livesicilia.it
Niente soldi ai liberi consorzi
Dove era la deputazione siciliana?
PALERMO - L'ultima "scoperta" riguarda le strade provinciali e per le scuole siciliane. Che versano, come è noto, in condizioni drammatiche. E che quest'anno dovranno fare a meno di centinaia di milioni, una prima stima è di 400 da qui al 2021, di trasferimenti statali. Si tratta dei finanziamenti per scuole e strade provinciali, che la legge di stabilità nazionale varata a fine dicembre destina alle altre regioni lasciando a secco quelle a statuto speciale come la Sicilia. Lo racconta oggi il Giornale di Sicilia, citando l'assessore Bruno Marziano secondo il quale la ragione dell'esclusione della Sicilia dalla spartizione dei fondi sta nella mancata adozione della riforma Delrio sulle Province. Quella riforma che la Sicilia adottò prima degli altri, salvo poi lasciarla incompleta per due anni e terminarla con un mezzo pasticcio impugnato dal governo. La norma in questione stanzia solo in favore delle regioni a statuto ordinario 495 milioni per il 2016 e 470 per gli anni successivi fino al 2020. Ancora una volta, insomma, la Sicilia viene penalizzata da scelte romane. E ancora una volta il caso viene sollevato quando i buoi sono già scappati dalla stalla: la legge infatti è stata ormai votata e servirebbe un nuovo intervento normativo per correggerla. "Chiederemo ai gruppi parlamentari azzurri di Camera e Senato di presentare una mozione affinché la Sicilia venga reinserita nella ripartizione dei fondi su strade ed edilizia scolastica", oggi attacca Marco Falcone di Forza Italia. Una vicenda che solleva, tra l'altro, un interrogativo circa il ruolo che svolgono i deputati e senatori eletti in Sicilia. Ruolo che spesso e volentieri appare per lo meno evanescente. Nel caso in questione, infatti, i parlamentari siciliani di maggioranza avranno votato la norma, senza sollevare il problema dell'esclusione della Sicilia. Cosa stavano facendo in quel momento per non accorgersene?
L'incidenza dei politici siciliani nella Capitale, non solo in questa legislatura ma anche nelle precedenti, appare da anni ben poca cosa. Quasi assente dalla compagine di governo (zero ministri, tre sottosegretari), la Sicilia anche in Parlamento fatica a farsi sentire. In questa finanziaria l'Isola, solo con la minaccia incombente del default, è riuscita a strappare i famosi 900 milioni a Roma, cifra non sufficiente a colmare il buco di bilancio, che richiede com'è noto ancora mezzo miliardo. Una partita che è stata condotta dal governo nazionale e regionale, con l'opposizione di parte della stessa maggioranza di governo che ha fatto la guerra a Montecitorio sulla misura. Una partita in cui la nostra deputazione, i magnifici 77 eletti in Sicilia, ha a malapena toccato palla. O almeno, questa è l'impressione offerta. Come accade spesso. Dove sono i nostri parlamentari e cosa fanno? Ogni anno se ne riscopre la voce quando c'è da rinnovare con la consueta proroghina i rapporti di lavoro dei precari degli enti locali. Una delle rare occasioni in cui i nostri senatori e deputati fanno squadra in modo trasversale. E poi?
Dalle trivelle ai conti, passando per l'applicazione dello Statuto, l'imposizione dell'Imu agricola e altre questioni aperte che hanno visto negli ultimi anni la Sicilia patire le conseguenze di scelte romane, l'esercito dei parlamentari nazionali eletti in Sicilia non è mai riuscito a far sentire la sua voce in modo chiaro. Malgrado i ripetuti appelli rivolti a giro da diversi attori sul territorio.
