GIORNALE DI SICILIA
STATALE 115. Poco dopo le 15 di ieri il passaggio dei primi mezzi. Ma al momento si procede con il senso unico alternato
Riaperto al transito il «Carabollace»
La procura dissequestra il viadotto
Giuseppe Pantano
I primi mezzi hanno iniziato a transitare sul "Carabollace" alle 15.09. Qualche ora prima la procura della Repubblica aveva fatto notificare ali'Anas il provvedimento di dissequestro. L'Anas aveva ultimato da poco i lavori per la realizzazione di un'unica corsia centrale da percorrere a senso unico alternato all'interno del viadotto, sulla statale 115. La corsia, larga 3 metri, è delimitata da una rete di recinzione alta due metri e posta su entrambi i lati. I lavori perla realizzazione dei senso unico alternato erano stati consegnati all'impresa esecutrice lunedì 2 luglio a seguito dell'autorizzazione all'accesso sul viadotto concessa dalla procura di Sciacca lunedì primo luglio. Il sequestro era scattato il 21 giugno nell'ambito delle indagini sull'incidente in cui ha perso la vita, il 30maggio scorso, Alessio Spitaleri, di 30 anni, di Burgio, precipitato con la propria auto dal Carabollace. L'apertura con doppio senso di marcia, invece, potrà essere effettuata soltanto quando saranno realizzati i lavori definitivi. E qui i tempi si allungano perché, tra gara d'appalto ed esecuzione dell'opera, si parla di circa un anno con una spesa per l'Anas di un milione di euro. La procura, intanto, continua ad indagare sulle cause dell'incidente stradale nel quale ha perso la vita Spitaleri. Dallo stesso viadotto era precipitata Maria Presti, l'insegnante di 47 anni che ha perso la vita il 27aprile del 2011 mentre era al volante di un'Opel Astra. E in precedenza era toccato a una giovane macedone rimasta miracolosamente in vita. Per la morte di Maria Presti la procura ha chiesto il rinvio a giudizio di un dirigente e di un tecnico dell'Anas ed è già stata fissata l'udienza preliminare. Durante le ultime settimane il transito veicolare è stato dirottato sulla strada provinciale 76 dove, in qualche occasione, il guasto a mezzi pesanti ha comportato gravi disagi e lunghe code, Il decreto di dissequestro è stato notificato all' Anas dal distaccamento di Sciacca della Polizia stradale che prima ha verificato l'esecuzione dei lavori dimessa in sicurezza, "l'adozione dei presidi di sicurezza ritenuti necessari ad evitare la commissione di reati della stessa specie di quello per cui si procede", ha scritto la procura in un breve comunicato pubblicato sul sito internet dell'ufficio. (GP)
GIUSTIZIA Ultimi processi: ospedale e De Rubeis
Sciopero finito, ma il Tribunale è quasi in ferie
E'andata in archivio l'ennesima astensione degli avvocati che, di fatto, ha mandato in vacanza la giustizia con qualche giorno di anticipo. La sezione feriale inizia il primo agosto ma per prassi dopo 1120 luglio non vengono più fissate udienze. L'ultimo sciopero dei professionisti togati, deliberato a livello nazionale dell'Oua (l'organismo unitario dell'avvocatura) al quale ha aderito il consiglio forense di Agrigento presieduto da Antonino Gaziano, è stato deciso per protesta contro i recenti provvedimenti del governo nazionale. Al centro della polemica, ancora una volta, l'obbligatorietà della mediazione civile che è stata reintrodotta con la formula del decreto. Al tribunale di Agrigento sono saltati tutti i processi principali che erano stati fissati dall'8 al 16luglio, periodo nel quale si concentrano la maggior parte delle udienze in vista della sosta estiva. Innanzitutto il processo a carico dell'ex presidente della Provincia, Eugenio D'Orsi, accusato di concussione, peculato, truffa e abuso di ufficio. Poi quello all'ex presidente del consiglio comunale Carmelo Callari imputato di falso, truffa, peculato e abuso di ufficio perché - secondo l'accusa - avrebbe sfruttato la sua carica per sostenere viaggi privati che poi sarebbero stati rimborsati come missioni istituzionali. L'ultimo a processo saltare, in ordine dì tempo, è stato quello scaturito dall'inchiesta "Self Service" che avrebbe disarticolato un vasto giro di tangenti all'interno dell' ufficio tecnico comunale di Agrigento dove le pratiche, sostiene la Procura, venivano evase solo dietro pagamento di compensi a un funzionario. Questi processi riprenderanno dopo l'estate. Da lunedì prossimo il tribunale sarà operativo al minimo anche se alcuni processi si definiranno entro luglio. Fra questi anche qualcuno di particolare importanza come quello sul cosiddetto scandalo del calcestruzzo depotenziato dell'ospedale e quello, la cui sentenza dovrebbe essere emessa oggi, a carico dell'ex sindaco di Lampedusa Bernardino De Rubeis accusato di concussione e abuso di ufficio. (GECA)
PROCURA. Per completare gli interrogatori ci vorranno quasi tre mesi. Ecco il lungo elenco dei reati contestati agli 11 indagati.
