GIORNALE DI SICILIA
TRIBUNALE. Depositata consulenza
tecnica sui tabulati telefonici del presidente. L' hotel per il
«Notre dame»
Processo a D'Orsi, nuova udienza
«Ho chiamato l'ex presidente della
Provincia Eugenio D'Orsi per ricordargli di mantenere la promessa
con l'amico comune Vincenzo Vecchio. Gli aveva garantito un posto
di lavoro per il figlio, visto che non riusciva a contattarlo ci ho
pensato io a telefonargli». La deposizione di Angelo Tedesco,
l'assistente amministrativo di una scuola di Licata che avrebbe
fatto da intermediario fra D'Orsi e il presunto falso testimone,
iniziata nella scorsa udienza, si conclude senza scontri: la vicenda
con ogni probabilità darà spazio a un nuovo processo nei mesi
successivi. Intanto la difesa dell'uomo politico, affidata agli
avvocati Daniela Posante e Giuseppe Scozzari, ha depositato una
consulenza tecnica sto tabulati dai quali emergerebbe, secondo la
versione dei legali, che non è stato D'Orsi a chiamare Tedesco ma
il contrario. La vicenda, particolarmente intricata, scaturisce da
una denuncia presentata da D'Orsi che sosteneva di avere subito un
tentativo di estorsione da parte di Vecchio che, attraverso Tedesco,
gli avrebbe chiesto un posto di lavoro per lui e per il figlio. In
caso contrario, secondo D'Orsi, avrebbe ritrattato le dichiarazioni
a lui favorevoli rese in precedenza quando negò di avere subito una
concussione da parte di D'Orsi che non gli avrebbe saldato il conto
di alcuni lavori edili abusando del suo ruolo istituzionale. «Doveva
darmi ancora 6Omila euro. Ho mentito coni finanzieri e poi in udienza
perché mi disse D'Orsi di farlo», aveva spiegato Vecchio nella
sua seconda deposizione. Il risultato è che — a parte il processo
in corso — il procuratore aggiunto Ignazio Fonzo e il pm Carlo
Cinque hanno iscritto D'O rsi, Tedesco e Vecchio nel registro degli
indagati con l'accusa di tentata corruzione in atti giudiziari,
Ieri ha deposto anche l'avvocato Vincenzo Sinatra, proprietario del
Jolly Hotel della Valle
dove la Provincia ha ospitato
(spendendo 3Omlla euro senza trattativa privata, da lì l'accusa di
abuso di ufficio) il cast de "Notre dame de Paris". «Ho fatto un
prezzo vergognoso, — ha detto rispondendo all'avvocato Scozzari —
agli altri faccio pagare il triplo». Infine una scintilla fra il
legale e la Procura. "Non capisco perché — ha detto Scozzari
parlando degli ultimi testi della difesa — se il comandante della
Finanza organizza un evento con le stesse procedure di D'Orsi non è
reato e se lo fa D'Orsi lo è", Replica Fonzo: «Lo dice lei che
è così». Si torna in aula il 17novembre.
GERLANDO CARDINALE
COMUNE:. Diversi consiglieri
sostengono che bisogna rimettere in discussione anche l'appalto dei
lavori
Modalità per affidare il servizio
«Aro da dibattere in Consiglio
Non una presa d'atto, ma un esame di
tutta la questione riguardante le prospettive del servizio di
raccolta dei rifiuti. Sia nella maggioranza che nell'opposizione al
consiglio comunale emergono posizioni di dissenso nei confronti della
linea che sta portando avanti l'amministrazione e che prevede,
questa sera, in consiglio comunale, l'esame di una semplice presa
d'atto sul piano di intervento per l'ambito di raccolta ottimale
dei rifiuti. Secondo il consigliere comunale di Forza Italia Mario
Turturici, invece, la proposta di delibera deve essere trasmessa alla
seconda commissione consiliare. L'ex sindaco, infatti, fa notare
