LA SICILIA
TRIBUNALE
Nel processo D'Orsi la Procura
"rafforza" capi d'imputazione
FRANCESCO DI MARE
La Procura della Repubblica non fa
sconti all'ex presidente della Provincia Eugenio D'Orsi.
L'esponente politico e dirigente
scolastico è a processo per peculato, abuso d'ufficio e
concussione, dinanzi al collegio presieduto dal giudice Giuseppe
Melisenda Giambertoni, a latere Genna e Contini. Ieri era in
programma l'ennesima udienza nel corso della quale avrebbero dovuto
deporre l'ex capo del consorzio universitario di Agrigento il
maltese Josef Mifsud e l'ex commissario straordinario all'ex
Provincia regionale - predecessore di D'Orsi - Maria Letizia Di
Liberti.
Ma il colpo di scena lo ha messo a
segno il procuratore aggiunto Ignazio Fonzo, il quale ha in un certo
senso rincarato la dose delle accuse a D'Orsi, piazzando alcuni
paletti a margine della deposizione dell'ingegnere Renato Buscaglia
dello scorso novembre. Buscaglia parlò di affidamenti di incarichi
da parte dell'allora presidente della provincia, arrecando a
costoro - a detta del pm - un ingiusto guadagno patrimoniale. Fonzo
contesta a D'Orsi questo ingiusto guadagno e ne chiede conto e
ragione, oltre a quanto contestato nel contesto del processo. La
difesa ha possibilità di chiedere un giudizio abbreviato, chiedendo
un tempo a difesa, convinta di smontare tale ulteriore conte-
stazione, alla luce della recente sentenza assolutoria dei dirigenti
dell'ex provincia, nel processo bis, dinanzi ad altro collegio.
Si diceva di Mifsud e Di Liberti.
Entrambi come sempre in questo processo erano assenti, più o meno
giustificati. Il maltese pare sia stato individuato nel suo attuale
domicilio, ma non c'è certezza anche su questo aspetto: il
funzionario regionale invece ha fatto pervenire un certificato medico
con il quale si attestava che fino a tutto ieri non poteva
deambulare. Oggi - quindi - sarebbe stata nelle condizioni di
partecipare e deporre come più volte intimato dal tribunale.
Entrambi sono testi della difesa di D'Orsi, rappresentata
dall'avvocato Giuseppe Scozzari il quale ha dato vita a una
surreale - ma consentita dal codice - situazione processuale, non per
colpa sua. Ha infatti letto al collegio le domande che avrebbe
dovuto-voluto-potuto porre ai due testi processualmente
«decaparecidos», ovviamente senza avere risposta. Domande però
acquisite agli atti del dibattimento e - si spera- destinate a essere poste de visu ai
due testi, nella prossima udienza fissata per il 12gennaio. Il
Collegio ha fissato anche le altre date, con il 30 marzo individuata
come quella delle sentenza.
L'ASSOCIAZIONE DEGLI ALBERGATORI
ha respinto gli incentivi del consiglio comunale
No alla tassa di soggiorno
"No alla tassa di soggiorno, senza se
e senza ma". Resta fermissima l'opposizione delle associazioni
degli albergatori rispetto alla possibilità di applicare, anche ad
Agrigento, la tanto detestata imposta.
Un diniego ribadito ieri mattina dal
presidente di Assohotel Paolo Pullara e di quello della Federalberghi
Francesco Picarella durante un breve ma agitato incontro con i capi-
gruppo del Consiglio comunale, alcuni singoli consiglieri e il
preside o- te Carmelo Settembrino. L'intenzione originaria del
tavolo era però quello di trovare una mediazione rispetto
all'imposta, che l'Aula "Sollano" vuole con forza realizzare,
e così agli albergatori sono state proposte delle mediazioni. Il
primo "zuccherino" è quello di un emendamento trasversale che
"considerata la necessità di specificare meglio le finalità cui
destinare il gettito dell'imposta per la valorizzazione e
promozione delle attività turistiche della città" andava a
investire i fondi oltre che ad interventi di marketing turistico e
territoriale, progetti formativi, manutenzione e potenziamento della
fruizione dei beni culturali, anche in favore degli stessi
albergatori, con una commissione del 5 per cento delle somme
incassate a titolo di rimborso per l'utilizzo di carte di credito o
bancomat da parte dell'utenza e un'ulteriore quota del 15% per
finanziare programmi d'intervento per la riqualificazione delle
strutture ricettive. Non solo, ma i consiglieri avevano avanzato la
possibilità di ritardare il pagamento dell'imposta a partire da
marzo oppure in alcuni casi da luglio 2015, considerato che al
momento vi sarebbero già alcuni "pacchetti" turistici già
venduti alle agenzie per l'anno a venire.