Truffa all'Asi, tutte le accuse dei pm «Compensi gonfiati e acquisti inutili»
Gerlando Cardinale
Per completare gli interrogatori ci sarà tempo. Il pro curatore aggiunto Ignazio Fonzo e i pm Luca Sciarretta e Giacomo Forte, titolari dell'inchiesta sulle presunte irregolarità nella passata gestione dell'Asi, hanno predisposto un calendario che inizierà fra pochi giorni e finirà a settembre. Undici gli indagati che saranno interrogati dai finanzieri del nucleo tributario guidato dal colonnello Antonio Cecere. Su tutti l'ex presidente dell'Asi, l'avvocato Stefano Catuara. Gli altri sono dirigenti e funzionari. Si tratta di Antonino Casesa, 55 anni; Rosario Gibilaro, 58 anni; Salvatore Callari,52 anni; Maurizio Bonomo, 41 anni; Eugenio Esposto, 63 anni; Salvatore Gangi, 66 anni; Filippo Siracusa, 43 anni; Girolamo Cutrone, 52 anni; Francesca Marcenò, 54 anni; e Giuseppe Sorce, 57 anni. Le fiamme gialle, su incarico della Procura, hanno passato al setaccio la gestione degli ultimi
anni e ne è uscito fuori un quadro che ipotizza diffuse irregolarità. Le accuse contestate ava- rio titolo sono l'abuso di ufficio, la truffa e il peculato. Il filone di indagine principale riguarda le delibere con cui il comitato direttivo ha deciso l'aumento dei compensi ai componenti. Ritocco che, secondo la Procura, sarebbe stato illegittimo perché l'organo sarebbe stato in regime di "prorogatio" e quindi con funzioni scadute. Oltre alla promozione a direttore generale di Casesa e alla nomina ripetuta"senza alcuna rotazione" degli stessi avvocati (peraltro almeno due collaboravano con lo studio legale di Catuara), nel mirino della Procura sono finiti altri incarichi professionali deliberati dall'ente. I pm contestano a Catuara e Casesa l'incarico (retribuito con 13 mila euro all'anno) al segretario generale del Comune di Licata, Caterina Moricca, che sarebbe diventata presidente dl nucleo di valutazione senza l'autorizzazione dell'ente di appartenenza. Contestazione analoga per la nomina di un altro componente di quel nucleo, Salvatore Iacuzzo, che avrebbe ricevuto un compenso triplo rispetto a quello previsto dalla legge e che, secondo la Procura, non poteva essere nominato con quella procedura. Contestate anche irregolarità in alcuni bandi di lavori pubblici (messa in sicurezza dell' invaso Consolida e urbanizzazione agglomerati industriali) senza la copertura finanziaria Le ipotesi di abuso di ufficio si riferiscono anche all'acquisto di alcuni beni (su tutti spicca una fornitura di marmo di Carrara ma anche costosi cellulari e oggetti di varia natura) che non sarebbero serviti all'Asi. Al solo Catuara (che sulla vicenda si è detto sereno e pronto a chiarire ) viene infine contestata la truffa perche si sarebbe fatto rimborsare dall'Asi il conto di un albergo a Milano dove avrebbe soggiornato anche un suo collaboratore. (GECA)
SOLDI DELLA SICILIA
STOPA SUSSIDI DA 800 EURO AL MESE PER 48 PRECARI, VERIFICHE SU ALTRI 150 I LAVORATORI NON SIAMO TUTTI UGUALI.
Ex Pip, Crocetta: danno da 600 mila euro.
Il presidente: «Stipendi pure a chi era in cella. Denunceremo chi doveva controllare e non lo ha fatto»
Giacinto Pipitone
PALERMO
In carcere, anche da due o tre anni, ma pagati dalla Regione perchè risultavano in servizio come ex Pip. Per descrivere l'ultimo caso scoperto, Rosario Crocetta rivolge una domanda ai cronisti convocati all'ora di pranzo: «Cosa pensereste se vi dicessi che stiamo pagando i mafiosi?».
