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LA SICILIA  
PROVINCIA REGIONALE
Una mostra nella Scala reale per ricordare l'Unità d'Italia
Il prossimo 17marzo ricorre il 153 anniversario dell'Unità d'Italia nel corso di tale commemorazione la Provincia Regionale di Agrigento esporrà nella Galleria della "Scala Reale" la copia originale della Gazzella Ufficiale del 7 marzo 1861, sulla quale venne pubblicata la legge con cui Vittorio Emanuele i proclamò la nascita del Regno d'Italia e assunse il titolo di Re per se e per i suoi successori. Il documento costituisce il "certificato di nascita" dello Stato unitario e rappresenta tuttora il punto di partenza storico dell'unità del nostro Paese e della nostra identità nazionale. Saranno esposti, anche altri documenti originali dell'epoca che segnano il percorso unitario della proclamazione di Roma capitale d'Italia e sono visitabili pregevoli affreschi di Maestri della seconda metà dell'800 sui temi dell'Unità nazionale. "Il prossimo anniversario - ha dichiarato il Commissario straordinario della Provincia, Benito Infurnari - rappresenta una scadenza particolarmente significativa nella attuale contesto storico e politico attraversato da forti spinte autonomistiche che vorrebbero contrapporre taluni interessi regionali agli interessi del Paese".   "La Provincia regionale pensa a benessere dei suoi dipendenti La misurazione del grado di benessere o malessere dei dipendenti, la ricerca degli eventuali fattori di criticità negli aspetti strutturali, organizzativi e relazionali del lavoro e l'individuazione delle strategie che permettono di promuovere e migliorare la qualità della vita di tutto il personale che opera all'interno dell'Ente saranno oggetto di un questionario che sarà consegnato ai dipendenti della Provincia Regionale di Agrigento entro il 15 marzo. L'iniziativa, avviata dal settore "Risorse Umane", rientra nelle attività riprese dal D. Lgs 150/2009 ed in attuazione del comma 5 dell'art, 14 della legge 4 marzo 2009 n. 15 "in materia di ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico e di efficienza e trasparenza delle pubbliche a mm in istruzioni". L'Ente effettuerà, quindi, anche quest'anno, al suo interno, un'apposita ricerca sul "benessere organizzativo".  

DALLE PROVINCE AI CONSORZI Via libera dell'Assemblea, ora si attende il pronunciamento del commissario dello Stato
Una rivincita per il governatore e per Gela: ripristinata la soglia di l50mila abitanti GIOVANNI CIANCIMINO PALERMO. L'Ars ha approvato il ddl che istituisce le aree metropolitane e i liberi consorzi dei comuni. Voti a favore 62, contrari 14, astenuti 2.  Contro hanno votato Fi, gruppo Musumeci, Cantieri popolari e parte di Mpa di cui due deputati si sono astenuti. Subito dopo il voto, i presidenti dell'Ars Ardizzone e della Regione Crocetta hanno ringraziato tutti i deputati sia che abbiano votato a favore o che abbiano votato contro. Per diventare legge, ora si attende il pronunciamento del commissario dello Stato e la conseguente promulgazione in toto o in parte. Un pasticcio. Lo conferma che il testo già esaminato ed approvato nell'articolato abbia subito alcune modifiche. Gli uffici dell'Ars, che hanno svolto un lavoro egregio ed accurato, in sede di coordina mento hanno riscontrato incongruenze, suggerendo alcune modifiche che sono arrivate in Aula sotto forme di emendamenti del governo. Ma l'emendamento governativo dalle chiare caratteristiche politiche riguarda la soglia minima per la formazione dei Liberi consorzi. In sede di discussione dell'articolato, a scrutinio segreto, era stato stabilito che non fosse di 150 mila abitanti come proposto dal governo, ma di 180 mila. Un voto interpretato come un siluro all'eventuale formazione di un consorzio attorno a Cela. Come dire un siluro destinato al governatore Crocetta. Ieri, col nuovo emendamento del governo si è ripristinata la soglia di 150 mila abitanti, ma con un percorso diverso e tuttavia tendente a raggiungere lo stesso obbiettivo di Cela. Non potendo annullare il voto precedente su 180 mila abitanti, si è escogitato che quella soglia riguardava la formazione dei nuovi consorzi, mentre eventuali uscite, col nuovo emendamento del governo, si pone come condizione che il consorzio di provenienza non andasse sotto i 150 mila