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Rassegna stampa del 4 marzo 2016

Giornale di Sicilia

Consiglio dei ministri. Via libera al testo unico sui lavori pubblici, rafforzato il ruolo dell'anticorruzione
Ennio Russo
Roma ...Stop alle gare al massimo ribasso, ruolo centrale dell'Anac, diverso rapporto con il privato, responsabilizzato di fronte ai rischi operativi, superamento della legge obiettivo, qualificazione dei progetti e delle stazioni appaltanti, dibattito pubblico per le grandi opere.Sono alcune delle novità delnuovoCodice degli appalti, testo che recepisce tre direttive europee e allo stesso tempo semplifica e snellisce il vecchio riferimento normativo, portandolo da 660articoli e 1.500commia 217 articoli. Rispetto alle regole di esecuzione e di attuazione del passato, il nuovo testo traccia delle linee guida, quale strumento di «soft law», ha spiegato il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio,adeguando l'Italia ai migliori standard europei ed assicurando trasparenza, omogeneità e rapidità delle procedure a livello nazionale. Rafforzamento Anac. Cantone, è rivoluzione copernicana A sostegno della legalità, l'Anac è chiamato ad adottare entro il 18 aprile atti di indirizzo, linee guida, bandi-tipo, contratti-tipo ed altri strumenti di regolamentazione flessibile, fornendo costante supporto nell'interpretazione e nell'applicazionedel codice. Viene favorita l'indipendenza delle commissioni giudicatrici, con la scelta dei componenti delle commissioni daun albo detenuto dalla stessa Autorità. Raffaele Cantone, giudica il nuovo Codice una «piccola rivoluzione copernicana » e dopo l'allarme sull'insufficienza di risorse a disposizione ncassa la rassicurazione di Delrio. «Faremo in modo- ha detto il ministro - che ai nuovi compiti corrispondano risorse adeguate». Progetto di fattibilità per ridurre tempi e costi La qualità passa innanzitutto per operatori economici qualificati, «imprese vere enonimprese finte, piene di ingegneri e progettisti e povere di avvocati, esattamente il contrario di quello che avviene oggi »,ha spiegato Delrio.Anchele stazioni appaltanti «si devono qualificare, devono diventare capaci di giudicare le offerte e di fare buoni bandidi gara». Infine i progetti: basta ai soli progetti preliminari,per partecipare ad una gara deve essere presentato un progetto di fattibilità corredato di indagine geologica, archeologica, sismica ed energetica. L'obiettivo è quellodi evitare il lievitare dei costi e il prolungamento dei costi in corso d'opera. Stop gare al massimo ribasso Il criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa (che coniuga offerta economica e offerta tecnica) diviene il criterio di aggiudicazione preferenziale, nonchè obbligatorio per i servizi sociali e di ristorazione ospedaliera, assistenziale e scolastica. Grandi opere e baratto amministrativo Per le grandi opere con impatto sul territorio è previsto l'obbligo di dibattito pubblico. Enti locali e cittadini vengono coinvolti nella discussione, con incontri e pubblicazioni online. IlnuovoCodice prevede inoltre il cosiddetto «baratto amministrativo ». La gestione di un'opera o di un bene pubblico può essere infatti affidata a un gruppo di cittadini in cambio della sua ristrutturazione o manutenzione a fini sociali o culturali. Addio leg e obiettivo e interventi straordinari Delrio parla di «rivoluzione della normalità». Le opere sono scelte sulla base della loro utilità e vengono inserite sulla base degli strumenti di programmazione. Rischi concessioni in carico a privati. Lo Stato non è più il garante e il responsabile del riequilibrio in caso di perdita nell'investimento. Il rischio operativo in caso di mancato ritorno economico dell'investimento effettuato va in capo al concessionario.

Crocetta rivede la legge sugli appalti
«Stop all'ingresso di imprese mafiose»
Santo Cutrone
Previste alcune modifiche sostanziali per rendere in Sicilia le regole più simili a quelle in vigore a livello nazionale

