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GIORNALE DI SICILIA

Cupa, a rischio nel prossimo anno quattro corsi su sei «Mancano i fondi»
L'Università della città della Valle dei templi rischia di perdere i corsi di laurea in Archeologia e Beni culturali. Tutto è messo nero su bianco in una deliberazione del Consiglio di amministrazione del Cupa datata 24 gennaio, nella quale il Cda stabilisce una vera e propria sforbiciata all'offerta formativa per l'anno accademico 2014/2015. Su sei corsi sono salvi solo le lauree magistrali in Architettura e Giurisprudenza, mentre, dice il Cda, saranno mantenuti i corsi di laurea in Beni culturali e la specialistica in Archeologia «ove l'Ateneo riducesse la compartecipazione dal 50 al 35 per cento», Il riferimento è alla convenzione che il Cupa ha stipulato nel 2013 con Unipa e che sposta a carico del Consorzio la metà delle spese necessarie al proprio sostentamento. Un carico insostenibile per le casse dell'università agrigentina, che se nel 2013/2014 aveva speso 1,835.202 euro, quest'anno ne dovrebbe spendere 2.650.290. In favore di uno spiraglio di salvezza per i corsi a sfondo archeologico si era espi'esso, durante il Cda, anche il coordinatore dei poli decentrati Ettore Castorina, subordinando però tutto, come è evidente, alla copertura economica. Condannati all'esilio sembrano invece i corsi in Servizio Sociale, Ingegneria informatica e ingegneria gestionale.
«In questa fase — spiega il presidente del Consorzio Maria Immordino — si tratta unicamente di una proposta formulata stante le gravi condizioni dei nostri bilanci. E' una linea che è stata seguita da tutti i poli decentrati, come ad esempio Trapani. Oggi incontrerò il rettore Lagalla e con lui ragioneremo su quali potrebbero essere le soluzioni e se in questa fase è possibile rivedere anche solo in parte la convenzione. Dobbiamo guardare in faccia alla realtà: sono cosciente che sarebbe un delitto eliminare corsi che lavorano bene o che hanno un diretto sbocco sul territorio, come Archeologia e Beni culturali, ma purtroppo con le nostre risorse non possiamo fare altro».
Insomma, nonostante le numerose economie annunciate ad attuate da parte dell'università agrigentina — come l'eliminazione del personale comandato da altri enti, che gravava sul bilancia in modo comunque significativo — non si annuncia un futuro sereno. A gravare sul destino del Consorzio, tra l'altro, anche l'impugnativa del commissario dello stato contro la legge di stabilità regionale, che blocca il milione di euro circa che era stato destinato a dare un po' di respiro al Cupa.
GIOACCHINO SCHICCHI

Locali pronti in primavera
IPIA ENRICO FERMI. I lavori non sono ancora stati ultimati. Poi si dovrà procedere agli allacci Infine si potrà predisporre il trasloco. Tutto ciò potrà essere ultimato alla fine dell'anno scolastico
Difficilmente gli studenti dell'istituto professionale Enrico Fermi di Agrigento potranno trasferirsi nei nuovi locali della zona industriale entro la fine dell'anno scolastico in corso, ma è assolutamente certo che ciò potrà avvenire con l'inizio dell'anno 2014/2015. Come si ricorderà, lo scorso 18 novembre vennero consegnati all'impresa di Favara che li sta eseguendo i lavori di sistemazione dei locali della zona industriale assegnati dalla Provincia regionale all'istituto dopo la chiusura della sede naturale di quest'ultimo a Calcarelle. Da quella data decorrono quattro mesi di tempo per completare l'opera, per cui è presumibile che la consegna alla Provincia possa avvenire tra la fine di febbraio ed i primi di marzo. La Provincia successivamente dovrà provvedere al trasferimento dei locali alla presidenza della scuola, ma questo non significa che si potrà operare immediatamente il trasferimento, Bisognerà allacciare tutte le utenze (energia elettrica, acqua, gas, eccetera), procedere alla sistemazione logistica di tutte le strutture della scuola e poi procedere materialmente al trasloco degli uffici e delle aule. Probabilmente, nella migliore delle ipotesi, andrà via tutto il mese di marzo e parte di aprile. A quel punto è probabile che la presidenza decida di completare l'anno nelle attuali condizioni e di sistemare per bene e con calma ogni cosa per l'inizio del prossimo anno scolastico. A maggior ragione se la consegna dovesse avvenire con tempi ancora più lunghi. Nei nuovi locali l'Ipia Fermi dovrebbe trovare completa e definitiva sistemazione, ma la capienza della nuova sede è condizionata dal numero di iscrizioni che si registreranno da ora alla fine di febbraio. Se il numero delle classi, attualmente fermo a 37, dovesse tornare ai livelli di qualche anno addietro (due anni fa erano 43) comincerebbero a sorgere problemi di capienza e la necessità di trovare altre soluzioni per evitare il sovraffollamento delle classi e per garantire una tranquilla attività didattica agli studenti che scelgono questo istituto. Con ogni probabilità dunque soltanto dopo un anno e mezzo (ma potrebbero diventare due) dalla scoperta che l'edificio in cui era allocata la scuola venne costruito con cemento depotenziato sarà possibile far tornare la scuola alla normalità. Nel frattempo si è andati avanti con soluzioni di fortuna che hanno consentito la pro secuzione dell'attività didattica.
SALVATORE FUCÀ

