1. Contenuto della pagina
  2. Menu principale di navigazione
  3. Menu fondo pagina di navigazione
/ Rassegna stampa » 2014 » Ottobre » 21 » Rassegna stampa del 21 ottobre 2014

Rassegna stampa del 21 ottobre 2014

GIORNALE DI SICILIA
TRIBUNALE. Depositata consulenza tecnica sui tabulati telefonici del presidente. L' hotel per il «Notre dame» Processo a D'Orsi, nuova udienza «Ho chiamato l'ex presidente della Provincia Eugenio D'Orsi per ricordargli di mantenere la promessa con l'amico comune Vincenzo Vecchio. Gli aveva garantito un posto di lavoro per il figlio, visto che non riusciva a contattarlo ci ho pensato io a telefonargli». La deposizione di Angelo Tedesco, l'assistente amministrativo di una scuola di Licata che avrebbe fatto da intermediario fra D'Orsi e il presunto falso testimone, iniziata nella scorsa udienza, si conclude senza scontri: la vicenda con ogni probabilità darà spazio a un nuovo processo nei mesi successivi. Intanto la difesa dell'uomo politico, affidata agli avvocati Daniela Posante e Giuseppe Scozzari, ha depositato una consulenza tecnica sto tabulati dai quali emergerebbe, secondo la versione dei legali, che non è stato D'Orsi a chiamare Tedesco ma il contrario. La vicenda, particolarmente intricata, scaturisce da una denuncia presentata da D'Orsi che sosteneva di avere subito un tentativo di estorsione da parte di Vecchio che, attraverso Tedesco, gli avrebbe chiesto un posto di lavoro per lui e per il figlio. In caso contrario, secondo D'Orsi, avrebbe ritrattato le dichiarazioni a lui favorevoli rese in precedenza quando negò di avere subito una concussione da parte di D'Orsi che non gli avrebbe saldato il conto di alcuni lavori edili abusando del suo ruolo istituzionale. «Doveva darmi ancora 6Omila euro. Ho mentito coni finanzieri e poi in udienza perché mi disse D'Orsi di farlo», aveva spiegato Vecchio nella sua seconda deposizione. Il risultato è che — a parte il processo in corso — il procuratore aggiunto Ignazio Fonzo e il pm Carlo Cinque hanno iscritto D'O rsi, Tedesco e Vecchio nel registro degli indagati con l'accusa di tentata corruzione in atti giudiziari, Ieri ha deposto anche l'avvocato Vincenzo Sinatra, proprietario del Jolly Hotel della Valle
dove la Provincia ha ospitato (spendendo 3Omlla euro senza trattativa privata, da lì l'accusa di abuso di ufficio) il cast de "Notre dame de Paris". «Ho fatto un prezzo vergognoso, — ha detto rispondendo all'avvocato Scozzari — agli altri faccio pagare il triplo». Infine una scintilla fra il legale e la Procura. "Non capisco perché — ha detto Scozzari parlando degli ultimi testi della difesa — se il comandante della Finanza organizza un evento con le stesse procedure di D'Orsi non è reato e se lo fa D'Orsi lo è", Replica Fonzo: «Lo dice lei che è così». Si torna in aula il 17novembre.
GERLANDO CARDINALE

