GIORNALE DI SICILIA
LA NORMA ALL'ARS. FI: "recepiamo
la legge Delrio"
Province, pressing per la proroga
Turano: "La gestione è alla paralisi"
«Sarebbe da irresponsabili non
approvare la proroga ai commissari e lasciare nella paralisi la
gestione delle ex Province»: Mimma Turano, capogruppo dell'Udc,
chiama a raccolta la maggioranza per l'approvazione di una norma
ritenuta prioritaria dal governo. Il 31 ottobre scorso è scaduto il
mandato dei commissari delle Province e gli enti sono rimasti
scoperti, considerato che anche la riforma non è stata ancora
approvata. Per colmare il vuoto il governo ha nominato dei commissari
ad acta, funzionari col compito di supportare i dirigenti ancora in
servizio delle Province. «Non è possibile andare avanti in questo
modo - dice Turano - i commissari continuano a chiamare la Regione
per ogni atto che devono firmare». In mattinata arriverà anche il
neo assessore alla Funzione pubblica, Marcella Castronovo. Il governo
vuole approvare prima possibile la norma per assicurare nuovi
commissari in attesa che la riforma venga completata. Ma in Aula i
lavori potrebbero andare a rilento. Il capogruppo di Forza Italia,
Marco Falcone, dovrebbe presentare una proposta che mira ad azzerare
la riforma in vigore e a recepire quella targata DeLrio. Il deputato
del Nuovo centrodestra Vincenzo Vinciullo spiega poi che «nel testo
abbiamo salva- guardato l'erario della Regione evitando di
scegliere commissari esterni». Norma che Escluderebbe la possibilità
di nominare nuovamente Ingroia, che ha guidato la Provincia di
Trapani. Vinciullo spiega poi che «non c'è motivo che il testo
torni in commissione anche se l'iter utilizzato dal presidente
Venturino è inusuale e rischia di far rallentare i lavori».
RI.VE.
LIBERO CONSORZIO
Domande per la fornitura di libri di
testo
Pubblicati sul sito
www.provincia.agrigento.it, l'elenco dei documenti per accedere ai
contributi per la fornitura gratuita e semigratuita dei libri di
testo agli alunni delle scuole secondarie di 10 2o grado per l'anno
scolastico 2014/15, Le domande dovranno essere consegnate alla
segreteria della scuola di appartenenza dello studente entro il
giorno 12 dicembre. Le procedure sono state avviate dall'Assessorato
Regionale all'Istruzione ed inviate ai sindaci della Sicilia
tramite i Liberi Consorzi Comunali. (CR)
ATTIVITA' MUSICALI Concerto a
Palermo dell'agrigentino Salvatore Scibetta e de favarese Calogero
Nobile
«Toscanini», in evidenza il duo
chitarristico
Ancora in evidenza nel mondo delle
attività musicali gli studenti dell'istituto musicale provinciale
"Arturo Toscanini" con sede a Ribera. Per due di loro si è
registrato nei giorni scorsi un discreto successo di pubblico e di
critica nel corso di un incontro musicale tenuto a Palermo. A
proporsi al pubblico presente è stato il duo chitarristico composto
da Salvatore Scibetta di Agrigento e Calogero Nobile di Favara,
studenti dei Corsi di Alta Formazione presso l'istituto Superiore
di Studi Musicali "Toscanini", l'ente strumentale del Libero
Consorzio Comunale di Agrigento, ex Provincia. I due giovani studenti
frequentano la classe del professor Riccardo Ferrara. Scibetta e
Nobile si sono esibiti nel bellissimo scenario del Salone della
musica sito presso il Palazzo Alliata di Villafranca in occasione
della "Settimana delle Culture 2014" che è stata promossa dal
Comune di Palermo. Sono state eseguite musiche di Carulli, Paganini,
Tarrega, Villa-Lobos. E' nella politica del nostro Conservatorio di
Musica - dice a chiusura del concerto il direttore dell'istituto
maestro Claudio Montesano - quella di ottimizzare l'offerta
formativa dei nostri studenti e nel contempo di procurare loro
opportunità di produzione musical di alto livello nell'intento di
agevolare un rapido inserimento nel mercato del lavoro, Molti dei
nostri studenti qui laureati infatti sono già docenti presso scuole
statali o lavorano presso scuole di musica ed Enti sinfonici.' Gli
allievi del "Toscanini" riberese da tempo sono impegnati in
manifestazioni culturali di un certo spessore sia a livello
regionale, che nazionale e diverse sono state anche le apparizioni
nei mesi scorsi nelle reti della Tv di Stato con la partecipazione al
concorso nazionale tra i conservatori di Musica italiani, nel quale
gli studenti del "Toscanini" sono arrivati al secondo posto. (TC)
LA TRATTATIVA ALL'ARAN Giovedì
nuovo incontro. In bilico il trasferimento di cento dipendenti alla
Formazione. Le sigle: "Non sarebbe opportuno, prima l'accordo"
REGIONALI, I PALETTI DEI SINDACATI
SULLA MOBILITA'
Le sigle dei lavoratori: La benzina
costa e i mezzi pubblici sono lenti, trasferimenti d'ufficio entro
25 chilometri e non 50
Cinquanta chilometri sono tanti, almeno
per le caratteristiche del territorio siciliano: meglio ridurre, anzi
dimezzare il raggio entro cui trasferire d'ufficio i regionali.