ARS. In commissione Affari istituzionali concluso l'esame del testo, Ncd contesta
Via libera alle città metropolitane e alla trasformazione delle Province
GIOVANNI CIANCIMINO
PALERMO, Il presidente della Commissione Affari Istituzionali, Antonello Cracolici, ritiene che il testo della riforma delle Province possa essere esitato domani. I tempi sono stretti; entro il 15 febbraio, data di scadenza della gestione commissariale in proroga, almeno l'Ars dovrebbe dare il voto definitivo. Ieri la commissione ha approvato gli articoli 1, 2, 7 e 8, «Si istituiscono le città metropolita- ne: i comuni di Palermo, Catania e Messina assumono così la denominazione di Città metropolitane. In sede di prima applicazione, il territorio delle Città metropolitane coincide con quello dei rispettivi comuni, Il sindaco, il consiglio comunale e la giunta comunale assumono rispettivamente la denominazione di Sindaco metropolitano, Consiglio metropolitano e Giunta metropolitana e continuano ad esercitare le funzioni loro attribuite.
Sono organi della Città metropolitana: la Conferenza metropolitana, composta dai sindaci dei comuni compresi nella Città metropolitana; il Sindaco metropolitano; la Giunta metropolitana, eletta dalla Conferenza metropolitana. Gli organi della Città metropolitana sono eletti con sistema indiretto di secondo grado e restano in carica e anni».
Entro sei mesi i comuni compresi nelle aree metropolitane possono distaccarsi dal libero consorzio di comuni di appartenenza per aderire alla relativa Città metropolitana. Le 9 Province regionali assumono la denominazione di "liberi consorzi di comuni". L'ente consortile ha personalità giuridica, I liberi consorzi comunali continuano ad esercitare le funzioni già attribuite alle province regionali; ad utilizzare le risorse finanziarie, materiali e umane già di spettanza delle corrispondenti province; si avvalgono delle sedi già in uso alle corrispondenti province. Al personale dei liberi consorzi è attribuito lo status giuridico-economico già in godimento presso le province regionali.
Entro sei mesi, i comuni appartenenti ad un libero consorzio, possono aderire ad altro libero consorzio, che abbia continuità territoriale con il comune interessato. Non è ammessa l'adesione di un comune ad altro libero consorzio qualora, per effetto del distacco, la popolazione del libero consorzio di provenienza subisca una riduzione in misura superiore al venti per cento rispetto alla popolazione dello stesso libero consorzio quale risultante dai dati dell'ultimo censimento ufficiale,
Ma per Nino D'Asero (capogruppo del Ncd). «Non c'è una proposta conducente, Crocetta rifletta, non possiamo per- metterci una seconda bocciatura (del Commissario dello Stato, ndr). Permane un clima di confusione determinato dalla fretta di pervenire, entro il 15 febbraio, all'approvazione della riforma. Occorrerebbe un confronto più sereno per approfondire le problematiche. Già l'approvazione degli art. 7 e 8 hanno fatto emergere interrogativi sui criteri di aggregazione territoriale delle Città metropolitane, sull'organizzazione delle reti di servizi, sugli organi di gestione, sulla formazione di una nuova burocrazia più vicina ai cittadini e su una conseguenza affiorante; l'agevolato accesso a benefici delle Città metropolitane a discapito delle aree periferiche che, invece, rimarrebbero fortemente penalizzate».
Per Giuseppe Milazzo (Ncd) «non è pensabile escludere i cittadini dalla vita democratica e dalle scelte territoriali, I presidenti dei Liberi Consorzi siano eletti direttamente dal Popolo.

