GIORNALE DI SICILIA
LA CATTEDRALE RESTA CHIUSA
Chiusa da più di tre anni. Oltre mille giorni di carte bollate, sopralluoghi, veglie di preghiera, tante chiacchiere e poco di fatto. La Cattedrale di San Gerlando, patrono della città dei templi, non potrà ospitare al meglio nemmeno la festa di quest'anno. A parte una messa alle 10 di oggi infatti, nella cappella del SS. Crocifisso, tutte le altre iniziative si svolgeranno altrove.
La Cattedrale infatti, come sottolinea il settimanale della Curia l'Amico del Popolo che da sempre segue la questione, rimane chiusa, ormai da oltre 1000 giorni, off limit per ragioni di sicurezza dopo che 2011, un'ordinanza del sindaco di Agrigento, notificata all'Ufficio Beni Culturali della Curia, imponeva di eseguire con urgenza, «l'interdizione al culto religioso della navata Nord della Cattedrale a causa dell'aggravarsi del quadro fessurativo della stessa dovuto al lento, ma costante scivola- mento a valle del colle san Gerlando». In poche parole, meglio non avvicinarsi perchè tutto potrebbe franare da un momento all'altro. Da allora, è stata una processione di tecnici, esperti, meno esperti, supervisori. Tutti bravi a conclamare l'unica cosa certa: la cattedrale è in pericolo e con essa l'intera zona, tuttora priva di una seria dia di fuga. Mallopponi di carte bollate, relazioni e perizie fino ad arrivare alle scorse settimane, a fine gennaio, quando la Protezione civile ha acquisito tutti gli elaborati e le relazioni tecniche frutto di quasi 3 annidi studi, quello geologico, curato dal prof. Liguori, quello geotecnico e geofisico, a cura del prof. Valore, quello strutturale, a cura del prof. Cavaleri, quello dei terreni a cura del prof. Ziccarello e quello del rilievo 3D a cura del prof. Agnello. Forse solo per la Basilica di San Pietro, c'è voluta meno gente. E a sentire il parere dei tecnici, più volte interpellati dai giornalisti dell'Amico del Popolo, dovrebbero iniziare nel febbraio del 20151 prossimo anno, i lavori per il consolidamento del costone, che dicono essere i più urgenti e necessari. Intanto, l'ing. Maurizio Costa responsabile della Protezione Civile Provinciale, ha già annunciato che entro la prima decade di marzo, ci sarà un incontro-confronto con l'Assessorato Territorio e Ambiente e con la Soprintendenza ai Beni Culturali per fare il punto sulla fase progettuale.
Intanto oggi San Gerlando si celebra lo stesso, e dopo la grande processione di qualche giorno addietro, oggi al Museo Diocesano, dalle 10 alle 13 e dalle 15.30 alle 21 con ingresso gratuito sarà possibile visitare l'itinerario gerlandiano mentre alle 18 alla chiesa di Sant'Alfonso ci sarà una messa presieduta dall'arcivescovo Francesco Montenegro in concelebrazione con il presbiterio diocesano, la preghiera del Corpo della Polizia Municipale di Agrigento e a seguire, l'offerta dell'Olio per la lampada del Santo da parte della città di Lampedusa e Linosa con il sindaco Giusi Nicolini. Questa mattina alle 11 invece si inaugura la «Casa Rahab» in via delle Orfane, alla presenza dell'arcivescovo e dei componenti della Caritas diocesana di Agrigento e la Fondazione Mondoaltro.
(AMM)
PROVINCIA Resi noti i dati redatti dall'Osservatorio dell'assessorato. La maggiore flessione registrata riguarda gli arrivi dall'Italia (- 10,59%)
Nel 2013 in calo le presenze turistiche
Oltre 36 mila visitatori in meno del 2012
Visite turistiche in calo nell'Agrigentino. Il 2013 ha fatto registrare un trend negativo, in termini di presenze che comunque si era già evidenziato già nei primi mesi dello scorso anno. Secondo i dati elaborati dall'osservatorio turistico dell'assessorato provinciale al Turismo nel 2013 la provincia, in termini di presenze nelle strutture turistiche e ricettive, ha registrato un calo complessivo del -2,82%. Il totale dei 12 mesi del 2013 ha fatto registrare un numero complessivo di 1.264.206 presenze contro 1.300.906 di presenze del 2012, con un calo di 36.700 unità. Buona, nonostante il calo, la permanenza media per singolo turista che si attesta attorno ai tre giorni e mezzo, Questo dato è stato raggiungo grazie ad una maggiore permanenza dei turisti in visita alla nostra provincia, infatti a fronte dei calo del 2,82% delle presenze, gli arrivi (il numero di persone materialmente arrivato in provincia) sono diminuiti del 4,97%. Gli italiani restano più a lungo, circa 4 giorni, mentre gli stranieri si fermano, in media, intorno ai tre giorni. La flessione registrata riguarda interamente solo il turismo italiano (- 10,59%) mentre deciso è l'incremento delle presenze straniere (+ 9%). Altro dato rilevante la forte flessione del settore alberghiero (- 8,27%) che diventa un meno 16,14 riferita solo agli italiani e la costante e forte crescita delle strutture extra alberghiere, B&B in particolare, che hanno registrato un + 33%. Quando si prendono in considerazione i flussi turistici non ci si può dimenticare della Valle dei Templi, che nei primi mesi dei 2013 ha fatto registrare numeri incoraggianti con un più 5% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Come si evidenzia dai dati forniti dalla direzione del Parco, il sito archeologico ha fatto registrare 506.000 presenze nel 2013 rispetto alle 482.000 de] 2012. Il tutto a dimostrazione di come l'area continui a essere fondamentale per lo sviluppo del turismo nella provincia agrigentina. «Questi dati ha spiegato Gaetano Pendolino, amministratore del Distretto turistico della Valle dei Templici fanno prendere atto del fatto che i b&b in questo momento ottengono un successo netto. Evidentemente le cause vanno ricercate su una strategia di marketing che punta sui porta- li online».