COMUNE:. Diversi consiglieri sostengono che bisogna rimettere in discussione anche l'appalto dei lavori Modalità per affidare il servizio «Aro da dibattere in Consiglio Non una presa d'atto, ma un esame di tutta la questione riguardante le prospettive del servizio di raccolta dei rifiuti. Sia nella maggioranza che nell'opposizione al consiglio comunale emergono posizioni di dissenso nei confronti della linea che sta portando avanti l'amministrazione e che prevede, questa sera, in consiglio comunale, l'esame di una semplice presa d'atto sul piano di intervento per l'ambito di raccolta ottimale dei rifiuti. Secondo il consigliere comunale di Forza Italia Mario Turturici, invece, la proposta di delibera deve essere trasmessa alla seconda commissione consiliare. L'ex sindaco, infatti, fa notare che il consiglio viene chiamato a una presa d'atto del piano e quindi dell'allegato piano finanziario, sia della modalità di assegnazione del servizio, "che la giunta ha ritenuto di individuare nell'appalto mediante gara di evidenza pubblica, secondo il sistema dell'offerta economica più vantaggiosa, per complessivi euro 31 milioni di euro per la durata di sette anni. La proposta di delibera riporta che il piano e' stato già approvato con delibera del consiglio comunale - aggiunge Turturici - mentre il consiglio si è limitato alla costituzione dell'Aro, coincidente con la delimitazione territoriale del comune". Secondo Turturici il consiglio deve preliminarmente procedere ad esaminare ed approvare il piano finanziario contenuto nel piano, "non essendo sufficiente una mera presa d'atto". E dall'opposizione Simone Di Paola, del Pd, aggiunge: "Ritengo che la discussione debba andare ben oltre una notarile presa d'atto, ma debba essere una discussione politica vera su uno dei temi sui quali si misurerà la qualità della vita e la tenuta stessa della nostra comunità a cominciare dal tema dei costi, essendo prioritario assumere decisioni che mantengano alto il livello e gli standard del servizio senza aggravi per i cittadini già sufficientemente colpiti". Nulla di tutto questo secondo l'assessore ai Servizi a rete, Gaetano Cognata: "A mio parere - dice - neppure la presa d'atto doveva andare in consiglio". (GP)

PORTO EMPEDOCLE Polemica sulla processione di San Calogero. Gli agenti chiedevano di cambiare percorso. Gli organizzatori:<Non abbiamo mai ricevuto pressioni» Il Santo a casa del boss: «Noi dalla polizia volevamo un divieto scritto» «Non c'è stata nessuna deviazione del percorso per la processione di San Calogero, abbiamo fattolo Stesso giro che facciamo da 100 anni oche tra l'altro era stato comunicato alla Questura. In via Da Verrazzano solo una sosta, ma nessun inchino,,. A parlare è Vincenzo Prato, responsabile a Porto Empedocle, del Comitato promotore dei festeggiamenti di San Calogero, che si è occupato, tra l'altro, di decidere il percorso della processione durante la quale alle Cannelle la vara si sarebbe «inchinata» davanti alla casa della famiglia Messina in cui vive la signora Giuseppina, madre di Gerlandino, l'ex numero due di Cosa nostra agrigentina, catturato dai carabinieri a Lavara nel 2010 dopo undici annidi latitanza, e moglie dello storico capomafia Peppe Messina, ucciso nel 1986.
La polizia aveva suggerito agli organizzatori di evitare di passare da lì. "Noi - dice Prato - avevamo chiesto un'apposita ordinanza, ma questo non è stato fatto. Abbiamo pertanto ritenuto di essere Stati lasciati liberi di decidere e abbiamo deciso di fare lo stesso percorso di sempre, passando dalle case di tutti i devoti che avevano fatto le promesse. Se nelle palazzine in cui passa il santo c'è qual
cosa che non va per la giustizia deve essere la questura a dircelo, non possiamo essere noi a stabilirlo».
Sulla vicenda, dopo le riprese video effettuate di nascosto dai poliziotti travestiti da turisti, sta indagando la Direzione distrettuale antimafia di Palermo, che ipotizza il reato di violenza privata con l'aggravante di mafia per presunte pressioni fatte al fine di ottenere l'«inchino,' della vara del Santo nero davanti alla casa dei Messina, E di ordini scritti, viene fatto rilevare, la polizia non ne ha mai fatti, in questi casi si ricorre all'ammonimento orale.
«Noi comunque non abbiamo ricevuto pressioni di nessun tipo - spiega Prato - e anzi quest'anno siamo stati ancora più attenti, alla luce quello che è successo l'anno scorso, quando una modella salì sulla vara di San Calogero, e viste le indicazioni dell'arcivescovo monsignor Francesco Montenegro sulle feste religiose e popolare. L'auspicio è che la magistratura faccia chiarezza e il campo da ogni dubbio". E le donne della famiglia Messina che avrebbero dato «indicazioni» durante la processione? «Niente di diverso da tutte le altre persone devote santo, io quella sera non ho visto
niente di strano, niente di eccezionale". Dice la sua anche il presidente del la Confraternita dei portatori di San Calogero, Giuseppe Maria: "Nessuno ha fatto pressioni, altrimenti le avremmo denunciate alle autorità competenti, siamo persone per bene. Chiediamo che venga fatta chiarezza e aspettiamo fiduciosi l'esito delle indagini, abbiamo dato mandato a un avvocato per capire nei termini legali quello che successo. Poi sottolineare che "la vara è stata alzata e si è "inchinata" solo per le persone disabili e ammalate, mentre si semplicemente fermata davanti alle centinaia di persone che come prevede la tradizione avevano fatto promesse di pane o soldi a San Calogero". (CAGI)

