GIORNALE DI SICILIA
SCUOLA. Gli alunni, finora ospiti del Liceo Sciascia, faranno lezione nel Centro Sociale di contrada Bastianella. Una sede «temporanea» per gli studenti del Marconi
Lavori pronti entro marzo
Il momento atteso ormai da sei lunghi mesi è quasi arrivato. Questione di giorni, al massimo due settimane, e gli studenti dell'Istituto Professionale Marconi potranno dire addio ai turni pomeridiani, ospiti del Liceo Scientifico Sciascia, e avranno la possibilità di fare lezione nelle più comode ore della mattina nei locali messi a disposizione dall'amministrazione comunale, nel Centro Sociale di contrada Bastianella. Ieri è giunta a conclusione la parte burocratica della vicenda con la definizione del progetto riguardante gli interventi che dovranno essere realizzati all'interno del Centro Sociale ed in particolare nei cinque locali che saranno presto occupati da studenti ed insegnanti del Marconi. I lavori ammontano a circa 14 mila euro e saranno finanziati dalla Provincia regionale di Agrigento. In particolare si dovranno installare alcuni condizionatori d'aria, sistemare il quadro elettrico, realizzare un muro divisore che andrà a separare i locali concessi alla scuola con le altre aree del Centro Sociale, installare alcuni schermi protettivi in metallo nelle finestre e delimitare, attraverso un cancelletto, il corridoio di ingresso per alunni, insegnanti e personale scolastico, Nella struttura comunale troveranno spazio tutte e dieci le classi del Professionale e questo sarà possibile grazie ad uno sforzo ulteriore rivolto alla razionalizzazione degli spazi e dell'orario delle lezioni a cui in questi giorni sta lavorando la direzione scolastica dell'istituto,
Dopo le proteste dei mesi scorsi che videro gli alunni "occupare" simbolicamente il Comune per sollevare l'attenzione sul problema della carenza di aule dell'Ipia Marconi la vicenda si avvia ad un, seppur temporaneo, lieto fine che verrà suggellato, al massimo, entro i primi giorni del mese di Marzo. «Siamo ormai alle battute finali di questo tortuoso iter che ci ha visti impegnati in prima linea nel tentativo di dare le adeguate risposte agli studenti ed agli insegnanti del Marconi - ha detto il sindaco Vincenzo Corbo -. Nel giro di pochi giorni verranno ultimati gli interventi necessari e dopodiché potrà avvenire il trasferimento definitivo in contrada Bastianella di tutte le aule del Professionale». (GIMO)
I NODI DELLA SICILIA
GUCCIARDI DEL PD: «MA NOI DIFEN DIAMO LA LEGGE». IL PRESIDENTE TENDE UNA MANO ALL'OPPOSIZIONE: ACCOLTA UNA PROPOSTA
La riforma delle Province resta impantanata, approvato solo il primo articolo. Partiti spaccati, fronda nei democratici
Critici i sindacati: «Una politica irresponsabile e incompetente mette in scena ignobili teatrini mentre l'isola affonda. E a rischio la tenuta sociale». Crocetta ha fretta di chiudere per poi passare all'esame della finanziaria bis.
L'ostruzionismo dell'opposizione e le spaccature nella maggioranza hanno tenuto impantanata la riforma delle Province per il secondo giorno consecutivo. Anche se alla fine di un dibattito durato tutto il pomeriggio, il governo incassa almeno l'approvazione dell'articolo 1. Quello che istituisce i consorzi di Comuni per sostituire le soppresse Province: saranno inizialmente 9, dai confini uguali a quelli degli enti soppressi. E da oggi si voteranno gli arti coli che regolano la fase successiva, che dovrebbe regolare la possibilità per i Comuni di sganciarsi dal consorzio originario per creare consorzi autonomi. Norma su cui si annuncia un altro duro scontro. Dopo il Ko di martedì che ha provocato la cancellazione dal testo delle città metropolitane, Crocetta ha provato a scuotere i deputati, soprattutto quelli del centrosinistra: "Se qualcuno pensa di potermi fare cambiare idea trincerandosi dietro il voto segreto sbaglia di grosso, io non arretro di un solo millimetro e porterò avanti le riforme. Se sarà possibile bene, altrimenti quando non sarà più possibile vuol dire che ci sono dei parlamentari che si sono stancati di stare all'Ars". È la sfida del presidente ai franchi tiratori: dimissioni, ed elezioni anticipate se non passa la riforma. Parole pronunciate prima di un vertice di maggioranza a Palazzo d'Orleans in cui il presidente ha ricevuto dai capigruppo garanzie sulla volontà di portare avanti la riforma.
