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Rassegna stampa del 13 agosto 2014

provincia.it
Casa di Sciascia. Il commissario Infurnari scrive al Presidente della repubblica Napolitano

Finisce sul tavolo del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, la vicenda della casa di famiglia di Leonardo Sciascia a Racalmuto, messa in vendita dagli eredi. Il Commissario straordinario dell'ex Provincia Regionale di Agrigento, (oggi Libero Consorzio di Comuni), Benito Infurnari, ha infatti scritto al Presidente Napolitano per chiedere "ogni utile intervento" affinchè si possa trovare una soluzione condivisa che impedisca che della casa di Racalmuto, venga perso il valore storico e simbolico. Leonardo Sciascia e Giorgio Napolitano hanno per altro condiviso un percorso politico comune quando, nel 1979, lo scrittore racalmutese accettò la proposta dei radicali di Pannella e si candidò sia al Parlamento Europeo sia alla Camera. Eletto in entrambe le sedi istituzionali scelse Montecitorio, dove rimase fino al 1983 occupandosi quasi esclusivamente dei lavori della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla strage di via Fani, sul sequestro e l'assassinio di Aldo Moro e sul terrorismo in Italia. Erano gli stessi anni in cui Napolitano siedeva nell'emiciclo di Montecitorio come deputato del Pci. Il rapporto di stima e amicizia tra Giorgio Napolitano e Leonardo Sciascia, venne ricordato il 24 maggio del 2009 quando la figlia dello scrittore, donò al Presidente della Repubblica, recatosi in visita sulla tomba del cimitero di Racalmuto, una medaglia ricordo della Fondazione. "Leonardo Sciascia - disse Napolitano in quella circostanza - l'ho grandemente amato come scrittore europeo non meno che italiano e la Fondazione a lui dedicata è una testimonianza viva di quella Sicilia della ragione e della cultura che noi possiamo identificare con il nome di Leonardo Sciascia. Sono stato legato a Leonardo Sciascia da una ventennale amicizia, non soltanto politica ma fondata sull'affetto".


 
GIORNALE DI SICILIA

ALBO PRETORIO. Pubblicata la dichiarazione di inizio attività per la realizzazione di un impianto per i cellulari
Comune, telefonia mobile Wind. Una nuova antenna a Cannatello Iniziano i lavori perla sistemazione di un'antenna di telefonia mobile della Wind a Cannatello, Ieri all'albo pretorio del Comune è stata pubblicatala "Dia" dichiarazione di inizio attività per la realizzazione di un impianto presso la stazione radio base già esistente della Telecom. "La Wind Telecomunicazioni — si legge nel documento - in persona del suo procuratore speciale Luciano Ausiello, denuncia l'inizio dell'attività di realizzazione dell' impianto di telefonia mobile presso la stazione radio base per telefonia cellulare esistente, ubicata nel Comune di Agrigento in via Farag, 40 (Nome sito: Cannatello) dichiarandone la conformità ai limiti di esposizione ed ai valori di attenzione". In ottemperanza alle prestazioni connesse alla qualità di licenziataria, la Wind, è tenuta tra le al- tre cose, ad assicurare la copertura di aree specifiche per esigenze di pubblica utilità, nonché al rispetto delle prescrizioni in materia di qualità dei servizi, ed altresì, a rispettare gli standard minimi di qualità del servizio stabiliti dai competenti organismi internazionali. Gli impianti di telecomunicazioni e le opere accessorie perla funzionalità degli impianti, per i servizi concessi ad uso pubblico, hanno carattere di pubblica utilità". Tra Wind e Telecom sono in essere accordi di reciproca ospitalità e l'impianto che sarà sistemato a Cannatello rientra tra quelli individuati negli accordi. Per quanto riguarda i limiti di esposizione, la società di telefonia, nella dichiarazione di inizio attività, sostiene che l'esposizione a campi elettrici,magnetici ed elettromagnetici generati a frequenza è compresa tra 100 KHz e 300 Ghz. Gli interventi da eseguirsi, inerenti alla realizzazione dell'impianto di telefonia mobile in tecnologia Gsm — Dcs — Umts Lte, sono descritti negli elaborati grafici allegati alla "Dia". Tutte le altre informazioni sono a disposizione degli utenti presso l'albo pretorio del Comune. ('PAPI)


LA SICILIA
Sfumata l'ipotesi della bretella, urge ammodernare la SS 123. Gli «orfani» del viadotto Petrulla sollecitano gli enti a intervenire