«Per il resto - ha concluso - preoccupa il calo di fatturato negli hotel, che potrebbero tagliare adesso sui costi e quindi ridurre il proprio personale». A commentare i dati sul flusso turistico è Achille Contino, dirigente responsabile del settore Turismo della Provincia. Emerge ha spiegato - un netto successo da parte dei b&b, dovuto a più motivazioni. Si sta assistendo a un proliferare dì nuove strutture, soprattutto nel Comune capoluogo, che ha poi un turismo meno organizzato e più individuale rispetto ad altre zone come Sciacca o Licata, dove i flussi sono concentrati verso grandi strutture ricettive. I dati dell'osservatorio turistico provinciale riguardano tutto l'agrigentino a esclusione però delle Isole Pelagie» «Per Lampedusa e Linosa ha aggiunto Contino non abbiamo una situazione numericamente certa in quanto non tutti i dati ci vengono comunicati»
LA REPUBBLICA
PROVINCE, POI MANAGER E RIMPASTO IL TRIPLO SALTO MORTALE DI CROCETTA
Lupo: crisi a un passo. Il presidente apre ai "cespugli" e cerca Alfano
IL GOVERNATORE affronta l'avvio della settimana decisiva perla sua presidenza, quella in cui si deciderà probabilmente il destino della riforma delle Province. Giuseppe Lupo, l'ex segretario del Pd, non ha dubbi: "La crisi dl governo è a un passo". Parole pronunciate mentre i sindaci delle principali città siciliane, riuniti a Palermo in casa Cgil, vanno in pressing sul presidente: "L'istituzione delle città metropolitane è un passaggio ineludibile". Fra loro c'è Leoluca Orlando, primo cittadino di Palermo, che torna a chiedere il commissariamento della Regione se la riforma non andasse in porto. Anche perché, sottolinea Orlando, la mancata istituzione delle aree metropolitane «farebbe perdere al sistema un miliardo di fondi europei».
Crocetta è all'angolo. Ma non ha alcuna intenzione di darsi per vinto. In vista della ripresa dei lavori a Sala d'Ercole, ha congelato tutti i provvedimenti che possono creare ulteriori dissapori nella maggioranza. Primo fra tutti il rimpasto. Ieri, con Cardinale, ha ribadito una linea di apertura alle forze minori della coalizione Drs, Articolo 4, Megafono e a uscire dalla giunta dovrebbero essere Luca Bianchi, che potrebbe andare a tare il sottosegretario o avere un molo in un'agenzia pubblica a Roma, Nino Bartolotta e un assessore dell'Udc. Crocetta ritiene che D'Alla che non è più ministro e ha perso seppur per pochi voti la sfida per la segreteria del partito qualcosa dovrà cedere e non potrà insistere troppo sulla difesa dei tre posti nei governo. Proprio nei confronti in Gianpiero D'Mia, Crocetta ieri ha concesso una battuta: «Quel che gli è successo in questo fine settimana conferma che mettersi contro di me non conviene,..».
Ma nessun atto ufficiale, almeno per ora, fino a quando non sarà stato risolto il rebus delle Province. L'assessore alla Salute, Lucia Borsellino, ieri ha fatto sapere che le nomine dei manager di Asp e ospedali «sono pronte». Crocetta ha subito frenato: «f,a giunta le approverà non prima della prossima settimana. Quando si fa politica non si può essere ingenuidice pure il Vangelo dice che bisogna essere miti come agnelli e astuti come serpenti. E sulle nomine dei manager non mi sembra il caso di introdurre elementi di fibrillazione». Uniche notizie che trapelano, per quanto riguarda i vertici della Sanità, sono la probabile nomina dì Candela all'Asp di Palermo e quelle di Renato Li Donni e Paolo Cantaro alla guida dei Policlinici di Palermo e Catania.
Ma le scelte rimangono nel freezer. Da oggi riflettori puntati sull'Ars e su una riforma chevista la costante presenza di una dozzina di franchi tiratori nella maggioranza rischia di uscire stravolta dall'aula, Tira le somme Baldo Gucciardi, capogruppo dei Pd. «Se riusciremo a salvare le aree metropolitane e il no all'elezione diretta dei presidenti dei Liberi consorzi, raggiungeremo l'obiettivo. Se per colpa dell'aula verrà a mancare uno di questi due requisiti, faremo una pessima riforma. Se verranno a mancare entrambi, il Pd voterà contro la legge».
Molto dei destini della legge, in realtà, è in mano ai grillini. Che hanno i numeri per sostenere o far cadere la maggioranza: e ribadiscono di non avere alcuna intenzione di votare sì alla riproposizione delle aree metropolitane. M5S viaggia invece assieme ai Pd, almeno quello "ortodosso", sulla linea contraria all'elezione diretta dei capi dei Consorzi. Dopo aver provato invano a scardinare l'impostazione dei Grillini, Crocetta non a caso in queste ore cerca un contatto con Alfano e si rivolge al Nuovo centrodestra. «Non capisco proprio la sua posizione . A Roma gli alfaniani sono alleati con il centrosinistra, in Sicilia dicono di voler dialogare con noi sulle riforma ma poi non fanno alcuno sforzo. E proprio una posizione inconcepibile. La verità è che in questi mesi ci siamo scontrati spesso e volentieri con un blocco conservatore trasversale,Maior Imango ottimista. Voglio esserlo, almeno".
LiveSicilia
Province, governo ancora sotto
La riforma è un vero caos
di Accursio Sabella
Maggioranza battuta sulla riscrittura dell'articolo 4, voluta da Crocetta. I consiglieri comunali non faranno parte delle Assemblee dei consorzi. Fallisce, per il momento, anche il tentativo di mediazione col Nuovo centrodestra.