Il presidente mette sul tavolo un elenco di 48 nomi che «secondo verifiche fatte con Procura e Questura risultano in carcere per mafia, estorsioni, traffico di stupefacenti e di armi eppure percepiscono gli 800 euro previsti per ogni ex Pip». Il presidente è un fiume in piena: «Almeno il 70% di queste 48 persone è in carcere per il 416 bis. La loro truffa ci è costata 600 mila euro che adesso proveremo a recuperare». Il presidente usa una frase sibillina: «Finalmente alla Regione si è rotto il muro di omertà. Oggi i funzionari denunciano perchè capiscono che c'è un governo che li ascolta». Crocetta ha chiesto agli uffici dell'assessorato al Lavoro, guidato da Ester Bonafede e Anna Rosa Corsello, di allargare le verifiche: «Vedrete, l'inchiesta si allargherà. Stiamo controllando altri 150 ex Pip che sembrerebbero non in regola. Il danno potrebbe superare il milione all'anno Soldi con cui avremmo potuto finanziare categorie davvero svantaggiate».
Il presidente annuncia denuncie alla magistratura. E pone interrogativi: Pur essendo in carcere queste persone hanno dichiarato di averci requisiti per far parte del bacino dei Pip e ricevere quindi lo stipendio. Chi ha firmato le carte per loro? E chi ha evitato di controllare? Chi ha certificato che erano al lavoro?». L'assessorato sta valutando e preparerà una relazione peri magistrati. Crocetta allarga il campo delle responsabilità da verificare partendo dalla Trinacria (la Onlus che dal 2010 ha assunto i Pip ereditandoli dal Comune) passando per l'amministrazione di Palermo fino ad arrivare al Collocamento e dunque alla stessa Regione.
Il bacino dei 3.040 ex Pip, fra cui molti ex detenuti, è nato a fine anni Novanta nell'orbita del Comune di Palermo. Operai in assessorati e ospedali, costano 36 milioni all'anno e nel 2008 il governo Lombardo pianificò il rientro nell'orbita della Regione, che ha sempre garantito i fondi. Operazione in porto nel 2010: da qui nacque la Trinacria. Quest'anno, scaduta la convenzione con la onlus, Crocetta ha dovuto individuare un nuovo percorso per questi operai. Ne è nata una vertenza che ha visto tafferugli e molotov sotto Palazzo d'Orleans. Ora è previsto un reimpiego e uno stipendio che varia dai 750 agli 850 euro a seconda degli assegni familiari. Cifre che tutti fino a ora hanno percepito da metà maggio pur senza lavorare perchè il ricollocamento non è stato completato: «Lo sarà entro fine luglio» assicura la Corello.
Gli altri exPip si difendono: «La responsabilità dei controlli non è della Trinacria - commenta Ludovico Gippetto, del comitato Emergenza Palermo - ma della Regione che è l'ente che paga. Non ci stupiamo che chi è in difficoltà, come i carcerati, tenti di non farsi scoprire per non perdere lo stipendio. Ma noi ci costituiremo parte civile contro chiunque commetta illeciti. Chiediamo a Crocetta un incontro per fornire le notizie di cui siamo in possesso». Ma il presidente scuote il capo: »Avevo ragione a dire che nel bacino dei Pip c'è la mafia. Per casi meno gravi sono stati sciolti dei Comuni...».
SOLDI DELLA SICILIA
PROSEGUE LA PROTESTA CONTRO I TAGLI, L'ASSESSORE BORSELLINO: LAVORIAMO CON ROMA PER UNA SOLUZIONE
Sanità, i laboratori: stop alle esenzioni
Le strutture riaprono dopo la serrata: «Costretti a far pagare pure anziani, diabetici e malati di tumore»
Giuseppina Varsalona
PALERMO
Analisi mediche a pagamento anche ai pazienti esenti dal ticket. Dopo aver tenuto abbassate le saracinesche per quasi una settimana, i laboratori d'analisi siciliani convenzionati con la Regione oggi riapriranno, ma annunciano una nuova forma di protesta. Secondo i sindacati Citds, Ferbiologi, Cssp e Laisan, che, ieri riuniti all'Astoria, hanno proclamato lo stato di agitazione, a scegliere la linea dura saranno circa 640 strutture, tra singole e associate in consorzi, che sospenderanno l'erogazione delle prestazioni specialistiche dietro ricetta, con il risultato che anche anziani, diabetici, cardiopatici e ammalati di tumore pagheranno per intero. Nessuna convenzione, nessuna agevolazione. In sostanza, lavoreranno come se fossero dei privati, facendo fare gli esami a pagamento, secondo le vecchie tariffe regionali.
