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Rassegna stampa del 23 dicembre 2014

LA SICILIA
TRIBUNALE Nel processo D'Orsi la Procura "rafforza" capi d'imputazione FRANCESCO DI MARE La Procura della Repubblica non fa sconti all'ex presidente della Provincia Eugenio D'Orsi. L'esponente politico e dirigente scolastico è a processo per peculato, abuso d'ufficio e concussione, dinanzi al collegio presieduto dal giudice Giuseppe Melisenda Giambertoni, a latere Genna e Contini. Ieri era in programma l'ennesima udienza nel corso della quale avrebbero dovuto deporre l'ex capo del consorzio universitario di Agrigento il maltese Josef Mifsud e l'ex commissario straordinario all'ex Provincia regionale - predecessore di D'Orsi - Maria Letizia Di Liberti.
Ma il colpo di scena lo ha messo a segno il procuratore aggiunto Ignazio Fonzo, il quale ha in un certo senso rincarato la dose delle accuse a D'Orsi, piazzando alcuni paletti a margine della deposizione dell'ingegnere Renato Buscaglia dello scorso novembre. Buscaglia parlò di affidamenti di incarichi da parte dell'allora presidente della provincia, arrecando a costoro - a detta del pm - un ingiusto guadagno patrimoniale. Fonzo contesta a D'Orsi questo ingiusto guadagno e ne chiede conto e ragione, oltre a quanto contestato nel contesto del processo. La difesa ha possibilità di chiedere un giudizio abbreviato, chiedendo un tempo a difesa, convinta di smontare tale ulteriore conte- stazione, alla luce della recente sentenza assolutoria dei dirigenti dell'ex provincia, nel processo bis, dinanzi ad altro collegio.
Si diceva di Mifsud e Di Liberti. Entrambi come sempre in questo processo erano assenti, più o meno giustificati. Il maltese pare sia stato individuato nel suo attuale domicilio, ma non c'è certezza anche su questo aspetto: il funzionario regionale invece ha fatto pervenire un certificato medico con il quale si attestava che fino a tutto ieri non poteva deambulare. Oggi - quindi - sarebbe stata nelle condizioni di partecipare e deporre come più volte intimato dal tribunale. Entrambi sono testi della difesa di D'Orsi, rappresentata dall'avvocato Giuseppe Scozzari il quale ha dato vita a una surreale - ma consentita dal codice - situazione processuale, non per colpa sua. Ha infatti letto al collegio le domande che avrebbe dovuto-voluto-potuto porre ai due testi processualmente «decaparecidos», ovviamente senza avere risposta. Domande però acquisite agli atti del dibattimento e - si spera- destinate a essere poste de visu ai due testi, nella prossima udienza fissata per il 12gennaio. Il Collegio ha fissato anche le altre date, con il 30 marzo individuata come quella delle sentenza.

