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Casa di Sciascia. Il commissario Infurnari scrive al Presidente della repubblica Napolitano
Finisce
sul tavolo del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, la
vicenda della casa di famiglia di Leonardo Sciascia a Racalmuto,
messa in vendita dagli eredi. Il
Commissario straordinario dell'ex Provincia Regionale di Agrigento,
(oggi Libero Consorzio di Comuni), Benito Infurnari, ha infatti
scritto al Presidente Napolitano per chiedere "ogni
utile intervento"
affinchè si possa trovare una soluzione condivisa che impedisca che
della casa di Racalmuto, venga perso il valore storico e simbolico. Leonardo
Sciascia e Giorgio Napolitano hanno per altro condiviso un percorso
politico comune quando, nel 1979, lo scrittore racalmutese accettò
la proposta dei radicali di Pannella e si candidò sia
al Parlamento Europeo sia alla Camera. Eletto
in entrambe le sedi istituzionali scelse Montecitorio, dove rimase
fino al 1983
occupandosi
quasi esclusivamente dei lavori della Commissione parlamentare
d'inchiesta sulla strage di via Fani, sul sequestro e l'assassinio di
Aldo Moro e
sul terrorismo in Italia. Erano gli stessi anni in cui Napolitano
siedeva nell'emiciclo di Montecitorio come deputato del Pci. Il
rapporto di stima e amicizia tra Giorgio Napolitano e Leonardo
Sciascia, venne ricordato il 24 maggio del 2009 quando la figlia
dello scrittore, donò al Presidente della Repubblica, recatosi in
visita sulla tomba del cimitero di Racalmuto, una medaglia ricordo
della Fondazione. "Leonardo
Sciascia - disse
Napolitano in quella circostanza -
l'ho grandemente amato come scrittore europeo non meno che italiano e
la Fondazione a lui dedicata è una testimonianza viva di quella
Sicilia della ragione e della cultura che noi possiamo identificare
con il nome di Leonardo Sciascia. Sono stato legato a Leonardo
Sciascia da una ventennale amicizia, non soltanto politica ma fondata
sull'affetto".
GIORNALE DI SICILIA
ALBO PRETORIO. Pubblicata la
dichiarazione di inizio attività per la realizzazione di un impianto per i cellulari
Comune, telefonia mobile Wind. Una
nuova antenna a Cannatello
Iniziano i lavori perla sistemazione di
un'antenna di telefonia mobile della Wind a Cannatello, Ieri
all'albo pretorio del Comune è stata pubblicatala "Dia"
dichiarazione di inizio attività per la realizzazione di un impianto
presso la stazione radio base già esistente della Telecom. "La
Wind Telecomunicazioni — si legge nel documento - in persona del
suo procuratore speciale Luciano Ausiello, denuncia l'inizio
dell'attività di realizzazione dell' impianto di telefonia
mobile presso la stazione radio base per telefonia cellulare
esistente, ubicata nel Comune di Agrigento in via Farag, 40 (Nome
sito: Cannatello) dichiarandone la conformità ai limiti di
esposizione ed ai valori di attenzione". In ottemperanza alle
prestazioni connesse alla qualità di licenziataria, la Wind, è
tenuta tra le al- tre cose, ad assicurare la copertura di aree
specifiche per esigenze di pubblica utilità, nonché al rispetto
delle prescrizioni in materia di qualità dei servizi, ed altresì, a
rispettare gli standard minimi di qualità del servizio stabiliti dai
competenti organismi internazionali. Gli impianti di
telecomunicazioni e le opere accessorie perla funzionalità degli
impianti, per i servizi concessi ad uso pubblico, hanno carattere di
pubblica utilità". Tra Wind e Telecom sono in essere accordi di
reciproca ospitalità e l'impianto che sarà sistemato a Cannatello
rientra tra quelli individuati negli accordi. Per quanto riguarda i
limiti di esposizione, la società di telefonia, nella dichiarazione
di inizio attività, sostiene che l'esposizione a campi
elettrici,magnetici ed elettromagnetici generati a frequenza è
compresa tra 100 KHz e 300 Ghz. Gli interventi da eseguirsi, inerenti
alla realizzazione dell'impianto di telefonia mobile in tecnologia
Gsm — Dcs — Umts Lte, sono descritti negli elaborati grafici
allegati alla "Dia". Tutte le altre informazioni sono a
disposizione degli utenti presso l'albo pretorio del Comune.
('PAPI)
LA SICILIA
Sfumata l'ipotesi della bretella, urge ammodernare la SS 123. Gli «orfani» del
viadotto Petrulla sollecitano gli enti a intervenire
RAVANUSA. Incassata la notizia che
nessuna bretella potrà essere realizzata per aggirare la parte del
viadotto Petrulla crollata lo scorso sette luglio, i sindaci di
Campobello di Licata e Ravanusa, Gianni Picone e Carmelo D'Angelo,
e il vicesindaco di Licata Angelo Cambiano hanno alzato la voce
invocando anche l'intervento della politica per risolvere una
situazione che sta mettendo in seria difficoltà la viabilità in
tutto il comprensorio. La soluzione più immediata da mettere in
pratica, come confermato anche nel vertice di lunedì in Prefettura,
appare quella relativa al ripristino della Statale 123 utilizzata
subito dopo il crollo del viadotto ma che ancora oggi si presenta in
condizioni tutt'altro che agevoli.Un aspetto sottolineato dai primi
cittadini è anche quello "scolastico". L'ammodernamento della
123 è necessario infatti che avvenga prima dell'inizio del nuovo
anno didattico così da permettere il transito degli autobus
utilizzati dagli studenti pendolari. "Abbiamo chiesto maggiore
sicurezza sulla Ss 123 — esordisce il sindaco di Campobello, Picone
— con un ripristino del manto stradale, della segnaletica e delle
barriere protettive". Il primo cittadino di Campobello si è poi
detto "convinto che, nella misura in cui verrà rifatto o rimesso
in sicurezza, il ponte Petrulla possa essere nuovamente utilizzato.