Ma il problema è all'interno dei gruppi. Il Pd ha riunito a pranzo i propri deputati. E Baldo Gucciardi ha rivolto un appello per difendere la legge: «Fermiamo il voto segreto, ognuno si assuma la responsabilità delle proprie opinioni. Ma la proposta di ritirare tutti gli emendamenti per alleggerire il testo e mettere gli alleati nelle condizioni di non poter bluffare non passa. Anzi, Mario Alloro prende la parola per rilanciare una proposta che divide ancora di più: l'elezione diretta da parte dei cittadini dei presidenti dei liberi consorzi di Comuni che dovranno sostituire le Province. Tema caro al centrodestra e improponibile per Crocetta.
È il segnale di divisioni all'interno del Pd ci sono anche le critiche al testo di Lupo, Barbagallo, Girone e Rinaldi che attraversano anche altri partiti e su cui conta l'opposizione che con Marco Falcone e Nello Musumeci punta a far rivivere le Province e a rieleggere in primavera i vertici andando alle urne. Anche Pippo Gianni, Antonio Venturino e Michele Cimino autonomi clic bari no sempre sostenuto Crocetta si staccano dalla maggioranza: il governo non vada a zig zag». Si va avanti per tutto il giorno esaminando solo emendamenti dell'opposizione. Il voto segreto è diventato la regola, anche se al momento di andare in stampa - il governo ha resistito alle imboscate Crocetta ha teso una mano all'opposizione accogliendo un ordine del giorno che permette ai futuri consorzi di Comuni di avvalersi delle partecipate delle Province salvaguardando i livelli occupazionali in queste società. Un tentativo di allentare l'ostruzionismo. Nel frattempo è emerso anche un giallo sugli effetti della votazione di martedì. L'emendamento approvato cancella dall'articolo 1 le tre città metropolitane Catania, Palermo e Messina che dovrebbero affiancare i consorzi di comuni. Ma l'articolo 7, ancora da votare, ne prevede l'istituzione e la regolamentazione.
Secondo Ardizzone «in pratica le città metropolitane sono state abolite a livello di confini geografici e verrebbero invece inglobate nei consorzi di Comuni rendendone ingovernabile il territorio. Crocetta ha fretta. Deve chiudere in fretta il capitolo Province per passare poi alla Finanziaria bis. Per la Cisl di Maurizio Bernava quello che sta andando in scena sulle Province e il festival dell'irresponsabilità, dell'inadeguatezza e dell'incompetenza. Michele Pagliaro, leader della Cgil, collega il flop sulle Province al ritardo nel varo della Finanziaria bis che tiene bloccati gli stipendi di 30 mila lavoratori:
«Una politica irresponsabile e incompetente mette in scena ignobili teatrini mentre l'isola affonda. E' a rischio la tenuta sociale, la Uil di Claudio Barone teme invece per i lavoratori delle Province: la riforma e ostaggio dei giochini della politica. Si eviti il ritorno alle urne per le Province e si avvii il confronto con i sindacati su come utilizzare i lavoratori e gestire i servizi sul territorio.
LA SICILIA
Lo slittamento a marzo della kermesse aiuta gli organizzatori, ma è la natura a scegliere i colori
Una Sagra del mandorlo molto in fiore
Lo spostamento della Sagra del Mandorlo in fiore, o, quantomeno, del Festival internazionale del Folklore, a marzo consentirà al Comune di arrivare preparato all'evento.
Troppo poco, secondo l'amministrazione, era il tempo a disposizione per fare bandi di gara, invitare i gruppi folk e predisporre tutte le iniziative. Grazie al rinvio, adesso, la macchina burocratica sarà quindi ben preparata. Chi sarà preso alla sprovvista, però, è di certo uno degli attori in verità meno considerati dell'antica festa primaverile, ovvero il mandorlo.
Quando si accenderà il tripode dell'amicizia e si consegnerà il Tempio d'Oro, infatti, ad accogliere i gruppi folk provenienti da tutto il mondo non sarà un compatto manto di alberi colmi di fiori bianchi e delicati, mai! verde delle foglie e delle mandorle in fase di formazione. La pianta, chiamata scientificamente Prunus dulcis, è infatti tra le prime nelle zone temperate come la nostra ad annunciare l'arrivo della primavera, iniziando, in alcuni casi, la sua fioritura in pieno inverno.
Un fatto "miracoloso" per gli antichi, che vedevano sgorgare da un tronco scuro candidi boccioli ma che, ovviamente, è collegato ad un fatto scientifico e botanico.