Progetto Archeomed Visita ufficiale della delegazione palestinese Entra nel vivo, il gemellaggio siglato a settembre tra le amministrazioni comunali di Canicattì, Licata, Beit Sahour e Gadara realizzato nell'ambito del progetto internazionale Archeomed, finanziato con fondi della Comunità Europea per la valorizzazione dei siti archeologici minori. 1123 e 24ottobre, è infatti in programma la visita ufficiale di Hani Al Hayek, sindaco della città palestinese eit Sahour, partner del progetto. La delegazione palestinese sarà, mercoledì prossimo, a Licata dove, alle 17.30, al Municipio, è stata organizzata una conferenza stampa, alla presenza del presidente del Consiglio Saverio Platamone, del commissario Dario Cartabellotta e di Matteo Lo Raso responsabile del progetto Archeomed. In programma anche una visita al sito archeologico di Fininziade. Il giorno successivo la delegazione sarà a Canicattì dove alle io, è in programma una conferenza stampa a Palazzo Stella con il sindaco Vincenzo Corbo e il Presidente del Consiglio comunale Ivan Trupia. Fissata anche una visita al sito archeologico di Vito Soldano. (AMM)

LA SICILIA

PROCESSO A EUGENIO D'ORSI La difesa dell'ex presidente della Provincia regionale conferma la richiesta di sentire l'ex comandante Raffo
Il proprietario dell'Hotel Villa Athena Sinatra ha evidenziato di avere fatto un prezzo stracciato
per la compagnia di Notre Dame
«Per la nuova caserma della GdF attuati gli stessi criteri per altri»
Entro natale è verosimile attendersi la requisitoria della Procura della Repubblica nel processo a carico dell'ex presidente dell'ex Provincia regionale Eugenio Dorsi, in corso al Tribunale dinanzi al primo collegio presieduto dal giudice Giuseppe Melisenda Giambertoni, a latere Genna e Contini.
D'Orsi è imputato di peculato, abuso d'ufficio, concussione. ieri erano in programma le deposizioni di altri testi. I «soliti» David Zard, l'avvocato Sinatra titolare dell'hotel Villa Athena e Joseph Mifsud del Consorzio Universitario. Erano tutti assenti, ma se per Mifsud e Zard c'è stato il consueto problema del rintraccio, tranne Sinatra, per il quale nella precedente udienza era stato disposto l'accompagnamento coatto, dopo un ennesimo tentativo di rintracciano anche in albergo, da parte degli avvocati di D'Orsi, Giuseppe Scozzari e Daniela Posante.
Sinatra ieri si è presentato finalmente in aula, dinanzi al Collegio, snocciolando la propria posizione su uno dei capi d'imputazione mossi a D'Orsi, quello cioè di avere favorito il suo albergo, rispetto ad altri hotel cittadini, senza avere effettuato alcuna gara d'appalto, per concedere l'ospitalità ala compagnia teatrale che portò ad Agrigento l'opera Notre Dame de Paris.
Sinatra è stato molto chiaro nella propria escussione, al cospetto del procuratore aggiunto
Ignazio Fonzo e del sostituto Carlo Cinque. Il proprietario dell'hotel ha detto di avere «fatto alla Provincia regionale un prezzo vergognoso, ovvero di 30 euro con mezza pensione)). Da evidenziare a margine come i componenti della stessa compagnia non fossero pochi, anzi. Quindi, secondo il teste Sinatra, scegliendo il proprio albergo, la Provincia avrebbe fatto fare un notevole risparmio alle casse pubbliche. Dopo l'imprenditore è stata la volta dell'escussione di Angelo Tedesco. D'Orsi e Tedesco furono iscritti sul registro degli indagati per l'ipotesi dì reato di tentata corruzione in atti giudiziari. Tutto è nato dalla denuncia presentata dallo stesso D'Orsi circa un presunto tentativo di corruzione che avrebbe subito prima dell'udienza del 14 maggio scorso da Vincenzo Vecchio, attraverso un intermediario, appunto Tedesco. Coimputato di reato connesso, l'applicato della scuola di Licata che fece conoscere D'Orsi e Vecchio si presentò in aula, con l'avvocato Ignazio Valenza a cui il pm Ignazio Fonzo ha »contestato»l'incompatibilità, essendo anche il legale di Vecchio.
Schermaglie che fecero bloccare la precedente udienza, ma non quella di ieri, nel corso della quale Tedesco ha confermato di avere telefonato a D'Orsi per dirgli di mantenere la promessa fatta a Vecchio. Non sono mancate le consuete «botte (verbali) e risposte» tra pubblica accusa e difesa
di D'Orsi. Quest'ultimo come sempre apparentemente tranquillo presente in aula, ma più volte richiamato all'ordine dall'avvocato Scozzari, per qualche sua esuberante reazione, rispetto a quanto stava accadendo in udienza. Altro tema caldo dell'udienza è stato quello della lista testi, con il chiaro intendimento delle patti di arrivare alla conclusione della fase dibattimentale entro la prima metà del mese di dicembre, se non addirittura prima. Tra i vari aspetti di confronto è emersa la conferma da parte della difesa di D'Orsi della necessità di sentire l'ex comandante provinciale della Guardia di Finanza Vincenzo Raffo. «Non capiamo perché avere assunto gli stessi atti amministrativi per l'inaugurazione della nuova caserma della Guardia di Finanza in via Atenea non sia stato considerato reato, a differenza di quanto accaduto per altre attività analoghe» ha evidenziato con un punta polemica l'avvocato Scozzati. Alla fine, è apparso palese l'intendimento della procura della Repubblica di arrivare alla requisitoria anche nel corso dell'udienza del prossimo 22 dicembre. Come dire che per Fonzo e Cinque, il quadro delle accuse da muovere a D'Orsi è chiarissimo. Tappa intermedia sarà l'udienza del prossimo 15 novembre.
E' dunque verosimile ipotizzare nella prima metà di gennaio l'emissione della sentenza da parte del collegio presieduto dal giudice Melisenda Giambertoni. Salvo ulteriori colpi di scena che, in questi due anni e passa di processo non sono mai mancati. Il tutto, con il processo parallelo, quello ai 4 dirigenti dell'ex Provincia anch'esso giunto quasi alla vigilia della sentenza di primo grado. FRANCESCO DI MARE

