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Rassegna stampa del 16 ottobre 2013

Giornale di Sicilia
 
AEROPORTO.L'assise di Licata, lunedì, si è espressa negativamente sul parere richiesto dalla Provincia Regionale di Agrigento Ben 23 dei 24 consiglieri comunali presenti hanno esitato sfavorevolmente la delibera. L'unico sì è arrivato dal consigliere Antonio Terranova.
 Il consiglio comunale di Licata scrive la parola fine sul progetto che prevede la realizzazione in città dell'aeroporto di Agrigento. Lunedì sera ben 23 dei 24 consiglieri presenti al momento del voto hanno detto no alla "proposta di deliberazione consiliare per il rilascio del parere, ex articolo 7 della legge regionale 65 del 1981, e successive modifiche ed integrazioni sul progetto della Provincia Regionale di Agrigento" che prevede, appunto, la costruzione dello scalo aeroportuale della Sicilia centro meridionale. L'unanimità del consesso è mancata solo per un voto, quello del consigliere comunale Antonio Terranova che, al contrario di tutti i  suoi colleghi presenti, ha votato a favore della struttura.
Il parere del Comune di Licata, considerato che è nel territorio della cittadina in riva al mare che è prevista la costruzione, a questo punto taglia le gambe in via definitiva all'ipotesi di realizzazione dell'aeroporto. Il no del consiglio comunale licatese, infatti, è vincolante per la Provincia Regionale di Agrigento , A questo punto, salvo novità dei prossimi giorni, è arrivato uno stop definitivo allo scalo.
Una storia, quella della costruzione dell'aeroporto di Licata, vecchia ormai di oltre trenta anni. Risale agli anni '80, infatti, la previsione della realizzazione dello scalo a Piano Romano, zona che dista solo pochi chilometri dal centro abitato e che secondo più studi si prestava ad ospitare le piste per il decollo e l'atterraggio degli aerei. Solo qualche anno fa l'ipotesi Piano Romano era definitivamente tramontata, ma era stata confermata Licata come terra nella quale costruire l'aeroporto.  La nuova area individuata dalla Provincia si trova alle porte di Licata, in prossimità del tratto di statale 115 per Palma di Montechiaro. I terreni del sito sono stati vincolati ed a lungo i produttori agricoli della zona hanno protestato perché a causa dei vincoli non hanno la  possibilità di apportare delle migliorie ai loro fondi. L'ex presidente della Provincia, Eugenio D'Orsi, ha condotto una vera e propria battaglia in difesa del progetto che prevede la costruzione dello scalo aeroportuale, e di recente ha costituito anche un nuovo organismo che sostenesse la possibilità di realizzare la struttura. L'iter condotto dalla Provincia è andato avanti anche dopo l'insediamento del commissario Infurnari ed ora era atteso il parere del consiglio comunale di Licata che, però, è stato negativo.
 
Lo scioperò si farà stop alla raccolta in sette comuni
Confermato, almeno per il momento, lo sciopero degli operatori ecologici della Dedalo Ambiente per venerdì. L'astensione del lavoro è stata proclamata la settimana scorsa dalle segreterie generali di Agrigento di Cgil, Cisl e Uil, funzione pubblica, per protestare contro il mancato pagamento dello stipendio di settembre al personale che lavora per conto dell'AtoAg3.
Qualche giorno dopo la proclamazione dello sciopero Rosario Miceli, commissario liquidatore
della Dedalo Ambiente (società che fino al 30 settembre ha gestito il servizio di raccolta e smaltimento a Licata, Palma di Montechiaro, Ravanusa, Canicattì, Campobello di Licata, Naro e Camastra), aveva annunciato il versamento di un acconto di 700 euro ad ogni dipendente dell'azienda. Poi aveva comunicato che nel giro di pochi giorni, con molta probabilità prima del 18 di settembre, l'AtoAg3 avrebbe versato al proprio personale il saldo dello stipendio di settembre o che, comunque  avrebbe indicato una data precisa entro la quale i netturbini avrebbero ottenuto ciò che gli spetta. Inoltre era stato comunicato che in tempi brevissimi sarebbe stato liquidato
anche il premio di produzione per il 20ll e per il 20l2.
"Il personale ha ricevuto è il commento di Alfonso Buscemi, segretario generale della Cgil funzione pubblica di Agrigento  l'acconto di 700 euro promesso dall'Ato, ma per il momento nient'ltro. Chiediamo che Rosario Miceli, del quale comunque apprezziamo la disponibilità a venire incontro al- le esigenze degli operatori eco- logici, ci metta per iscritto entro che data l'azienda conta di liquidare perlomeno il saldo dello stipendio di settembre. In assenza di questa garanzia non potremo fare altro che confermare lo sciopero".
Dunque a due giorni dal 18 di settembre l'astensione dal lavoro, da parte degli operatori ecologici dei sette cantieri della Dedalo Ambiente, viene confermata. Le parti potrebbero incontrarsi tra oggi e domani, altrimenti i disagi per tutti i centri nei quali la raccolta e lo smalti- mento dei rifiuti sono a cura dell'Ato Ag3, saranno inevitabili.
 
