La Sicilia
Arriva al varo la riforma per l'addio alle Province
Via a Liberi consorzi e Città metropolitane, ma servirà un'altra legge
L'ultimo ostacolo da superare cia l'art. 10 del ddl relativo alle funzioni da trasferire ai Liberi consorzi e alle Città metropolitane. Un articolo alquanto contrastato, che non a caso è stato posto all'attenzione del legislatore in almeno quattro versioni: la prima del governo, la seconda della commissione Affari Istituzionali, poi ancora del governo e infine nella riscrittura a firma dell'assessore Patrizia Valenti.
Questo il testo definitivo: 1) ((Con legge istitutiva (...) sono ridefinite le funzioni da trasferire ai Liberi consorzi, alle città metropolitane, ai Comuni, alla Regione o agli enti regionali)). 2) «1 Liberi consorzi e le Città metropolitane esercitano le funzioni di coordinamento, pianificazione, programmazione e controllo in materia territoriale, ambientale, di trasporto e di sviluppo economico)). Dunque, si dovrà ricorrere arI altra legge per dare contenuto ai nuovi organi territoriali, il cui testo sara portato in Aula in autunno. Il voto finale è previsto per martedì: il presidente dell'Ars Ardizzone, ha chiesto un congruo lasso di tempo per consentire agli uffici di coordinare il testo, tenuto conto della sua complessità. A fare da salvagente sono stati gli stella ti e il Ncd, che hanno consentito l'approvazione delle norme più importanti. Stando al testo varato, i Liberi consorzi previsti sono nove, quante le Province Potrebbero diventare di più nei prossimi sei mesi se i comuni riusciranno a formare nuovi enti, partendo da una popolazione minima di 180mi- la abitanti. Scompare il voto diretto e gli organismi rappresentativi (ossia presidenti e assemblee) sono considerati di secondo livello
Questi i commenti di ieri. Crocetta: «E stata una grande fatica. C'è stato un incessante lavoro di mediazione che ha portato ad esitare una legge persino migliore di quella che avevamo pensato)).
Ardizzone: ((Si è segnato un notevole passo in avanti, un'ulteriore fase di completamento dell'abolizione delle Province avviata un anno fa. Ora si deve puntare in maniera significativa sulle città metropolitane».
Cracolici (Pd): «La legge più tribolata vissuta nella mia esperienza all'Ars. Cambiare in Sicilia è ancora un verbo di difficile coniugazione. L'Ars licenzierà martedì una legge che, prima in Italia, supera le Province e istituisce le Città metropolitane».
Falcone e Figuccia (Fi): ((Doveva essere una legge per la riforma degli enti intermedi secondo i principi di razionalizzazione delle spese e ottimizzazione dei servizi, invece, creerà confusione e aggravamento dei costi).
D'Asero (Ncd): «Meno male che qualche piccola correzione siaino riuscita a farla in Aula, a cominciare dalla ridefinizione delle Aree metropolitane)).
Di Mauro (Pds-Mpa): «Alla fine di questa lunghissima maratona siamo arrivati all'ennesimo rinvio, con una proposta di competenze da attribuire ai Consorzi talmente vaga da rasentare il ridicolo».
Cordaro (Pid): «Il pasticcio è fatto. Adesso attendiamo di vedere come il presidente dell'Ars riuscirà a riordinare, attraverso gli uffici, le decine di contraddizioni normative e logico-giuridiche esistenti nel testo).
Cappello (M5s): «Abbiamo evitato che questa riforma si riducesse ad uno dei soliti slogan del presidente Crocetta disegnando un nuovo ordinamento degli Enti locali ed evitando che i Liberi consorzi si traducessero in una mera replica delle province abolite».
Gucciardi (Pd): (Costruire la nuova architettura delle autonomie locali non era un compito facile, ma nonostante le difficoltà abbiamo fatto un buon lavoro. Il Pd ha tenuto la barra dritta anche nei momenti più difficili' lo dico con orgoglio, abbiamo scritto un pagina importante e mantenuto un impegno).
Infine Nello Musumeci (La Destra)' «Una legge incostituzionale, inapplicabile, che toglie il diritto al voto a 4 milioni di siciliani e che rischia di condannare i comuni alla paralisi ed al collasso .