FORZA ITALIA ALL'ATTACCO «Ddl Province la vera svolta» Dossier su Ersu e istruzione
CATANIA. Disegno di legge sulla riforma degli enti locali, ma anche un doppio dossier su nomine illegittime ai vertici degli Ersu (le ex Opere universitarie) e nella pubblica istruzione. Forza Italia, da Catania, lancia l'accerchiamento a Rosario Crocetta. Il tutto alla vigilia della mozione di censura all'assessore Nelli Scilabra, un passaggio che all'Ars avrebbe virtualmente dei numeri blindati. Ma che nelle ultime ore potrebbe saltare per alcuni fattori "last minute" sull'asse Roma-Palermo.
E così forza Italia riparte dai contenuti: «Il nostro disegno di legge coniuga tutte le necessità, la rappresentatività degli elettori, il taglio degli sprechi, la razionalizzazione e il miglioramento dei servizi ai cittadini», spiega il capogruppo all'Ars, Marco Falcone, presentando a Catania i contenuti del ddl sulle Province, depositato lo scorso giovedì all'Ars, incardinato oggi in commissione Affari Istituzionali. ((E un sistema di elezione mista - dettaglia - che suddivide in due le aree vaste, da un lato le tre città metropoli- tane di Palermo, Catania e Messina, dall'altro le sei province, che assumono il "nomen iuris" precedente. Il testo prevede che gli enti abbiano tre diversi livelli di governo. Le città metropoli- tane saranno guidate da un sindaco metropolitano, eletto direttamente dai cittadini, dal consiglio metropolitano, costituito da eletti di secondo livello, e della conferenza metropolitana dei sindaci. Per le province gli elettori esprimeranno invece i presidenti provinciali, i consigli provinciali saranno eletti con consultazioni di secondo livello mentre delle conferenze provinciali faranno parte tutti i sindaci della provincia", I nuovi enti «sono pensati per ricoprire maggiori funzioni di quelli del passato - conclude Falcone - dalla pianificazione territoriale ai sistemi integrati idrico e dei rifiuti, dall'edilizia alle politiche scolastiche e sociali».
Per il coordinatore regionale di Forza Italia, Enzo Gibiino, il ddl è «la migliore soluzione possibile ad un nodo al quale il governo regionale non ha dato colpevolmente soluzione».
Non accenna a placarsi lo scontro sulla formazione, a prescindere dalla mozione anti-Scilabra. «La formazione in Sicilia dal 2002 al 2012 è stata - sostiene Crocetta - un'immensa tabella H, che ha coinvolto gran parte del sistema politico siciliano nel gioco parassitario delle spartizioni tra e all'interno dei partiti e del numero di corsi e delle ore da assegnare, con vicende al limite del voto di scambio quando in prossimità di elezioni si aumentavano le ore di specifici enti che dovevano servire a portare voti a consiglieri comunali, provinciali e deputati regionali». Gli risponde lo stesso Falcone a stretto giro di posta: "Lasci stare tabella H e spartizioni varie, tanto care anche al suo partito politico, il Pd». Il governatore ((riconosca gli errori suoi e quelli, immensi, del suo assessore alla Formazione, e si convinca, finalmente, di mettere fuori la Scilabra che tanti problemi ha creato e continua a creare non solo al sistema della formazione siciliana, ma anche alla Pubblica Istruzione». Un riferimento sibillino, espii- citato nell'affondo finale: ((Forza Italia
