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Rassegna stampa del 23 ottobre 2013

GIORNALE DI SICILIA

IL NO ALLO SCALO "Difendiamo l'agricoltura" Aeroporto, i consiglieri: la scelta più opportuna Consiglieri comunali e giunta non ci stanno a passare per chi ha affossato, in via definitiva, la realizzazione dell'aeroporto di Licata. Nei giorni scorsi, infatti, la politica licatese è stata fatta oggetto di pesantissime critiche, da parte di politici ed associazioni, per la decisione di dare parere negativo alla Provincia di Agrigento circa la costruzione dello scalo. Ieri la giunta ed il consiglio hanno diffuso una nota con la quale difendono la propria posizione. 'Qualcuno — si legge nel documento — vuole avvelenare i pozzi e creare guerre inutili sulla vicenda dell'aeroporto. Licata da 40 anni è sistematicamente presa in giro su questo argomento, e senza un progetto sedo e fatti- bile abbiamo assunto la decisione più opportuna", il voto del consiglio era arrivato la settimana scorsa. L'unico rappresentante dell'assise a votare per l'aeroporto era stato Antonio Terranova, mentre tutti gli altri avevano detto no. "Tutto rimane — aggiungono consiglieri e giunta — nella più totale confusione. Si pensa di realizzare un nero- portino con una pista di appena 1,4 chilometri, per voli a breve di- stanza, i terreni sui quali si vuole costruire la struttura sono, al contrario di quanto sostenuto da qualcuno, irrigui. Non esistono più i fondi nel bilancio della Regione, I 30 milioni di euro sono stati stornati, Inoltre — si legge ancora nella nota — costruire lo scalo nei terreni delle contrade San Vincenzo e San Francesco significherebbe gettare sul lastrico oltre mille lavoratori che producono il 15 per cento del prodotto annuo dell'agricoltura licatese". 'Non uccidiamo — si conclude la nota firmata anche dal sindaco Balsamo e dal presidente del consiglio Platamone — il compatto agricolo continuando a vincolare terreni per un progetto che non vedrà mai la luce". (AAU)
ISTITUTO A RISCHIO. Incontro ad Agrigento Schiarita sul Toscanini Soddisfatto il direttore Dopo sei mesi l'istituto musicale provinciale "Arturo Toscanini" con sede a Ribera in via "esce da un'area di turbolenza che di fatto è stata superata grazie al fondamentale impegno della Provincia Regionale diAgrigento, che ha dato concreto riscontro alle appassionate richieste di studenti e loro famiglie". A sostenerlo è il direttore dell'istituto musicale Claudio Montesano a seguito di un nuovo incontro avuto con il Commissario stra ordinario della cx provincia dottor Benito Infurnari in sede di Conferenza Servizi con i vertici burocratici dell'Ente Provincia di Agrigento, istitutore e finanziatore dell'istituto Superiore di Studi Musicali"Toscanini", "In attesa che il Governo Regionale, con l'elaborazione del Bilancio di previsione 2014, concretizzi quanto assicurato nel vertice tenutosi a Palermo il 9 ottobre scorso presso l'Assessorato alle Autonomie Locali e di fronte al sempre più concreto pericolo di dismissione al 31 ottobre di questo Conservatorio di Musica dopo 23 anni di attività - ha dichiarato Montesano - il Commissario straordinario ha attivato una procedura d'emergenza coni' obiettivo di mantenere invita il Toscanini fino al- la sua regionalizzazione o statizzazione". Grande importanza viene data a questa procedura dal momento che con tale provvedimento si potrà dare avvio l'Anno accademico 2013/14 in attesa dell'approvazione del Bilancio regionale e quindi, della reale consistenza del relativo finanziamento alla Provincia. (TC)

SONDAGGIO Al tredicesimo posto a livello nazionale con una percentuale del 60,2 per cento, subito dopo Leoluca Orlando I SINDACI PIU' GRADITI DAI CITTADINI ZAMBUTO RESTA NELLE PRIME POSIZIONI
 