«Rispetto agli alberi presenti nella Valle spiega l'agronomo Giuseppe Lo Pilato, che con il Fai gestisce il giardino della Kolimbetra i primi fiori si possono vedere già a fine dicembre, perché si tratta di piante di qualità precoci che avviano la fase di fioritura già nell'ultima decade di quel mese. Ovviamente prosegue esiste un numero inferiore di alberi di qualità più tardive, che iniziano a fiorire nell'ultima decade di marzo. Si tratta in gran parte di specie più recenti, inserite una trentina di anni fa e più pregiate dal punto di vista commerciale, dato che la fioritura in primavera consente alla pianta di evitare il problema delle gelate.
Insomma, magari qualche fiore, timidamente, i gruppi folk e i turisti potranno ancora vederlo qui e là, anche se a farla da padrone sarà senza dubbio la mandorla verde.
Per quanto riguarda gli eventi previsti per la Sagra, venerdì 21 febbraio alle 17, verrà inaugurata presso i locali di Villa Aurea, in piena via Sacra, la mostra "Il Mandorlo nella Valle e la Sagra nella storia. Documentari e cinegiornali dell'istituto "Luce", promossa dal Parco archeologico di Agrigento. L'iniziativa sarà visitabile tutti i giorni dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18 fino a domenica 30marzo.
GIOACCHINO SCHICCHI
Il Villaggio Mosè necessita del Piano particolareggiato
Attuare il Piano particolareggiato per Villaggio Mosé, realizzando le opere di urbanizzazione per i cittadini. A chiederlo è l'assessore ai Lavori pubblici Gerlando Gibilaro, che nella giornata di ieri ha firmato un atto d'indirizzo agli uffici perché si provveda a realizzare servizi che nei decenni passati sono stati "dimenticati" dalle Amministrazioni.
Villaggio Mosè, infatti, è stato forse uno dei quartieri più oggetto dello sviluppo edilizio regolare o abusivo che sia- della nostra città. Una comunità che nel tempo è cresciuta senza che però si sia provveduto a fornire servizi ai cittadini. In larga parte gli insediamenti abitativi risultano ancora oggi sprovvisti di opere di urbanizzazione primaria e secondaria: mancano strade, fogne e condutture delle acque bianche.
Tutto questo nonostante la legge preveda che presupposto indispensabile per il rilascio della concessione edilizia è che il lotto su cui deve sorgere un immobile debba essere già urbanizzato prima di iniziare a costruire e nonostante il Comune abbia incassato qualcosa come 32 milioni di euro dalle oltre 3700 pratiche di concessione edilizia in sanatoria rilasciate in tutta la città.
Così, l'assessore ai Lavori pubblici Gerlando Gibilaro, chiede adesso al Municipio di attivarsi per- ché le opere vengano realizzate. "Considerato che il rilascio di concessioni spiega ha posto nelle casse dell'Amministrazione negli ultimi anni centinaia di migliaia di euro, ritengo doveroso che si provveda a regolarizzare giuridicamente quanto previsto dal Piano particolareggiato del Villaggio Mosè, realizzando pubblica illuminazione, impianti fognari e isole a aree a verde". Tutto questo, dice, provvedendo a espropri o "bonari componimenti", dato che molte aree sono ad oggi ancora private. Esistono infatti strade realizzate dagli stessi costruttori per raggiungere ville e palazzine, che sono quindi di proprietà dei privati e non del Comune.
A garantire a Gibilaro una maggiore "presa" rispetto alla proposta avanzata, una mozione dell'ottobre 2013 presentata dall'assessore quando era ancora un semplice consigliere, che vincolava l'ufficio finanziario a destinare la quota del 25 per cento delle concessioni in sanatoria e il 50 per cento delle concessioni "semplici" per opere di urbanizzazione. Un punto fermo ma non scontato: fino ad oggi, in larga parte, i fondi derivanti da questi incassi sono sostanzialmente serviti a tappare i buchi di bilancio, sostenendo la spesa corrente. Tutto, ovviamente, a discapito dei cittadini, che negli anni hanno pagato per non ricevere servizi. Tutti quei fondi, ovviamente, sono stati ormai spesi e qualunque passo avanti rispetto a questo tema, si potrà fare solo con le somme che sono stati incamerati da ottobre in poi.
'Alla luce di tutto ciò prosegue Gibilaro ho invitato i dirigenti del settore Lavori pubblici e del settore Finanziario a voler provvedere affinché siano attivate le procedure tecniche e amministrative per ottemperare all'indirizzo politico impartito. Questo partendo dall'inserimento nel redigendo bilancio 2014 le somme derivanti dalla mozione votata in Consiglio comunale e realizzando un piano complessivo di futuri interventi utilizzando i mezzi hardware e software nonché le banche dati catastali e aero fotogrammetriche in possesso dell'Ente".