- annuncia Falcone - ha in mano un nuovo dossier sul disastro operato ai danni degli Ersu siciliani e su gravi questioni di inconferibilità, secondo la legge anticorruzione Severino, riguardo agli Ersu e alla Pubblica istruzione in genere».
MARIO BARRESI

PORTO EMPEDOCLE Il presidente della Confraternita di S. Calogero sull'indagine dell'Antimafia
« Tutto secondo la tradizione»
PORTO EMPFDOCLE. All'indomani della processione domenicale di San Calogero, lo scorso 8 settembre, il presidente della Confraternita Giuseppe Maria ebbe a dire a questo giornale: ((Noi gli inchini a San Calogero li abbiamo fatti fare dinanzi alle persone disabili o agli anziani, non ai delinquenti».
A distanza di quasi due mesi, quelle parole hanno un sapore ancor più forte, dopo che la Procura antimafia di Palermo ha fatto sapere - tramite un informatissimo quotidiano nazionale - di avere aperto un'indagine su quanto sarebbe accaduto nei dintorni della casa della famiglia Messina, alle Cannelle, in via Da Verrazzano, durante appunto la processione serale del santo nero. Dopo avere appreso di essere - sostanzialmente - sotto indagine, per avere subito presunte pressioni da ambienti mafiosi, per far passare la vara col santo dalla dimora della famiglia dei boss Gerlandino e Fabrizio, Peppe Maria non ci stà e rilancia la propria tesi: «Lo sanno anche i sassi che San Calogero a Porto Empedocle entra in ogni casa, in ogni anfratto, non ha mai cambiato il proprio percorso e non lo ha cambiato nell'ultima edizione. Si è sempre fatto in questa maniera, i Messina hanno fatto quello che fanno tutti gli altri empedoclini devoti a San Calogero. E poi - dice Maria - se ci avessero detto di non fare certe cose, lei pensa che le avremmo fatte, contravvenendo a quanto chiesto dalle istituzioni. Non siamo pazzi, io lavoro ad esempio nella polizia municipale! Ci sono state riunioni prima della festa, è
vero e abbiamo rispettato quanto ci è
stato detto. Lei ha visto inchini?»
Una domanda alla quale la Procura antimafia di Palermo sta cercando di dare risposte anche se l'inchino in se potrebbe non essere l'unica pietra del presunto scandalo in questa faccenda.
Gli inquirenti puntano ad accertare se vi siano stati altri atteggiamenti poco inclini alla legalità. Quelli della Confraternità, messo in chiaro il proprio comportamento al cronista - contattato telefonicamente ieri mattina, ndr - ieri sera si sono recati dall'avvocato Luigi Troja per fare il punto della situazione, alla luce dell'evolversi di una vicenda decisamente delicata. Una vicenda sulla quale anche la Curia agrigentina, con
a capo l'arcivescovo Francesco Monte- negro si è detta vigile e in attesa di notizie da parte degli organi inquirenti, circa eventuali anomalie riscontrare a seguito delle indagini. Intanto, a Porto Empedocle non si parla d'altro.
Gli empedoclini perbene, che incredibilmente ancora esistono, sono rimasti perplessi rispetto all'impatto mediatico avuto da questa storia. C'è sorpresa tra chi ritiene «tutto normale, tutto tradizionale)> quanto accaduto in fondo alle Cannelle, la sera della prima domenica di settembre 2014. Ma, evidentemente, la Procura antimafia di Palermo - sulla base di quanto riferito dalla polizia locale - intende sgomberare il campo da «ombre» su una festa di popolo, molto sentita da tutti. Proprio tutti.