Perché i mezzi pubblici sono lenti, il lavoratore sarebbe obbligato
a utilizzare l'auto. E la benzina, nell'Isola, ha il costo più
alto d'Italia. Sono i ragionamenti portati avanti dai sindacati a
tutela dei 17 mila regionali che il governo intende spostate per
colmare alcuni preoccupanti vuoti in settori nevralgici
dell'amministrazione. Ieri all'Acari, l'organismo regionale
dove è in corso la trattativa per fissare i criteri per i
trasferimenti, si è svolto un nuovo incontro nel quale i sindacati
hanno presentato le controproposte a quella del governo. Indicazioni
raccolte da Claudio Alongi, a capo della struttura, clic adesso avrà
il compito di trovare una sintesi. Giovedì è previsto un nuovo
incontro e già diversi dipartimenti sono in allarme perchè da tempo
denunciano una carenza di personale e attendono i rinforzi. I
dirigenti hanno provato a ottenere il personale necessario con gli
strumenti a disposizione, come l'atto di interpello, ma pochi
accettano volontariamente di cambiare sede lavorativa.
Alla Formazione, ad esempio,
l'assessore Lo Bello attende con ansia un centinaio di nuovi
impiegati per accelerare pratiche e rendiconti di un settore alle
prese con ritardi ormai cronici e l'emergenza stipendi per migliaia
di lai oratori. «Ma non sarebbe corretto avviare i trasferimenti
senza un accordo - dice Enzo Abbinanti della Cgil - sarebbe fuori
dalle regole». Gli fanno eco tutte le altre sigle. "Il rischio
sarebbe per la Regione di incorrere in una raffica di ricorsi» dice
Luca Crimi della Uil Fpl. Tutto, insomma, rischia di restare
congelato fino alla firma dell'accordo.
A far scoppiare il caso era stata
proprio l'emergenza alla Formazione dopo il trasferimento di un
centinaio di impiegati per garantire maggiore trasparenza. Nessuno,
però, aveva voluto occupare quei posti rimasti vuoti. Inutili gli
atti di interpello, inutile pure una norma approvata in Finanziaria
nel 2012 che secondo i funzionari necessitava di decreto attuativo.
Il dirigente generale Gianni Silvia ha così portato il caso in
giunta e il governo ha chiesto al capo del Personale. Luciana
Giammanco, di intervenire. A fine ottobre la dirigente ha pubblicato
una circolare con la quale ha approvato alcuni criteri per consentire
il trasferimento del personale sia all'interno di un dipartimento
sia tra un settore e l'altro. Secondo i tecnici della Funzione
pubblica questo provvedimento da solo basterebbe a spostare il
personale, ma i sindacati sostengono il contrario. Da qui per evitare
contenziosi, è iniziata la corsa all'Aran per trovare un accordo
che supererebbe le indicazioni della circolare e dunque del governo.
Ma se la circolare di fatto recepisce
la normativa nazionale varata dal premier Renzi, che stabilisce che i
dipendenti della pubblica amministrazione possano essere spostati
d'ufficio nel raggio di 50 chilometri dalla sede di lavoro
originaria, nell'Isola i sindacati chiedono di rivedere il limite.
I Cobas-Codir e Sadirs barino spiegato in sostanza nell'incontro
che 50 chilometri in Sicilia sono troppi e andrebbero considerati «25
di andata e 25 di ritorno: solo di benzina, è il ragionamento dei
sindacati, un dipendente andrebbe a spendere fino a 300 euro di
carburante al mese. «Ma non è solo una questione di chilometri ma
di infrastrutture - aggiunge Crimi della Uil - anche perchè treni e
bus sotto poco affidabili». I sindacati, autonomi e confederali,
chiedono inoltre di stabilire dei criteri oggettivi che tengano conto
del fabbisogno degli uffici prima di avviare eventuali trasferimenti,
"vogliamo evitare che il dirigente di turno possa liberarsi a
discrezione del dipendente scomodo dicono.