Un ultimatum deciso dopo il fallimento della trattativa con l'assessorato regionale alla Salute. Il mese scorso il tavolo tecnico insediato per la revisione delle tariffe del decreto Balduzzi, che prevedono tagli fino al 50 percento su alcune prestazioni, aveva individuato una soluzione, prevedendo il pagamento di un ticket tra 6 e 10 euro sulla ricetta. Ma dopo «il nulla di fatto», i sindacati chiedono le dimissioni del dirigente generale, Salvatore Sammartano e annunciano una class action per il risarcimento dei danni. Sono circa 115 milioni i fondi destinati ai laboratori convenzionati ogni anno. Con il Balduzzi scendono a circa 76. I centri avrebbero voluto che l'assessorato »correggesse» il decreto per ridurre l'effetto dei tagli. <>11 tavolo tecnico ha lavorato inutilmente - dicono in coro Mimmo Marasà di Citds, Pietro Miraglia di Federbiologi, Filippo Cinardo di Laisan e Mario Rizzo di Cssp -. Il Balduzzi non è un decreto che non si può modificare, ma prevede che le Regioni che hanno i fondi possono intervenire. Non chiediamo soldi aggiuntivi, ma solo di rimodulare l'aggregato destinato a noi. La responsabilità non è di Roma, come dice l'assessore».
Ma l'assessore Lucia Borsellino ribadisce che »l'operato dell' amministrazione si è conformato al rispetto delle istanze degli interlocutori» e precisa che »le proposte emerse con i rappresentanti di categoria sono frutto di un leale confronto istituzionale con il dipartimento guidato dal dirigente Sammartano. Le motivazioni dei laboratori sono alla base dell'interlocuzione già avviata a livello nazionale per una soluzione nelle sedi competenti». I sindacalisti sostengono che le perdite «si aggirano attorno al 46 per cento». E spiegano di avere realizzato un report sulle strutture in crisi in tutta l'Isola. In cima alla classifica, c'è un consorzio di Trapani, che con 7 dipendenti e 2 strutture aggregate, ha perso oltre 1159 per cento di fatturato. Un consorzio di Palermo, con 58 biologi e 10 strutture, è passato da 190 mila euro a 106 mila di entrate. Ma a guadagnare di meno sono anche i laboratori singoli. Come a Palermo, dove un laboratorio con 6 biologi, ha registrato il 33 per cento in meno di entrate.
Gastone Brizzi, titolare di un consorzio di Palermo che conta 36 dipendenti, a maggio ha fatturato 120 mila euro, a giugno, dopo i tagli del Balduzzi, 80 mila. Donatella Sindoni, titolare di un laboratorio a Messina e consigliere comunale del Pd protesta: »Crocetta non può rimanere sordo». Secondo i sindacati, il taglio dei rimborsi inciderà anche sul personale: «Perderemo migliaia di posti di lavoro», tuonano i rappresentanti, che sottolineano come «una prestazione eseguita nel privato costa 5 volte meno di quella pubblica».
Anche nel resto d'Italia stanno iniziando ad alzare bandiera bianca di fronte ai nuovi rimborsi. »La Puglia da un mese non accetta ricette mediche, venerdì scorso si è aggiunto il Lazio - dicono i sindacalisti -. In Emilia Romagna, Toscana, Lombardia e Veneto, le Regioni sono intervenute con risorse aggiuntive nei bilanci, per ridurre i tagli». (GVAR)
LA SICILIA
Province: i commissari chiedono alla Regione fondi per i servizi
PALERMO. Le Province siciliane, attualmente in gestione commissariale, chiedono alta Regione soldi per traghettare gli enti fino al 31 dicembre ed evitare in alcuni casi il dissesto. Ma da Palazzo d'Orleans arriva la doccia gelata:
«Non ci sono risorse». A dirlo è l'assessore alle Autonomie locali, Patrizia Valenti, che ieri assieme al governatore Rosario Crocetta, all'assessore al Bilancio Luca Bianchi e ai 9 prefetti dell'Isola ha incontrato i commissari della Province. Dopo i 150 milioni «tagliati» da Stato e Regione, le Province hanno difficoltà a pagare gli stipendi e ad assolvere le funzioni loro assegnate: manutenzione strade provinciali, scuole superiori, assistenza e trasporto disabili. «La Regione riferisce l'assessore Valenti non può ripianare da sola tutti i 150 milioni. Abbiamo esortato i commissari a ridurre i costi. E stiamo studiando altre soluzioni, come ad esempio affidare il servizio disabili alle Asp e passare le competenze sulle scuole ai Comuni».
D.D.
Girgenti Acque «agitata»
I sindacati minacciano lo sciopero del personale della società che gestisce il servizio idrico "Clima intimidatorio verso i dipendenti e trasferimenti arbitrari". E ritardano gli stipendi
Il personale di Girgenti Acque quanto prima potrebbe scioperare per protestare contro alcune vicende che, a parere dei dipendenti, non vanno all'interno dell'azienda e che sono state anticipate dai sindacati di categoria nella richiesta di procedura di raffreddamento inviata alla prefettura.
