/ Rassegna stampa » 2014 » Novembre » 11 » Rassegna stampa dell'11 novembre 2014

Rassegna stampa dell'11 novembre 2014

GIORNALE DI SICILIA

LA NORMA ALL'ARS. FI: "recepiamo la legge Delrio" Province, pressing per la proroga Turano: "La gestione è alla paralisi" «Sarebbe da irresponsabili non approvare la proroga ai commissari e lasciare nella paralisi la gestione delle ex Province»: Mimma Turano, capogruppo dell'Udc, chiama a raccolta la maggioranza per l'approvazione di una norma ritenuta prioritaria dal governo. Il 31 ottobre scorso è scaduto il mandato dei commissari delle Province e gli enti sono rimasti scoperti, considerato che anche la riforma non è stata ancora approvata. Per colmare il vuoto il governo ha nominato dei commissari ad acta, funzionari col compito di supportare i dirigenti ancora in servizio delle Province. «Non è possibile andare avanti in questo modo - dice Turano - i commissari continuano a chiamare la Regione per ogni atto che devono firmare». In mattinata arriverà anche il neo assessore alla Funzione pubblica, Marcella Castronovo. Il governo vuole approvare prima possibile la norma per assicurare nuovi commissari in attesa che la riforma venga completata. Ma in Aula i lavori potrebbero andare a rilento. Il capogruppo di Forza Italia, Marco Falcone, dovrebbe presentare una proposta che mira ad azzerare la riforma in vigore e a recepire quella targata DeLrio. Il deputato del Nuovo centrodestra Vincenzo Vinciullo spiega poi che «nel testo abbiamo salva- guardato l'erario della Regione evitando di scegliere commissari esterni». Norma che Escluderebbe la possibilità di nominare nuovamente Ingroia, che ha guidato la Provincia di Trapani. Vinciullo spiega poi che «non c'è motivo che il testo torni in commissione anche se l'iter utilizzato dal presidente Venturino è inusuale e rischia di far rallentare i lavori».
RI.VE.

LIBERO CONSORZIO
Domande per la fornitura di libri di testo
Pubblicati sul sito www.provincia.agrigento.it, l'elenco dei documenti per accedere ai contributi per la fornitura gratuita e semigratuita dei libri di testo agli alunni delle scuole secondarie di 10 2o grado per l'anno scolastico 2014/15, Le domande dovranno essere consegnate alla segreteria della scuola di appartenenza dello studente entro il giorno 12 dicembre. Le procedure sono state avviate dall'Assessorato Regionale all'Istruzione ed inviate ai sindaci della Sicilia tramite i Liberi Consorzi Comunali. (CR)
ATTIVITA' MUSICALI Concerto a Palermo dell'agrigentino Salvatore Scibetta e de favarese Calogero Nobile
«Toscanini», in evidenza il duo chitarristico
Ancora in evidenza nel mondo delle attività musicali gli studenti dell'istituto musicale provinciale "Arturo Toscanini" con sede a Ribera. Per due di loro si è registrato nei giorni scorsi un discreto successo di pubblico e di critica nel corso di un incontro musicale tenuto a Palermo. A proporsi al pubblico presente è stato il duo chitarristico composto da Salvatore Scibetta di Agrigento e Calogero Nobile di Favara, studenti dei Corsi di Alta Formazione presso l'istituto Superiore di Studi Musicali "Toscanini", l'ente strumentale del Libero Consorzio Comunale di Agrigento, ex Provincia. I due giovani studenti frequentano la classe del professor Riccardo Ferrara. Scibetta e Nobile si sono esibiti nel bellissimo scenario del Salone della musica sito presso il Palazzo Alliata di Villafranca in occasione della "Settimana delle Culture 2014" che è stata promossa dal Comune di Palermo. Sono state eseguite musiche di Carulli, Paganini, Tarrega, Villa-Lobos. E' nella politica del nostro Conservatorio di Musica - dice a chiusura del concerto il direttore dell'istituto maestro Claudio Montesano - quella di ottimizzare l'offerta formativa dei nostri studenti e nel contempo di procurare loro opportunità di produzione musical di alto livello nell'intento di agevolare un rapido inserimento nel mercato del lavoro, Molti dei nostri studenti qui laureati infatti sono già docenti presso scuole statali o lavorano presso scuole di musica ed Enti sinfonici.' Gli allievi del "Toscanini" riberese da tempo sono impegnati in manifestazioni culturali di un certo spessore sia a livello regionale, che nazionale e diverse sono state anche le apparizioni nei mesi scorsi nelle reti della Tv di Stato con la partecipazione al concorso nazionale tra i conservatori di Musica italiani, nel quale gli studenti del "Toscanini" sono arrivati al secondo posto. (TC)

