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Rassegna stampa del 20 - 21 e 22 dicembre 2014

20 dicembre - sabato GIORNALE DI SICILIA
UNIVERSITA' Intervento di Macedonio e Ferrara sulla decisione dei commissario di chiudere i finanziamenti
Cupa, politici contro la scelta della Di Liberto La decisione del commissario dell'ex provincia di Agrigento Di Liberto di chiudere i rubinetti dei finanziamenti a pioggia al Cupa per far quadrare i conti del Libero Consorzio, non è piaciuta alla classe politica che si sta dando Uil gran da fare per provare a farla tornare sui suoi passi. Alcuni parlamentari regionali hanno già intrapreso azioni politiche, altri si muovono più timidamente, forse per paura di critiche da potrebbe farli notare l'enorme esborso di denaro e consulenze elargite in queste anni a piene mani sul Cupa. Oggi a dire la propria 50110 Paolo Ferrara portavoce del Pdr e già assessore alla provincia ai tempi di D'Orsi e il patto per il territorio con Piero Macedonio, anch'egli assessore conio stesso presidente. «La decisione di recedere dal Consorzio universitario di Agrigento - dice Macedonio - può essere assunta con facilità. La Provincia è socio storico e fondatore del Consorzio universitario ed ha il dovere di spiegare nel dettaglio tecnico e sostanziale le ragioni per le quali, come un fulmine a del sereno, è stata adottata una decisione così grave e pregiudizievole per il futuro di tanti universitari agrigentini e non solo, Sono sicuro che la Commissario Di Liberto abbia delle rispettabilissime ragioni, e non esiti allora a spiegarle e a confrontarsi, di conseguenza, con le Istituzioni competenti, primo Ira tutti il presidente Crocetta». Il portavoce del Pdr Paolo Ferrara si appella al buon senso di tutti per chiarire i termini della questione. «Credo che la politica - scrive - debba dare loro conto di scelte che vin no nella direzione sbagliata. Per la nostra provincia o meglio per quello che ne rimane, sembra di assistere ad un puzzle all'incontrano. Si gioca a chi toglie più pezzi e come un puzzle all'incontrario bisogna poi individuarne la forma o il soggetta. Ad Agrigento sono rimasti pochi pezzi per potere definire la forma di una città e di una provincia che non c'è più. Costruiamo, inventiamo, pensiamo e realizziamo cose importanti per poi, chiuderle, distruggerle n cederle ad altri".

LICATA A GIORNI IL PIANO TRIENNALE. Entro il 2014 saranno pubblicati i bandi per stabilizzare 4 lavoratori di categoria A, nei prossimi due anni per 24 di categoria C PRECARI, OK DEL COMUNE A VENTISEI ASSUNZIONI La decisione è stata comunicata durante un confronto tra ex Lsu, capigruppo consiliari e dirigenti di Palazzo dell'Aquila
Salvi, almeno per ora, i posti di lavoro dei precari del Comune. Venerdì sera, nel corso del confronto con i capigruppo consiliari che ha fatto seguito alla riunione del consiglio comunale di lunedì scorso, sono finalmente venuti fuori i numeri" della stabilizzazione. Il fabbisogno del personale comunale per i prossimi tre anni sarà aggiornato, già all'inizio della prossima settimana, con la previsione dell'assunzione, in tre anni, di 26 contrattisti. La maggior parte di questi, ben 22, saranno di categoria A, i rimanenti quattro apparterranno alla categoria C. Come si evince dai numeri "solo" 26 dei 36 precari che lavorano per l'ente otterranno l'assunzione a tempo indeterminato, ma il via libera alla stabilizzazione sarà indispensabile per fare ottenere a tutti gli altri la proroga di un anno. Ciò, di fatto, corrisponde a tenere in piedi per tutti la speranza di uscire dalla precarietà che dura ormai da 25 anni.
La stabilizzazione sarà avviata subito per quattro ex lavoratori socialmente utili. La legge stabilisce, infatti, che i precari possono ottenere l'ennesima proroga soltanto nel caso in cui entro il 2014 decolli il processo di stabilizzazione per almeno alcuni di loro. Nel giro di pochi giorni il Comune pubblicherà i bandi per l'assunzione, a tempo indeterminato, di quattro lavoratori di categoria A. Un risultato, questo, che solo fino a poche settimane fa era insperato peri 136 precari dell'ente. Come è noto, infatti, i lavoratori hanno iniziato l'assemblea permanente nell'aula consiliare del municipio all'incirca venti giorni fa, quando l'ipotesi in campo era che Palazzo dell'Aquila avrebbe assunto, al massimo, due precari. Poi, con il trascorrere dei giorni di assemblea permanente e di continui confronti con il commissario straordinario dell'ente, Maria Grazia Brandara, e di dirigenti dei vari dipartimenti, il numero dei precari da stabilizzare è via via cresciuto. Ora è stato fissato a quota 26.
Gli ex lavoratori socialmente utili, però, per il momento non interrompono la protesta. Hanno dichiarato soddisfazione per i risultati ottenuti in questi giorni, tornando però a ribadire che "l'assemblea permanente sarà sospesa soltanto quando il piano triennale delle assunzioni sarà stato messo nero su bianco. Non appena la delibera verrà pubblicata lasceremo l'aula consiliare e torneremo a casa".
Due giorni fa a manifestare solidarietà, e sostegno, ai precari del Comune era stato Angelo Capodicasa, deputato nazionale del Partito Democratico ed ex presidente della Regione, che aveva incontrato i lavoratori nella sala consiliare. (AAU)

