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Rassegna stampa del 23 marzo 2016

Giornale di Sicilia

Palacongressi, il Parco è al lavoro: «Dopo Pasqua primo sopralluogo»
...Palacongressi. È tempo di programmare i sopralluoghi tecnici per avere contezza di quali lavori saranno necessari ed urgenti e, dunque, quanti soldi ci vorranno per poterlo restituire alla collettività. «Dopo Pasqua sarà fatto il primo sopralluogo» - ha detto, ieri, il direttore del Parco archeologico Valle dei Templi, Giuseppe Parello. L'inizio di aprile sarà dunque il tempo della verità. Effettuato il primo sopralluogotecnico, al quale èprobabileneseguiranno altri, il Parco archeologico di Agrigento capirà, e con certezza categorica, quali sono le reali condizioni dell'unica struttura congressuale della Regione, untempo innovativa e tecnologica. I sopralluoghi del Parco serviranno, naturalmente, anche per stabilire le priorità di intervento e, quindi, per quantificare quanto realmente serve per arrivare al ripristino funzionale della struttura ed ottenere tutti i pareri ed i visti necessari per la riapertura. Si tratterà certamente di un iter impegnativo. Molto, impegnativo. Ed una volta reso fruibile, e quindi restituito agli agrigentini ma non soltanto, dovrà essere pensato e sviluppato un programma di utilizzo e di gestione, "puntando su quelle che sono le potenzialità del territorio, ossia l'archeologia, il paesaggio e l'enogastronomia" - aveva dichiarato all'inizio del mese il direttore del Parco Giuseppe Parello - . Ma sarà anche necessario prevedere del personale adatto per creare un modello d'eccellenza e garantirne ilpieno funzionamento. Ad affidare al Parco archeologico di Agrigento la gestione, l'utilizzo e la fruizione del Palacongressi del Villaggio Mosè è stata una norma inserita nella recente Finanziaria della Regione approvata dall'Ars. Una norma voluta dai deputati regionali Michele Cimino, Vincenzo Fontana e Giovanni Panepinto che si erano fatti promotori dell'emendamento che aveva un unico obiettivo: restituire il Palacongressi alla fruizione. (*CR*)


Acqua pubblica
Chiesta assemblea territoriale
 ...I sindaci per l'acqua pubblica, Lorenzo Alfano di Sant'Angelo Muxaro, Giuseppe Portella di Joppolo Giancaxio, Emilio Messana di Racalmuto e Nuccio Sapia di Casteltermini hanno chiesto all'assessore regionale all'Energia, Acqua e Rifiuti di convocare l'assemblea idrica territoriale. Un passaggio necessario visto che ad Agrigento il commissario è dimissionario. Al presidente della Regione è stato, invece, chiesto di istituire all'Ato idrico in liquidazione lacommissione tecnica per valutare le eventuali inadempienze nella gestione del servizio idrico nei Comuni dove è operativo, mentre all'Ato Ag9 di relazionare sullo stato di attuazione del piano d'ambito. I sindaci, dopo la riunione di Racalmuto e di Cianciana, lunedì si sono riuniti ad Agrigento per coordinare le iniziative per l'insediamento  dell'assemblea territoriale idrica. I sindaci hanno anche, nuovamente, espresso preoccupazione per la condizione in cui versano i depuratori, dopo i numerosi sequestri disposti dalla Procura. (*CR*)