IL PREFETTO DIOMEDE CON IL COMANDANTE DEI VIGILI DEL FUOCO LOMBARDINI, IL SINDACO ZAMBUTO E IL RESPONSABILE REGIONALE DELLA PROTEZIONE CIVILE FOTI E DI QUELLA PROVINCIALE COSTA
La Protezione civile regionale verifica le condizioni del costone L'assessore Lo Bello: «Il caso è all'esame della Giunta>
Partiranno oggi le indagini geognostiche da parte della Protezione civile regionale per verificare le condizioni della collina che sovrasta il viale della Vittoria. E' questo, al momento, l'unico risultato apprezzabile collegato al sopralluogo effettuato ieri dal dirigente regionale Calogero Foti, il quale, insieme ai tecnici, al prefetto e al sindaco di Agrigento si è re.ato nel pomei iggio di ieri sul luogo della frana. L'impegno in questo momento è su due fronti: conoscere le cause del fenomeno, verificare i rischi di una ripetibilità dello stesso e conoscere le condizioni del palazzo. Questo, è accertato, presenta delle criticità strutturali. Come risolverle è tema in discussione, così come con quali risorse. Nella giornata di mercoledì il Comune aveva già inviato alla Regione una richiesta di finanziamento per un milione e mezzo di euro per far fronte all'emergenza. "Stiamo valutando la possibilità di intervenire e con quali
fondi farlo ci spiega l'assessore regionale al Territorio e Ambiente Mariella Lo Bello -". La Giunta regionale pare si sia riunita nella tarda serata di ieri per affrontare anche questo tema, ma maggiori notizie si potranno avere solo oggi.
Intervenire sul costone, tuttavia, potrebbe essere più difficile del previsto, a causa di una complessa situazione giuridica che riguarda le aree a valle di via Giovanni XXIII. La vicenda, così come è ricostruita da una perizia di parte dell'architetto Giuseppe Grimaldi, parte nel lontano 1947, quando il Comune stipula, con la ditta Crea, costruttrice dei palazzi oggi coinvolti, un contratto mediante il quale concedeva un appezzamento di terreno a patto che questa realizzasse un marciapiede e il prolungamento della via Picone. Progetto, quest'ultimo, approvato l'anno successivo e ricadente su un terreno privato di proprietà degli eredi del Picone cui la via omonima è dedicata. Sono questi ultimi, allora, a proporre all'Ente una cessione concordata, nella speranza che la realizzazione della strada avrebbe dato maggior valore alla parte di terreno rimasta. Il contratto viene firmato nel 1950, e nel documento l'Ente si obbliga ad utilizzare l'appezzamento esclusivamente per la costruzione del prolungamento della strada e gira alla Crea l'obbligo di realizzare le opere tra cui quelle necessarie alla gestione delle acque - Già un anno dopo il Municipio cita in giudizio la società per inottemperanza contrattuale, e nel giugno 1966 il Comune sottoscrive con l'impresa una transazione per la definizione del giudizio pendente presso il Tribuna ledi Agrigento e in cui il Comune rinunzia all'esecuzione delle opere poste a carico della Crea dato che, sostenne, l'edificazione dell'ospedale a monte ne avrebbe pregiudicato l'esecuzione. Questo, secondo chi ha donato il terreno, i Picone, avrebbe fatto venire meno i presupposti dell'accordo di cessione. Siamo al marzo del 1979, e la Corte di Appello di Palermo restituisce ai Picone la proprietà. I terreni, quindi, da 25 anni sono tornati ad essere privati, ma di essi e delle opere presenti sudi essi mai manutenute e mal realizzate dalla Crea, accusano i proprietari l'Ente non ne avrebbe mai disposto la consegna al privato. Solo nel 2011, quando si iniziano a produrre i primi smottamenti dovuti alle acque, parte la prima ordinanza comunale, la quale impegnava gli eredi dei proprietari delle aree di effettuare le opere necessarie allo smaltimento delle acque piovane e la messa insicurezza dei terreni. Ordinanza contro cui questi ultimi si sono opposti dinnanzi al Tar, vedendosi però respinto il ricorso perché il tribunale avrebbe ritenuto preminente la garanzia della sicurezza pubblica.