PALERMO - Alla fine, la maggioranza resta divisa. Il centrodestra si divide a sua volta. Il disegno di legge è ormai un insieme di frantumi tenuti insieme in qualche modo. L'"epocale" riforma delle Province sta lasciando danni ovunque. E, in un gioco paradossale, i "guai" maggiori sembrano arrivare proprio nel momento in cui le parti cercano un accordo. Un'intesa. Un dialogo. Come quello che avrebbe dovuto consentire al governo di poter contare sui voti del Nuovo centrodestra. L'eco di un fitto dialogo tra il segretario del Pd Raciti e il coordinatore di Ncd Castiglione era arrivata fino a Palazzo dei Normanni. In maniera un po' flebile, pare. Un'intesa, quella romana, che non sarebbe piaciuta granché a molti deputati democratici e della quale qualche parlamentare di centrodestra non sarebbe stato nemmeno messo a conoscenza.
Così, ecco che la "mediazione" che avrebbe dovuto trovare il proprio teatro nell'articolo 3 della norma, quello che disciplina gli organi dei futuri Liberi consorzi (Presidente, giunta e Assemblea) salta all'improvviso. Quando sembrava cosa fatta. L'intesa sarebbe stata garantita da un lato da Crocetta, dall'altro dal capogruppo di Ncd Nino D'Asero. E si sarebbe fondata su un meccanismo che - apparentemente richiamandosi all'analogo progetto di legge sulle Province in discussione a Roma - rischiava di suonare come una piccola "truffa": i Liberi consorzi sarebbero nati come "organismi di secondo livello", cioè non frutto di elezioni dirette. Ma successivamente, con l'adozione degli Statuti, avrebbero potuto modificare le modalità di elezione dei componenti degli organi. Con un rischio all'orizzonte davvero paradossale: per evitare - motivi di spending review e lotta alla casta - le elezioni dirette in nove Province, si sarebbe potuti arrivare a quindici, venti elezioni dirette se solo i Liberi consorzi (che nel frattempo potranno crescere, attraverso la decisione dei Comuni e dei cittadini interpellati col refrendum), avessero previsto quella modalità di elezione nello Statuto.
Ma la "mediazione-bluff" non è passata. E lo stop sarebbe dovuto a un ripensamento dell'ultim'ora proprio del Nuovo centrodestra. Mentre dal resto dell'opposizione arrivava un secco "no". Ribadito con forza, ad esempio, da Nello Musumeci in Aula: "Gli uomini di Alfano sbagliano a dialogare con Crocetta". Insomma, anche l'opposizione si spacca. Con l'Mpa che - pare - non sia stato, in più di una votazione, così distante dalle posizioni del governo.
Così, la mappa dell'Ars oggi appare davvero difficile da spiegare. I colori si mischiano, così come le idee. Un caos che porta ad esempio persino due deputati del Pd a polemizzare in maniera feroce su un emendamento che semplicemente prevedeva l'introduzione della rappresentanza di genere nelle Assemblee. Una norma richiesta da Marika Cirone e considerata "priva di senso" dal collega democratico e renziano Laccoto. In quel caso, però, ad andare sotto era stato anche il governo. Visto che lo stesso presidente Crocetta aveva dato parere favorevole alla norma della Cirone. Emendamento bocciato, quindi e primo campanello d'allarme.
Già, perché il peggio per maggioranza ed esecutivo doveva ancora arrivare. Il governo va sotto per un voto sull'approvazione della propria riscrittura dell'articolo 4. Un fatto che - per semplificare - finisce per rimandare tutto al testo esitato dalla prima commissione. Facendo saltare, così, l'idea di prevedere nelle Assemblee dei Liberi consorzi, oltre ai sindaci, anche la presenza dei consiglieri comunali. Una soluzione, questa, che era stata caldeggiata a Roma come a Palermo. E che sembrava accontentare larghe fette di Sala d'Ercole. Sia tra gli scranni della maggioranza che tra quelli dell'opposizione. Il quinto tonfo, insomma. Il secondo in un giorno, non fa che lasciare l'immagine di un ddl che va avanti tra strappi e contraddizioni. In modo incoerente e confuso. In un'Aula troppo "carica" di significati. Dove i "dialoghi" romani e palermitani cercano di far tornare i conti. E finiscono per creare solo nuovi danni.
LA DIRETTA DI OGGI
21.25 Si passa all'articolo 5, che riguarda la figura del presidente dei Liberi consorzi.
21.17 Approvato l'articolo 4. I consiglieri comunali non faranno parte delle Assemblee dei Liberi consorzi. Era stata, questa, una soluzione che nei giorni scorsi tendeva a "mediare" con le proposte di un'opposizione che chiedeva l'elezione diretta degli organi. Grave il nuovo scivolone del governo, battuto "34 a 33".
21.13 La norma, così com'è, non prevede più la presenza dei consiglieri comunali all'interno delle Assemblee sei liberi consorzi che così verranno composte solo dai sindaci.
21.08 Altra clamorosa sorpresa a Sala d'Ercole. Il voto segreto fa andare sotto il governo: bocciato l'intera riscrittura dell'articolo 4 che disciplinava la composizione e l'elezione dell'Assemblea. L'Ars è costretta a tornare alla prima scrittura dell'articolo, come uscito dalla Commissione. Ormai è caos.
21.07 Si passa alla votazione dell'articolo 4, così come è stato riscritto dal governo.
21.05 Bocciato l'emendamento sulla preferenza di genere che aveva il parere positivo del governo ma anche di buona parte dell'opposizione. Comunque, l'esecutivo va sotto. In Aula vola qualche parola grossa: "Vergogna, vergogna".
21.00 Figuccia (Forza Italia): "Condivido la posizione della collega Cirone".
20.58 Maggio (Pd): "Contraddizioni nel Pd? Qui mica ci sono cervelli all'ammasso...".
20.56 Greco (Pds): "Chiedo all'onorevole Cirone di ritirare quell'emendamento. Ci porta dentro un guazzabuglio".
20.55 Cordaro interviene in difesa della deputata Cirone: "E' un emendamento di civiltà, che noi voteremo. E' paradossale che un altro parlamentare del Pd attacchi un proprio collega su questo punto".