Nella circolare della Giammanco erano
indicati i primi criteri per stabilire chi trasferire. Tra i due
dipendenti con le stesse competenze, iene spostato chi ha minor
carico familiare, età anagrafica e anzianità di servizio. Non
potranno essere trasferiti i dipendenti con figli che hanno meno di
tre anni o con diritto al congedo parentale, i rappresentanti
sindacali e chi beneficia della legge 104 per accudire familiari
infermi. I sindacati hanno chiesto ad Alongi di cambiare» questi
criteri, in modo da avere punteggi e percentuali che possano
consentire di stabilire delle graduatorie più precise. Giovedì è
previsto un nuovo incontro. Per varare il provvedimento serve il voto
favorevole della maggioranza dei sindacati in base alla
rappresentatività. Il rischio è che la trattativa duri ancora a
lungo. E dall'assessorato alla Formazione sono sul piede di guerra.
L'ANALISI
I NODI DELLA REGIONE
Di Lelio Cusimano
IN SICILIA SEMPRE PEGGIORI?
IL PERSONALE VADA Lì DOVE SERVE
Eppure le resistenze al cambiamento
sono enormi. Quale datore di lavoro privato sarebbe mai disposto a
tollerare un vincolo che gli impedisse di utilizzare il personale
laddove serve? Questo banale principio di produttività non esclude
ovviamente le amministrazioni pubbliche, ma in Sicilia resta lontano
anni luce dalla cultura delle burocrazie e dalla incultura della
politica. La fervida fantasia dei politici e dei burocrati regionali
ha consentito per anni la sopravvivenza di quello strumento arcaico
che risponde alla definizione di interpello, in forza del quale è il
lavoratore e non il datore di lavoro a scegliere la propria sede. A
dire la verità persino qualche sindacato ha denunciato l'anomalia
dell'interpello e proposto il suo superamento, ma neanche questa
importante apertura di credito da parte sindacale è stata
sufficiente a sconfiggere l'inerzia della Regione Siciliana. Così
è stato almeno fino al gennaio del 2012, quando l'Assemblea
Regionale ha votato la legge 9 che (in teoria) mandava in soffitto
l'interpello.
Come poi siano andati i fatti, merita
un momento di approfondimento. La legge in questione è di una
chiarezza senza precedenti: i dipendenti della Regione Siciliana
«sono tenuti ad effettuare la prestazione in luogo di lavoro e sede
diversi sulla base di motivate esigenze, tecniche, organizzative e
produttive». Se poi qualcuno avesse ancora dei dubbi, la stessa
legge regionale richiama la norma statale del 2001 che così recita:
«Le determinazioni e le misure inerenti alla gestione dei rapporti
di lavoro sono assunte con la capacità e i poteri del privato datore
di lavoro». Sono stati necessari due anni e dieci mesi, alcune
denunce pubbliche e le sollecitazioni di questo Giornale per attivare
una tardiva reazione dell'Amministrazione regionale, che però
porta evidenti tutti i segni delle vecchie politiche concertative.
Vedremo come andrà con i cento funzionari regionali necessari a fare
partire la riforma della formazione. Farà testo la legge che abroga
l'interpello o la irrinunciabile propensione alla concertazione
consociativa?
L'Amministrazione regionale ha
infatti partorito la circolare applicativa della legge del 2012 che
abolisce l'interpello, ma ha aperto contestualmente un fronte di
concertazione sindacale che già si cobra delle tinte pastello
dell'annacquamento. E dire che proprio ieri il Presidente della
Regione faceva un'apertura al modello renziano che apre al
confronto sindacale ma boccia lo snaturamento dei provvedimenti in
cantiere.
Il lettore troverà nella cronaca di
questo Giornale una sintesi della trattativa in corso sulla mobilità
e delle curiose argomentazioni, addotte da parte sindacale, per
attenuare le misure di mobilità del personale. Neanche la legge
dello Stato che introduce la mobilità obbligatoria per tutti nel
raggio di 50 chilometri ha smosso qualcosa. È questo uno di quei
casi nel quale emerge in maniera lampante come l'Autonomia ci abbia
reso sostanzialmente peggiori.
