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Rassegna stampa del 13 dicembre 2013

 LA SICILIA


Non c'è intesa tra Girgenti Acque e i sindacati sulla trasparenza antimafia dei dipendenti
Girgenti acque e i sindacati si "scontrano" sulla legalità. E' rientrato infatti solo dopo un impegno formale della società di Marco Campione lo stato di agitazione che le sigle Filctem Cgil Femca Cisl Uiltec avevano annunciato nei giorni scorsi dopo che l'ente gestore del servizio idrico aveva avviato la distribuzione di un questionario di trasparenza ai propri dipendenti. Un documento che, precisano i sindacati, non è stato concordato con loro e che impegnava i dipendenti a comunicare alla ditta tutti i parenti e gli affini arrivando fino oltre il quarto grado, inserendo anche i legami non "istituzionalizzati", come il fidanzamento e la convivenza. Tutto in chiaro fino al numero complessivo di 28 parenti. Troppo per le organizzazioni sindacali, che hanno chiesto all'azienda di fermare la distribuzione del questionario perché, a loro parere, lesivo della dignità dei lavoratori e in violazione delle leggi in materia di protezione dei dati personali e sensibili. I sindacati, inoltre, accusano la Girgenti acque di aver sostanzialmente scavalcato la loro azione, annunciando un mese fa l'intenzione di realizzare un protocollo d'intesa con la Prefettura senza però poi proseguire il confronto con le associazioni dei lavoratori. Un mero atto di trasparenza per la società, che in questo modo voleva prevenire eventuali contestazioni da parte della Prefettura e soprattutto informative atipiche antimafia ma che adesso, dopo l'avvio delle procedure di raffreddamento svoltesi nella giornata di ieri, ha scelto di bloccare tutto fino a che non si sarà scelta una linea unitaria con i sindacati e gli organi competenti. Le associazioni dei lavoratori, dal canto loro, chiedono garanzie per i dipendenti già in forza (i quali a loro tempo hanno già fornito i casellari giudiziari) e stimolano l'azienda ad indirizzare i controlli a partire dalle future assunzioni e sui contratti con imprese appaltatrici e fornitori. A questo, spiegano ancora, si dovrà aggiungere una maggiore trasparenza sul fronte delle stesse assunzioni, trattandosi di un privato che però gestisce un pubblico servizio. Tutte richieste che saranno adesso al centro di un confronto con la società, la quale dal canto suo pare vorrà garanzie totali sul rispetto di quanto prevede la legge e anche le sentenze già pronunciate nel recente passato. GIOACCHINO SCHICCHI


Girgenti Acque, il caso all' Ars
SCIACCA. Delegazione convocata dalla Commissione Ambiente sulle denunce
Una delegazione saccense formata dai componenti del Comitato per la Sacralità dell'acqua, dall'assessore comunale di Sciacca Gaetano Cognata, dal consigliere comunale Simone Di Paola, dal sindacalista della Cgil Franco Zammuto, è stata ricevuta in audizione dai componenti della IV Commissione Ambiente dell'Ars. L'audizione è stata allargata al sindaco di Ribera Carmelo Pace, al commissario della Provincia di Agrigento Benito Infurnari ed ai vertici di Girgenti Acque, il presidente Marco Campione ed i dirigenti Ponzo, Carlino e Giuffrida. Per la Commissione parlamentare c'erano il presidente Giampiero Trizzino ed i componenti Matteo Mangiacavallo, Enzo Fontana e Margherita La Rocca Ruvolo. Si è discusso principalmente di tariffe e di disservizi, terni che fanno parte anche dell'esposto che viene esaminato dall'Antitrust. Ma ciò che sta facendo discutere è la denuncia di una delle associazione che fanno parte del comitato, L'Altra Sciacca, secondo la quale il sindaco Pace avrebbe definito «eccellente» il servizio offerto dalla Girgenti Acque mentre l'assessore Cognata avrebbe parlato di servizio «migliorato». Per entrambi il problema risiederebbe soltanto nella tariffazione per gli utenti, Il comitato oggi terrà una conferenza stampa, ma gli amministratori di Sciacca e Ribera hanno voluto fare delle precisazioni: «Non ho assolutamente detto — tiene a precisare l'assessore Cognata — che il servizio idrico è eccellente (anche perché non lo penso) ma solamente migliorato rispetto al servizio Eas, a fronte purtroppo di costi oggi insostenibili. Pertanto è errata l'interpretazione che è stata data al mio intervento in quanto non rispecchia il mio pensiero nè quello dell'amministrazione comunale». GIUSEPPE RECCA