LA TRATTATIVA ALL'ARAN Giovedì nuovo incontro. In bilico il trasferimento di cento dipendenti alla Formazione. Le sigle: "Non sarebbe opportuno, prima l'accordo"
REGIONALI, I PALETTI DEI SINDACATI SULLA MOBILITA'
Le sigle dei lavoratori: La benzina costa e i mezzi pubblici sono lenti, trasferimenti d'ufficio entro 25 chilometri e non 50
Cinquanta chilometri sono tanti, almeno per le caratteristiche del territorio siciliano: meglio ridurre, anzi dimezzare il raggio entro cui trasferire d'ufficio i regionali. Perché i mezzi pubblici sono lenti, il lavoratore sarebbe obbligato a utilizzare l'auto. E la benzina, nell'Isola, ha il costo più alto d'Italia. Sono i ragionamenti portati avanti dai sindacati a tutela dei 17 mila regionali che il governo intende spostate per colmare alcuni preoccupanti vuoti in settori nevralgici dell'amministrazione. Ieri all'Acari, l'organismo regionale dove è in corso la trattativa per fissare i criteri per i trasferimenti, si è svolto un nuovo incontro nel quale i sindacati hanno presentato le controproposte a quella del governo. Indicazioni raccolte da Claudio Alongi, a capo della struttura, clic adesso avrà il compito di trovare una sintesi. Giovedì è previsto un nuovo incontro e già diversi dipartimenti sono in allarme perchè da tempo denunciano una carenza di personale e attendono i rinforzi. I dirigenti hanno provato a ottenere il personale necessario con gli strumenti a disposizione, come l'atto di interpello, ma pochi accettano volontariamente di cambiare sede lavorativa.
Alla Formazione, ad esempio, l'assessore Lo Bello attende con ansia un centinaio di nuovi impiegati per accelerare pratiche e rendiconti di un settore alle prese con ritardi ormai cronici e l'emergenza stipendi per migliaia di lai oratori. «Ma non sarebbe corretto avviare i trasferimenti senza un accordo - dice Enzo Abbinanti della Cgil - sarebbe fuori dalle regole». Gli fanno eco tutte le altre sigle. "Il rischio sarebbe per la Regione di incorrere in una raffica di ricorsi» dice Luca Crimi della Uil Fpl. Tutto, insomma, rischia di restare congelato fino alla firma dell'accordo.
A far scoppiare il caso era stata proprio l'emergenza alla Formazione dopo il trasferimento di un centinaio di impiegati per garantire maggiore trasparenza. Nessuno, però, aveva voluto occupare quei posti rimasti vuoti. Inutili gli atti di interpello, inutile pure una norma approvata in Finanziaria nel 2012 che secondo i funzionari necessitava di decreto attuativo. Il dirigente generale Gianni Silvia ha così portato il caso in giunta e il governo ha chiesto al capo del Personale. Luciana Giammanco, di intervenire. A fine ottobre la dirigente ha pubblicato una circolare con la quale ha approvato alcuni criteri per consentire il trasferimento del personale sia all'interno di un dipartimento sia tra un settore e l'altro. Secondo i tecnici della Funzione pubblica questo provvedimento da solo basterebbe a spostare il personale, ma i sindacati sostengono il contrario. Da qui per evitare contenziosi, è iniziata la corsa all'Aran per trovare un accordo che supererebbe le indicazioni della circolare e dunque del governo.
Ma se la circolare di fatto recepisce la normativa nazionale varata dal premier Renzi, che stabilisce che i dipendenti della pubblica amministrazione possano essere spostati d'ufficio nel raggio di 50 chilometri dalla sede di lavoro originaria, nell'Isola i sindacati chiedono di rivedere il limite. I Cobas-Codir e Sadirs barino spiegato in sostanza nell'incontro che 50 chilometri in Sicilia sono troppi e andrebbero considerati «25 di andata e 25 di ritorno: solo di benzina, è il ragionamento dei sindacati, un dipendente andrebbe a spendere fino a 300 euro di carburante al mese. «Ma non è solo una questione di chilometri ma di infrastrutture - aggiunge Crimi della Uil - anche perchè treni e bus sotto poco affidabili». I sindacati, autonomi e confederali, chiedono inoltre di stabilire dei criteri oggettivi che tengano conto del fabbisogno degli uffici prima di avviare eventuali trasferimenti, "vogliamo evitare che il dirigente di turno possa liberarsi a discrezione del dipendente scomodo dicono.
Nella circolare della Giammanco erano indicati i primi criteri per stabilire chi trasferire. Tra i due dipendenti con le stesse competenze, iene spostato chi ha minor carico familiare, età anagrafica e anzianità di servizio. Non potranno essere trasferiti i dipendenti con figli che hanno meno di tre anni o con diritto al congedo parentale, i rappresentanti sindacali e chi beneficia della legge 104 per accudire familiari infermi. I sindacati hanno chiesto ad Alongi di cambiare» questi criteri, in modo da avere punteggi e percentuali che possano consentire di stabilire delle graduatorie più precise. Giovedì è previsto un nuovo incontro. Per varare il provvedimento serve il voto favorevole della maggioranza dei sindacati in base alla rappresentatività. Il rischio è che la trattativa duri ancora a lungo. E dall'assessorato alla Formazione sono sul piede di guerra.

