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Rassegna stampa del 9 marzo 2016

Il sole24ore.it

Con 200 milioni di buco e più di 5mila dipendenti dissesto alle porte per le Province siciliane

Nati con una legge regionale del 2013, i «liberi consorzi» avrebbero dovuto anticipare in Sicilia la riforma delle Province arrivata nell'Italia ordinaria solo l'anno successivo con la legge Delrio: ma dopo infiniti tira e molla normativi, che hanno aggravato l'asfissia dei conti pubblici e hanno alimentato un tourbillon di 30 commissari, gli enti di area vasta siciliani sono a un passo dal dissesto di sistema. A Siracusa la sospensione dei servizi di trasporto per gli alunni disabili delle scuole superiori ha portato le famiglie a bussare alle porte della Procura della Repubblica, ad Agrigento e Caltanissetta si sono registrate le ultime dimissioni dei commissari, a Ragusa il default è dietro l'angolo ma la situazione è simile in tutte le ex Province, dove i dipendenti guardano con preoccupazione crescente la sorte delle loro buste paga.
Lo sbilancio
Il disastro è in un numero, questo: i 200 milioni che separano le entrate previste nel 2016 dalle spese fisse e obbligatorie. Vista la situazione dei conti regionali, l'ultima finanziaria approvata all'Ars  ha potuto giocare solo una carta poco più che simbolica, con un finanziamento da 19,1 milioni di euro che non copre nemmeno un decimo dello sbilancio. Questi numeri saranno oggi sul tavolo del presidente della Regione Rosario Crocetta, che ha chiamato i commissari (dimissionari e non) per fare il punto della situazione: come per i 500 milioni attesi da Roma ai quali è appesa la sopravvivenza del bilancio regionale, anche la sorte delle ex Province spera in un intervento del governo centrale, a partire dal rinvio del contributo alla finanza pubblica (80 milioni il conto presentato dall'ultima legge di stabilità alle Province siciliane) che tutti chiedono. «Il Governo però non darà un euro - ha avvertito ieri il Governatore - fino a quando l'Ars non recepirà le modifiche chieste da Palazzo Chigi alla legge sui liberi consorzi».
Le prospettive.
Già, perché in questa partita infinita c'è anche il braccio di ferro fra Roma e Palermo sulla riforma alla siciliana, con una serie di correttivi chiesti dal Governo dopo l'impugnativa della legge regionale decisa dal consiglio dei ministri nell'ottobre scorso. Ma nemmeno un colpo di reni dell'Assemblea regionale sembra sufficiente a salvare la situazione, e ad evidenziarlo è un altro numero: 5.133. Sono i dipendenti delle nove Province isolane censiti dall'ultimo conto annuale del tesoro, contro i circa 20mila destinati a rimanere nelle Province "ordinarie" di tutta Italia. La sproporzione è evidente, ma dal punto di vista della finanza locale gli enti siciliani sono trattati come quelli delle Regioni "normali", con il dimezzamento delle risorse che dovrebbe essere accompagnato dall'alleggerimento di funzioni e organici. Ma dove possono essere spostati i dipendenti delle Province siciliane? Nei Comuni ingolfati da 24mila precari, prorogati per l'ennesima volta dall'ultima finanziaria dell'Ars, e in una Regione obesa per organici e spesa di personale, trovare spazio per gli esuberi provinciali non sarà impresa facile.