L'ASSOCIAZIONE DEGLI ALBERGATORI ha respinto gli incentivi del consiglio comunale No alla tassa di soggiorno "No alla tassa di soggiorno, senza se e senza ma". Resta fermissima l'opposizione delle associazioni degli albergatori rispetto alla possibilità di applicare, anche ad Agrigento, la tanto detestata imposta.
Un diniego ribadito ieri mattina dal presidente di Assohotel Paolo Pullara e di quello della Federalberghi Francesco Picarella durante un breve ma agitato incontro con i capi- gruppo del Consiglio comunale, alcuni singoli consiglieri e il preside o- te Carmelo Settembrino. L'intenzione originaria del tavolo era però quello di trovare una mediazione rispetto all'imposta, che l'Aula "Sollano" vuole con forza realizzare, e così agli albergatori sono state proposte delle mediazioni. Il primo "zuccherino" è quello di un emendamento trasversale che "considerata la necessità di specificare meglio le finalità cui destinare il gettito dell'imposta per la valorizzazione e promozione delle attività turistiche della città" andava a investire i fondi oltre che ad interventi di marketing turistico e territoriale, progetti formativi, manutenzione e potenziamento della fruizione dei beni culturali, anche in favore degli stessi albergatori, con una commissione del 5 per cento delle somme incassate a titolo di rimborso per l'utilizzo di carte di credito o bancomat da parte dell'utenza e un'ulteriore quota del 15% per finanziare programmi d'intervento per la riqualificazione delle strutture ricettive. Non solo, ma i consiglieri avevano avanzato la possibilità di ritardare il pagamento dell'imposta a partire da marzo oppure in alcuni casi da luglio 2015, considerato che al momento vi sarebbero già alcuni "pacchetti" turistici già venduti alle agenzie per l'anno a venire.
Proposte sistematicamente respinte dagli albergatori, che non hanno ritenuto le "offerte" sufficienti rispetto al danno che l'imposta potrebbe arrecare al settore.
"Il concetto errato che è circolato in questi giorni — spiega Pullara è che l'imposta sarà a carico dei turisti. In verità a pagana saranno gli agrigentini, nel senso in cui toccherà agli albergatori farsene carico pur di non aumentare i prezzi. Per contrastare il turismo mondi e fuggi, infatti, - prosegue - in questi anni abbiamo dovuto abbassare i costi per i turisti, e questo comporta che, un ulteriore peso sulle nostre spalle porterà alcuni imprenditori a dover chiudere le proprie strutture. Per questo - conclude - il nostro no è fermo rispetto all'applicazione dell'imposta".
Posizione che, pare, continua a sostenere il gruppo consiliare Patto- Forza Italia, mentre la necessità dell'approvazione dell'imposta e del suo inserimento nel bilancio pluriennale è ribadita da un numero di consiglieri che dovrebbe essere bastevole per consentirne l'approvazione.
GIOACCHINO SCHICCHI

GIORNALE DI SICILIA
TRIBUNALE. L'ing. Hamel non risponde alle domande Processo al presidente D'Orsi, modificati capi d imputazione Il funzionario della Provincia ing. Piero Hamel, che nelle scorse settimane è stato assolto nel processo "parallelo", si avvale della facoltà di non rispondere. Nel frattempo la Procura modifica alcuni capi di imputazione e l'udienza viene aggiornata al 12 gennaio. Altro passaggio "lampo" del dibattimento, ormai agli sgoccioli, in cui è imputato l'ultimo presidente della Provincia Eugenio D'Orsi per concussione, peculato, truffa e abuso di ufficio. Ieri mattina, davanti al collegio di giudici presieduto da Giuseppe Melisenda Giambertoni (a latere Michele Contini e Agata Anna Genna), dovevano essere ascoltati gli ultimi testi dei difensori dell'uomo politico agrigentino, gli avvocati Daniela Posante e Giuseppe Scozzari. Hamel, dopo il suo coinvolgimento nel processo conclusosi con l'assoluzione, aveva la facoltà di non rispondere e ha deciso di avvalersene. Subito dopo il procuratore aggiunto Ignazio Fonzo e il pm Carlo Cinque hanno chiesto di precisare meglio alcuni capi di imputazione relativi a degli incarichi esterni ritenuti illegittimi perché — secondo i pm— sarebbe stato possibile fare ricorso ai dipendenti dell'ente. Nelle nuove imputazioni di abuso di ufficio sono stati inseriti i nomi dei professionisti che avrebbero beneficiato "dell'ingiusto vantaggio patrimoniale". (GECA)