LA SICILIA
IL CASO. L'assessore regionale rassicura sul futuro dell'Università ad Agrigento, ma pone alcuni paletti LO BELLO: "CUPA NON CHIUDE" «Il Cupa di Agrigento non chiuderà, ma è necessario fare immediatamente il punto sulle risorse e le convenzioni e magari sull'opportunità di reinvestire nel Consorzio le somme pagate dagli studenti».
A parlare è l'assessore regionale alla Formazione Mariella Lo Bello, la quale si dice sicura che vi sia ancora margine per scongiurare il "tramonto" dell'università agrigentina.
Il vicepresidente della Regione nella giornata dì giovedì ha incontrato il commissario straordinario Alessandra Di Liberto, ricevendo da lei "rassicurazioni", per così dire, rispetto alla natura strettamente burocratica dell'atto, che, ci risulta, era sconosciuto al Governo regionale. "Si tratta di un documento direttamente collegato alla situazione economica della Provincia - spiega Lo Bello — soprattutto in vista dei pesanti tagli previsti per il prossimo anno da parte del Governo nazionale. Il commissario Di Liberto, comunque, mi ha rassicurato sul fatto che questo recesso verrà ritirato appena vi saranno maggiori garanzie finanziarie". Garanzie che, è evidente, non potranno giungere integralmente dalla Regione, che attualmente versa in una situazione economicamente disastrosa, ma che, sostiene Lo Bello, vanno trovate analizzando finalmente le "carte".
"Mi farò promotrice, per i prossimi giorni, di un tavolo di confronto con la partecipazione delle parti coinvolte, in particolare dell'Università di Palermo — spiega l'assessore — per valutare insieme eventuali ripensamenti, anche complessivi, delle convenzioni. E' infatti impensabile che mentre gli enti pubblici in questi anni hanno investito, e bisogna capire se bene o male, risorse in un Consorzio perché ne avesse beneficio il territorio agrigentino, i due milioni di euro che vengono pagati dagli oltre 2 mila studenti del Cupa poi vengano integralmente versati per mantenere l'Università di Palermo. Non è pensabile — prosegue Lo Bello che bisogni sempre e solo guardare a questo territorio quando c'è da prendere e non quando c'è da dare".
Il Cupa, quindi, non va ripensato solo da un punto di vista dell'offerta formativa, come si chiede da tempo, ma va realizzato un "check up" al sistema di sostentamento economico. "Non è pensabile, ad esempio, che ancora oggi non sia previsto un serio coinvolgimento dei privati — aggiunge—, che devono avere la loro parte per garantire l'autonomia finanziaria del Consorzio perché, anche nel loro caso, si tratta di un investimento per la provincia. Del resto, in caso dovesse realizzarsi, per quanto improbabile, una chiusura del Cupa, a piangerne le conseguenze sarebbero gli studenti che non sono nelle condizioni di affrontare i costi di università fuori provincia o fuori regione e il personale amministrativo del Consorzio stesso".
GIOACCHINO SCHICCHI

E BRAVA LA DOTT.SSA DI LIBERTO! AGRIGENTO ASPETTAVA PROPRIO LEI PER UCCIDERE IL DIRITTO ALLO STUDIO A 3000 GIOVANI AGRIGENTINI. PER FAVORE, TORNI DA DOVE È VENUTA Scritto da Lelio Castaldo Ieri aveva altri impegni e non ha potuto essere presente all'intitolazione di un'aula del Consorzio Universitario al giudice Rosario Livatino.
E' probabile che i suoi impegni siano stati dettati dalla sua coscienza, in quel momento poco leale contro un Consorzio per il quale, senza pietà e senza alcuna regola di lealtà, per la Di Liberto può chiudere i battenti.
Ex cuffariana di lungo rango, oggi amica di Rosario Crocetta, è arrivata ad Agrigento pochissimi giorni addietro. Di Agrigento e della sua provincia non conosce praticamente nulla; è stata gettata all'ex Provincia regionale in attesa dell'otto aprile prossimo, quando si insedieranno gli organi elettivi del Libero Consorzio Comunale. Ma fino a quel tempo, però, nessuno le aveva chiesto di fare danni.
E lei si è già resa protagonista, purtroppo in negativo. Ha già avuto modo di farsi conoscere dagli agrigentini e di conoscere pochissimo la storia di una provincia malata, martoriata e mortificata da una serie di eventi che è meglio non ricordare. L'ultimo posto nelle classifiche nazionali sono il frutto anche di provvedimenti desolanti come quello adottato nei giorni scorsi dalla Di Liberto Alessandra: recessione di qualsiasi intervento tra la ex Provincia regionale di Agrigento e il Consorzio Universitario.
Il tutto in gran sordina, senza dire niente a nessuno, nemmeno al suo leader Saro Crocetta, nella qualità di Presidente della Regione. La stessa cosa ha fatto con tutta la deputazione agrigentina regionale e nazionale che tantissimo si sta adoperando per scongiurare il pericolo chiusura del Consorzio; di peggio ha fatto con la presidente del Consorzio professoressa Maria Immordino e con il Magnifico Rettore Roberto Lagalla che proprio ieri si è fatto in quattro per scongiurare (fra mille difficoltà) la chiusura del Polo Universitario agrigentino.
Inspiegabili, impensabili e molto poco comprensibili i motivi che hanno spinto la Di Liberto a prendere questa decisione poco saggia, quasi sottobanco, di nascosto e senza avvisare alcuno.
Agrigento e la sua provincia non meritano tutto ciò; Agrigento e la sua provincia non meritano un commissario che preferisce prendere le scorciatoie, inutili, dannose e meno impicciose. Della serie, metto una firma e stacco la spina.
Ma dove, ma quando? Agrigento e la sua provincia non ci stanno! In una terra difficile come la nostra occorrono ben altre figure.
Non è possibile né tollerabile che burocrati pro tempore assegnati per traghettare un ex Ente verso mete ancora ignote, con una sola firma possano definitivamente affossare una provincia, già in ginocchio, cancellando uno dei pochissimi (se non l'unico) fiore all'occhiello che ci è rimasto.
Di certo la signora Di Liberto non va per il sottile. Quando prende la penna per firmare il recesso evidentemente non pensa che in quel momento mortifica e nega il sacrosanto diritto allo studio (e la dignità) di circa tremila giovani studenti che fra mille difficoltà affrontano questo passaggio fondamentale della loro vita.
Quando la signora Di Liberto prende la penna per firmare il recesso non pensa evidentemente che molti dei tremila studenti non hanno la possibilità economica di spostarsi in altre città per seguire gli studi.
Niente di niente. Con un solo colpo di spugna la Di Liberto forse non si è resa conto (e qui crediamo nella sua buona fede...) che ad essere umiliati, oltre ad una intera provincia, non sono solo i giovani aspiranti dottori, ma anche intere famiglie.
La Di Liberto ha anche mostrato pochissima accortezza e rispetto nei confronti di chi, con tanto spirito di sacrifico ed enormi difficoltà, sta cercando di salvare il diritto allo studio ad Agrigento. Stiamo parlando dell'intera classe politica della provincia di Agrigento la quale, oggi, va apprezzata per come si sta muovendo al fine di scongiurare la chiusura del Polo Universitario.
E' intervenuto anche il ministro Angelino Alfano e state certi farà di tutto per ribaltare una decisione così poco elegante presa della signora Di Liberto.
Grazie alla deputazione agrigentina regionale e nazionale, da destra a sinistra, si sta muovendo anche il Governo Centrale al quale è stato presentato un emendamento attraverso il quale si chiede un contributo straordinario di un milione e mezzo di euro per salvare il diritto allo studio ad Agrigento.
L'emendamento presentato è il numero 1698. Lo vada a leggere la dottoressa Di Liberto, lo vada a leggere di corsa. Vada, vada!
Durissime (e prevedibili) le reazioni del mondo politico contro la recessione dilibertiana. Primo fra tutti, l'on. Vincenzo Fontana del NCD, fautore e instancabile promotore di iniziative atte a far crescere il Consorzio Universitario, nato in sordina ma poi venuto fuori in modo prepotente ed eccellente. In coro con l'on. Giovanni Panepinto del PD additano la decisione della Di Liberto come "un fatto grave e inspiegabile".
L'on. Di Mauro, componente della commissione Bilancio, ha sottolineato come "si sono fatti grandi sforzi per tenere a galla il Consorzio Universitario, raddoppiando anche la cifra in bilancio, per poi assistere a simili decisioni. Si è mossa tutta la classe politica - ha precisato Di Mauro - perché il diritto allo studio non si può negare a nessuno".
Anche la presidente del Consorzio, professoressa Maria Immordino si dichiara "stupita e sconvolta da un simile provvedimento, nonché fortemente dispiaciuta in quanto la Di Liberto non ha avuto la cortesia istituzionale di informarla della firma del recesso".
Insomma, ci si trova, purtroppo, dinnanzi ad un caso davvero raccapricciante. Con una sola firma, si umilia e si distrugge quanto fatto di buono fino ad oggi a favore del Consorzio Universitario agrigentino. Si umilia e si nega il diritto allo studio a tremila volenterosissimi giovani che guardano e trepidano al proprio futuro. Si umilia la dignità e si mostra scarsissima sensibilità verso una buona parte di studenti che non ha la possibilità per poter frequentare atenei in altre città.
La terra di Pirandello non aveva bisogno di certo di questi commissari. Una sola firma non può fare tutti questi danni; la dottoressa Di Liberto invece di prendere le scorciatoie deve, al contrario, percorrere tutte le strade possibili ed immaginabili (anche quelle inimmaginabili) per dare man forte e scongiurare la chiusura di quella che ormai è diventata una vera e propria Istituzione e dove tutti, ma proprio tutti, si stanno adoperando fattivamente per tenerla in alto.
Se la dottoressa Di Liberto non ha particolari peculiarità atte a proporre invece di distruggere, faccia un passo indietro, si dimetta da questo incarico e torni da dove è venuta.
Qui occorrono amministratori, seppur talvolta commissari pro tempore, capaci di proporre, carichi di energie e soprattutto con tanta, tantissima voglia di fare.
L'angolo geografico che si viene ad amministrare è fortemente compromesso. E questo Crocetta lo sa bene.
Di inviarci la dottoressa Di Liberto Alessandra ne poteva proprio fare a meno.