abitanti. Fi ha presentato un suo emendamento sulla base di 180 mila. Il presidente della commissione Cracolici ha proposto 170 mila, il governatore Crocetta ha insistito su 150 mila. Si tratta, è la rivincita di Cela e di Crocetta: 150 mila. Per sommi capi, il ddl di legge prevede la costituzione di tre aree metropolitane: Palermo, Catania e Messina, I consorzi previsti corrispondono al territorio delle province, ma entro sei mesi se ne potranno istituire altri col voto dei 2/3 dei con sigli comunali e successivo referendum. I liberi consorzi non assorbiranno automaticamente le competenze delle disciolte Province. Con apposita legge, come prevede un emendamento del governo, saranno stabilite le funzioni e le competenze da trasferire ai liberi consorzi, alle città metropolitane, ai comuni, alla Regione o agli enti regionali». I consorzi avranno un'assemblea formata dai sindaci dei comuni aderenti. Il presidente sarà detto dai sindaci e dai consiglieri dei comuni che ne fanno parte. E dovrà essere sindaco di un comune del territorio, come del resto gli otto assessori. Sarà eletto anche un vice presidente che, secondo la prima versione avrebbe sostituito il presidente in caso di impedimento o dimissioni. Ma con l'emendamento governativo di ieri sarà sostituito da un commissario. I consiglieri e gli amministratori dei Consorzi non percepiranno alcuna indennità. Le spese per recarsi nella sede del Consorzio poi lo svolgimento del mandato saranno a carico del comune di provenienza le aree metropolitane saranno trasformate in città metropolitane e saranno gestite dal sindaco del comune capoluogo. Nei dettagli se ne saprà di più fra sei mesi, quando l'Ars sarà chiamata ad approvate apposita legge, Le città metropolitane saranno chiamate anche a gestire fondi comunitari e statali, si calcola che complessivamente ammonteranno a circa un miliardo di euro. I dipendenti delle vecchie Province, per avere una destinazione definitiva dovranno attendere che, fra sei mesi, venga varata la legge sulle competente e le funzioni dei Liberi consorzi. E solo allora saranno, operativi i nuovi organismi territoriali. Frattanto comincerà la gestione commissariale. In proposito è stato approvato un ordine del giorno (Gucciardi-Milazzo- Fazio) con cui il governo si impegna ad intervenire tempestivamente nei confronti dei Commissari straordinari delle Province affinché revochino i recessi precedentemente formulati, ripristinando le partecipazioni delle ex Province e garantendo economicamente, la continuità di tutti quegli enti, società, consorzi, istituzioni associazioni, nei confronti dei quali era stato adottato il provvedimento di recesso dismissione.  

FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL FOLKLORE.
Ieri suggestiva manifestazione nella Valle. Acceso il tripode, oggi la fiaccolata  Sarà il fiume di calore umano, formato dal corteo dei rappresentanti dei gruppi folk internazionali e locali, a testimoniare il senso del Festival del Folklore, giunto alla 59> edizione (e anche il suo primo ufficiale banco di prova in termini di partecipazione pubblica). Dalle 18 di oggi, infatti, l'appuntamento è con la Fiaccolata dell'Amicizia. Dopo il saluto da Palazzo di Città del sindaco Marco Zambuto, si procederà da piazza Municipio lungo la via Atenea, con la sfilata a fiaccole accese, simbolo della pace e della concordia tra i popoli. Piccole soste per il tragitto di balli e canti, per proseguire verso piazza Stazione, via Acrone, via Callicratide, via Manzoni, fino allo stadio Esseneto. Tutto come da tradizione, se non per la prevista partecipazione di Miss Sagra e Miss Festival, Marisa Seminerio ed Elisa Salamone. Proprio a loro, vestite da ancelle greche e giunte su una biga condotta da un giovane auriga e trainata da due cavalli scuri, è stato affidato il compito di far ardere la fiammella inaugurale della kermesse, dopo uno scambio di fiaccole con due rappresentanti dei gruppi folk, di Messico e Lettonia: l'accensione del tripode, ieri pomeriggio, al Tempio della Concordia, da dove si è elevato un messaggio di unione tra popoli, davanti un non folto pubblico, composto soprattutto da giovani, poche famiglie e pochissimi turisti. L'assemblea dei rappresentanti delle tradizioni folk delle Nazioni partecipanti (Croazia, Lettonia, Messico, Polonia, Romania, Serbia, Spagna, con due gruppi, Ungheria, Kosovo, Bulgaria) ha presieduto al suggestivo momento giungendo in corteo dal Sagrato della chiesa di San Nicola lungo il decumano, riprendendo un'antica tradizione. La Città di Agrigento, alla presenza delle autorità civili e militari ha dato così il suo benvenuto ai gruppi partecipanti: «Che quest'accensione sia propiziatrice di pace e fratellanza di popoli - ha detto il sindaco — che le fiaccole possano tenere sempre accesa la fiamma dell'amore tra le genti e illuminare così le menti di chi si pone alla guida delle Nazioni. Rinnoviamo la speranza di una convivenza libera e pacifica». Ieri mattina, mini sfilata di alcuni gruppi, tra cui le majorette bulgare, in via Atenea ed esibizione in piazza Cavour. Appuntamenti che si ripeteranno fino a sabato, così come gli spettacoli al Teatro Pirandello, di cui il primo già domani alle 17. Venerdì e sabato, le performance al chiuso raddoppieranno: alle 16 e alle 21. Alla conduzione, Charlie Gnocchi, che sarà raggiunto sabato da Claudia Tosoni. Previsti anche incontri istituzionali, venerdì mattina, in Municipio e Prefettura, ed eventi complementari: da domani, la 13^ Mostra del Libro e il 6° Concorso «I poeti del Mandorlo e della Natura»; sabato, «Valle in Fiore: archeologia e giochi nell'Antica Akragas». Poi, la giornata conclusiva, domenica, con la sfilata tradizionale dei gruppi internazionali, locali e i carretti siciliani, da piazza Municipio a stadio Esseneto; lo spettacolo al Tempio della Concordia, con la consegna del Tempio d'Oro e degli altri premi, e il Gran Gala finale. CHIARA MANGIONE  

GIORNALE DI SICILIA  
UNITA' D'ITALIA
La Provincia espone i suoi tesori
Il prossimo 17 marzo ricorre il l53esimo anniversario dell'Unità d'Italia. Nel corso della commemorazione, la Provincia, esporrà nella Galleria della "Scala Reale" la copia originale della Gazzella Ufficiale del 17 marzo 1861, sulla quale venne pubblicata la legge con cui Vittorio Emanuele II proclamò la nascita del Regno d'Italia e assunse il titolo di Re per se e per i suoi successori. lì documento costituisce il certificato di nascita" dello Stato unitario e rappresenta tutt'ora il punto di partenza storico dell'unità del nostro Paese e della nostra identità nazionale. Saranno esposti, anche altri documenti originali dell'epoca (PAPI)  

SCONTRO IN AULA Troppi emendamenti, governo fa riscrivere il testo per armonizzarlo.
FI e Mpa: trucco per inserire norma non prevista Province, ultime scintille prima del voto finale
PALERMO Doveva essere solo il giorno del voto finale. E invece sulla riforma delle Province, che crea i consorzi di Comuni e le città metropolitane per sostituire gli enti soppressi, è andato in scena uno scontro senza precedenti. L'ultimo prima della definitiva approvazione. Già  varati tutti gli articoli, mancava solo il voto all'intera legge. Ma, proprio a causa dei molti emendamenti approvati nei giorni scorsi, il governo e il presidente dell'Ars Giovanni Ardizzone hanno sfruttato una norma lego- lamentare che permette di riscrivere il testo allo scopo di riordinarlo e renderlo armonico. Insomma, un passaggio che doveva solo evitare strafalcioni. E invece, secondo Forza Italia ed Mpa, tutto ciò è servito per riscrivere una parte essenziale e inserire una norma non approvata nei giorni scorsi. L'articolo contestato prende spunto dal fatto che inizialmente i consorzi di Comuni saranno 9 come le soppresse Province. Poi, entro sei mesi, ogni città paese deciderà se restare o formarne uno nuovo. Da qui la nuova norma: «Non è ammessa la costituzione di un libero consorzio, l'adesione di un Comune ad altro libero consorzio ovvero l'adesione di un Comune alla città metropolitana qualora, per effetto del distacco, nel consorzio di provenienza la popolazione risulti inferiore a 150 mila abitanti ovvero si interrompa la continuità territoriale tra i comuni che ne fanno parte». E un modo per evitare che, fra sei mesi quando ogni Comune avrà scelto a quale consorzio aderire, si svuotino i 9 originari. Superato questo scoglio, in nottata Crocetta si è detto certo di arrivare all'approvazione. Forte dell'appoggio esplicitato dai grillini oltre che dalla maggioranza di centrosinistra. Contrari invece Forza Italia, Lista Musumeci, Mpa e Pid-Grande Sud.  

