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Rassegna stampa del 13 maggio 2014

GIORNALE DI SICILIA

PROVINCIA
Al via la bonifica tra Grotte e Milena
Proseguono i lavori di bonifica nelle località Donna Fata e Cannatone, sulla provinciale 72 Grotte-Milena, in territorio di Racalmuto. Si tratta di operazioni che riguardano la rimozione di discariche abusive segnalate dal Corpo Forestale e oggetto di provvedimento di dissequestro da parte dell'autorità giudiziaria, I lavori, coordinati dal direttore di cantiere, Vincenzo Dainotto, sono eseguiti dagli operai dell'impresa "Ecorecuperi" di San Cataldo, aggiudicataria dell'appalto per la raccolta, trasporto e conferimento in discarica (o presso le ditte autorizzate al recupero) dei rifiuti. (PAPI)

L'EX PROVINCIA E LE UTENZE DELL'ENEL

Cinquestelle: quelle dismesse non si paghino
«In clima di spending rewiew non può non saltare agli occhi che nell'albo pretorio dell'ente provincia regionale di Agrigento sono presenti di versi bollettini di pagamento emessi dall'Enel e pagati dall'amministrazione in cui figura chiaramente che il consumo di energia elettrica e pari a zero. Su questo chiediamo al commissario Infurnari di fare chiarezza». La segnalazione e del movimento Cinquestelle. «L ex Provincia paga con i soldi di noi contribuenti - scrivono - novantina di euro per ogni bolletta per le varie tasse dovute a prescindere dai consumi e per il solo fatto di essere utenti dell'Enel Si tratta di liquidazione di fatture per utenza per l'energia elettrica che evidentemente riguardano stabili di proprietà o in locazione dell'Ente e in altri centri dove non si svolge evidentemente alcuna attività e che magari sono anche chiusi Perche il commissario non dismette tali utenze se riguardano stabiliche non vengono utilizzati da molti anni».

PUBBLICA ISTRUZIONE.
Arriva a reggenza sotto le seicento unità frequentanti, ecco le ipotesi che si profilano Scuola, nuovi istituti perdono l'autonomia
Dal prossimo anno scolastico i professori di diritto (in gran parte avvocati) non potranno insegnare più le materie giuridiche ed economiche nel triennio degli istituti alberghieri. Il provvedimento rientra nel quadro del riordino delle varie classi di concorso. Nei quattro istituti alberghieri operanti in provincia (Agrigento, Favara, Licata e Sciacca), i 'vecchi" docenti di materie giuridiche ed economiche potranno insegnare il diritto solo nelle prime due classi del biennio di queste istituzioni 
scolastiche. Una disposizione che in ogni istituto alberghiero non mancherà di produrre perdenti posto in base ad una graduatoria interna. In sostanza, hanno detto negli Uffici dell'ex Provveditorato agli Studi, che la materia oggi in questo indirizzo è indicata come "Diritto e tecniche amministrative della struttura ricettiva". La nuova disposizione nata in base al riordino delle classi di concorso andrà a regime fin dal prossimo anno scolastico.
Un'altra importante novità viene data, ma si attendono al riguardo precise indicazioni da parte dell'autorità scolastica, sarà quella della perdita di autonomia per tutti quegli istituti scolastici la cui popolazione scolastica è sotto le seicento unità frequentanti e pertanto in attesa del nuovo piano di razionalizzazione i dirigenti saranno dichiarati perdenti posto, e le scuole dovrebbero avere una reggenza.
Ad oggi come piano di razionalizzazione si parla solo della soppressione della dirigenza dell'istituto comprensivo (infanzia, primaria e inedia) "A. Bonsignore" di Licata che perde l'autonomia, in quanto, dalle iscrizioni per il prossimo anno la scuola scende sotto le 600 unità frequentanti. Ad oggi, secondo alcune previsioni in base ai numeri degli organici, è quasi certo che il liceo scientifico "Majorana" verrà accorpato ad altra istituzione scolastica così come l'istituto professionale "Marconi" di Favara. Si parla anche del liceo scientifico "G. B. Odierna" di Palma di Montechiaro.
(VA)