L'iniziativa è delle segreterie provinciali Filctem-Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil i cui responsabili Gangemi, Piranio e Manganella hanno scritto al Prefetto, alla Commissione di Garanzia dell'attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali, ovviamente a Girgenti Acque e, per conoscenza, al Commissario dell'Ato idrico, all'Assessore Regionale dell'Energia e dei Servizi di Pubblica Utilità, all'Ufficio del Commissario Delegato presso il Dipartimento Regionale delle Acque e Rifiuti ed al Dirigente del Dipartimento Regionale delle Acque e Rifiuti.
«A seguito di ripetuti incontri avuti con la Società Girgenti Acque 5. p. A. che non hanno prodotto alcun risultato, - si legge nella nota - con la presente chiediamo che venga esperito il raffreddamento previsto dalla legge 146/90 e s. m. nella sede istituzionale della Prefettura di Agrigento».
I sindacati denunciano una serie di problematiche che sono alla base della protesta e che quasi certamente porteranno, a meno di un accordo dell'ultima ora, alla proclamazione dello sciopero.
Le problematiche oggetto di controversia, secondo le organizzazioni sindacali, sono la Sicurezza sul lavoro, le comunicazioni di servizio che vengono fatte al personale e che a loro giudizio sono illegittime, la mancata concessione delle ferie nei tempi e nei modi definiti dal contratto collettivo di lavoro della categoria gas - acqua e delle leggi vigenti in materia, il mancaot rispetto dell'accordo sui buoni pasto, il rifiuto da parte dell'azienda di contrattare il premio obiettivo per la produttività, il mancato pagamento delle prestazioni di lavoro straordinario. Inoltre i sindacati lamentano un «Clima intimidatorio e persecutorio verso i dipendenti, l'utilizzo di personale non a contratto a tempo indeterminato o determinato ovvero forme previste dal ccnl in Azienda» nonchè «l'utilizzo del personale in comando in modo del tutto arbitrario». Dall'esito dell'incontro che avverrà in Prefettura dipenderà la proclamazione dell'eventuale sciopero. Intanto pare che anche gli stipendi al personale dipendente siano stati pagati questo mese in ritardo.
SALVATORE FUCÀ
IL RAPPORTO SULLA PREVIDENZA. Oltre 7 milioni di pensionati con redditi risicati. La Cgil: "E' un'emergenza»
"Pensioni, la metà è sotto i 1.000 euro»
L'Inps: «Con 1'Inpdap nel 2012 rosso di 9 mld ma il sistema è in sicurezza»
ROMA. «Nessun rischio nè per oggi nè per domani. Le pensioni sono e saranno sempre e regolarmente pagate. Il sistema è in piena sicurezza». Il presidente dell'lnps, Antonio Mastrapasqua, ha rassicurato dopo la lettura alla Camera del Rapporto 2012, dal quale emerge un "rosso" di quasi 9 miliardi di euro derivante dalla fusione con lnpdap ed Enpals. «Un disavanzo - ha detto il presidente - in tutto imputabile alla gestione dei lavoratori pubblici» ma che «non preoccupa la stabilità finanziaria del sistema».
Negli ultimi 4 anni, l'lnps aveva cumulato oltre 25 mld di saldi positivi. Ogni mese, l'istituto eroga circa 21,1 mm di pensioni a poco meno di 16 mm di cittadini, per una spesa globale di 261,3 miliardi, di cui 63,3 provenienti da pensioni ex lnpdap ed ex Enpals. La spesa per le sole pensioni lnps è stata di 198 miliardi di euro (+1,8% rispetto al 2011), di cui il 20% sono prestazioni assistenziali, in maggioranza destinate al pubblico femminile, per un valore medio di 428 euro.
L'aumento del 34,4% delle uscite è dovuto quasi integralmente all'incorporazione degli enti soppressi: 62,3 mld all'ex lnpdap (magistrati, scuola, forze armate, enti locali). Il 58% sono erogati a donne.
Le pensioni a carico dell'ex Enpals (lavo-ratori dello spettacolo) ammontano a 943 mln e il 52% va alle donne.
Gli effetti delle riforme previdenziali risultano evidenti: nell'ultimo anno le pensioni di vecchiaia sono aumentate de 118,8%, quelle di anzianità sono calate del 25,1%. Le pensioni di vecchiaia liquidate nel 2012 sono destinate per il 61% a lavoratori dipendenti con età media alla decorrenza di 62,9 anni. Il residuo 39% è andato a lavoratori autonomi e parasubordinati, con età media di 64,6-67,8 anni. Si parla spesso di pensioni d'oro opposte alle "pensioni di fame". L'importo medio delle prestazioni lnps è di 881 euro; quello delle pensioni ex lnpdap di 1.725 euro e quello dei trattamenti ex Enpals di 1.175 euro: il reddito pensionistico medio mensile è di 1.518,57 euro (1.518,57 per gli uomini e 1.053,35 per le donne). Mastrapasqua ha precisato che il 73% dei percettori prende una sola pensione per un valore medio mensile di 1.196 euro (878 per le donne). Il restante
27% cumula due o più pensioni con un reddito medio di 1.478 euro mensili.