LiveSicilia.it

TAGLI A SCUOLE, STRADE E OPERE L'EX PROVINCIA A RISCHIO DEFAULT

La Città metropolitana di Palermo ha bisogno di 45 milioni di euro per riequilibrare i conti ed evitare la paralisi dei servizi.
PALERMO - Servizi ai disabili, opere pubbliche, strade, polizia, edilizia, controlli ambientali. E queste sono solo alcune delle competenze delle ex province regionali siciliane che, da un momento all'altro, rischiano di saltare per il dissesto degli enti. La situazione delle Città metropolitane dell'Isola è ormai a un punto di svolta: all'appello mancano decine di milioni di euro, senza i quali le ex Province rischiano di dover chiudere i battenti.
Una tragedia non solo per i dipendenti, ma anche per i cittadini che fruiscono dei servizi. Per oggi il governatore Rosario Crocetta ha convocato una riunione con i commissari ancora in carica (quelli di Agrigento e Caltanissetta si sono dimessi) per tentare di trovare una soluzione ed evitare il default. A Palermo, per esempio, mancano all'appello tra i 40 e i 45 milioni di euro.
"Attualmente abbiamo limitato tutti i servizi - spiega il commissario di Palazzo Comitini Manlio Munafò - ma senza una soluzione rischiamo di dover chiudere completamente". L'ex Provincia di Palermo è riuscita sinora ad assicurare i servizi mattutini ai ragazzi disabili, ma ha dovuto tagliare quelli pomeridiani; pesanti decurtazioni hanno subito anche le altre sfere di competenza che vanno dalla manutenzione delle strade provinciali all'edilizia delle scuole superiori, dalla polizia provinciale ai controlli ambientali (come per esempio quelli su Bellolampo), dalle opere pubbliche alla programmazione comunitaria, dai servizi sociali alla gestione dei beni culturali, dalla difesa del suolo alla salvaguardia delle risorse idrogeologiche.
Il problema è che lo Stato da un lato, nel tempo, ha assorbito alcuni introiti che prima erano delle Province e dall'altro chiede agli enti di partecipare alla finanza pubblica. Una situazione insostenibile che ha portato il Parlamento, nell'ultima legge di Stabilità, a prevedere uno stanziamento di 500 milioni di euro fra edilizia scolastica e infrastrutture stradali, escludendo però le regioni a statuto speciale come la Sicilia.