REPORT. Il nostro Paese spende 1,2 miliardi di euro all'anno per queste vetture, quasi a metà per quelle di servizio

LA SICILIA «REGINA» D'ITALIA PER L'USO DELLE AUTO BLU
Sono percepite nel vissuto collettivo come la madre di tutti i mali; sono diventate lo sfogatoio delle peggiori pulsioni dell'antipolitica; spesso caratterizzano uno status sociale prima ancora che una esigenza di servizio. Stiamo parlando delle auto blu. Ma tra le tante "amenità" portate alla luce dal recentissimo monitoraggio statale, non avevamo messo in conto che la Sicilia potesse vantare addirittura il titolo di regina italiana per l'uso (e l'abuso) delle auto di rappresentanza.
Il rapporto tra le auto blu e il parco macchine pubbliche risulta particolarmente elevato in tutto il Sud; in particolare in Sicilia, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Mouse, le blu, rispetto al totale delle macchine di servizio, sono comprese fra il 26% e il 27% a fronte di una media nazionale del 12%. Ma il problema non è solo questo; va considerato infatti anche il resto del parco auto di servizio. Come spesso accade alla Sicilia, si eccede in un ambito e si difetta in un altro. Le comuni auto di servizio, quelle per intenderci senza lampeggiante, vedono la Sicilia arrancare nelle ultime posizioni. Ma se parliamo invece delle superberline, il discorso prende un'altra piega.
A febbraio di quest'anno, rileva il Formez che monitora il fenomeno, la Sicilia è saldamente prima, tra tutte le regioni italiane, con 763 auto blu, seguita dalla Campania (547) e dalla Lombardia (544). Per evitare il solito giochino delle competenze speciali, diciamo subito che la Sicilia ha un parco di auto blu quasi doppio di tutte le altre regioni a statuto speciale messe insieme e supera agevolmente la Lombardia, che pure conta quasi dieci milioni di abitanti rispetto ai cinque milioni dell'Isola.
Purtroppo non sono disponibili dati di spesa disaggregati a livello regionale, ma il nostro Paese sopporta, malgrado gli ultimi tagli, un costo complessivo dii ,2 miliardi di euro all'anno, di cui circa 650 milioni per le blu e circa 550 milioni perle al- tre auto di servizio. In particolare cinquanta milioni si spendono per il noleggio, 160 milioni per assicurazioni e carburanti ed addirittura 810 milioni per gli stipendi dei circa 20 mila autisti adibiti alle vetture di servizio. Se questi numeri valgono anche per la Sicilia, la spesa complessiva nell'isola si avvicina ai 150 milioni di euro all'anno. Una curiosità: una vettura a noleggio acquistata con procedura Consip (centrale pubblica d'acquisto) costa in media 2.280 euro all'anno, con procedura negoziata 6.074 euro all'anno. Chissà quanti enti locali ed organismi pubblici utilizzano il sistema Consip.
Gli ultimi giorni hanno visto accendersi un vibrato confronto, il più delle volte con i toni dello scontro, per il contestuale rinnovo del parco auto blu della Presidenza della Regione e dell'Assemblea Regionale Siciliana, con una spesa di circa due milioni di euro in quattro anni per una decina di auto, di cui alcune blindate. Tuttavia, ogni acquisto di auto blu può trovare la sua giustificazione; ogni caso può essere particolare. Non sembra quindi utile contestare la singola fornitura, ma riflettere piuttosto su una ineludibile evidenza. In Sicilia le auto blu sono oltre ogni misura; non c'è neanche confronto con il resto d'italia. L'abuso è evidente. Si cerchi il rimedio, piuttosto che gigioneggiare su necessità di servizio, vere o presunte. Una volta tanto si usino i poteri speciali della Regione, nei confronti degli enti locali e degli organismi controllati, per dare il segno di una reale volontà di cambiamento e per allontanare l'immagine abusata, ma purtroppo verosimile, di una terra "diversa". Anche perché le auto blu costano, e non poco.