Sono state individuate sette classi di reddito da pensione, con importo mensile variabile da un minimo di 310,82 euro (14,3%) e un massimo di 3.000 e oltre (4,1%). La classe più numerosa percepisce una pensione tra 500 e 1.000 euro (30,9%), seguita dai soggetti tra 1.000 e 1.500 euro (25%). Seguono i pensionati con reddito tra 1.500 e 2.000 (14,6%). Abbiamo poi i pensionati tra 2.000 e 2.500 euro (7,7%) e quelli tra 2.500 e
3.999 euro (3,4%). La metà degli oltre 15 milioni di pensionati prende meno di mille euro e le donne hanno un trattamento più basso rispetto agli uomini.
Immediata la reazione del segretario generale del sindacato pensionati della Cgil, Carla Cantone, per la quale «la condizione dei pensionati in Italia è una vera e propria emergenza che nessuno vuole affrontare. Anzi, c'è addirittura chi si ostina a parlare di loro come dei privilegiati a cui ridurre tutele e diritti acquisiti». Il Codacons osserva che circa 7,2 milioni di pensionati avevano nel 2012 un reddito da pensione inferiore a mille euro, che li costringe a vivere di stenti e rinunce. Ma quando vengono erogate pensioni da fame, sarebbe giusto difendere il loro potere d'acquisto, mentre dal 2002 ad oggi i pensionati hanno avuto un'inflazione da doppia a tripla rispetto a quella ufficiale. Aver bloccato la rivalutazione delle pensioni d'importo superiore a 1.400 euro lorde è vergognoso.
PAOLO ANDREOLI
Tolti i sigilli
Il Carabollace aperto al traffico
Ventisei giorni dopo la chiusura determinata da un provvedimento di sequestro disposto dall'autorità giudiziario a seguito di un incidente mortale, da ieri pomeriggio è riaperto al traffico il viadotto Carabollace, tra Sciacca e Ribera. 11 via libera della Procura della Repubblica di Sciacca, che aveva imposto delle prescrizioni all'Arias riguardanti i lavori di messa in sicurezza, era arrivato in mattinata. La sensazione di chi ha percorso il tratto di 500 metri di lunghezza del ponte, è che la rete di recinzione si presenta piuttosto fragile. Il limite di velocità di 30 chilometri orari dovrebbe comunque fornire garanzie per la sicurezza stradale. L'Anas ci tiene ad evidenziare che i lavori pei la reallz7azione del senso unico alternato erano stati consegnati all'impresa esecutrice lunedì 2 luglio a seguito dell'autorizzazione all'accesso sul viadotto concessa dalla Procura di Sciacca lunedì 1 luglio. Tempi celere, dunque, ma ciò che adesso preoccupa la popolazione locale e l'intervento
di rifacimento dei vecchi e deteriorati guardrail. C'è da sostituire un tratto di 1040 metti di barriere il cui costo è di milione e 660 mila euro. Il sequestro era stato richiesto nell'ambito delle indagini sulla morte di un trentenne di Burgio, precipitato dal viadotto dopo avere sfondato i guardrail. Per questo episodio i vertici dell'Anas Sicilia risultato indagati, mentre per i loro predecessori c'è già una richiesta di rinvio a giudizio per un analogo incidente avvenuto nel 2011 quando a perdere la vita dopo avere sfondato le barriere di protezione era stata un'insegnante di Sciacca. Secondo i magistrati della città termale, «non avrebbero vigilato sull'efficienza e sull'idoneità delle barriere presenti sul viadotto Carabollace e avrebbero omesso una tempestiva sostituzione del guardrail».
Agrigentonotizie
Viadotto Carabollace sulla Ss115, aperta la corsia centrale
Il viadotto, stato sequestrato e chiuso nell'ambito di un'indagine per omicidio colposo dopo un incidente mortale, è stato riaperto al traffico
Redazione
Il viadotto Carabollace è stato riaperto al traffico. Il ponte, dopo l'accertamento di conformità da parte della Procura di Sciacca, che ne ha disposto il dissequestro, potrà essere percorso a senso unico alternato su un'unica corsia centrale larga 3 metri, delimitata da una rete di recinzione alta due metri e posta su entrambi i lati.