che il consiglio viene chiamato a una presa d'atto del piano e
quindi dell'allegato piano finanziario, sia della modalità di
assegnazione del servizio, "che la giunta ha ritenuto di
individuare nell'appalto mediante gara di evidenza pubblica,
secondo il sistema dell'offerta economica più vantaggiosa, per
complessivi euro 31 milioni di euro per la durata di sette anni. La
proposta di delibera riporta che il piano e' stato già approvato
con delibera del consiglio comunale - aggiunge Turturici - mentre il
consiglio si è limitato alla costituzione dell'Aro, coincidente
con la delimitazione territoriale del comune". Secondo Turturici il
consiglio deve preliminarmente procedere ad esaminare ed approvare il
piano finanziario contenuto nel piano, "non essendo sufficiente una
mera presa d'atto". E dall'opposizione Simone Di Paola, del Pd,
aggiunge: "Ritengo che la discussione debba andare ben oltre una
notarile presa d'atto, ma debba essere una discussione politica
vera su uno dei temi sui quali si misurerà la qualità della vita e
la tenuta stessa della nostra comunità a cominciare dal tema dei
costi, essendo prioritario assumere decisioni che mantengano alto il
livello e gli standard del servizio senza aggravi per i cittadini già
sufficientemente colpiti". Nulla di tutto questo secondo
l'assessore ai Servizi a rete, Gaetano Cognata: "A mio parere -
dice - neppure la presa d'atto doveva andare in consiglio". (GP)
PORTO EMPEDOCLE Polemica sulla
processione di San Calogero. Gli agenti chiedevano di cambiare
percorso. Gli organizzatori:<Non abbiamo mai ricevuto pressioni»
Il Santo a casa del boss: «Noi
dalla polizia volevamo un divieto scritto»
«Non c'è stata nessuna deviazione
del percorso per la processione di San Calogero, abbiamo fattolo
Stesso giro che facciamo da 100 anni oche tra l'altro era stato
comunicato alla Questura. In via Da Verrazzano solo una sosta, ma
nessun inchino,,. A parlare è Vincenzo Prato, responsabile a Porto
Empedocle, del Comitato promotore dei festeggiamenti di San Calogero,
che si è occupato, tra l'altro, di decidere il percorso della
processione durante la quale alle Cannelle la vara si sarebbe
«inchinata» davanti alla casa della famiglia Messina in cui vive la
signora Giuseppina, madre di Gerlandino, l'ex numero due di Cosa
nostra agrigentina, catturato dai carabinieri a Lavara nel 2010 dopo
undici annidi latitanza, e moglie dello storico capomafia Peppe
Messina, ucciso nel 1986.
La polizia aveva suggerito agli
organizzatori di evitare di passare da lì. "Noi - dice Prato -
avevamo chiesto un'apposita ordinanza, ma questo non è stato
fatto. Abbiamo pertanto ritenuto di essere Stati lasciati liberi di
decidere e abbiamo deciso di fare lo stesso percorso di sempre,
passando dalle case di tutti i devoti che avevano fatto le promesse.
Se nelle palazzine in cui passa il santo c'è qual
cosa che non va per la giustizia deve
essere la questura a dircelo, non possiamo essere noi a stabilirlo».
Sulla vicenda, dopo le riprese video
effettuate di nascosto dai poliziotti travestiti da turisti, sta
indagando la Direzione distrettuale antimafia di Palermo, che
ipotizza il reato di violenza privata con l'aggravante di mafia per
presunte pressioni fatte al fine di ottenere l'«inchino,' della
vara del Santo nero davanti alla casa dei Messina, E di ordini
scritti, viene fatto rilevare, la polizia non ne ha mai fatti, in
questi casi si ricorre all'ammonimento orale.