LA SICILIA


LA PROVINCIA PAGA UTENZE ELETTRICHE ORMAI DISMESSE...
g. s.) La Provincia regionale di Agrigento — Libero consorzio — dimentica di distaccare le utenze ormai inutilizzate e paga quindi i canoni anche senza consumare energia elettrica. La denuncia viene dal meet up del Movimento 5 Stelle  "I grilli' di Agrigento, i quali hanno rappresentato come sull'albo pretorio dell'Ente siano presenti sette determine di pagamento di altrettante bollette a consumo zero. L'ente  paga (evidentemente con i soldi di noi contribuenti - scrivono - una novantina di euro per ogni bolletta per le varie tasse dovute a prescindere dai consumi e per il solo fatto di essere utenti dell'Enel. Ne abbiamo contate sette — dicono - ma temiamo ne arrivino ogni due mesi altre simili e relative ad altre utenze. Perché il commissario provinciale non dismette tali utenze se riguardano stabili che non vengono utilizzati da molti anni e che non si intendono utilizzare in un prossimo futuro?
"La proposta degli attivisti è che i fondi eventualmente risparmiati vadano poi ad impinguare i capitoli di spesa per l'assistenza alle famiglie  bisognose. Del resto poco comprensibile è che non si provveda al distacco di utenze non utilizzate, e ancora  meno lo diventa se consideriamo che la Provincia, per dare risposta ad un obbligo di legge, ha nominato il nove maggio scorso un responsabile per la conservazione e l'uso razionale dell'energia elettrica, nella persona dell'ingegner Angela Renzi. Un nome non nuovo, dato che la professionista si era occupata di redigere ad esempio i progetti di installazione di impianti fotovoltaici sugli edifici della Provincia progetti da che ci risulta finanziati ma non ancora partiti. E' verosimile che primo incarico della responsabile — nella delibera di nomina non è indicata alcuna retribuzione — sia quella di verificare anche quanto indicato dal M5S, provvedendo alla regolarizzazione delle situazioni attuali. Rispetto poi al calcolo di quanto in questi anni sia stato speso per queste "dimenticanze" è un discorso che dovrà essere affrontato in un altro momento.

L'Unione delle Province spiega ai giovani le opportunità che offrono i lavori "verdi"
IL FUTURO DALLA "GREEN ECONOMY"
In un territorio, come quello agrigentino, che ha sete di lavoro il dibattito sulla cosiddetta "green economy" potrebbe diventare stimolante. Ieri e oggi, nell'aula "Crescente" del polo universitario di Agrigento, due giornate di orientamento e informazione, gratuite rivolte ai giovani tra i 20 ed i 30 anni, previste nelle attività del progetto GJO, ovvero, Green Jobs opportunities, promosso e cofinanziato dall'Unione Province italiane nell'ambito dei programma Azione ProvincE-Giovani 2013, in partenariato con la Provincia di Lecce (ente capofila), la Provincia di Agrigento e il CTS.
Ieri, si è discusso sulle professioni tecnico-scientifiche green, in particolare quelle legate ad agricoltura, energie rinnovabili, edilizia sostenibile, chimica verde, rifiuti, biologia, scienze della terra e alla sicurezza ambientale. Obiettivo: ideare e realizzare iniziative finalizzate alla promozione dei "lavori verdi", ovvero, di mestieri legati al riutilizzo di materiali, al taglio degli sprechi e alle energie rinnovabili. «Green economy - ha spiegato Marco Gisotti, giornalista ed esperto del settore - è la trasformazione in buone idee di quello che già esisteva, chi produce borse o agroalimentare, ad esempio, può diventare green, rendendo più efficiente la sua produzione. In Italia un'azienda su cinque, ormai, è green e il 40 per cento delle professioni utilizzate sono
"verdi". Ad Agrigento siamo venuti a spiegare e capire a quali settori possono indirizzarsi i giovani".
Dall'agricoltura ai rifiuti, dalla bioedilizia alla chimica, sono soltanto alcuni dei settori "green" su cui potrebbero orientarsi i giovani agrigentini. «Sappiamo che il settore edile è in calo - ha continuano Gilotti- ma cresce, invece, per chi fa la riqualificazione
energetica delle case e dei luoghi di lavoro, quindi, architetti e geometri ambientali sono richiesti. Ancora, il settore della chimica che per decenni è stata nemica dell'ambiente oggi, invece, sono richiesti chimici con un'altra professionalità green perché serve gente che inventi nuove sostanze per disinquinare o nuovi materiali totalmente riciclabili».
VALENTINA ALAIMO

