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 GIORNALE DI SICILIA
 

PROVINCIA REGIONALE. Si svolgerà il 28 febbraio
Indetta la gara per vendere beni di proprietà dell'Ente
Si svolgerà il 28 febbraio, alle 9 la gara per la vendita di tre relitti stradali contenuti del piano delle alienazioni e valorizzazioni dei beni della Provincia non strumentali all'esercizio delle funzioni istituzionali. La gara avrà luogo nei locali del Gruppo Gare in Via Acrone n. 27 ad Agrigento. La gara riguarda la dismissione di alcuni immobili di proprietà dell'Ente tra cui quello lungo la provinciale 38 tratto "Licata - c/ da Cascino - Montesole, quello lungo la provinciale 18 nel tratto Joppolo Giancaxio al Km. e ancora il relitto stradale lungo la ex SP. fu 17 tratto Raffadali - Santa Elisabetta il tratto di provinciale 17.
La Commissione di gara procederà all'apertura di tutte le buste e delle offerte pervenute per verificare l'ammissibilità dei concorrenti e successivamente procederà all'aggiudicazione del bene provinciale al soggetto che avrà offerto il maggior aumento. Non sono ammesse offerte a ribasso.
La documentazione per partecipare all'acquisto degli immobili dovrà pervenire entro le ore 12:00 del 27 febbraio, giorno precedente la gara. Il bando di gara è disponibile all'albo pretorio dell'Ente all'indirizzowww.provincia.agrigento.it
 

L'INIZIATIVA Domani talkshow per presentare la festa
Conto alla rovescia per il Carnevale Riflettori accesi sull'edizione 2014
Un talkshow per presentare la festa e, contestualmente, l'intitolazione del giardino del museo del carnevale al musicista e compositore Giuseppe Panunzio. Domani, alle 20,30, al museo del carnevale, si accenderanno le luci sull'edizione 2014 della festa. «Non c'era occasione migliore - dicono il sindaco Fabrizio Di Paola e l'assessore al Turismo, Salvatore Monte - per tributare i dovuti onori al musicista e compositore Giuseppe Panunzio, autore della musica dell'inno di Peppe Nappa, sigla ufficiale della manifestazione. Attendevamo il ritorno della festa per dare seguito alla delibera del marzo del 2012 del commissario del Comune Paolo Barone». Il parco comunale del museo del carnevale si chiamerà così "Giardino Giuseppe Pannunzio ", musicista e compositore di inni carnascialeschi, nato nel 1913 a Molfetta (in provincia di Bari) e morto a Sciacca, nel 1957, all'età di 44 anni. Nell'ambito della manifestazione di domani saranno presentate anche le attività collaterali ed esposti i bozzetti dei carri allegorici che sfileranno dal primo marzo prossimo. Intanto, il consigliere comunale Filippo Bellanca ha presentato un'interrogazione in merito al "Villaggio della pizza" in occasione del carnevale. L'ex presidente del consiglio comunale vuole capire se l'iniziativa dispone già di tutte le autorizzazioni necessarie e se «non si ritiene di coinvolgere gli esercenti locali del settore ristorazione che in caso contrario risulterebbero danneggiati dalla presenza di soggetti esterni». (GP)
 

L'ISTITUZIONE DELLE TRE CITTÀ METROPOLITANE DI PALERMO, CATANIA E MESSINA INGUAIA CROCETTA: KO CON IL VOTO SEGRETO
Riforma delle Province, governo battuto in aula
La legge azzoppata con 40 voti su 74 deputati presenti. Caccia ai franchi tiratori. E intanto scatta la proroga dei commissari
Giacinto Pipitone
Governo Ro all'Ars, riforma delle Province sempre pio io bilico. Con un voto segreto è stata cancellata la norma che istituiva le tre città metropolitane di Palermo, Catania e Messina: avrebbero affiancato i consorzi di Comuni per sostituire gli enti soppressi. Cade uno dei due pilastri della riforma e non a caso le votazioni sono state subito rinviate a oggi pomeriggio.
Il voto segreto e andato m scena su un emendamento di Forza Italia, primo firmatario Marco Falcone: approvato con 40 voti a favore su 74 deputati presenti. Secondo Falcone i parlamentari del centrodestra in aula erano 22. E i grillini hanno votato con l'opposizione per far cadere le città metropolitane malgrado l'annunciato sostegno a Crocetta. «L'opposizione poteva però arrivare a stento 34/35 voti. Il resto sono franchi tiratori, il vero problema è questo" calcola Antonello Cracolici. Ma altri nella maggioranza stimano in almeno una decina di franchi tiratori. Per Falcone e Nello Musumeci «la proposta di cancellare le aree metropolitane nasce dal timore che intorno a questi grandi centri restino territori depressi perchè privi del sostegno finanziario e amministrativo». Secondo Crocetta invece le tre città metropolitane sarebbero state collettori di finanziamenti statali ed europei che adesso sorso a rischio.
Il governo tenterà di riproporre le città metropolitane sfruttando l'articolo 7 della legge che le precede da un punto dì vista politico/amministrativo regolandone le funzioni (la norma bocciata riguardava invece la individuazione geografica). Ma il problema ora è politico: il governo è andato sotto alle prime votazioni. Già due volte aveva superato a stento il voto segreto su emendamenti che avrebbero cassato l'intera legge, uno dei quali respinto per appena sei preferenze. I franchi tiratori sono in agguato su ogni articolo e solo il soccorso dei grillini aveva salvato Crocetta. Soccorso venuto sulle città metropolitane che neppure i 5 Stelle reputano essenziali.
L'intera riforma è a rischio. Ieri non è stato approvato neppure un articolo e oggi si ripartirà da quello che istituisce i liberi consorzi (9 all'inizio poi via via moltiplicabili in base agli accordi fra Comuni). Luca Sammartino, leader di Articolo 4, avverte: «Se c'e una maggioranza si a avanti altrimenti il governo se ne assuma la responsabilità,. Nella maggioranza si guarda con sospetto «ai troppi assenti nell'Udc, ma Baldo Gucciardi leader del Pd ammette che «in tutti i partiti risono franchi tiratori. C'e un fronte che non vuole spostare nulla di una virgola. Ma cosi è tutto il Parlamento che si delegittima.
Crocetta sapeva che molti, sotto traccia, sono contrari all'abolizione delle Province. Ma ieri ha rilanciato: «E il centrodestra che non vuole le riforme e i grillini incredibilmente lo aiutano. Ricompatterò la maggioranza e invito tutti a riflettere su ciò che si vota, perchè ognuno se ne assume le responsabilità». In serata Crocetta riceve nuove garanzie dai grillini sul loro sostegno: Non vogliamo affossare la legge a patto che si rispetti la gratuità della partecipazione ai consorzi e l'eliminazione dei politici» A questo punto Crocetta si dice certo «di poter andare avanti, senza panico». Ma l'opposizione chiede di ridar c ira del tutto alle Province convocando anche le elezioni io primavera per eleggerne i vertici. E Leoluca Orlando si spinge a chiedere il «commissariamento della Regione che dopo la bocciatura della Finanziaria cancella anche le città metropolitane, previste in tutta Italia. Crocetta perde la calma: «Orlando, ormai al livello minimo di popolarità, pensi a governare Palermo. La sua amministrazione lascia molto a desiderare. Ma i mal di pancia fioccano: «La maggioranza traballa, sintetizza Giuseppe Lupo/Pd).
Il clima era incandescente già prima del voto che ha mandato ko il governo, perche nel primo pomeriggio Crocetta aveva convocato la giunta prorogando a sorpresa i commissari uscenti. Che a questo punto resteranno in carica fino a fine giugno, a meno che non si torni a votare prima. L'assessore Patrizia Valenti ha detto che le elezioni andrebbero fissate entro il 15 aprile e dunque anche per approvare la riforma il termine sarebbe quello.
Crocetta si può consolare solo con la stretta di mano avuta nel pomeriggio con il neo segretario del Pd Fausto Raciti che, rassicurato dall'imminente rimpasto, gli ha garantito la collaborazione di «un Pd unito e motivato. Ma all'Ars non si era ancora iniziato a votare.
 