INIZIATIVA DELL'ASSESSORE REGIOALE MARIELLA LO BELLO
La Galatea esamina il mare san leonino
Campioni del mare di San Leone saranno prelevati stamattina, al largo della borgata marinara agrigentina, dalla imbarcazione oceanografica «Galatea» per conto dell'Arpa e quindi del Dipartimento regionale Territorio e Ambiente. Il prelievo sarà eseguito su impulso dell'assessore regionale Mariella Lo Bello la quale in questo modo intende tenere sotto costante monitoraggio il litorale agrigentino. La Galatea è partita ieri da Marina di Ragusa ed è giunta ieri pomeriggio a Porto Empedocle. Stamattina alle 8 prenderà il largo per dirigersi alla volta della costa di San Leone e procedere al prelevamento dei campioni. «Questo è tutto quello che noi possiamo fare - spiega lo stesso assessore - per dare il nostro contributo nell'affrontare il problema dell'inquinamento marino di San Leone. Tenere sotto controllo la qualità dell'acqua e segnalare i risultati che ne verranno fuori. La soluzione del problema ovviamente è ben altra cosa». E la soluzione sta dunque nella necessità di accelerare l'iter per la realizzazione da una parte della condotta che servirà ad addurre i reflui del vecchio centro di San Leone dalla centrale di sollevamento (ex depuratore) di Villaggio Peruzzo all'impianto di depurazione di Sant'Anna, dall'altra per la realizzazione del megadepuratore di Fiume Naro che servirà a trattare i liquami di Villaggio Mosè, Zingarello, Cannatello e del centro abitato di Favara. Il primo progetto è stato già approvato (compresa la variante al prg) e tra poco potranno cominciare gli espropri e potrà essere aperto il cantiere:
con un pizzico di fortuna si potrebbe anche completare l'opera entro l'estate. Il secondo è ancora in fase di approvazione.


Bianchi: «Bilancio, la linea è approvare entro l'anno.
Probabile ricorso all'esercizio provvisorio. Il 17 conferenza capigruppo
Il disegno di legge di stabilità e il Bilancio 2014 sono stati trasmessi ieri dal governo all'Ars. Ma la loro approvazione entro il 31 dicembre, è a rischio. Il ricorso all'esercizio provvisorio è incombente. Una probabilità da non scartare, anche se per l'assessore regionale all'Economia, Luca Bianchi, «non è questa la linea del governo. E' nostra intenzione procedere all'approvazione entro il 31 dicembre, a mio avviso, possiamo arrivarci ancora. Se così non fosse dobbiamo assolutamente salvaguardare i precari. Dovremo orientarci verso una soluzione diversa per evitare un'impugnativa del Commissario dello Stato». Bianchi, replicando alle accuse rivolte al governo per il ritardo nel presentare i documenti finanziari, ha aggiunto: «Se devo assumermi le responsabilità dei ritardi, sono anche disposto a farlo, ma la colpa è della politica, delle polemiche su rimpasti e rimpastini che hanno fatto slittare di un mese l'approvazione delle variazioni di bilancio». Per martedì la conferenza dei capigruppo. «Dovrà essere il governo - ha sottolineato il presidente dell'Ars, Giovanni Ardizzone - a dirci se occorrerà ricorrere all'esercizio provvisorio e per quanti mesi».
I contenuti della manovra in gran parte sono noti: sarà abolito il fondo per le Autonomie locali perché ai comuni sarà devoluto 18,47% del gettito Irpef. Inoltre, potrà essere acceso un mutuo di 60 milioni di euro per destinarli agli enti locali per investimenti, mentre per le Province sono previsti 10 milioni di euro per garantire i servizi socio-assistenziali ai disabili e il pagamento degli stipendi. Circa 100 milioni di euro di risparmi sono previsti in sanità per l'acquisto di beni e servizi, applicando i costi standard. Fino al 2016 è vietata alle università siciliana la possibilità di attribuire borse di studio agli specializzandi in medicina, I servizi di pulizia saranno svolti dalle società di servizi regionali e non più da imprese esterne. Per esempio, i lavoratori della Sas (ex Multiservizi, Beni culturali e Biosphera) potranno essere impiegati nei servizi aggiuntivi dei musei regionali.
Per i forestali che vengono riuniti sotto un'unica regia, lo stanziamento è di 180 milioni di euro, a fronte dei 300 del 2013. Il resto delle giornate lavorative sarà garantito con l'utilizzo nelle opere
per il ripristino delle aree a dissesto idrogeologico, utilizzando fondi europei. Per sfoltire i ranghi dei precari, i bandi di gara dovranno prevedere particolari benefici per le imprese che assumeranno questi lavoratori a tempo indeterminato. Alcune norme riguardano la possibilità di affidare ai senza tetto le case costruite abusivamente, acquisite dai comuni. Per le giovani coppie e le coppie di fatto sono previste agevolazioni bancarie per l'acquisto della casa. Società partecipate: resteranno in vita quelle ritenute strategiche, come Ast, Sas, Sac, Sicilia e Servizi, Riscossione Sicilia, lrfisfin Sicilia, Sviluppo Italia Sicilia: Siciliacque, Parco scientifico e Seus (118). Il risparmio previsto è di 38 milioni di euro. Per il trasporto pubblico locale, il finanziamento sarà ridotto di 20 milioni di euro. LILLO MICELI