Proposte sistematicamente respinte
dagli albergatori, che non hanno ritenuto le "offerte"
sufficienti rispetto al danno che l'imposta potrebbe arrecare al
settore.
"Il concetto errato che è circolato
in questi giorni spiega Pullara è che l'imposta sarà a carico
dei turisti. In verità a pagana saranno gli agrigentini, nel senso
in cui toccherà agli albergatori farsene carico pur di non aumentare
i prezzi. Per contrastare il turismo mondi e fuggi, infatti, -
prosegue - in questi anni abbiamo dovuto abbassare i costi per i
turisti, e questo comporta che, un ulteriore peso sulle nostre spalle
porterà alcuni imprenditori a dover chiudere le proprie strutture.
Per questo - conclude - il nostro no è fermo rispetto
all'applicazione dell'imposta".
Posizione che, pare, continua a
sostenere il gruppo consiliare Patto- Forza Italia, mentre la
necessità dell'approvazione dell'imposta e del suo inserimento
nel bilancio pluriennale è ribadita da un numero di consiglieri che
dovrebbe essere bastevole per consentirne l'approvazione.
GIOACCHINO SCHICCHI
GIORNALE DI SICILIA
TRIBUNALE. L'ing. Hamel non
risponde alle domande
Processo al presidente D'Orsi,
modificati capi d imputazione
Il funzionario della Provincia ing.
Piero Hamel, che nelle scorse settimane è stato assolto nel processo
"parallelo", si avvale della facoltà di non rispondere. Nel
frattempo la Procura modifica alcuni capi di imputazione e l'udienza
viene aggiornata al 12 gennaio. Altro passaggio "lampo" del
dibattimento, ormai agli sgoccioli, in cui è imputato l'ultimo
presidente della Provincia Eugenio D'Orsi per concussione,
peculato, truffa e abuso di ufficio. Ieri mattina, davanti al
collegio di giudici presieduto da Giuseppe Melisenda Giambertoni (a
latere Michele Contini e Agata Anna Genna), dovevano essere ascoltati
gli ultimi testi dei difensori dell'uomo politico agrigentino, gli
avvocati Daniela Posante e Giuseppe Scozzari. Hamel, dopo il suo
coinvolgimento nel processo conclusosi con l'assoluzione, aveva la
facoltà di non rispondere e ha deciso di avvalersene. Subito dopo il
procuratore aggiunto Ignazio Fonzo e il pm Carlo Cinque hanno chiesto
di precisare meglio alcuni capi di imputazione relativi a degli
incarichi esterni ritenuti illegittimi perché secondo i pm
sarebbe stato possibile fare ricorso ai dipendenti dell'ente. Nelle
nuove imputazioni di abuso di ufficio sono stati inseriti i nomi dei
professionisti che avrebbero beneficiato "dell'ingiusto vantaggio
patrimoniale". (GECA)
LA NOTTE BIANCA. Si moltiplicano le
iniziative perla Cattedrale chiusa da tre anni
Il vescovo sul Duomo di Agrigento:
«Salviamolo, prima che sia tardi»
AGRIGENTO
«Bisogna intervenire prima che sia
troppo tardi». Nel 'silenzio" della Notte Bianca ad Agrigento si
è alzato, ancora una volta, il grido di dolore di don Franco, il
vescovo monsignor Montenegro. «Agite in fretta, prima che non ci sia
più nulla da fare», ha ribadito il Pastore della ChiesaAgrigentina.