LA TRAGEDIA Chiesto il rinvio i giudizio per i direttore dell'Ente Giuseppe Tonti, il suo predecessore Ugo Dibennardo e tecnici Giuseppe Salvia e Giuseppe Contino.
L'auto volata dal viadotto, guardrail sott'accusa Per la Procura le barriere protettive del Carabollace non erano idonee.
L'Anas ha già appaltato i lavori di messa in sicurezza
Giuseppe Pantano Richiesta di rinvio a giudizio per omicidio colposo in cooperazione e colpa aggravata dalla previsione dell'evento. Per la Procura della Repubblica di Sciacca erano totalmente inidonee le barriere protettive del Carabollace, sulla statale 115, tra Sciacca e Ribera, quando, il 31 maggio dello scorso anno, Alessio Spitaleri, di 30 anni, di l3urgio, è precipitato dal viadotto con la propria auto, una Peugeot 206, morendo sul colpo. Il procuratore Vincenzo Pantaleo e il sostituto Michele Marrone hanno avanzato la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti dell'attuale direttore regionale dell'Anas, Salvatore Giuseppe Tonti, di 49 anni, di Reggio Calabria, e del suo predecessore, Ugo Dibennardo, di 45 anni, di Catania. Quest'ultimo e rimasto in carica lino a gennaio del 2013, mentre Tonti si è insediato a febbraio dello Stesso anno. Richiesta di rinvio a giudizio anche a carico di Giuseppe Salvia, di 40 anni, di Alcamo, a capo del centro manutenzione Anas di Trapani fino ad del 2012, e di Giuseppe Contino, di 52 anni, di Palermo, che ha preso quel posto a maggio del 2012. Per la Procura si è omesso di adottare adeguati presidi di sicurezza sul viadotto Carabollace, non avendo sostituito un guardrail che per consistenza ed altezza (55 centimetri secondo la consulenza disposta dalla procura) sarebbe stato del tutto inidoneo. 1ei mesi scorsi un atto extragiudiziario era stato notificato all'Anas finalizzato al risarcimento del danno. Un atto di natura civilistica, che non ha nulla a che vedere con il procedimento penale, una formale messa in mora nei confronti dell'Anas. Quest'iniziativa è stata assunta dai legali della Coniglio di Alessio Spitaleri, gli avvocati Antonio Giovenco e Vincenzo Ruffo. Il viadotto a seguito dell'incidente mortale venne Posto sotto sequestro dalla procura della Repubblica. Il dissequestro e scattato a metà luglio dopo che sono stati effettuati interventi di messa in sicurezza. L'Anas ha realizzato un'unica corsia centrale da percorrere a senso unico alternato all'interno del viadotto. I lavori di messa in sicurezza del Carabollace sono stati appaltali e dovranno avere inizio a breve. Dureranno 180 giorni dalla data di consegna. La gara è stata aggiudicata all'associazione temporanea di imprese composta dalla Strada 2012 srl e dalla Geoambiente srl che, con 849 mila euro, dovranno procedere al rifacimento dei cordoli in cemento armato dei giunti e della pavimentazione ed alla collocazione delle barriere di sicurezza. Dall'ufficio stampa dell'Anas nessuna dichiarazione circa l'iniziativa giudiziaria intrapresa dalla Procura di Sciacca. «Attendiamo la sentenza, fanno sapere dall'ufficio stampa. L'udienza preliminare per Tonti, Dibennardo, Salvia e Contino, per l'incidente in cui ha perso la vita Spitaleri, si terra il 16 maggio prossimo dinanzi al gup del Tribunale di Sciacca.  