Sulle proposte sindacali merita però
soffermarsi brevemente. Forse la più paradossale è quella riferita
ai maggiori costi del carburante in Sicilia che graverebbero sui
lavoratori trasferiti, prescindendo ovviamente dal fatto che le sedi
degli assessorati regionali sono tutte nel raggio di cinque
chilometri. Ora che la benzina costi più in Sicilia che nelle altre
regioni, nonostante uno schieramento impressionante di raffinerie, è
cosa nota. La stessa Autorità garante della Concorrenza lo ha
scritto in documenti ufficiali. Purtroppo però l'analisi sindacale
si è fermata ai titoli ed ha bellamente ignorato le motivazioni del
fenomeno. Scrive l'Autorità che il maggiore prezzo in Sicilia di
benzina e gasolio dipende da due fattori. Il primo riguarda i due
principali operatori del settore che da soli gestiscono quasi i due
terzi delle stazioni di rifornimento dell'isola e che praticano
prezzi più elevati che altrove (senza che la Regione muova un
dito).Il secondo fattore riguarda invece l'inerzia
dell'Amministrazione, del Governo e del Parlamento siciliano che da
anni tengono bloccate le autorizzazioni a nuovi operatori, a
cominciare dal punti vendita carburanti della grande distribuzione
che, nel resto del Paese, svolgono una preziosa opera di calmiere dei
prezzi al consumo. E notizia di ieri che una famiglia siciliana paga
il metano il 17% io più di una famiglia trentina o lombarda. Ma al
sindacato non sembra interessare una mobilitazione generale per
affrontare il tema del costo dei carburanti che magari non andrebbe a
beneficio solo degli iscritti ma di tutte le famiglie, delle imprese
e della stessa attrattività del territorio. E dire che una riduzione
di soli 20 centesimi sui due miliardi di litri di benzina e gasolio
venduti in Sicilia, farebbe risparmiare 400 milioni di euro all'anno.
Insomma si fa una gran fatica ad
affermare il principio che, dopo sei annidi crisi ininterrotta
dovrebbe ormai essere chiaro. Stiamo vivendo una fase difficilissima
della storia di questo Paese, aggravata dal fatto di dovere
sopportare la soma di quasi 2.200 miliardi di euro di debito
pubblico. Questo fardello ci soffoca, ci rende instabili ed esposti
alle turbolenze dei mercati internazionali dove, sia chiaro, non c'è
un grande vecchio che traina contro l'Italia, ma una serie di
cinici operatori della finanza che, piaccia o non piaccia, «misurano»
in continuazione il rischio che l'Italia possa non essere in grado
df rimborsare i titoli del debito pubblico.
Nessuno mette in dubbio la legittimità
della richiesta di rinnovo dei contratti degli statali o dei
regionali, ma per lo stesso motivo nessuno dovrebbe mettere in dubbio
che, nella scala della priorità, l'interesse generale viene prima
dell' interesse dei singoli; anche quando si tratta dei 3,3 milioni
di dipendenti dello Stato o dei duecento mila (a vario titolo) della
Regione Siciliana.
LA SICILIA
IL DIRETTORE DELL'ENTE PARCO
ARCHEOLOGICO GIUSEPPE PARELLO
«Templi a terra in caso di ciclone»
FRANCESCO D MARE
In caso di tromba d'aria o altro
fortunale di notevole dimensione per i Templi di Agrigento non ci
sarebbe scampo. Nonostante l'ente Parco Archeologico diretto
dall'architetto Giuseppe Parello sia all'avanguardia da anni nel
monito- raggio delle vestigia doriche - invidiate da tutto il mondo
per lo stato di conservazione - la furia della natura causerebbe
danni notevoli ai siti monumentali.
«Contro le forze della natura,
evidentemente, anche i Templi subirebbero danni, soprattutto se fosse
avvenuto quello che nei giorni scorsi era stato preannunciato dagli
organi competenti», evidenzia Parello, il quale però tende a
rassicurare tutti sullo stato di conservazione e prevenzione dei
monumenti.