La Cattedrale è chiusa, ormai, daoltre tre anni: non ci fu neanche
il tempo di riaprirla che il terreno su cui poggia franò ancora, Il
Duomo venne chiuso e gli uffici della Curia trasferiti. Persino la
camera da letto del vescovo ha dovuto trovare un altro alloggio. Per
evitare che la frana in corso venga dimenticata, la Diocesi domenica
ha organizzato una Notte Bianca, in soccorso della «Mamma malata».
Sulla scalinata sono state collocate altre cento scarpe di gesso.
L'iniziativa si chiama «Walk! In progress Ci metto la scarpa».
Lo scopo è quello di sollecitare la riapertura. Servono almeno due
milioni. La Regione ne ha trovati 5 ma per consolidare la collina,
nulla per il recupero interno del duomo.
DOMENICO VECCHIO
i NODI DELLA SICILIA
NEL PALERMITANO IL PROWEDIMENTO
INTERESSAI LAVORATORI DI BAGHERIA, CEFALU', CACCAMO, MONREALE E
MONTELEPRE
Comuni in rosso, alt del Senato a 2
mila precari
La commissione Bilancio non ha dato
il via libera alle proroghe per il prossimo anno. La norma
"agganciata" alla manovra
Giuseppina Varsalona
PALERMO
Niente contratto dal primo gennaio per
oltre duemila precari siciliani di una cinquantina di Comuni che,
essendo in dissesto o predissesto, non potranno prorogare i contratti
fino al 31 dicembre dell'anno prossimo. La commissione Bilancio del
Senato non ha dato il via libera alla norma contenuta nel
maxiemendamento alla Legge di Stabilità, che con una deroga avrebbe
consentito il rinnovo dei contratti a tempo determinato ancora per un
anno. A renderlo noto è stato il deputato del Pd Angelo Capodicasa e
componente della commissione Bilancio della Camera. Sono 22.500 i
lavoratori degli enti locali (comuni, ex Province e Asp) i cui
contratti scadono tra una settimana.
Nei giorni scorsi, la commissione
Bilancio della Camera aveva dichiarato ammissibile un emendamento
all'articolo 21 della legge di Stabilità, che salvava i ventimila
contrattisti. Al Senato si era cercato di correre ai ripari, con un
emendamento che avrebbe esteso anche a questa categoria di precari la
proroga. Ma così non è stato. In Commissione bilancio, la
maggioranza a sostegno del governo nazionale ha stabilito che non ci
sarà nessun paracadute per i lavoratori delle amministrazioni in
dissesto.
La norma, agganciata alla legge di
Stabilità non aveva fatto altro che spostare di un armo il limite
per adeguarsi a due paletti introdotti dalla 1eggD'Alia: avere i
conti in ordine e piante organiche che permettano nel triennio di
bandire concorsi e riservare una quota dei posti alle
stabilizzazioni. Due condizioni senza le quali non sarebbero
possibili nemmeno le proroghe, viste come una situazione transitoria
in attesa del posto fisso. Niente proroga per i precari di Catania,
dunque, oltre a quelli di grossi centri come Bagheria, Cefalù e
Augusta, Milazzo,Aci Sant'Antonio, Caltagirone, Santa Venerina,
Comiso e Ispica. Oltre a questi, ci sono anche le amministrazioni in
pre-dissesto, che avevano chiesto un «riequilibrio finanziario». Si
tratta di Casteltermini e Ribera in provincia di Agrigento; Giarre,
Riposto, Scordia e Tremestieri etneo nel Catanese; Capri Leone,
Castelmola, Ficarra, Giardini Naxos, Militello Rosmarino, Mirto,
Sant'Agata di Miitello, Scaletta Zanclea, Terme Vigliatore e
Tortorici in provincia di Messina; E ancora, Cefalù, Caccamo,
Monreale e Montelepre e Avola, nel Siracusano.
Non perde del tutto le speranze il
vicepresidente dell'Anci regionale, Paolo Amenta: «Cercheremo di
fare inserire quest'emendamento nel mille proroghe, per salvare i
lavoratori. Anche nella Finanziaria regionale si sta cercando di
inserire una norma e salvare questi lavoratori. In caso contrario,
più di cinquanta amministrazioni rimarranno con uffici vuoti, perchè
i servizi erano assicurati proprio dai precari».