LA REPUBBLICA   Province addio, anche i grillini votano sì
Battaglia all'Ars sugli ultimi emendamenti della giunta. Poi 62 okai ai Liberi consorzi GIOIA SGARLATA

TRAVAGLIATA fino all'ultimo. La riforma delle Province, alle dieci di sera, ha visto il via libera dell'Ars. Ma anche la giornata conclusiva, quella che avrebbe dovuto partorire sole il voto finale, è stata contraddistinta da scontri e polemiche. Tutto per effetto di una messe di emendamenti—ventidue — presentati in extremis dal governo. Norme di coordinamento (come previsto dall'articolo 117 dello Statuto) mirate, per Crocetta, a rendere più fluido il testo è impermeabile all'impugnativa del commissario dello Stato. Per l'opposizione, invece, si è trattato di un tentativo di stravolgere la norma oltre il tempo massimo consentito. I grillini, decisivi nel dare una maggioranza solida al provvedimento, hanno rispettato il mandato affidato dalla base attraverso il referendum sul web e- hanno votato a favore. Si è astenuto il gruppo di opposizione del Pds-Mpa, mentre il Nuovo centrodestra, alla vigilia animato da un dibattito interno, ha deciso di votare contro. Il computo finale ha segnato 62 sì, 14 no e due astensioni. Il via libera rappresenta solo la prima tappa del dopo-Province. Da definire con una nuova norma, tra sei mesi, sono infatti le funzioni e anche i confini dei nuovi Liberi consorzi di Comuni. Soddisfatto comunque il governatore Crocetta: «E un voto— dice—che segna un vero cambiamento per la Sicilia». «Da questa sera in Sicilia— aggiunge il presidente dell'Ars Giovanni Ardizzone — non si parlerà più di Province». Ma a festeggiare è tutta la maggioranza. «E una buona legge destinata a essere riferimento per resto d'Italia», dice il capogruppo del Pd Baldo Gucciardi. E a plaudire sono anchei5Stelle, per i quali si tratta della«prima grande riforma della legislatura». All'attacco, invece, il resto dell'opposizione. «Una norma farlocca che non dà certezze neppure sul presunto taglio dei costi», tuona il capogruppo forzista Marco Falcone. E duri sono anche i commenti di Ncd, Grande Sud e Lista Musumeci. Mentre l'Mpa «sospende il giudizio». -, Il sì arriva dopo un pomeriggio convulso. Nell'occhio del ciclone l'emendamento aggiuntivo più "politico", poi approvato dall'aula e che ha introdotto le condizioni di distacco di un Comune dal proprio consorzio di appartenenza per formarne un altro o aderire a una città metropolitana. Una lacuna che, ha sostenuto il presidente della commissione Affari istituzionali Antonello Cracolici, avrebbe creato «elementi di incostituzionalità». Per potersi staccare dal Libero consorzio di appartenenza un Comune «non dovrà interrompere la continuità territoriale» né determinare per il consorzio da cui proviene un numero di abitanti sotto i 150 mila.     LiveSicilia   Crocetta ha vinto, ma a che prezzo? di Accursio Sabella Il presidente ha portato a casa la riforma delle Province. Ora si apre la partita per il rimpasto. Ecco chi ha aperto un credito e conta di passare all'incasso. PALERMO - La riforma è passata. E gli effetti saranno immediati. Ma le Province non c'entrano. Rosario Crocetta incassa il sì a una riforma ancora tutta da "farcire". Ma adesso all'incasso passerà qualcun altro. La fila è già pronta. Ed è lunghissima. Ed è composta da fedelissimi. Da integri sostenitori del governo. Da alleati veri. A ciascuno, Crocetta dovrà dare qualcosa. E la questione è stata ironicamente tirata in ballo durante la seduta d'Aula da Toto Cordaro: "Finalmente, dopo l'approvazione di questa riforma, potrete parlare di rimpasto". E dietro l'ironia appare scorgersi una chiara verità. Non è un caso, infatti, che la questione del rinnovamento della giunta sia rimasta congelata finora. Anzi, gelosamente tenuta fuori dalla discussione, dal presidente Crocetta, che ha spesso dribblato: "Di rimpasto non parlo". Ma in realtà, non parlarne era esattamente il modo per tenere la discussione viva. Accesa. Attuale. E tenere così i deputati alleati sulla corda. Sul filo delle rivendicazioni, da accogliere solo "in cambio" della fedeltà a Sala d'Ercole. Crocetta ha vinto, insomma. Ma a che prezzo? E soprattutto, cosa ha vinto? Di certo, il governatore potrà vantare da domani la possibilità di rivendicare mediaticamente il primato della Sicilia nell'abolizione delle Province. Una affermazione tutto sommato incontestabile. Se non si scende dallo slogan ai dettagli. La norma approvata è una norma di principio, tutto sommato. Che interviene abolendo giunte e consigli provinciali, certamente. Ma al prezzo di togliere ai cittadini un "pezzo di democrazia". E incidendo poco, al momento, su altri aspetti: in molti casi, la riforma si tradurrà in una "mano di vernice" sul nome "Provincia", visto che la legge fa trasferire in maniera automatica, ai nuovi enti la "titolarità dei rapporti giuridici". E Crocetta incassa un altro successo immediato e pratico: quello di consentire il prolungamento, almeno fino all'ottobre del 2014, dei commissariamenti. Ma come detto, da domani il governatore dovrà aprire il registratore di cassa di Palazzo d'Orleans. Tramite il quale dovrà