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Rassegna stampa del 20 gennaio 2016

Il sole24ore.it

Sanzione in due tempi per chi bara con il cartellino

di Davide Colombo e Claudio Tucci

Sospensione obbligatoria e senza contraddittorio da lavoro e retribuzione entro 48 ore da quando viene accertata la falsa attestazione della presenza in servizio; contestuale avvio di un procedimento disciplinare più rapido, che dovrà concludersi entro 30 giorni (oggi la dead line è 60 giorni, ma nella pratica si superano quasi sempre i 100, al netto, poi, dei successivi strascichi giudiziari). Dopo gli annunci del premier Matteo Renzi sta prendendo forma il provvedimento, atteso domani in Cdm con un'altra decina di decreti attuativi della legge Madia, che dovrà introdurre un primo giro di vite contro i "furbetti" del cartellino. 
Il provvedimentoL'articolato avrà la forma di un Dlgs di pochissimi articoli e, da quanto si apprende, riguarderà una sola fattispecie di illecito disciplinare, vale a dire la falsa attestazione della presenza in servizio. La novità, rispetto a oggi, è che si renderà obbligatoria e più rapida la procedura che porta al licenziamento del dipendente pubblico infedele, spiegano i tecnici di palazzo Vidoni. La sospensione dal servizio scatterà entro 48 ore dall'accertamento dell'illecito, che può avvenire in due modi: o il soggetto viene colto in flagranza oppure viene sorpreso nella falsa attestazione della presenza in servizio con degli strumenti di registrazione (ad esempio, le telecamere). L'accertamento del grave illecito disciplinare può essere fatto dal dirigente o dall'ufficio per i procedimenti disciplinari (l'Upd già presente nelle Pa). 
L'allontanamento dal servizio diventa obbligatorio: «Oggi - spiega Sandro Mainardi, ordinario di diritto del Lavoro all'università di Bologna - è previsto solo per il caso di commissione di taluni gravi reati contro la Pa, mentre resta facoltativa per gli altri casi nelle discipline dei contratti collettivi». 
Il procedimento disciplinareIl procedimento disciplinare che porterà al licenziamento dovrà durare al massimo 30 giorni e lì scatteranno le garanzie normative e contrattuali per il dipendente (che quindi potrà difendersi). Se il dirigente, venuto a conoscenza dell'illecito, non si attiva ne risponderà in prima persona con il licenziamento disciplinare, ma in base alla procedura normale (oggi si ha al massimo la sospensione fino a tre mesi). 
Resta l'articolo 18Le novità del Dlgs si fermerebbero qui: in caso di impugnazione e, successivo, annullamento da parte del giudice dell'atto di licenziamento del dipendente pubblico "fannullone" resterebbero le attuali tutele dell'articolo 18 dello Statuto: il soggetto andrà pertanto reintegrato e gli dovranno essere corrisposti gli arretrati. Non cambierà nulla per il dirigente: rimane responsabile, come prevede l'attuale normativa, solo nei casi di dolo o colpa grave. È ancora, invece, oggetto di approfondimento l'ipotesi di unificare tutte le visite ispettive sui dipendenti pubblici in capo all'Inps. Oggi vengono stanziati 70 milioni di euro l'anno che servono a spesare le Usl per i controlli effettivamente svolti. L'accentramento all'Inps dovrà interessare anche queste risorse, e si sta ragionando pure se "rinfrescare" i criteri per le visite, a partire dalle fasce di reperibilità. 
Come detto questo Dlgs è solo un'anticipazione del riordino delle norme sui procedimenti disciplinari e, in genere, sul lavoro pubblico atteso con il Testo unico che dovrebbe arrivare non prima dell'estate. Questo provvedimento ha un compito importante, quello di disciplinare, in modo unitario, diverse tematiche dall'individuazione di limitate e tassative fattispecie dove si potrà ricorrere a forme di lavoro flessibile; al decollo delle regole sulla valutazione dei "travet". 
Il Testo unico dovrà anche sciogliere il nodo di quale articolo 18 applicare al pubblico impiego. Ancora ieri il ministro Marianna Madia ha difeso la versione attuale della norma che di fatto conferma, solo per la Pa, la reintegra per qualsiasi ipotesi di licenziamento illegittimo. Ma non mancano malumori e opinioni diverse all'interno della maggioranza, e c'è chi vorrebbe più coraggio nel coordinare meglio lavoro pubblico e lavoro privato. 