La Sicilia
 
Il Consiglio comunale vota contro la modifica del Piano regolatore
«L'aeroporto non lo vogliamo»

Il Consiglio Comunale riunitosi lunedì sera ha bocciato il progetto relativo alla realizzazione di uno scalo aeroportuale presentato dalla Provincia regionale di Agrigento. La seduta ha visto la presenza di ventiquattro consiglieri, ventitré dei quali hanno votato contro la proposta della costruzione dell'aeroporto nella piana di Licata. Uno solo il voto favorevole, quello del consigliere Terranova. Dovrebbe essere andata pertanto definitivamente in archivio una vicenda che non ha mai del tutto convinto i licatesi che sono sempre rimasti molto scettici circa la realizzazione di uno scalo aeroportuale nelle campagne della Piana.  Veementi erano state anche le proteste degli agricoltori sui cui terreni sarebbe dovuta sorgere l'infrastruttura. Una parte delle opere connesse allo scalo, sarebbero dovute infatti essere costruite su appezzamenti destinati alla coltivazione di prodotti pregiati dell'agricoltura licatese. Da lì era stata chiesta una variante al progetto che non è mai stata introdotta fin alla bocciatura certificata lunedì sera dal Consiglio Comunale che si è espresso senza possibilità di replica rispedendo al mittente la proposta di edificare uno scalo dalle dubbie possibilità di sviluppo. Durante l'ultima seduta non si è discusso solo di aeroporto. Il Consiglio comunale presieduto da Saverio Platamone, ha approvato infatti il regolamento comunale per la «Valorizzazione delle Attività Agroalimentari Tradizionali Locali» riguardante l'istituzione della DE. CO. Denominazione Comunale di Origine, dichiarandola immediatamente esecutiva, I prodotti che potranno essere oggetto di tipicità locale non sono solo quelli relativi all'agricoltura ma possono essere anche carni, pesce o altri tipi di generi alimentari. Prima di procedere all'esame e alla votazione delle due proposte, il Consiglio comunale, ha anche esaminato ed approvato sette deliberazioni relative a riconoscimento di debiti fuori bilancio.