«Abbiamo attivato ormai da diverso
tempo un sistema di monitoraggio all'avanguardia sulle vibrazioni
che possono interessare i Templi. Si tratti di vibrazioni dettate dal
vento anche dal semplice passaggio di un'auto nei dintorni, tutto è
collegato a una sala operativa con la quale siamo nelle condizioni di
accettare il fenomeno in atto in ogni determinato momento». Dunque,
dal punto di vista tecnologico l'Ente Parco non lesina attenzione e
anche investimenti, ma appare evidente come al cospetto di fenomeno
naturale decisamente più invadente, rispetto al «normale maltempo»,
anche i Templi non sfuggirebbero al danneggiamento. E' dunque
lecito auspicare che trombe d'aria o peggio ancora cicloni - come
quello che giorni fa fece scattare l'allerta meteo in tutta la
Sicilia meridionale - abbiano la «bontà» di aggirare la Valle di
Agrigento, portando rispetto alle colonne doriche che hanno
attraversato verticalmente due guerre, l'aumento dell'inquinamento
atmosferico e altre vicende umane
Agrigentooggi
Siti turistici chiusi nei giorni
festivi, in Sicilia monta la polemica
"La chiusura dei siti culturali
siciliani è una vergogna per la nostra Regione". Fp Cgil, Cisl Fp,
Uil Fpl tornano all'attacco, chiedendo all'amministrazione
regionale di mettere in campo ogni soluzione utile a evitare nuovi
disagi. Disagi che contribuiscono a mettere in cattiva luce
l'immagine dell'Isola. Tra queste soluzioni, i sindacati indicano
un "progetto obiettivo mirato alla fruizione dei beni culturali
siciliani, da definire urgentemente. È questo - proseguono i
sindacati - l'unico strumento contrattuale attualmente
applicabile, capace di garantire un congruo salario accessorio a
tutto il personale impegnato nell'attività in tal senso orientata
e, al contempo, porre fine a questa situazione scandalosa".
Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl, tra l'altro,
ricordano che anche in Sicilia è ancora vigente il decreto
legislativo del 22 gennaio 2014, che fissa le linee guida per la
valorizzazione dei beni culturali e ambientali. Un decreto che
precisa come gli istituti e i luoghi oggetto del decreto
"appartengono a soggetti pubblici e sono destinati alla pubblica
fruizione". Ma il rischio che questi possano essere nuovamente
chiusi, nei giorni festivi e in vista del periodo natalizio, adesso è
molto alto. "Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl, non ci stanno - attaccano
i sindacati - e si smarcano ancora dall'arroganza e dalla
supponenza di una politica, sin qui incapace di partorire una
proposta praticabile e applicabile a contratto vigente. Fp Cgil, Cisl
Fp, Uil Fpl, invitano l'Amministrazione a promuovere reali e
significativi miglioramenti dell'efficacia e dell'efficienza dei
servizi istituzionali mediante la realizzazione in sede di
contrattazione di piani e progetti strumentali e di risultato".
Secondo le sigle, insomma, "la
riapertura dei siti non è assolutamente rinviabile e non può essere
né l'inerzia politica o amministrativa né una faziosa azione
sindacale, a provocare l'interruzione di un pubblico servizio ed il
procrastinarsi di un irreparabile danno all'erario e all'immagine
della Regione e degli incolpevoli dipendenti". Infine, Fp Cgil,
Cisl Fp, Uil Fpl chiedono di "pianificare tutta l'attività del
dipartimento dei Beni culturali" e sollecitano l'amministrazione
regionale "a procedere senza soluzione di continuità anche per
l'inizio del 2015 e, comunque, sino a che non si proceda ad una
rivisitazione del contratto collettivo, alla completa definizione dei
profili professionali ed alla formulazione di una classificazione al
passo con i tempi".
LiveSicilia
Verso Expo 2015
La Regione si muove
PALERMO - La lettera è stata firmata
stasera dall'assessore alle Attività produttive Linda Vancheri. È
indirizzata ai distretti produttivi, ai distretti tecnologici, alle
reti d'impresa, ai consorzi per l'internazionalizzazione, alle
associazioni di categoria, alle aggregazioni di imprese e alle Camere
di commercio. Obiettivo, mettere i motori avanti per Expo 2015
individuando i Paesi sui quali puntare per l'internazionalizzazione
delle imprese siciliane e le aggregazioni di aziende da coinvolgere
nel percorso.
L'assessorato un elenco di Paesi ce
l'ha. Sono 41: Cina, Usa, Canada, Giappone, Russia, Francia,
Germania, Austria, Svizzera, Regno Unito, Polonia, Malta, Spagna,
Belgio, Olanda, Serbia, Montenegro, Qatar, Emirati arabi, Oman,
Tunisia, Marocco, Giordania, Libano, Turchia, India, Brasile,
Argentina, Messico, Colombia, Perù, Costarica, Hong Kong, Malesia,
Indonesia, Thailandia, Sud Africa, Mozambico, Vietnam, Portogallo
Macedonia e Cile. L'elenco, però, può essere integrato o modificato
su proposta delle aziende. Per farlo, e per presentare i progetti da
far conoscere all'estero, c'è tempo fino al 21 novembre. Prima, il
18 novembre, distretti produttivi e tecnologici, reti d'impresa,
consorzi per l'internazionalizzazione, associazioni di categoria,
aggregazioni di imprese e Camere di commercio potranno chiedere
delucidazioni all'assessorato in un "open day" che si terrà
dalle 10 alle 17 al dipartimento Attività produttive.