I sindacati chiedono aiuto al governo
regionale. «Chiediamo l'intervento di Crocetta, affinchè venga
scongiurata quest'emergenza - dice Luca Crimi della Uil Fpl -. La
Regione la smetta con le beghe politiche e pensi alle migliaia di
famiglie che si preparano a festeggiare il Natale nella
disperazione».
Il segretario generale della FpCisi,
Gigi Caracausi, spiega che «insieme all' assessorato regionale al
Lavoro si sta definendo un vademecum interpretativo di alcune norme
della legge D'Alia per recuperare questi precari». L'opposizione
è sul piede di guerra, con Marco Falcone, capo- gruppo di Forza
Italia all'Ars: «La bocciatura è la dimostrazione
dell'accanimento nei confronti della Sicilia. Abbiamo presentato
un'interrogazione per chiedere al governo regionale di uscire dal
suo torpore e chiedere ai colleghi di Pd, Udc, insieme all'Ncd di
modificare questa norma alla Camera evitando così un genocidio
lavorativo».
SEICENTO IN TUTTA L'ISOLA. Da ieri
sit-in davanti all'Ars Protestano i dipendenti siciliani delle
aziende «legate» alle ex Province
Protestano gli oltre 600 dipendenti
delle società partecipate in house delle ex Province siciliane. La
riforma regionale infatti non darebbe loro alcuna garanzia sul
proprio posto di lavoro. In una nota Filcams Cgil, Fisascat Cisl e e
Uiltucs Uil hanno spiegato che i lavoratori scenderanno in piazza
«considerato che ad oggi nessuna risposta concreta é stata data e
permangono dubbi e incertezze sul futuro occupazionale di questi
lavoratori».
Ieri dalle 9 alle i8 si sono tenuti due
sit-in: il primo nell'atrio di Palazzo Comitini a Palermo, sede
dell ex Provincia, il secondo davanti all'Ars. Gli stessi
lavoratori oggi dalle 9 alle i8 manterranno il sit-in davanti all'Ars
in attesa di essere ascoltati in commissione Bilancio alla presenza
dell'assessore all'Economia.
La legge sull'istituzione dei liberi
consorzi non garantirebbe il posto ai 640 lavoratori delle società
Palermo Energia, della Publiservice di Catania e della Caltanissetta
servi- ce.
«Il governo - dice Marianna Flauto,
segretario generale della Uiltucs Sicilia - deve impegnarsi nella
salvaguardia di tutti i lavoratori di queste aziende. Non è
possibile che ogni volta che si parla di tagli le partecipate siano
le prime ad essere penalizzate. Bisogna gestire la questione
personale in maniera equa e solidale anche perché si tratta di
lavoratori che svolgono servizi essenziali perle Province dove sono
stati impegnati in questi anni».
agrigentoflash
Agrigento, processo a Eugenio
D'Orsi: modificati capi d'imputazione
La Procura della Repubblica di
Agrigento ha modificato alcuni capi di imputazione a carico
dell'ultimo presidente della Provincia regionale Eugenio D'Orsi,
sotto processo con le accuse di concussione, peculato, truffa e abuso
di ufficio. Ieri mattina davanti al collegio dei giudici del
Tribunale di Agrigento, presieduto da Giuseppe Melisenda Giambertoni
(a latere Michele Contini e Agata Anna Genna), il procuratore
aggiunto Ignazio Fonzo e il pubblico ministero Carlo Cinque hanno
chiesto di precisare meglio alcuni capi di imputazione relativi a
degli incarichi esterni ritenuti illegittimi perché, secondo i Pm,
sarebbe stato possibile fare ricorso ai dipendenti dell'Ente. Tra
le nuove imputazioni di abuso di ufficio sono stati inseriti i nomi
di professionisti che avrebbero beneficiato "dell'ingiusto
vantaggio patrimoniale". Il processo è stato aggiornato al
prossimo 12 gennaio.