Agrigentonotizie

Anas, sulla Gazzetta ufficiale il bando per ricostruire il viadotto Verdura
Il ponte ha ceduto nel febbraio 2013. L'importo dell'appalto è di oltre 6 milioni di euro. Il termine stabilito per l'esecuzione dei lavori è di 365 giorni consecutivi e continui, a partire dalla data del verbale di consegna
Il primo bando riguarda i lavori di ricostruzione del ponte sul fiume "Verdura", al km 136,000 della strada statale 115 "Sud Occidentale Sicula", importante arteria che collega le province di Trapani e Agrigento, raggiungendo anche Ragusa e Siracusa. L'opera originaria è costituita da un ponte in muratura a 5 arcate con fondazioni in pietrame che è stata oggetto 40 anni fa di un intervento di allargamento. A seguito del cedimento di una pila verificatasi a febbraio 2013, il tratto è stato interrotto alla circolazione per breve tempo ed è stata successivamente ripristinata grazie ad un'opera provvisionale ancora oggi in esercizio. Nell'ultimo anno si è proceduto rapidamente alla progettazione e alla raccolta dei pareri previsti e oggi va in appalto il progetto esecutivo per la ricostruzione del ponte.
"Abbiamo mantenuto l'impegno di far partire il progetto per la ricostruzione del ponte, anche grazie ai finanziamenti del Decreto Sblocca Italia - ha dichiarato il Presidente dell'Anas Pietro Ciucci - L'intervento nel suo complesso riguarda una variante locale alla statale 115 di circa 1 km, che parte dall'intersezione con la strada provinciale 36 fino al collegamento con la statale 386 di Ribera, attraverso una nuova rotatoria. Su questa variante la principale opera d'arte è il nuovo ponte Verdura, realizzato con struttura mista acciaio-calcestruzzo che si sviluppa su quattro campate per una lunghezza complessivo di 230 metri".
L'importo dell'appalto è di oltre 6 milioni di euro. Il termine stabilito per l'esecuzione dei lavori è di 365 giorni consecutivi e continui, a partire dalla data del verbale di consegna. Le offerte dovranno pervenire, pena esclusione, presso l'Ufficio Gare e Contratti di Anas S.p.A. - Direzione Regionale per la Sicilia - Via Alcide De Gasperi 247, 90146 Palermo, entro e non oltre le 10 del giorno 10 febbraio 2015.
Il secondo bando concerne i lavori di risanamento strutturale del viadotto "Cannatello", tra il km 84,700 e il km 88,920 dell'autostrada A19 "Palermo-Catania". L'importo dell'appalto è di oltre 8 milioni di euro e il termine per l'esecuzione dei lavori è di 360 giorni a partire dalla data del verbale di consegna. Le offerte dovranno pervenire entro le ore 10,00 del 18 febbraio 2015 presso l'Ufficio Gare e Contratti di Anas S.p.A. della Direzione Regionale per la Sicilia.
Il terzo bando riguarda i lavori di manutenzione ordinaria, conseguenti a emergenze e danni, nonché la pulizia del piano viabile, delle opere d'arte, idrauliche e delle pertinenze, oltre al ripristino della pavimentazione sulle strade statali: 113 e 113 dir "Settentrionale Sicula", 114 "Orientale Sicula", 116 "Randazzo Capo D'Orlando", 120 "Dell'Etna e delle Madonie", 185 "Di Sella Mandrazzi", 289 "Di Cesarò". L'importo dell'appalto è di oltre 600 mila euro e il termine per l'esecuzione dei lavori 365 giorni naturali e consecutivi dalla data del verbale di consegna. Le offerte dovranno pervenire entro le ore 10,00 del giorno 11 febbraio 2015 presso l'Ufficio Gare e Contratti di Anas S.p.A. - Direzione Regionale per la Sicilia - Sezione Compartimentale di Catania - Via Basilicata 29, 95045 - Misterbianco (CT)