DENTRO C'È DI TUTTO, MA MANCANO I SOLDI TUTTE LE NORME DELLA "FINANZIARIA-BIS"
di Accursio Sabella

Già in salita l'esame all'Ars
del ddl stralcio che "recupera" gli articoli esclusi dalla legge di stabilità. Tempi lunghi e dubbi sulla copertura finanziaria delle norme. PALERMO - Nella legge c'è di tutto. Ma in molti casi manca un ingrediente essenziale: i soldi. Il ddl stralcio ha iniziato il viaggio tra le commissioni di merito all'Ars. Contiene, come fosse un treno fatto da vagoni variopinti, le norme che erano state escluse dalla Finanziaria approvata una settimana fa. Un vero e proprio "provvedimento omnibus" l'ha definito il presidente della Commissione bilancio Vincenzo Vinciullo. Proprio quella commissione dovrà dare il proprio via libera sotto il profilo della "copertura finanziaria". Ma in molti casi questa copertura sembra non esserci. "Il governo dovrà spiegarci - spiega Vinciullo - come finanziare molti di questi provvedimenti". Già, perché nella legge in molti casi non è specificata né la somma necessaria, né la fonte di finanziamento. È il caso, ad esempio, di una delle norme maggiormente attese: quella riguardante l'impiego di circa 1.800 lavoratori degli ex sportelli multifunzionali. L'articolo prevede la possibilità, una volta verificato il fabbisogno dei Centri per l'impiego e nel rispetto delle procedure di selezione pubblica, di assumere i lavoratori con un contratto di due anni. Come finanziare questi contratti però è poco più di un mistero, visto che si fa riferimento soltanto a "risorse comunitarie dedicate all'implementazione dei servizi per l'impiego". Nessuna quantificazione, nessun riferimento specifico.
"Crocetta si era impegnato - la denuncia di uno dei lavoratori, Adriana Vitale - che in 15 giorni avrebbero votato la legge stralcio, ma abbiamo compreso che i tempi per votarla si allungheranno. Noi siamo stremati, ma non molliamo. Abbiamo deciso che da lunedì, - prosegue - oltre a continuare il presidio e lo sciopero della fame, ci incateneremo ai cancelli. I loro tempi sono sicuramente diversi dai nostri, il nostro, in queste condizioni precarie di vita, è lunghissimo".
Ma i dubbi, sia sui tempi sia sulla copertura finanziaria, sono anche altrove. Ad esempio all'articolo 11 che prevede l'"integrazione scolastica per gli alunni disabili con handicap grave". Anche in questo caso la norma è vaga e prevede l'obbligo per i Liberi Consorzi e le Città metropolitane di provvedere attraverso convezioni con le scuole. In questo caso, non è nemmeno quantificata l'eventuale spesa. Duecentomila euro invece serviranno alla predisposizione dei "registri genealogici delle colture agricole", ma nello stralcio non è chiarito da dove prendere quella somma. Oscura anche la copertura per i Consorzi universitari, a cui la norma riserva solo una "priorità" nei trasferimenti rivolti alle ex Province. Stesso discorso anche per la norma che dovrebbe "salvare" l'Oasi Maria Santissima di Troina: l'Assessorato alla famiglia viene autorizzato a stipulare una convenzione con l'Istituto che si occupa dei disabili attingendo dal fondo per le politiche sociali. Anche in questo caso, però, nessuna quantificazione della spesa per la convenzione stessa. Così come non viene chiarito da dove reperire 1,2 milioni di euro per il servizio di dissalazione nell'isola di Vulcano, né i 225 mila euro per i nuovi "comandati" che dovranno andare all'Ufficio legislativo e legale, rimasto senza avvocati.
E oltre ai dubbi sulla copertura, ecco l"andamento lento" della legge all'Ars. "Ho dovuto prendere atto questo pomeriggio - ha detto Vinciullo - della mancanza dei pareri da parte delle commissioni di merito. Così, ho dovuto convocare la commissione bilancio per martedì prossimo". Cioè il 15 marzo quando, invece, stando all'esito di una conferenza dei capigruppo convocata dal presidente Ardizzone in piena Finanziaria, il testo stralcio avrebbe dovuto raggiungere già Sala d'Ercole per l'esame in Aula. Tutto slitta, quindi, probabilmente a fine mese.  Il ddl, intanto, prevede anche degli interventi di riduzione di spesa. Tra questi, il "tetto" agli stipendi dei dirigenti delle società partecipate, clamorosamente bocciato in Aula dal voto segreto. Un tetto fissato nello stralcio a 100 mila euro, ma già sceso a 90 mila euro attraverso un emendamento in prima commissione presentato dal vicecapogruppo del Pd Giovanni Panepinto: "E' stato poi approvato - aggiunge il deputato - un altro emendamento con cui si destinano ai comuni i fondi per il trasporto degli alunni pendolari". Nel ddl previsto anche il via libera all'assegnazione ad altre amministrazioni pubbliche che ne facciano richiesta dei testimoni di giustizia assunti in servizio a Roma, un milione di euro a consorzi di bonifica e forestali per la manutenzioni delle reti irrigue e dei canali. E ancora dieci milioni di euro come contributi, una quota a fondo perduto, per le start-up, restart e sviluppatori d'impresa con il supporto di Sviluppo Italia Sicilia, il contributo di 250 euro al mese da parte degli Iacp alle famiglie povere sgomberate da alloggi in precarie condizioni, fondi agli studenti portatori di handicap delle Accademie delle Belle Arti. "Ma in quest'ultimo caso - ammonisce Vinciullo - rischiamo una disparità di trattamento tra questi studenti e tutti gli altri".
Tra i 24 articoli del ddl si trova anche la soppressioni di enti, come il Consiglio regionale per l'urbanistica, il fondo per l'assistenza e il collocamento dei disoccupati, il centro regionale per il restauro e per le scienze naturali. Prevista anche la modifica alla legge istitutiva dell'Irsap. I tre posti nel Cda dell'Istituto regionale per lo sviluppo, che ha assunto i compiti dei Consorzi Asi diventati uffici periferici, saranno indicati dal governo, in particolare dall'assessore regionale alle Attività produttive. Ma il cammino della "legge stralcio" è già in salita. Dentro, infatti, c'è di tutto. Ma in molti casi mancano i soldi.