Sicilia24h
Mentre la vicepresidente lo Bello
sfoglia la margherita anche la Camera di Commercio recede il
contratto con il Polo Universitario
Dove eravamo rimasti? Al nulla.
Silenzio tombale, nessuna replica. Qualche comunicato demagogico,
qualche dichiarazione giornalistica altrettanto demagogica e poi
nulla più. Di fatti concreti nemmeno l'ombra. Anzi no.
Un grande fatto concreto c'è ed è
di quelli pesanti. La Camera di Commercio, guidata da Vittorio
Messina, ha seguito le orme della dottoressa Di Liberto, firmando
anche essa la recessione con il Polo Universitario agrigentino.
"Forza ddrocu" direbbe qualcuno,
occorre dare il colpo di grazia al leone ferito gravemente.
Esattamente come fanno gli sciacalli nelle foreste del mondo, quando
vedono il re della foresta in agonia. Per il branco di sciacalli
diventa un gioco azzannarlo e finirlo. Un gioco da ragazzi, pardon,
da sciacalli.
Certo, il contributo della Camera di
Commercio non era tra i più succulenti, perché l'Ente agrigentino
è stato sempre distante da iniziative lodevoli (vedi aeroporto). Un
pugno di 50 mila euro che servivano per l'A4, qualche Bic e il
toner per le fotocopiatrici. Però, meglio di niente.
Ieri il dott. Messina (che non abbiamo
volutamente interpellare per non sentirci dire la solita parolina
magica, non abbiamo soldi) ha firmato l'atto di recessione ponendo
fine ad un rapporto, il quale, seppur in modo misero, durava da
diversi anni.
E mentre l'assessore al ramo nonché
vicepresidente Mariella Lo Bello, di Agrigento, continua a sfogliare
la margherita per decidere sul da farsi per salvare il salvabile, gli
altri partner escono di scena senza alcun ostacolo, senza che nessuno
gli dica ma che c...o stai facendo, aspettiamo, vediamo, cerchiamo di
trovare soluzioni.
Non finiremo mai di ricordare al mondo
intero e, quindi, anche alla Lo Bello, in attesa che verifichi tutte
le condizioni necessarie per intervenire seriamente, che il Polo
Universitario agrigentino è rimasto ormai l'unico fiore
all'occhiello di una città e di una provincia totalmente allo
scatafascio.
Da Roma, purtroppo, non arrivano buone
notizie. Quel famoso emendamento presentato per chiedere un
contributo al Governo centrale sembra non avere avuto buena suerte.
Quale sarà la prossima mossa per
dilaniare definitivamente il diritto allo studio di oltre 3 mila
studenti agrigentini? Semplice: aspettare che l'altra commissaria
agrigentina, al Comune, la dottoressa Giammanco dia anche lei un
colpo di accetta al contratto e recedere di conseguenza, unendosi al
gruppo storico di amministratori che hanno contribuito ad affossare
Agrigento, la sua provincia e soprattutto i suoi cittadini.
La cosa più bella è che poi ci
lamentiamo quando vediamo la Città dei Templi scalare i vertici
(dal basso) delle classifiche nazionali di civiltà.
La Giammanco non deve fare altro che
aspettare il ragioniere capo del Comune il quale le comunicherà
ufficialmente che il barile è stato raschiato fino in fondo, così
come ha fatto il capo delle "finanze" (unitamente a qualche altro
dirigente) dell'ex Provincia regionale con la Di Liberto. Poi, per
la commissaria, obbedire silenziosamente sarà un gioco (così come è
stato per la Di Liberto).
E in tempi di vacche magrissime non
possiamo non sottolineare, comunque, i favolosi stipendi che una
"ottina" di dirigenti alla Provincia devono spartirsi
annualmente, una cifra che si aggira attorno ai 400 mila euro. Per
carità, stiamo parlando di stipendi, tutto lecito, sacrosanto e
soprattutto previsto dal contratto di lavoro. Così come è compreso
in questo bel gruzzolo di euro anche un bonus di quasi 40 mila euro
per gli obiettivi raggiunti.