Marco Zambuto mantiene la posizione. Mantiene, nella graduatoria dei sindaci più graditi dai cittadini, le prime posizioni. Agrigento come Palermo. Palermo come Agrigento. Le due uniche città siciliane che, al momento, sono accomunate dai gradimento popolare dei propri cittadini nei confronti dei sindaci, il sindaco di Agrigento, Zambuto, si colloca, nella graduatoria nazionale dei sindaci più graditi dai propri concittadini, al tredicesimo posto con una percentuale del 60,2 percento, subito dopo Leoluca Orlando—sindaco di Palermo - che registra un 60,3 per cento. E il dato che emerge dalla diciannovesima edizione di "Monitor Città", sondaggio semestrale dell'istituto "Datamedia ricerche" che enumera i sindaci dei capoluoghi di provincia al di sopra del 55 per cento di gradimento dell'operato amministrativo. Gradimento che viene calcolato sulla base di un giudizio espresso dai cittadini. Sul totale di sindaci monitorati sono soltanto 36 quelli che entrano nella "top 55%". Nella classifica non sono inclusi i sindaci di nove città metropolitane. Il sondaggio è stato realizzato dal 22 aprile all'8 luglio dl quest'anno intervistando telefonicamente seicento cittadini agrigentini, selezionati per sesso ed età, a cui è stato chiesto: "Lei quanto si ritiene soddisfatto dell'operato del sindaco della sua città fino ad oggi?". Ed il 60,2 per cento ha risposto positivamente. "È un riconoscimento che mi gratifica — ha commentato, ieri, il sindaco Marco Zambuto —perché è certamente il frutto del-l'impegno che l'amministrazione comunale da me guidata ha profuso da anni per venire incontro alle esigenze dei cittadini e per risolvere i tanti problemi che una città come Agrigento quotidianamente fa emergere. Abbiamo sempre scelto, come metodo politico ed amministrativo distare tra la gente con umiltà e disponibilità e cercare soluzioni condivise per tirare fuori da una pesante crisi finanziaria ilComune. Anche questo risultato — ha concluso Zambuto - mi dà la forza di continuare nell'impegno quotidiano per poter offrire alla nostra città speranza di serenità e lavoro per tutti", Zambuto, come del resto anche Orlando, - per mantenere il parallelismo odierno —piacevano ai cittadini anche nella precedente edizione, la diciottesima appunto, dell'indagine di Monitorcittà. Nel marzo scorso, Marco Zambuto con un più 6,7 per cento, Giuliano Pisapia (Milano) con un più 5,0 per cento e Marco Doria (Genova) con un più 4,8 per cento erano i sindaci che aveva* no registrato la crescita più cospicua. (CR)
RICHIESTA TRASVERSALE. Da esponenti del Pdl, Patto per il territorio, Voce siciliana e Pid Gestione dei rifiuti a! Comune. Nuovo appello dei consiglieri «Prevenire è meglio che curare, soprattutto quando, in prospettiva, il male si rivelerebbe incurabile. Ai Comune di Agrigento non sfugga l'occasione storica di riassumere in proprio la gestione del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti. Il sindaco Zambuto raccolga l'appello appena lanciato dal presidente Crocetta affinché i sindaci siciliani non commettano gli stessi errori del passato, procedendo invece in modo radicale alla gestione diretta dei servizio». Così dichiarano i consiglieri comunali di Agrigento del Pdl, Patto per il territorio, Voce siciliana (Patti) e Pid Cantiere Popolare tra i primi sostenitori della gestione in house del servizio rifiuti da parte del Comune. I consiglieri affermano: «Inviteremo il ministro degli interni, Angelino Alfano, a sollecitare il Comune di Agrigento affinché la costituenda Commissione di controllo sulla transizione verso le nuove modalità digestione dei servizio dei rifiuti sia allargata anche a personalità tecniche dì rilievo, come, ad esempio, un magistrato contabile o un esponente della Prefettura, al fine di vigliare attentamente contro le intenzioni conservative già manifestate da Zambuto per riaffidare il servizio alle imprese esterne a beffa e danno delle tasche dei cittadini contribuenti.