«Noi comunque non abbiamo ricevuto
pressioni di nessun tipo - spiega Prato - e anzi quest'anno siamo
stati ancora più attenti, alla luce quello che è successo l'anno
scorso, quando una modella salì sulla vara di San Calogero, e viste
le indicazioni dell'arcivescovo monsignor Francesco Montenegro
sulle feste religiose e popolare. L'auspicio è che la magistratura
faccia chiarezza e il campo da ogni dubbio". E le donne della
famiglia Messina che avrebbero dato «indicazioni» durante la
processione? «Niente di diverso da tutte le altre persone devote
santo, io quella sera non ho visto
niente di strano, niente di
eccezionale". Dice la sua anche il presidente del la Confraternita
dei portatori di San Calogero, Giuseppe Maria: "Nessuno ha fatto
pressioni, altrimenti le avremmo denunciate alle autorità
competenti, siamo persone per bene. Chiediamo che venga fatta
chiarezza e aspettiamo fiduciosi l'esito delle indagini, abbiamo
dato mandato a un avvocato per capire nei termini legali quello che
successo. Poi sottolineare che "la vara è stata alzata e si è
"inchinata" solo per le persone disabili e ammalate, mentre si
semplicemente fermata davanti alle centinaia di persone che come
prevede la tradizione avevano fatto promesse di pane o soldi a San
Calogero". (CAGI)
Progetto Archeomed
Visita ufficiale della delegazione
palestinese
Entra nel vivo, il gemellaggio siglato
a settembre tra le amministrazioni comunali di Canicattì, Licata,
Beit Sahour e Gadara realizzato nell'ambito del progetto
internazionale Archeomed, finanziato con fondi della Comunità
Europea per la valorizzazione dei siti archeologici minori. 1123 e
24ottobre, è infatti in programma la visita ufficiale di Hani Al
Hayek, sindaco della città palestinese eit Sahour, partner del
progetto. La delegazione palestinese sarà, mercoledì prossimo, a
Licata dove, alle 17.30, al Municipio, è stata organizzata una
conferenza stampa, alla presenza del presidente del Consiglio Saverio
Platamone, del commissario Dario Cartabellotta e di Matteo Lo Raso
responsabile del progetto Archeomed. In programma anche una visita al
sito archeologico di Fininziade. Il giorno successivo la delegazione
sarà a Canicattì dove alle io, è in programma una conferenza
stampa a Palazzo Stella con il sindaco Vincenzo Corbo e il Presidente
del Consiglio comunale Ivan Trupia. Fissata anche una visita al sito
archeologico di Vito Soldano. (AMM)
LA SICILIA
PROCESSO A EUGENIO D'ORSI La difesa
dell'ex presidente della Provincia regionale conferma la richiesta
di sentire l'ex comandante Raffo
Il proprietario dell'Hotel Villa
Athena Sinatra ha evidenziato di avere fatto un prezzo stracciato
per la compagnia di Notre Dame
«Per la nuova caserma della GdF
attuati gli stessi criteri per altri»
Entro natale è verosimile attendersi
la requisitoria della Procura della Repubblica nel processo a carico
dell'ex presidente dell'ex Provincia regionale Eugenio Dorsi, in
corso al Tribunale dinanzi al primo collegio presieduto dal giudice
Giuseppe Melisenda Giambertoni, a latere Genna e Contini.
D'Orsi è imputato di peculato, abuso
d'ufficio, concussione. ieri erano in programma le deposizioni di
altri testi. I «soliti» David Zard, l'avvocato Sinatra titolare
dell'hotel Villa Athena e Joseph Mifsud del Consorzio
Universitario. Erano tutti assenti, ma se per Mifsud e Zard c'è
stato il consueto problema del rintraccio, tranne Sinatra, per il
quale nella precedente udienza era stato disposto l'accompagnamento
coatto, dopo un ennesimo tentativo di rintracciano anche in albergo,
da parte degli avvocati di D'Orsi, Giuseppe Scozzari e Daniela
Posante.
Sinatra ieri si è presentato
finalmente in aula, dinanzi al Collegio, snocciolando la propria
posizione su uno dei capi d'imputazione mossi a D'Orsi, quello cioè
di avere favorito il suo albergo, rispetto ad altri hotel cittadini,
senza avere effettuato alcuna gara d'appalto, per concedere
l'ospitalità ala compagnia teatrale che portò ad Agrigento
l'opera Notre Dame de Paris.
Sinatra è stato molto chiaro nella
propria escussione, al cospetto del procuratore aggiunto
Ignazio Fonzo e del sostituto Carlo
Cinque. Il proprietario dell'hotel ha detto di avere «fatto alla
Provincia regionale un prezzo vergognoso, ovvero di 30 euro con mezza
pensione)). Da evidenziare a margine come i componenti della stessa
compagnia non fossero pochi, anzi. Quindi, secondo il teste Sinatra,
scegliendo il proprio albergo, la Provincia avrebbe fatto fare un
notevole risparmio alle casse pubbliche. Dopo l'imprenditore è
stata la volta dell'escussione di Angelo Tedesco. D'Orsi e
Tedesco furono iscritti sul registro degli indagati per l'ipotesi
dì reato di tentata corruzione in atti giudiziari. Tutto è nato
dalla denuncia presentata dallo stesso D'Orsi circa un presunto
tentativo di corruzione che avrebbe subito prima dell'udienza del
14 maggio scorso da Vincenzo Vecchio, attraverso un intermediario,
appunto Tedesco. Coimputato di reato connesso, l'applicato della
scuola di Licata che fece conoscere D'Orsi e Vecchio si presentò
in aula, con l'avvocato Ignazio Valenza a cui il pm Ignazio Fonzo
ha »contestato»l'incompatibilità, essendo anche il legale di
Vecchio.