A questo punto ci chiediamo e chiediamo
ai nostri lettori se la paventata chiusura del Polo Universitario
rientra anche tra gli obiettivi raggiunti. Sembra un paradosso ma è
la nuda e cruda verità. Siamo dinnanzi ad un fallimento totale; far
fallire e chiudere un Polo Universitario di tutto rispetto
rappresenta una impresa tanto ardua quanto difficoltosa.
Che sia anche questo un obiettivo
raggiunto?
Ricordiamo al presidente Crocetta e
all'agrigentina Lo Bello, sua vice, che il Polo Universitario non è
una manifestazione folkloristica o una sagra paesana, eventi, questi,
che beneficiano di gruzzoli di soldi da quella famosa "Tabella H"
Chiudere il Polo Universitario
significa togliere il diritto allo studio ad oltre 3 mila studenti
della provincia di Agrigento, ultima nelle classifiche nazionali. E
questo è sconcertante.
Prima o poi quella famosa margherita
dovrà spogliarsi dai propri petali e quello sarà il momento in cui
la nostra conterranea Lo Bello dovrà avere un faccia a faccia con il
presidente Crocetta. Occorrono risposte serissime per quello che si
presenta come un vero e proprio dramma tutto agrigentino.
La politica regionale ha il dovere
morale di risolvere questo grave problema. Ma bisogna attivarsi
fattivamente, senza chiacchiere da bar e con interventi decisi e
risolutori. Il tempo della demagogia, dello stiamo vedendo, stiamo
facendo qualcosa, ecc ecc è finito. Oggi occorre solo una frase:
abbiamo risolto!
Si potrebbe iniziare, ad esempio, da
quella famosa Tabella H. Assessore Lo Bello, perché non andare a
spulciare, insieme a Crocetta, in quella tabella? E' così
difficile trovare qualche soldo tra carciofi, pistacchi, cavalli,
sagre e tante manifestazioni inutili che hanno già in saccoccia la
propria sommetta?
In fondo se per quest'anno la sagra
del carciofo o quella dei pistacchi non venissero beneficiate dalla
Tabella H nessuno griderebbe allo scandalo.
Del resto siamo convinti (e crediamo
che anche lei ne sia convinta) che un giovane di belle speranze che
aspira al dottorato, vale certamente di più di un carciofo ripieno
di mollica, formaggio e prezzemolo. Quel piatto preferito dalle
nostre nonne.
Non crede vicepresidente Lo Bello?
Alla Regione ok all' esercizio
provvisorio
Reperiti i fondi per i prossimi 4 mesi.
Alla Regione approvato l'esercizio provvisorio fino ad aprile. In
particolare si tratta dei fondi per pagare gli stipendi degli enti
regionali, dei consorzi di bonifica, Esa, dipendenti teatrali,
comunità alloggio e altro ancora. La Giunta Crocetta ha approvato il
Dpef, il Documento di programmazione economica e finanziaria, il
bilancio di previsione 2015/2017 e l'esercizio provvisorio per 53
milioni e 357 mila euro. L'approvazione della legge di stabilità,
ex finanziaria, è dunque attesa ad aprile. Per saldare i conti del
2015 mancano all'appello 3 miliardi e 600 milioni di euro, e la
Regione è pronta a contrarre un maximutuo.
Sicilialive
Comuni in dissesto, no alla proroga
Duemila precari in bilico
di Accursio Sabella
La commissione Bilancio del Senato non
ha dato l'ok alla norma contenuta nel maxiemendamento alla Legge di
Stabilità, che con una deroga consentiva il rinnovo dei contratti a
tempo determinato, che scadono tra otto giorni. All'interno l'elenco
dei Comuni che non potranno rinnovare i contratti. La Cisl: "Stiamo
trovando una soluzione".
PALERMO - L'allarme era stato lanciato
già alcune due settimane fa, anche dalle pagine di questo giornale:
la proroga, che avrebbe consentito a oltre ventimila precari degli
Enti locali di continuare a lavorare, non avrebbe coperto tutti. Non
avrebbe garantito, insomma, i lavoratori a tempo determinato in
servizio nei Comuni in dissesto finanziario o con una richiesta di
"riequilibrio" dei conti (il cosiddetto pre-dissesto).