Province, il grande bluff
di Accursio Sabella
Fu annunciata da Crocetta come una riforma "epocale". Ma dopo un anno e mezzo, quella che ha dato vita ai Liberi consorzi appare come il più grosso fallimento del governo della "rivoluzione". Mentre i commissari degli enti devono limitarsi all'ordinaria amministrazione. Paralizzando la Sicilia.
"Eravamo pronti a investire quindici milioni. Avremmo messo su il primo museo dell'antimafia al mondo. Ma il commissario ha detto no. E non per colpa sua". Il flop della riforma delle Province è tutto nelle parole di Rosangela Arcidiacono. È lei la promotrice del progetto "No Mafia musuem": 1.500 metri quadri dedicati appunto alla cultura dell'antimafia. Quella che piace tanto al presidente della Regione Rosario Crocetta. Lo stesso che da due anni tiene le Province (che nel frattempo hanno solo cambiato il nome in liberi consorzi) rette da commissari. Commissari che, però, stando ai decreti di nomina firmati dagli assessori al ramo che si sono avvicendati in questo periodo, possono solo dedicarsi all'ordinaria amministrazione. Possono, insomma, soltanto "guidare" la macchina evitando che questa finisca fuori strada. Nulla di più.
Così, il commissario della Provincia (Libero consorzio) di Catania, Giuseppe Romano, ha alzato le braccia. È un commissario straordinario e per questo può occuparsi solo dell'ordinario. Addio museo. "Ormai - racconta Rosangela Arcidiacono - la delusione ha superato la rabbia. Il nostro progetto non sarebbe costato un euro alla pubblica amministrazione. Abbiamo chiesto a investitori privati di credere in questo progetto. E abbiamo raccolto 15 milioni di euro. Con circa metà di quelli, tra l'altro, ci saremmo impegnati a ristrutturare uno dei capannoni delle Ciminiere, che sta cadendo a pezzi, giorno dopo giorno". Ma quei capannoni, quel sito, appartengono alla Provincia di Catania, che, anzi, rivendica la sua potestà sulle Ciminiere, ricordandolo nella home page del proprio sito ufficiale. Ma per affidare "in affitto" quegli stabilimenti, serviva un avviso col quale l'ente avrebbe dapprima verificato l'interesse degli imprenditori, per poi procedere a un bando pubblico. Peccato, però, che la Provincia sia commissariata da mesi, ormai. E lo sarà ancora almeno fino alla primavera. Nel decreto di nomina, al Commissario spetta solo l'ordinaria amministrazione: non ha il potere di emanare bandi di quel tipo. E così, i 15 milioni sono pronti a volare via. "Ovviamente - il rammarico della Arcidiacono - gli investitori ci hanno dato un termine. Non sono disposti ad attendere in eterno".
E pensare che l'abolizione delle Province era stata salutata come il più grande successo dell'era di Rosario Crocetta. Un risultato sparato nelle Arene televisive e su tutti i telegiornali d'Italia. La Sicilia è la prima Regione a compiere questo passo, esultava il governatore. E con lui la sua maggioranza, in quel periodo forse davvero convinta della portata rivoluzionaria rappresentata da quella legge. Dopo venti mesi, però, l'entusiasmo si è trasformato in amarezza. In diffidenza. E oggi anche gli alleati di Crocetta chiedono a gran voce che il governatore si limiti a ricopiare su carta carbone la legge Delrio. "Con le Province - ha detto ad esempio il capogruppo di Articolo 4 Luca Sammartino - abbiamo fallito: non ha senso proporre riforme che non siamo capaci di portare a termine. Applichiamo da subito la norma nazionale". Sulla stessa linea Totò Lentini, capogruppo di Sicilia democratica, la forza politica guidata da uno dei più stretti alleati di Crocetta cioè Lino Leanza: "Con le Province siamo partiti per primi - ha detto - e forse arriveremo per ultimi". Concetto ribadito fino a ieri del presidente dell'Ars Giovanni Ardizzone, che ha persino depositato un disegno di legge alternativo a quello del governo e frutto della condivisione di quasi tutte le forze politiche. La marcia indietro, infatti, è stata platealmente richiesta anche da alcuni renziani di Sicilia. Così, al momento, in commissione affari istituzionali dell'Ars prendono polvere una decina di progetti di legge. Aspiranti riforme delle Province.
Perché in effetti la presunta riforma, al momento, si è concretizzata in un semplice cambio di denominazione, oltre che nell'annullamento delle elezioni per il rinnovo di giunte e consigli. Con una prima legge, quella che qualcuno ha ridefinito la "Giletti-Crocetta", infatti, l'Ars, dove il governatore non poteva contare su un consenso tale da poter entrare nel dettaglio della norma, si è limitata ad approvare una specie di "norma-quadro". Senza entrare nel cuore della riforma. Senza spiegare, insomma, alcuni aspetti chiaramente marginali: di cosa dovranno occuparsi i nuovi Liberi consorzi, su quali finanziamenti potranno contare, che fine farà il personale del vecchio ente.
Nulla di tutto ciò è stato finora oggetto di un provvedimento legislativo. Il governo infatti non è riuscito a esitare in tempo il ddl definitivo. Un termine che Crocetta aveva fissato da sè, quello del 30 ottobre scorso. Niente di fatto. Così, ecco le proroghe dei commissari. Tra questi, in un primo momento, Antonio Ingroia. Mandato a Trapani, stando alle dichiarazioni del governatore, per fornire un impulso alle indagini su Messina Denaro. Confondendo chiaramente un commissario di un ente locale con un commissario di polizia. Una nomina, del resto, quella dell'ex pm, censurata anche dall'Autorità anticorruzione.
Così, Crocetta, anche a causa dello stop imposto da Sala d'Ercole, ha evitato di riproporre quel nome. Ma ha avuto il tempo di inventarsi la trovata dei "mini-commissari". Essendo scaduti gli incarichi dei vecchi e non essendo in grado di procedere con i nuovi, infatti, il governo è stato costretto a inviare per una ventina di giorni alcuni funzionari ad acta, che avrebbero dovuto fungere, diciamo così, da guardiani e riferire quasi quotidianamente al governo. Infine, finalmente, ecco le ultime nomine. Tutta gente di fiducia, stavolta. La metà sono attuali dirigenti generali di dipartimenti delicatissimi, che dovranno quindi dividersi tra Regione e Province, almeno fino ad aprile. E in questo caso Crocetta ha tolto l'ultimo velo da quella che appare una occupazione di lombardiana memoria, inviando nella sua provincia d'origine, Caltanissetta, addirittura il proprio capo di gabinetto, Giulio Guagliano: "Così la gente saprà che quella persona risponde direttamente a me", ha detto candidamente. "Nel frattempo - commenta l'ex presidente della Provincia etnea Nello Musumeci - la Sicilia va a pezzi. Le Province hanno la competenza sulle scuole e su molti tratti stradali, solo per fare un esempio. E i commissari, che possono solo portare avanti l'ordinaria amministrazione, si limitano a chiudere le strade, piuttosto che ripararle". Una manifestazione di potere attraverso commissari senza potere. Nemmeno quello di dire sì al museo dell'antimafia. Nonostante la loro nomina fosse giunta dal governo dell'antimafia.