20.48 Polemica tutta interna al Pd. Il deputato Cirone chiede l'introduzione di norme per la rappresentanza di genere nelle Assemblee. Laccoto: "Una norma incomprensibile, visto che i Comuni sono molti diversi l'uno dall'altro".
20.37 Si procede con l'esame dell'articolo 4 che riguarda la composizione dell'Assemblea dei Liberi consorzi. Falcone (Forza Italia), presentando un proprio emendamento che pone dei limiti ai componenti dell'organo: "La legge, così com'è rischia di creare a Palermo un'Assemblea di 120 componenti, a Messina da 150. Non è concepibile".
20.20 Musumeci: "Voglio denunciare questo intrallazzo. Di questo si tratta. Di una menzogna nei confronti di una opinione pubblica che aveva salutato con interesse l'annuncio della riforma Giletti-Crocetta. Ci troviamo di fronte a un obbrobrio, che tiene fuori il cittadino-elettore. E nessuno di voi ne parla. Provate pudore, vergogna. Prendo atto che Crocetta ha trovato un accordo col partito di Alfano. Le larghe intese sono arrivate anche qui. Ma il partito di Alfano ha scelto la legge sbagliata per trovare un accordo".
20.10 Continuano gli interventi dell'opposizione. Molto critico il capogruppo di Forza Italia Marco Falcone.
20.00 Sembra sfumato l'accordo tra la maggioranza e il centrodestra, che sembrava vicinissimo dopo la proposta di D'Asero e l'apertura di Crocetta. I deputati del centrodestra, infatti, avrebbero deciso di non prendere parte alla riunione con gli altri partiti, che si è svolta nelle sale di Palazzo dei Normanni.
19.53 Assenza (Forza Italia): "Basterebbe il numero dei sindaci, soprattutto nelle Province più popolose, a rendere le Assemblee ingovernabili. Dovremmo organizzare le Assemblee nei cinema o nei teatri".
19.50 Alongi (Nuovo centrodestra): "Come possiamo pensare di far pesare i rimborsi per le missioni ai Comuni? I piccoli Comuni come faranno a garantire la partecipazione al Consorzio?".
19.44 Figuccia (Forza Italia): "Non posso che essere d'accordo col deputato, seppur di maggioranza, visto che il principio della riduzione dei costi mi sembra capovolto".
19.40 Crocetta ribatte: "Trattandosi di organi consortili ogni soggetto che compone il Consorzio deve essere rappresentato".
19.38 Turano (Udc): "Sono preoccupato. Facciamo finta che l'area della Provincia di Trapani, lontana dalle città metropolitane, avremmo un Consorzio composto da 24 sindaci e 45 consiglieri a far parte dell'Assemblea. Settanta persone, insomma. E' questa la razionalizzazione? Chiedo di riflettere, per trovare una soluzione di buon senso".
19.33 Ardizzone annuncia che domani non si terrà Aula per la concomitante visita del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a Catania, e che impegnerà il presidente della Regione, quello dell'Ars e i deputati catanesi.
19.31 Approvato l'articolo 3 che istituisce gli organi dei Liberi Consorzi: saranno Presidente, Assemblea e Giunta.
19.30 Si passa alla votazione dell'articolo 3. Richiesto il voto segreto.
19.15 Prosegue l'esame degli emendamenti. Finora la maggioranza ha tenuto.
18.58 Crocetta: "Nella legge nazionale si prevede che l'elezione del presidente dei consorzi è affidato agli statuti, ho colto nell'intervento del deputato del Ncd Fontana un'apertura su questa linea, siamo pronti ad accoglierla e andare avanti in questo senso". Lo afferma il presidente della Regione Rosario Crocetta, a cui il Nuovo centrodestra, ha lanciato un segnale di intesa in Aula con le dichiarazioni di Nino D'Asero e Vincenzo Fontana "Secondo me si farà l'accordo," - ha detto Crocetta- in coerenza con la legge nazionale".
18.51 Cracolici: "Per noi non poteva esserci nessuna mediazione sul principio dell'elezione di secondo livello per i Consorzi. Ma la mediazione avanzata dal centrodestra può essere discussa". La proposta prevede l'elezione di secondo livello per le prime elezioni, per poi affidare agli Statuti dei Consorzi la decisione di poter procedere successivamente con elezioni di diverso tipo".
18.49 Si passa all'esame degli emendamenti al testo.
18.45 Cordaro: "Mi rivolgo al governo, alla Commissione Affari Istituzionali, alla maggioranza. Fermate questo scempio di riforma delle Province. Siete ridicoli. Il plenum dei liberi consorzi dei Comuni è condizione essenziale per poter svolgere i lavori e voi non lo garantite. I componenti dei liberi consorzi non possono decadere al venir meno del loro mandato di consiglieri comunali. Mi rivolgo agli uffici e alla segreteria generale: fermate questo disastro amministrativo e normativo. Altro aspetto è quello della abolizione del gettone in favore dei componenti: questa è demagogia populista. La democrazia ha un costo. Altra cosa sono gli sprechi che vanno eliminati. Noi, in ogni caso, sosteniamo l'elezione diretta dei rappresentanti del popolo, a tutti i livelli. E' un principio cardine della democrazia che viene da voi disatteso. Vi ricordo che siamo legislatori. Abbiate un sussulto di orgoglio. Fermate questo scempio che non potrà che essere cassato dal Commissario dello Stato, a meno che non vogliate proprio questo: che si ritorni a votare, con la differenza che noi lo diciamo apertamente, voi no".
18.39 D'Asero (Nuovo centrodestra): "Oggi deve essere sancito un principio: su alcune riforme come questa deve esserci la partecipazione di tutti i soggetti politici coinvolti".
18.34 Formica (Lista Musumeci): "Se davvero si voleva risparmiare, si sarebbero dovuti chiudere una serie di enti e organismi che sono serviti solo per piazzare i trombati, i bocciati dal corpo elettorale. Questa norma in corso d'opera s'è rivelata irrealizzabile".
18.25 Vinciullo (Nuovo centrodestra): "Con questa norma non si fa altro che affidare la cosa pubblica alla cosiddetta 'casta'".