L'ANALISI
I NODI DELLA REGIONE
Di Lelio Cusimano
IN SICILIA SEMPRE PEGGIORI?
IL PERSONALE VADA Lì DOVE SERVE
Eppure le resistenze al cambiamento sono enormi. Quale datore di lavoro privato sarebbe mai disposto a tollerare un vincolo che gli impedisse di utilizzare il personale laddove serve? Questo banale principio di produttività non esclude ovviamente le amministrazioni pubbliche, ma in Sicilia resta lontano anni luce dalla cultura delle burocrazie e dalla incultura della politica. La fervida fantasia dei politici e dei burocrati regionali ha consentito per anni la sopravvivenza di quello strumento arcaico che risponde alla definizione di interpello, in forza del quale è il lavoratore e non il datore di lavoro a scegliere la propria sede. A dire la verità persino qualche sindacato ha denunciato l'anomalia dell'interpello e proposto il suo superamento, ma neanche questa importante apertura di credito da parte sindacale è stata sufficiente a sconfiggere l'inerzia della Regione Siciliana. Così è stato almeno fino al gennaio del 2012, quando l'Assemblea Regionale ha votato la legge 9 che (in teoria) mandava in soffitto l'interpello.
Come poi siano andati i fatti, merita un momento di approfondimento. La legge in questione è di una chiarezza senza precedenti: i dipendenti della Regione Siciliana «sono tenuti ad effettuare la prestazione in luogo di lavoro e sede diversi sulla base di motivate esigenze, tecniche, organizzative e produttive». Se poi qualcuno avesse ancora dei dubbi, la stessa legge regionale richiama la norma statale del 2001 che così recita: «Le determinazioni e le misure inerenti alla gestione dei rapporti di lavoro sono assunte con la capacità e i poteri del privato datore di lavoro». Sono stati necessari due anni e dieci mesi, alcune denunce pubbliche e le sollecitazioni di questo Giornale per attivare una tardiva reazione dell'Amministrazione regionale, che però porta evidenti tutti i segni delle vecchie politiche concertative. Vedremo come andrà con i cento funzionari regionali necessari a fare partire la riforma della formazione. Farà testo la legge che abroga l'interpello o la irrinunciabile propensione alla concertazione consociativa?
L'Amministrazione regionale ha infatti partorito la circolare applicativa della legge del 2012 che abolisce l'interpello, ma ha aperto contestualmente un fronte di concertazione sindacale che già si cobra delle tinte pastello dell'annacquamento. E dire che proprio ieri il Presidente della Regione faceva un'apertura al modello renziano che apre al confronto sindacale ma boccia lo snaturamento dei provvedimenti in cantiere.
Il lettore troverà nella cronaca di questo Giornale una sintesi della trattativa in corso sulla mobilità e delle curiose argomentazioni, addotte da parte sindacale, per attenuare le misure di mobilità del personale. Neanche la legge dello Stato che introduce la mobilità obbligatoria per tutti nel raggio di 50 chilometri ha smosso qualcosa. È questo uno di quei casi nel quale emerge in maniera lampante come l'Autonomia ci abbia reso sostanzialmente peggiori.
Sulle proposte sindacali merita però soffermarsi brevemente. Forse la più paradossale è quella riferita ai maggiori costi del carburante in Sicilia che graverebbero sui lavoratori trasferiti, prescindendo ovviamente dal fatto che le sedi degli assessorati regionali sono tutte nel raggio di cinque chilometri. Ora che la benzina costi più in Sicilia che nelle altre regioni, nonostante uno schieramento impressionante di raffinerie, è cosa nota. La stessa Autorità garante della Concorrenza lo ha scritto in documenti ufficiali. Purtroppo però l'analisi sindacale si è fermata ai titoli ed ha bellamente ignorato le motivazioni del fenomeno. Scrive l'Autorità che il maggiore prezzo in Sicilia di benzina e gasolio dipende da due fattori. Il primo riguarda i due principali operatori del settore che da soli gestiscono quasi i due terzi delle stazioni di rifornimento dell'isola e che praticano prezzi più elevati che altrove (senza che la Regione muova un dito).Il secondo fattore riguarda invece l'inerzia dell'Amministrazione, del Governo e del Parlamento siciliano che da anni tengono bloccate le autorizzazioni a nuovi operatori, a cominciare dal punti vendita carburanti della grande distribuzione che, nel resto del Paese, svolgono una preziosa opera di calmiere dei prezzi al consumo. E notizia di ieri che una famiglia siciliana paga il metano il 17% io più di una famiglia trentina o lombarda. Ma al sindacato non sembra interessare una mobilitazione generale per affrontare il tema del costo dei carburanti che magari non andrebbe a beneficio solo degli iscritti ma di tutte le famiglie, delle imprese e della stessa attrattività del territorio. E dire che una riduzione di soli 20 centesimi sui due miliardi di litri di benzina e gasolio venduti in Sicilia, farebbe risparmiare 400 milioni di euro all'anno.
Insomma si fa una gran fatica ad affermare il principio che, dopo sei annidi crisi ininterrotta dovrebbe ormai essere chiaro. Stiamo vivendo una fase difficilissima della storia di questo Paese, aggravata dal fatto di dovere sopportare la soma di quasi 2.200 miliardi di euro di debito pubblico. Questo fardello ci soffoca, ci rende instabili ed esposti alle turbolenze dei mercati internazionali dove, sia chiaro, non c'è un grande vecchio che traina contro l'Italia, ma una serie di cinici operatori della finanza che, piaccia o non piaccia, «misurano» in continuazione il rischio che l'Italia possa non essere in grado df rimborsare i titoli del debito pubblico.
Nessuno mette in dubbio la legittimità della richiesta di rinnovo dei contratti degli statali o dei regionali, ma per lo stesso motivo nessuno dovrebbe mettere in dubbio che, nella scala della priorità, l'interesse generale viene prima dell' interesse dei singoli; anche quando si tratta dei 3,3 milioni di dipendenti dello Stato o dei duecento mila (a vario titolo) della Regione Siciliana.