21 dicembre - domenica

GIORNALE DI SICILIA

PONTE VERDURA, ARRIVA IL BANDO DEI LAVORI
L'intervento di ricostruzione che è stato programmato prevede un costo complessivo che si aggira sui sei milioni di euro
Atteso da giorni, soprattutto do0 la presa di posizione del senatore Giuseppe Ruvolo, che aveva messo in dubbio il finanziamento dell'o pera, è arrivato l'annuncio da parte dell'Anas per il varo del bando dei lavori per realizzare I nuovo ponte sul fiume Verdura lungo la Strada Statale 115 Agrigento-Sciacca. Ieri l'Anas, con una nota del presidente Pietro Ciucci, ha reso noto che pubblicherà domani sulla Gazzetta ufficiale ben Ire bandi di gara, due dei quali previsti nel Decreto "Sblocca Italia", per un importo di oltre 15 milioni di euro. Uno di questi riguarda la ricostruzione del ponte sul "Verdura", al km 136,000dellaS.S. 115importantear- Iena (e lo si è visto nei giorni del crollo di parte dello "storico" ponte Verdura) che collega le province di Trapani e Agrigento, raggiungendo anche Ragusa e Siracusa. Il nuovo ponte prenderà il posto dell'attuale, ricostruito (lupo il crollo parziale del febbraio 2013, con una passerella provvisoria, J,'Anas ha fatto sapere che nell'ultimo anno per ricostruire il ponte a un centinaio di metri dall'attuale si è proceduto rapidamente alla progettazione e alla raccolta dei pareri e che finalmente b arrivato il tempo per l'appalto dei progetto esecutivo. L'intervento nel suo complesso riguarda una variante locale alla statale 115 di circa I km, che parte dall'intersezione con la provinciale 36 fino al collegamento con la statale 386 di libera, attraverso una nuova rotatoria, Sulla variante l'opera d'arte principale è il nuovo ponte Verdura, realizzato con struttura mista acciaio - calcestruzzo sviluppatesi su 4 campate per una lunghezza complessivo di 230 metri. L'importo dell'appalto è di oltre 6 milioni di euro. Il termine stabilito per l'esecuzione dei lavori è di 365 giorni consecutivi e continui, a partire dalla data del verbale di consegna. (TC)

LA SICILIA

CAMPOBELLO DI LICATA
Strada Provinciale 10 appaltato il ripristino
La Commissione dell'Urega presieduta da Melchiorre Cirami, dall'ingegnere Federico Piazza, in rappresentanza del Libero Consorzio Comunale, e dal funzionario amministrativo dell'ufficio gare Eduardo Martinez ha aggiudicato I' appalto riguardante la manutenzione straordinaria ed eliminazione delle condizioni di pericolo e messa in sicurezza della Strada Provinciale n. 10 Campobello di Licata-Fiume Salso, ricadente nella viabilità orientale,
il Libero Consorzio Comunale aveva appaltato i lavori per un importo complessivo di 1,392.177,62 euro di cui 1.097,510,34 euro per lavori al netto, 23,647,62 euro per oneri per la sicurezza, e 271019,66 euro per costo del personale non soggetto a ribasso. I lavori sono stati aggiudicati da un'impresa di Vallelunga, che ha offerto un ribasso del 35,7184%, immediatamente inferiore alla soglia di anomalia, Seconda in graduatoria è arrivata una ditta dei Messinese che ha offerto il ribasso del 32,7175%. I lavori si erano resi necessari visto che da decenni non era stata effettuata una manutenzione ordinaria costante.
Da qui può venire lavoro per gli edili, un settore completamente in ginocchio, ma soprattutto la possibilità di agganciare Agrigento ad una possibile crescita economica: più infrastrutture servono anche al turismo, all'agricoltura, a migliorare la complessiva in qualità della vita, cercando così di sbloccare questo drammatico Gap agrigentino, intervenendo e utilizzando tutte le risorse disponibili. Infatti tanto lavoro c'è da fare sulle varie arterie stradali.