Avviata una verifica sull'eventuale presenza di radioattività e di metalli pesanti
Drasi, cominciati gli accertamenti
Sono cominciati ieri, con un primo sopralluogo, gli accertamenti da parte dei tecnici dell'Arpa nella zona del poligono di contrada Drasi per verificare l'eventuale presenza di radioattività e di metalli pesanti.
Da tempo le associazioni ambientaliste agrigentine Legambiente, Mareamico, e Marevivo avevano chiesto agli organi deputati al controllo del territorio accertamenti nella zona dove da cinquantasette anni vengono effettuate esercitazioni militari italiane e della Nato, anche perché questa area insiste dentro una più ampia zona di notevole interesse naturalistico/paesaggistico, destinata a diventare riserva naturale e comunque indirizzata verso la pubblica fruizione (già individuata mediante il decreto n. 37 del 13 aprile 2001).
((Noi abbiamo chiesto di effettuare questi controlli - affermano da Mareamico - al fine di rilevare e misurare la presunta radioattività di questo territorio ed anche il controllo per la presenza o meno di metalli pesanti come il cadmio, l'antimonio, il piombo, il nickel, il rame, il vanadio e lo zinco».
Ieri l'Arpa regionale ha inviato i propri funzionari per iniziare una azione di capillare monitoraggio della zona che si estenderà in futuro anche al mare prospiciente, grazie alla collaborazione della Capitaneria di porto di Porto Empedocle anche perché per tanto tempo si è sparato in direzione
el mare e quindi anche lì potrebbe giacere materiale nocivo.
Ieri si è solo potuto procedere ad una presa visione del terreno ed a un controllo approssimativo della radioattività, con un contatore Geiger, per la presenza della Brigata Aosta che stava svolgendo un'esercitazione militare.
«Saremo vigili - concludono dall'associazione ambientalista - e attendiamo con ansia i risultati di que sti accertamenti tecnici che riteniamo di grandissima importanza per la salute pubblica»
Giornale di Sicilia
ECCO LA RIFORMA.
I LIBERI CONSORZI INIZIALI
Sono gli enti che sostituiscono le Province. Inizialmente saranno 9, coincidenti col territorio degli enti soppressi.
Le Province cessano la loro attività via via che entrano in funzione i liberi consorzi: nell'attesa restano commissariate fino alla fine di ottobre.
I NUOVI LIBERI CONSORZI
Entro sei mesi dalla pubblicazione della legge alcuni Comuni possono sganciarsi dal consorzio originario per crearne uno autonomo. I Comuni che danno vita a unnuovo consorzio deve- no essere confinanti e mettere insieme almeno 180 mila abitanti. Devono anche approvare una delibera all'interno del proprio consiglio comunale con una maggioranza dei due terzi. La delibera va poi sottoposta a referendum confermativo degli abitanti.
LA NUOVA LEGGE
Al termine dei sei mesi in cui sarà possibile sganciarsi dal consorzio originano, la Regione ridisegna la mappa dei consorzi in un disegno di legge da approvare entro l'autunno. Nello stesso testo verranno definitè le funzioni che passano dalle Province ai Consorzi.
IL PERSONALE
I dipendenti delle Province passano nei liberi consorzi (non appena questi saranno operativi). Il trasferimento del personale va di pari passo a quello delle funzioni. E al passaggio di funzioni e personale segue anche il trasferimento dei relativi fondi dalla Regione. I dettagli verranno specificati nella legge autunnale.
GLI ORGANI DEI CONSORZI
I consorzi di Comuni saranno guidati da un presidente e da una giunta con accanto ai consorzi di Comuni verranno create tre città metropolitane: maxi-associazioni di Comuni che ruotano intorno a Palermo, Catania e Messina. A loro volta guidate da un presidente, avranno competenze legate all'organizzazione di servizi (il dettaglio nella legge che arriverà in autunno). Alle città metropolitane sono destinati finanziamenti comunitari e statali per circa un miliardo nei prossimi anni. Della città metropolitana di Palermo faranno parte 27 Comuni: Altavilla Milicia, Altofonte, Bagheria, Balestrate, Belmonte Mezzagno, Bolognetta, Borgetto, Capaci, Cinisi, Carini, Casteldaccia, Ficarazzi, Giardinello, Isola delle Femmine, Misilmeri, Monreale, Montelepre, Palermo, Partinico, Santa Flavia, Termini Imerese, Terrasini, Torretta, Trabia, Trappeto, Ustica eV illabate.