LA SICILIA
AMBIENTE. Per realizzare "lavori verdi" sul territorio
Progetto "Green jobs"
La Provincia è partner
La Provincia torna ad essere partner del progetto "Green jobs opportunities". Per il secondo anno consecutivo, infatti, l'Ente parteciperà al progetto "Gjo" promosso e cofinanziato dall'Unione Province Italiane nell'ambito del programma Azione Province Giovani anni 2013, in partenariato con la Provincia di Lecce (ente capoffia) e il Cts. li progetto si propone di ideare e realizzaie una serie di iniziative finalizzate alla promozione dei "lavori verdi" e della sostenibilità nelle Provincie di Lecce e Agrigento, rivolte a giovani studenti universitari o neolaureati di età compresa tra i 20 e i 30 armi Nello specifico, il progetto mira a informare ed orientare studenti universitari o neo- laureati nella valorizzazione di beni ambientali e culturali, e successivamente a supportarli nella ideazione e creazione di idee imprenditoriali innovative nel settore della green economy. In particolare, i giovani saranno diretta mente coinvolti nelle seguenti attività: un percorso informativo e di orientamento; un percorso di sostegno alla creazione di start up nel settore della green economy che si propone di favorire l'elaborazione di idee imprenditoriali innovative legate soprattutto alla valorizzazione del territorio.

RACCOLTA DEI RIFIUTI Per il primo cittadino elezione del gruppo dirigente da rifare.
Srr, il sindaco contesta il Cda
«Si convochi l'assemblea»
Il sindaco Carmelo Pace ha richiesto la convocazione dell'assemblea dei sindaci per valutare la nuova situazione che si sarebbe venuta a determinare in seno al neo Consiglio di amministrazione della Srr, eletto a fine novembre e che, per decisione dei sindaci che sono stati serviti in passato per la raccolta dei rifiuti dalla Sogeir di Sciacca (ad esclusione dei sindaci di libera, Caltabellotta, Calamonaci e Sciacca), è presieduto dall'ex presidente e liquidatore della Sogeir il saccense Vincenzo Marinello. La richiesta fa seguito ad una nota trasmessa nei giorni scorsi dal commissario straordinario Loredana Ferrara Questa ha esaminato quanto avvenuto in occasione dell'elezione del Cda della nuova Srr ed è arrivata alla determinazione di chiedere ai sindaci di "porre in essere con particolare sollecitudine, quanto necessario per la composizione dell'organo d'amministrazione secondo le direttive adottate in materia". In pratica il commissario straordinario ritiene che le nomine effettuate allora (era il 25 novembre) nei confronti del presidente Vincenzo Marinello, nonchè del' avvocato Alberto Di Carlo e del sindaco di Villafranca sicula Domenico Balsamo, chiamati a guidare il nuovo organismo che si occuperà digestione dei rifiuti nell'hinterland, "sembrerebbero non rispettare" quanto previsto nella direttiva assessoriale regionale. In caso di inerzia da parte dei sindaci il commissario aveva reso noto che si sarebbe sostituito a loro esercitando i poteri previsti dalle norme in materia. "Ritengo che sia necessario indire presto una riunione in tal senso - ha sostenuto ieri Pace - per chiarire tutta questa vicenda". Il "caso" e ora all'attenzione di sindaci e di esponenti del governo regionale per capire se Marinello e gli altri dirigenti potranno o meno restare alloro posto. -