nuovo stop ai lavori
PORTO EMPEDOCLE La doccia fredda per gli operai è arrivata con una lettera
Porto EMPEDOCLE. Sono stati dì nuovo fermati i lavori per la realizzazione del porticciolo turistico alla «Playa», nella darsena di ponente del porto empedoclino, ai piedi della Torre Carlo V. Lo stop al cantiere, che aveva ripreso i lavori da appena qualche settimana dopo un altro fermo durato alcuni mesi, è arrivato con una lettera a firma del direttore dei lavori, ing. Coppola, consegnata al responsabile dello stesso cantiere. Non sono state rese note le motivazioni del fermo, ma pare che siano riconducibili a problematiche legate all'impresa appaltatrice, il Consorzio Stabile Aedars di Roma.
Il precedente stop era legato all'informativa antimafia emanata a una delle ditte impegnate nella costruzione dell'opera, ma proprio un me fa il Consorzio aveva avuto dal Comune di Porto Empedocle. Ente appaltante, il via libera a riprendere le attività.
Adesso la nuova mazzata che oltre a fermare il cantiere ha lasciato senza lavoro i circa venti operai che li vi erano impegnati.
I lavori di realizzazione della darsena di ponente all'interno del porto, per la nautica minore, furono finanziati dalla Regione, Dipartimento alla programmazione, Patto territoriale Empedocle, per un importo netto di 3,6 milioni di euro. Il progetto è stato realizzato dal ministero delle lnfrastrutture e dei Trasporti, Provveditorato interregionale per le opere pubbliche di Sicilia e Calabria, Ufficio opere marittime di Palermo.
la gara ha subito varie vicissitudini in quanto l'aggiudicazione fu impugnata dinnanzi al Tar. Risulti tutti i problemi i lavori furono consegnati al Consorzio Stabile Aedars di Roma, il 2luglio del 2012, con termine previsto la fine di settembre del 2013. Una data che apparve subito palese non
potere rispettare in quanto dopo qualche mese, proprio quanto il cantiere era diventato pienamente operativo, è arrivato il primo stop, per le procedure antimafia. Una volta risolte anche queste vicissitudini il responsabile del procedimento, l'ingegnere Gaglio del Comune di Porto Empedocle, dette l'ok per la ripresa dei lavori, che venerdì scorso sono stati di nuovo bloccati.
Nel cantiere rimangono tonnellate di ferro che già a causa del primo stop erano in balia della sabbia, dell'acqua e della salsedine. Qualcuno parla di maledizione iniziata già qualche anno fa quando i pontili provvisori furono spazzati via come fuscelli e dì- strutti da una forte mareggiata. Adesso il nuovo fermo al cantiere con l'incognita di quanto tempo i lavori resteranno fermi; se e quanto potranno riprendere.
 
La Repubblica
 
È di 1miliardo il valore dell'allentamento del patto di stabilita interono
ROMA—Unmiliardo di euro. Tanto vale l'allentamento del patto di stabilità per i Comuni che potranno utilizzare questi soldi per investire sulle infrastrutture e per ridurre il prelievo della Tirse, la nuova service tax. «Un segnale importante che favorirà gli investimenti in conto capitale il blocco della spesa corrente. Una possibilità concreta per creare occupazione e smuovere l'attività economica , Si tratta di un segno nella direzione dello sviluppo e della fiducia, così il presidente del Consiglio Enrico Letta ha illustrato il provvedimento dedicato agli enti locali e contenuto nella nuova legge di stabilità.
Secondo quanto emerge da un documento del Governo, al Comuni arriverà un altro miliardo dal trasferimenti della stessa Tirse (che andrà a sostituire i prelievi dell'Imu)
Nei provvedimento viene «Ulteriormente rafforzato il pagamento dei debiti commerciali della pubblica amministrazione, dato che le misure adottate porteranno maggiori introiti nella casse comunali» ha proseguito Letta, sottolineando che gli investimenti in
conto capitale saranno di tipo infrastrutturale e riguarderanno: le Ferrovie nello specifico, soprattutto la velocizzazione del corridoio adriatico), la manutenzione della rete autostradale e la prosecuzione dei lavori già cominciati dall' nas.
Gli investimenti locali saranno rivolti a progetti già pronti e presentati dai comuni più virtuosi, come evidenziato dal ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni, « I fondi verranno utilizzati prevalentemente per la manutenzione degli edifici pubblici e delle scuole, ma anche per rimediare a danni idrogeologici e naturali». Nelle linee guida del provvedimento si legge che il provvedimento di stabilità prevede anche lo stanziamento di300 milioni di euro la ricostruzione dell'Aquila.
Con questa legge di stabilità, il Consiglio dei ministri ha risposto alle esigenze più volte presentate dagli enti locali, «Chiediamo l'allentamento del patto di stabilità perché quello introdotto a suo tempo si è trasformato, soprattutto dal 2009, in una prigione che ha mortificato ogni autonomia e bloccato ogni investimento». Così, si  era espresso il presi dente dell'Anci Piero Passino, aggiungendo che uno dei modi per far crescere il Paese sarebbe stato quello di offrire ai Comuni spazi finanziari per rimettere in moto un ciclo di investimenti.
L Anci chiedeva la soppressione del patto per i Comuni con meno di Seimila abitanti, insieme alla riduzione del contributo versato allo Stato, che nel 2013 è stato di circa 4-5 miliardi. Anche il sindaco di Roma Ignazio Marion ricorda che i Comuni utilizzano questi soldi per i servizi essenziali da ero gare al cittadini «lo questo momento siamo in una situazione di disagio estremo e non è più possibile tollerare altre riduzioni, auspichiamo che la service tax sia modulata modo tale da essere inferiore alle tasse che esistevano precedentemente, perché davvero bisogna mettersi nei panni dei cittadini e io quelli di chi li amministra».
 