Ci affidiamo a chi ha la competenza (l'Anas) che ci ha garantito
che dal 27agosto la Strada Statale 123 potrà essere percorsa con
mezzi fino a 19 tonnellate". E' stato il vice- sindaco di Licata
Angelo Cambiano a chiedere l'intervento della politica. "Il mio
auspicio e la mia speranza le sue parole — è che la politica e le
istituzioni competenti possano intervenire affinché questa opera
venga ripristinata prima possibile perché è un grave danno per
l'economia di queste città. Con l'avvio dell'anno scolastico —
evidenza poi Cambiano — ci sono studenti che frequentano gli
istituti di Licata, piuttosto che diversi imprenditori agricoli da e
verso Canicattì, oppure operatori nel campo sanitario che utilizzano
quotidianamente quella strada e che dovranno utilizzare il percorso
alternativo della 123 sicuramente meno agevole dalla 626", A esprimersi è stato anche il sindaco
di Ravanusa, Carmelo D'Angelo, il quale si è detto "rammaricato
del fatto che anche sul viadotto Salso siano emerse delle criticità
che non consentono la realizzazione della bretella ipotizzata nella
precedente riunione. Ho chiesto ad Anas di verificare la
possibilità di una bretella sulla provinciale 6 nel corso di un
sopralluogo che verrà effettuato congiuntamente lunedì e di
conoscere i tempi per avere un progetto cantierabile per il
ripristino della viabilità sulla 626 dir". In relazione a questa
seconda richiesta, il gestore della rete stradale si è riservato di
dare una risposta entro la prima decade di settembre. I sindaci del
comprensorio interessato dal crollo non hanno pertanto abbandonato la
possibilità di poter, un giorno, tornare ad utilizzare il viadotto
Petrulla. L'Anas nella riunione di lunedì in
Prefettura è stata chiara e ha motivato l'impossibilità nel poter
realizzare il by-pass in grado di aggirare la parte collassata con il
fatto che anche il tratto successivo del ponte, dove si andrebbe ad
innestare il traffico dopo aver superato la bretella, è stato
realizzato nello stesso lotto di lavori della campata crollata. Da
qui la scelta di investire sul percorso alternativo rappresentato
dalla Strada Statale 123 per il cui ammodernamento è stato stanziato
quasi un milione di euro. GIUSEPPE CELLURA
L'EX SEGRETARIO PROVINCIALE DELLA
CGIL PIERO MANGIONE SCRIVE AL MINISTRO ALFANO
«La battaglia ideologica
sull'articolo 18 è ormai superata»
«Ci sono da condurre ben altre
battaglie di più alto valore politico e sociale»
Il sindacalista della Cgil Piero
Mangione scrive al ministro Alfano in merito alle sue ultime
affermazioni circa l'art. 18. «Onorevole ministro - scrive - non
crede che ci siano battaglie di più alto valore politico e sociale
rispetto a quella che ha ingaggiato con la ministra Madia
sull'articolo 18, stante che, ormai, risultano superati i tempi
dello scontro ideologico contro lo Statuto dei diritti dei
lavoratori? Non crede che, comunque, siano state
bastevoli le opere di demolizione dei ministri Treu, Maroni, Sacconi,
Fornero e dei rispettivi governi finalizzati, a loro dire, per
"rendere pi flessibile il mercato del lavoro, per rendere più
sostenibile il sistema previdenziale e assistenziale, per facilitare
al lavoro l'entrata e l'uscita dall'impresa, per rendere
l'Italia più competitiva e appetibile per i capitali
internazionali? "Se erano questi gli obiettivi, i fatti si sono
incaricati di dimostrare che queste ricette, così come quelle
dell'austerità a senso unico, non hanno funzionato per cui volere,
anche da parte Sua, insistere a martellare sul "chiodo fisso"
appare una sorta di accanimento terapeutico. Mi permetta di chiederLe
cosa c'entra l'articolo 18 con il pii, che continua a decrescere;
con la recessione che non si ferma; con la disoccupazione che
continua a massificarsi; con i consumi che non possono crescere per
il ribasso dei redditi da lavoro e da pensione; con le imprese che
chiudono e licenziano; con le banche che speculano con le risorse
europee e non sostengono né le imprese, né le famiglie. E, visto che, di tanto intanto, Ella
torna ad Agrigento, si faccia fare un report sulle tante donne e
uomini che, al di la e al di qua dell'articolo 18, hanno perduto il
lavoro, si faccia dire a quanti sono state decurtate le ore ed il
salario e quanti ancora non lo trovano nemmeno in nero, senza
contributi previdenziali e infortunistici. Questa provincia ha il più alto tasso
di aziende che chiudono non per l'articolo 18, bensì per colpa
delle banche, per la caduta dei consumi, per cui licenziano a ruota
libera e le famiglie così entrano nel labirinto delle tutele
sociali».