Statali, arrivano gli scioperi «a scacchiera» per i rinnovi dei contratti

di Gianni Trovati

Mentre sulla riforma dei modelli contrattuali si lavora a un allineamento delle regole di base fra dipendenti privati e pubblici, si scalda il clima sul rinnovo dei contratti degli statali, in un contesto reso problematico anche dalle incognite sul salario accessorio in Regioni ed enti locali a partire dal caso-Roma.
Ieri gli esecutivi unitari della funzione pubblica di Cgil, Cisl e Uil hanno annunciato «un fitto calendario di scioperi e mobilitazioni territoriali» che «riguarderanno tutte le regioni» per rilanciare i rinnovi contrattuali. Il nodo principale del contendere è rappresentato dalle risorse messe sul piatto dalla legge di Stabilità, 300 milioni di euro (74 a Forze armate e Corpi di polizia e 7 al personale statale non privatizzato come i magistrati e i docenti universitari), a cui si aggiungono quelle che Regioni ed enti locali dovranno trovare per finanziare le nuove intese. Questa dote, considerata largamente insufficiente dai sindacati, è sostenuta dal Governo sulla base del fatto che la sentenza 178/2015 della Corte costituzionale, quella che ha imposto di riavviare i contratti pubblici, ha "salvato" i vecchi blocchi, per cui i calcoli sono stati basati sulla mini-inflazione attuale. Sei anni di stop, però, hanno nutrito le attese degli statali, e sul punto le distanze sono massime.
Il nodo dei compartiUna lunga trattativa, poi, è in corso sulla riduzione dei comparti pubblici, una delle parti strategiche della riforma Brunetta che è stata accantonata per anni ma che diventa obbligatoria, appunto, dal «primo rinnovo contrattuale» successivo alla sua entrata in vigore. Sul tema, dopo mesi di confronto che hanno fatto tramontare le ipotesi più "coraggiose", si attende un nuovo confronto fra i sindacati e l'Aran, l'agenzia negoziale per il pubblico impiego, che dovrebbe partorire la geografia a quattro comparti al posto dei 12 attuali. Scuola, sanità ed enti territoriali dovrebbero stare a sé, e il quarto «compartone» dovrebbe radunare tutta l'amministrazione centrale, articolandosi in "settori" per avviare un allineamento progressivo di regole e livelli retributivi di base.
Regioni ed enti locali, però, prima che al rinnovo dei contratti guardano alle traversie del salario accessorio, figlio degli integrativi che in molte amministrazioni sono andati fuori regola e hanno inciampato nelle contestazioni della Ragioneria generale e della Corte dei conti. 
Roma senza salario accessorioOggi dovrebbe essere il giorno della verità a Roma, perché dopo i confronti infruttuosi dei giorni scorsi il Campidoglio rischia di trovarsi nell'impossibilità pratica di garantire l'accessorio a gennaio: il risultato sarebbe una busta paga alleggerita e una serie di agitazioni. Cgil, Cisl e Uil annunciano due assemblee di piazza, il 20 gennaio per la polizia locale e il 21 per amministrativi ed educatori, mentre il sindacato dei vigili urbani prospetta il rischio di una «Capitale ingestibile». Fuori da Roma, il problema è legato soprattutto alle modalità di recupero delle somme "di troppo" assegnate ai dipendenti negli anni scorsi, su cui è intervenuta senza successo la sanatoria tentata nel 2014. Per sciogliere una volta per tutte questi nodi l'Anci ha chiesto alla Funzione pubblica un incontro urgente.


Sicilia24h

L'Università rischia seriamenteil decesso. La politica sta a guardare?