GIO. SCHÌ
LA STELE SULLA 640 ABBANDONATA
L'Anm in campo per i Saetta
FABIO RUSSELLO
La vergognosa condizione in cui è tenuta la stele costruita nel luogo dove il 25 settembre del 1988 furono uccisi il giudice Antonino Saetta e il figlio Stefano sarà uno dei temi della prossima riunione della sottosezione di Agrigento dell'Associazione nazionale magistrati. Lo ha anticipato il segretario dell'Anm agrigentina, il sostituto procuratore Brunella Sardoni che insieme alla presidente Alessandra Vella ha deciso di far sì che la vicenda sia affrontata dai magistrati agrigentini. «Abbiamo letto e visto la foto del cippo con quella corona di alloro abbandonata ha detto Brunella Sardoni e insieme alla presidente della sottosezione dell'Anm Alessandra Vella abbiamo deciso di porre la questione all'assemblea». La vicenda è nota: da cinque mesi c'è appoggiata sul cippo la corona di alloro che fu messa lì lo scorso settembre in occasione del venticinquesimo anniversario del delitto. Ora quella corona c'è ancora perché nessuno ha pensato di rimuoverla. Un insulto insomma alla memoria di Antonino e Stefano Saetta ammazzati per mano della mafia. Tra le iniziative che i magistrati agrigentini potrebbero portare avanti anche quella dimostrativa - di una «missione)): una delegazione di Anm si recherà sul luogo del delitto per rimuovere quella corona rinsecchita dal cippo per metterne una nuova. Sempre che nel frattempo le autorità preposte non decidano di porre rimedio e cancellare quell'offesa alla memoria dei Saetta.
E sempre a proposito di offese ai magistrati vittime della mafia, ieri il Comune di Agrigento ha provveduto a cancellare le scritte indegne sul murales di Falcone e Borsellino a San Leone.
Liberi consorzi, a sorpresa spunta il referendum
Colpo di scena in tarda serata: passa una proposta dei grillini
GIOVANNI CIANCIMINO
PALERMO. Altro colpo di scena nella tarda serata di ieri. A scrutinio segreto, con 39 sì e 37 no, col parere contrario del governo, è stato approvato un emendamento all'art, 2 a firma del M5s, istitutivo del referendum sulla costituzione dei liberi consorzi. E stata bagarre: non è una bomba come quella di martedì che in sostanza ha mutilato le città metropolitane, ma è pur sempre un segnale di malessere e che demolisce l'impianto del ddl. L'esito di questa votazione ha provocato parecchio nervosismo fino a provocare un qui pro quo tra il governatore Crocetta, che ha inveito contro il Parlamento regionale, e il presidente dell'Ars Ardizzone che lo ha difeso.
Dopo tre ore di intenso dibattito, nel pomeriggio l'Ars aveva approvato l'art. I di riscrittura che prevede l'istituzione dei liberi Consorzi. Si tratta della norma cornice: funzioni e possibilità di creare nuovi consorzi con limiti di popolazione sono contenuti nell'art. 2.
Dato il clima incandescente, non si è conclusa la discussione sull'art. 2 the stabilisce la possibilità per i comuni di aderire ad altri consorzi rispetto al perimetro delimitato e sancisce appunto che ogni Consorzio non possa avere meno di l5flmila abitanti. Ed anche in questo caso si sono manifestate riserve sul pericolo che possano nascere nuovi Consorzi rispetto ai nove stabiliti dal ddl. Nel corso della giornata i tentativi di accordo tra i capi- gruppo della maggioranza a volte estesi alle opposizioni non hanno dato esito, I punti di maggior frizione, anche nell'ambito della maggioranza, sono il metodo di elezione dei Consorzi e dei relativi presidenti e le città metropolitane che, sebbene bocciate a scrutinio segreto, si riproporranno con l'art. 6. In attesa di questi due appuntamenti prosegue l'ostruzionismo delle opposizioni di centrodestra.
Si cammina molto lentamente. Su questi due punti le opposizioni insistono, nella maggioranza
non c'è accordo. Il governatore Crocetta è deciso a tirare dritto: «Se qualcuno pensa di potermi fare cambiare idea trincerandosi dietro il segreto dell'urna sbaglia di grosso, io non arretro di un solo millimetro e porterò avanti le riforme. Se pensa di giocare allo sfascio e che io debba subire questo sfascio, sappia che sta facendo male, anzi molto male i suoi calcoli. Sono pronto a ogni sfida. Un messaggio anche e soprattutto alla maggioranza.