Della città metropolitana di Catania faranno parte altri 27 Comuni:Aci Bonaccorsi, Aci Castello, Ari Catena, Ad Sant'Antonio, Acireale, Belpasso, Camporotondo Etneo, Catania, Gravina di Catania, Mascalucia, Misterbianco, Morta Sant'Anastasia, Nicolosi, Paternò, Pedara, Ragalna, San Giovanni La Punta,San Gregorio, San Pietro Clarenza, Santa Maria Di Licodia, Sant'Agata Li Battiati, Santa Venerina, Trecastagni,Tremestieri Etneo, Valverde Via- grande, Zafferana Etnea.
Della città metropolitana di Messina faranno parte 51 Comuni:Alì,AlìTerme, Antillo, Barcellona Pozzo di Getto, Casalvecchio Siculo, Castelmola, Castroreale, Condrò, Fiumeddinisi, Forza D'Agrò, Furci Siculo, Furnari, Gaggi, Gallodoro, Giardini Naxos, Gualtieri Sicaminò.
Livesicilia.it
Dalle Province ai Consorzi. La "riforma
epocale" di Crocetta
L'epocale
riforma delle Province è il frutto di una gestazione complicata, faticosa a
tratti drammatica. A dire il vero, più di una volta, durante l'iter del
ddl il governo ha rischiato di perdere la sua creatura, sotto i colpi dei
franchi tiratori e del voto segreto. Ma alla fine, la riforma arriverà. E il
giorno previsto per il primo vagito è quello di martedì prossimo, 11 marzo,
quando Sala d'Ercole darà il proprio ultimo sì alla legge. A quel punto, cosa
cambierà? Come dicevamo, il testo
definitivo (salvo le correzioni previste dal cosiddetto 'articolo
117, tramite il quale in questi giorni si opererà un'azione di coordinamento e
in alcuni casi persino rettifica di alcune parti degli articoli finora
approvati), è l'esito di un cammino accidentato. Di scritture, e riscritture,
che ne hanno cambiato la fisionomia, strada facendo, rispetto all'identikit
uscito dalla commissione Affari istituzionali. La Regione, dice addio alle
elezioni per l'organo intermedio, e "apre" i Liberi consorzi di Comuni, enti
previsti dallo Statuto speciale. Enti di "secondo grado", secondo la
formulazione del parlamento. Non più eletti dal popolo, ma composti dai sindaci
dei comuni che lo compongono. La vera novità della norma, però, è l'istituzione
delle città metropolitane di Palermo, Catania e Messina. Non previste, queste
sì, dallo Statuto. Ma che serviranno ad attrarre finanziamenti europei
indirizzati proprio a questa tipologia di ente. Il cuore della riforma è
ovviamente nel primo articolo. In occasione del quale, però, il governo ha rischiato
di dover rinunciare proprio alla novità assoluta del ddl. L'articolo infatti
prevedeva l'istituzione di nove liberi consorzi e delle tre città
metropolitane. Un riferimento, quello alle metropoli, cassato dal voto
incrociato del centrodestra, dei grillini e dei franchi tiratori della
maggioranza. Ma il passaggio sulle città metropolitane, verrà in qualche modo recuperato
all'articolo 7.
Intanto, ecco i Liberi
consorzi, composti inizialmente dai Comuni appartenenti alle vecchie Province e che potranno "esercitare in forma unitaria funzioni
e servizi". L'articolo 1 prevede le norme riguardanti i lavoratori delle Province,
oggetto di diversi interventi e polemiche in Aula: "I liberi consorzi - si
legge - continuano a utilizzare le risorse finanziarie, materiali ed umane già
di spettanza delle corrispondenti province regionali e continuano ad avvalersi,
nei limiti delle disponibilità finanziarie dei servizi svolti da società
interamente partecipate, garantendo la continuità dei rapporti contrattuali in
essere alla data di entrata in vigore della legge". Al personale dei nascenti
liberi consorzi è confermato il vecchio status giuridico-economico. I Consorzi
utilizzeranno anche le attuali sedi delle Province.