Manca solo l'atto ufficiale chedecreti la morte cerebrale del Cupa, il consorzio che gestisce ilPolo Universitario di Agrigento, ma se si continua sulla strada che,finora sembra a vicolo cieco, della quasi indifferenza globale, primao poi , si potrebbe arrivare alla certificazione forzosadell'eutanasia di ciò che per anni è stata per la città e la suaprovincia, una conquista di civiltà, una realtà formativa basilaree di riferimento per tanti giovani e le loro famiglie. Il motivo èl'identico dello scorso anno: il socio principale del Cupa, ilLibero Consorzio dei Comuni, ex Provincia, non ha gli 850 mila euroda garantire come quota annuale di competenza. E siamo punto e acapo! Lo scorso anno, dopo estenuanti tira e molla, si riuscì,grazie all'interessamento di parte della deputazione agrigentina,dell'allora assessore all'Istruzione Mariella Lo Bello, e, fattonon secondario, alla mobilitazione della società civile e dellaChiesa, a colmare il buco mediante l'intervento finanziario direttoda parte della Regione. Anno nuovo, stesso problema! Il commissariostraordinario del Libero Consorzio, Maisano ha già detto chiaramenteche l'ente intende recedere dalla qualità di socio del Cupa, perimpossibilità oggettiva di potere assicurare la propriacompartecipazione economica. Un mantra già ampiamente ripetuto dachi lo ha preceduto, ma a cui non consegue un'azione efficace distimolo politico ed amministrativo nei confronti di chi dovrebbeprovvedere. Capiamo che il commissario, in quanto tecnico, non puòassumersi responsabilità che vanno oltre i contenuti del suomandato, ma ciò che traspare è unicamente l'ansia di liberarsi daquello che viene, ormai, ritenuto un fardello e non certo la volontàdi trovare delle soluzioni percorribili insieme alla classegovernativa e politica. Solo la deliberata assenza del SindacoFiretto all'ultima assemblea dei soci,, ha evitato che lasituazione precipitasse inesorabilmente, poiché il muro alzato daMaisano ha di conseguenza fatto tirare il freno a mano anche allaCamera di Commercio, già dichiaratasi pronta a versare la quotaspettante. Siamo dunque in un una situazione di pericolosissimostallo, con cui il consiglio di amministrazione ha dovutoconfrontarsi lunedì scorso. Una matassa, sì ingarbugliata, ma chela nostra rappresentanza politica è chiamata a sbrogliare senzatentennamenti e senza temporeggiare oltre. Invece si assiste ad uninquietante silenzio, anche delle organizzazioni sociali e di quelleciviche nate spontaneamente per i quali, forse, l'unico veroproblema della città era rappresentato dai gettoni consiliari.Piacerebbe rivedere all'opera il vicepresidente della Regione, LoBello, e la deputazione agrigentina, con lo stesso vigore giàmanifestato sulla vicenda, che purtroppo, non può essere trattatacoma una problematica transitoria, finchè perdurerà il congelamentodella legge sui Liberi Consorzi Comunali, così come piacerebbevedere i sindacati e le forze sociali e civili attivare lo stato dimobilitazione permanente assieme agli studenti ed alle famiglie,mediante azioni di protesta che siano da pungolo per la soluzionedella vicenda. Fin qui, qualche iniziativa lodevole, ma isolata, comequella della parlamentare nazionale, Maria Iacono, che ha incontratol'assessore regionale all'istruzione, Marziano, per affrontare laquestione Università di Agrigento. Sarebbe utile, una volta tanto,che, attorno ad una vicenda così importante, si instaurasse un climadi sinergia e di unità d'intenti fra i nostri rappresentantipolitici , per dare capacità di pressione su chi è chiamato aprendere decisioni ad hoc. L'università è un bene di tutti, e lasua chiusura rappresenterebbe una grave sconfitta, l'ennesima, perla città e la sua provincia, alimentando il mito negativo che da noile cose buone , chissà per quale ancestrale maledizione, non possonodurare: difficile costruire, facile distruggere! Né, d'altronde,si può tirare troppo la corda senza certezze sul futuro del Cupa,affidandosi all' opportuna strategia del Comune di non presentarsiperennemente all'assemblea dei soci, la quale, in mancanza digaranzie sulle risorse economiche dell'ex Provincia, non potràfare altro, prima o poi, che sancire lo scioglimento del Cupa e, diconseguenza, il decesso dell'Università. Un'alea la cuimaterializzazione è più vicina di quanto si possa credere, se nonsi approderà ad una soluzione in tempi molto brevi. Non si puòstare a guardare inermi ed insensibili al disfacimento di ciò cheancora, è considerato uno dei pochissimi motivi di orgoglio e divanto per il nostro territorio. Non si può! La classe politica,insieme al commissario Maisano, ed ai rappresentanti degli altri entisoci, debbono fare di tutto perché l'Università venga mantenutain vita, non come un malato che pensa alla sua fase terminale, macome una struttura che goda di ottima salute e con una progettazioneche punti all'incentivazione dei corsi di studio e dispecializzazione. E noi, come cittadini, abbiamo il dovere didenunciare, protestare a viva voce, affinchè non ci venga tolta lasperanza: quella che i nostri figli possano studiare vicino casa,evitando sacrificanti esborsi economici, che, specie in un periodocome questo, pesano e non di poco.
Salvatore Curaba


