di percorso. Ma il testo è già pronto, 16 articoli ai quali si potrebbe aggiungere qualche passaggio, proprio per andare incontro ai rilievi della Corte. Cosa dice la nuova riforma? A differenza di quanto fatto dal governo Monti, le Province non vengono ridotte nel numero procedendo ad una serie di fusioni. No, vengono tutte cancellate. Al loro posto ci saranno i collegi delle autonomie, termine usato per la prima volta da Luigi Einaudi. Qual è la differenza? Non ci saranno organi politici eletti: niente presidente, niente giunta, niente consiglio. Il collegio sarà composto semplicemente dai sindaci del territorio. Sarebbe così eliminato il voto popolare e si risparmierebbe sugli stipendi di assessori e consiglieri. Per il semplice taglio da 86 a 51 Province voluto dal governo Monti si era calcolato, considerando anche le voci indirette, un risparmio fra 370 e 535 milioni di euro l'anno. Con la cancellazione totale i numeri dovrebbero almeno raddoppiare. I confini? «Non disegneremo la mappa da Roma, lasceremo alle Regioni la libertà di decidere», spiega il ministro per gli Affari regionali Graziano Delrio. Tuttavia si partirà dalla cartina esistente: almeno nella fase iniziale i collegi delle autonomie coincideranno con il territorio delle attuali province. I loro compiti saranno limitati: pianificazione dell'ambiente, del territorio, del trasporto locale, più la gestione delle strade di competenza. Tutto il resto, dalla scuola alla cultura, passerà ai Comuni o alle Regioni. «A meno che - spiega Delrio - Comuni o Regioni non decidano di trasferire ai collegi alcune funzioni. Saranno liberi di farlo». Anche i dipendenti saranno ridistribuiti tra Regioni e Comuni, seguendo il trasferimento delle funzioni. Nel tempo i 57 mila dipendenti delle Province scenderanno di numero. Ma il governo dice che non ci saranno esuberi, il processo sarà graduale e basteranno i pensionamenti. Nella riforma ci sono altri due punti importanti. Il primo è la razionalizzazione dei piccoli Comuni. Già oggi quelli al di sotto dei 5 mila abitanti devono allearsi fra loro per alcuni compiti. Chi farà un passo in più, creando una vera e propria unione dei Comuni, avrà più peso proprio nei collegi delle autonomie, le nuove Province. Vengono poi sfoltiti i cosiddetti enti di mezzo, consorzi e società varie che in tutta Italia arrivano a quota 7 mila. In ogni collegio delle autonomie non ce ne potrà essere più di uno per ramo di attività. La stima è che si possa arrivare alla cancellazione, tramite accorpamento, di almeno 2 mila società.
Ma il discorso è complicato e vale la pena di ricordare che il governo Monti aveva fissato l'obbligo di chiudere e mettere a gara tutte le società degli enti locali. Ma il termine è stato appena rinviato alla fine di dicembre proprio dal governo Letta. Altre norme potranno aggiungersi dopo la lettura della sentenza della Corte costituzionale. Ma il percorso è lungo, pieno di tornanti. E le Province promettono battaglia, mettendo sul tavolo la carta della riduzione dei costi di tutta la politica, non solo di un pezzetto: «È inaccettabile - dice il presidente dell'Unione delle Province, Antonio Saitta - che il governo presenti un ddl costituzionale soltanto su di noi. Tutto ciò conferma che la politica non vuole riformarsi. E il dimezzamento dei parlamentari quando si farà?».