PRECARI
Per la proroga è in arrivo un emenda mento del governo
Il governo Letta presenterà un proprio emendamento alla Legge di stabilità per consentire la proroga dei contratti dei circa 24 mila precari della pubblica amministrazione in Sicilia, i cui contratti scadono il 31 dicembre. E quanto emerso nel corso dei lavori della commissione Bilancio alla Camera con il viceministro all'Economia Stefano Fassina e il relatore della Legge di stabilità Maino Marchi. Gli emendamenti già presentati saranno, dunque, accantonati, per lasciare posto ad un unico testo, che dovrebbe essere pronto in settimana e che dovrebbe includere anche i precari di altre regioni italiane. A questa soluzione si sarebbe giunti perché senza una deroga al Patto di stabilità non sarebbe possibile procedere al rinnovo dei contratti dei precari di una cinquantina di comuni e due province siciliane. «Il governo ha preso una posizione chiara, è un primo passo importante - dice il deputato Pd Angelo Capodicasa, componente della commissione Bilancio della Camera -, siamo in attesa del testo per verificare se sarà in grado di risolvere il problema e in che misura».


Salso, alveo trascurato
I Rangers denunciano una situazione di pericolo in contrada Bifara, tra Licata e Campobello Appello alla Regione affinché si intervenga preventivamente invece di attendere la calamità
Terra e acqua in primo piano per la sezione provinciale Ranger, che attraverso il presidente Antonio Turco, responsabile anche del distaccamento di Campobello di Licata, sta monitorando il corso dei fiumi e dei ruscelli della provincia, in sinergia con il gruppo Ranger licatese di cui è responsabile Vincenzo Alotto, concentrando in particolar modo l'attenzione sulle condizioni del fiume Salso, con un occhio di riguarda all'area che parte da contrada Bifara, territorio tra Licata e Campobello a ridosso del fiume Salse, fino ad arrivare alla piana di Licata, riscontrando nel tragitto spiacevoli visuali. «La zona - spiega Turco - è monitorata dall'associazione Ranger da circa sei mesi, Abbiamo constatato un peggioramento delle condizioni dell'area di contrada Bifara a ridosso del fiume che sfocia nel Mediterraneo. Si tratta di una superficie che, nonostante non sia facilmente praticabile, risulta invasa da materiali gettato sul posto a causa dell'incuria di coloro i quali deturpano il territorio abbandonando oggetti ingombranti di diverso genere, tra cui pneumatici, elettrodomestici e rifiuti speciali. Pare che, da diversi anni, chi di competenza non si sia occupato neanche di monitorare l'alveo del Salso, oltre che di controllare le condizioni dell'area che da Bifara arriva fino alla piana di Licata. L'attenzione da parte nostra - continua il presidente provinciale - è massima, stiamo infatti valutando insieme alla presidenza nazionale di prendere qualche provvedimento, affinché si possa conoscere ed affrontare la problematica dell'area di contrada Bifara. Chiediamo alla Regione e a chi di competenza di provvedere prima possibile, cautelandosi e non attendendo emergenze». Sul fiume Salso interviene il responsabile Ranger della sezione di Licata, Vincenzo Alotto, il quale esorta chi di competenza a porre l'attenzione sulla zona della foce, molto ricca di canneti, ed esorta a mettere in atto una bonifica del letto del fiume e tutto ciò che si renda necessario al fine di ovviare ad un eventuale rischio idrogeologico. «Il nostro operato sul territorio ci porta ogni giorno a contatto con realtà non sempre piacevoli, come il deturpamento dell'area di Bifara a stretto contatto con il fiume Salso, di cui a preoccupare — continua Alotto - è anche la mancanza di rilevatori del livello idrometrico delle acque fluviali. E' chiaro che il lodevole lavoro della Protezione Civile e delle associazioni di volontariato, non bastano, pertanto sulla scia di quanto accaduto in Sardegna, è necessario che la Regione, si mobiliti al fine di attuare un buon meccanismo preventivo». GLORIA INCORVAIA


