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GIORNALE DI SICILIA
 
PIANO PAESAGGISTICO.
Il sindaco Marco Zambuto ne chiede a rimodulazione prima che venga reso esecutivo
«Quel progetto va modificato»
Il Piano paesaggistico di Agrigento, si avvia aduno stop temporaneo e ad una sua rimodulazione prima che venga reso esecutivo. Il sindaco di Agrigento, Marco Zambuto, ha infatti chiesto la correzione di quelle che definisce «macroscopiche incongruenze». Il primo cittadino, proprio nei giorni scorsi, aveva fatto rilevare al Presidente della regione Saro Crocetta, all'Assessore Sgarlata ed ai competenti uffici regionali, nonché al Soprintendente dei beni culturali di Agrigento, Caterina Greco, che nel piano paesaggistico degli ambiti della provincia, attualmente in pubblicazione prima della sua esecutività, sono presenti una serie di errori. In particolare, il Piano conterrebbe una serie di mancanze relative ad una cospicua parte del territorio di Agrigento, tanto relativo alla valle dei templi che allo stesso centro storico, che dovranno essere riconsiderate. «Siamo stati noi — chiarisce Zambuto — ad accorgerci per primi di tale errore ed abbiamo ufficialmente chiesto che venga trovato subito un rimedio. Il piano paesaggistico - aggiunge il primo cittadino - è infatti uno strumento di pianificazione urbanistica fondamentale che incide direttamente sullo stesso esercizio fondamentale dei cittadini di poter utilizzare quella porzione di territorio di cui hanno la disponibilità. Per questo riteniamo che sia fondamentale che si faccia chiarezza subito». Da qui la decisione di chiedere l'immediata correzione delle parti che rilevano queste incongruenze che porterebbero ad invalidare un'eventuale e successiva esecutività del piano stesso.» Le carenze riscontrate nelle numerose tavole che costituiscono questo Piano - aggiunge il sindaco Marco Zambuto - per un'estensione di circa cinquecento ettari nel solo territorio del capoluogo, e dei suoi numerosi ambiti in cui si articola dovranno essere rivisitate e corrette al fine di dare certezza e non reiterare equivoci che potrebbero favorire l'annidarsi di abusi, se non addirittura di speculazioni, le cui ferite sono ancora presenti nel territorio agrigentino». (AMM)
 

CONSUMI. Ad avanzare la richiesta è stato il sindaco di Palma, Pasquale Amato
Acqua erogata dal Tre Sorgenti «Serve una riduzione delle tariffe»
Il Comune di Palma di Montechiaro ha chiesto al Tre Sorgenti di ridurre la tariffa idrica. E' stato il sindaco Pasquale Amato ad incontrare i vertici del consorzio canicattinese per discutere con loro circa la possibilità di venire incontro alle istanze dei cittadini palmesi.
'Abbiamo sollecitato — scrive ll capo dell'esecutivo di Palma di Monte- chiaro - la rivisitazione dei bilanci, realistica e congrua col fabbisogno, senza sprechi. Abbiamo invitato i dirigenti del Tre Sorgenti, inoltre, ad accelerare sulla riduzione della tariffa, ricevendo rassicurazioni nel merito". "Ma al fine di raggiungere al più presto gli obiettivi il vice presidente del Tre Sorgenti, Angelo Marino, ed il ragioniere capo del Comune, Rosario Zarbo, che devo pubblicamente ringraziare — aggiunge Pasquale Amato - per l'impegno e la dedizione che stanno mettendo in questa battaglia di civiltà ed equità, si sono incontrati per controllare i bilanci 2012 e 2013 ancora da approvare. Pare che già con i primi aggiustamenti il prezzo dell'acqua che preleviamo si abbasserebbe di 20 centesimi circa sui 69 totali attuali. In questo mo- do la nostra comunità potrà ripartire.
Nuovi incontri tra i vertici dell'amministrazione comunale e quelli del consorzio Tre Sorgenti sono in programma già per i prossimi giorni. L'intendimento dell'esecutivo in carica a Palma di Montechiaro è quello di fare in modo che la riduzione della tariffa per i palmesi, ed ovviamente per i residenti negli altri sei Comuni dell'agrigentino che ricevono acqua dal Tre Sorgenti, possa avvenire in tempi brevi, In questo modo la gente otterrebbe un notevole risparmio sulle bollette da pagare in relazione al consumo dell'acqua. (AAU)
 