 
 
 



Agrigentoflash
 
Licata. No del consiglio comunale al progetto aeroporto
Con 23 voti contrari, uno solo a favore (quello del consigliere Terranova), e sei assenti, il Consiglio comunale di Licata, nella seduta di ieri sera, dopo ampio dibattito, non ha approvato la "Proposta di deliberazione consiliare per il rilascio del parere ex art. 7 Legge Regionale 65/81 e successive modifiche ed integrazioni sul progetto della Provincia Regionale di Agrigento relativo alla realizzazione di una infrastruttura per il trasporto aereo ed opere connesse nell'area territoriale centro meridionale siciliana in Provincia di Agrigento".
Invece, ad unanimità di voti (22 su 22 consiglieri presenti e otto assenti), il Civico consesso, presieduto da Saverio Platamone, ha approvato il "Regolamento Comunale per la "Valorizzazione delle Attività Agroalimentari Tradizionali Locali". Istituzione della DE.CO. Denominazione Comunale di Origine", dichiarandola immediatamente esecutiva.
Prima di procedere all'esame e alla votazione delle due proposte sopra indicate, il Consiglio comunale, nella stessa seduta, ha anche esaminato ed approvato sette deliberazioni relative a riconoscimento di debiti fuori bilancio.
 
Agrigentonotizie
 
Aeroporto, il Consiglio comunale di Licata dice "no" al progetto
Con 23 voti contrari, uno solo a favore, e sei assenti, bocciata la proposta della Provincia regionale di Agrigento sulla realizzazione dell'infrastruttura
Redazione
Con 23 voti contrari, uno solo a favore (quello del consigliere Terranova), e sei assenti, il Consiglio comunale di Licata, nella seduta di ieri sera, dopo ampio dibattito, non ha approvato la "Proposta di deliberazione consiliare per il rilascio del parere ex art. 7 Legge Regionale 65/81 e successive modifiche ed integrazioni sul progetto della Provincia regionale di Agrigento relativo alla realizzazione di una infrastruttura per il trasporto aereo ed opere connesse nell'area territoriale centro meridionale siciliana in Provincia di Agrigento".
Invece, ad unanimità di voti (22 su 22 consiglieri presenti e otto assenti), il Civico consesso, presieduto da Saverio Platamone, ha approvato il regolamento comunale per la valorizzazione delle attività agroalimentari tradizionali locali. Istituzione della "Deco", Denominazione comunale di origine", dichiarandola immediatamente esecutiva.
Prima di procedere all'esame e alla votazione delle due proposte, il Consiglio comunale, nella stessa seduta, ha anche esaminato ed approvato sette deliberazioni relative a riconoscimento di debiti fuori bilancio.
 