18.16 L'opposizione, con una serie lunghissima di interventi (è il turno nuovamente di Cordaro, Assenza e Greco) sta, di fatto, arrestando l'esame del ddl.
17.59 Ioppolo (Lista Musumeci): "La legge non ci dice nemmeno quanti saranno i componenti della giunta e quanti quelli dell'Assemblea. Questo iter è iniziato con l'annuncio di abolire le Province. E invece, il percorso si è trasformato in una proliferazione degli enti. E sui commissariamenti: non potevano essere fatti con legge ordinaria".
17.55 Falcone (Forza Italia): "Si è detto che la norma non ha bisogno di una copertura finanziaria. Per me non è così. Anzi, credo che la norma dovesse passare attraverso la Commissione bilancio".
17.45 Milazzo (Forza Italia): "Volete l'innovazione? E allora provate col 'modello Ipab', con un organismo composto da tre elementi, uno scelto dal presidente della Regione, uno dall'assessore e uno dal sindaco capoluogo, e rendiamo quell'ente operativo e snello".
17.40 Di Mauro (Pds): "Condivisibile l'allargamento ai consiglieri comunali dell'Assemblea, ma non alla posizione dei sindaci che saranno chiamati a ricoprire ruoli diversi. Il governo si fermi e dialoghi con i capigruppo".
17.33 Alongi (Nuovo centodestra): "Fermiamoci un attimo, anche per uniformarci alle intenzioni del governo nazionale. Altrimenti in Aula faremo le barricate".
17.26 Fontana (Nuovo centrodestra): "Il presidente eletto da un'Assemblea fatta di sindaci non avrà alcuna libertà. Sarà costretto ad ascoltare le pressioni dei sindaci. Così si torna alla vecchia politica. Il presidente deve essere eletto dal popolo".
17.22 Figuccia (Forza Italia): "Con questa norma non faremo che far proliferare organi e costi".
17.19 Inizia l'esame dell'articolo 3, che riguarda gli organi dei Libero consorzi. Il testo prevede l'Assemblea, il presidente e la giunta.
17.15 Cracolici (Pd): "Considero un errore politico grave l'eventualità che la Sicilia rinuncia a un'opportunità come la Città metropolitana".
17.06 Anche Cordaro (Cantiere popolare) fa riferimento alla sentenze del Tar Liguria che avrebbe sancito che il criterio utilizzato dal decreto Monti per commissariare le Province è incostituzionale. "L'assenza e il silenzio di Crocetta ci spaventa. Non vorremmo che la discussione si trasformi in un Vietnam".
17.01 Formica (Lista Musumeci): "I commissariamenti sono illegittimi. Questo parlamento può andare in contro a conseguenze gravi, anche di fronte alla Corte dei Conti". Formica poi ha presentato una richiesta di sospensiva anche rifacendosi a una sentenza del Tar Liguria, della discussione del ddl, respinta però da Ardizzone perché inammissibili.
16.50 Riprende la seduta
16.25 Si apre la seduta, ma è subito sospesa per l'assenza del governo
Si riparte dall'articolo 3. L'esame della riforma delle Province riprende a Sala d'Ercole, dopo le polemiche e gli scivoloni della settimana scorsa, quando il governo è andato "sotto" tre volte, affondato dal voto segreto e dai franchi tiratori. Segnali evidenti delle fibrillazioni interne alla maggioranza che oggi potrebbero ripresentarsi, rallentando ulteriormente un iter che domani potrebbe - stando alle prime indiscrezioni - arrestarsi nuovamente: l'Aula infatti potrebbe fermarsi in concomitanza con la visita a Catania del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Ma parallelamente alle votazioni sugli articoli del ddl che dovrebbe portare ai Liberi consorzi, tiene banco l'altro tema caldo di questi giorni: la Finanziaria bis. Ieri in giunta l'esecutivo ha approfondito l'argomento. Ma non ci sarebbe ancora un testo definitivo. Tanto è vero che oggi il ddl non è approdato in Commissione bilancio, costringendo il presidente Dina a rinviare la seduta: "Non è ancora arrivato nulla - spiega - ci auguriamo che il governo possa fare arrivare il testo almeno domani. Di certo - aggiunge il presidente della Commissione - i deputati non si limiteranno a prendere atto delle cifre che il governo porterà a Palazzo dei Normanni. Ma saremo rigorosi nel verificare la congruità delle spese di enti e aziende regionali. E la conformità dello stanziamento previsto dal governo con la mission e le finalità dell'ente stesso".
Il governo, insomma, ancora deve definire la "manovrina". Partendo però quantomeno dai numeri. I fondi a disposizione sono 300 milioni. Si tratta di quelli liberati, dopo l'ok al decreto legislativo nazionale che consente di spalmare i debiti legati ai residui attivi, dal Fondo per gli equilibri di bilancio, dove quelle somme erano finite automaticamente in seguito all'impugnativa del Commissario dello Stato. Cento milioni infatti resteranno a garanzia per la questione "residui", altri ottanta milioni serviranno per garantire operazioni contabili, mentre 50 di quei milioni inizialmente nel fondo sono stati già spesi per sbloccare parte degli stipendi di gennaio.
Trecento milioni, quindi. Di cui oltre la metà dovrebbero servire per garantire i Forestali. Anche se il governo sta pensando di spostare parte dei finanziamenti sui Fondi previsti dal Piano di azione e coesione, liberando così qualche milione del bilancio regionale, da utilizzare per altri capitoli. Riduzioni in vista, comunque, per enti come l'Eas, l'Esa e la Resais. Tagli anche per enti, Teatri e associazioni antiracket. Ma le cifre sono ancora in alto mare. Il governo lavorerà sul testo anche oggi.
Intanto, parallelamente all'esame della Finanziaria, all'Ars sorgeranno tre sottocommissioni. Il Parlamento, infatti, ha deciso di approfondire, tramite il lavoro dei deputati, tre temi spinosi riguardanti i conti della Regione: si tratta di quello dei Tributi, delle società partecipate e delle Aziende sanitarie ed enti collegati.