DOPO LA SOPPRESSIONE. In una nota a firma d diversi avvocati addossano e responsabilità a un errore formale fatto dal comune
Giudice di Pace, esplode il caso Paci: «Ora si accertino le responsabilità»
Gioacchino Moncado
Dal prossimo primo Aprile chiuderà i battenti I' ufficio del Giudice di Pace di Canicattì. Li sede infatti non è rientrata tra le 285 che il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha salvato tra le 667 tagliate nell'ambito della riorganizzazione della geografia giudiziaria a seguito della recente riforma delle circoscrizioni giudiziarie. La bocciatura di Canicattì ha lasciato perplessi ed ha sollevato già all' indomani della pubblicazione del decreto ampie polemiche. Sulla base di quali criteri si è arrivati ad inserire la sede canicattinese tra quelle da chiudere? Ufficialmente e difficile ipotizzare le motivazioni che hanno spinto il ministro Orlando a decidere di tagliare Canicattì ma le ragioni, che sono siate confermate da diversi rappresentanti del Settore, della chiusura della sede canicattinese dell'ufficio del Giudice di Pace sono da addebitare ad una errata, nella forma, richiesta avanzata al ministero da parte dell'amministrazione comunale guidata dal sindaco Vincenzo Corbo. Infatti diversamente da quanto  stabilito dal decreto legislativo 156/2012 che nel secondo comma prevedeva la possibilità per i comuni, anche in forma consorziata, che avessero voluto mantenere l'ufficio circoscrizionale del Giudice di Pace di inoltrare un' istanza di mantenimento della sede del Giudice di Pace il Comune di Canicattì formulò una diversa istanza di creazione in città di una sezione distaccata del Giudice di Pace di Agrigento. Con costi di gestione, in questo secondo caso, molto più alti e tutti totalmente a carico del ministero della Giustizia. La decisione del ministero Orlando in tempi non sospetti era stata peraltro già prevista da numerosi avvocati di Canicattì che avevano sollevato, nell'Ottobre scorso, la propria preoccupazione in merito alle sorti dell'ufficio del Giudice di Pace. Come avevano tristemente annunciato mesi fa si è verificato quanto da noi previsto - si legge in una nota a firma di diversi avvocati della città -. La città verrà privata di un servizio utilissimo come e quello fornito dal Giudice di Pace con gravi disagi che si ripercuoteranno soprattutto sui cittadini a quanto sembra per una cattiva formulazione dell' istanza da parte dell'amministrazione comunale >. Intanto il Nuovo Centro Destra cittadino ha annunciato che nei prossimi giorni a Roma incontrerà il dirigente del ministero della Giustizia Gigi Birritteri,  capodipartimento dell'organizzazione degli uffici giudiziari, per cercare di capire se esistono responsabilità specifiche in relazione al mancato mantenimento della sede canicattinese, «Vogliamo andare a fondo nella vicenda - ha dichiarato Ivan Paci - per comprendere di chi e la responsabilità di questo ulteriore scempio che viene commesso ai danni della città e di tutti i canicattinesi». L'amministrazione comunale con il sindaco Vincenzo Corbo fa sapere invece che sulla questione attende di conoscere nel dettaglio i criteri usati dal ministero per la scelta delle sedi da salvare e successivamente cercare di percorrere le possibili strade per giungere ad un esito diverso e positivo per la città della vicenda.
 