LiveSicilia

Province, avanti piano
Sì alle città metropolitane
di Accursio Sabella
In commissione Affari istituzionali approvati gli articoli che riguardano Palermo, Catania e Messina. Crocetta insiste: "Non si può fissare un limite ai liberi consorzi". Ma Cracolici conferma: "I nuovi enti saranno nove". Polemiche sulle modalità di elezione degli organi. L'opposizione chiede che a votare siano i cittadini: "Altrimenti sarà battaglia".
PALERMO - Il presidente Crocetta ha parlato di "grandi passi avanti". Ma in realtà, l'esame della riforma delle Province va avanti piano. Pianissimo. Oggi, in prima commissione in realtà, un risultato è stato incassato: sono passati infatti gli articoli riguardanti le città metropolitane. Gli articoli 7 e 8, per l'esattezza.
Il primo indica nelle città di Palermo, Messina e Catania, infatti, le nuove città metropolitane. "In sede di prima applicazione della presente legge - si legge nel ddl - il territorio delle Città metropolitane coincide con quello dei rispettivi comuni. Il sindaco, il consiglio comunale e la giunta comunale assumono rispettivamente la denominazione di Sindaco metropolitano, Consiglio metropolitano e Giunta metropolitana e continuano ad esercitare le funzioni loro attribuite".
Non passa, quindi, l'emendamento del governo, che puntava ad esempio all'introduzione dello Statuto per i "nuovi" enti e la presenza, tra gli organi elettivi (comunque di secondo livello) anche della "Conferenza metropolitana". Quest'ultima, nelle idee del governo Crocetta avrebbe dovuto eleggere il sindaco.
Il secondo articolo approvato disciplina le modalità di adesione a una città metropolitana. Entro sei mesi dall'entrata in vigore della legge, infatti, i Comuni "aventi continuità territoriale" possono scegliere, attraverso deliberazione del Consiglio comunale di lasciare il libero Consorzio di appartenenza per aderire alla città metropolitana.
Ma sugli articoli riguardanti le città metropolitane permangono i dubbi delle opposizioni: "Già l'approvazione degli art. 7 e 8, - ha dichiarato il capogruppo Ncd Nino D'Asero - hanno fatto emergere interrogativi sui criteri di aggregazione territoriale delle Città metropolitane, sull'organizzazioni delle reti di servizi, sugli organi di gestione, sulla necessità di formare una nuova burocrazia più vicina ai cittadini e su una conseguenza affiorante: l'agevolato accesso a benefici delle Città metropolitane a discapito delle aree periferiche che, invece, rimarrebbero fortemente penalizzate Alla luce dei fatti - ha aggiunto D'Asero - non c'è, ad oggi, una proposta conducente: aggiungiamo problemi a problemi. Crocetta rifletta, non possiamo permetterci una seconda clamorosa bocciatura".
Si dice "soddisfatta di come procedono i lavori in commissione", invece il deputato Udc e componente della prima commissione Alice Anselmo. "Nonostante dibattiti accesi - spiega - si sta raggiungendo una sintesi. Il testo base si sta mostrando, con qualche aggiustamento, ideale per fare partire il processo di riforma".
I due articoli approvati stamattina si aggiungono ai primi due ai quali la Commissione ha dato il proprio ok qualche giorno fa. L'articolo 1 e l'articolo 2 stabiliscono infatti che i liberi consorzi si sostituiscano alle attuali Province e vengano appunto composti dai Comuni che attualmente fanno parte dell'ente da sciogliere. Un Comune può aderire a un libero consorzio purché si trovi in continuità territoriale con esso. Una impostazione che, però, non sembra piacere molto al governo. E così, nonostante l'assicurazione di qualche giorno fa del presidente Crocetta ("Abbiamo tenuto una riunione di maggioranza e abbiamo trovato l'accordo sul testo delle Province") le distanze col testo della Commissione presieduta da Antonello Cracolici rimangono intatte.
"Non si può fissare un limite massimo - ha ribadito anche oggi Crocetta - nel numero dei Consorzi. Lo Statuto non lo prevede. E del resto, sono 'liberi Consorzi' proprio perché possono nascere da libere aggregazioni. Ma certamente - prosegue il governatore - questo non vuol dire che ne sorgeranno decine: non è così semplice infatti far nascere uno di questi enti".
Così, quasi certamente il governo riproporrà in Aula un emendamento già bocciato dalla commissione: quello che, nella sostanza, fissa solo nel numero minimo di 150 mila abitanti e nella continuità territoriale i requisiti per la creazione di un nuovo, libero consorzio. E in tanti ironizzano sulla volontà del governatore di dare vita a un libero consorzio guidato dal suo Comune di origine: Gela (insieme a Vittoria).
"Al momento - spiega però il presidente della Commissione Affari istituzionali Antonello Cracolici - il disegno di legge prevede nove liberi consorzi. Se il governo vuole, ovviamente, in Aula potrà presentare una riscrittura della norma. Ma la proposta dell'esecutivo è stata bocciata dalla Commissione perché presentava dei problemi seri, anche dal punto di vista contabile, nel passaggio dal vecchio al nuovo ente".
Si riparte da qui, quindi. Ma il traguardo non è ancora così vicino. La Commissione infatti è stata costretta ad "accantonare" gli articoli che vanno dal 3 al 6. Sono quelli che riguardano gli organi dei liberi consorzi e le modalità di elezione. In questo caso, lo scontro maggiore è con le opposizioni, che chiedono le elezioni dirette dei Consigli dei liberi Consorzi. Mentre il ddl della Commissione prevede una elezione di secondo livello. L'assemblea - composta dai sindaci dei Comuni che compongono il Consorzio - elegge infatti il presidente e la giunta (in entrambi i casi con il voto ponderato: il 'peso' sarà direttamente proporzionale alla popolazione rapprsentata).
Ma come detto, le opposizioni chiedono a gran voce che non si tolga, ai cittadini, questo "spazio di democrazia". "Non è pensabile - ha dichiarato il deputato Ncd Giuseppe Milazzo - escludere completamente i cittadini dalla vita democratica e dalle scelte territoriali. I presidenti dei Liberi Consorzi che sostituiranno le Province regionali siano eletti direttamente dal popolo. Noi - ha aggiunto - siamo disponibilissimi al dialogo se il Governo apre all'elezione diretta dei Presidenti dei Liberi consorzi. In caso contrario sarà battaglia in Commissione e in Aula".
E in Aula potrà succedere, in effetti, di tutto. "Vedremo - commenta Antonello Cracolici - intanto lavoriamo per esitare, entro la prossima settimana, il disegno di legge. A quel punto deciderà Sala d'Ercole. Certamente - conclude il presidente della prima Commissione - quello dell'abolizione delle Province non è certo un tema 'popolare' all'interno della classe politica. E l'eventuale ricorso al voto segreto potrebbe condurre a qualche sorpresa".