26 febbraio - mercoledì
GIORNALE DI SICILIA
A Roma siglato patto col centrodestra
Riforma delle Province, all'Ars si tratta
Crocetta ci aveva lavorato per tutto il pomeriggio all'accordo che avrebbe portato a eleggere i presidenti dei futuri consorzi di Comuni attraverso il voto popolare, primo passo per blindare anche la norma che avrebbe dato vita alle tre città metropolitane di Palermo, Catania e Messina messa in discussione dai franchi tiratori la scorsa settimana. Nuovo centrodestra e Forza Italia erano ormai convinti e pezzi della maggioranza avevano già iniziato a scrivere gli emendamenti che servivano a mettere tutto nero su bianco in vista del voto. Ma quando tutto sembrava pronto per sbloccare l'impasse sulla riforma delle Province, il Pd ha frenato. E così l'Ars è andata avanti a colpi di voto segreto su emendamenti che di volta in volta rischiavano di stravolgere la legge proposta dal governo. E il caso di quello che ha tolto i consiglieri comunali dalle assemblee che dovranno guidare i consorzi dei comuni e che saranno quindi composte dal sindaci del territorio.
Cronaca di una giornata ad altissima tensione, con trattative andate in scena parallelamente fra Roma e Palermo. L'Ars è impegnata dalla scorsa settimana sulla riforma che dovrebbe istituire i liberi consorzi di Comuni per sostituire le Province. Ma una pioggia di emendamenticirca 600 appesantisce il testo, in più le spaccature nella maggioranza creano un terreno fertile per l'ostruzionismo dell'opposizione. Il centrodestra da tempo chiede l'elezione diretta almeno del presidente dei consorzi e lo stop alle aree metropolitane (che secondo Nello Musumeci e Marco Falcone penalizzerebbero dal punto di vista economico le zone limitrofe). Tutti motivi che hanno spinto Crocetta poco dopo l'ora di pranzo a incontrare in una saletta dell'Ars lo stesso Falcone (Fi) e Nino D'Asero (capogruppo del Nuovo centrodestra). La proposta di Crocetta prevedeva il sostegno dell'opposizione alle città metropolitane sterilizzando così la contrarietà dei grillini in cambio di una norma che funzionava così: ognuno dei consorzi di Comuni avrebbe determinato all'interno del proprio statuto il modo di elezione del presidente. Scegliendo se affidarla ai sindaci del territorio ozi popolo. Enel secondo caso sarebbe stato anche previsto un compenso se il presidente eletto non è già un sindaco.
Crocetta sapeva che a Roma c'era stato in mattinata un incontro fra il neo segretario del Pd, Fausto Raciti, e Giuseppe Castiglione del Nuovo Centrodestra. È lì che l'accordo aveva trovato le fondamenta. E tutto era pronto perché Raciti oggi ne desse notizia ai deputati in un vertice all'rs già convocato per le 11. E non a caso Cracolici aveva anche fatto approvare un emendamento che toglieva dal testo in quel momento in discussione un riferimento all'elezione dei presidenti attraverso i sindaci consorziati.
A quel punto anche D'Asero ha chiesto una pausa per mettere ordine alle trattative. Ma poi Ncd e Forza Italia non hanno partecipato alla riunione dei capigruppo che doveva sancire il patto. A quel punto Baldo Gucciardi, capogruppo del Pd, ha tirato il freno:
,,Noi andiamo avanti con il testo base. No all'elezione diretta dei presidenti e si alle città metropolitane». Gucciardi precisa che il Pd è contrario a una soluzione che potrebbe provocare la moltiplicazione di presidenti ed elezioni visto che rispetto alle attuali 9 Province i consorzi di Comuni potrebbero essere più di una quindicina: «Soluzione che non sarebbe in sintonia con una norma di risparmio e snellimento burocratico». L'intesa a quel punto sembra saltata. Anche se da Roma Castiglione conferma in tarda serata che l'accordo può ancora resistere: «Siamo disponibili ad approvare la norma sulle città metropolitane a patto che siano ben definite nella legge le competenze. E se si riuscisse ad arrivare all'elezione diretta dei presidenti dei consorzi sarebbe perfetto. Il modo si può trovare». E Raciti: «Su questa legge si stanno scaricando tensioni che col testo hanno poco a che fare. Chiudiamo questo capitolo e poi iniziamo a parlare del rilancio del governo. Il Pd ha fretta di arrivare al rimpasto, Crocetta pressa per stringere i tempi e portare poi in aula la Finanziaria. Esigenze che spingono per un accordo con l'opposizione, siglato a Roma e in bilico a Palermo. Da domani la prova del voto (segreto).
LA SICILIA
Polo Universitario, piove sul bagnato
Si rompe un tubo, 27mila euro di risarcimento danni per il gestore del centro stampa
Consorzio universitario di Agrigento, piove sul bagnato. Letteralmente. Non bastano infatti i seri problemi economici attraversati dal polo, in questo momento in pessime acque per restare in tema e alla ricerca di fondi necessari alla sua sopravvivenza e al mantenimento dei corsi di laurea. A questa situazione già grave si aggiungono infatti imprevisti molto "salati". E' il caso, infatti, dai danni provocati da un allagamento di alcuni locali del Cupa.
Il fatto risale al febbraio dello scorso anno, quando la ditta titolare della copisteria e del centro stampa all'interno dei locali di via Quartararo, presentò una richiesta di danni per un allagamento avvenuto nel dicembre 2012. In quell'occasione, stando alla ricostruzione confermata anche dal Consorzio, era saltato per cause sconosciute il flessibile di un lavandino al primo piano, nell'area soprastante il centro stampa. Questo provocò la fuoriuscita di una gran quantità di acqua che verosimilmente venne fermata, a giudicare dagli effetti, solo dopo diverse ore - che provocò oltre che la chiusura dell'esercizio commerciale per alcuni giorni anche pesanti danni ai macchinari che i proprietari quantificarono in quasi 35rnila euro.