"Il problema è la debolezza nei confronti del governo nazionale in considerazione del fatto che i nostri parlamentari nazionali non ci tutelano", osservava il mese scorso il presidente dell'Assemblea regionale Giovanni Ardizzone, commentando la richiesta monstre da parte dello Stato nei confronti della Sicilia di un miliardo e 286 milioni per il risanamento della finanza pubblica statale, una cifra che ammonta al 10 per cento del totale nazionale, inferiore solo a quella della Lombardia, ben più alta di altre regioni che hanno pari popolazione e indicatori economici certamente più ricchi della Sicilia. Ma dove sono allora i benedetti 77 parlamentari nazionali eletti in Sicilia? A Montecitorio ci stanno poco, visto che i deputati siciliani sono, secondo i dati dell'osservatorio di Openpolis, i più assenti tra quelli delle venti regioni italiane nei primi due anni di legislatura, da marzo 2013 a novembre 2015. Al Senato la rappresentanza siciliana si difende meglio, piazzandosi al quintultimo posto (col 20 per cento di assenze) nella classifica regionale. Mentre nella classifica della produttività dei deputati tra i primi cento ci sono solo tre siciliani (Causi, Mannino e Burtone).
Intanto, il Parlamento licenzia norme come quella criticata da Marziano. "In ogni caso, riforma Delrio o meno, queste competenze i nostri liberi consorzi ce le hanno - commenta con Livesicilia l'assessore regionale -. Come si fa a togliere le risorse? Le prime cose a saltare sono le forme di assistenza alle persone disabili e ai soggetti più deboli. Sarei felice di essere smentito ma non mi pare che nessuno lo abbia fatto. Si parla sempre male dei bistrattati deputati regionali, ma io credo che i nostri parlamentari nazionali avrebbero dovuto dire qualcosa su questo argomento".
GIORNALE DI SICILIA
Rifiuti, la discarica di Siculiana riapre a tempo
La struttura aveva chiuso a 50 Comuni per il rischio di problemi sanitari. Ora consentirà di conferire fino al primo febbraio
La discarica di Siculiana riapre le porte ai rifiuti provenienti da una cinquantina di Comuni del Palermitano. Ma la soluzione con cui imprenditori e Regionehanno messo fine all'ennesima emergenza è a tempo: fra due settimane il sistema potrebbe tornare nel caos. La discarica di Siculiana, gestita dalla famiglia del vicepresidente di Confindustria Giuseppe Catanzaro, aveva contestato l'ordinanza con cui la Regione venerdì ha elevato da 800 tonnellate al giorno a 1.300 la quantità di rifiuti scaricabile. È un modo per alleggerire l'impianto di Bellolampo, che velocemente si avvia alla saturazione: per questo motivolì scaricheranno solo Palermo e Ustica. Mentre tutti i centri dell'hinterland dovranno far viaggiare i loro rifiuti fino all'Agrigentino. Ma per il sindaco di Siculianae i gestori, aumentando lo smaltimento in quest'altro impiantosi rischiano problemi di carattere sanitario.Da qui lo stop di sabato mattina. Ieri poi l'assessore ai Rifiuti, Vania Contrafatto, ha convocato i Catanzaro sbloccando l'impasse: no al primo febbraio porte aperte per tutti i Comuni del Palermitano, nell'attesa scatteranno delle verifiche sulle capacità dell'impianto e una conferenza di servizi deciderà se andare avanti a questi ritmi di smaltimento. Resta il problema di discariche che si avviano velocemente alla saturazione. Pur di non appesantire la situazione a Siculiana è stato fatto un sondaggio sui gestori della discarica di Trapani: nel tentativo di smistare nella parte più estrema dell'Isola i rifiuti dei Comuni della parte occidentale di Palermo. La tensione resta altissima. E sta portando velocemente all'ennesimo scontro fra l'associazione dei sindaci e Confindustria. Per il presidente dell'Anci, Leoluca Orlando, «è inaccettabile che le imprese private che in Sicilia gestiscono le discariche continuino a tenere in scacco i Comuni, condizionando negativamente la vita dei nostri concittadini». La famiglia