Sicilia24h

La Provincia Regionale partner nel progetto GJO
Per il secondo anno consecutivo, la Provincia Regionale di Agrigento parteciperà al
progetto "GJO- GREEN JOBS OPPORTUNITIES", promosso e cofinanziato dall'Unione
Province Italiane nell'ambito del programma Azione Province Giovani 2013, in partenariato
con la Provincia di Lecce (ente capofila) e il CTS. Il progetto si propone di ideare e realizzare
una serie di iniziative finalizzate alla promozione dei "lavori verdi" e della sostenibilità
nelle Provincie di Lecce e Agrigento, rivolte a giovani studenti universitari o neolaureati,
di età compresa tra i 20 e i 30 anni. Oggi, infatti, la green economy può rappresentare per le
giovani generazioni un'importante occasione professionale, oltre che un valido strumento
per l'approfondimento della conoscenza del territorio e per la promozione della gestione
sostenibile delle risorse presenti. E' importante, quindi, puntare in questa direzione per attivare
opportunità di lavoro per i giovani ad elevata formazione, mettere in campo una vasta opera di
difesa e valorizzazione dell'ambiente e del territorio che consenta di favorire i servizi avanzati e
le imprese green, come veicolo di innovazione e competitività.
Nello specifico, il progetto mira a informare ed orientare studenti universitari o neolaureati
nella valorizzazione di beni ambientali e culturali, e successivamente a supportarli nella
ideazione e creazione di idee imprenditoriali innovative nel settore della green economy.
Beneficiari diretti sono i giovani neolaureati o che frequentano l'Università degli Studi di
Lecce e di Agrigento, territori che presentano notevoli affinità dal punto di vista ambientale
e delle risorse a disposizione. In particolare, i giovani saranno direttamente coinvolti nelle
seguenti attività:
1. un percorso informativo e di orientamento;
2. un percorso di sostegno alla creazione di start up nel settore della green economy che si
propone di favorire l'elaborazione di idee imprenditoriali innovative legate soprattutto alla
valorizzazione del territorio. Grazie alla guida di esperti e di imprenditori che hanno investito
nella green economy, i ragazzi potranno dare forma alle proprie idee imprenditorali attraverso un
progetto d'impresa.

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