Infoagrigento

SICILIA, REGIONE PROSSIMA AL DEFAULT? "A breve si dovrebbe consumare sotto i nostri occhi un vero e proprio genocidio da lungo pianificato e con effetti devastanti e definitivi. Della Sicilia resterà un cumulo di macerie". Sono parole dell'economista Massimo Costa. Parole agghiaccianti, che anticipano scenari terribili per la nostra regione. Costa si dice convinto che la situazione sia ormai insanabile [...]
"A breve si dovrebbe consumare sotto i nostri occhi un vero e proprio genocidio da lungo pianificato e con effetti devastanti e definitivi. Della Sicilia resterà un cumulo di macerie". Sono parole dell'economista Massimo Costa. Parole agghiaccianti, che anticipano scenari terribili per la nostra regione. Costa si dice convinto che la situazione sia ormai insanabile al punto tale che solo "la Vergine Odigitria, la 'Bedda Matri' protettrice della Sicilia", puo' salvare l'isola dal default. Del resto i recenti tagli a ex province (de facto ormai condannate all'agonia, con i dipendenti che, a breve, non riceveranno piu gli stipendi) e comuni fanno presagire mesi durissimi, di tensioni sociali e proteste.
In tutto cio' la politica, come se nulla fosse, continua ad infischiarsene: si lasciano i sindaci friggere nel loro olio, mentre i cittadini sono ormai rassegnati (termine azzeccato) a vivere tra disservizi, sporcizia e rischi di epidemie. Il caso di Porto Empedocle è emblematico. Ma presto, tanti altri comuni potrebbero trovarsi nelle medesime condizioni.
Gli anni dell'opulenza, dello spreco, del "tanto ci pensa lo stato (o la regione)", sembrano lontanissimi. Ormai ci stiamo anche abituando a questo stato di cose, ovvero a vivere in posti dove non funziona piu' nulla, e non vi è nessuna speranza di miglioramento all'orizzonte. E, forse, è proprio questo a inquietare maggiormente: la quiescenza soporifera dei cittadini che, quasi quasi, se ne fregano di quello che sta accadendo intorno a loro, come se non li riguardasse. Basta chiudere la porta di casa per lasciare fuori tutti i problemi!
Vedremo, dunque, se la profezia di Costa si avverrà. E se dalle macerie attuali, i siciliani saranno capaci di ricostruire una nuova società.

Ex Province, appello di Crocetta «L'Ars vari subito il ddl correttivo» «Situazione disastrosa, ma fino ad allora il governo nazionale non ci darà un centesimo».