consegnare "il resto" a chi ha pagato - o afferma di avere pagato - in termini di fedeltà. A cominciare, ad esempio, dai partiti che si sono formati nel corso della legislatura. Loro, al momento, al governo non stanno. E in molti momenti dell'iter di questa legge, Lino Leanza e il gruppo guidato oggi da Luca Sammartino, hanno rappresentato i supporti più affidabili per assicurare a Crocetta i numeri. Al punto che qualcuno, in Aula, ha finito per definire l'esperto politico catanese come il nuovo "uomo del Monte" di Sala d'Ercole. Adesso ,però, Leanza e Sammartino dovranno passare necessariamente all'incasso, come dicevamo. Anche perché, nel frattempo, la pazienza di Articolo 4 è stata premiata in un altro senso: il gruppo è cresciuto numericamente nei mesi scorsi. Con l'ultima adesione di Adele Anselmo, Leanza e Sammartino hanno potuto compiere un sorpasso assai "sentito" dalle loro parti. Quello nei confronti dell'Udc, che oggi vanta un deputato in meno a Sala d'Ercole. Mentre può contare ancora su tre assessori "d'area" in giunta. Ed è proprio il nuovo rapporto di forze in Aula, unito anche alle possibili, future mosse dei centristi, che potrebbero riavvicinarsi al centrodestra, che verrà rilanciato sul tavolo del governatore. Un tavolo sul quale pioveranno le stesse, legittime richieste dei Democratici e riformisti. Che hanno assicurato lealtà e, anzi, con qualche suo rappresentante hanno già lamentato i "danni" portati finora in dote da questa lealtà. È il caso ad esempio di Marco Forzese, estromesso - a suo parere - dalla prima commissione per avere difeso le scelte del governo sulla nomina del cda dell'Irsap, presieduto da Alfonso Cicero. Adesso, anche per loro, è il momento di ottenere un "risarcimento". Del resto mai negato dallo stesso governatore: "Se faccio il rimpasto, entrano anche Articolo 4 e Drs", ha assicurato Crocetta. Ma il congelamento della discussione sulla giunta è tornato utile anche per tenere a bada le anime più "frizzanti" del Pd. In tanti, a dire il vero, hanno manifestato il proprio malcontento. Ma tutto sommato il partito ci ha messo la faccia. Non solo col capogruppo Gucciardi, ma anche col presidente della prima commissione Antonello Cracolici, che si è visto costretto - a volte non proprio a cuor leggero - ad assecondare i ripensamenti, i tentativi di mediazione, e quelli di riscritture in Aula della legge. Non a caso proprio lui è uno dei parlamentari democratici a chiedere non tanto un "ritocco" alla giunta, bensì un vero e proprio "azzeramento". Azzeramento probabilmente non sarà. Ma al rimpasto adesso Crocetta dovrà pensare. E se i dodici posti non basteranno, il governo sa già come "modulare" le richieste. Diverso il discorso che riguarda il Movimento cinque stelle. Anche loro sono tra i 62 deputati ad aver detto di sì alla riforma. Ma è difficile pensare che in questo caso l'effetto immediato sia quello di un dialogo con Crocetta, nonostante ieri il governatore avesse indugiato, nei minuti immediatamente successivi all'approvazione della norma proprio tra i banchi dei grillini. Una riedizioni del "Modello Sicilia" appare assai lontano al momento. Se è vero che appena pochi mesi fa il Movimento è stato tra le forze più attive nel promuovere una mozione di sfiducia al governatore. Il sì oggi, insomma, più che legato a un "contenzioso in atto" con Crocetta sembra più legato alla volontà del popolo a cinque stelle, favorevole all'abolizione delle Province, espressa sul web. Ma alla vicenda rimpasto se ne lega un'altra. Da mesi, le nomine per i nuovi direttori generali delle aziende sanitarie sono ferme. Anche queste. Nonostante da settimane esista un elenco, frutto di lunghe ed estenuanti - e anche discutibili - selezioni. "Non è il caso, al momento - aveva candidamente affermato Crocetta alcuni giorni fa - introdurre nuove fibrillazioni relative al tema della Sanità durante l'iter per le Province". Così, se la decisione di tenere nel cassetto la questione-manager poteva avere un intento "difensivo", adesso necessariamente si trasformerà in un nuovo tavolo di "contrattazione". Tavolo dal quale, nonostante gli avvicinamenti e le strizzatine d'occhio, dovrebbero mancare gli alfaniani di Sicilia, che alla fine hanno votato "no" alla riforma delle Province. Restano in sospeso, adesso, due questioni. Che somigliano a dubbi. Il commissario dello Stato interverrà su questo disegno di legge? E ancora, considerato il fatto che in Aula adesso si dovrà discutere della Finanziaria-bis, dove servirà nuovamente una maggioranza non così scontata da ottenere, vuoi vedere che il governo si faccia convincere dalla "pazza idea" di temporeggiare ancora? E di rinviare almeno al mese prossimo - in piena campagna elettorale per le Europee - la doppia questione rimpasto-Sanità?   Province, approvata la riforma Crocetta: "Questo è solo l'inizio" di Accursio Sabella Passa l'abolizione delle Province con un'ampia maggioranza. Voto favorevole anche del Movimento cinque stelle. Si astiene il Partito dei siciliani. Il capogruppo Pd Gucciardi: "Saremo il punto di riferimento per il resto d'Italia". Le opposizioni: "Solo una legge-spot".