VOLTANO VERSO LIQUIDAZIONE
Consorzio acquedottistico. Molti debiti e scarse possibilità di acquisire risorse finanziarie
«Nell'attuale situazione finanziaria della Voltano credo che l'unica strada sia quella di puntare ad una liquidazione onorevole», A parlare è il rappresentante legale unico del Voltano, Giancarlo Rosato, alla guida della Spa a capitale pubblico dal marzo 2014 e impegnato, spiega lui stesso, nel complicato ruolo di gestire il drammatico quadro economico dell'ente.
«All'atto del mio insediamento ho trovato una situazione finanziaria disastrosa - spiega- e in questi mesi ho lavorato molto sul fronte del risanamento, effettuando molte transazioni eliminando tutti i contenziosi superflui o dannosi, ma soprattutto avviando i contatti con tutti i grossi creditori per giungere ad accordi transattivi che siano positivi per entrambe le parti».
Insomma, in altre parole si sta lavorando per correre ai ripari.
«Sì, ma da adesso in poi è necessario portare avanti una riflessione sul destino di Voltano, perché se una società non può incidere sulle scelte del gestore, che si porta dietro delle criticità finanziarie alle quali non può far fronte crèdo sia una scelta di responsabilità fare intravedere un'ipotesi di liquidazione onorevole", senza spargimenti di sangue».
Mi scusi, ma Voltano un paio di anni fa non aveva chiuso i bilanci in positivo, procedendo addirittura ad un robusto pacchetto di azioni della Girgenti Acque da ben un milione e duecentomila euro?
«Si, era stata realizzata questa operazione perché si credeva che l'ente potesse avere così maggior peso, cosa che non è avvenuta per tanti motivi la maggior parte dei quali mi sono sconosciuti, sebbene sia evidente che al momento la nostra partecipazione sia assolutamente marginale. Di certo non fu un acquisto indolore, In più lo scorso anno sfortunatamente Girgenti Acque ridusse il capitale sociale a causa delle perdite e quindi il valore delle azioni di tutti i soci si è dimezzato».
Quali le azioni da portare avanti nell'immediato?
«Una quindicina di giorni fa ho fatto una proposta ai miei grandi creditori come Enel e Siciliacque di ridurre ad un venti per cento del credito in fase di liquidazione. Questo perché attualmente abbiamo tanti debiti ereditati dai passato collegati anche a rapporti controversi con Eas e Tre Sorgenti e pochi strumenti per fronteggiarli. L'obiettivo è, quantomeno, di portare tutto al pareggio ed evitare conseguenze più gravi)>.
In questi giorni si è parlato molto del Tre Sorgenti e soprattutto delle cause legali tra questo ente e la Girgenti Acque.
«La situazione è ovviamente molto diversa, perché il Voltano aveva già consegnato le reti e le fonti nel 2009. Noi in atto abbiamo solamente alcune utenze singole, sia cittadini che imprese, all'interno delle aree industriali, e quali sono state tra l'altro soggette a contestazione da parte di Girgenti Acque».
G. SCHICCHI

"Uscire dall'Ato? Si può»
Sciacca. I sindaci di 27 Comuni rassicurati da uno studio legale sul futuro del servizio idrico.
SCIACCA. Ci sono le condizioni per fuoriuscire dall'Ato idrico: lo afferma lo studio legale al quale si sono rivolti ventisette sindaci agrigentini che da tempo cercano di tornare indietro nei processi di privatizzazione del servizio idrico integrato, quello che ha portato ad aumento dei costi per gli utenti ed a numerose proteste di peggioramento del servizio.
La volontà di gran parte dei Comuni trova conforto nel parere legale, ma molti restano cauti. Secondo il parere legale, il fatto che 16 dei 44 comuni chiamati a farne parte non hanno mai aderito, rendono l'Ato, attualmente commissariato e in fase di liquidazione, illegittimo. Naturalmente gli enti locali hanno una concreta preoccupazione di potere poi pagare pesante- mente le conseguenze di una eventuale richiesta di risarcimento danni da parte del gestore delle reti idriche e fognarie. Con questo dubbio, molti Comuni hanno attivato i proprio uffici per verificare i passaggi successivi ad una eventuale deliberazione da parte di consigli e giunte, I sindaci agrigentini, riunitisi alcuni giorni fa a Ribera, torneranno ad incontrarsi dopo le festività natalizie. L'orientamento al oggi è quello di chiamare le assemblee consiliari ad una deliberazione politica, ovvero la volontà di uscire dall'Ato idrico, con conseguente delibera di approvazione ditale atto da parte delle varie giunte municipali.
Non si tratterebbe di un atto formale di fuoriuscita, ma di un primo segnale politico che sarebbe, tra le altre cose, assolutamente superpartes, in virtù della volontà di tutti i partiti di andare incontro alle proteste della cittadinanza, Nel corso dell'ultima riunione è emerso che undici Comuni sono pronti a perseguire il tentativo di chiedere di uscire dall'Ato idrico, anche portando in giudizio la Regione qualora questa dovesse rimanere sorda alle loro istanze. L'analisi di Franco Zammuto, coordinatore del comitato provinciale 'Intercomunale Per la Gestione dell'Acqua Pubblica": "In questi sette anni nessuno ha contestato con atti scritti l'illegittimità della costituzione dell'Aro per via della rinuncia dì parecchi Comuni a farne parte. Oltretutto — continua— prima del commissariamento, il consiglio di amministrazione era formato dagli stessi sindaci. Crediamo che questo in caso di ricorso in giudizio avrà la sua rilevanza. Noi abbiamo proposto di procedere, contestualmente e parallelamente al tentativo di uscire dall'Ato Idrico, di portare in giudizio l'incapace e arrogante gestore, Girgenti Acque, considerate le tante inadempienze, compiute in questi sette anni.
In ogni caso conclude Zammuto - al momento attuale la preoccupazione della gran parte degli amministratori agrigentini è quella che qualora si dovesse ottenere il risultato di uscire dall'Ato, Girgenti Acque si opporrà e chiederà il risarcimento per il danno subito per il mancato rispetto del contratto, con il doppio incredibile risultato di ottenere i soldi per risolvere i propri problemi economici a spese, comunque della collettività".
GIUSEPPE RECCA