Così, al Senato si era cercato di
correre ai ripari, con un emendamento che avrebbe esteso anche a
questa categoria di precari la proroga. Ma niente di fatto. In
Commissione bilancio a Palazzo Madama, la maggioranza a sostegno del
governo Renzi ha detto di no, bocciando quell'emendamento e, di
fatto, spingendo quasi duemila precari sull'orlo del baratro.
Per questi Comuni, infatti, stando ai
principi previsti dal decreto D'Alia, non è possibile procedere non
solo alle assunzioni, ovviamente, ma anche al rinnovo stesso dei
contratti. E proprio per questo motivo, si era pensato a una
soluzione da mettere nero su bianco al Senato, dopo che la Camera
aveva approvato la norma generale sulle proroghe.
Tra i Comuni per i quali sarà quindi
impossibile prorogare i contratti dei precari, anche un capoluogo
come Catania, oltre a grossi centri come Bagheria, Cefalù e Augusta
e Milazzo. Quest'ultimo è l'unico Comune del Messinese ad avere già
avanzato domanda di dissesto finanziario. Gli altri sono quelli di
Aci Sant'Antonio, Caltagirone e Santa Venerina in provincia di
Catania, Bagheria in provincia di Palermo, Comiso e Ispica in
provincia di Ragusa.
Oltre a questi, anche i comuni che
hanno chiesto un "riequilibrio finanziario". Che si trovano,
insomma, in uno stato di "pre-dissesto". Si tratta di
Casteltermini e Ribera in provincia di Agrigento; Giarre, Riposto,
Scordia e Tremestieri etneo nel Catanese (oltre, come detto, al
capoluogo); Capri Leone, Castelmola, Ficarra, Giardini Naxos,
Militello Rosmarino, Mirto, Sant'Agata di Militello, Scaletta
Zanclea, Terme Vigliatore e Tortorici in provincia di Messina; oltre
a Palermo e Cefalù, poi, nella provincia del capoluogo i comuni in
dissesto o pre-dissesto sono quelli di Caccamo, Monreale e
Montelepre; infine, oltre ad Augusta, nel Siracusano è in difficoltà
anche il Comune di Avola.
La situazione più pesante, come era
prevedibile considerato il numero di residenti in quel Comune, a
Catania, dove "rischiano" 196 impiegati precari. Ma, date le
proporzioni, è un Comune assai più piccolo come quello di
Casteltermini a rischiare di subire i contraccolpi di una eventuale
mancata proroga: non solo per i 120 lavoratori che rischierebbero di
trovarsi in mezzo a una strada dopo tanti anni, ma anche perché il
Comune sarebbe pesantemente decimato. Molto critica anche la
situazione di Calltagirone (118 i precari in bilico), Milazzo (150),
Comiso (102).
Sono 22.500, complessivamente, i
lavoratori degli enti locali siciliani (comuni, ex Provincie, Asp) i
cui contratti scadono tra otto giorni.Nei giorni scorsi, la
commissione Bilancio della Camera aveva dichiarato ammissibile
l'emendamento all'articolo 21 della legge di Stabilità, che consente
la proroga al 31 dicembre 2015 dei contratti dei precari degli enti
locali siciliani. Una proroga che dovrà essere "confermata"
però dall'Assemblea regionale siciliana, negli stessi giorni in cui
l'Ars dovrà approvare l'esercizio provvisorio.
L'elenco degli enti in dissesto o
pre-dissesto:
Dissesto: Aci Sant'Antonio,
Caltagirone, Santa Venerina, Bagheria, Comiso, Ispica, Milazzo.
Pre-dissesto: Casteltermini, Ribera,
Catania, Giarre, Mirabella Imbaccari, Riposto, Santa Maria Licodia,
Scordia, Tremestieri Etneo, Caprileone, Castelmola, Ficarra, Giardini
Naxos, Militello Rosmarino, Mirto, SantAgata di Militello, Scaletta
Zanclea, Terme Vigliatore, Tortorici, Caccamo, Cefalù, Monreale,
Montelepre, Augusta, Avola.