Catanzaro non ha replicato. Orlando però ha anche criticato la Regione per il caos rifiuti: «Siamo in uno stato di calamità istituzionale. È necessario un intervento urgente che ponga fine alle eterne liquidazioni degli Ato e che avvii, nel più breve tempo possibile, le riforma del sistema integrato dei rifiuti». Orlando fa sapere anche che «alcuni sindaci sarebbero sotto inchiesta perdanniambientali e per i danni procurati ai cittadini » e ciò sarebbe la conseguenza di decisioni del governo regionale. Da qui la richiesta dell'Anci: un incontro convocato dal governo nazionale con Regione e sindaci per affrontare l'emergenza. La Contrafatto fa sapere però che il governo regionale sta mettendo in campotutti gli strumenti per superare la crisi. Ieri la giunta ha approvato alcune modifiche al vecchio piano rifiuti permettendo così che venga approvato dal ministero: «In questo modo evitiamo l'ennesima procedura di infrazione comunitaria». Il piano prevede di aumentare il numero di discariche moderne in cui smaltire: si lavora a nuove strutture pubbliche a Enna, Gela, Palermo e Messina. L'obiettivo è avere impianti che uniti alla raccolta differenziata ermettano di diminuire lo smaltimento in discarica. Mentre i termovalorizzatori sono un obiettivo del governo nazionale che con una legge specifica ne ha previsti due in Sicilia (altri 10 nel resto d'Italia). La Regione ha provato a far cambiare questa decisione e virare verso 6 mini inceneritori ma finora da Romasono rimasti fermi su due grandi. Intanto i commissari regionali avvieranno il passaggio del vecchio sistema degli Ato alle nuove Srr che gestiranno gli appalti del servizio di raccolta nei Comuni. Secondo i grillini «ilgoverno regionale mira a creare il caos per accelerare sugli inceneritori». Intanto si apprende che l'assessore Contrafatto, magistrato in aspettativa, nei mesi scorsi è stata vittima di un atto intimidatorio: tra fine novembre e i primi di dicembre nella sua abitazione è stato danneggiato il sistema d'allarme e tagliata la linea telefonica.
Libero consorzio
Liquidate spettanze al commissario
Liquidate le spettanze al commissario del Libero consorzio comunale di Agrigento, Marcello Maisano, nominatodalla Regione conl'attribuzione delle funzioni esercitate dalla ex Provincia. A Maisano è dovuto il compenso mensile di 3.720 euro, oltre il trattamento di missione che spetta ai commissari straordinari con poteri di presidente, di giunta e di Consiglio provinciale, come la provincia di Agrigento con popolazione da250.001 a 500.000 abitanti. Per l'anno 2015 la spesa complessiva per il pagamento dell'indennità di funzione, imputata sul bilancio di previsione è stata di 16.000 euro. Le spettanze da liquidare a Marcello Maisano vanno da agosto a dicembre 2015. La delibera è stata pubblicata all'albo pretorio on line dell'ente. Il responsabile del procedimento è la dipendente Loredana Montana Lampo. (*PAPI*)
Agrigentoweb
Obbligatorio il transito con catene sulla SP 24 Cammarata-S.Stefano Quisquina
Traffico regolare, stamani, sulle strade provinciali interne interessate da oltre 24 ore da intense precipitazioni nevose, ma con l'obbligo di montare catene o pneumatici da neve. Il Settore Infrastrutture Stradali del Libero Consorzio Comunale sta effettuando, in ogni caso, un attento monitoraggio, in particolare sulla SP 24 B (tratto montano sino a S. Stefano di Quisquina), dove le intense nevicate hanno reso necessario lo spargimento di sale antighiaccio su tutta la sede stradale. L'obbligo del montaggio delle catene è previsto sino a cessata emergenza neve. Si raccomanda in ogni caso agli automobilisti di procedere con la massima prudenza.
In ogni caso il Settore Infrastrutture Stradali del Libero Consorzio Comunale sta vigilando sui vari percorsi delle strade provinciali ed ex consortili del settore montano e alto-collinare che presentano il rischio di ghiaccio o neve in inverno.