Da lì partì una fitta corrispondenza tra l'ente e la ditta, fino a che non venne realizzata da un perito nel novembre dello scorso anno una stima dei danni che riduceva a "soli" 27mila euro il totale che il Cupa avrebbe dovuto pagare per la riparazione delle attrezzature.
Così, "per evitare di affrontare un lungo contenzioso giudiziale si legge nella determina si preferisce mettere in atto una transazione tra le parti", attraverso la liquidazione della somma pattuita, "inferiore continuano del 20 per cento di quella inizialmente richiesta".
Ma che è, aggiungiamo noi, enormemente più alta del costo di un semplice flessibile.
G.s.
Lo scalo di Comiso sta crescendo ma ha anche bisogno del treno
Potenziare la ferrovia Agrigento- Ragusa-Catania per l'intermodalità
Piccoli aeroporti crescono e sono indispensabili per il turismo di zone bellissime, ma non facili da raggiungere: per cui, secondo i dati di Unioncamere, gli scali di Comiso/Ragusa e di Trapani hanno una incidenza dell'80% sul turismo di quelle aree, mentre nel resto del Paese gli scali pesano solo per il 30 sui flussi turistici che di solito si muovono con il gommato o con il treno.
In sostanza tedeschi e francesi se debbono andare sulla Riviera ligure o in quella romagnola ci arrivano in alito in poche ore, o anche in treno, ma se vogliono visitare la Sicilia non hanno che l'aereo: e per fortuna ora le tariffe sono basse se prenotate con largo anticipo. Dice Unioncamere clic se non ci fossero i piccoli aeroporti «la ricchezza si sposterebbe dalle aeree meno sviluppate a quelle più ricche».
L'aeroporto di Comiso, che proprio piccolo non è, anche per la storia che si porta dietro e per l'area che serve, in pochi mesi ha superato i 150 mila passeggeri e ha tutte le chances per arrivare a 300 mila nel 2014, ora che stanno scattando a primavera le nuove tratte per Dublino, per la lituana Kaunas, per il Pisa e il raddoppio dei voli con Milano Linate. Sono in corso trattative per altre destinazioni dopo i contatti avuti alla Bit di Milano. Se nel 2015 si arrivasse al raggiungibile traguardo dei 600 mila passeggeri l'aeroporto di Comiso potrebbe reggersi sulle proprie gambe. Nel frattempo però ha bisogno di sostegni pubblici (ancora non è chiaro se lo Stato si assumerà l'onere dei controlbn di volo, che per due anni è stato assicurato dalla Regione) e per la prima volta l'Unione europea ha detto di non considerare ((aiuti di Stato» i contributi pubblici agli aeroporti al di sotto di iiii milione di passeggeri l'anno, a patto che abbiano una previsione di autonomia finanziaria in tempi non troppo lontani. In sostanza per bUe è ammissibile che i piccoli aeroporti nati da poco ricevano sostegni per poter poi incentivare le compagnie aeree che sono disponibili a servire quegli aeroporti dietro compenso.
E' chiaro che la prevista realizzazione della superstrada Ragusa-Catania servirà molto al rafforzamento dell'aeroporto di Comiso, piccolo ma combattivo, con l'importante particolarità di essere disponibile in caso di emergenza cenere dell'Etna sulla pista di Fontanarossa (è probabile che l'amministratore delegato dell'Anas, Pietro Ciucci, a Catania assieme al presidente Napolitano, dica qualcosa in proposito).
Ma oltre alla superstrada c'è un altro atout in mano a Comiso: la ferrovia Agrigento-Ragusa-Catania che funziona ancora con le vecchie Littorine degli anni 40. Dire l'ing. Enzo Taverniti, amministratore delegato della Soaco, società digestione dell'aeroporto di Comiso: ((Nel quadro dell'intermodalità e della infrastrutturazione dell'aria vasta che unisce tre province il rafforzamento di questa ferrovia sarebbe prezioso. Su questa linea, con una spesa non eccessiva, si ptrebbe fare un progetto che consenta al treno di procedere sui 100-120 chilometri all'ora anche SU una tratta non elettrificata. Esistono dei pendolini, che vengono utilizzati anche in Germania e in Svizzera, che hanno un motore elettrico, ma alimentato a gasolio e quindi riescono a mantenere una buona velocità. Ho fatto un'analisi della situazione attuale: sulla tratta Comiso-Gela si può procedere alla velocità di 60 chilometri orari, sulla Gela-Canicattì arriviamo a 45 e sulla Canicattì-Agrigento scendiano a 25 chilometri orari. E' chiaro che così solo pochissimi prendono il treno. Però cori la nascita dell'aeroporto e la sollecitazione dell'Unione europea per la realizzazione dell'intermodalità fra treni e aeroporti, potrebbe essere una buona soluzione riattivare questa linea, che poi può arrivare fino in aeroporto che dista appena due chilometri dalla linea ferrata. Quando è venuto a Ragusa il riconfermato ministro delle infrastrutture, Maurizio Lupi, ha detto che sta spingendo con Rfi per il rafforzamento delle ferrovie siciliane, realizzando l'alta velocità sulla Catania-Palermo. E' chiaro che l'alta velocità non sarà possibile sulla Agrigento-Ragusa-Catania, ma almeno mettano in servizio delle vetture con una velocità accettabile».
SICILIA, AL VIA LE 18 ZONE FRANCHE URBANE
DALLA REGIONE IN ARRIVO 181 MILIONI
Agevolazioni a micro e piccole aziende fino a un massimo 200mila euro.
CATANIA. Stavolta non possiamo sbagliare. «Le Zone franche urbane sono una delle misure più forti mai avviate per lo sviluppo di aree a forte disagio della Sicilia'. Ne è convinto il presidente della Regione Rosario Crocetta che ha presentato così ieri mattina nella sede della presidenza della Regione, insieme con l'assessore alle Attività produttive Linda Vancheri, col dirigente del ministero dello Sviluppo economico Carlo Sappino e con il sindaco di Catania Enzo Bianco, il «via» delle Zfu in Sicilia.