PALERMO Abbandonate a se stesse, perché virtualmente cancellate dall'ordinamento regionale, le Province non hanno più risorse per fare fronte alle loro residue competenze. Però, non sono nati formalmente neanche i liberi consorzi comunali e le Città metropolitane di Palermo. Catania e Messina, perché la legge istitutiva che ne regola anche il sistema elettorale di secondo grado, è stata impugnata dal Consiglio dei mini s e non è stata ancora approvato dal l'Ars il disegno di legge "correttivo". L'ente intermedio in Sicilia è una sorta di Minotauro, metà Provincia metà Libero consorzio comunale. Una istituzione rimasta nel limbo, senza soldi per pagare gli stipendi dei circa 6,600 dipendenti più 700 precari a tempo determinato più i dipendenti delle società partecipare. Ancora peggio, senza le necessarie risorse per garantire il trasporto e l'assistenza scolastica degli alunni portatori di handicap. Problemi che oggi saranno affrontati con sette dei nove commissari straordinari delle ex Province (due si sono dimessi), nel corso di un incontro con il presidente della Regione, Rosario Crocetta, con l'assessore alL'Economia,
Alessandro Baccei. e con 'assessore alle Autonomie locali, Luisa Lantieri. Ma difficilmente potranno essere trovate soluzioni.
«La situazione è catastrofica - sottolinea l'assessore Lantieri - non si può pagare né il personale né possono essere garantiti i servizi essenziali. Senza parlare dei dipendenti delle partecipate che, come nel caso di Siracusa. Si occupano della pulizia delle sfide e della cura del verde». Ma non solo. «Ci sono alcune ex Province - aggiunge l'assessore alle Autonomie locali - che nel 2010 stabilizzarono un buon numero di precari perché tino al 2015 avevano la garanzia del contributo regionale. Alcuni hanno chiesto di passare da 32 a 36 ore e il giudice del Lavoro ha dato loro ragione. Macon quali soldi? Per il 2015 il contributo per il risanamento delle finanze nazionali è stato elevato a 120 milioni di euro. Quindi, le entrate sono diminuite di due terzi. Solo per gli stipendi dei dipendenti sono necessari 186 milioni di curo circa. Senza dimenticare il dramma degli alunni disabili, della sicurezza dell'igiene». Per i circa 700 precari delle ex Province, che lo scorso anno erano state omologate ai Comuni in dissesto, per il 2016 c'è il rischio che percepiscano il 70% dello stipendio. «Non avendo fatto la Legge - conclude sconsolata Lantieri - il governo nazionale non ci dà i contributi che ha dato alle altre Regioni dove per legge, il 50% dei dipendenti di ruolo delle ex Province deve essere messo in mobilità, In Sicilia abbiamo già 14 mila precari nei Comuni, che facciamo, li mandiamo a casa? La situazione è veramente difficile, per non dire drammatica".
Sarebbe necessaria l'approvazione del disegno di legge già vanto dalla commissione Affari istituzionali. "Fino a quando l'A non recepirà le modifiche alla Legge sui liberi consorzi e le Città metropolitane - secondo il presidente della Regione, Crocetta - il governo nazionale non ci dà un centesimo. Lancio un invito al Parlamento a portare in Aula questa legge, perché penalizza lavoratori e cittadini. Non possiamo avere enti commissariati definitivamente. Al governo nazionale chiediamo di prendere i provvedimenti necessari per impedire che le province siciliane vadano in liquidazione". Il disegno di legge d stabilità, approvato nei giorni scorsi dall'Assemblea regionale siciliana, destina ai liberi consorzi comunali e alle Città n politane 19 milioni 850 mila euro, di questi 1 milione 150 mila euro dovranno essere utilizzati per il trasporto degli alunni disabili; ulteriori 9 milioni sono destinati al pagamento del le rate di mutui; 30 milioni per gli in vestimenti. Una goccia d'acqua nel de- serio, Il fabbisogno sarebbe di circa 180 milioni di euro.
Convocheremo commissari delle ex Province - rileva Crocetta - per dire loro che prima devono pensare a università istruzione e studenti diversa mente abili.
Quando sarà pubblicata la finanziaria saranno sbloccate le risorse per il servizio di trasporto degli studenti disabili.
Nel 2015 i problemi sono stati meno drammatici poiché il governo nazionale autorizzò le ex Pro ad utilizzare gli avanzi dì amministrazione che, in Sicilia, ammontavano complessivamente a circa 115 milioni di euro. E, comunque, problemi sono stati enormi, Il 2016, se non sarà trovata una soluzione, si annuncia drammatico.

LUISA LANTIERI BATTE CASSA, MA ROMA NON PAGA SENZA LA RIFORMA, CHE TARDA ALL'ARSù

Sicilia; si cercano fondi per le Province.