  Grandangolo

Cupa di Agrigento, Maria Iacono (Pd)incontra l'assessore Marino.


Si è svolto , nella giornata di ieri ,un incontro tra la deputata del PD ,Maria Iacono e l'AssessoreRegionale dell'Istruzione e della Formazione Professionale , On.Bruno Marziano, per discutere del futuro del Consorzio Universitariodi Agrigento, che al pari di altre sedi decentrate delle Universitàsiciliane, attraversa una fase difficile causata anche dallariduzione dei trasferimenti alle ex province, non più in grado digarantire il versamento delle quote dovute.
In Particolare, Maria Iacono, hadichiarato, "L'Assessore Marziano, nel comunicarmi il suo pienoimpegno e quello del Governo Regionale a prevedere, nella prossimalegge finanziaria, lo stanziamento necessario alla prosecuzione delleattività, ha manifestato anche l'intenzione di affrontare inmaniera organica, a partire dalle prossime settimane, laridefinizione degli assetti e le iniziative per il rilancio deiConsorzi Universitari dell'isola, attraverso una concertazioneampia con le Università ed i territori. "
Tale intento", ha proseguito , MariaIacono, "va esattamente nella direzione da me da tempo auspicata,poiché ho sempre sostenuto che va intanto evitato lo sfaldamentodelle realtà esistenti che hanno saputo porre in essere anche delleeccellenze ed, al contempo, ripensare e rilanciare il sistema deldecentramento delle università coniugandole con le prospettive disviluppo e di crescita economica dei territori in ragione delle lororisorse e della loro vocazione."
"Con l'Assessore Marziano abbiamoconvenuto di approfondire ulteriormente, anche in occasione di unasua visita nell'agrigentino la cui data concorderemo, la specificasituazione del CUPA di Agrigento.".


 Infoagrigento

Cupa, Iacono (PD) incontral'assessore Marziano: "C'è l'impegno per salvare i consorziuniversitari".