LA NOTTE BIANCA. Si moltiplicano le iniziative perla Cattedrale chiusa da tre anni Il vescovo sul Duomo di Agrigento: «Salviamolo, prima che sia tardi» AGRIGENTO «Bisogna intervenire prima che sia troppo tardi». Nel 'silenzio" della Notte Bianca ad Agrigento si è alzato, ancora una volta, il grido di dolore di don Franco, il vescovo monsignor Montenegro. «Agite in fretta, prima che non ci sia più nulla da fare», ha ribadito il Pastore della ChiesaAgrigentina. La Cattedrale è chiusa, ormai, daoltre tre anni: non ci fu neanche il tempo di riaprirla che il terreno su cui poggia franò ancora, Il Duomo venne chiuso e gli uffici della Curia trasferiti. Persino la camera da letto del vescovo ha dovuto trovare un altro alloggio. Per evitare che la frana in corso venga dimenticata, la Diocesi domenica ha organizzato una Notte Bianca, in soccorso della «Mamma malata». Sulla scalinata sono state collocate altre cento scarpe di gesso. L'iniziativa si chiama «Walk! In progress — Ci metto la scarpa». Lo scopo è quello di sollecitare la riapertura. Servono almeno due milioni. La Regione ne ha trovati 5 ma per consolidare la collina, nulla per il recupero interno del duomo.
DOMENICO VECCHIO


i NODI DELLA SICILIA NEL PALERMITANO IL PROWEDIMENTO INTERESSAI LAVORATORI DI BAGHERIA, CEFALU', CACCAMO, MONREALE E MONTELEPRE Comuni in rosso, alt del Senato a 2 mila precari La commissione Bilancio non ha dato il via libera alle proroghe per il prossimo anno. La norma "agganciata" alla manovra Giuseppina Varsalona PALERMO Niente contratto dal primo gennaio per oltre duemila precari siciliani di una cinquantina di Comuni che, essendo in dissesto o predissesto, non potranno prorogare i contratti fino al 31 dicembre dell'anno prossimo. La commissione Bilancio del Senato non ha dato il via libera alla norma contenuta nel maxiemendamento alla Legge di Stabilità, che con una deroga avrebbe consentito il rinnovo dei contratti a tempo determinato ancora per un anno. A renderlo noto è stato il deputato del Pd Angelo Capodicasa e componente della commissione Bilancio della Camera. Sono 22.500 i lavoratori degli enti locali (comuni, ex Province e Asp) i cui contratti scadono tra una settimana.
Nei giorni scorsi, la commissione Bilancio della Camera aveva dichiarato ammissibile un emendamento all'articolo 21 della legge di Stabilità, che salvava i ventimila contrattisti. Al Senato si era cercato di correre ai ripari, con un emendamento che avrebbe esteso anche a questa categoria di precari la proroga. Ma così non è stato. In Commissione bilancio, la maggioranza a sostegno del governo nazionale ha stabilito che non ci sarà nessun paracadute per i lavoratori delle amministrazioni in dissesto.
La norma, agganciata alla legge di Stabilità non aveva fatto altro che spostare di un armo il limite per adeguarsi a due paletti introdotti dalla 1eggD'Alia: avere i conti in ordine e piante organiche che permettano nel triennio di bandire concorsi e riservare una quota dei posti alle stabilizzazioni. Due condizioni senza le quali non sarebbero possibili nemmeno le proroghe, viste come una situazione transitoria in attesa del posto fisso. Niente proroga per i precari di Catania, dunque, oltre a quelli di grossi centri come Bagheria, Cefalù e Augusta, Milazzo,Aci Sant'Antonio, Caltagirone, Santa Venerina, Comiso e Ispica. Oltre a questi, ci sono anche le amministrazioni in pre-dissesto, che avevano chiesto un «riequilibrio finanziario». Si tratta di Casteltermini e Ribera in provincia di Agrigento; Giarre, Riposto, Scordia e Tremestieri etneo nel Catanese; Capri Leone, Castelmola, Ficarra, Giardini Naxos, Militello Rosmarino, Mirto, Sant'Agata di Miitello, Scaletta Zanclea, Terme Vigliatore e Tortorici in provincia di Messina; E ancora, Cefalù, Caccamo, Monreale e Montelepre e Avola, nel Siracusano.
Non perde del tutto le speranze il vicepresidente dell'Anci regionale, Paolo Amenta: «Cercheremo di fare inserire quest'emendamento nel mille proroghe, per salvare i lavoratori. Anche nella Finanziaria regionale si sta cercando di inserire una norma e salvare questi lavoratori. In caso contrario, più di cinquanta amministrazioni rimarranno con uffici vuoti, perchè i servizi erano assicurati proprio dai precari».
I sindacati chiedono aiuto al governo regionale. «Chiediamo l'intervento di Crocetta, affinchè venga scongiurata quest'emergenza - dice Luca Crimi della Uil Fpl -. La Regione la smetta con le beghe politiche e pensi alle migliaia di famiglie che si preparano a festeggiare il Natale nella disperazione».
Il segretario generale della Fp—Cisi, Gigi Caracausi, spiega che «insieme all' assessorato regionale al Lavoro si sta definendo un vademecum interpretativo di alcune norme della legge D'Alia per recuperare questi precari». L'opposizione è sul piede di guerra, con Marco Falcone, capo- gruppo di Forza Italia all'Ars: «La bocciatura è la dimostrazione dell'accanimento nei confronti della Sicilia. Abbiamo presentato un'interrogazione per chiedere al governo regionale di uscire dal suo torpore e chiedere ai colleghi di Pd, Udc, insieme all'Ncd di modificare questa norma alla Camera evitando così un genocidio lavorativo».