La nascita di nuovi consorzi
Il governo voleva fissare il limite minimo di
150 mila abitanti. Un emendamento del Pd (primo firmatario Alloro) ha alzato
l'asticella: serviranno 180 mila abitanti per la creazione di un nuovo
Consorzio. Sarà più difficile, quindi, la nascita del Consorzio di Gela, tanto
caro al governatore. E la nascita di un nuovo Consorzio non sarà così
automatica. I Comuni, entro sei mesi dalla pubblicazione del ddl di riforma
potranno chiedere di formare il nuovo ente. Ma per farlo dovranno rispettare,
anche, il requisito della continuità territoriale. Per l'adesione, i Comuni
dovranno esprimersi attraverso delibere approvate dai due terzi dei componenti
del Consiglio comunale, e dopo un referendum confermativo. Un passaggio,
quest'ultimo, voluto fortemente dal Movimento cinque stelle. Tutti paletti,
questi, che dovrebbero scongiurare uno dei rischi che pareva molto concreto
nella prima formulazione della legge: quello della proliferazione dei nuovi
enti. Tutto questo iter, infatti, va completato in sei mesi.
Com'è formato il Consorzio e
chi elegge gli organi
Il Libero Consorzio verrà composto dal
presidente, dalla giunta e dall'Assemblea. Sarà quest'ultima a eleggere appunto
la guida del nuovo ente. Ma da chi è formata l'assemblea? Il governo, per
cercare di mediare di fronte alle richieste di un'opposizione che spingeva per
l'elezione diretta degli organi del Consorzio, aveva proposto di prevede nell'Assemblea
anche la presenza dei consiglieri dei Comuni del Consorzio stesso. Proposta
bocciata dal voto segreto. L'assemblea verrà formata dai soli sindaci. E non è
poco. In province come Messina o Catania, le assemblee potrebbero essere
formate da sessanta, settanta sindaci. Le cui missioni e trasferte saranno
rimborsate dai Comuni stessi. Solo il tempo e il costo di queste missioni,
insomma, potranno dare qualche indicazione reale sul risparmio legato alla
scomparsa dei vecchi consigli provinciali e delle vecchie giunte. Scompaiono
infatti anche i gettoni di presenza e le indennità della vecchia
"casta" delle Province.
Chi elegge il presidente del
Consorzio?
Altro tema assai discusso durante l'iter del ddl
è stato quello riguardante l'elezione del presidente del Libero Consorzio.
"Elezione diretta", avevano richiesto le opposizioni. Ma alla fine, governo e
maggioranza hanno resistito: il presidente, che sarà uno dei sindaci del
Consorzio, verrà eletto però da una platea più ampia della semplice Assemblea.
Ai sindaci, infatti, si aggiungeranno anche tutti i consiglieri dei Comuni che
compongono il Consorzio.
E i dubbi non mancano anche
in questo caso. La scelta di evitare l'elezione da parte dei
cittadini, secondo l'opposizione apre l'era della "contrattazione" tra sindaci.
Insomma, la possibilità di ottenere delle preferenze in vista dell'elezione
potrebbe essere il frutto di interessi territoriali e non legati alla qualità
dell'aspirante presidente. L'allargamento dell'elettorato attivo ai
consiglieri, invece, riesce ad ammortizzare il rischio che la mancanza di un
voto "ponderato" desse ai piccolissimi Comuni (rappresentativi quindi di pochi
cittadini) lo stesso potere dei grandi Comuni. L'introduzione dei consiglieri -
che variano anche in base alla grandezza del Comune stesso - come detto, riduce
questo possibile "difetto". Molto meno "difficoltosa" in Aula l'approvazione
dell'articolo che riguarda la composizione della giunta. Potrà essere formata
da un massimo di otto assessori, che decadrebbero dalla giunta in caso di
concomitante decadenza dalla carica di sindaco del proprio Comune di
appartenenza.
Le città metropolitane,
cancellate e ripescate
Come detto, assai complicata è stata
l'istituzione delle città metropolitane di Palermo, Catania e Messina. Dopo la
bocciatura della norma prevista all'articolo 1, infatti, le speranze di
ripescare il nuovo ente è stato affidato, a sorpresa, a un emendamento che ha
visto come primo firmatario il deputato del Nuovo centrodestra Nino Germanà.
Una modifica che ha esteso il territorio della città metropolitana alla vecchia
"area metropolitana" (individuata da un decreto del presidente della Regione
del 1995). Al di là della denominazione, quello che cambia è la "sostanza".