COLLEGAMENTI CON LE PELAGIE PROTESTE SU IMBARCO MIGRANTI
LAMPEDUSA. Protesta dei pescatori della più grande delle Pelagie per i ritardi della nave precettata dalla prefettura di Agrigento, per trasportare immigrati. La scena che due mattine fa si è vista sulla banchina commerciale di Lampedusa è oramai ripetitiva. La nave è pronta per partire allavolta di Porto Empedocle quando arriva l'ordine di aspettare l'arrivo di una settantina di immigrati. Le ore nel frattempo  passano e i passeggeri iniziano a dare segni di insofferenza; arrivano gli immigrati, scalzi, hanno ancora i vestiti del viaggio addosso. Sono sbarcati da una motovedetta; sul molo qualcuno li ha  visitati velocemente e a detta dei presenti, hanno perso più tempo per redigergli il certificato di sana e robusta costituzione che per visitarli. "Sono indignato e credo che non sia giusto operare in questa maniera. - ha detto il comandante della nave European Voyager laus Romaldi, che ci ha contattato telefonicamente al suo rientro da Lampedusa due sere fa — lo non ho potuto disattendere quanto mi è stato imposto dalla prefettura di Agrigento ma sono dell'avviso che l'operazione mare nostrum non è possibile farla finire con l'utilizzo della nostra nave passeggeri anche se gli immigrati, sono muniti di un certificato medico". Intanto, mentre si attendevano gli immigrati per fare partire la nave i pescatori dell'isola hanno inscenato una protesta davanti al portellone del mototraghetto. "Non possiamo andare avanti così, - ha detto Franco Esposito, commerciante ittico lampedusano che era a bordo della nave nella qualità di passeggero — noi non abbiamo nulla contro gli immigrati ma non comprendo per quale ragione deve essere sempre utilizzata la nostra nave per il loro trasferimento. Il ritardo della nave comporta l'arrivo sui mercati ittici del nostro pescato tardi per potere essere venduto; ma chi ci ripaga di questi danni e perché dobbiamo sempre essere noi quelli che pagano lo scotto maggiore". Intanto, anche la compagnia delle isole ex siremar ha espresso un parere sulla vicenda. "Non è giusto, - ha detto il portavoce della compagnia delle isole, Alfio Spadaro — che la nostra società debba farsi carico anche di queste incombenze. Noi per riuscire a dare un servizio ottimale alla popolazione, stiamo facendo grossi sacrifici e
pur di sopperire alle esigenze delle isole Pelagie, trasportiamo anche tutto quello che non è previsto dal contratto, come ad esempio, la spazzatura e il gasolio. Da quando ci siamo noi, stiamo gestendo il servizio in modo ottimale ma questi ritardi sulla tabella di marcia, esulano dalla nostra volontà". Intanto, un interrogativo che in molti si pongono è del perché la regione non predispone una nave per il trasporto della spazzatura e dei gasolio e di altri generi.
ELIO DESIDERIO