SEICENTO IN TUTTA L'ISOLA. Da ieri sit-in davanti all'Ars Protestano i dipendenti siciliani delle aziende «legate» alle ex Province
Protestano gli oltre 600 dipendenti delle società partecipate in house delle ex Province siciliane. La riforma regionale infatti non darebbe loro alcuna garanzia sul proprio posto di lavoro. In una nota Filcams Cgil, Fisascat Cisl e e Uiltucs Uil hanno spiegato che i lavoratori scenderanno in piazza «considerato che ad oggi nessuna risposta concreta é stata data e permangono dubbi e incertezze sul futuro occupazionale di questi lavoratori».
Ieri dalle 9 alle i8 si sono tenuti due sit-in: il primo nell'atrio di Palazzo Comitini a Palermo, sede dell ex Provincia, il secondo davanti all'Ars. Gli stessi lavoratori oggi dalle 9 alle i8 manterranno il sit-in davanti all'Ars in attesa di essere ascoltati in commissione Bilancio alla presenza dell'assessore all'Economia.
La legge sull'istituzione dei liberi consorzi non garantirebbe il posto ai 640 lavoratori delle società Palermo Energia, della Publiservice di Catania e della Caltanissetta servi- ce.
«Il governo - dice Marianna Flauto, segretario generale della Uiltucs Sicilia - deve impegnarsi nella salvaguardia di tutti i lavoratori di queste aziende. Non è possibile che ogni volta che si parla di tagli le partecipate siano le prime ad essere penalizzate. Bisogna gestire la questione personale in maniera equa e solidale anche perché si tratta di lavoratori che svolgono servizi essenziali perle Province dove sono stati impegnati in questi anni».

agrigentoflash

Agrigento, processo a Eugenio D'Orsi: modificati capi d'imputazione
La Procura della Repubblica di Agrigento ha modificato alcuni capi di imputazione a carico dell'ultimo presidente della Provincia regionale Eugenio D'Orsi, sotto processo con le accuse di concussione, peculato, truffa e abuso di ufficio. Ieri mattina davanti al collegio dei giudici del Tribunale di Agrigento, presieduto da Giuseppe Melisenda Giambertoni (a latere Michele Contini e Agata Anna Genna), il procuratore aggiunto Ignazio Fonzo e il pubblico ministero Carlo Cinque hanno chiesto di precisare meglio alcuni capi di imputazione relativi a degli incarichi esterni ritenuti illegittimi perché, secondo i Pm, sarebbe stato possibile fare ricorso ai dipendenti dell'Ente. Tra le nuove imputazioni di abuso di ufficio sono stati inseriti i nomi di professionisti che avrebbero beneficiato "dell'ingiusto vantaggio patrimoniale". Il processo è stato aggiornato al prossimo 12 gennaio.