Schermaglie che fecero bloccare la
precedente udienza, ma non quella di ieri, nel corso della quale
Tedesco ha confermato di avere telefonato a D'Orsi per dirgli di
mantenere la promessa fatta a Vecchio. Non sono mancate le consuete
«botte (verbali) e risposte» tra pubblica accusa e difesa
di D'Orsi. Quest'ultimo come sempre
apparentemente tranquillo presente in aula, ma più volte richiamato
all'ordine dall'avvocato Scozzari, per qualche sua esuberante
reazione, rispetto a quanto stava accadendo in udienza. Altro tema
caldo dell'udienza è stato quello della lista testi, con il chiaro
intendimento delle patti di arrivare alla conclusione della fase
dibattimentale entro la prima metà del mese di dicembre, se non
addirittura prima. Tra i vari aspetti di confronto è emersa la
conferma da parte della difesa di D'Orsi della necessità di
sentire l'ex comandante provinciale della Guardia di Finanza
Vincenzo Raffo. «Non capiamo perché avere assunto gli stessi atti
amministrativi per l'inaugurazione della nuova caserma della
Guardia di Finanza in via Atenea non sia stato considerato reato, a
differenza di quanto accaduto per altre attività analoghe» ha
evidenziato con un punta polemica l'avvocato Scozzati. Alla fine, è
apparso palese l'intendimento della procura della Repubblica di
arrivare alla requisitoria anche nel corso dell'udienza del
prossimo 22 dicembre. Come dire che per Fonzo e Cinque, il quadro
delle accuse da muovere a D'Orsi è chiarissimo. Tappa intermedia
sarà l'udienza del prossimo 15 novembre.
E' dunque verosimile ipotizzare nella
prima metà di gennaio l'emissione della sentenza da parte del
collegio presieduto dal giudice Melisenda Giambertoni. Salvo
ulteriori colpi di scena che, in questi due anni e passa di processo
non sono mai mancati. Il tutto, con il processo parallelo, quello ai
4 dirigenti dell'ex Provincia anch'esso giunto quasi alla vigilia
della sentenza di primo grado. FRANCESCO DI MARE
FORZA ITALIA ALL'ATTACCO «Ddl
Province la vera svolta» Dossier su Ersu e istruzione
CATANIA. Disegno di legge sulla riforma
degli enti locali, ma anche un doppio dossier su nomine illegittime
ai vertici degli Ersu (le ex Opere universitarie) e nella pubblica
istruzione. Forza Italia, da Catania, lancia l'accerchiamento a
Rosario Crocetta. Il tutto alla vigilia della mozione di censura
all'assessore Nelli Scilabra, un passaggio che all'Ars avrebbe
virtualmente dei numeri blindati. Ma che nelle ultime ore potrebbe
saltare per alcuni fattori "last minute" sull'asse
Roma-Palermo.
E così forza Italia riparte dai
contenuti: «Il nostro disegno di legge coniuga tutte le necessità,
la rappresentatività degli elettori, il taglio degli sprechi, la
razionalizzazione e il miglioramento dei servizi ai cittadini»,
spiega il capogruppo all'Ars, Marco Falcone, presentando a Catania
i contenuti del ddl sulle Province, depositato lo scorso giovedì
all'Ars, incardinato oggi in commissione Affari Istituzionali. ((E
un sistema di elezione mista - dettaglia - che suddivide in due le
aree vaste, da un lato le tre città metropoli- tane di Palermo,
Catania e Messina, dall'altro le sei province, che assumono il
"nomen iuris" precedente. Il testo prevede che gli enti abbiano
tre diversi livelli di governo. Le città metropoli- tane saranno
guidate da un sindaco metropolitano, eletto direttamente dai
cittadini, dal consiglio metropolitano, costituito da eletti di
secondo livello, e della conferenza metropolitana dei sindaci. Per le
province gli elettori esprimeranno invece i presidenti provinciali, i
consigli provinciali saranno eletti con consultazioni di secondo
livello mentre delle conferenze provinciali faranno parte tutti i
sindaci della provincia", I nuovi enti «sono pensati per ricoprire
maggiori funzioni di quelli del passato - conclude Falcone - dalla
pianificazione territoriale ai sistemi integrati idrico e dei
rifiuti, dall'edilizia alle politiche scolastiche e sociali».