Alla nuova formulazione delle tre città metropolitane, infatti, aderiscono
anche una serie di Comuni. Una ventina circa per ciascuna. Una formula che ha
convinto anche i deputati del Movimento cinque stelle, contrari inizialmente
alla vecchia versione delle città metropolitane. I Comuni che restano fuori
dall'area metropolitana confluiranno nel Consorzio, che a quel punto avrà come
capofila il Comune più popoloso.
L'elezione del "sindaco
metropolitano" sarà affidata a una legge successiva, mentre i Comuni possono scegliere sia di uscire dalla
città metropolitana, sia di farne parte, ma solo in caso di continuità
territoriale e solo in seguito a una delibera del Consiglio approvata a
maggioranza assoluta. Rimandato a un'altra legge anche l'attribuzione di
funzioni di Consorzi e Città metropolitane. Il parlamento si è limitato a
prevede alcune "funzioni quadro" come quelle di "coordinamento,
pianificazione, programmazione e controllo in materia territoriale, ambientale,
di trasporti e di sviluppo economico". Infine, la Regione interverrà
razionalizzando, chiudendo e accorpando gli enti delle ex Province.
I tempi
Adesso si entra in una fase transitoria. Entro
sei mesi i Comuni dovranno decidere se uscire o far parte di un nuovo
Consorzio. Fino al 31 ottobre la continuità verrà assicurata dagli attuali Commissari
delle Province. Entro quella data dovrà essere approvata la legge che prevede
il trasferimento delle funzioni dal vecchio al nuovo ente.
I dubbi
La riforma c'è. Ma adesso va
"riempita". Ed è questa una delle critiche maggiori riservate alla
legge del governo. "Avevamo chiesto, e Crocetta aveva sbandierato - ha
detto il capogruppo del Pds, Roberto Di Mauro - una vera riforma, con
l'abolizione delle Province e il trasferimento di competenze, strutture e
risorse a nuove strutture più legate al territorio e ai cittadini. Alla fine di
questa lunghissima maratona siamo invece arrivati...all'ennesimo rinvio, con
una proposta di competenze da attribuire ai Consorzi talmente generica e vaga
da rasentare il ridicolo". Secondo il capogruppo del Ncd Nino D'Asero, "rimangono i forti crucci
sulla mancanza dell'elezione diretta degli organismi e su quella di uno
strumento atto a guarire i mali endemici e secolari degli enti locali:
burocrazia elefantiaca, assenza di semplificazione, qualità dei servizi",
mentre per il capogruppo e il vicecapogruppo di Forza Italia, Marco Falcone e
Vincenzo Figuccia, quella che verrà approvata sarà "una norma che, rinviando ad
altra norma, creerà confusione e aggravamento dei costi". Il capogruppo del Cantiere
popolare Toto Cordaro invece, sottolinea come "qualsiasi trionfalismo di
oggi potrebbe trasformarsi in una disfatta domani. E ciò perché,
intanto, la legge deve essere ancora approvata. Ma soprattutto in ragione
di una pressocche' certa impugnativa da parte del Commissario dello Stato".
Già, anche stavolta i dubbi non mancano. Dalle città metropolitane, non
previste dallo Statuto speciale, all'elezione di secondo grado. E la figura di
Carmelo Aronica ha più volte fatto capolino in occasione della discussione a
Sala d'Ercole. Solo il tempo dirà se i fantasmi si trasformeranno in realtà. Se
la riforma epocale si trasformerà in una clamorosa batosta.