Sicilia24h

Mentre la vicepresidente lo Bello sfoglia la margherita anche la Camera di Commercio recede il contratto con il Polo Universitario
Dove eravamo rimasti? Al nulla. Silenzio tombale, nessuna replica. Qualche comunicato demagogico, qualche dichiarazione giornalistica altrettanto demagogica e poi nulla più. Di fatti concreti nemmeno l'ombra. Anzi no.
Un grande fatto concreto c'è ed è di quelli pesanti. La Camera di Commercio, guidata da Vittorio Messina, ha seguito le orme della dottoressa Di Liberto, firmando anche essa la recessione con il Polo Universitario agrigentino.
"Forza ddrocu" direbbe qualcuno, occorre dare il colpo di grazia al leone ferito gravemente. Esattamente come fanno gli sciacalli nelle foreste del mondo, quando vedono il re della foresta in agonia. Per il branco di sciacalli diventa un gioco azzannarlo e finirlo. Un gioco da ragazzi, pardon, da sciacalli.
Certo, il contributo della Camera di Commercio non era tra i più succulenti, perché l'Ente agrigentino è stato sempre distante da iniziative lodevoli (vedi aeroporto). Un pugno di 50 mila euro che servivano per l'A4, qualche Bic e il toner per le fotocopiatrici. Però, meglio di niente.
Ieri il dott. Messina (che non abbiamo volutamente interpellare per non sentirci dire la solita parolina magica, non abbiamo soldi) ha firmato l'atto di recessione ponendo fine ad un rapporto, il quale, seppur in modo misero, durava da diversi anni.
E mentre l'assessore al ramo nonché vicepresidente Mariella Lo Bello, di Agrigento, continua a sfogliare la margherita per decidere sul da farsi per salvare il salvabile, gli altri partner escono di scena senza alcun ostacolo, senza che nessuno gli dica ma che c...o stai facendo, aspettiamo, vediamo, cerchiamo di trovare soluzioni.
Non finiremo mai di ricordare al mondo intero e, quindi, anche alla Lo Bello, in attesa che verifichi tutte le condizioni necessarie per intervenire seriamente, che il Polo Universitario agrigentino è rimasto ormai l'unico fiore all'occhiello di una città e di una provincia totalmente allo scatafascio.
Da Roma, purtroppo, non arrivano buone notizie. Quel famoso emendamento presentato per chiedere un contributo al Governo centrale sembra non avere avuto buena suerte.
Quale sarà la prossima mossa per dilaniare definitivamente il diritto allo studio di oltre 3 mila studenti agrigentini? Semplice: aspettare che l'altra commissaria agrigentina, al Comune, la dottoressa Giammanco dia anche lei un colpo di accetta al contratto e recedere di conseguenza, unendosi al gruppo storico di amministratori che hanno contribuito ad affossare Agrigento, la sua provincia e soprattutto i suoi cittadini.
La cosa più bella è che poi ci lamentiamo quando vediamo la Città dei Templi scalare i vertici (dal basso) delle classifiche nazionali di civiltà.
La Giammanco non deve fare altro che aspettare il ragioniere capo del Comune il quale le comunicherà ufficialmente che il barile è stato raschiato fino in fondo, così come ha fatto il capo delle "finanze" (unitamente a qualche altro dirigente) dell'ex Provincia regionale con la Di Liberto. Poi, per la commissaria, obbedire silenziosamente sarà un gioco (così come è stato per la Di Liberto).
E in tempi di vacche magrissime non possiamo non sottolineare, comunque, i favolosi stipendi che una "ottina" di dirigenti alla Provincia devono spartirsi annualmente, una cifra che si aggira attorno ai 400 mila euro. Per carità, stiamo parlando di stipendi, tutto lecito, sacrosanto e soprattutto previsto dal contratto di lavoro. Così come è compreso in questo bel gruzzolo di euro anche un bonus di quasi 40 mila euro per gli obiettivi raggiunti.
A questo punto ci chiediamo e chiediamo ai nostri lettori se la paventata chiusura del Polo Universitario rientra anche tra gli obiettivi raggiunti. Sembra un paradosso ma è la nuda e cruda verità. Siamo dinnanzi ad un fallimento totale; far fallire e chiudere un Polo Universitario di tutto rispetto rappresenta una impresa tanto ardua quanto difficoltosa.
Che sia anche questo un obiettivo raggiunto?
Ricordiamo al presidente Crocetta e all'agrigentina Lo Bello, sua vice, che il Polo Universitario non è una manifestazione folkloristica o una sagra paesana, eventi, questi, che beneficiano di gruzzoli di soldi da quella famosa "Tabella H"
Chiudere il Polo Universitario significa togliere il diritto allo studio ad oltre 3 mila studenti della provincia di Agrigento, ultima nelle classifiche nazionali. E questo è sconcertante.
Prima o poi quella famosa margherita dovrà spogliarsi dai propri petali e quello sarà il momento in cui la nostra conterranea Lo Bello dovrà avere un faccia a faccia con il presidente Crocetta. Occorrono risposte serissime per quello che si presenta come un vero e proprio dramma tutto agrigentino.
La politica regionale ha il dovere morale di risolvere questo grave problema. Ma bisogna attivarsi fattivamente, senza chiacchiere da bar e con interventi decisi e risolutori. Il tempo della demagogia, dello stiamo vedendo, stiamo facendo qualcosa, ecc ecc è finito. Oggi occorre solo una frase: abbiamo risolto!
Si potrebbe iniziare, ad esempio, da quella famosa Tabella H. Assessore Lo Bello, perché non andare a spulciare, insieme a Crocetta, in quella tabella? E' così difficile trovare qualche soldo tra carciofi, pistacchi, cavalli, sagre e tante manifestazioni inutili che hanno già in saccoccia la propria sommetta?
In fondo se per quest'anno la sagra del carciofo o quella dei pistacchi non venissero beneficiate dalla Tabella H nessuno griderebbe allo scandalo.
Del resto siamo convinti (e crediamo che anche lei ne sia convinta) che un giovane di belle speranze che aspira al dottorato, vale certamente di più di un carciofo ripieno di mollica, formaggio e prezzemolo. Quel piatto preferito dalle nostre nonne.
Non crede vicepresidente Lo Bello?