Per il coordinatore regionale di Forza
Italia, Enzo Gibiino, il ddl è «la migliore soluzione possibile ad
un nodo al quale il governo regionale non ha dato colpevolmente
soluzione».
Non accenna a placarsi lo scontro sulla
formazione, a prescindere dalla mozione anti-Scilabra. «La
formazione in Sicilia dal 2002 al 2012 è stata - sostiene Crocetta -
un'immensa tabella H, che ha coinvolto gran parte del sistema
politico siciliano nel gioco parassitario delle spartizioni tra e
all'interno dei partiti e del numero di corsi e delle ore da
assegnare, con vicende al limite del voto di scambio quando in
prossimità di elezioni si aumentavano le ore di specifici enti che
dovevano servire a portare voti a consiglieri comunali, provinciali e
deputati regionali». Gli risponde lo stesso Falcone a stretto giro
di posta: "Lasci stare tabella H e spartizioni varie, tanto care
anche al suo partito politico, il Pd». Il governatore ((riconosca
gli errori suoi e quelli, immensi, del suo assessore alla Formazione,
e si convinca, finalmente, di mettere fuori la Scilabra che tanti
problemi ha creato e continua a creare non solo al sistema della
formazione siciliana, ma anche alla Pubblica Istruzione». Un
riferimento sibillino, espii- citato nell'affondo finale: ((Forza
Italia
- annuncia Falcone - ha in mano un
nuovo dossier sul disastro operato ai danni degli Ersu siciliani e su
gravi questioni di inconferibilità, secondo la legge anticorruzione
Severino, riguardo agli Ersu e alla Pubblica istruzione in genere».
MARIO BARRESI
PORTO EMPEDOCLE Il presidente della
Confraternita di S. Calogero sull'indagine dell'Antimafia
« Tutto secondo la tradizione»
PORTO EMPFDOCLE. All'indomani della
processione domenicale di San Calogero, lo scorso 8 settembre, il
presidente della Confraternita Giuseppe Maria ebbe a dire a questo
giornale: ((Noi gli inchini a San Calogero li abbiamo fatti fare
dinanzi alle persone disabili o agli anziani, non ai delinquenti».
A distanza di quasi due mesi, quelle
parole hanno un sapore ancor più forte, dopo che la Procura
antimafia di Palermo ha fatto sapere - tramite un informatissimo
quotidiano nazionale - di avere aperto un'indagine su quanto
sarebbe accaduto nei dintorni della casa della famiglia Messina, alle
Cannelle, in via Da Verrazzano, durante appunto la processione serale
del santo nero. Dopo avere appreso di essere - sostanzialmente -
sotto indagine, per avere subito presunte pressioni da ambienti
mafiosi, per far passare la vara col santo dalla dimora della
famiglia dei boss Gerlandino e Fabrizio, Peppe Maria non ci stà e
rilancia la propria tesi: «Lo sanno anche i sassi che San Calogero a
Porto Empedocle entra in ogni casa, in ogni anfratto, non ha mai
cambiato il proprio percorso e non lo ha cambiato nell'ultima
edizione. Si è sempre fatto in questa maniera, i Messina hanno fatto
quello che fanno tutti gli altri empedoclini devoti a San Calogero. E
poi - dice Maria - se ci avessero detto di non fare certe cose, lei
pensa che le avremmo fatte, contravvenendo a quanto chiesto dalle
istituzioni. Non siamo pazzi, io lavoro ad esempio nella polizia
municipale! Ci sono state riunioni prima della festa, è
vero e abbiamo rispettato quanto ci è
stato detto. Lei ha visto inchini?»
Una domanda alla quale la Procura
antimafia di Palermo sta cercando di dare risposte anche se l'inchino
in se potrebbe non essere l'unica pietra del presunto scandalo in
questa faccenda.
Gli inquirenti puntano ad accertare se
vi siano stati altri atteggiamenti poco inclini alla legalità.