Sicilia24h.it
Cronaca di
un disastro che si annuncia
E' la cronaca di un disastro non annunciato, perché non è
accaduto, ma che si annuncia. Non è una profezia di sventura ma una ipotesi più
che fondata, perché è fondato che siano a rischio le fondamenta di tufo e di
calcare della roccia su cui si erge la via Picone ad Agrigento. Dopo via
Giovanni 23esimo su Villa Lizzi, la via Papa Luciani e il costone del Viale
della Vittoria, anche la zona a valle della Rupe Atenea e a ridosso del Viale
della Vittoria è candidata al crollo. E non per cause naturali, qualora la
natura sia così rischiosamente incapace di tutelarsi naturalmente, ma per causa
umana. Sì perché in via Picone ormai da anni un fiume d'acqua si riversa in
strada originato e alimentato da una rottura alle condotte idriche. E nessun
uomo di competenza, tra Girgenti Acque e Comune di Agrigento, nonostante le
quotidiane, disperate, asfissianti sollecitazioni dei residenti e della stampa,
è intervenuto a rimedio. Ecco perché adesso l'avvocato Marco Giglio, la cui
famiglia, peraltro, ha sempre abitato in via Picone, in rappresentanza di tutti
i residenti della via Picone a rischio frana, ha bombardato un esposto a
Girgenti Acque, e per conoscenza al Comune di Agrigento, ai Vigili del fuoco,
alla Protezione civile ed alla Procura di Agrigento. A futura memoria : se
accadrà ciò che si teme che accada allora nessuno si giustificherà balbettando
che non sarebbe stato prevedibile che accadesse quanto accaduto. Il fiume
d'acqua, che i cittadini pagano, scorre da monte, sotto l'ingresso dell' ex
Ospedale "San Giovanni di Dio", giù, da un cantiere edile sospeso e soppresso,
e poi lungo la stradina del cortile Picone, tra palazzi a 7 e 9 piani, e poi
ancora giù a valle, verso la cosiddetta "scala di Russo" che conduce al Viale
della Vittoria. L'acqua da anni si infiltra, erode, corrode e indebolisce il
sottosuolo. Fino a quando il peso del monte sarà sorretto a difesa della valle
? Almeno 4 palazzi circostanti sono in allarme. La collinetta, senza alcun muro
di contenimento, è sempre più minacciosa. Ultimo appello ai naviganti dell'
avvocato Marco Giglio : "Girgenti Acque, e gli altri intestatari dell' esposto,
intervenite a rimedio". Prima che sia troppo tardi, e ancora prima che sia
formalmente investita l'autorità giudiziaria. Scoprite dove è la rottura idrica
e tamponatela.
Gds.it
Approvati gli ultimi articoli della riforma delle Province.
Addio Province. D'ora in poi in Sicilia ci saranno i Liberi
Consorzi e le città metropolitane di Palermo, Catania e Messina. L'Assemblea
siciliana ha approvato tutte le norme del disegno di legge, rinviando a martedì
il voto finale.
"E' stata una grande fatica", dice il governatore
Rosario Crocetta. "C'è stato un incessante lavoro di mediazione che ha
portato, alla fine, a esitare una legge persino migliore di quella che avevamo
pensato", aggiunge. Il percorso per la maggioranza è stato molto
difficile, con il governo che è andato sotto più volte durante quasi un mese e
mezzo di discussione della riforma, con le opposizioni che hanno fatto ricorso
all'ostruzionismo e che durante la maratona parlamentare hanno più volte
sostenuto che il testo potrebbe essere impugnato dal commissario dello Stato,
perché conterrebbe norme incostituzionali. Alla fine il 'salvagente' per
Crocetta e la sua maggioranza è arrivato dai 5 Stelle e dal Ncd che hanno
garantito col loro voto l'approvazione delle norme più importanti della
riforma, a partire proprio dai Liberi consorzi: al momento sono nove, quante le
attuali Province, ma potrebbero diventare di più nei prossimi sei mesi se i
comuni riusciranno a formare nuovi enti, partendo da una popolazione minima di
180 mila abitanti. Il dato più evidente è che scompare il voto diretto, gli
organismi rappresentativi (presidenti e assemblee) sono di secondo
livello. "Siamo
andati avanti con una maggioranza d'aula anche in presenza di voto segreto, lo
vedo come un fatto positivo", afferma il presidente dell'Ars, Giovanni
Ardizzone. "Oggi si è segnato un notevole passo in avanti, un'ulteriore
fase di completamento dell'abolizione delle Province avviata un anno fa",
aggiunge Ardizzone, secondo cui "ora si deve puntare in maniera significativa
sulle città metropolitane". Le norme appena approvate definiscono un
quadro che dovrà essere completato con una successiva legge che il governo
porterà in aula in autunno e che dovrà stabilire soprattutto compiti e funzioni
di Liberi consorzi e città metropolitane. "La Regione dovrà privarsi
delle sue funzioni prima in favore dei Comuni e poi delle città metropolitane -
osserva Ardizzone - Avremo tutto il tempo per far maturare questo
percorso".