Si è svolto , nella giornata di ieri ,un incontro tra la deputata del PD ,Maria Iacono e l'AssessoreRegionale dell'Istruzione e della Formazione Professionale ,On.Bruno Marziano,per discutere del futuro del ConsorzioUniversitario di Agrigento, che al pari di altre sedi decentratedelle Università siciliane, attraversa una fase difficile causataanche dalla riduzione. Si è svolto , nella giornata di ieri ,un incontro tra la deputata del PD ,Maria Iacono e l'AssessoreRegionale dell'Istruzione e della Formazione Professionale , Bruno Marziano,per discutere del futuro del ConsorzioUniversitario di Agrigento, che al pari di altre sedi decentratedelle Università siciliane, attraversa una fase difficile causataanche dalla riduzione dei trasferimenti alle ex province, non più ingrado di garantire il versamento delle quote dovute.
In Particolare, Maria Iacono, hadichiarato, "L'Assessore Marziano, nel comunicarmi il suo pienoimpegno e quello del Governo Regionale a prevedere, nella prossimalegge finanziaria, lo stanziamento necessario alla prosecuzione delleattività, ha manifestato anche l'intenzione di affrontare inmaniera organica, a partire dalle prossime settimane, laridefinizione degli assetti e le iniziative per il rilancio deiConsorzi Universitari dell'isola, attraverso una concertazioneampia con le Università ed i territori. " "Tale intento", ha proseguito ,Maria Iacono,"va esattamente nella direzione da me da tempoauspicata, poiché ho sempre sostenuto che va intanto evitato losfaldamento delle realtà esistenti che hanno saputo porre in essereanche delle eccellenze ed, al contempo, ripensare e rilanciare ilsistema del decentramento delle università coniugandole con leprospettive di sviluppo e di crescita economica dei territori inragione delle loro risorse e della loro vocazione."
"Con l'Assessore Marziano abbiamoconvenuto di approfondire ulteriormente, anche in occasione di unasua visita nell'agrigentino la cui data concorderemo, la specificasituazione del CUPA di Agrigento."

LA SICILIA

L'AREA E' ABBANDONATA
Più discariche che aziende
Palazzo delle fiere devastato

Era il marzo deI 2012 quando l'allorapresidente della Regione Raffaele Lombardo firmò il decreto cheindividuava i commissari liquidatori straordinari delle Asisiciliane. Ad Agrigento giunse Alfonso Cicero e lastoria, alla fine, la conosciamo, tra denunce, cause e bilanci che siscoprirono essere terribilmente in rosso: nel consuntivo 2014,infatti, l'Asi segna un meno 42 milioni e ottocentomila euro percause legali perse.
Con Cicero che nel frattempo diventacommissario regionale dell'lrsap, Agrigento riceve due funzionari,un direttore e un presidente, i quali iniziano ad avviare una seriedi procedure, tra le quali le ricognizioni del patrimonio attualmentein possesso, composto in stragrande maggioranza da incompiute, e laprogettazione definitiva per tentare dì recuperare il recuperabile. Poco in realtà: le opere realizzate, ametà. negli anni, oggi sono tutte in uno stato di deperimento moltograve e, a ben vedere, hanno anche perso una loro reale utilità espendibilità a servizio delle aziende.
Per citarne un paio basterebbericordare il palazzo delle fiere che si trova nei pressi del centrodirezionale, oggi casa ospitale per vandali, senza fissa dimora ecoppiette in cerca di intimità, oppure il bacino di accumulo ormaipraticamente irrecuperabile o, ancora, asse stradale di PortoEmpedocle, per il completamento del quale servirebbero alcuni milionidi euro di lavori.
L'Irsap, inoltre, ha messo in campoun corposo fascicolo di pratiche per il recupero di aree occupateillegittimamente e di canoni mai versati. Un quadro complessivo dellavicenda lo attendiamo da mesi, ma non ci è stato mai fornito.
Nel frattempo, comunque, l'Asi si èsvuotata e, come succede in un organismo vivente, senza sangue chescorre nelle vene, gli organi rischiano la cancrena. Ogni piazzale èdivenuto con il tempo una discarica (il compito della bonifica sta aicomuni), mentre 'Ente ha, saltuariamente, garantito solamente lascerbature e rari interventi di manutenzione.
Oggi, guarda caso, c'è ancora uncommissario, ovvero l'ex sindaco di Naro e componente del Gabinettodell'assessore Mariella Lo Bello, Mariagrazia Brandara, che però damesi è «solo» incaricata ad acta e può quindigestire la semplice ordinaria amministrazione.
E che fretta c'è?
GIOACCHINO SCHICCHI


AGRIGENTO, Aragona e Favaramodificano i loro confini: oggi l'attesa firma.
Confini, oggi la firma degli atti"operativi".