Ex Province, due giorni di protesta
dei lavoratori delle Partecipate
La riforma infatti non darebbe loro
alcuna garanzia sul proprio posto di lavoro. In una nota Filcams
Cgil, Fisascat Cisl e e Uiltucs Uil hanno spiegato che "permangono
dubbi e incertezze sul futuro occupazionale di questi lavoratori".
PALERMO - Protestano oggi e domani
centinaia di dipendenti delle società partecipate in house delle ex
Province siciliane. La riforma infatti non darebbe loro alcuna
garanzia sul proprio posto di lavoro. In una nota Filcams Cgil,
Fisascat Cisl e e Uiltucs Uil hanno spiegato che i lavoratori
scenderanno in piazza "considerato che oggi nessuna risposta
concreta é stata data e permangono dubbi e incertezze sul futuro
occupazionale di questi lavoratori". Oggi dalle 9 alle 18 si
terranno due sit-in: il primo nell'atrio di Palazzo Comitini a
Palermo, sede dell'ex Provincia, il secondo davanti all'Ars. Gli
stessi lavoratori domani dalle 9 alle 18 manterranno il sit-in
davanti all'Ars e chiederanno un incontro alla commissione Bilancio
alla presenza dell'assessore all'Economia.
La giunta approva il bilancio
Sanità, Chiaro al posto di
Sammartano
Dal governo via libera anche
all'esercizio provvisorio per quattro mesi. Scelto il nuovo dirigente
generale della Pianificazione strategica all'assessorato Salute.
PALERMO - Sì al bilancio e al Dpef. E
via libera all'esercizio provvisorio per quattro mesi. Si legge in
una nota di Palazzo d'Orleans. I documenti adesso verranno trasmessi
alla Commissione bilancio di Palazzo dei Normanni. Niente di fatto
invece per la legge di stabilità. Oggi, sui tavoli della giunta, la
Finanziaria non è nemmeno arrivata.
Secondo quanto trapela, il bilancio
prevede una copertura pari a soli quattro mesi per tutte le spese da
considerare "extra-stipendi". Solo questi ultimi sono stati
calcolati per dodici mesi. Nel documento, però, sostanzialmente
tecnico, non sono rintracciabili i tagli e le riduzioni di spesa che
invece troveranno posto in finanziaria. Domani comunque l'assessore
all'Economia Baccei illustrerà i dettagli della manovra.
Nel corso della seduta, su proposta
dell'assessore al Lavoro, Bruno Caruso, è stato approvato il
provvedimento di stanziamento per i processi di riqualificazione
tecnologica dei dipendenti del call center Accenture, dopo l'accordo
raggiunto nel tavolo romano la settimana scorsa. La Regione mette a
disposizione i fondi e monitorerà la riqualificazione effettiva dei
dipendenti. Verranno applicate tecnologie avanzate per rendere il
personale occupabile. Questo piano è stato molto apprezzato da
British Telecom che si è congratulato con il governo e dalle
organizzazioni sindacali. E' stato inoltre chiesta la dichiarazione
dello stato di calamità per ulteriori comuni nella provincia di
Agrigento, Catania, Messina e Siracusa in seguito agli eventi
meteorici del 5 novembre scorso. E' stato conferito l'incarico di
dirigente generale del dipartimento Pianificazione Strategica a
Gaetano Chiaro, su proposta dell'assessore alla Salute Lucia
Borsellino.
Grandangolo
Agrigento, processo all'ex
presidente della Provincia D'Orsi: modificati capi d'imputazione
Processo aggiornato al prossimo 12
gennaio 2015 per Eugenio D'Orsi, ex presidente della Provincia di
Agrigento. Ieri nella mattinata la Procura della Repubblica della
città dei Templi ha modificato alcuni capi di imputazione a carico
dell'ultimo presidente della, ormai, ex Provincia Regionale.
Eugenio D'Orsi dovrà rispondere delle accuse di concussione e,
peculato, abuso di ufficio e truffato. Tra le nuove imputazioni
d'ufficio sono stati inseriti i professionisti che avrebbero
beneficiato "dell'ingiusto vantaggio patrimoniale". Il processo
è stato aggiornato al prossimo 12 gennaio.