Alla Regione ok all' esercizio provvisorio
Reperiti i fondi per i prossimi 4 mesi. Alla Regione approvato l'esercizio provvisorio fino ad aprile. In particolare si tratta dei fondi per pagare gli stipendi degli enti regionali, dei consorzi di bonifica, Esa, dipendenti teatrali, comunità alloggio e altro ancora. La Giunta Crocetta ha approvato il Dpef, il Documento di programmazione economica e finanziaria, il bilancio di previsione 2015/2017 e l'esercizio provvisorio per 53 milioni e 357 mila euro. L'approvazione della legge di stabilità, ex finanziaria, è dunque attesa ad aprile. Per saldare i conti del 2015 mancano all'appello 3 miliardi e 600 milioni di euro, e la Regione è pronta a contrarre un maximutuo.

Sicilialive

Comuni in dissesto, no alla proroga
Duemila precari in bilico
di Accursio Sabella
La commissione Bilancio del Senato non ha dato l'ok alla norma contenuta nel maxiemendamento alla Legge di Stabilità, che con una deroga consentiva il rinnovo dei contratti a tempo determinato, che scadono tra otto giorni. All'interno l'elenco dei Comuni che non potranno rinnovare i contratti. La Cisl: "Stiamo trovando una soluzione".

PALERMO - L'allarme era stato lanciato già alcune due settimane fa, anche dalle pagine di questo giornale: la proroga, che avrebbe consentito a oltre ventimila precari degli Enti locali di continuare a lavorare, non avrebbe coperto tutti. Non avrebbe garantito, insomma, i lavoratori a tempo determinato in servizio nei Comuni in dissesto finanziario o con una richiesta di "riequilibrio" dei conti (il cosiddetto pre-dissesto).
Così, al Senato si era cercato di correre ai ripari, con un emendamento che avrebbe esteso anche a questa categoria di precari la proroga. Ma niente di fatto. In Commissione bilancio a Palazzo Madama, la maggioranza a sostegno del governo Renzi ha detto di no, bocciando quell'emendamento e, di fatto, spingendo quasi duemila precari sull'orlo del baratro.
Per questi Comuni, infatti, stando ai principi previsti dal decreto D'Alia, non è possibile procedere non solo alle assunzioni, ovviamente, ma anche al rinnovo stesso dei contratti. E proprio per questo motivo, si era pensato a una soluzione da mettere nero su bianco al Senato, dopo che la Camera aveva approvato la norma generale sulle proroghe.
Tra i Comuni per i quali sarà quindi impossibile prorogare i contratti dei precari, anche un capoluogo come Catania, oltre a grossi centri come Bagheria, Cefalù e Augusta e Milazzo. Quest'ultimo è l'unico Comune del Messinese ad avere già avanzato domanda di dissesto finanziario. Gli altri sono quelli di Aci Sant'Antonio, Caltagirone e Santa Venerina in provincia di Catania, Bagheria in provincia di Palermo, Comiso e Ispica in provincia di Ragusa.