LO STUDIO. Secondo l'Osservatorio della Bocconi dal 2008 al 2012 c'è stata una cura dimagrante, la riduzione del personale si attesta al 5,5%
Dipendenti pubblici, numeri in discesa
Il pubblico impiego in Italia ha subito in quattro anni una cura dimagrante. Cura che ha portato benefici anche al portafoglio dei cittadini. Il pubblico impiego del Paese dal 2008 al 2012, infatti, è diminuito del 5,5%, portandosi a 3,238.474 unità. E soprattutto si è registrato un calo anche per quanto riguarda la spesa per i dipendenti pubblici, che è passata al 4,38%, portandosi a 165,4 miliardi di euro, ovvero 2.717 euro per ogni italiano. Una cifra clic si attesta appena al di sotto della media europea (2.736 euro). Numeri che fanno invidia ad altri Paesi europei dalle dimensioni e dallo sviluppo paragonabili al nostro. Come per esempio la Francia (4.080 euro pro capite la spesa per i dipendenti pubblici) e il Regno Unito (3.260 euro). Anche il rapporto tra la spesa per i redditi da lavoro dei dipendenti pubblici e totale della spesa pubblica corrente si è portato leggermente al di sotto della media europea (24,8% contro 24,9%), con un calo di quasi due punti dal 2008.
Di questo processo di cambiamento della pubblica amministrazione ne ha parlato l'Osservatorio
Sda Bocconi (Ocap), e questi dati verranno presentati nell'incontro «La pubblica amministrazione che vogliamo» in programma domani nell'Ateneo milanese. Il cambiamento di cui parla l'Osservatorio sottolinea anche un sensibile taglio nell'ambito del numero dei dirigenti presenti nella pubblica amministrazione. Questi i numeri tra il 2007 e il 2012: -19% nei ministeri, -13% nelle regioni a statuto ordina rio, -31% nelle province, -20% nei comuni. Altra nota positiva è il tasso di femminilizzazione della pubblica amministrazione, ben al di sopra di quello del settore privato anche a livello dirigenziale. Le dirigenti donne, tra il 2007 e il 2012, sono passate dal 35,3% al 39,49% nei comuni, dal 26,44% al 31,07% nelle province, dal 30,18% al 36,3 1% nelle regioni a statuto ordinario e dal 34,47% al 42,93% nei ministeri.
Attenzione, però. Il taglio del pubblico impiego in Italia non ha portato solo effetti positivi, come spiega il responsabile dell'Osservatorio, Giovanni Valotti: «La terapia d'urto inaugurata nel 2010, e che si concretizza soprattutto in riduzione del turn-over e blocco della contrattazione, ha avuto un effetto di dimagrimento, ma anche effetti collaterali come l'invecchiamento del personale, con quasi metà dei dipendenti over 50». L'Osservatorio della Bocconi, infine, sottolinea che per migliorare la pubblica amministrazione non basterà solamente incidere indistintamente sul personale. Per fare ulteriori passi in avanti, il settore ha bisogno di un piano straordinario, che ne migliori l'efficienza. (GILE)
 

LA SICILIA
 

ARS. Riforma delle Province, con il voto segreto e con alcuni franchi tiratori passa un subemendamento di Fi
Impallinate le Città metropolitane
Maggioranza a pezzi. L'ira di Crocetta: irresponsabile chi rema contro
Con un voto segreto l'Ars ha approvato un subemendamento dell'opposizione che cancella - almeno per ora - le Città metropolitane dalla riforma delle Province. Dai banchi dell'opposizione sono partite urla di gioia. In realtà le Città compaiono in un articolo successivo a quello emendato, quindi potrebbero "risuscitare". Ma lo smacco per la maggioranza è forte, anche perché sembrano esserci in azione diversi franchi tiratori. Il subemendamento, firmato dai deputati di Forza Italia, è passato con 40 voti a favore, compresi quelli del Movimento 5 Stelle. Letteralmente furioso Crocetta, probabilmente come mai prima durante il mandato di governatore. Per lui sono «irresponsabili» i deputati che remano contro la riforma. Cracolici da parte sua ha inveito contro il presidente dell'Ars Ardizzone, che ha messo ai voti il subemendamento.
 

Non è snobbato dagli studenti
E' «solo» inutilizzabile per legge
La residenza universitaria di via Atenea - o residence dei "Cavalieri di Malta" - non è "snobbata" dagli studenti: è inutilizzabile per legge. Dopo mesi di "mezze verità" emerge infatti adesso che ai privati è stata assegnata una struttura non accatastata. Lo si scopre con una determinazione dirigenziale del 28gennaio 2014 del Cupa, con la quale si cerca un tecnico per provvedere all'accatastamento e nel quale si racconta un iter lungo oltre un anno ma fino ad oggi rimasto riservatissimo.
Tutto parte dall'affidamento alla Diporto Sea Assistance Sri il 20 settembre 2012. La ditta ottiene, a seguito di gara d'appalto la "concessione in uso e gestione dei locali del Polo universitario della Provincia di Agrigento in via Atenea". Il dicembre di quell'anno venne sottoscritto il contratto nel quale, ovviamente, vengono inseriti i dati catastali, che la società utilizza poi per chiedere alla settore promozione turistica della Provincia di avviare un'istruttoria per la classificazione della struttura ricettiva per la categoria "affittacamere", ovvero quello più direttamente spendibile proprio per il residence universitario.
Questa domanda innesta un'attività di controllo che porta alla scoperta della verità: "dopo la ristrutturazione dell'immobile — si legge nella determina del Cupa — non sono state fatte le variazioni catastali". Problema doppiamente spinoso: la "dimenticanza" non è stata solo seguente ai lavori che hanno modificato i luoghi, ma anche in fase di redazione del bando, dato che si è messa a disposizione una struttura non utilizzabile. Tutto quindi viene "congelato", e la Provincia emette addirittura due provvedimenti nei confronti della ditta, che avrebbe voluto iniziare le attività. Passano i mesi, e nell'ottobre del 2013 - quindi un anno dopo l'affidamento — il Polo prima chiede alla Diporto se vuole provvedere in proprio all'accatastamento poi, reputando troppo oneroso il preventivo (la proposta era di oltre 52mila euro), poi contatta un architetto di fiducia, che in tempi brevi — ci assicurano — dovrebbe provvedere a realizzare la documentazione richiesta. Senza quella e senza il successivo rilascio dell'autorizzazione per la realizzazione dell'affittacamere la struttura rimarrà chiusa. Per indennizzare in qualche modo il privato il Cupa potrebbe pensare di "scontare" per un anno il canone che avrebbe dovuto versare per l'uso della struttura.
GIOACCHINO SCHICCHI
 