Decine di sigle legate al mondo produttivo lo scorso anno avevano chiesto all'Ars di modificare la normativa vigente perché favoriva ribassi eccessivi, ma quella norma venne poi impugnata
...La paura che la riforma degli appalti possa favorire la mafia ha spinto il presidente Rosario Crocetta a lavorare subito una controriforma. Inizialmente l'obiettivo era la cancellazione secca della legge attualmente in vigore, quella approvata la scorsa estate e che si discosta dai paletti nazionali. Alla fine invece Crocetta ha deciso di mettere a punto una norma che prevede solo alcune modifiche per rendere in Sicilia le regole sugli appalti più simili a quelle in vigore a livello nazionale. Bisogna però fare in fretta: entro aprile dovrebbe entrare in vigore a livello nazionale il nuovo Codice degli appalti, appena varato dal Consiglio dei ministri, che cambierà ancora una volta le carte in tavola (vedi articolo a lato). Torna così la polemica sul settore degli appalti nell'Isola. Decine di sigle legate al mondo produttivo lo scorso annoavevanochiesto all'Ars dimodificare la normativa vigenteperché favoriva ribassi eccessivi e non poneva un argine alle infiltrazioni mafiose perché, per via di un particolare meccanismo di calcolo delle offerte, rendeva facile condizionare la gara. Così all'Ars in estate fu approvata una riforma (ancora in vigore) che effettivamente fece calare i ribassi da punte del 38 per cento a una media dell'11-12 per cento. Lanormafu però impugnata davanti alla Consulta perché la Sicilia non avrebbe potuto discostarsi dalla legge nazionale. Il ricorso è ancora oggi pendentema l'Ance, l'associazione dei costruttori, e lo stesso governo regionale, sono fiduciosi. Nel frattempo il settore ha vissuto mesi di grande fermento. A fine anno una legge nazionale ha cancellato alcune norme sugli appalti che hanno avuto riflesso immediato nelle regioni: in Sicilia è così tornata in vigore la vecchia normativa e i costruttori hanno lanciato l'allarme sul rischio del ritorno ai ribassi anomali. Col decreto milleproroghe Roma ha corretto l'erroree da pochi giorni è tornata in vigore la riforma siciliana sulla quale però Crocetta adesso vuole intervenire ancora. Il motivo è legato a un episodio di cronaca: in alcuni pizzini e file di computer rinvenuti in possesso dell'ex vicepresidente diAnceSicilia, Pietro Funaro, e provenienti dal boss Matteo Messina Denaro, sarebbero state trovate indicazioni sul tentativo di avvicinare e condizionare una cinquantina di deputati tra cui lo stesso Crocetta (che ha negato qualsiasi rapporto). L'obiettivo sarebbe stato quello di fare andare in porto la legge come poi effettivamente accaduto. Ecco perché Crocetta vuole intervenire dando anche un chiaro messaggio politico: quella norma, nonostante trovi la condivisione delle associazioni di categoria e dei partiti in maniera trasversale, va modificataper fugare ogni dubbio. Il principio che evita i massimi ribassi, spiegano dagli uffici, resterà, ma si introdurranno piccoli correttivi che allineeranno la norma a quella nazionale. In questo modo, tra l'altro, dovrebbe venire meno lo scontro alla Consulta. Sempre che nel frattempo non entri in vigore il nuovo Codice nazionale degli appalti con le nuove regolee ogni modifica sarà da rivedere ancora. (*rive*)

Il direttore Giuseppe Parello: «Non sappiamo quando riaprirà. Al momento l'unica certezza è che ci sono fondi necessari»
...Palacongressi, il Parco archeologico e paesaggistico Valle dei Templi è pronto a mettersi all'opera. Ci vorrà ancora del tempo - sia per i necessari passaggi formali che per rendere fruibile l'infrastruttura -ma idee e propositi cominciano già ci sono. Ad affidare la gestione, l'utilizzo e la fruizione del Palacongressi del Villaggio Mosè al Parco archeologico è stata una norma inserita nella Finanziaria della Regione ed approvata dall'Ars. Norma voluta dai deputati regionali Michele Cimino, Vincenzo Fontana e Giovanni Panepinto che si sono fatti promotori dell'emendamento. Per poter restituire il Palacongressi - unica struttura congressuale della Regione,un tempo innovativo e tecnologico - alla fruizione bisognerà però, per prima cosa, attendere che la norma venga pubblicata e dunque divenga esecutiva. A spiegarlo, ieri, è stato il direttore del Parco Giuseppe Parello: «Bisognerà aspettare che la norma venga pubblicata e divengaesecutiva. Sarà necessario inoltre il passaggio formale della solenne consegna. Svilupperemo un programma di utilizzo e di gestione, puntando su quelle che sono le peculiarità del nostro territorio, ossia l'archeologia, il paesaggio e l'enogastronomia. Potrebbero essere proprio questi i punti guida di un modello di gestione che abbia una sua riconoscibilità a livello nazionale». Uno dei primi passaggi che il Parco dovrà fare è recuperare l'infrastruttura. «Occorrerà capire quali sono le reali condizioni - haspiegato il direttore del Parco Parello - edunquesarà indispensabile effettuare dei sopralluoghi. Stabilendo le priorità, si dovranno quantificare anche le somme per ottenere tutti i pareri ed i visti necessari per la riapertura. Quindi si farà un programma di intervento per rendere fruibile l'immobile e dunque, a lavori eseguiti, si passerà all'ottenimento di tutte le autorizzazioni necessarie per riaprirlo. Certamente si tratterà di un iter impegnativo, masarà entusiasmante cimentarsi per farlo tornare a funzionare». Sarà necessario però pensare anche all'indispensabile personale che servirà a far funzionare il Palacongressi. «Una volta reso fruibile e dunque acquisiti i pareri e di visti per restituire il Palacongressi
alla collettività, -ha aggiunto Parello - dovremo pensare ad un sistema di gestione. Sarà necessario prevedere personale adatto, specificatamente adatto per mettere a punto un modello d'eccellenzachenegarantisca il pieno funzionamento. Prima, il Palacongressi aveva degli impiegati comunali ed anche degli esterni. Adesso, dovremo trovare noi il nuovo sistema di gestione ». Sui tempi necessari affinché il Palacongressi possa riaprire, il direttore del Parco non si sbilancia. L'unica certezza, in questo momento, sono i fondi. I soldi necessari per garantire riapertura e fruizione ci saranno. E' stata la stessa norma, varata dall'Ars, a prevederlo: «Per l'esercizio finanziario 2016, il 10 per cento dei proventi derivanti dai biglietti di ingresso e servizi a pagamento che affluiscono al bilancio dell'ente Parco è destinato alla riapertura del Palacongressi». Il Parco archeologico ha, del resto, autonomia e con la previsione di questo 10 per cento dei proventi der ivanti dallo sbigliettamento, potrà programmare gli interventi necessari. "Si tratta di una cifra non indifferente - conclude Giuseppe Parello -. Vedremo le necessità e capire se riusciremo a farcela con quel 10 per cento». (*CR*)