ATTENZIONE AGLI SPRECHI
I SOLDI PUBBLICI FINISCONO SPESSO IN MILLE RIVOLI SCONOSCIUTI AI PIÙ
Opere pubbliche costruite e poi abbandonate al degrado nessun controllo sul per l'ottimizzazione delle risorse. I "rivoli" in cui i soldi pubblici finiscono ogni giorno sono innumerevoli e in gran parte sconosciuti ai più. A volte, ad essere precisi sono sconosciuti agli stessi addetti ai lavori, i quali non sono "motivati" ad agire per individuare cosa non va. Gli amministratori, poi, altrettanto spesso, non hanno pienamente contezza di quanto defluisce in questa area "grigia' , perche per quanto riguarda
ad esempio il capitolo della spesa corrente a volte si hanno difficoltà a conoscere i dettagli esatti di dove i fondi finiscano. Il risultato è che si appongono firme che autorizzano spese le quali, però, sono composte da singole voci magari di piccola entità che complessivamente si trasformano in una perdita per l'Ente. Gli esempi, come dicevamo, sono innumerevoli, e la nostra città - purtroppo - ne offre diversi: le grandi incompiute della Zona Asi, costruita come se dovesse ospitare l'aggregato industriale di Detroit e oggi solo un "cimitero degli elefanti" di terreni incolti e opere abbandonate, oppure gli edifici pubblici avviati con cantieri finanziati da fondi comunitari o regionali ma poi rimasti incompleti perché mal progettati oppure perché semplicemente ad un certo punto i soldi finivano e i lavori si abbandonavano. E questi sono i grandi sprechi, quelli cioè che in definitiva comportano in una so la "botta" la perdita di una gran somma di denaro.  Vi sono poi, come abbiamo anticipato nell'esempio, situazioni di "ordinaria mala amministrazione", e sono tutti quei piccoli eventi che ogni giorno comportano singole e non percettibili spese perle casse pubbliche che però, in un anno e negli anni, si trasformano da goccia a cascata. Un esempio per tutti riguarda la molteplicità di uffici dipendenti dalla Regione Sicilia presenti anche sul nostro territorio. Ad oggi la Regione ha a disposizione una grande struttura come l'ex ospedale San Giovanni di Dio di via Giovanni XXIII. che è però in gran parte sottoutilizzato. Questo ha portato l'ente a de localizzare gli uffici facendosi però carico di affitti. E' quanto accade ad esempio all'Asi, dove nel centro direzionale sono ospitati Ato idrico, Ato rifiuti e Consorzio di bonifica affitto annuo anche fino a 2Omila euro o nella stessa via Giovanni XXIII, dove ti a i palazzi è possibile scorgere la targa in porcellana di un ente come quello addetto al ripopolamento ittico, che è ospitato in un appartamento civile il quale, verosimilmente, vi è pagato un canone. Questi fenomeni, ovviamente, sono tanto più difficili da sradicare e da individuare tanto piu grandi e territorialmente distribuiti sono gli enti di riferimento, ma quello che sembra sia mancata in questi anni è la volontà di porvi un rimedio. G. SCHICCHI