Oltre a questi, anche i comuni che hanno chiesto un "riequilibrio finanziario". Che si trovano, insomma, in uno stato di "pre-dissesto". Si tratta di Casteltermini e Ribera in provincia di Agrigento; Giarre, Riposto, Scordia e Tremestieri etneo nel Catanese (oltre, come detto, al capoluogo); Capri Leone, Castelmola, Ficarra, Giardini Naxos, Militello Rosmarino, Mirto, Sant'Agata di Militello, Scaletta Zanclea, Terme Vigliatore e Tortorici in provincia di Messina; oltre a Palermo e Cefalù, poi, nella provincia del capoluogo i comuni in dissesto o pre-dissesto sono quelli di Caccamo, Monreale e Montelepre; infine, oltre ad Augusta, nel Siracusano è in difficoltà anche il Comune di Avola.
La situazione più pesante, come era prevedibile considerato il numero di residenti in quel Comune, a Catania, dove "rischiano" 196 impiegati precari. Ma, date le proporzioni, è un Comune assai più piccolo come quello di Casteltermini a rischiare di subire i contraccolpi di una eventuale mancata proroga: non solo per i 120 lavoratori che rischierebbero di trovarsi in mezzo a una strada dopo tanti anni, ma anche perché il Comune sarebbe pesantemente decimato. Molto critica anche la situazione di Calltagirone (118 i precari in bilico), Milazzo (150), Comiso (102).
Sono 22.500, complessivamente, i lavoratori degli enti locali siciliani (comuni, ex Provincie, Asp) i cui contratti scadono tra otto giorni.Nei giorni scorsi, la commissione Bilancio della Camera aveva dichiarato ammissibile l'emendamento all'articolo 21 della legge di Stabilità, che consente la proroga al 31 dicembre 2015 dei contratti dei precari degli enti locali siciliani. Una proroga che dovrà essere "confermata" però dall'Assemblea regionale siciliana, negli stessi giorni in cui l'Ars dovrà approvare l'esercizio provvisorio.
L'elenco degli enti in dissesto o pre-dissesto:
Dissesto: Aci Sant'Antonio, Caltagirone, Santa Venerina, Bagheria, Comiso, Ispica, Milazzo.
Pre-dissesto: Casteltermini, Ribera, Catania, Giarre, Mirabella Imbaccari, Riposto, Santa Maria Licodia, Scordia, Tremestieri Etneo, Caprileone, Castelmola, Ficarra, Giardini Naxos, Militello Rosmarino, Mirto, SantAgata di Militello, Scaletta Zanclea, Terme Vigliatore, Tortorici, Caccamo, Cefalù, Monreale, Montelepre, Augusta, Avola.
Ex Province, due giorni di protesta
dei lavoratori delle Partecipate
La riforma infatti non darebbe loro alcuna garanzia sul proprio posto di lavoro. In una nota Filcams Cgil, Fisascat Cisl e e Uiltucs Uil hanno spiegato che "permangono dubbi e incertezze sul futuro occupazionale di questi lavoratori".
PALERMO - Protestano oggi e domani centinaia di dipendenti delle società partecipate in house delle ex Province siciliane. La riforma infatti non darebbe loro alcuna garanzia sul proprio posto di lavoro. In una nota Filcams Cgil, Fisascat Cisl e e Uiltucs Uil hanno spiegato che i lavoratori scenderanno in piazza "considerato che oggi nessuna risposta concreta é stata data e permangono dubbi e incertezze sul futuro occupazionale di questi lavoratori". Oggi dalle 9 alle 18 si terranno due sit-in: il primo nell'atrio di Palazzo Comitini a Palermo, sede dell'ex Provincia, il secondo davanti all'Ars. Gli stessi lavoratori domani dalle 9 alle 18 manterranno il sit-in davanti all'Ars e chiederanno un incontro alla commissione Bilancio alla presenza dell'assessore all'Economia.