LA SICILIA

IL DIRETTORE DELL'ENTE PARCO ARCHEOLOGICO GIUSEPPE PARELLO
«Templi a terra in caso di ciclone»
FRANCESCO D MARE
In caso di tromba d'aria o altro fortunale di notevole dimensione per i Templi di Agrigento non ci sarebbe scampo. Nonostante l'ente Parco Archeologico diretto dall'architetto Giuseppe Parello sia all'avanguardia da anni nel monito- raggio delle vestigia doriche - invidiate da tutto il mondo per lo stato di conservazione - la furia della natura causerebbe danni notevoli ai siti monumentali.
«Contro le forze della natura, evidentemente, anche i Templi subirebbero danni, soprattutto se fosse avvenuto quello che nei giorni scorsi era stato preannunciato dagli organi competenti», evidenzia Parello, il quale però tende a rassicurare tutti sullo stato di conservazione e prevenzione dei monumenti.
«Abbiamo attivato ormai da diverso tempo un sistema di monitoraggio all'avanguardia sulle vibrazioni che possono interessare i Templi. Si tratti di vibrazioni dettate dal vento anche dal semplice passaggio di un'auto nei dintorni, tutto è collegato a una sala operativa con la quale siamo nelle condizioni di accettare il fenomeno in atto in ogni determinato momento». Dunque, dal punto di vista tecnologico l'Ente Parco non lesina attenzione e anche investimenti, ma appare evidente come al cospetto di fenomeno naturale decisamente più invadente, rispetto al «normale maltempo», anche i Templi non sfuggirebbero al danneggiamento. E' dunque lecito auspicare che trombe d'aria o peggio ancora cicloni - come quello che giorni fa fece scattare l'allerta meteo in tutta la Sicilia meridionale - abbiano la «bontà» di aggirare la Valle di Agrigento, portando rispetto alle colonne doriche che hanno attraversato verticalmente due guerre, l'aumento dell'inquinamento atmosferico e altre vicende umane