Oggi, 20 gennaio. in sala giunta alComune di Agrigento, alle ore 7.00, presente Lillo Firetto e isindaci di Favara, Rosario Manganella, e di Aragona, SalvatoreParello si apporranno le firme sulla Convenzione definitiva per laregolamentazione dei confini tra i Comuni.
Questo consentirà di sbloccare la fase«2» della vicenda, ovvero il passaggio dalle singoleamministrazioni Comunali ai Consigli comunali per l'approvazionedella delibere che, esclutivamente, andrà a tracciare la nuova"mappa» delle aree di confine tra i tre comuni
Per riassumere rispetto alle modificheche potrebbero risultare al termine della rettifica, se Favara Ovesttornerà totalmente alla città dell'Agnello Pasquale, ad Agrigentospetterà una porzione abbastanza abbondante di zona industriale,mentre al Comune di Aragona spetterà l'area limitrofa a quella cheè conosciuta come «le quattro strade". Quando? E' qui la nota dolente intutta questa vicenda, perché se, come già annunciato, è anchepossibile che tre consigli comunali si esprimano congiuntamente giàtra una ventina dì giorni, poi ci saranno tutta una serie di tempitecnici da rispettare e, soprattutto, bisognerà alla fine attendereche l'Assessore regionale Enti locali vada a convocare ìreferendum confermativi.
Ciò significa che. di certo, lemodifiche non saranno operative prima del le elezioni amministrativedei prossimi mesi e che, verosimilmente, potrebbe o comunque nonvedere la luce prima della prossima estate, sempre che a volontàpopolare - come pare - sia quella di confermare questa rimodulazionedelle aree intermedie.
Irrisolti, almeno ad oggi, rimangonotra l'altro alcuni aspetti assolutamente spinosi, come le questioniconnesse al pagamento delle imposte municipali: ci sono zone, comeappunto Favara ovest dove i cittadini pagano a Tasi e la Tari alComune di Agrigento ma ricevono servizi dal Comune di Favara.
Ma questa è tutta un'altra storiache dovrà essere discussa e affrontata.
GIOACCHINO SCHICCHI


 
OGGI LE NORME ATTUATIVE DEL CDM.

STRETTA SUGLI ASSENTEISTI E A SANREMO QUATTRO LICENZIATI

 Decreti Pa, 112 numero unico per leemergenze.