RAVANUSA. Incassata la notizia che nessuna bretella potrà essere realizzata per aggirare la parte del viadotto Petrulla crollata lo scorso sette luglio, i sindaci di Campobello di Licata e Ravanusa, Gianni Picone e Carmelo D'Angelo, e il vicesindaco di Licata Angelo Cambiano hanno alzato la voce invocando anche l'intervento della politica per risolvere una situazione che sta mettendo in seria difficoltà la viabilità in tutto il comprensorio. La soluzione più immediata da mettere in pratica, come confermato anche nel vertice di lunedì in Prefettura, appare quella relativa al ripristino della Statale 123 utilizzata subito dopo il crollo del viadotto ma che ancora oggi si presenta in condizioni tutt'altro che agevoli.Un aspetto sottolineato dai primi cittadini è anche quello "scolastico". L'ammodernamento della 123 è necessario infatti che avvenga prima dell'inizio del nuovo anno didattico così da permettere il transito degli autobus utilizzati dagli studenti pendolari. "Abbiamo chiesto maggiore sicurezza sulla Ss 123 — esordisce il sindaco di Campobello, Picone — con un ripristino del manto stradale, della segnaletica e delle barriere protettive". Il primo cittadino di Campobello si è poi detto "convinto che, nella misura in cui verrà rifatto o rimesso in sicurezza, il ponte Petrulla possa essere nuovamente utilizzato. Ci affidiamo a chi ha la competenza (l'Anas) che ci ha garantito che dal 27agosto la Strada Statale 123 potrà essere percorsa con mezzi fino a 19 tonnellate". E' stato il vice- sindaco di Licata Angelo Cambiano a chiedere l'intervento della politica. "Il mio auspicio e la mia speranza le sue parole — è che la politica e le istituzioni competenti possano intervenire affinché questa opera venga ripristinata prima possibile perché è un grave danno per l'economia di queste città. Con l'avvio dell'anno scolastico — evidenza poi Cambiano — ci sono studenti che frequentano gli istituti di Licata, piuttosto che diversi imprenditori agricoli da e verso Canicattì, oppure operatori nel campo sanitario che utilizzano quotidianamente quella strada e che dovranno utilizzare il percorso alternativo della 123 sicuramente meno agevole dalla 626", A esprimersi è stato anche il sindaco di Ravanusa, Carmelo D'Angelo, il quale si è detto "rammaricato del fatto che anche sul viadotto Salso siano emerse delle criticità che non consentono la realizzazione della bretella ipotizzata nella precedente riunione. Ho chiesto ad Anas di verificare la possibilità di una bretella sulla provinciale 6 nel corso di un sopralluogo che verrà effettuato congiuntamente lunedì e di conoscere i tempi per avere un progetto cantierabile per il ripristino della viabilità sulla 626 dir". In relazione a questa seconda richiesta, il gestore della rete stradale si è riservato di dare una risposta entro la prima decade di settembre. I sindaci del comprensorio interessato dal crollo non hanno pertanto abbandonato la possibilità di poter, un giorno, tornare ad utilizzare il viadotto Petrulla. L'Anas nella riunione di lunedì in Prefettura è stata chiara e ha motivato l'impossibilità nel poter realizzare il by-pass in grado di aggirare la parte collassata con il fatto che anche il tratto successivo del ponte, dove si andrebbe ad innestare il traffico dopo aver superato la bretella, è stato realizzato nello stesso lotto di lavori della campata crollata. Da qui la scelta di investire sul percorso alternativo rappresentato dalla Strada Statale 123 per il cui ammodernamento è stato stanziato quasi un milione di euro. GIUSEPPE CELLURA


L'EX SEGRETARIO PROVINCIALE DELLA CGIL PIERO MANGIONE SCRIVE AL MINISTRO ALFANO
«La battaglia ideologica sull'articolo 18 è ormai superata» «Ci sono da condurre ben altre battaglie di più alto valore politico e sociale»

Il sindacalista della Cgil Piero Mangione scrive al ministro Alfano in merito alle sue ultime affermazioni circa l'art. 18. «Onorevole ministro - scrive - non crede che ci siano battaglie di più alto valore politico e sociale rispetto a quella che ha ingaggiato con la ministra Madia sull'articolo 18, stante che, ormai, risultano superati i tempi dello scontro ideologico contro lo Statuto dei diritti dei lavoratori? Non crede che, comunque, siano state bastevoli le opere di demolizione dei ministri Treu, Maroni, Sacconi, Fornero e dei rispettivi governi finalizzati, a loro dire, per "rendere pi flessibile il mercato del lavoro, per rendere più sostenibile il sistema previdenziale e assistenziale, per facilitare al lavoro l'entrata e l'uscita dall'impresa, per rendere l'Italia più competitiva e appetibile per i capitali internazionali? "Se erano questi gli obiettivi, i fatti si sono incaricati di dimostrare che queste ricette, così come quelle dell'austerità a senso unico, non hanno funzionato per cui volere, anche da parte Sua, insistere a martellare sul "chiodo fisso" appare una sorta di accanimento terapeutico. Mi permetta di chiederLe cosa c'entra l'articolo 18 con il pii, che continua a decrescere; con la recessione che non si ferma; con la disoccupazione che continua a massificarsi; con i consumi che non possono crescere per il ribasso dei redditi da lavoro e da pensione; con le imprese che chiudono e licenziano; con le banche che speculano con le risorse europee e non sostengono né le imprese, né le famiglie. E, visto che, di tanto intanto, Ella torna ad Agrigento, si faccia fare un report sulle tante donne e uomini che, al di la e al di qua dell'articolo 18, hanno perduto il lavoro, si faccia dire a quanti sono state decurtate le ore ed il salario e quanti ancora non lo trovano nemmeno in nero, senza contributi previdenziali e infortunistici. Questa provincia ha il più alto tasso di aziende che chiudono non per l'articolo 18, bensì per colpa delle banche, per la caduta dei consumi, per cui licenziano a ruota libera e le famiglie così entrano nel labirinto delle tutele sociali».

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