Agrigentonotizie

TUTTO PRONTO PER I DUE GIORNI DEL PROGETTO "ARCHEOMED"
Entra nel vivo, il gemellaggio siglato lo scorso mese di settembre tra le amministrazioni comunali di Canicattì, Licata, Beit Sahour e Gadara, realizzato nell'ambito del progetto internazionale "Archeomed", finanziato con i fondi della Comunità Europea e rivolto alla valorizzazione dei siti archeologici minori. Il 23 e 24 ottobre prossimi, è infatti in programma la visita ufficiale di Hani Al - Hayek, sindaco della città palestinese Beit Sahour, partner del progetto.
La delegazione palestinese sarà, mercoledì prossimo, a Licata dove, alle 17.30, al Municipio, è stata organizzata una conferenza stampa, alla presenza del presidente del Consiglio comunale Saverio Platamone, del commissario straordinario Dario Cartabellotta e di Matteo Lo Raso responsabile del progetto Archeomed. In programma anche una visita al sito archeologico di Fininziade del periodo ellenistico - romano.
Il giorno successivo, il 24 ottobre, la delegazione sarà a Canicattì dove alle 10, è in programma una conferenza stampa a Palazzo Stella con il sindaco Vincenzo Corbo e il presidente del Consiglio comunale Ivan Trupia. Fissata anche una visita al sito archeologico di Vito Soldano.
Questa nuova visita ufficiale, sancisce l'importanza del progetto Archeomed, realizzato per creare una rete interattiva di associazioni, istituzioni, istituti di ricerca, università ed operatori economici che condividono l'interesse nella gestione integrata dei siti archeologici minori come strumento per il rilancio delle attività economiche dei territori coinvolti e per favorire il turismo archeologico.

siciliaLive

FORMAZIONE, CROCETTA ALL'ATTACCO: "LA POLITICA NON SIA IPOCRITA"
"Il settore è stato nel passato un'immensa Tabella H. Invece di un processo di Norimberga a una parte della politica siciliana, è stato sferrato un attacco all'unico assessore che dal '76 ha proposto una legge sulla formazione".
PALERMO - "La formazione professionale in Sicilia dal 2002 al 2012 è stata un'immensa tabella H, che ha coinvolto gran parte del sistema politico siciliano nel gioco parassitario delle spartizioni tra partiti e all'interno dei partiti, del numero di corsi e delle ore da assegnare, con vicende al limite del voto di scambio quando in prossimità di elezioni si aumentavano le ore di specifici enti che dovevano servire a portare voti a consiglieri comunali, provinciali e deputati regionali". Lo dichiara il presidente della Regione Rosario Crocetta.
"Un sistema - ha aggiunto il governatore - che ha visto quasi triplicare i dipendenti da 3000 a 8000 per arrivare ad assunzioni avvenute in pieno divieto di legge, anche in occasione delle recenti elezioni del 2013. Questo sistema ha visto incrementare sempre più il budget della formazione professionale, che in alcuni momenti è arrivato a 500 milioni di euro l'anno. La politica abbia il coraggio di dire queste cose, sappia parlare dei tavoli in cui i capigruppo si vedevano con esponenti del governo per spartirsi i corsi, come avveniva esattamente con la tabella H; un tavolo di concertazione scellerato pagato dalla Regione e dal popolo siciliano, che ha ridotto sul lastrico quei lavoratori che oggi vengono incitati alla lotta contro le scelte del Governo. Trovo veramente singolare che la vicenda della formazione, che dovrebbe essere una sorta di processo di Norimberga a una parte della politica siciliana, possa essere capziosamente trasformata in un attacco all'unico assessore che dal '76 ha proposto una legge sulla formazione. Si possono pure inseguire i facili consensi nati dalle clientele, - ha concluso Crocetta - ma sicuramente il popolo siciliano conosce come sono andati fatti ed è consapevole che noi vogliamo scardinare questo sistema".