Diciotto aree (a quelle originariamente previste - ha ricordato Crocetta ai sindaci e amministratori presenti erano 7 che sono aumentate di numero, inserendo tra l'altro anche Lampedusa, grazie a fondi regionali») dove le piccole e micro imprese potranno ottenere agevolazioni fiscali e contributive, con un plafond complessivo di 181 milioni di euro che andranno a colmare gap socioeconomici e a incentivare Librino Catania), Erice, Gela, Aci Catena, Acireale, Barcellona Pozzo di Cotto, Giarre. Messina, Sciacca, Termini Imerese, Trapani, Bagheria, Enna, Palermo-porro, Palermo-Brancaccio, Vittoria e Lampedusa-Linosa: in rotaie, un bacino di 24Omila abitanti.
Le imprese che hanno requisiti previsti per poter accedere ai finanziamenti (fino a un massimo di 200mila euro) potranno presentare le istanze a decorrere dalle 12 del 5 marzo e sino alle 12 del 23 maggio di quest'anno. La procedura non è a sportello, quindi l'ordine temporale dì presentazione delle istanze non determina alcun vantaggio né penalizzazione. Le domande devono essere compilate in modalità telematica stilla base di un facsimile predisposto dal ministero, firmate digitalmente e trasmesse, con i relativi allegati, esclusivamente tramite la procedura informatica del sito Internet del ministero dello Sviluppo economico (www. mise. gov. it). Nel giro di un mese dopo la chiusura dei termini - promette il dott, Sappino - «le imprese conosceranno l'importo delle agevolazioni.
Ma la pubblicità all'iniziativa - che promette fino a 200mila euro per ogni impresa assieme a sgravi fiscali e contribuitivi "spalmati" fino al 14 anno - non si ferma qui. Ci saranno pagine informative sui mezzi di comunicazione e un roadshow in accordo con l'Anci che permetterà di spie gare da vicino l'iniziativa nei vari territori, e su Facebook c'è già una pagina disponibile: 'Zona Franca Urbana Sicilia".
«Un'occasione da valorizzare - sottolinea Crocetta - e in ogni Comune interessato bisognerà coinvolgere la popolazione perché uno dei nostri obiettivi è che gli artefici dello sviluppo siano gli abitanti delle città e dei quartieri interessati. Per fare questo il governatore della Sicilia ritiene appunto «fondamentale l'attività di informazione, che dovrà essere capillare così se «qualcuno vorrà aprire un'impresa, e in maniera conveniente, lo potrà fare.
«L'esperimento è stato già fatto in Francia, per esempio a Marsiglia chiosa il presidente Crocetta - con un incremento, dopo un quinquennio, del 30% di occupazione nelle zone dove sono state attivate. Se ci crediamo è una grande occasione di sviluppo.
Anche per l'assessore alle Attività produttive della Regione, Linda Vancheri, le Zone franche urbane sono uno strumento importante per la Sicilia: i sindaci potranno utilizzare questa misura per dare vitalità nelle città e nelle zone individuate.
«Ma lo sviluppo del territorio - osserva - è possibile se c'è l'impegno di tutti, e in questo caso c'è stato come dimostra la sinergia istituzionale per la realizzazione delle Zfu in Sicilia, tra Regione, ministero per lo Sviluppo economico e Anci. Insomma - conclude - c'è una volontà del governo centrale per far sì che siano uno strumento efficace. E un buon inizio».
CARITAS E MONDOALTRO Inaugurati ieri 7 appartamenti per chi è rimasto senza lavoro e senza alloggio
Una casa per liberare dal bisogno
«E' un sogno che diventa straordinaria realtà», Così, l'arcivescovo di Agrigento, mons. Francesco Montenegro, ha "salutato", ieri nel giorno dedicato a San Gerlando, l'apertura dell'housing first, al secondo piano dell'ex istituto Granata, nel centro storico di Agrigento, gestito da due anni dalla Caritas diocesana e dal suo braccio operativo, la fondazione Mondo Altro. Si tratta di una pratica di lotta alla povertà che affronta il problema della casa per le persone senza dimora con una strategia nuova.
Al secondo piano del Granata sono stati realizzati 7 mini appartamenti che non comprendono la cucina che è, invece, comune insieme ad uno spazio ricreativo. Poi, è stata realizzato un appartamento compreso di cucina che sarà destinato ad una famiglia, si pensa a persone che vivono un particolare momento di difficoltà. Non stiamo parlando di un dormitorio ma non c'è una quota fissa da pagare. Si darà quel che si può e se gli ospiti non dovessero essere in grado di ricambiare l'ospitalità in denaro, lo faranno con dei lavori all'interno della struttura odi altri locali della caritas,
L'obiettivo è quello di prendere la persona, ricostruirla e farla uscire dal bisogno. La struttura si chiama Casa Rahab" dal nome di una prostituta che si incontra nel libro biblico di Giosuè. Valerio Landri, direttore della Caritas agrigentina, ha parlato di un immobile restituito agli agrigentini: «Adesso, questi locali possono tornare a narrare la storia di molti di noi. Agrigento è una delle esperienze pilota a livello nazionale ma anche internazionale ed è stato preso come esempio da altri organismi».
Sono già 4 le persone individuate e che saranno ospiti del Granata, due migranti e due agrigentini rimasti senza un lavoro e senza una famiglia. La struttura è stata realizzata con i fondi dell'8 x mille alla chiesa cattolica e grazie anche ad una donazione di 16 mila euro dall'associazione dei dipendenti della provincia di Agrigento "Paolo Palmisano".
I lavori hanno visto impegnati anche i giovani architetti dell'Associazione "NonSoStare". In conferenza stampa, il direttore dell'ufficio dei beni culturali ed ecclesiastici della curia, don Giuseppe Pontillo, ha annunciato la possibile riapertura della Chiesa San Girolamo e San Giuseppe.
VALENTINA ALAIMO