CONSIGLIO DEI MINISTRI La misura per accelerare il versamento di 68 miliardi di arretrati e adeguarsi alla direttiva Ue. Ok alla proroga del finanziamento delle missioni
Stretta su debiti della pubblica amministrazione
Approvato il ddl: pagamenti sbloccati a partire da settembre. Per chi non provvede scatterà anche lo stop alle assunzioni
Adeguare i tempi di pagamento delle pubbliche amministrazioni a quelli previsti dalla direttiva Ue; favorire la cessione del credito al sistema bancario; accelerare il pagamento dei debiti arretrati tino atto massimo di 68 miliardi di euro, aggiuntivi rispetto ai 22 già pagati. Sono gli obietti i del ddl sui pagamenti della pubblica amministrazione, approvato mercoledì dal Consiglio dei ministri, che, per stimolare le amministrazioni pubbliche a rispettare i pagamenti, prevede per gli enti ritardatari un misura choc come il blocco dei contratti di ogni tipo, compresi quelli di collaborazione. Lo scopo principe del governo e quello dunque di far rispettare amministrazioni centrali e locali i tempi di pagamento, anche se a far slittare i tempi e in questo caso lo stesso esecutivo. La scelta di optare per un del, ha spiegato ieri il presidente del Consiglio Matteo Renzi, implica infatti che lo sblocco totale non possa concretizzarsi prima di dicembre. Esattamente il 21 settembre, ha precisato il premier, affiancato dal ministro dell'Economia Padoan, indicando come data di svolta il suo onomastico, San Matteo.
Il testo, suddiviso in23 articoli, prevede limitazioni per gli enti che continueranno ad accumulare ritardi nei pagamenti, maggiore respiro finanziario per quelli che hanno sottoscritto mutui con la Cdp o il Mef e qualche risorsa in più per le amministrazioni in dissesto. In particolare le Regioni potranno ristrutturare il proprio debito) allungandone le scadenze fino a trent'anni, con una riduzione della rata annua di circa 164 milioni. Si amplia inoltre la platea dei crediti che le imprese possono compensare con le cartelle esattoriali grazie ad una proroga dei termini di notifica degli atti fiscali. Allo stesso tempo, con un'apposita piattaforma telematica, si introduce un monitoraggio «continuo e sistematico» dell'ammontare dei debiti. Il ddl disciplina infine anche l'intervento della Cassa depositi e prestiti nel meccanismo di cessione dei crediti certificati. Garante di ultima istanza sarà lo Stato in modo che i creditori possano cedere pro-soluto il credito assistiti) dalla garanzia statale ad una banca. La pubblica amministrazione debitrice diversa dallo Stato potrà chiedere, in caso di temporanee carenze di liquidità, una ridefinizione dei termini e delle condizioni di pagamento dei debiti, per mina durata massima di cinque anni, rilasciando, a garanzia dell'operazione, delegazione di pagamento. La Cdp potrà acquisire dalle banche, stilla base di unti convezione quadro con l'Abi, i crediti assistiti dalla garanzia dello Stato, anche «al fitte di effettuare operazioni di ridefinizione dei termini e delle condizioni di pagamento dei relativi debiti, per una durata massima di quindici anni» Alla Camera, infine, e arrivato il via libera definitivo (con 283 voti a favore e 89 contrari) al decreto di proroga del finanziamento delle missioni internazionali.
 

LA SICILIA
 

PROVINCIA
I produttori di carciofi e fico d'india si confrontano con i colleghi tunisini
E' in fase avanzata, il progetto CQ finanziato nell'ambito del Programma di Cooperazione Transfrontaliera (P0 Italia-Tunisia 2007/2013). Dal 24 al 26marzo prossimi, infatti, si svolgerà a Tunisi un seminario nel corso dei quale si incontreranno produttori agricoli agrigentini e tunisini. Il progetto CQ, infatti, mira a migliorare la competitività dei prodotti agricoli (freschi e trasformati), in particolare di quelli biologici, e di favorirne la commercializzazione sia nei paesi partner che in nuovi mercati. L'evoluzione delle attività ha portato ad individuare il Carciofo e il Fico d'India quali produzioni oggetto di approfondimento, e proprio dai principali centri di produzione dei nostro territorio, Licata e Menfi, provengono i produttori individuati a suo tempo dai tecnici del progetto.
Nel seminario saranno messe a confronto le differenti tecniche di coltivazione nei due diversi territori e i vari passaggi di filiera. Si tratta di una tappa molto importante, in quanto è noto che, se da un lato i produttori siciliani vedono nei prodotti provenienti dal Nordafrica temibili concorrenti, dall'altro è innegabile che le nostre produzioni sono qualitativamente migliori e ottenute con metodi biologici. Lo scambio di esperienze porterà quindi all'apprendimento di tecniche per il miglioramento della qualità dei prodotti tunisini, soprattutto per quanto riguarda l'uso di pesticidi e diserbanti, e a garantire l'etichettatura dei prodotti tunisini, in modo che, in ogni caso, il consumatore conosca esattamente la provenienza e la qualità del prodotto.
Il progetto nasce alla fine del 2011 con la firma del contratto di sovvenzione dei progetto tra la Provincia Regionale di Agrigento (Ente capofila) e il Dipartimento Programmazione della Regione Siciliana, ossia l'Autorità digestione del P0 Italia-Tunisia 2007/2013. E' realizzato in partnership con la Direzione generale della Produzione Agricola del Ministero Tunisino Agricoltura, Pesca e Risorse Idrauliche, ed è stato finanziato complessivamente per 702.153,80 euro, di cui il 90% dall'Unione Europea e il rimanente 10% dal Fondo di Rotazione Ministeriale ex CIPE, con una quota (poco meno di 27 mila euro) a carico del partner tunisino.
 