AZZERAMENTO DEL GOVERNO ENTRO 48 ORE
E VA IN SOFFITTA LA MOZIONE CONTRO NELLI
di Accursio Sabella e Salvo Toscano
Legislatura a una svolta dopo il quasi accordo raggiunto ieri a Roma nel Pd. Oggi il voto su Scilabra all'Ars potrebbe saltare, ufficialmente per impegni di Crocetta. Poi, se il dialogo terrà, si aprirà la partita per riempire tutte le caselle in ballo, dalla giunta all'Assemblea
PALERMO - Gli incontri a Roma. Le lettere e i colloqui. I telefoni bollenti. E una scadenza: entro 48 ore dovrà cambiare tutto. Tutto. La giunta di governo, intanto. Ma non solo. Dovrà mutare anche l'aspetto dell'Ars, dove verranno ridiscusse tutte le cariche ricoperte da esponenti del Partito democratico. E non sono poche. Quarantotto ore e tutto potrebbe cambiare. Intanto, i primi effetti degli incontri di ieri che hanno coinvolto i leader regionali e nazionali del Pd riguarderanno l'Assemblea regionale siciliana. Dopo il polemico rinvio della settimana scorsa delle votazioni per le censure e l'elezione del vicepresidente, legato a un presunto problema tecnico (il mancato plenum dell'Assemblea) smentito però dallo stesso presidente Ardizzone, stavolta il "congelamento" avrà più palesi motivazioni politiche. Un motivo "formale" alla base del possibile rinvio c'è. E Crocetta lo avrebbe espresso in una lettera indirizzata a Giovanni Ardizzone. Un motivo già rivelato dallo stesso governatore nel corso di una conferenza stampa di qualche giorno fa: un incontro istituzionale col governo Renzi sulla vertenza Eni. "Purtroppo - ha detto Crocetta - non c'erano altri giorni disponibili. Capite l'importanza della vicenda Eni, non posso fare altrimenti. Ho chiesto che si posticipasse di un giorno la trattazione delle mozioni di censura". Ma i giorni, come detto, potrebbero diventare due. Già da domani, infatti, il presidente proverà a spiegare le ragioni di questa accelerazione anche agli alleati di governo. Tra i quali c'è anche chi ha lavorato apertamente a questa exit strategy. Come il Pdr di Cardinale, infaticabile pontiere in queste settimane, che aveva chiesto chiaramente "un nuovo esecutivo". Il problema, però, ormai antico, era legato, come è noto, ai rapporti tra il governatore e un'area del Pd. Ma la pace tra Pd e Rosario Crocetta non è stata mai così vicina. Dopo lo stallo delle scorse settimane, la situazione si è sbloccata. Decisivo un vertice ristrettissimo in cui domenica sera l'anima del Partito democratico più vicina al governatore ha trovato un'intesa con Crocetta sull'ipotesi dell'azzeramento. Una condizione per riaprire il dialogo con Fausto Raciti e i cuperliani dopo il drammatico muro contro muro che si è trascinato per mesi. E che rischiava di esplodere in Aula oggi con il voto sulla mozione di censura a Nelli Scilabra. Voto che, come detto, adesso potrebbe essere rimandato. Rosario Crocetta oggi sarà a Roma per impegni istituzionali e ha già scritto al presidente dell'Ars per chiedere un rinvio della discussione della mozione. Se la richiesta sarà accolta, Pd e maggioranza guadagneranno qualche ora per definire l'intesa, dopo le aperture reciproche che si sono registrate ieri a Roma.