Il viadotto era stato sequestrato e chiuso nell'ambito di un'indagine per omicidio colposo dopo un incidente mortale.
Agrigentosette
AGRIGENTO
Voci nel silenzio Il caso Girgenti Acque, per esempio
di Michele Scimè
Più o meno da un paio di settimane, ma è solo una stima approssimativa che si riferisce solo al momento in cui è giunta al nostro orecchio, circola insistentemente ad Agrigento una voce secondo la quale starebbe per sfociare in provvedimenti di una certa rilevanza l'inchiesta della procura della repubblica sulla cattiva gestione di Girgenti Acque della depurazione degli scarichi fognari che sarebbe alla base dell'inquinamento del mare di San Leone. Inquinamento, vale la pena ricordarlo, solo in passato rilevato ufficialmente da esami di laboratorio, ma da anni quotidianamente percepito da quanti frequentano le spiagge sanleonine.
Una simile circostanza non meriterebbe di essere riportata su un giornale, trattandosi di voce di popolo. Ma la questione non è la notizia in sé. Il punto è che l'approssimarsi dei primi esiti di questa inchiesta giudiziaria sembra aver ridato d'incanto la parola a chi l'aveva perduta e persino, miracolo!, a chi non l'aveva mai avuta. O forse è solo un caso, una semplice coincidenza di tempi. Certo è che in concomitanza con la voce del profilarsi di questa bufera giudiziaria, d'un tratto, magicamente, l'atteggiamento critico di alcuni amministratori ed esponenti politici di prima grandezza si è spostato dalla questione dello smaltimento dei liquami fognari anche alla distribuzione dell'acqua, servizio gestito dalla stessa Girgenti Acque.
Sino a prima che si sapesse di imminenti provvedimenti giudiziari però era solo la gente per strada a parlarne; non dell'inchiesta, ma delle bollette carissime a fronte di un servizio idrico carente, e degli specchi di mare schiumosi e malsani. Si badi: lamentele, mugugni, palliativi insomma, perché di una protesta energica come scendere massicciamente in piazza nemmeno a parlarne, fatta eccezione per alcune decine di impavidi cittadini che hanno protestato un paio di settimane fa davanti alla prefettura o come quelli che un paio d'anni fa inscenarono una catena umana. I politicanti, invece, tutti zitti, come, purtroppo, la stragrande maggioranza degli agrigentini. In fondo una classe politica, se così vogliamo chiamare quella agrigentina, non fa altro che rispecchiare per grandi linee pregi e difetti della popolazione che la elegge.
Ma proprio nella settimana in cui la voce degli imminenti provvedimenti giudiziari diventa di pubblico dominio, il sindaco Zambuto improvvisamente in un colpo solo invia ben tre diffide a Girgenti Acque per i ritardi sui lavori da attuare alla condotta fognaria di San Leone. Le tre diffide sul sistema di depurazione, sugli esiti delle video-ispezioni effettuate in mare e sui ritardi accumulati nell'esecuzione del ripristino dei pozzetti lungo il viale delle Dune, vengono addirittura inviate per conoscenza anche alla procura.
E non è tutto. Viene fuori anche che l'ufficio legale del Comune avrebbe riscontrato delle irregolarità sull'aumento tariffario del 10% applicato da Girgenti Acque sulle bollette idriche. Il sindaco Zambuto, dopo decine di diffide anche all'ATO idrico, annunciando di voler investire la magistratura anche per l'aumento delle tariffe "scoperto in questi giorni", avverte persino che la cittadinanza sarà informata "su tutte le anomalie riscontrate nelle bollette recapitate, evidenziando le varie componenti che hanno determinato un lievitazione notevole degli importi, talora addirittura quadruplicandone l'entità rispetto a prima dell'intervento di Girgenti acque, passando così da circa 180 euro l'anno ad oltre 700 euro".
Questo lo si scopre in questi giorni. Che poi da almeno un paio d'anni i giornali di tutta Italia facciano puntualmente sapere che nell'assetata Agrigento l'acqua costi il doppio che a Milano, questo non lo sapeva nessuno, non l'aveva letto nessuno dei signori del palazzo. Così come nessuno aveva visto la merda nel mare di San Leone, tranne naturalmente chi si è premurato di denunciare il fatto portando al sindaco prove e perizie. Nemmeno una petizione popolare con tanto di firme era riuscita a cambiare il corso delle cose. Dal Comune solo diffide su diffide. Oggi dalla carta libera si è passati a quella bollata. Magicamente, appunto. Così Zambuto arriva a chiedere la risoluzione contrattuale con Girgenti Acque, che da anni gestisce il servizio idrico nel capoluogo e in altri comuni della provincia, per "giusta causa", per inadempienze contrattuali.