Agrigentooggi

Siti turistici chiusi nei giorni festivi, in Sicilia monta la polemica
"La chiusura dei siti culturali siciliani è una vergogna per la nostra Regione". Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl tornano all'attacco, chiedendo all'amministrazione regionale di mettere in campo ogni soluzione utile a evitare nuovi disagi. Disagi che contribuiscono a mettere in cattiva luce l'immagine dell'Isola. Tra queste soluzioni, i sindacati indicano un "progetto obiettivo mirato alla fruizione dei beni culturali siciliani, da definire urgentemente. È questo - proseguono i sindacati - l'unico strumento contrattuale attualmente applicabile, capace di garantire un congruo salario accessorio a tutto il personale impegnato nell'attività in tal senso orientata e, al contempo, porre fine a questa situazione scandalosa".
Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl, tra l'altro, ricordano che anche in Sicilia è ancora vigente il decreto legislativo del 22 gennaio 2014, che fissa le linee guida per la valorizzazione dei beni culturali e ambientali. Un decreto che precisa come gli istituti e i luoghi oggetto del decreto "appartengono a soggetti pubblici e sono destinati alla pubblica fruizione". Ma il rischio che questi possano essere nuovamente chiusi, nei giorni festivi e in vista del periodo natalizio, adesso è molto alto. "Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl, non ci stanno - attaccano i sindacati - e si smarcano ancora dall'arroganza e dalla supponenza di una politica, sin qui incapace di partorire una proposta praticabile e applicabile a contratto vigente. Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl, invitano l'Amministrazione a promuovere reali e significativi miglioramenti dell'efficacia e dell'efficienza dei servizi istituzionali mediante la realizzazione in sede di contrattazione di piani e progetti strumentali e di risultato".
Secondo le sigle, insomma, "la riapertura dei siti non è assolutamente rinviabile e non può essere né l'inerzia politica o amministrativa né una faziosa azione sindacale, a provocare l'interruzione di un pubblico servizio ed il procrastinarsi di un irreparabile danno all'erario e all'immagine della Regione e degli incolpevoli dipendenti". Infine, Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl chiedono di "pianificare tutta l'attività del dipartimento dei Beni culturali" e sollecitano l'amministrazione regionale "a procedere senza soluzione di continuità anche per l'inizio del 2015 e, comunque, sino a che non si proceda ad una rivisitazione del contratto collettivo, alla completa definizione dei profili professionali ed alla formulazione di una classificazione al passo con i tempi".

LiveSicilia

Verso Expo 2015
La Regione si muove
PALERMO - La lettera è stata firmata stasera dall'assessore alle Attività produttive Linda Vancheri. È indirizzata ai distretti produttivi, ai distretti tecnologici, alle reti d'impresa, ai consorzi per l'internazionalizzazione, alle associazioni di categoria, alle aggregazioni di imprese e alle Camere di commercio. Obiettivo, mettere i motori avanti per Expo 2015 individuando i Paesi sui quali puntare per l'internazionalizzazione delle imprese siciliane e le aggregazioni di aziende da coinvolgere nel percorso.
L'assessorato un elenco di Paesi ce l'ha. Sono 41: Cina, Usa, Canada, Giappone, Russia, Francia, Germania, Austria, Svizzera, Regno Unito, Polonia, Malta, Spagna, Belgio, Olanda, Serbia, Montenegro, Qatar, Emirati arabi, Oman, Tunisia, Marocco, Giordania, Libano, Turchia, India, Brasile, Argentina, Messico, Colombia, Perù, Costarica, Hong Kong, Malesia, Indonesia, Thailandia, Sud Africa, Mozambico, Vietnam, Portogallo Macedonia e Cile. L'elenco, però, può essere integrato o modificato su proposta delle aziende. Per farlo, e per presentare i progetti da far conoscere all'estero, c'è tempo fino al 21 novembre. Prima, il 18 novembre, distretti produttivi e tecnologici, reti d'impresa, consorzi per l'internazionalizzazione, associazioni di categoria, aggregazioni di imprese e Camere di commercio potranno chiedere delucidazioni all'assessorato in un "open day" che si terrà dalle 10 alle 17 al dipartimento Attività produttive.

Valuta questo sito: RISPONDI AL QUESTIONARIO