Governo Crocetta battuto sulle Città metropolitane
Tra le fila della maggioranza si contano almeno 10 franchi tiratori
GIOVANNI CIANCIMINO
PALERMO. Colpo di scena, mica tanto, all'Ars sulle città metropolitane, nel quadro del ddl istitutivo dei liberi Consorzi. A scrutinio segreto è stato accolto l'emendamento di Marco Falcone (Fi) per la soppressione del secondo comma dell'art. 1: «Ciascuno dei nove liberi consorzi comunali è composto dai comuni appartenenti alla corrispondente provincia regionale, fatta eccezione per i comuni di Palermo, Catania e Messina, istituiti in città metropolitane ai sensi dell'art. 7».
E stato bocciato con 40 sì e 30 no. A favore della soppressione hanno votato le opposizioni di centrodestra, i grillini e almeno 10 deputati della maggioranza; e sembra che alcuni dei sostenitori del governo, pur essendo in Aula, non abbiano votato. In un certo senso, è stata una sorta di rivolta delle piccole province che si ritengono penalizzate. Questo voto ha provocato smarrimento, tanto che il presidente dell'Ars Ardizzone ha preferito rinviare ad oggi il prosieguo del dibattito in attesa che si riordino le idee.
Con la bocciatura di questo comma, in buona sostanza, sono saltate le città metropolitane, anche se si sostiene che queste vengano istituite con l'art. 7. Sebbene ci siano forti dubbi, sul piano formale potrebbe essere così, ma sotto l'aspetto politico, chi ha votato ieri per la bocciatura delle città metropolitane, lo farà anche in occasione dell. art. 7. Dunque, a parte le interpretazioni, cade l'architettura dell'intero ddl. Cosa succederà ora? Buio fitto. Questo il quadro che si profila.
Falcone: Province: «Dopo la debacle sull'emendamento che sopprime le città metropolitane, il governo, in stato di chiaro smarrimento, lascia il campo e fugge. Siamo pronti a continuare nella norma di riforma, improntandola al principio dell'elezione diretta del presidente e del mantenimento del limite di nove il numero dei liberi consorzi dei comuni».
Significative le affermazioni di Nello Musumeci: «Nella maggioranza almeno il 30% dei deputati sarebbe disposto a votare con noi opposizione. E il segno evidente di come l'arroganza e l'approssimazione del governo Crocetta e della sua maggioranza non paghino». Angela Foti (M5s, che fino ad ora per il governo era stata la speranza di supporto della riforma): «Il governo tragga le sue valutazioni dal voto in Aula. Noi valutiamo nel merito, su questo argomento abbiamo ritenuto che convalidare l'esistenza di tre città metropolitane sarebbe stata una mossa sbagliata in Sicilia. Questa norma mirava ad accentrare in tre grandi aree e non permettere più di valorizzare il territorio fatto di 390 comuni per lo più piccoli».
Antonio Venturino (ora Psi, ex M5s) stigmatizza il voto dei suoi ex fratelli: «Ma è Movimento 5 Stelle o vecchia Democrazia cristiana? ». Luca Sammartino (Articolo 4) spera in un recupero: «Quanto sta accadendo deve indurre a riflettere. La maggioranza non esiste. Se si vuole fare questa riforma si stringano le fila e si voti compatti, altrimenti il governo e la stessa maggioranza prendano atto responsabilmente della situazione creata- si e ne traggano le dovute conseguenze». Gianfranco Vullo (Pd): «Chiedo a Crocetta di assumere un'iniziativa che porti ad una riflessione in seno alla maggioranza ed a una accelerazione sul tema del rafforzamento politico del suo governo. Si rischia che il governo vada sotto ancora a causa dei malpancisti che purtroppo ci sono nella nostra coalizione». Intanto, il gruppo Musumeci ha inviato al presidente Ars un documento, letto in Aula da Ioppolo, sulle ragioni dell'incostituzionalità del testo.
Si eccepisce che se il ddl proposto dal Governo fosse approvato, si violerebbe la Costituzione riguardo ad almeno due principi: la Costituzione ha previsto, riconoscendo e promuovendo le autonomie locali, che lo Stato fosse articolato territorialmente in province e non in liberi consorzi di comuni; riconoscendo ai Consorzi ampie funzioni programmatorie, organizzative e gestionali e quindi dal carattere propriamente "politico", non si può non prevedere che gli organi di rappresentanza siano eletti direttamente dai cittadini.
 

 