Obiettivo la differenziata
Incontro sui rifiuti. «Se realizzato consentirebbe di superare lo strapotere dei privati».
g. s.) Puntare sulla raccolta differenziata e soprattutto sulla programmazione in tema di rifiuti per superare il sistematico ricorso ai sistema dell'emergenza e dello "strapotere" dei privati. Sono questi alcuni dei temi trattati ieri mattina durante l'incontro "#iomirifiuto", svoltosi ieri mattina presso l'aula "Ciglia" del libero consorzio di Agrigento.
Diversi i relatori, altrettanti gli assenti "eccellenti" (in primis il senatore Campanella, proseguendo con il sindaco di Palermo Orlando, del quale si era in un primo momento annunciata la presenza), per affrontare temi che però, purtroppo, sanno di "vecchio" sebbene non siano poi mai stati realmente tradotti in realtà nel nostro territorio, nonostante le condizioni vi sarebbero. Come spiega ad esempio Danilo Pulvirenti, dell'associazione "Rifiuti Zero", il 75 per cento dei comuni della nostra provincia sono sotto i 10mila abitanti e potrebbero già avviare la differenziata con il porta a porta senza particolari problemi gestionali. Perché tutto ciò a livello isolano non viene fatto? La spiegazione, a cui molti sono giunti, è che vi sia una specifica volontà politico-affaristica che blocca (in modo più o meno lecito) l'investimento su forme alternative in modo da poter continuare a perpetrare il sistema caro "ai signori delle discariche".
Altro tema affrontato, in più momenti, è quello delle autorizzazioni concesse alla discarica di Siculiana della Catanzaro Costruzioni e soprattutto del famoso ricorso proposto dai Comune di Montallegro, il quale è stato respinto dal Cga.

LiveSicilia

La Sicilia dei commissari
di Salvo Toscano
Nelle ex Province e non solo in quelle, le figure nominate per gestire l'emergenza hanno permesso a Palazzo d'Orleans di amministrare il potere. Prima di finire "commissariato" a sua volta.
"Commissario liquidatore". Lo hanno apostrofato così in questi giorni, e non per fargli i complimenti, sia rappresentanti delle associazioni di categoria sia della politica. Lui è Alessandro Baccei, l'assessore all'Economia spedito dal governo Renzi a mettere ordine nei conti disastrati della Sicilia. E pur non avendone il titolo, è di fatto l'ultimo a incarnare la figura del "commissario" che l'ha fatta un po' da padrone nell'era di Rosario Crocetta. Che attraverso i commissari, figure straordinarie che per definizione amministrano un potere che competerebbe ad altri, governa ormai da più di un anno quel che resta delle vecchie province. E non solo quelle. Perché prima era toccato alla sanità, anch'essa commissariata per tempi biblici nel lungo (e imbarazzante) tira e molla che precedette le nomine dei manager. Commissari nelle Asp allora, commissari nei liberi consorzi mai nati oggi, insieme ai commissari nelle partecipate in liquidazione, magari dal secolo scorso, e di un pugno di enti e consorzi vari.
Il termine già di per sé risulterà familiare a Rosario Crocetta. Perché quel "commissario" in effetti riporta alla mente l'immagine dei tutori della legge, magari quelli immaginari protagonisti di fortunate saghe, certamente cari all'antimafioso governatore. Fui lui stesso, peraltro, a parlare qualche mese fa in pubblico del suo "fiuto sbirresco". Pensando probabilmente a quei commissari lì (più che ai commissari politici dell'Unione sovietica richiamata dal retaggio politico comunista del governatore), Crocetta trasse ispirazione per spedire l'ex pm Antonio Ingroia a fare il commissario della ex provincia di Trapani per dare impulso alle indagini su Messina Denaro (sfoggiando una personalissima interpretazione delle competenze dell'ente di area vasta).
Attraverso i commissari, arrivati ormai alla seconda o terza tornata, il governo regionale gestisce le vecchie province, quasi ovunque con fedelissimi del presidente, amministrando rimasugli di potere che spetterebbero alla politica (o meglio, ai cittadini, sebbene attraverso un'elezione di secondo grado), se la madre di tutte le riforme abortite non rimanesse lì nella sua desolante immobilità. Come riassunto ieri da Livesicilia, sulle Province la Sicilia, dopo la fuga in avanti, s'è fatta superare dal resto d'Italia e resta così nel limbo. Dei commissariamenti. Così come le città rimaste senza sindaco per svariati motivi e che saranno mandate al voto, con molta calma, nella primavera prossima. Intanto, ci pensano i commissari. Che siedono, come detto, anche tra enti, consorzi, partecipate, teatri... magari da qualche parte piantano radici, trasformandosi in un secondo momento in presidenti.
È la Sicilia, certo, ma non solo. Se anche il Corriere della Sera pochi giorni fa definiva l'Italia "un Paese di commissari" (Il Sole 24 Ore ne contò tempo fa diecimila su e giù per lo Stivale) e stigmatizzava questa tendenza crescente di affidare poteri straordinari in nome dell'emergenza di turno, bypassando così le regole ordinarie. Il che inquieta tanto più quando l'emergenza è provocata non da una calamità naturale o dall'imprevedibile, ma dalla lentezza di una classe politica poco responsabile come nel caso della riforma delle province il cui compimento è rinviato alle calende greche. E nell'Isola dei commissari, anche sulla montagna maleodorante di monnezza e veleni dei rifiuti siciliani Rosario Crocetta vorrebbe sistemare la poltrona di un altro commissariamento, per evitare il peggio. Tra discariche chiuse e al collasso, il rischio di ritrovarsi a breve con le strade invase dalla spazzatura è concreto. Ma fra il dire e il fare su questo capitolo c'è di mezzo Roma, che sul commissariamento potrebbe frenare.
E sì, perché chi di commissario ferisce di commissario perisce. E forse distratto dal trovare posto alle figurine di seguaci e fedelissimi da appiccicare nell'album del Palazzo, Crocetta il "commissariamento" se l'è ritrovato in casa. È arrivato in modo più dolce e subdolo, rispetto alle richieste di un Orlando, ma è arrivato. E più di tutti lo incarna proprio quell'Alessandro Baccei imposto alla Sicilia da Delrio e Renzi nell'operazione romana che ha portato alla nascita dell'attuale giunta. L'opposizione teme che il suo compito sia quello di portare i libri in tribunale e già lo dipinge (ieri con Toto Cordaro) come "commissario liquidatore-becchino dell'autonomia". Le parti sociali ne parlano come di un inafferrabile e lamentano le difficoltà nel confrontarsi con lui. Baccei "il commissario" fa spallucce. Spiega ai giornali che lui e il suo staff stanno facendo un lavoro sovrumano, liquida il Parlamento con la sua battuta sui "tempi da caffè" quasi alla stregua di una congrega di perdigiorno (sorvolando sul dettaglio che in Parlamento il bilancio non è arrivato), sfodera una sicurezza che ai critici risulta altera e che dà la cifra del suo peso in giunta. Perché è dalle sue mani che passa il lavoro "sporco". Quello di ridurre all'osso le spese della Regione in quasi bancarotta. Il "commissario" - anche se è Natale e il bilancio all'Ars non si è visto (ed è la prima volta nella storia) - dice che ha chiaro cosa si debba fare. E c'è da credere che lo farà. Magari mentre nel suo Palazzo il governatore sarà impegnato nel frattempo a nominare qualche altro commissario da spedire a gestire tra le macerie l'illusione di un potere che non c'è più.