La giunta approva il bilancio
Sanità, Chiaro al posto di Sammartano
Dal governo via libera anche all'esercizio provvisorio per quattro mesi. Scelto il nuovo dirigente generale della Pianificazione strategica all'assessorato Salute.
PALERMO - Sì al bilancio e al Dpef. E via libera all'esercizio provvisorio per quattro mesi. Si legge in una nota di Palazzo d'Orleans. I documenti adesso verranno trasmessi alla Commissione bilancio di Palazzo dei Normanni. Niente di fatto invece per la legge di stabilità. Oggi, sui tavoli della giunta, la Finanziaria non è nemmeno arrivata.
Secondo quanto trapela, il bilancio prevede una copertura pari a soli quattro mesi per tutte le spese da considerare "extra-stipendi". Solo questi ultimi sono stati calcolati per dodici mesi. Nel documento, però, sostanzialmente tecnico, non sono rintracciabili i tagli e le riduzioni di spesa che invece troveranno posto in finanziaria. Domani comunque l'assessore all'Economia Baccei illustrerà i dettagli della manovra.
Nel corso della seduta, su proposta dell'assessore al Lavoro, Bruno Caruso, è stato approvato il provvedimento di stanziamento per i processi di riqualificazione tecnologica dei dipendenti del call center Accenture, dopo l'accordo raggiunto nel tavolo romano la settimana scorsa. La Regione mette a disposizione i fondi e monitorerà la riqualificazione effettiva dei dipendenti. Verranno applicate tecnologie avanzate per rendere il personale occupabile. Questo piano è stato molto apprezzato da British Telecom che si è congratulato con il governo e dalle organizzazioni sindacali. E' stato inoltre chiesta la dichiarazione dello stato di calamità per ulteriori comuni nella provincia di Agrigento, Catania, Messina e Siracusa in seguito agli eventi meteorici del 5 novembre scorso. E' stato conferito l'incarico di dirigente generale del dipartimento Pianificazione Strategica a Gaetano Chiaro, su proposta dell'assessore alla Salute Lucia Borsellino.

Grandangolo

Agrigento, processo all'ex presidente della Provincia D'Orsi: modificati capi d'imputazione
Processo aggiornato al prossimo 12 gennaio 2015 per Eugenio D'Orsi, ex presidente della Provincia di Agrigento. Ieri nella mattinata la Procura della Repubblica della città dei Templi ha modificato alcuni capi di imputazione a carico dell'ultimo presidente della, ormai, ex Provincia Regionale. Eugenio D'Orsi dovrà rispondere delle accuse di concussione e, peculato, abuso di ufficio e truffato. Tra le nuove imputazioni d'ufficio sono stati inseriti i professionisti che avrebbero beneficiato "dell'ingiusto vantaggio patrimoniale". Il processo è stato aggiornato al prossimo 12 gennaio.

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