PALERMO - Una gestazione difficile.
Polemiche infinite e  un iter lungo e complesso. Ma alla fine, la riforma delle Province è passata, anche con una larghissima maggioranza: 62 i favorevoli, 14 i contrari, due gli astenuti. "Ringrazio il parlamento,- ha commentato a caldo il presidente Crocetta - anche per la maggioranza ampia che ha votato a favore, per un voto che segna un vero cambiamento per la Sicilia. Questo non è un ddl normale, ma che cambia l'assetto istituzionale della Sicilia, cancellando enti intermedi inutili re la duplicazione di funzioni. Certamente, questo è solo l'inizio". Felice il capogruppo del Pd Baldo Gucciardi: "Abbiamo scritto una buona riforma, destinata ad essere un punto di riferimento per il resto d'Italia: la Sicilia è la prima Regione a superare le Province con l'istituzione dei Liberi Consorzi, e ad istituire le Città Metropolitane. Abbiamo incontrato - ha ricordato Gucciardi - più di un ostacolo, ma nonostante le difficoltà abbiamo scritto un buon testo e, con orgoglio, posso dire che i parlamentari del gruppo PD hanno fatto un ottimo lavoro in commissione e in aula. Strada facendo - prosegue Gucciardi -  è stato avviato un confronto costruttivo con il governo e alcune forze politiche che, pur non essendo nella maggioranza, non si sono sottratte al dibattito. Dispiace per chi, invece, rimanendo chiuso nel proprio guscio di nostalgia per un sistema che non c'è più, ha perso l'occasione di contribuire a rafforzare questa riforma". Ma soddisfatto è anche il Movimento cinque stelle: "L'idea dell'abolizione delle Province, come quella della riduzione dei costi della politica - affermano i deputati grillini - è entrata nel Palazzo assieme a noi. Prima, qui dentro e poi in ambito nazionale, certi temi erano tabù e mai avrebbero avuto diritto di cittadinanza nelle stanze del potere, dove finora si è sempre pensato alla coltivazione estensiva del proprio orticello. Fare funzionare i nuovi enti - aggiungono - è ora compito del governo che deve cominciare da subito a lavorare al disegno di legge che assegni loro le competenze. Non aspetti, com'è suo costume, l'ultimo minuto per mettersi al lavoro e dimostri una volta tanto di avere le idee chiare sul futuro, visto che l'andamento dei lavori ha dimostrato tutt'altro e che solo alcuni nostri importanti correttivi hanno permesso che da quest'aula non uscisse un aborto. Ci riferiamo, ad esempio, al referendum per l'adesione ai liberi consorzi e alla costituzione delle città metropolitane secondo la formulazione dell'articolo 7, che non escludesse tutto il territorio circostante dagli eventuali benefici - concludono - che alle città metropolitane deriveranno dalla futura programmazione europea". Critiche le opposizioni: "Questa legge - ha detto il capogruppo di  Forza Italia Marco Falcone - non solo non comporterà alcun risparmio, ne' ottimizzerà alcun servizio, ma aggraverà costi e oneri a carico degli enti locali, ma soprattutto dei cittadini siciliani", così si e' espresso il capogruppo di Forza Italia, intervenendo in aula, durante le dichiarazioni di voto alla legge sulla riforma delle province. E' una norma che serve a Crocetta - ha aggiunto Falcone - per mettersi una stelletta mediatica, serve ai gruppi di maggioranza per portare all'incasso le richieste da tempo avanzate al presidente della Regione, serve ai grillini per convincersi di esercitare una funzione utile all'interno della Istituzione siciliana". "Purtroppo, i siciliani, nel prossimo futuro - ha concluso il capogruppo forzista - si renderanno conto delle gravi e negative ricadute di questa legge che li priva del diritto di democrazia e regala loro solo un mostricciattolo normativo". Per il capogruppo della Lista Musumeci Santi Formica "con l'approvazione della cosiddetta legge di riforma delle Province, si è consumata una delle pagine più buie della storia del Parlamento siciliano. Dopo una gestazione di quasi nove mesi e con continue "minacce di aborto", - dice Musumeci - si è assistito prima in commissione e, successivamente, in Aula a un festival di contraddizioni, dove emerge con chiarezza l'unico intento del presidente Crocetta, e cioè approvare una legge qualsiasi pur di poter dichiarare da "Giletti": "ho fatto la riforma". La riforma, intanto, è fatta. In attesa della pronuncia del Commissario dello Stato.  