Quelli della Confraternità, messo in chiaro il proprio comportamento
al cronista - contattato telefonicamente ieri mattina, ndr - ieri
sera si sono recati dall'avvocato Luigi Troja per fare il punto
della situazione, alla luce dell'evolversi di una vicenda
decisamente delicata. Una vicenda sulla quale anche la Curia
agrigentina, con
a capo l'arcivescovo Francesco Monte-
negro si è detta vigile e in attesa di notizie da parte degli organi
inquirenti, circa eventuali anomalie riscontrare a seguito delle
indagini. Intanto, a Porto Empedocle non si parla d'altro.
Gli empedoclini perbene, che
incredibilmente ancora esistono, sono rimasti perplessi rispetto
all'impatto mediatico avuto da questa storia. C'è sorpresa tra
chi ritiene «tutto normale, tutto tradizionale)> quanto accaduto
in fondo alle Cannelle, la sera della prima domenica di settembre
2014. Ma, evidentemente, la Procura antimafia di Palermo - sulla base
di quanto riferito dalla polizia locale - intende sgomberare il campo
da «ombre» su una festa di popolo, molto sentita da tutti. Proprio
tutti.
Agrigentonotizie
TUTTO PRONTO PER I DUE GIORNI DEL
PROGETTO "ARCHEOMED"
Entra nel vivo, il gemellaggio siglato
lo scorso mese di settembre tra le amministrazioni comunali di
Canicattì, Licata, Beit Sahour e Gadara, realizzato nell'ambito del
progetto internazionale "Archeomed", finanziato con i fondi della
Comunità Europea e rivolto alla valorizzazione dei siti archeologici
minori. Il 23 e 24 ottobre prossimi, è infatti in programma la
visita ufficiale di Hani Al - Hayek, sindaco della città
palestinese Beit Sahour, partner del progetto.
La delegazione palestinese sarà,
mercoledì prossimo, a Licata dove, alle 17.30, al Municipio, è
stata organizzata una conferenza stampa, alla presenza del presidente
del Consiglio comunale Saverio Platamone, del commissario
straordinario Dario Cartabellotta e di Matteo Lo Raso responsabile
del progetto Archeomed. In programma anche una visita al sito
archeologico di Fininziade del periodo ellenistico - romano.
Il giorno successivo, il 24 ottobre, la
delegazione sarà a Canicattì dove alle 10, è in programma una
conferenza stampa a Palazzo Stella con il sindaco Vincenzo Corbo e il
presidente del Consiglio comunale Ivan Trupia. Fissata anche una
visita al sito archeologico di Vito Soldano.
Questa nuova visita ufficiale, sancisce
l'importanza del progetto Archeomed, realizzato per creare una rete
interattiva di associazioni, istituzioni, istituti di ricerca,
università ed operatori economici che condividono l'interesse
nella gestione integrata dei siti archeologici minori come strumento
per il rilancio delle attività economiche dei territori coinvolti e
per favorire il turismo archeologico.
siciliaLive
FORMAZIONE, CROCETTA ALL'ATTACCO:
"LA POLITICA NON SIA IPOCRITA"
"Il settore è stato nel
passato un'immensa Tabella H. Invece di un processo di Norimberga a
una parte della politica siciliana, è stato sferrato un attacco
all'unico assessore che dal '76 ha proposto una legge sulla
formazione".
PALERMO - "La formazione
professionale in Sicilia dal 2002 al 2012 è stata un'immensa tabella
H, che ha coinvolto gran parte del sistema politico siciliano nel
gioco parassitario delle spartizioni tra partiti e all'interno dei
partiti, del numero di corsi e delle ore da assegnare, con vicende al
limite del voto di scambio quando in prossimità di elezioni si
aumentavano le ore di specifici enti che dovevano servire a portare
voti a consiglieri comunali, provinciali e deputati regionali".
Lo dichiara il presidente della Regione Rosario Crocetta.