Sicilia24h
 
Aeroporto, il Consiglio comunale di Licata dice "no" al progetto
Con 23 voti contrari, uno solo a favore (quello del consigliere Terranova), e sei assenti, il Consiglio comunale di Licata, nella seduta di ieri sera, dopo ampio dibattito, non ha approvato la "Proposta di deliberazione consiliare per il rilascio del parere ex art. 7 Legge Regionale 65/81 e successive modifiche ed integrazioni sul progetto della Provincia regionale di Agrigento relativo alla realizzazione di una infrastruttura per il trasporto aereo ed opere connesse nell'area territoriale centro meridionale siciliana in Provincia di Agrigento".
Invece, ad unanimità di voti (22 su 22 consiglieri presenti e otto assenti), il Civico consesso, presieduto da Saverio Platamone, ha approvato il regolamento comunale per la valorizzazione delle attività agroalimentari tradizionali locali. Istituzione della "Deco", Denominazione comunale di origine", dichiarandola immediatamente esecutiva.
Prima di procedere all'esame e alla votazione delle due proposte, il Consiglio comunale, nella stessa seduta, ha anche esaminato ed approvato sette deliberazioni relative a riconoscimento di debiti fuori bilancio.
 
Girgenti Acque: Ognuno si assuma le proprie responsabilità
Ringraziamo coloro i quali hanno speso parole di solidarietà nei confronti della nostra Azienda, in riferimento al vile attentato intimidatorio che abbiamo subito la notte tra sabato e domenica a Ribera.
Azioni come queste lasciano ampio spazio alle riflessioni e alla sensazione che Girgenti Acque SpA sia diventato il capro espiatorio per gli errori commessi dalla politica. Errori cominciati diversi anni fa e ai quali Girgenti acque sta cercando di trovare rimedio. Ma qualcuno vorrebbe usarci per fini personali, aizzando la popolazione contro Girgenti Acque, anche con false informazioni che rischiano di provocare conseguenze gravissime.
Adesso è giunto il momento che ognuno si assuma la proprie responsabilità.
Tutti, a cominciare dalla classe politica che fino a ora ha usato la Girgenti Acque solo quando gli faceva comodo.
I sindaci non si sono presentati alle assemblee convocate dall'Ato idrico, dove potevano modificare la struttura della tariffa secondo le esigenze della loro gente, lasciando che venisse approvata da un commissario nominato dalla Regione. Hanno tutti cavalcato l'onda Girgenti Acque per avere visibilità, per ottenere consensi che si trasformano in voti.
Hanno recentemente scoperto che è meglio remare contro l'Azienda, così, proprio grazie a un atteggiamento populistico, si assicurano i voti degli elettori. E tutti contro Girgenti Acque perché consapevoli che quest'Azienda non ha la possibilità di cambiare alcunché perché è obbligata ad applicare le regole che sono state impartite.
Ma non ci stiamo a passare per i carnefici del budget delle famiglie. Non ci stiamo a passare per delinquenti, ladri e chi più ne ha più ne metta. Siamo stanchi delle manovre dei politici che sfruttano la Girgenti Acque solo ed esclusivamente a proprio vantaggio senza mai tenere in considerazione (fatti e non parole) le esigenze dell'azienda e soprattutto della gente che li ha votati.
Non ci stiamo. Ed è per questo che è arrivato il momento in cui ognuno si assuma le proprie responsabilità. Devono capire il peso delle loro parole. Degli effetti che provocano alle persone già esasperate da altri problemi come la perdita del posto di lavoro, le tasse, l'iva, la benzina, i comuni che non pagano i dipendenti o le ditte che hanno svolto dei lavori. L'esasperazione, lo capiamo, è
grande. Ma distogliere l'attenzione da questi problemi per liberarsi dalle proprie responsabilità e fare capire che il male è solo Girgenti acque è gravissimo e irresponsabile.
La notte dell'intimidazione, tra le auto parcheggiate, quattro erano dotate di impianto a gas.
Auto parcheggiate a pochi metri dalle abitazioni. Gli imbecilli che, in maniera certosina, hanno cosparso le auto di benzina per poi appiccare il fuoco, hanno rischiato di causare la morte di bambini, donne e uomini che dormivano nelle loro abitazioni. Poteva succedere una strage.
Scusate, tutto questo non è comprensibile.
Ed è per questo che rivolgiamo un accorato appello alla Prefettura, alla Procura della Repubblica, alla Magistratura e alle Forze dell'ordine: per favore, monitorate attentamente ogni singola realtà della nostra provincia, prestate attenzione alle scelte strategiche prese dalla "macchina politica" affinché non abbiano più a ripetersi episodi di questa gravità.
E qualcuno spieghi ai cittadini che l'interlocutore non è Girgenti Acque ma proprio la politica. Loro hanno il potere di cambiare le cose, non noi. Noi siamo semplicemente esecutori di ordini impartiti.
Sappiamo che questa nota risulterà impopolare e la reazione della politica sarà quella di condannarci ancora una volta, così da ricevere ancora più consensi dalle piazze.
Siamo sempre disponibili a cercare soluzioni che vadano incontro alle esigenze della gente ma sempre e solo nel contesto delle nostre competenze e sempre all'interno delle regole e della legalità.
Le altre richieste è bene presentarle agli organi competenti e nelle sedi opportune, non a Girgenti Acque. E questo la classe politica lo sa. Ed è giunto il momento che lo spieghi ai cittadini prima che si ripetano episodi come quello accaduto a Ribera. Prima che succeda l'irreparabile.
 