LILLOMICELI
PALERMO. Si sono divisi i compiti l'assessore alle Autonomie locali, Luisa Lantieri, e quello all'Economia, Alessandro Baccei, nel tentativo di trovare nuove risorse economiche per consentire alle Città metropolitane e ai Liberi consorzi comunali di adempiere ad alcune funzioni d primaria importanza, come il trasporto degli alunni disabili.
Lantieri eri è stata a Roma dove, secondo indiscrezioni, avrebbe descritto la catastrofica situazione delle ex Province siciliane a dirigenti dei ministeri dell'Ecomonia, dell'interno e degli Affari regionali; Baccei, a Palermo, ha ricevuto il commissario straordinario di Ragusa, Dario Cartabellotta (l'incontro collegiale con gli altri commissari è saltato), il quale ha già disposto la ripresa del tra sporto degli alunni disabili, per non diventare responsabile di interruzione di pubblico servizio. A Ragusa, tra l'altro, c'è anche da coprire il disavanzo di circa 2,3 milioni di euro dello scorso anno.
Il confronto tra l'assessore all'Economia e Cartabellotta sarebbe stato incoraggiante, ma non definitivo. «Speriamo di trovare - ha detto Baccei - qualche soluzione. Occorrono 150-180 milioni che nel bilancio della Regione non ci so no». Soldi che potrebbero arrivare da Roma, dove è stato costituito un fondo per le ex Province, ma a cui la Regione siciliana non può attingere, non avendo ancora approvato la nuova legge, dopo l'impugnativa del Consiglio dei ministri. «L'approvazione della legge - ha aggiunto Baccei - è il passaggio da fare per potere negoziare con il governo nazionale».
Da parte sua, l'assessore Lantieri ha preferito non sbilanciarsi, ma dovrebbe essere istituito a Roma un tavolo per esaminare la grave situazione siciliana nell'attesa che l'Ars approvi il nuovo di segno di legge che dovrà tenere conto delle motivazioni sulle parti impugnate.
Sullo stallo che impedisce di approvare il disegno di legge già esitato dal la commissione Affari istituzionali, presieduta da Salvatore Cascio, è intervenuto il segretario generale di Cisl Sicilia, Mimmo Milazzo: «Basta giochetti sugli enti di area vasta. Va superato il sistema del commissariamento delle ex Pro vince che si protrae da più di tre anni anche perché c'è il rischio che lo stop ai servizi istituzionali in tema di sicurezza scolastica, viabilità, servizi ai disabili, si traduca in una raffica di denunce all'autorità giudiziaria per omissione di atti d'ufficio o interruzione di pubblico servizio. Sarebbe un'impasse nei l'impasse».
Per Milazzo, «vanno garantiti i servizi alla comunità e Regione e Ars devono sbrigarsi a fare la loro parte".
Il segretario ha lanciato un appello, a Crocetta, che ieri avrebbe dovuto incontrare i sette commissari straordinari delle ex Province che stanno ancora al loro posto, incontro che è saltato: «All'Ars non arriva ancora in Aula il testo che emenda la legge regionale su Libero consorzio e Città metropolitane per far fronte all'impugnativa dell'ottobre scorso del Consiglio dei ministri. Accelerino perché c'è in ballo il destino di 5.400 lavoratori a cui vanno aggiunti 700 precari e i dipendenti delle Partecipate».

ARAGONA: PROCESSO PER TRUFFA AGGRAVATA.
«Timbravano e se ne andavano» f. d. m.) Accelerata nel pro cesso per truffa in corso dinanzi al secondo collegio penale de Tribunale di Agrigento, presidente Turco, a latere Madia e Croce a carico degli impiega ti comunali Angelo Buscemi. Salvatore Bellanca, Alfonso Galluzzo, Secondo quanto accertato dalla Pio cura del capoluogo, a seguito del tavolo svolto sul campo dagli agenti della Digos di Agrigento, si sarebbero macchiati di presunti casi di assenteismo al Comune. Tutto nacque da un esposto anonimo nel 2011, inizialmente sporto per presunti casi di tangenti all'ufficio tecnico, mutato successivamente in un'indagine sul presunto assenteismo di alcuni impiegati comunali. Nel mirino finirono una decina di dipendenti, perché si sarebbero allontanati dal posto di lavoro privi di permesso. - Durante l'attività investigativa, eseguita con ausilio di telecamere piazzate agli ingressi degli uffici comunali, gli agenti della Digos, avrebbero accertato che alcuni dipendenti si sarebbero allontanati dagli uffici più volte. Ieri hanno deposto tre poliziotti della Digos che hanno sostanzialmente rievocato le fasi delle indagini, senza aggiungere granchè rispetto ai testi precedenti. Gli ultimi testi del pm verranno sentiti il prossimo 18 maggio, mentre il 15 giugno prenderà il via l'escussione dei testi a difesa dei tre imputati. Buscemi e Galluzzo sono assistiti dall'avvocato Leonardo Marino, Salvatore Bellanca dall'avvocato Costanza. Il procedimento fino a ieri si è svolto abbastanza stancamente, specie nella fase iniziale anche a causa di problemi di natura tecnica. Tra l'altro è intendimento della Procura giungere al termine del processo per evitare la prescrizione del reato, cosa che - forse - auspicano difensori degli imputati.

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