Ieri, il primo incontro ha visto protagonisti il segretario regionale Fausto Raciti, il deputato nazionale Davide Faraone, il vicesegretario nazionale Lorenzo Guerini e il presidente del partito, Matteo Orfini. In quella sede, si è deciso di rinsaldare anche in Sicilia il patto tra le diverse anime dei democratici. E l'unica strada possibile è subito apparsa quella: azzeramento. Così, Davide Faraone e Fausto Raciti hanno successivamente incontrato Rosario Crocetta. Un incontro chiarificatore. Il governatore per la prima volta si sarebbe detto pronto a ripartire da zero. Una "intesa" che passerebbe anche dall'azzeramento delle cariche istituzionali all'Ars del partito. Riuscirà il miracolo della ricomposizione tra i separati in casa del Pd? Le prossime ore saranno decisive per scoprirlo. Intanto, il disgelo è un dato di fatto. Che tutti salutano con soddisfazione. "La notizia dell'incontro tra il segretario Raciti e il presidente Crocetta è senz'altro positiva per la ripresa del dialogo, necessario per l'unità del Pd", commenta a caldo Giuseppe Lupo. Che su azzeramento e rilancio del patto di coalizione aveva insistito in questi giorni. Ostinato è stato il lavoro sottotraccia portato avanti a Roma da Davide Faraone, il primo a proporre l'exit strategy dell'azzeramento totale di tutte le cariche di giunta, partito e Assemblea. Anche Beppe Lumia ieri sera si diceva soddisfatto: "Sui contenuti indietro non si torna, ma per fare le riforme massima apertura".
"Se c'è un fatto concreto, siamo pronti a riaprire una discussione. In caso contrario si va avanti così. La decisione spetta al presidente della Regione, noi non possiamo che ribadire quello che abbiamo chiesto in questi ultimi mesi", commentava a Livesicilia Fausto Raciti. Tra le cariche in ballo, se azzeramento sarà, anche quelle dei presidenti di commissione, al momento ricoperte dai cuperliani Bruno Marziano, Antonello Cracolici e Pippo Digiacomo. Ma in gioco sono anche i ruoli all'interno del Consiglio di presidenza dell'Ars, dove sono presenti Franco Rinaldi e Anthony Barbagallo. Si potrebbe riaprire anche la posizione relativa al capogruppo, al momento ricoperta da Baldo Gucciardi. L'impressione è che nel partito, e nel governo, sia prevalsa la consapevolezza dell'impossibilità di affrontare le prossime scadenze in un contesto politico dilaniato come quello che si è visto in questi mesi. Dai liberi consorzi all'acqua, tanti e delicati sono i dossier da affrontare nei prossimi mesi. Soprattutto il bilancio. È evidente ormai che la Regione si muove sul filo del default. E servirà compattezza, non solo dentro la coalizione di governo, ma anche tra il Pd siciliano e quello romano per venirne a capo. Ma servirà un po' di tempo. Le 48 ore, appunto, su cui si sarebbe trovata la "mezza intesa". Mercoledì dovrebbe arrivare l'azzeramento. Tempo che necessariamente si tradurrà in un rinvio dell'ordine del giorno previsto per oggi. A dire il vero, l'opposizione sarebbe già pronta per votare la mozione di censura a Nelli Scilabra. Una mozione che però non è "formalmente" iscritta all'ordine del giorno. Salterà quasi certamente anche la scelta del vicepresidente dell'Ars. Su questo punto, infatti, anche il centrodestra sembra voler prendere tempo. Anche in questo caso, il nodo "politico" (non c'è l'intesa sul nome), verrà nascosto dietro una questione tecnica: "Presto ci sarà la mozione di sfiducia a Crocetta - fa sapere qualche leader di centrodestra - che senso ha votare il vicepresidente di un'Assemblea che potrebbe sciogliersi?". Intanto, a sciogliersi potrebbe essere la giunta di Crocetta. E potrebbero bastare 48 ore

Valuta questo sito: RISPONDI AL QUESTIONARIO