I COMMISSARI
Valenti annuncia nomine in tempi brevi
In tempi brevi saranno nominati i nuovi commissari nelle Province, la cui carica è scaduta lo scorso sabato, e resteranno in carica sino a fine giugno. Lo ha riferito in Aula, l'assessore alle Autonomie locali, Patrizia Valenti: I tempo necessario per dare la possibilità all'Aula di esitare il disegno di legge in esame, mentre gli uffici stanno preparando i decreti e non è escluso che qualcuno degli attuali commissari possa essere riconfermato. Secondo indiscrezioni, e probabile che l'unico commissario che non resterebbe al proprio posto sarebbe Darco Pellos, che ha retto finora la Provincia di Trapani: avrebbe avuto un incarico al ministero dell'interno, L'assessore Valenti, rispetto ai rilievi di incostituzionalità sollevati dal capogruppo della Lista Musumeci, Santi Formica, ha sottolineato che il termine ultimo per la convocazione dei comizi elettorali è il 15aprile e da qui ad allora, i Aula avrà ampia possibilità di prendere qualunque decisione ritenga opportuna, considerando che i decreti che nominano i nuovi commissari assicurano una copertura sino al 30 giugno». L'iter parlamentare del disegno di legge di riforma degli enti locali, che prevede l'abolizione delle Province e l'istituzione di Liberi consorzi di comuni, è stato piuttosto travagliato. L'inizio è molto lontano: risale alla fine del dicembre 2012 quando venne varata dall'Ars a legge che sostanzialmente aboliva le Province e autorizzava la nomina di commissari straordinari per la gestione delle stesse, nell'attesa che si ultimasse la riforma, I termine ultimo stabilito dalla stessa legge veniva fissato al 31 dicembre 2013. Ma per tutto l'anno scorso non si è pervenuti alla riforma, essendo stati presentati dei disegni di legge di iniziativa parlamentare e governativa, addirittura pochi giorni prima della scadenza, Di fatto la commissione legislativa Affari istituzionali, presieduta da Antonello Cracolici, ha iniziato l'esame del provvedimento a gennaio ed è arrivato in Aula dopo la finanziaria, il testo della commissione è stato concordato tra le varie forze politiche, anche se sono rimaste parecchie perplessità sia nell'opposizione che tra alcuni settori della maggioranza. Approdato in Aula, appena emerse le prime difficoltà, il governo ha presentato alcuni emendamenti di riscrittura. In buona sostanza, un testo nuovo, E, tuttavia, non è stato sufficiente ad evitare mal di pancia. Il governo, quindi, la scorsa settimana ha ripresentato un nuovo testo di riscrittura. Ed è quello su cui fino a ieri si è discusso, Ed ora cosa accadrà? Oggi neanche mago Merlino potrebbe indovinano.
 

LE REAZIONI L'Anci chiede di commissariare la Regione
Il governatore furioso: irresponsabili i deputati che hanno remato contro.
LILLO MICELI
PALERMO. Tanto furente, il presidente della Regione, Rosario Crocetta, non è stato mai visto da quando ricopre l'importante e delicato ruolo di governatore della Sicilia. Ma la bocciatura della norma che prevedeva l'istituzione delle Città metropolitane di Palermo, Catania e Messina l'ha mandato letteralmente in bestia. Ha definito «irresponsabili» i deputati del centrodestra che hanno proposto e votato il subemendamento soppressivo (2 comma art. 1); centrodestra che non avrebbe avuto i numeri se il Movimento 5 Stelle non si fosse accodato alle altre forze di opposizione e, ancora di più, per il voto contrario di alcuni deputati della maggioranza che o si sono astenuti o avrebbero (il voto era segreto) votato contro. Però la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la dichiarazione del sindaco di Palermo e presidente dell'Anci Sicilia, Leoluca Orlando, che pur avendo esecrato la bocciatura della norma sulle Città metropolitane, ha sostenuto:
((Questa è una Regione che va commissariata al più presto per il bene dei siciliani»,
Parole che non sono andate giù a Crocetta, il quale ha replicato: ((Orlando metta lo stesso fervore che ha nel criticare nel governare Palermo. E' irresponsabile che attacchi. Di cosa parli Orlando non si capisce, ma è certamente un elemento di destabilizzazione. La legge per l'elezione del Consiglio metropolitano sarà proporzionale, non accadrà più che con quattro voti si conquisti la maggioranza
dei consiglieri. La prossima volta non lasceremo cadere nel vuoto affermazioni di questo tipo». Sul voto contrario dei «grillini» e di alcuni deputati della maggioranza, Crocetta ha ribadito: «Non esistono maggioranze, mi rendo conto che le riforme creano sempre problemi, anche alla luce di quanto accaduto in Aula. Però, se le riforme si approvano è merito di tutti, se si bocciano la colpa è di Crocetta e dei suoi assessori. Questo giochino deve finire».
Il presidente dell'Ars, Giovanni Ardizzone, ha definito un pasticcio la bocciatura della norma sulle Città metropolitane: «Ora occorre riflettere, non possiamo tornare in Aula ad occhi chiusi». Ardizzone, che è stato contestato dal presidente della commissione Affari istituzionali per avere messo ai voti l'emendamento soppressivo, ha sottolineato: «Cracolici aveva intuito il pericolo, ma io non potevo non mettere ai voti il subemendamento, tant'è che l'Aula si è espressa. lo devo garantire l'imparzialità nella conduzione dei lavori».
Ancora prima Nello Musumeci aveva intuito che la situazione potesse complicarsi: «Dopo avere ascoltato in Aula l'assessore Valenti sui decreti di nomina dei commissari delle Province avevamo percepito il malessere di pezzi del centrosinistra, almeno una dozzina di parlamentari. Avevo chiesto alla presidenza dell'Ars di sospendere i lavori per qualche minuto per convocare i capi- gruppo alla luce di questa novità. Ma è stato deciso di andare avanti, il voto che cancella le Città metropolitane dimostra che non esiste la maggioranza».
Per Lino Leanza (Articolo 4), «chiunque sia stato preso con le mani nella marmellata lo dica chiaramente e ci metta la faccia». Salvatore Cappello, capogruppo M5S, ha così spiegato il voto dei grillini: ((Abbiamo votato a favore del subemendamento sulle Città metropolitane perché non condividiamo l'impostazione della norma data dal governo. Per noi i] modello da seguire è quello europeo di città come Bruxelles, non l'impronta pasticciata data in questo disegno di legge».
L'istituzione delle Città metropolitane può ancora essere recuperata perché prevista anche all'art. 7 del disegno di legge in discussione all'Ars. Sempre che non tornino in scena i franchi tiratori.
 