E bisogna gridare al miracolo, ma eravamo effettivamente nella settimana di San Calò, se si pensa che nel corso degli stessi giorni, ma anche questo sarà certamente un caso, persino un personaggio politico dello spessore di Angelo Capodicasa abbia squarciato il muro di silenzio che storicamente lo contraddistingue. Nella settimana in cui si viene a sapere degli imminenti provvedimenti giudiziari, il capo del PD agrigentino, accodandosi a quella decisamente più nuova e fresca di Maria Iacono, alza la voce, arrivando persino a distogliere l'attenzione dalla delicata questione dell'ingresso del suo partito nella Giunta Zambuto (col sindaco passato recentissimamente al PD in quota Renzi), per fare anche lui una scoperta: che è giunto cioè il momento di interpretare "il disagio ed i sentimenti di ansia e di apprensione di molti utenti, in relazione all'allarmante situazione della gestione integrata del servizio idrico che in questi giorni sta registrando i primi impatti dell'aumento del 10% in bollettazione delle tariffe, con evidenti drammatiche ricadute sui bilanci familiari di decine di migliaia di agrigentini".
Per mesi i giornali hanno denunciato i casi in cui l'acqua è stata tagliata nelle abitazioni di cittadini morosi. Ma Capodicasa solo in questi giorni scopre che la situazione adesso "farebbe temere molto seriamente per le conseguenze che potrebbero scaturire dallo stato di esasperazione e di sempre crescente insofferenza di centinaia di migliaia di famiglie".
Alla luce del quadro appena descritto, ma uscendo fuori dalla vicenda Girgenti Acque che è solo un esempio, da agrigentini non possiamo far altro che esprimere una forte preoccupazione. Il timore, cioè, per il presente e per il futuro di questa città, che sta tutto racchiuso in una banalissima considerazione. Sostanzialmente gli unici che in questo contesto si dimenano teatralmente o stupiscono per l'inusuale audacia sono chi amministra la città e chi si prepara ad amministrarla, sotto l'insegna del PD. Tutti gli altri stanno zitti. Da destra a sinistra, tutti zitti. Non aprono bocca i consiglieri comunali. Idem i dirigenti di partito. E naturalmente il riferimento non è, come detto, solo alla vicenda Girgenti Acque, ma può essere estesa a tante, mille altre cose che riguardano la vita della città. Un silenzio grave e greve se non hanno davvero niente da dire, ancor più grave se le bocche cucite sono invece frutto di imposizioni dall'alto o di vigliacco tornacontismo. In tutti i casi, purtroppo, c'è poco da stare allegri.
Viene da pensare tuttavia che quello del silenzio che copre tutto non sia un fenomeno del tutto nuovo ad Agrigento. Ripensando agli ultimi vent'anni della storia di questa città viene il sospetto che il silenzio odierno sia stato solo coperto negli ultimi decenni. Coperto dopo lo sgretolamento della vasta ma non certo granitica area progressista che nella prima metà degli anni Novanta sfiorò la conquista di Palazzo dei Giganti. E coperto in seguito dalla parabola politica di Giuseppe Arnone, con le sue modalità comunicative divenute negli anni sempre più aspre, gridate e ridondanti. Una sovraesposizione mediatica quella dell'ex consigliere comunale che ha svilito progressivamente fino all'inevitabile declino l'efficacia della sua azione politica (condivisibile o meno è un'altra storia) e che nello stesso tempo ha impedito di cogliere l'assordante silenzio di fondo. Lo stesso silenzio che avvolge oggi una città sempre più agonizzante.
sicanianews
Riaperto questo pomeriggio il Ponte Carabollace a senso unico alternato
L'Anas comunica che, a seguito dell'accertamento di conformità da parte della Procura di Sciacca che ha disposto il dissequestro del viadotto "Carabollace", è stato riaperto al traffico a senso unico alternato il viadotto stesso, sul tratto della strada statale 115 "Sud Occidentale Sicula" in provincia di Agrigento. Il senso unico alternato è costituito da un'unica corsia centrale larga 3 metri, delimitata da una rete di recinzione alta due metri e posta su entrambi i lati. I lavori per la realizzazione del senso unico alternato erano stati consegnati all'impresa esecutrice lunedì 2 luglio a seguito dell'autorizzazione all'accesso sul viadotto concessa dalla Procura di Sciacca lunedì 1° luglio.
La Procura della Repubblica di Sciacca ha reso noto oggi di avere proceduto all'adozione del provvedimento di dissequestro del viadotto, dopo che l'Anas ha comunicato di avere completato l'adozione dei presidi di sicurezza ritenuti necessari ad evitare la commissione di reati che sono oggetto di un'indagine della magistratura.