Anche il capogruppo del Pd Gucciardi sul voto segreto ha lanciato un messaggio che viene considerato diretto anche ai suo colleghi democrat:
«Tutti i deputati, di opposizione e di maggioranza, abbiano il coraggio delle loro scelte e rinuncino al voto segreto». Ed ha invitato i suoi a ritirare tutti gli emendamenti da loro presentati. Ma alcuni non hanno ubbidito.
Le richieste di votazioni segrete dalle opposizioni sono state numerose.
Il prosieguo si prevede accidentato, sebbene il presidente Crocetta si dica ottimista: «Si possono perdere le battaglie, ma l'importante è vincere la guerra. La riforma delle Province va fatta, non farla significherebbe una sconfitta per tutti, opposizione compresa>, lo ha detto ai cronisti alla buvette di Palazzo dei Normanni, a proposito del voto segreto di martedì in Aula che ha mutilato le città metropolitane, mettendo a rischio l'intera riforma.
Crocetta, che a ora pranzo si è riunito con i capi- gruppo della maggioranza per un chiarimento, ha detto: «I franchi tiratori non hanno chiara la partita e anche il centrodestra non può continuare a parlare il linguaggio del passato».
Ma l'opposizione non demorde. Falcone (Fi): «E inutile che il governo tenti di forzare l'esito d'Aula, riproponendo il tema delle città metropolitane, in quanto lo stesso articolo riguarda solo la denominazione, mentre il 2 comma dell'art. 1, cassato, riguardava l'istituzione del medesimo organismo intermedio che, essendo stato soppresso nella parte della sua istituzione, fa cadere la fonte da cui avrebbe dovuto trarre origine».
«ELEZIONE DIRETTA DEL PRESIDENTE» LA PROPOSTA POMO DELLA DISCORDIA
Consorzio di Comuni, un emendamento "spacca" il gruppo parlamentare del Pd
LILLO MICELI
PALERMO. L'elezione diretta del presidente del Libero consorzio di comuni, spacca il gruppo
parlamentare Pd: Mario Alloro, Antony Barbagallo, Bruno Marziano e Francesco Rinaldi, nonostante l'invito del capogruppo, Baldo Gucciardi, a ritirare tutti gli emendamenti, e benché la maggioranza del gruppo fosse contraria all'elezione a suffragio diretto del presidente del Libero consorzio di comuni, hanno deciso di non ritirare il loro emendamento. Una scelta che ha provocato una discussione dai toni piuttosto accesi. Neanche il tempo di essere eletto e per il neosegretario regionale, Fausto Raciti, è arrivata la prima grana da risolvere. Non tanto sotto il profilo istituzionale e sugli effetti che l'emendamento potrebbe provocate, quanto dal punto di vista politico. Raciti, infatti, fin dalle prime battute della sua candidatura, ha voluto ritagliarsi il ruolo di segretario in grado tenere unito il partito nelle sue diverse articolazioni, compreso il gruppo all'Ars.
Impegnato nei lavori d'Aula della Camera dei deputati, Raciti ha seguito a distanza quanto accaduto all'interno del proprio gruppo di Palazzo dei Normanni e il dibattito all'Ars sull'abolizione delle Province e l'istituzione dei Liberi consorzi di comuni. «Questa vicenda - ha commentato Raciti - riconferma, come ho detto al presidente Crocetta, che un patto di governo è urgente e che da questo non si può più prescindere. La divisione che si è verificata nel gruppo parlamentare è particolarmente spinosa, ne sono consapevole. Peraltro, alcuni deputati del Pd, nella seduta di martedì, votarono a favore dell'emendamento sulla soppressione delle Città metropolitane. Raciti ha anticipato che presto incontrerà i deputati del gruppo parlamentare all'Ars, «però il governo non può prescindere dal rapporto con l'Aula. Sono segretario regionale del Pd da pochi giorni, questo dibattito lo trovo già iniziato. Ma farò del mio meglio per evitare che episodi del genere si ripetano».
L'emendamento firmato da Alloro, Barbagallo, Marziano e Rinaldo è il «5govrll » e così recita: «Il presidente del Libero consorzio di comuni è eletto direttamente dai cittadini. E' eletto presidente il candidato che ottiene il 50% più I dei voti validi». Intanto, l'ex deputato del Pid, Rudy Maira, nella sua qualità di avvocato ha presentato un atto stragiudiziale, diffida e messa in mora al presidente della Regione e all'assessore alle Autonomie locali (per conoscenza anche al Commissario dello Stato), intimando di revocare la nomina del commissario straordinario della Provincia di Caltanissetta e di indire i comizi elettorali. Ciò ovviamente vale per le altre Province.