"Un sistema - ha aggiunto il
governatore - che ha visto quasi triplicare i dipendenti da 3000 a
8000 per arrivare ad assunzioni avvenute in pieno divieto di legge,
anche in occasione delle recenti elezioni del 2013. Questo sistema ha
visto incrementare sempre più il budget della formazione
professionale, che in alcuni momenti è arrivato a 500 milioni di
euro l'anno. La politica abbia il coraggio di dire queste cose,
sappia parlare dei tavoli in cui i capigruppo si vedevano con
esponenti del governo per spartirsi i corsi, come avveniva
esattamente con la tabella H; un tavolo di concertazione scellerato
pagato dalla Regione e dal popolo siciliano, che ha ridotto sul
lastrico quei lavoratori che oggi vengono incitati alla lotta contro
le scelte del Governo. Trovo veramente singolare che la vicenda della
formazione, che dovrebbe essere una sorta di processo di Norimberga a
una parte della politica siciliana, possa essere capziosamente
trasformata in un attacco all'unico assessore che dal '76 ha proposto
una legge sulla formazione. Si possono pure inseguire i facili
consensi nati dalle clientele, - ha concluso Crocetta - ma
sicuramente il popolo siciliano conosce come sono andati fatti ed è
consapevole che noi vogliamo scardinare questo sistema".
AZZERAMENTO DEL GOVERNO ENTRO 48 ORE
E VA IN SOFFITTA LA MOZIONE CONTRO NELLI
di Accursio Sabella e Salvo Toscano
Legislatura a una svolta dopo il quasi accordo raggiunto ieri a
Roma nel Pd. Oggi il voto su Scilabra all'Ars potrebbe saltare,
ufficialmente per impegni di Crocetta. Poi, se il dialogo terrà, si
aprirà la partita per riempire tutte le caselle in ballo, dalla
giunta all'Assemblea
PALERMO - Gli incontri a Roma. Le lettere e i colloqui. I telefoni
bollenti. E una scadenza: entro 48 ore dovrà cambiare tutto. Tutto.
La giunta di governo, intanto. Ma non solo. Dovrà mutare anche
l'aspetto dell'Ars, dove verranno ridiscusse tutte le cariche
ricoperte da esponenti del Partito democratico. E non sono poche.
Quarantotto ore e tutto potrebbe cambiare. Intanto, i primi effetti
degli incontri di ieri che hanno coinvolto i leader regionali e
nazionali del Pd riguarderanno l'Assemblea regionale siciliana. Dopo
il polemico rinvio della settimana scorsa delle votazioni per le
censure e l'elezione del vicepresidente, legato a un presunto
problema tecnico (il mancato plenum dell'Assemblea) smentito però
dallo stesso presidente Ardizzone, stavolta il "congelamento"
avrà più palesi motivazioni politiche. Un motivo "formale"
alla base del possibile rinvio c'è. E Crocetta lo avrebbe espresso
in una lettera indirizzata a Giovanni Ardizzone. Un motivo già
rivelato dallo stesso governatore nel corso di una conferenza stampa
di qualche giorno fa: un incontro istituzionale col governo Renzi
sulla vertenza Eni. "Purtroppo - ha detto Crocetta - non
c'erano altri giorni disponibili. Capite l'importanza della vicenda
Eni, non posso fare altrimenti. Ho chiesto che si posticipasse di un
giorno la trattazione delle mozioni di censura". Ma i giorni, come
detto, potrebbero diventare due. Già da domani, infatti, il
presidente proverà a spiegare le ragioni di questa accelerazione
anche agli alleati di governo. Tra i quali c'è anche chi ha lavorato
apertamente a questa exit strategy. Come il Pdr di Cardinale,
infaticabile pontiere in queste settimane, che aveva chiesto
chiaramente "un nuovo esecutivo". Il problema, però, ormai
antico, era legato, come è noto, ai rapporti tra il governatore e
un'area del Pd. Ma la pace tra Pd e Rosario Crocetta non è stata mai
così vicina. Dopo lo stallo delle scorse settimane, la situazione si
è sbloccata. Decisivo un vertice ristrettissimo in cui domenica sera
l'anima del Partito democratico più vicina al governatore ha trovato
un'intesa con Crocetta sull'ipotesi dell'azzeramento. Una condizione
per riaprire il dialogo con Fausto Raciti e i cuperliani dopo il
drammatico muro contro muro che si è trascinato per mesi. E che
rischiava di esplodere in Aula oggi con il voto sulla mozione di
censura a Nelli Scilabra. Voto che, come detto, adesso potrebbe
essere rimandato. Rosario Crocetta oggi sarà a Roma per impegni
istituzionali e ha già scritto al presidente dell'Ars per chiedere
un rinvio della discussione della mozione. Se la richiesta sarà
accolta, Pd e maggioranza guadagneranno qualche ora per definire
l'intesa, dopo le aperture reciproche che si sono registrate ieri a
Roma.