LA REPUBBLICA
PARLANO I MEDICI CHE ACCOLGONO I MIGRANTI 
 "INFEZIONI E CONTAGI, COSÌ NASCE LA BUFALA"
L'ALLARME, insomma, non c'è. Eppure non sono mancati casi di psicosi tra i cittadini. E  successo a Ragusa una settimana fa, quando un gruppo di genitori si è rifiutato di mandare i figli in gita scolastica sui pullman che il giorno prima erano stati utilizzati pér il trasferimento di alcuni migranti appena sbarcati nei centri d'accoglienza dell'Isola. "Tra i tremila profughi giunti in Sicilia negli ultimi giorni—dice Bongiorno—abbiamo registrato soltanto 20 casi di scabbia, una patologia non grave che si cura in pochi giorni con un trattamento farmacologico". "Anche l'organizzazione mondiale della sanità — rilancia Mario Affronti, presidente della Società scientifica di Medicina delle migrazioni — ha confermato che non c'è nessun rischio legato al diffondersi di malattie infettive. Tutto ciò che è stato detto in più in questi giorni puzza di campagna elettorale. I numeri parlano chiaro. In Sicilia, dati Istat 2013,vivono 140 mila immigrati regolari rispetto ai 4milioni e 400mila che soggiornano in Italia. A questi bisogna aggiungere un 10 per cento di clandestini. Dai numeri delle schede di dimissioni ospedaliere emerge che solo lo 0.3 per cento dei ricoveri negli ospedali dell'Isola ha riguardato cittadini extracomunitari.
"Una percentuale bassissima— dice l'assessore alla Salute Lucia Borsellino — che conferma come queste persone siano generalmente sane».
Le cifre, che saranno esposte durante il convegno della Simm che si apre domani ad Agrigento e al quale parteciperanno 200 tra medici e operatori che in tutta Italia si occupano della salute dei migranti — confermano al primo posto tra le cause di malattia della popolazione straniera i traumi. Ilb0percentode- gli uomini immigrati che arriva in ospedale è vittima di incidenti sul lavoro, spesso causati dalle scarse condizioni di sicurezza. Esattamente come gli italiani. Tra le donne, invece, più della metà dei ricoveri è dovuta a gravidanze o a interruzioni di gravidanza, che tra le straniere hanno un'incidenza maggiore (il 17 per cento del totale pur essendo le donne immigrate il 2,7 percento della popolazione).
A preoccupare, però, è la tubercolosi. più alta tra gli immigrati rispetto ai residenti. »Ma questo — ci tiene a precisare la Simm — è un problema legato alla povertà, non all'immigrazione. La recrudescenza, se c'è dipende dalle scarse condizioni igieniche e coinvolge non solo gli immigrati ma tutte le persone che vivono in stato di disagio socio-economico».
Dal 20l0 in Sicilia è inoltre attivo il sistema di sorveglianza dell'Hiv che mostra che l'infezione affligge il 26 per cento degli extracomunitari residenti, soprattutto africani. Si tratta in prevalenza di donne (56 per cento), mentre fra le italiane la percentuale è del 12 per cento. Il tasso di incidenza dell'Aids tra gli immigrati è quindi dieci volte maggiore rispetto agli italiani. Per Simona La Placa della Simm »il rischio contagio non esiste, anche considerando i metodi di prevenzione molto efficaci a disposizione»,
 Altro capitolo, l'assistenza sanitaria durante gli sbarchi. » Ad oggi — denuncia la Simm  — i principali problemi sono legati alle condizioni del percorso migratorio. Le malattie più comuni sono legate a colpi di calore, assideramento o lesioni da decubito dovute alla posizione forzata sui barconi oppure patologie determinate dalle condizioni del trasporto come le disidratazioni".
E poi le gravidanze. «In genere - sottolinea la Simm - non si tratta di vittime di stupri spesso ripetuti. Abbiamo molte testimonianze di nostre pazienti che hanno in particolare subito stupri per lunghi periodi durante le detenzioni in Libia". Ma la vera sfida è trovare una regia unica nell'assistenza post-sbarco «perché—dice la Simm—in questo momento è tutto affidato all'iniziativa privata e mancano i controlli».
Più che le malattie, l'emergenza è un'altra. «Molte di queste persone — denuncia la Simm — mostrano segni evidenti di traumi psicologici. Si tratta persone che fuggono da guerre e torture nei loro paesi d'origine. L'unico servizio dedicato è l'ambulatorio di etno-psicologia del Policlinico. Su questo fronte, l'assistenza va potenziata".

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