LiveSicilia
 

Il disastro delle Province e la sconfitta di Crocetta
di Salvo Toscano
La maggioranza non esiste. La madre di tutte le riforme, quella delle Province, rischia di morire in culla. Intanto migliaia di siciliani restano senza stipendi dopo il disastro della finanziaria. Ha senso andare avanti così?
PALERMO - In una assurda seduta d'Aula, ieri sera l'Ars ha messo il bollo su una verità che a tutti, fuori e dentro il Palazzo era drammaticamente chiara da tempo: la maggioranza in Sicilia non esiste. Altro che vertici romani , altro che intese blindate, altro che cambi di passo: nel momento della prova della verità, chiamata a votare sulla madre di tutte le riforme, quella che dovrebbe mandare in pensione le Province, la così detta maggioranza del governo Crocetta è andata subito in frantumi. Abbattuta al primo colpo tentato dall'opposizione, impallinata dal tiro dei suoi stessi franchi tiratori quando i grillini hanno deciso di toglierle lo scudo che avrebbe potuto metterla in salvo dalle imboscate.
La riforma delle riforme rischia di morire in culla. L'Aula ha eliminato le Città metropolitane, ossia uno dei pilastri portanti del nuovo sistema che doveva sostituire le vecchie province. Un disastro. Che segue al disastro del mese scorso, quello della finanziaria fatta a pezzi dal commissario dello Stato. Una caporetto, quella della manovra, per la quale ancora i siciliani si leccano le ferite, con migliaia di lavoratori rimasti senza stipendio in attesa di una complicata manovra bis che metta una pezza e della quale ancora non si vede traccia.
La domanda è semplice: che senso ha andare avanti così? Quanti e quali pastrocchi dovranno aspettarsi i siciliani, mentre fuori dal Palazzo l'Isola affonda divorata da una crisi senza precedenti? Con l'Ars ridotta a un insidioso pantano, a una giungla vietnamita in cui il fuoco amico e quello nemico si incrociano non lasciando scampo a un governo mal digerito dai suoi stessi alleati, è difficile potersi aspettare che dalla politica arrivino le risposte che i siciliani disperatamente attendono.
Rosario Crocetta si è illuso nel suo primo anno da governatore - mestiere difficile - di poter giocare da solista. Ma la Regione non è il Comune di Gela. E il conto per questo errore di calcolo sta arrivando salatissimo al presidente della Regione e alla sua giunta. La brutta notizia è che a pagarlo saranno alla fine i siciliani. Ai quali apprendere dai giornali che al presidente piacciono anche le signore, probabilmente, interessa poco.
E allora, dopo tutte le parole che ci sembra di aver scritto invano in questi mesi, sono davvero poche quelle che ci restano nel carniere. Perché la verità nella sua tragicità è fin troppo semplice. E dice che in questo modo andare avanti è impossibile. Perché, per usare una poco raffinata ma efficace espressione del linguaggio parlato, è chiaro a tutti che così si va a sbattere.
Riconoscendo a Crocetta tutti gli sforzi per marcare segnali di discontinuità rispetto al passato, non si può non vedere che questa discontinuità mai potrà realizzarsi senza una maggioranza che appoggi il governo. Fin qui Crocetta non è stato capace di costruirla e consolidarla. Il risultato è lo schianto di ieri a Sala d'Ercole, dopo un anno, un anno intero, andato sostanzialmente perduto, da quando l'Ars approvò la legge che gettava le basi per la riforma delle Province.
Anche la sopravvivenza di questa legislatura, in queste condizioni, sembra ogni giorno di più una colossale perdita di tempo. O la musica cambia, e subito, o tornare alle urne diventerà il male minore per tutti. Salvo che i conti disastrati della Sicilia non spingano verso un altro epilogo, quello di un commissariamento. E fa male rendersi conto che l'eventualità potrebbe essere persino la migliore.
 

Province, la trappola "grillina"
Maggioranza in frantumi
di Accursio Sabella
Il Movimento cinque stelle vota a favore dell'emendamento che cancella dal ddl le Città metropolitane. Ed esplode il "tutti contro tutti". Sospetti tra i deputati della coalizione di governo. "Oggi un fatto gravissimo".
PALERMO- Alla lettura della votazione, ecco l'esultanza. E persino qualche abbraccio. Abbracci "ibridi". Contro natura. Qualche deputato grillino infatti ha stretto qualche collega del centrodestra. La trappola aveva appena funzionato.
La scena è raccontata da un deputato di maggioranza, per carità. E la suggestione può avere avuto la meglio sulla effettiva portata di quella strana intesa. Ma i numeri no, i numeri non lasciano spazio a interpretazioni. La maggioranza è andata sotto, pesantemente. Frantumandosi in frammenti di polemiche, sospetti e debolezze. La trappola del Movimento cinque stelle, insomma, ha fatto da detonatore per le divisioni dei partiti alleati del governo. Crepe che erano state finora nascoste da una pesante mano di vernice, da qualche decorazione "romana" che sembrava aver messo tutti d'accordo.
E invece oggi, come a dicembre, il governo va sotto. Allora per le proroghe ai commissari delle Province. Oggi sulla norma che prevede l'istituzione delle città metropolitane. Allora, come oggi. In una giornata iniziata proprio nel segno di proroghe considerate "illegittime" se non fuorilegge dall'opposizione. Nomine non condivise con gli altri partiti, anche stavolta. E che probabilmente hanno riacceso qualche malumore interno alla maggioranza.