LA SICILIA
Fronte Comune contro l'"aeroportino" LICATA, Si inasprisce la diatriba legata alla realizzazione dello scalo aeroportuale. Lo scorso quattordici ottobre, il Consiglio comunale ha deciso di non approvare la "proposta di deliberazione consiliare per il rilascio dei parere ex art. 7 Legge Regionale 65/81 e successive modifiche ed integrazioni sul progetto della Provincia Regionale di Agrigento relativo alla realizzazione di una infrastruttura per il trasporto aereo ed opere connesse nell'area territoriale centro meridionale siciliana in Provincia di Agrigento", In parole povere, niente aeroporto. Decisione che ha sollevato un vespaio di polemiche tra chi si è sempre dichiarato favorevole alla realizzazione dello scalo a Licata e chi invece considera di poca utilità un aeroporto "periferico" da edificare oltretutto su terreni interessati da pregiate colture agricole. Ieri la dura presa di posizione di Palazzo di Città con il sindaco Angelo Balsamo, la Giunta, la maggioranza del Consiglio Comunale e il presidente del civico consesso Saverio Platamone che hanno affidato la loro replica a una nota nella quale vengono respinte le accuse post votazione. «Una fabbrica di menzogne — si legge nel comunicato emesso dall'Ufficio Stampa del Comune — e un festival di demagogia che parte da Licata, passa da Agrigento per nascondere la verità sull'aeroporto. Politicanti di mestiere e qualche operatore o sindacalista vuole avvelenare i pozzi e creare guerre inutili sulla vicenda dell'aeroporto. Licata da quarant'anni è sistematicamente presa in giro su questo argomento e senza un progetto serio e fatti bile abbiamo assunto la decisione più opportuna)>. Sì passa poi ad analizzare aspetti più specifici e che, a parere di sindaco, Giunta e maggioranza, giustificano il no del Consiglio Comunale alla realizzazione dello scalo: «E' evidente — si legge nella nota — che non c'è un progetto serio. Tutto rimane nella più totale confusione. Si pensa di realizzare un aeroportino con una pista di 1,4km per voli di breve distanza (per intenderci gli aerei con l'elica) ». L'attenzione viene poi soffermata sulla parte economica: «1 30 milioni sono stati stornati e inoltre costruire l'aeroporto sui terreni delle Contrade San Vincenzo e San Francesco significherebbe mettere sul lastrico oltre mille lavoratori che producono il 15% del prodotto annuo dell'agricoltura licatese che equivale a circa cento milioni». Il finale della replica tira in ballo gli accusatori: «Gli attacchi rivoltici da politici senza poltrona e da qualche loro amico che mette la divisa da operatore turistico non ci spaventano perché a tutti loro vorremmo rivolgere una sola domanda: dove sono stati negli ultimi 40 anni? Non avremmo mai bocciato un progetto serio e capace di far crescere il nostro territorio. Ma siamo stanchi di essere presi in giro. Se qualcuno, rimasto senza poltrone, vuole rilanciare la sua immagine con progetti fantascientifici di aeroporti inesistenti noi diciamo No e lo ribadiamo nell'interesse della città)). Giuseppe Cellura

IL CASO Sovraffollato, si tenta di affidare per un giorno i minori alle famiglie Lampedusa, il "centro della vergogna" Oggi il sindaco fa rotta verso Bruxelles LAMPEDUSA. La vergogna dell'italia e dell'Europa è un camion di gelati che soma- li ed eritrei scappati dalla guerra e dalla fame hanno trasformato in casa; la vergogna dell'italia e dell'Europa sono tre bambini che hanno visto l'orrore in Siria e ora dormono su un materasso sporco abbandonato sotto un albero, assieme a centinaia di persone. Bisogna vederlo, il Centro di prima accoglienza e soccorso di Lampedusa: per capire come le parole spesso vuote della politica vanno in frantumi di fronte alla realtà. Là dentro sì sopravvive, non si vive. Non da oggi, ma da almeno due anni. Da quando, a settembre del 2011, i migranti esasperati per le settimane passate reclusi uno sopra all'altro e senza una colpa, diedero fuoco alla struttura, I segni di quell'incendio sono ancora tutti lì: un padiglione è interamente distrutto; un altro ha le tracce del fuoco sul tetto e all'interno. I profughi ospitati all'interno del centro sono troppi in confronto alla capienza della struttura. Da qualche settimana si sta cercando di fare in modo che almeno i bambini ospitati nel centro possano svagarsi ed interagire con la popolazione. Dopo avere allestito un'area dove è consentito loro di poter svolgere attività sportive, sull'isola stanno anche offrendo la possibilità di tenere in famiglia uno o più bambini per un giorno facendo passare loro una giornata diversa. Ma anche per fare questo, le lungaggini burocratiche stanno creando non poche difficoltà. Tutt'attorno alla struttura, dove solo pochi fortunati, soprattutto donne, hanno trovato un letto, c'è un mondo: fatto di materassi utilizzati per costruire ripari e teli termici - gli stessi che vengono gettati sulle spalle dei migranti appena soccorsi sui barconi - usati come tende. In centinaia vivono all'aperto, con il caldo e con la pioggia; ci sono uomini arrivati dalla Palestina, dalla Libia, dalla Siria. Donne velate e bambini. E sono proprio questi ultimi, con i loro sorrisi nonostante tutto e le loro corse tra le gambe dei grandi, la loro voglia di vita e la speranza di un futuro migliore, a dire che no, non è così che un Paese civile accoglie chi ha bisogno d'aiuto. «Mi vergogno, mi vergogno di queste condizioni, non siamo campioni dell'accoglienza. Siamo campioni dell'emergenza», ripete il sindaco Giusi Nicolini che oggi partirà alla volta di per Bruxelles dove esporrà anche questo problema. Il ministro dell'interno Angelino Alfano era riuscito a farlo svuotare, poi il numero elevato di arrivi ha fatto saltare il piano. Altro punto dolente per il centro di accoglienza è che alle volte accade che proprio per la distanza eccessiva dell'isola dal resto della Sicilia mancano attrezzature o generi di prima necessità, anche se c'è da sottolineare che la società che gestisce il centro è sempre riuscita a garantire un minimo di assistenza. ELIO DESIDERIO