"Costruire la nuova architettura delle autonomie locali in Sicilia non era
un compito facile, ma nonostante le difficoltà abbiamo fatto un buon lavoro. Il
Pd ha tenuto la 'barra a dritta' anche nei momenti più difficili: lo dico con
orgoglio, abbiamo scritto un pagina importante, abbiamo mantenuto un impegno".
Lo dice Baldo Gucciardi, presidente del gruppo Pd all'Ars, a proposito
dell'approvazione degli articoli del disegno di legge che istituisce i liberi
consorzi di comuni e le Città metropolitane di Palermo, Catania e Messina
(manca ancora il voto finale al ddl, che sarà dato nel corso della seduta di
martedì prossimo). "Nei prossimi sei mesi - prosegue - i comuni
avranno la possibilità di scegliere liberamente fra l'Area metropolitana e un
Consorzio, o fra un Consorzio e quello confinante. Dunque, fra sei mesi avremo
la nuova 'mappa' della Sicilia, che oggi è la prima Regione italiana a superare
le Province e ad istituire le Città metropolitane". "Credo sia stato
giusto discutere queste norme anche con altre forze parlamentari - conclude -
ero e resto convinto che le riforme debbano essere il più possibile
condivise".
Province, manca il
voto finale. Crocetta: "Felice, ma che
fatica"
Ci siamo
quasi. Per completare la riforma delle Province manca solo il voto finale, che
arriverà dopo il "coordinamento" delle norme, previsto dall'articolo 117 dello Statuto.
Oggi l'Aula ha accelerato, approvando l'articolo 10 (nella forma di un
emendamento governativo che rimanda a una nuova legge la determinazione delle
funzione di Consorzi e Città metropolitane), e l'articolo 11 (la Regione si occuperà della
soppressione e della razionalizzazione degli enti). "Una grande fatica -
così il presidente della Regione Crocetta ha commentato a caldo l'approvazione sostanziale
dell'articolato - frutto anche di un incessante lavoro di mediazione che ha
portato, alla fine, a esitare una legge persino migliore di quello che noi
avevamo pensato. I lavoratori - ha aggiunto il governatore - non devono
preoccuparsi perché saranno valorizzati. Una parte dei funzionari sarà
trasferita ai comuni dove potranno mantenere lo status, alcuni andranno nei
Liberi consorzi e nelle città metropolitane, questo verrà fatto per migliorare
i servizi". "Si è andati avanti con una maggioranza
d'Aula anche in presenza di voto segreto, lo vedo come un fatto positivo. Oggi
si è segnato un notevole passo in avanti, un'ulteriore fase di completamento
dell'abolizione delle province avviata un anno fa". Lo afferma il presidente dell'Ars Giovanni Ardizzone "Ora
a mio avviso si deve puntare in maniera significativa sulle città
metropolitane. La Regione
dovrà privarsi delle sue funzioni prima in favore dei Comuni e poi delle città
metropolitane. Avremo tutto il tempo per far maturare questo percorso. Saluto
dunque positivamente il punto di arrivo di questa legge, una delle prime in
Italia". "Costruire la nuova
architettura delle autonomie locali in Sicilia non era un compito facile, ma nonostante le difficoltà
abbiamo fatto un buon lavoro. Il PD ha tenuto la 'barra a dritta' anche nei
momenti più difficili: lo dico con orgoglio, abbiamo scritto un pagina
importante, abbiamo mantenuto un impegno". Lo dice Baldo Gucciardi, presidente
del gruppo PD all'Ars, a proposito dell'approvazione degli articoli del disegno
di legge che istituisce i Liberi Consorzi di Comuni e le Città Metropolitane di
Palermo Catania e Messina (manca ancora il voto finale al ddl, che sarà dato
nel corso della seduta di martedì prossimo). "Nei prossimi sei mesi -
prosegue Gucciardi - i Comuni avranno la possibilità di scegliere
liberamente fra l'Area Metropolitana e un Consorzio, o fra un Consorzio e
quello confinante. Dunque, fra sei mesi avremo la nuova 'mappa' della Sicilia,
che oggi è la prima Regione italiana a superare le Province e ad istituire le
Città Metropolitane".