Tutto regolare, invece, dopo la neve di ieri nel comparto ovest, in particolare su SP n. 36 e SP n. 37 che rispettivamente dalla SS 115 e Sciacca portano a Caltabellotta, nelle quali comunque il personale stradale del Libero Consorzio è pronto ad intervenire in caso di ripresa delle nevicate. Su queste strade vige sempre l'obbligo di tenere a bordo le catene come da ordinanza 15/2015 del Direttore del Settore Infrastrutture Stradali (periodo che va dal 15 novembre al 15 aprile).
Sciacca, strada chiusa e protesta agricoltori
Sciacca
È chiusa da due mesi e mezzo la strada provinciale 76 "Sciacca - Salinella", in prossimità del vecchio ponte sul torrente Carabollace, a causa dell'esondazione proprio nel tratto sottostante e questo obbliga decinedi proprietari terrieri della zona e tanti operatori del settore agricolo ad allungare i tempi per raggiungere i fondi ed a percorrere, con i mezzi agricoli, la statale 115. Ieri mattina hanno protestato, proprio in prossimità del ponte chiuso al transito, ed a loro si sono uniti due consiglieri comunali di Sciacca, Simone Di Paola e Giuseppe Ambrogio. "L'esondazione - dice Filippo Montalbano, proprietario terriero - è stata favorita dal fatto che il torrente da tempo non viene pulito e così l'acqua non riesce ad e fluire normalmente e finisce nelle campagne. Bisognaporre subito rimedio edintervenireconi lavori necessarie poi riaprire il ponte che è necessario per muoversi agevolmente in una vasta zona". "Da non sottovalutare - aggiunge Stefano Venezia, altro proprietario terriero - le ragioni di sicurezza che stanno alla base della necessità di riaprire il ponte perché tutti imezzi agricoli da novembre dello scorso anno sono dirottati sulla statale 115 con i rischi che ciò comporta visto che si tratta di una strada ad altissima densità di traffico". E con la riapertura, a breve, della discarica Salinella-Saraceno sulla 115, si dovranno immettere anche i camion che trasportano i rifiuti diretti all'impianto. "Questo non è un comune tratto viario di campagna senza alcunaimportanza - dice il consigliere comunale Simone Di Paola - ma uno snodo fondamentale per un pezzo significativo dell'economia rurale della città, costituendo in pratica l'unico passaggio possibile per centinaia di produttori ed agricoltori per poter recarsi presso le loro proprietà; produttori che oggi, a causa di questa situazione, devono fare i salti mortali per raggiungere il posto di lavoro". "E non bisogna trascurare il fatto cheil settore agricolo - aggiunge Giuseppe Ambrogio, consigliere comunale - è già colpito da una grave crisi e costringere i tanti operatori che lavorano nei terreni di questa zona ad allungare i tempi per recarsi al lavoro è undisagio che dobbiamo assulutamente evitare, facendo in modo che vengano realizzati al più presto i lavori per la riapertura del ponte". I due consiglieri hanno appreso dall'assessore comunale ai Lavori pubblici, Ignazio Bivona, che il Comune solleciterà un incontro con il Libero Consorzio di Agrigento. "Bisogna convocare a Sciacca una conferenza di servizi - dice Simone Di Paola - affinchè si individuino le risorse e le modalità necessarie per i lavori finalizzatia riaprire la strada". Una soluzione è necessaria anche in vista della stagione estiva perché questa strada costeggia alcune spiagge comprese tra il territorio di Sciacca e quello di Ribera molto frequentate dalla gente del territorio, ma anche dai turisti. (*GP*)
Agrigentooggi.it
Agrigento, ex Provincia fuoriesce dal Cupa
"Recesso della compagine sociale dal Cupa". È quanto stabilito dall'Ex Provincia con determina n.160 del 15 ottobre del 2015 e adesso ribadito in risposta alle dichiarazioni rese dalla presidente del Consorzio universitario durante una recente intervista rilasciata a Teleacras. "Al fine di chiarire e scongiurare future incomprensioni - si legge in una lettera indirizzata alla stessa presidente del Cupa - il libero consorzio ribadisce di aver deliberato il recesso dal consorzio universitario". La missiva è datata 14 gennaio 2016. "Tale decisione - si legge nella nota a firma del Commissario straordinario Marcello Maisano - è stata la conseguenza del mancato finanziamento da parte della Regione Siciliana, condizione senza la quale questo Ente sarebbe rimasto fuori dalla compagine del Cupa". Nella seduta di aggiornamento davanti a un notaio, pur nell'assenza del Sindaco di Agrigento, comparso personalmente ma volontariamente astenutosi dall'essere dichiarato presente a verbale, è stata esibita e allegata agli atti una delega del commissario straordinario alla dottoressa Scibetta nel cui testo veniva chiaramente ribadita la cessazione per le motivazioni già dette, della permanenza dell'Ex Provincia all'interno della compagine sociale del Cupa. La missiva è stata inviata oltre che al presidente del Cupa, anche ai componenti del CDA, al Magnifico Rettore e ai soci fondatori. La situazione universitaria del Cupa di Agrigento torna quindi nel caos. E la "vita" del gioiellino agrigentino è seriamente a repentaglio.