CENTRODESTRA Berlusconi tace, le sue truppe litigano Alfano: non ho mai parlato di scissione Ma il Pdl resta in bilico GABRIELLA BELLUCCI ROMA, "Lavorerò per l'unità intorno a Berlusconi" e la Legge di stabilità "non è il quinto Vangelo". Angelino Alfano, ancora una volta, corre ai ripari di fronte all'inasprirsi dei conflitti interni al Pdl. Smentisce che i governativi puntino alla scissione, assicura che il ventennio berlusconiano "non è finito", e apre a "miglioramenti" della manovra economica, lanciando un solo altolà: "Se l'approccio è 'non va bene nulla', il sospetto è che si voglia far cadere il governo". All'indomani dei botta e risposta a brutto muso (Gaetano Quagliariello contro Nitto Palma sulla durata dell'esecutivo, e governativi contro lealisti sulle critiche alla Legge di stabilità) il Pdl ha spostato nella maggioranza l'asse dello scontro. Sulla vicenda della commissione Antimafia il partito ha intavolato col Pd una battaglia al fulmicotone, seminando altre mine sulla stabilità del governo. Molti dirigenti, a partire dai capigruppo, si sono affrettati a dare per vacillante la coalizione, ma non i vertici, nè tantomeno i ministri. Anche Berlusconi continua a tacere, concentrato com'è sugli sviluppi parlamentari del voto sulla sua decadenza. A Roma dovrebbe tornare oggi o domani e sembra sia intenzionato a convocare un Ufficio di presidenza per mettere a confronto le fazioni belligeranti e riprendere in mano il partito. Una soluzione che dovrebbe riportare ordine in vista del varo di Forza Italia (già ampiamente in ritardo sulla tabella di marcia anche per questioni finanziarie), ma che non sarà affrontata subito. Non prima, appunto, che si sbrogli la matassa della decadenza, sulla quale Berlusconi ha incassato ieri l'ennesima doccia fredda dal Quirinale, che ha smentito l'esistenza di patti per garantirgli* "l'agibilità politica". La partita si giocherà solo nell'Aula del Senato, dove lo smottamento di Scelta Civica sta aprendo spiragli utili per il Cavaliere, e al tempo stesso vischiosi, perché hanno rafforzato il potere contrattuale dei governativi. E con animo relativamente tranquillo, quindi, che Alfano rinnova l'impegno a lavorare per tenere unito il partito, chiarendo di "non aver mai pronunciato la parola scissione". Alcuni dei suoi, invece, pare l'abbiano minacciata l'altro giorno di fronte agli attacchi di falchi e lealisti alla Legge di stabilità, che ha fatto uscire allo scoperto 24 senatori in difesa del governo. Un altro segnale di forza (pure numerica), che ha costretto ieri i lealisti a mordere il freno, lasciando ad Alfano il ruolo nobile di mediatore. "Questa manovra può essere migliorata, e anche molto, dal lavoro del Parlamento", concede il vice-premier, a patto che ci sia "un approccio costruttivo". In altre parole: niente passi falsi contro il governo con la scusa delle tasse. In attesa che Berlusconi batta un colpo, è Raffaele Fitto a stare sulle spine. A lui, nei giorni scorsi, il Cavaliere aveva detto di concordare con l'idea di azzerare gli incarichi per depotenziare il segretario. Ma il tempo passa e la sfida con Alfano per la contesa della leadership diventa più complicata. "Non ci penso proprio a lasciare", avrebbe confidato Fitto ai suoi, convinto che Berlusconi non la darà vinta al delfino quando avverrà il passaggio a Forza Italia. Una prospettiva che Alfa- no non nomina da settimane, parlando invece di "centrodestra" e "movimento" al posto di Pdl o Fi, anche in funzione del progetto coltivato con l'Udc e gli ex montiani di Maria Mauro per dare vita, alle Europee, ad un soggetto più tarato al centro. E' quello il primo traguardo di legislatura a cui mirano i governativi, e che gli avversari vorrebbero sabotare con la caduta anticipata del governo.

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