22 dicembre - lunedì


GIORNALE DI SICILIA

EMERGENZA RIFIUTI Sono poche le strutture in funzione e i camion sono costretti ad attraversare mezza Sicilia per scaricare. Bellolampo ha aumentato i volumi giornalieri
Discariche chiuse: rischio spazzatura a Natale
Altri due impianti, Gela e Trapani, non possono più ricevere immondizia. Si attende la riapertura di Siculiana a gennaio.
Un Natale sommersi dai rifiuti. Da ieri, cancelli sbarrati alla discarica di Timpazzo, a Gela, e oggi sarà il turno di Trapani. La Sicilia piomba nell'emergenza spazzatura e nell'Isola c'è il rischio di vedere sacchetti di immondizia a non finire, non raccolti e maleodoranti. A far precipitare le cose, negli ultimi mesi, è statala chiusura della discarica di Mazzarrà Sant'Andrea, nel Messinese, per il provvedimento di fermo dell'autorità giudiziaria e la grave situazione che si è prodotta nell'impianto privato di Motta Sant'Anastasia, nel Catanese, gestite dalla Oikos, in via di chiusura e il cui azionista è accusato di presunta corruzione per avere cercato di ottenere per vie traverse il rinnovo della concessione. Due stop che hanno costretto il governo regionale a trovare nuovi impianti per smaltire 1.200 tonnellate al giorno di rifiuti prodotti soprattutto nella Sicilia orientale:
da qui è nata la saturazione anche della discarica di Siculiana, gestita dal gruppo Catanzaro, chiusa per avere esaurito la capacità di abbancamento e non avere ancora concluso i lavori di ampliamento delle nuove vasche. La riapertura è prevista per metà gennaio.
Fotografia di una regione che non ,ha praticamente livelli di differenziata accettabili (meno del 10 per cento) e che si trova oggi con appena sette discariche pubbliche, con autocompattatori che viaggiano da una parte all'altra dell'Isola e con solo otto impianti di compostaggio attivi, su un fabbisogno di almeno altre venti strutture, Tutti motivi per cui il presidente della Regione, Rosario Crocetta, ha chiesto poteri speciali da commissario «che consentano di predisporre interventi immediati per aumentare la capacità di conferimento, portandola a quella prevista dal piano regionale dei rifiuti».
I Comuni del Nisseno soffrono già da qualche settimana. Il Comune di Gela, infatti, a causa di problemi di contenimento, dalla settimana scorsa ha chiuso i cancelli ai paesi che scaricavano nell'impianto e la stessa città sabato si è svegliata coperta da una coltre di sacchetti. Dallo scorso fine settimana, i paesi della provincia (Mussomeli, Serradifalco, Sutera, Villalba, Vallelunga, Campofranco, Mazzarino, Montedoro) non solo non sono stati autorizzati a portare l'immondizia nella discarica, ma non hanno neanche potuto svuotare i cassonetti. La Regione ha sbloccato, almeno per il momento, la vicenda, dando la possibilità di utilizzare la discarica di Catania. Un provvedimento per niente definitivo, visto che la disposizione scade il 28 dicembre. Da lunedì prossimo, insomma, si potrebbe ripiombare nell'emergenza più assoluta. Nel Messinese la discarica di Mazzarrà Sant'Andrea, gestita dalla società Tirrenoambiente, è chiusa dal 3 novembre. Fino a quella data, la struttura, nel mirino del sindaco di Fumai per i cattivi odori che rendevano l'aria irrespirabile, aveva accolto i rifiuti dei 108 Comuni della provincia. L'emergenza rischia di aggravarsi anche nell'Agrigentino. La discarica di Sciacca ha quasi raggiunto la capacità di abbancamento. Dopo un incontro all'assessorato ai Rifiuti, i 17 sindaci che la utilizzano aspettano il via libera per la messa in sicurezza della terza vasca e la realizzazione della quarta, per le quali, le rispettive richieste di autorizzazione sono state avviate più di due anni fa. Il sindaco di BivonaGiovanni Panepinto (Pd) si chiede «come mai la Regione ancora non apre la discarica di Campobello di Licata, chiusa ormai da 4 anni. Se chiude l'impianto di Sciacca scoppierà una crisi di carattere sanitario e le tasse per i cittadini aumenteranno vertiginosamente. Palermo nei giorni scorsi ha ottenuto il via libera dalla Regione per potere scaricare l'immondizia a Bellolampo, 75 tonnellate al giorno. Fino a qualche giorno fa, il Comune era stato autorizzato a scaricarne fino a 50, con il risultato che non tutti i rifiuti potevano essere raccolti e smaltiti. Nel frattempo, anche Bagheria è tornata a scaricare a Bello- lampo, dopo la chiusura di Siculiana che ha provocato notevoli disagi anche agli altri 83 comuni che la utilizzavano.

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