Siciliainformazioni
 
Gli enti locali che possono sforare la stabilità.
I comuni virtuosi sono ricchi al Nord. In Sicilia solo vizi
I comuni virtuosi in Italia sono 143 su 9095. Sembra che prevalgano i vizi, dunque, piuttosto che le virtù degli amministratori locali nel Belpaese. Il governo vuole premiare le virtù, permettendo loro di allentare le rigidità del patto di stabilità interno. Costerà due miliardi di euro il premio, ma come si fa a impedire a chi ha risorse di spenderle per fare funzionare meglio la macchina amministrativa o dare servizi migliori ai cittadini?
Il fatto è che le virtù sono coltivate, stando ai bilanci, solo nel Nord del Paese. Appena si mette piede nel Centro Italia, le virtù sfioriscono. A Sud e nelle Isole, in pratica spariscono. Nel Mezzogiorno solo la provincia di Bari è virtuosa. E con Bari, Capri. In Sicilia, manco a parlarne: non esistono comuni virtuosi.
La territorialità delle virtù suscita qualche domanda. Possibile che le buone pratiche siano una caratteristica dei nordisti e le cattive pratiche allignino nel Sud d'Italia? Non è che Lombroso avesse ragione? E che Bossi, tutto sommato, non avesse torto, e insieme con lui, Giulio Tremonti, che degli amministratori siciliani ha detto peste e corna?
Per provare a rispondere a questi quesiti inquietanti, è utile dare uno sguardo alle città virtuose. Elenchiamone alcune: Abano Terme, Cortina d'Ampezzo, Jesolo, Peschiera del Garda, Stresa, Ivrea. Questo, forse, ci aiuta a capire. Le città che abbiamo elencato sono ricche per natura, piuttosto che virtuose.
Se è così, ricchezza e virtù starebbero insieme. Coerentemente, i comuni poveri sarebbero pieni di difetti, i comuni ricchi sarebbero un pozzo di virtù.
C'è qualcosa che non ci persuade. Se è compensibile che chi ha i soldi, abbia la possibilità di spenderli in qualche misura, non è affatto comprensibile che si premino i comuni virtuosi e si lascino i cittadini degli altri ottomila comuni che non sono giudicati tali, per via dei debiti, sprovvisti di servizi.
Siccome i comuni virtuosi hanno servizi mediamente migliori degli altri, grazie alle risorse di cui dispongono, dovrebbero essere i comuni poveri a ricevere quanto serve. Per una questione di equità.
I debiti possono essere certamente un segnale di cattiva amministrazione, specie se essi vengono accumulati nel corso degli anni a scapito dei servizi di prima necessità, ma possono anche essere giustificati dai maggiori bisogni. Se un comune siciliano, poniamo, non ha una buona edilizia scolastica, viabilità praticabile, trasporti funzionanti o altro, il comune deve indebitarsi per dare alla cittadinanza ciò di cui ha diritto. I residenti dei comuni virtuosi pagano le tasse nella stessa misura dei residenti dei comuni che non sono considerati tali.
Per queste ragioni ci pare che il premio ai comuni virtuosi, perché ricchi - se non lo è Cortina, quale comune dovrebbe esserlo? - non sia affatto condivisibile.
 
 

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