ROMA La riforma delLa PubblicaAmministrazione entra nel vivo con 11 decreti attuativi che vanno dailicenziamenti lampo al taglio delle partecipate. Le misure sonoattese al Consiglio dei ministri di oggi. Ma è solo, per quantocopiosa, una prima tranche, seguirà un pacchetto Madia bis (daipoteri del premier all'ufficio unico su territorio) nei prossimimesi e il cerchio si chiuderà in estate con il testo unico sulpubblico impiego. Ecco allora le principali novità ad esclusioni disorprese.
Furbetti via entro 48 ore. Ildipendente pubblico che viene colto in flagranza alla sua presenza inservizio, come chi striscia il badge e poi esce, verrà punito entro48 ore con la sospensione dall'incarico e dalla retribuzione. Sel'illecito non verrà denunciato il dirigente rischia pesantisanzioni, fino al licenziamento (oggi al massimo c'è lasospensione). Proprio ieri peraltro è stato annunciato il licenziamento di 4 degliassenteisti del Comune di Sanremo.
Scure su partecipate, nuovo organovigilerà su tagli. Le amministrazioni devono fare unaricognizione delle partecipazioni e, passato un anno e mezzo, devo noeliminare ielle non strettamente necessarie o con più amministratoriche dipendenti (la regola generale è quella de]l'amministratoreunico, laddove ci sia un da non potrà essere composto da più di 5membri). E ancora, si dovrà fare piazza pulita delle imprese conFatturato sotto il milione. La prima tornata di tagli dovrebbeportare alla chiusura di 2- 3mila "scatole vuote". Arriva ancheuna disciplina completa sulla crisi d'impresa. A vigilare sui taglisarà posto un organo ad hoc.
Stretta su manager, mobilità perdipendenti. Il testo unico sulle partecipate rinvia a un decretoministeriale per fissare nuovi massimi nelle retribuzioni deidirigenti, escludendo comunque, a priori, buone uscite e premi inpresenza di risultati economici negativi. Non solo, nelle societàpartecipate da enti locali potrebbe addirittura essere possibile larevoca. Regole più rigide anche per le nomine dei dirigenti delleAsl, con una riduzione del potere delle Regioni. Quanto ai dipendentidelle partecipate, se la scure dovesse comportare esuberi è previstala stampella della mobilità, Servizi pubblici locali, arrivanodistretti. Un altro decreto disciplinerà a fusione delle spalocali che si occupano di servizi pubblici, dall'acqua ai rifiuti.Si prevede l'aggregazione incentivata, su base territoriale, con lacreazione di distretti. A disegnare gli 'hub' saranno le Regionie se non provvederanno sarà il Cdm a intervenire. Giro di vite sulregime delle esclusive. D'altra parte l'obiettivo del governo èpassare da 8mila a mille società pubbliche. Addio Forestale. Il Corpoforestale dello Stato verrà assorbito nell'Arma dei carabinieri.il passaggio riguarda funzioni e personale, ad eccezione dellecompetenze anti-incendio, da attribuire al Corpo nazionale dei vigilidel fuoco. Si darebbe così vita a una nuova organizzazione,all'interno dei carabinieri.
Riordino funzioni polizia 112 numerounico emergenze. All'ultimo nel decreto sulla Forestale èstata inserita anche la razionalizzazione delle funzioni di tutte leforze di polizia, con l'assegnazione a ciascuna di aree dispecializzazione. Anche dal punto di vista territoriale, c'è unadivisione delle competenze; per cui la polizia vigilerà sulle grandiaree mentre ai carabinieri è affidato il resto del territorio. Unarticolo è, poi riservato al numero unico per le emergenze, il 112.Il pacchetto Madia include un decreto sul riordino delle autoritàportuali, che scenderanno da 24 a 15.  Sblocca-burocrazia, tempi dimezzatiper grandi opere. Arriva il restyling della Conferenza deiservizi; le riunioni diventano telematiche, scatta il silenzioassenso, massimo 60 giorni per le decisioni, ci sarà unrappresentante unico per ogni livello di governo. Contro laburocrazia c'è anche il regolamento che taglia i tempi delleprocedure amministrative: 50% in meno per opere pubbliche,insediamenti produttivi e attività imprenditoriali rilevanti. Inrampa di lancio anche la riforma delle Camere di commercio, chevengono ridotte a 60 dalle attuali 105.
Cittadinanza digitale, lancio Pinunico. 
Ogni cittadino avrà il proprio"domicilio digitale", ovvero un recapito elettronico, come lamail. E una delle principali novità del nuovo Codicedell'amministrazione digitale. Tra i punti salienti ilrafforzamento del ricorso ai pagamenti elettronici (si potranno ancheusare le prepagate telefoniche) e il lancio del Pin unico, ovverodell'identità digitale.
Trasparenza, al via Freedom ofinformation act italiano. Internet avrà un ruolo anche neldecreto che riscrive il provvedimento Severino sulla trasparenza.Ecco clic sui siti istituzionali le amministrazioni, a seconda deIoro core-business, dovranno pubblicare il tempo medio di attesa delleprestazioni sanitarie o i debiti accumulati Ci sarà unasemplificazione degli oneri burocratici, ad esempio il pianoanticorruzione sarà più snello. Soprattutto sarà liberalizzato ildiritto di accesso agli archivi pubblici (il Freedom of informationact il cittadino che avrà diritto a ricevere i dati richiesti senzaobbligo di motivazione entro 30 giorni, altrimenti perl'amministrazione scattano le sanzioni dell'Anac.

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