ITALIA OGGI


Dato che per riuscire ad abolirLe tutte bisogna modificare la carta Costituzionale
Le Province ora saranno svuotate
Avendo molti meno compiti saranno ridotte a simulacri
Lo "svuota Province", meglio conosciuto come Decreto Delrio, dal nome del ministro degli Affari regionali, si accinge a "portare a casa il risultato". Chiaramente le voci contrarie si sono levate immediatamente, perché gli interessi toccati non sono di poco conto. Oltre alle proteste dei politici e degli amministratori provinciali, nelle ultime settimane si è levata contro questa prospettiva la voce del mondo accademico tramite l'appello di quarantadue costituzionalisti. Secondo loro, nella riforma Delrio rimane un problema di fondo: la costituzionalità del taglio delle Province.
Effettivamente al fine di eliminarle tutte è necessario una modifica della Carta. Quello di cui si sta parlando in questo momento è «svuotare» i poteri attuali delle Province e riassegnarli principalmente ai Comuni. Nel caso il personale delle Province venisse riassegnato alle Regioni, infatti, paradossalmente aumenterebbero i costi, in quanto i salari sono più alti di quelli riconosciuti ai funzionari comunali e provinciali. Quindi la riforma compie un primo passo importante, ma è necessario che il Parlamento vada in direzione decisa verso la modifica costituzionale, se davvero si vorrà arrivare all'obiettivo. Dopo la riforma attuale le Province manterranno poche funzioni, mentre molte potrebbero essere riassegnate ai Comuni e alla Città metropolitane. Insieme al taglio delle Province è necessario ridisegnare quelle amministrazioni che furono pensate secondo la stessa logica delle Province. Per esempio, le Prefetture andrebbero riaccorpate, come previsto anche dalla riforma Monti, poi bocciata dalla Consulta, e come chiesto dal Rapporto Giarda. Con un taglio delle Prefetture e la riorganizzazione territoriale, i risparmi aggiuntivi all'eliminazione del livello provinciale potrebbero addirittura raddoppiare, ma vi è un serio rischio che pochi sottolineano nel passaggio dalle Province alle Città metropolitane. Esse sono infatti istituite sia dal Parlamento italiano che dalle Regioni a Statuto speciale e il metodo di scelta è molte volte legato a criteri politici e non certo di efficienza. Con la legge delega 42 del 2009 si è aggiunta alle nove città metropolitane anche Reggio Calabria. Il criterio di scelta tuttavia non fu certamente legato né alla grandezza del territorio provinciale, né al numero degli abitanti, né al numero di Comuni presenti (i tre criteri utilizzati per «salvare» le Province dagli accorpamenti). Se infatti si va a vedere il numero di abitanti nella Provincia di Reggio Calabria si scopre che si trova al solo trentunesimo posto con poco più di 566 mila abitanti. Cuneo, ad esempio, è più grande con oltre 592 mila cittadini. È allora il criterio dell'ampiezza del territorio ad aver fatto diventare Reggio Calabria una grande città? Non sembra visto che il territorio reggino è il 46% di quello cuneese. Il numero di comuni, infine, è inferiore ad esempio a quello della Provincia di Como e dunque anche per la scelta delle Città metropolitane non si è usato il criterio dimensionale o efficientistico. Quante sono le Città metropolitane? Il Parlamento ne ha individuate dieci: oltre a Reggio Calabria, vi sono Bari, Bologna, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Torino, Roma e Venezia. Vi sono poi quelle individuate dalle Regioni a Statuto Speciale: Cagliari, Catania, Messina, Palermo, Trieste. Ancora una volta, anche per la scelta delle regioni a Statuto speciale, si evidenzia come la Sicilia abbia scelto di avere il 20% della totalità delle città metropolitane. Catania e Palermo sono effettivamente due grandi città, anche se vi è il dubbio che vi ci possa essere più di una città metropolitana per Regione. Infatti, la Lombardia avrebbe tutto il diritto di fare diventare Città metropolitana Brescia, che come provincia conta più abitanti di Palermo o Catania. Ma il caso più eclatante è la Provincia di Messina, che è diventata Città metropolitana, nonostante abbia meno abitanti e un'estensione territoriale inferiore alla Provincia di Perugia. Ancora una volta, «fatto il Decreto» si trova il modo di aggirarlo. Il problema irrisolto è quello che non esiste una visione complessiva e si agisce troppo spesso per singolo livello di Governo, senza riuscire mai a intaccare una struttura consolidata nel tempo e dagli interessi. Le Città metropolitane in sé potrebbero essere utili, ma non ai fini politici, ma per una responsabilizzazione della classe politica su un territorio più ampio rispetto al Comune. Andrea Giuricin


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