PALMA DI MONTECHIARO
Il "Tre Sorgenti": «Le tariffe idriche saranno rivedute»
 

Da Giovanni Moscato, presidente del consorzio dell'acquedotto «Tre Sorgenti)), il sindaco Pasquale Amato ha avuto assicurato che con l'approvazione dei bilanci consuntivi, ancora non ratificati dal consiglio d'amministrazione, le tariffe sulla erogazione di acqua potabile saranno rivedute. Infatti, l'Agenzia regionale delle acque sarebbe già propensa ad approvare la tabella predisposta dall'ente acquedottistico in cui sono consorziati sette Comuni agrigentini. Il presidente Moscato e il dirigente del servizio tecnico del Tre Sorgenti sono stati ricevuti al Palazzo degli scolopì dal sindaco per concordare un intervento mirato alla rivisitazione degli esercizi finanziari, con l'obiettivo di eliminare eventuali sprechi e quindi di ridurre considerevolmente il costo del servizio idrico, erogato al Comune palmese dal consorzio di cui fa parte sin dal 1955. E stato anche concordato di affidare l'incarico dell'esame dei bilanci consuntivi 2012 e 2013 all'avvocato Angelo Marino, vice presidente del Tre Sorgenti, in rappresentanza del Comune palmese e al ragioniere capo dell'ente municipale della cittadina del Gattopardo, Rosario Zarbo, Il sindaco Pasquale Amato è fermamente convinto che con l'avvento del nuovo consiglio di ammini-strazione e con la fine di una gestione che ha definito simile a un «carrozzone)), i costi dei servizi erogati dall'acquedotto Tre Sorgenti sono destinati ad abbassarsi considerevolmente, poiché la gestione si starebbe avviando verso una programmazione equanime e virtuosa. Nel solo Comune che amministra, il prezzo dell'acqua potabile erogata potrà diminuire di oltre 20 centesimi al metro cubo, mentre attualmente il costo è fissato in ben 69 centesimi. Considerato che giornalmente nei serbatoi comunali il Comune riceve oltre 35 litri di liquido al secondo, il risparmio, con Il nuovo tariffario che sarà approvato con la eliminazione degli sprechi, per le casse comunali potrebbe essere di decine di migliaia di euro all'anno. Il vice presidente del cda dell'acquedotto Tre Sorgenti avv. Angelo Marino ha sottolineato che ad incidere sul costo a cui vanno incontro i sette Comuni consorziati non è l'erogazione dell'acqua potabile la cui fornitura è gratuita, ma quello dell'espletamento del servizio e del personale. «Ma con la rivisitazione dei bilanci degli ultimi due anni - ha ancora aggiunto Marino - e con la possibile scure sugli sprechi, i Comuni, compreso quello di Palma di Montechiaro che rappresento nei cda, avranno la possibilità, con l'applicazione del nuovo tariffario che sarà approvato dall'Agenzia regionale delle acque, di potere eventualmente avere la possibilità finanziaria di richiedere l'aumento quotidiano dell'erogazione idrica, in considerazione della diminuzione del costo a cui andranno incontro)).FILIPPO BELLIA
 

SAN LEONE Dopo lo sversamento di liquami fognari misti a gasolio
Adesso «indaga» l'Arpa
San Leone, dopo lo sversamento di fogna mista a gasolio, arriva l'Arpa. L'assessore regionale al Territorio e Ambiente Mariella Lo Bello ha infatti dato incarico all'Agenzia regionale per l'ambiente di effettuare sull'area i rilievi tecnici del caso.
«I primi dati dovrebbero essere arrivati — commenta Lo Bello — ma lo scopo di questa attività è quello di fornire le evidenze scientifiche all'autorità giudiziaria, perché venga condotta su questi fatti un'inchiesta. Credo che non sia possibile lasciar correre su un fenomeno di questa gravità».
Intanto l'area intorno a via Mar Caspio resta recintata in attesa, a breve, degli interventi di bonifica da parte di Girgenti Acque.
Da un rischio per il nostro mare "accidentale" ad uno sistematico, quello collegato alla commistione tra le reti delle acque bianche e le reti delle acque nere. Nella mattinata di ieri l'assessore ai Lavori pubblici Gerlando Gibilaro insieme ai tecnici di Girgenti Acque, dell'Asp, agli uomini della Polizia municipale e i volontari dell'associazione ambientalista Mareamico, ha realizzato un sopralluogo ai Villaggio Mosè. «In particolare — spiega—si è rilevato come i tombini presentino in diversi casi dei fori che fanno fuoriuscire cattivi odori e, potenzialmente, acque nere. Inoltre è stato possibile verificare come siano presenti diversi bypass tra fogna e acque bianche. Ho dato mandato al dirigente di attivare le procedure per la risoluzione della problematica, chiedendo a chi di competenza di intervenire". Girgenti acque, tra l'altro, aveva già segnalato nel mese di agosto 2013 alla Polizia locale la presenza di quelle interconnesioni.
G.S.

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