 Agrigentonotizie   Precari della Provincia regionale: Peppe Zambito incontra il commissario Infurnari
 La stessa delibera prevede l'anticipazione al 31 dicembre 2014 anche di quei contratti già sottoscritti fino al giugno 2015, ciò è avvenuto in modo unilaterale e senza il coinvolgimento delle parti sociali Redazione Il segretario provinciale del Partito democratico di Agrigento, Peppe Zambito, ha incontrato il commissario straordinario della Provincia regionale di Agrigento, Benito Infurnari, in merito alla problematica dei precari, relativamente alla delibera con la quale sono stati prorogati i contratti in scadenza fino al 31 dicembre 2014.   La stessa delibera prevede l'anticipazione al 31 dicembre 2014 anche di quei contratti già sottoscritti fino al giugno 2015, ciò è avvenuto in modo unilaterale e senza il coinvolgimento delle parti sociali. "Ho chiesto al commissario Infurnari - afferma Zambito - di rivedere l'atto deliberativo in questione in quanto lesivo nei confronti di quei lavoratori che avevano in precedenza sottoscritto il contratto di proroga". Il commissario si è detto disponibile ad approfondire la questione e a verificare se ci sono le condizioni per modificare l'atto deliberativo. In tempi brevi è stato programmato un ulteriore incontro per farà chiarezza sulla vicenda.  

 "Ciao ciao Province", adesso è ufficiale: approvata la riforma
 A favore del ddl che cancella le Province hanno votato 62 deputati regionali, contro i 14 che si si sono opposti. Nascono i liberi consorzi di Comuni e le tre Città metropolitane. Raggiante Crocetta: "Legittimato un cambiamento che passa alla storia della Sicilia" Redazione Addio Province. Scompare definitivamente un pezzo di storia siciliana. Nascono i liberi consorzi di Comuni e le tre Città metropolitane. L'approvazione della riforma è arrivata solo nella tarda serata di ieri. L'Ars ha detto sì al termine di una infuocata maratona d'Aula andata avanti tutto il pomeriggio a Palazzo dei Normanni. A favore del ddl che cancella le Province hanno votato 62 deputati regionali, contro i 14 che si si sono opposti (Forza Italia, Lista Musumeci, Cantiere popolare). Due invece sono stati gli astenuti. Novità principale è la soppressione del voto diretto, infatti gli organismi dei liberi consorzi saranno di secondo livello, cioè eletti non dal popolo ma dalle assemblee dei consorzi. Il presidente della Regione, Rosario Crocetta, ha affidato ad un tweet la propria soddisfazione. "Questo voto che abolisce le Province, sostenuto da maggioranza ampia - ha scritto Crocetta -, legittima un cambiamento che passa alla storia della Sicilia". Soddisfatti anche i deputati regionali siciliani del Movimento 5 Stelle che hanno commentato così l'approvazione del ddl: "L'idea dell'abolizione delle Province, come quella della riduzione dei costi della politica, è entrata nel Palazzo assieme a noi. Prima qui dentro, e poi in ambito nazionale, certi temi erano tabù e mai avrebbero avuto diritto di cittadinanza nelle stanze del potere, dove finora si è sempre pensato alla coltivazione estensiva del proprio orticello. A decidere - hanno concluso i deputati - sono stati i cittadini, che abbiamo chiamato ad esprimersi tramite una votazione on line. Non ci pare che la vecchia politica abbia mai fatto qualcosa del genere".      

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