Enti pubblici. Il funzionario Scibetta: «Si può fare molto poco. Servivano almeno 180 milioni di euro per tutte le 9 province, in Finanziaria ne sono stati previsti 19»
Alfonso Buscemi della Cgil: «Faremo il punto della situazione e alla luce dei nuovi fatti, ossia delle dimissioni del commissario. Pianificheremo tutte le forme di lotta necessarie»
...Il Libero consorzio comunale di Agrigento è in ginocchio. Se la politica "parolaia" non interverrà e non darà concretamente ed urgentemente corso alla riforma, l'unico spettro - che a grandi falcate si avvicina - non potrà che essere il "taglio" del personale: mancato rinnovo dei contratti ai 130 precari e l'avvio dell'iter per mobilità dei circa 500 impiegati di ruolo. Fra i corridoi dell'ormai ex Provincia regionale si comincia a respirare aria di tensione ed incertezza. Si pensa al "dopo Maisano", si attende la nomina del nuovo organo di governo, ma stringere i denti ormai non aiuta più a far funzionare una" macchina" che è con l'acqua alla gola. «Domani (oggi ndr.) abbiamo un coordinamento sindacale regionale ad Enna - ha annunciato, ieri, Alfonso Buscemi della Cgil - . Faremo il punto della situazione e alla luce dei nuovi fatti, ossia delle dimissioni dei commissari di Agrigento e Caltanissetta, pianificheremo tutte le forme di lotta necessarie per far sì che si prenda atto del fallimento politico dell'idea di chiudere le Province. In gioco ci sono i lavoratori delle ex Province, ma ci sono anche i servizi essenziali che non si riescono più a mantenere creando rischi all'incolumità dei cittadini e disagi inenarrabili». La Provincia regionale di Agrigento aveva un buon avanzo e questo, contrariamente alle altre 8 "consorelle", ha fatto sì che ancora adesso - nonostante le molteplici difficoltà - l'ente riesca a pagare gli stipendi di dipendenti e precari oltre a garantire - seppur fra molteplici "tagli" - un minimo di servizi essenziali. «Finché avremo un minimo di linfa vitale garantiremo i servizi, anche se in maniera ridotta - ha detto ieri Amelia Scibetta, dirigente del Libero consorzio - . Attendiamo adesso la nomina di un altro commissario dalla Regione, ma si potrà fare molto poco. Servivano almeno 180 milioni di euro per tutte le 9 Province e in Finanziaria ne sono stati previsti 19. Il passo successivo sarà il mancato rinnovo dei contratti ai precari che poi precari non sono visto che sono colleghi che lavorano quida 20 o 25 anni. La riforma? Ufficialmente non sappiamo nulla. Con amarezza e a denti stretti gestiamo -ha concluso- quel poco che possiamo gestire». «Se non si interviene subito, l'ente non potrà far altro che mettere in mobilità i dipendenti - ha detto Fabrizio Caruana direttore della Ragioneria generale ed Economato-. L'ente ha subito tagli enormi, a partire dal 2010 ha perso circa 16 milioni di euro dallo Stato. L'ente deve inoltre contribuire al risanamento dello Stato. Questa Provincia aveva un buon avanzo, ma ha dovuto rispettare i vincoli di finanza pubblica che si traducono in tetti di spesa che non si possono superare. Quella attuale è una questione squisitamente politica e se non si interviene - nonostante noi abbiamo in passato estinto mutui per circa 25 milioni di euro, chiuso tutte le partecipate e siamo fuoriusciti dal Cupa - l'ente non potrà che tagliare il personale». (*CR*)

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