La distruzione del Polo Universitario di Agrigento redazione web
di Domenico Vecchio -
Quale commento ci può essere rispetto al Cupa (consorzio universitario) di Agrigento, che è ormai alla chiusura, quando negli ultimi quindici anni gli agrigentini hanno fatto finta di non vedere nulla ? Ci hanno fatto credere, illudendoci, che Agrigento potesse avere la sua università. Mentre Enna cresceva, Agrigento affossava e, cionostante, il Polo Universitario continuava ad essere spremuto come un limone. Come estrema colonia dell'Università di Palermo. Gli agrigentini continuavano a far finta di non vedere, di non capire, come in tanti hanno costruito le loro carriere utilizzando a loro uso e consumo il Cupa di Agrigento. Cosa ci aspettavamo da una gestione sempre in mano agli stranieri, quale interesse potevano avere a servire il nostro territorio? Eppure li abbiamo osannati, c'è chi andava a chiedere favori, o a pietire un piccolo personale vantaggio. Eppure a qualcosa è servita questa università: è servita a costruire carriere di tutti i tipi: politiche, accademiche e professionali.
Torniamo a quando fu inventata questa università: alcune cose nei primi anni sono state fatte. Corsi di laurea approvati, strutture costruite a tempi di record e immediato ampliamento . Come nasce questo Polo Universitario ? Chi ce l'ha regalato? Non ce lo ricordiamo, ma certamente una politica capace e che credeva nel rilancio di questo territorio. Ora interroghiamoci su quale futuro avrà questa città senza il Cupa. Quanti passi indietro saranno fatti. Sappiamo soltanto che hanno cancellato il futuro a tanti giovani che avrebbero potuto studiare qui e che non si possono permettere di andare fuori. Chi deve dare conto e ragione a questi ragazzi, a queste famiglie che non hanno risorse per mandare i figli a studiare alle università fuori sede.
A pagare sono sempre i più deboli, perché all'alta borghesia agrigentina di questa università non è mai interessato nulla. Perché i figli, li ha sempre mandati e continuerà legittimamente a farlo nei più altisonanti atenei del nord Italia. Adesso bisogna chiamare tutti alle loro responsabilità, perchè molti sono ancora seduti sulle loro poltrone. Mentre i sindacati hanno chiesto le dimissioni del presidente del Consorzio universitario, ricordiamo che la politica è inerme, non riesce, ammesso che lo voglia, a salvare questo polo. Su questo tema mostra debolezza e inefficacia, perchè è incapace, ma soprattutto perchè non le interessa. E non sarà certamente la solita "menata", che ogni tanto ci viene propinata, dell'azionariato popolare, che somiglia tanto alla lotteria di beneficenza di una parrocchia di paese a scongiurare la chiusura del polo. E non raccontate nemmeno che l'università si salva con un master o con un seminario sull'immigrazione. "Sveglia", a tanti giovani e intellettuali diciamo di non farsi prendere in giro o, peggio, di prendersi in giro da soli; lo diciamo agli idealisti che, purtroppo, non hanno capito che il problema sta nella classe dirigente che li governa. (DV)