Ma il voto di oggi porta con sè un dato che adesso somiglia a una costante. Il voto segreto ha fatto venir fuori i franchi tiratori. Già, perché la "trappola" a cinque stelle, di un movimento che aveva manifestato il proprio sì alla norma ma anche i propri dubbi sulle città metropolitane ("che non hanno nulla in comune con quelle del resto d'Europa") era prevedibile. E comunque per "scattare" aveva bisogno proprio di una maggioranza debole. Inesistente. Così, dopo il voto, ecco scatenarsi il "tutti contro tutti". Nonostante i tentativi rassicuranti del presidente dell'Ars Ardizzone: "Le città metropolitane verranno trattate all'articolo sette. La norma così com'è prevede la presenza di queste città all'interno dei liberi consorzi. Certamente, cambia molto, visto che finirebbero per decidere il destino degli stessi Consorzi". Una interpretazione che non ha convinto il presidente della prima commissione Antonello Cracolici, che già in Aula aveva protestato di fronte alla decisione di andare al voto sull'emendamento che porta la firma di Marco Falcone e che ha scatenato la bufera (secondo Cracolici sull'esistenza delle città metropolitane l'Aula si era già espressa, e positivamente, in occasione di un altro emendamento). Per il deputato del Pd, come detto, l'interpretazione del presidente dell'Ars pecca su un punto: "Le città metropolitane non possono fare parte di un Consorzio. Un comune può appartenere solo a un ente, non a entrambi". Ma a preoccupare maggiormente Cracolici è il dato politico: "Mi pare evidente" commenta amaro. Così come Giuseppe Lupo, secondo cui "il grave voto di oggi dimostra che la maggioranza traballa".
Difficile dargli torto. E del resto anche altri esponenti dei partiti alleati al governo erano scuri, scurissimi in volto, dopo il voto. "Adesso basta - ha commentato Lino Leanza, di Articolo 4 - qualcuno continua a nascondersi dietro il voto segreto o con la scusa di sbagliare le operazioni di voto. La maggioranza in Aula aveva i numeri per fare a meno dei voti dei grillini. E la bocciatura di oggi è gravissima, perché interviene su una delle reali novità di questa norma". E il capogruppo di Articolo 4 Luca Sammartino ribadisce: "Non è possibile che il disegno di legge della maggioranza venga, di fatto, riscritto in aula alla ricerca del voto dei 5 stelle. Quanto sta accadendo deve indurre a riflettere. La maggioranza a sala d'ercole non esiste. Se veramente si vuole fare questa riforma - prosegue - si stringano le fila e si voti compatti altrimenti il governo e la stessa maggioranza prendano atto responsabilmente della situazione creatasi e ne traggano le dovute conseguenze".
Esultano ovviamente le opposizioni. Raggiante Nello Musumeci. "L'arroganza - ha detto - alla lunga non paga, di fronte al buonsenso e alla ragione. L'Ars ha affossato le Città metropolitane ed ha votato affinché i Liberi consorzi restino nove, tante quante sono le Province. Avevamo ragione noi quando, ad apertura di seduta, stasera, abbiamo chiesto un incontro di tutti i capigruppo. Ma Crocetta - prosegue Musumeci - ha voluto scegliere la strada dell'arroganza ed è stato sconfitto, col voto segreto, da una parte della sua stessa maggioranza. Lo stesso rinvio della seduta a domani conferma che il governo vive in un evidente stato confusionale". Secondo Toto Cordaro (Cantiere popolare), "l'unica soluzione adesso è quella di ridare il voto ai cittadini. Certo, - ironizza poi il parlamentare - se il gruppo del Pd intendeva dare un benvenuto al neo segretario regionale non poteva farlo in un modo migliore". Per Marco Falcone (Forza Italia) "il governo, in chiaro smarrimento, fugge via". Ma i problemi del governo, come detto, sono anche e soprattutto quelli della maggioranza. Sottolineati oltre che da Cracolici e Lupo, anche dal deputato renziano del Pd Vullo: "Troppi mal di pancia nella nostra coalizione", ha detto. Mentre il capogruppo Beppe Picciolo attacca: "Con il voto segreto e le solite défaillance del sistema di voto che fa apparire incapaci i deputati, ci troviamo davanti ad un risultato che pone una seria riflessione sul come stare insieme in questa coalizione. Maggiore attenzione si deve richiedere ai deputati della maggioranza che si assentano dai lavori d'Aula e dovrà essere una questione politica che non si può più rinviare ". Peccato però, che tra gli assenti al voto risulti anche lui. Oltre, ad esempio, al capogruppo dell'Udc Lillo Firetto. Assenze al pulsante, ma non in Aula, che hanno suscitato ulteriori polemiche interne alla maggioranza.
Maggioranza implosa dopo lo scoppio, come detto, della trappola grillina. E agli ex amici del Movimento cinque stelle, ha riservato parole velenose anche il fresco socialista Antonio Venturino: "Usano il voto segreto per tradire la loro base, che si era espressa a favore della riforma. Si è trattato di un'azione appartenente a un vecchio modo di fare politica". "Il sì all'emendamento - replicano Salvatore Siragusa e il capogruppo Francesco Cappello - non sposta di una virgola il nostro atteggiamento sulla riforma, alla quale siamo favorevoli, sempre che vengano rispettati i capisaldi fondamentali perseguiti da sempre dal Movimento (la gratuità della partecipazione ai consorzi e l'eliminazione della politica) e che l'impianto non venga stravolto". Ma la trappola, ormai, è scattata. E i frantumi della maggioranza, a tarda sera, dopo il voto, erano sparsi nella "stanza del governo" in un Palazzo dei Normanni silenzioso. Per l'ennesima riunione "chiarificatrice". Per provare a incollare, insomma, ciò che resta.
 