Ieri, il primo incontro ha visto protagonisti il segretario
regionale Fausto Raciti, il deputato nazionale Davide Faraone, il
vicesegretario nazionale Lorenzo Guerini e il presidente del partito,
Matteo Orfini. In quella sede, si è deciso di rinsaldare anche in
Sicilia il patto tra le diverse anime dei democratici. E l'unica
strada possibile è subito apparsa quella: azzeramento. Così, Davide
Faraone e Fausto Raciti hanno successivamente incontrato Rosario
Crocetta. Un incontro chiarificatore. Il governatore per la prima
volta si sarebbe detto pronto a ripartire da zero. Una "intesa"
che passerebbe anche dall'azzeramento delle cariche istituzionali
all'Ars del partito. Riuscirà il miracolo della ricomposizione tra i
separati in casa del Pd? Le prossime ore saranno decisive per
scoprirlo. Intanto, il disgelo è un dato di fatto. Che tutti
salutano con soddisfazione. "La notizia dell'incontro tra il
segretario Raciti e il presidente Crocetta è senz'altro positiva per
la ripresa del dialogo, necessario per l'unità del Pd", commenta a
caldo Giuseppe Lupo. Che su azzeramento e rilancio del patto di
coalizione aveva insistito in questi giorni. Ostinato è stato il
lavoro sottotraccia portato avanti a Roma da Davide Faraone, il primo
a proporre l'exit strategy dell'azzeramento totale di tutte le
cariche di giunta, partito e Assemblea. Anche Beppe Lumia ieri sera
si diceva soddisfatto: "Sui contenuti indietro non si torna, ma
per fare le riforme massima apertura".
"Se c'è un fatto concreto, siamo pronti a riaprire una
discussione. In caso contrario si va avanti così. La decisione
spetta al presidente della Regione, noi non possiamo che ribadire
quello che abbiamo chiesto in questi ultimi mesi", commentava a
Livesicilia Fausto Raciti. Tra le cariche in ballo, se azzeramento
sarà, anche quelle dei presidenti di commissione, al momento
ricoperte dai cuperliani Bruno Marziano, Antonello Cracolici e Pippo
Digiacomo. Ma in gioco sono anche i ruoli all'interno del Consiglio
di presidenza dell'Ars, dove sono presenti Franco Rinaldi e Anthony
Barbagallo. Si potrebbe riaprire anche la posizione relativa al
capogruppo, al momento ricoperta da Baldo Gucciardi. L'impressione è
che nel partito, e nel governo, sia prevalsa la consapevolezza
dell'impossibilità di affrontare le prossime scadenze in un contesto
politico dilaniato come quello che si è visto in questi mesi. Dai
liberi consorzi all'acqua, tanti e delicati sono i dossier da
affrontare nei prossimi mesi. Soprattutto il bilancio. È evidente
ormai che la Regione si muove sul filo del default. E servirà
compattezza, non solo dentro la coalizione di governo, ma anche tra
il Pd siciliano e quello romano per venirne a capo. Ma servirà un
po' di tempo. Le 48 ore, appunto, su cui si sarebbe trovata la "mezza
intesa". Mercoledì dovrebbe arrivare l'azzeramento. Tempo che
necessariamente si tradurrà in un rinvio dell'ordine del giorno
previsto per oggi. A dire il vero, l'opposizione sarebbe già pronta
per votare la mozione di censura a Nelli Scilabra. Una mozione che
però non è "formalmente" iscritta all'ordine del giorno.
Salterà quasi certamente anche la scelta del vicepresidente
dell'Ars. Su questo punto, infatti, anche il centrodestra sembra
voler prendere tempo. Anche in questo caso, il nodo "politico"
(non c'è l'intesa sul nome), verrà nascosto dietro una questione
tecnica: "Presto ci sarà la mozione di sfiducia a Crocetta - fa
sapere qualche leader di centrodestra - che senso ha votare il
vicepresidente di un'Assemblea che potrebbe sciogliersi?". Intanto,
a sciogliersi potrebbe essere la giunta di Crocetta. E potrebbero
bastare 48 ore