Province, il governo va ko
No alle città metropolitane
di Accursio Sabella
L'opposizione, col decisivo aiuto dei grillini e anche di qualche franco tiratore della maggioranza, approva l'emendamento che "stoppa" la nascita delle città metropolitane. Il presidente Ardizzone sospende l'Aula e rinvia a domani. "Bisogna rivedere l'impalcatura della legge". La riforma è già zoppa.
  PALERMO - La trappola alla fine è scattata. Nascosta tra le pieghe di uno degli emendamenti presentati dall'opposizione all'articolo 1. Una trappola che adesso potrebbe mandare in frantumi l'intera riforma delle Province. L'emendamento era firmato dal deputato di Forza Italia Marco Falcone, ed è passato grazie all'apporto decisivo del Movimento cinque stelle. I voti dei deputati grillini, a dire il vero, non ha fatto che svelare le divisioni di una maggioranza che non è stata in grado di garantire i numeri. Ed è andata clamorosamente sotto. Anche, probabilmente, a causa della decisione di stamattina del governo che ha deciso di prorogare i commissariamenti senza - sembra - aver condiviso la scelta con i partiti alleati. E tra i deputati che oggi hanno espresso la propria preferenza attraverso il voto segreto, non sono mancati i franchi tiratori. E qualche "assente sospetto".
L'emendamento in questione, di fatto, cancella una parte del comma 2 all'articolo 1. Si tratta del passaggio nel quale si prevede che le città di Palermo, Messina e Catania fossero escluse dalla formazione di Liberi Consorzi, ma che, invece, dessero vita alle città metropolitane.
Un'idea di ente che ai grillini non piaceva. Non somigliava affatto a quelle "di stampo europeo" e il numero di tre, mentre in tutta Italia se ne prevede non più di dieci, aveva fatto già in passato fatto storcere il naso ai pentastellati.
Così, ecco governo e maggioranza andare sotto. Su una norma che adesso solleva dubbi di ogni tipo. Oltre a quelli di natura puramente politica, ci sono quelli di natura procedimentale. L'istituzione delle città metropolitane, infatti, è prevista anche a un articolo successivo: il sette. Resta da capire se - dopo la bocciatura di oggi - quell'articolo è ancora compatibile col resto della norma. E comunque sia, le forze che hanno bocciato l'emendamento di oggi, quasi certamente voteranno nella stessa direzione anche in quel caso. Anche per questo motivo, un attimo dopo il voto, il presidente Ardizzone ha deciso di chiudere la seduta e di rinviare i lavori a domani. C'è da fare chiarezza. Su diversi punti. Tranne uno: la trappola è scattata. La maggioranza non c'è.
LA DIRETTA DI OGGI
19.45 A votare a favore della soppressione delle città metropolitane, oltre all'opposizione, anche i deputati del Movimento cinque stelle.
19.42 Approvato l'emendamento che sopprime la norma per l'istituzione delle città metropolitane. Governo e commissione vanno sotto: 40 i voti a favore. La riforma già vacilla.
19.31 Si vota l'emendamento dell'opposizione che prevede l'abolizione delle norme che danno vita alle città metropolitane. Falcone: "In questo modo si impoveriscono il resto dei Comuni".
19.29 Bocciato l'emendamento che impedisce la formazione di nuovi Liberi consorzi.
19.22 Alongi (Nuovo centrodestra): "Si sta perpetrando un'ingiustizia per i cittadini siciliani".
19.13 Figuccia (Forza Italia): "La soglia dei 150 mila abitanti non farà che moltiplicare gli enti fin oltre i venti. Altro che riduzione dei costi...".
19.08 Formica (Lista Musumeci) ribadisce i dubbi di costituzionalità del testo in discussione all'Ars. "Questa - aggiunge - doveva essere una legge di spending review e si sta trasformando in una norma che moltiplicherà i costi. E si toglie ai cittadini il diritto di votare solo per piazzare qualche trombato. Forse il governo pensa che i cittadini siano cretini".
19.00 Prende la parola il presidente Crocetta: "Non ha senso limitare il numero dei Consorzi, sarebbe come tradire il senso stesso della riforma".
18.50 Si discute degli emendamenti presentati dall'opposizione che prevedono il blocco del numero dei Consorzi a nove. E lo stop, insomma, alla proliferazione di nuovi Consorzi.
18.45 La soppressione dell'articolo 1 non passa per appena 6 voti. Un campanello d'allarme per la maggioranza.
18.43 Sugli emendamenti soppressivi all'Articolo 1 c'è la richiesta di voto segreto.
18.42 Ardizzone decide di andare avanti. Si passa all'esame dell'Articolo 1.
18.38 Nello Musumeci: "La proroga dei commissari da un punto di vista procedurale e politico obbliga quest'Aula a una seria riflessione. Chiedo che i capigruppo possano incontrarsi alla presenza del governo. Per verificare che tipo di percorso possiamo dare a questo articolato disegno di legge. Abbiamo un'esigenza temporale immediata o possiamo andare avanti con maggiore attenzione? Ne va della qualità della produzione legislativa dell'Aula".
18.34 Assenza (Forza Italia): "La proroga dei commissari provoca un ulteriore e gravissimo vulnus all'iter di questa norma. Ci troviamo di fronte al terzo commissariamento per le Province. Anzi, per quelle di Ragusa e Trapani si parla del quarto commissariamento".
18.30 Milazzo (Forza Italia): "L'Assemblea con un voto ha detto già a fine anno: mai più commissari con quelle finalità. E invece il governo ha deciso di nominarne ancora. I commissari avrebbero senso solo se accompagnano alle elezioni".
18.20 Sono centinaia gli emendamenti e i subemendamenti al ddl di riforma delle Province. Solo le richieste di modifica all'articolo 1 sono racchiusi in ben dieci pagine.
18.14 Ioppolo (Lista Musumeci): "Vogliamo sottolineare ancora una volta i dubbi di legittimità costituzionale e politica sulla cosiddetta riforma delle Province". La dichiarazione è contenuta in una lettera che i deputati della Lista Musumeci hanno inviato al presidente dell'Ars Giovanni Ardizzone.
18.10 Figuccia (Forza Italia): "Stiamo mettendo le Province in una condizione di illegittimità e di nullità degli atti che verranno firmati da adesso in poi".
18.03 Formica (Lista Musumeci): "I commissari delle Province non sono presidenti di società partecipate. Quelli sono i rappresentanti legali di un ente locale. In virtù di quale legge il governo può nominare nuovi commissari? Se prima non va verso le elezioni, non può nominare i commissari. Siamo nella totale illegalità".
17.57 La spiegazione dell'assessore Valenti: "Al momento le Province sono senza guida. E gli sviluppi possono essere due: l'approvazione della legge o l'indizione dei comizi elettorali. Essendoci in ogni caso un lasso temporale che va dal 20 di febbraio al 15 aprile per indire le elezioni, non possiamo lasciare le Province senza guida, così abbiamo operato attraverso le nuove nomine per arrivare fino al 30 giugno, data per gli eventuali ballottaggi. Si tratta di un procedimento amministrativo e non serve altro".
17.54 Il presidente Ardizzone: "Sono venuto a conoscenza che ci sono atti amministrativi che garantiscano la continuità".
17.48 Giovanni Greco (Pds): "Da un'indiscrezione pare che siano stati rinnovati i commissari. Vorremmo sapere se è davvero così".
17.40 Riprende l'Aula.
17.00 Aula sospesa per trenta minuti.
16.50 E' iniziata la seduta d'Aula che prevede all'ordine del giorno, tra le altre cose, la discussione del disegno di legge di riforma delle Province.
In giunta il governo ha predisposto il rinnovo dei commissariamenti delle Province. O sarebbe meglio usare il condizionale. Il governo "avrebbe" rinnovato gli incarichi. Visto che - secondo molti addetti ai lavori - la decisione non può che passare da Sala d'Ercole. Dove, non a caso, alla fine dell'anno scorso sono state clamorosamente bocciate, appunto, le richieste di proroghe ai commissari stessi.
Adesso però sono scaduti anche i 45 giorni ulteriori previsti dalla legge. Il 15 febbraio scorso, per la precisione. Quando le Province si sono trovate improvvisamente senza guida. "Sono già stati predisposti - spiega però l'assessore regionale alla Funzione pubblica Patrizia Valenti - i nuovi decreti di nomina". Che dovrebbero riguardare, nel complesso, i commissari che hanno guidato le rispettive Province fino a tre giorni fa. Tranne che per il Commissario di Trapani, chiamato per un nuovo incarico a Roma.
Ma secondo alcuni deputati di Palazzo dei Normanni, quelle proroghe sarebbero tecnicamente sbagliate. Illegittime. Servirebbe infatti il passaggio parlamentare. Ma a far riflettere è il tipo di rinnovo a cui avrebbe pensato il governo: i nuovi incarichi, infatti, dovrebbero avere durata fino all'ultimo giorno utile per le eventuali elezioni provinciali. Elezioni che sarebbero inevitabili in caso di bocciatura della legge di riforma oggi in discussione all'Ars. Insomma, nemmeno il governo appare poi così certo di portare a casa l'epocale cancellazione delle Province.
 

GdSonline
 

Governo battuto all'Ars, saltano le città metropolitane
di GIACINTO PIPITONE
PALERMO. Governo Ko all'Ars. Salta la parte della riforma che avrebbe istituito le tre città metropolitane di Palermo, Catania e Messina, che avrebbero affiancato i consorzi di Comuni. È stato approvato con voto segreto un emendamento di Forza Italia, primo firmatario Marco Falcone, che sopprime una delle parti principali della legge voluta dal governo. L'emendamento è stato approvato con 40 voti a favore su 74 deputati presenti. Secondo Falcone i parlamentari dell'opposizione presenti in aula erano 22, dunque ci sarebbero almeno 18 franchi tiratori. I grillini hanno votato con l'opposizione a favore dell'emendamento.
PROROGATI I COMMISSARI. La riforma delle Province fatica a muovere anche un solo passo all'Ars. Ma nel frattempo la giunta ha prorogato fino a giugno gli attuali commissari, scatenando le proteste dell'opposizione che ritengono la proroga illegittima in mancanza di una copertura di legge. I commissari resteranno in carica fino al trenta giugno, ultima data utile per un eventuale ballottaggio in caso di indizione di elezioni che dovrebbero essere convocate entro il 15 aprile in caso di mancata approvazione della legge in discussione all'Ars. Ma per il centrodestra la proroga è illegittima. Prima Santi Formica e poi Gino Ioppolo hanno preso la parola per chiedere al governo di tornare sui propri passi, bloccare la riforma e indire le elezioni per far rivivere le Province. La legge, nei piani del governo, dovrebbe essere approvata entro giovedì anche se oggi non è stato ancora votato neppure un articolo e ci sono anche 650 emendamenti ad appesantire il testo.
CROCETTA: "LIBERI CONSORZI ORGANISMI LEGGERI E CONCRETI" - «Con questa riforma non vogliamo riproporre lo schema delle Province, i Liberi consorzi devono essere organismi leggeri, che non comportino costi e quindi non si capisce perchè dobbiamo limitarne la costituzione, non sarebbe opportuno economicamente e politicamente». Così in aula il governatore della Regione, Rosario Crocetta, ha difeso la
riforma delle Province in discussione a sala d'Ercole
RIFORMA "SALVA" PER APPENA SEI VOTI - Riforma delle Province «salva» per appena sei voti al primo voto segreto in aula: l'emendamento soppressivo dell'art.1 del ddl proposto da deputati dell'opposizione, quello che prevede l'istituzione dei Liberi consorzi, è stato respinto con 40 contrari e 30 favorevoli, con la maggioranza a quota 36.
VALENTI: "C'E' TEMPO FINO AL 15 APRILE" - Secondo l'assessore alle  Autonomie, Patrizia Valenti, l'Ars ha tempo fino al 15 aprile  per definire la riforma delle Province, vale a dire 60 giorni  prima del termine ultimo per le eventuali elezioni per il  rinnovo degli enti nel caso in cui il Parlamento non dovesse  approvare il disegno di legge che istituisce i Liberi consorzi.    
Valenti ha spiegato la procedura in aula, comunicando la  firma dei nuovi decreti di nomina dei commissari delle Province.  «Non potevamo lasciare le Province senza guida, poichè i  commissari erano scaduti il 15 febbraio». «Le nuove nomine - ha  aggiunto l'assessore - sono state varate per coprire il tempo  fino al 30 giugno, ultima data utile per gli eventuali  ballottaggi nel caso in cui la riforma delle Province non  dovesse essere approvata dall'aula e si tornasse al voto». «In  questo modo - ha proseguito Valenti - dotiamo le Province di una  guida e lasciamo all'aula la serenità per potere approvare la  legge nei tempi necessari».     
L'assessore ha motivato la scelta della giunta, riunita  stamani da Crocetta: «Per i comizi elettorali abbiamo un lasso  di tempo che va dal 20 febbraio al 15 aprile, per potere andare  alle elezioni, in questo caso l'ultima data utile è il 15 giugno  con l'eventuale ballottaggio il 30 giugno e la legge dà 60  giorni di tempo per la firma del decreto. Quindi l'aula ha tempo  fino al 15 aprile per potere definire la riforma». 
 

Sicilia24h
 

Che confusione,sarà perché ...
Che confusione, sarà perché non ti amo. I franchi tiratori tirano contro Crocetta. E sotto le pietrate è dilapidata la Riforma delle Province così come è stata proposta dal Governo. Il primo masso lo ha rotolato da monte a valle il deputato Marco Falcone, di Forza Italia, che è stato il primo a firmare un emendamento che cancella le città metropolitane. E' stato approvato. 40 voti sì, compresi i grillini del Movimento 5 Stelle, su 74 deputati presenti a Sala d'Ercole. Il macigno si è abbattuto e ha raso al suolo le 3 città metropolitane : Palermo, Catania e Messina non lo saranno. Nel frattempo, mentre a Palazzo dei Normanni imperversano le esplosioni che bombardano la Riforma delle Province, a Palazzo d'Orleans l'assessore agli Enti Locali corre ai ripari. Patrizia Valenti afferra la penna e firma il decreto che proroga fino a giugno i Commissari delle Province, che sono scaduti lo scorso 15 febbraio. Quindi, un esempio, alla Provincia di Agrigento Benito Infurnari reggerà le sorti fino al 30 giugno. Appena la notizia della proroga dei Commissari decolla da Palazzo d'Orleans e atterra a Palazzo dei Normanni si scatena un putiferio. Infatti, l' opposizione ha reagito, perché la proroga sarebbe illegittima in mancanza di una copertura di legge. Ed è difficile replicare : la legge al momento è più che latitante. E la proroga dei Commissari assume la forma di un ombrello che il Governo ha preparato contro il probabile temporale. Infatti, i Commissari scadranno il prossimo 30 giugno, e il 30 giugno è l'ultima data utile per un eventuale ballottaggio qualora, non approvando la legge, si indicano le elezioni, da convocare entro il 15 aprile. E, secondo l'assessore Patrizia Valenti, anche il termine ultimo per approvare la legge di Riforma delle Province ricorre il 15 aprile, perché si tratta di 60 giorni prima del termine ultimo per le elezioni, che è il 30 giugno. Il centrodestra all'opposizione rilancia: "il Governo blocchi la riforma, e indica le elezioni, affinché rivivano le Province". Nel frattempo, il voto segreto in Assemblea ha tamponato le falle. Infatti, è stato bocciato un emendamento proposto dall'opposizione che avrebbe soppresso l'articolo 1 sulla istituzione dei Liberi consorzi. Sarebbe stato un colpo mortale al cuore della Riforma. Invece, 40 deputati hanno votato contro e 30 a favore.
 

Le provincie secondo Vivacqua
Lui è Stefano Vivacqua, da Ravanusa. Al padre Giovanni è stata intitolata l'Aula magna del Liceo classico Empedocle di Agrigento che ha presieduto per decenni. Lui, Stefano, adesso è Avvocato dello Stato ed è stato segretario provinciale del Partito socialista agrigentino e poi presidente della Provincia regionale di Agrigento, dal 1994 al 1998. Dieci anni dopo, nel 2008, il fratello minore, Giandomenico, si è incamminato lungo lo stesso sentiero, candidandosi alla Presidenza della Provincia, ma non è stato eletto. La Provincia, che è stata anche sua, è stata soppressa. All'Assemblea regionale il dibattito politico sul Disegno di legge di riforma delle Province è sempre più infuocato. Lui osserva da ex addetto ai lavori...intervista Vivacqua...Stefano Vivacqua, classe 1953, è ad Agrigento. Al Palazzo Filippini ha presentato il suo primo libro, "Il complesso di Atlante". Al suo fianco, in occasione del debutto letterario, Vittorio Villa, Beniamino Biondi, Giovanni Taglialavoro e Giusi Carreca. E' il romanzo politico di una generazione, e, sotto traccia, della famiglia dell'autore, tra impegni e ideali. Vivacqua si sofferma sul tempo che è stato, e noi, strattonandolo, lo rilanciamo al presente, anzi, addirittura al futuro. Ancora in riferimento alle Province, agli Enti locali, le periferie del potere politico e amministrativo su cui però sono riposte le prime attese dei cittadini, la prospettiva che disegna Vivacqua è sconfortante perché, semplicemente, mancano le risorse finanziarie.
 

 

 

 

 

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