A rischio il tribunale di Sciacca, i vertici: «Solo allarmismo»
...I vertici degli uffici giudiziari invitano alla prudenza, a riflettere sul fatto che «le regole fissate dalla legge del 2011 nonsono venute meno», come evidenzia il Presidente del Tribunale di Sciacca, Andrea Genna. Dal 2012 è stato superato lo scoglio del mantenimento del tribunale. Ma, insomma, se tra gli avvocati e anche in cittàcomincia a serpeggiare preoccupazione per l'ipotesi soppressione degli uffici giudiziari di Sciacca, come conseguenza delle indicazioni che si appresta a dare la commissione Vietti che sta lavorando alla nuova riforma della geografia giudiziaria, c'è anche chi fa valutazioni diverse. Il presidente Genna aggiunge che «fermo restando il fatto che rientra nel potere dell'esecutivo rivedere l'organizzazione delle circoscrizioni giudiziarie, rimangono la specificità territoriale, la presenza della criminalità organizzata, la situazione strutturale e dunque tutti quei punti di riferimento in base ai quali è stato mantenuto il presidio di Sciacca». Ed anche uncircondario giudiziario,come sottolinea lo stesso Genna, che quattro anni fa è stato ampliato e che ha portato a un nuovo flusso di pendenze negli uffici di Sciacca. Tutto questo non potrà che essere preso in considerazione dall'esecutivo nelle decisioni che andranno adottate. Per il Procuratore della Repubblica di Sciacca, Vincenzo Pantaleo, «le condizioni non sono mutate rispetto a quando si è detto che era necessario mantenere il presidio giudiziario di Sciacca,un orientamento formalizzato in una legge. Non conosco quali nuove valutazioni stanno facendo - aggiunge Pantaleo - ma è presto per giungere a delle conclusioni e per fare allarmismo». Per il sindaco, Fabrizio Di Paola, «l'allarme è privo di fondamento perché si tratta del lavoro diunacommissione di studio che non fa riferimenti specifici. Nel caso in cui si decidesse, tutto dovrà essere attivato con un procedimento legislativo. Dai contatti che ho avuto non nutro particolari timori anche se in corso d'opera andremo verificando. Non bisogna, però, fare una caso - conclude Di Paola - perché non ne vedo le ragioni». Chi, invece, mostrapreoccupazione è Salvatore Vella, sostituto procuratore della Repubblica ad Agrigento e per anni impegnato alla Procura di Sciacca. Intervenendo in un dibattito su Facebook proprio sulla vicenda degli uffici giudiziari di Sciacca, scrive: «Ormai sembra che l'unica cosa che conti è risparmiare sui servizi. Nessuna preoccupazione per l'efficienza e l'effettiva tutela degli interessi pubblici. La serenità e il benessere degli uomini e delle donne che lavorano per lo Stato - aggiunge Vella - poi sembrano concetti irreali, quasi fantastici». Perl'avvocato Nino Augello, presidente della Camera Penale di Sciacca, «non deve esserci una sottovalutazione del problema e anzi bisogna mantenere vigile l'attenzione. Vero è che si tratta, al momento, del lavoro di una commissione,mal'unica possibilità per rafforzare definitivamente il nostro presidio è quella di batterci per ampliare ulteriormente il circondario giudiziario. E allora se da un lato non bisogna fare allarmismi - aggiunge Augello - per il lavoro di una commissione che detta i criteri ed è necesario attendere le decisioni del governo, si deve operare per rafforzare il presidio». Intanto, il Consiglio nazionale forense, secondo quanto reso noto dall'avvocato Filippo Marciante, componente del dipartimento Giustizia del Pd, ha dato parere negativo alle indicazioni che sono arrivate dalla commissione Vietti. (*GP*)

Livesicilia

Province ferme per un capriccio Crocetta e le mosse "anti-Orlando"
La riforma

Province ferme per un capriccio
Crocetta e le mosse "anti-Orlando"
di Accursio Sabella
La legge all'Ars recepisce la "Delrio". Ma esclude una norma che non piace al governatore.
PALERMO - E' ancora tutto fermo per un capriccio. Non c'è ancora una vera e propria riforma delle Province, a tre anni dal clamoroso annuncio del governatore, anche a causa di un capriccio. Della testardaggine del governo. Che si è deciso a ricopiare in bella la cosiddetta "legge Delrio", tranne in un punto. Su cui oggi ruota tutto. E attorno al quale ha girato ieri l'Assemblea regionale, dandosi appuntamento alla prossima settimana, per l'approvazione.
Il nodo da sciogliere è sempre lo stesso. E ha, in un certo senso, le sembianze del sindaco di Palermo Leoluca Orlando e del suo collega di Catania Enzo Bianco. "Non possiamo bloccare una legge - protestava pochi giorni fa Rosario Crocetta in occasione di un evento pubblico a Siracusa - solo perché c'è il sindaco di Catania e il sindaco di Palermo che vogliono che automaticamente sia eletto sindaco della città metropolitana il sindaco della città capoluogo".
Una considerazione che appare "fragile" fin dalla prima occhiata. Intanto perché il ritardo clamoroso nell'approvazione della legge delle Province è dovuto chiaramente alla schizofrenia di un governo che proprio sul ramo delle Autonomie locali ha fatto posare la bellezza di quattro assessori in un anno. Poi, perché non si capisce quali forze possa vantare, ad esempio, Orlando a Sala d'Ercole, dove il suo Movimento di riferimento non ha nemmeno un rappresentante. Infine, perché a "bocciare" la norma regionale che - in contrapposizione alla Delrio - prevedeva l'elezione di secondo livello del sindaco metropolitano è stato non Orlando, né Bianco: ma proprio il Consiglio dei ministri.
Tra l'altro, proprio Orlando, in qualità di sindaco dell'Anci ha lamentato, semmai, lo scarso coinvolgimento dei sindaci nell'iter per l'approvazione di questa legge: "Abbiamo più volte constatato - ha detto - come sia surreale un dibattito sui liberi consorzi e città metropolitane che non veda un pieno coinvolgimento di quegli stessi amministratori locali che dovrebbero assumersi la responsabilità politica e gestionale dei nuovi enti - continua Orlando - Il legislatore regionale ha pieno titolo, ovviamente, nel legiferare su questa come su altre materie, ma l'esperienza di questi anni di commissariamento delle ex province avrebbe dovuto insegnare che non basta approvare una legge per garantire una efficiente ed efficace gestione dei servizi di area vasta". Di sicuro c'è che i ritardi nell'approvazione di questa riforma prima e nell'adeguamento all'impugnativa dello Stato dopo, stanno ormai da mesi danneggiando innanzitutto le ex Province. Ormai alla canna del gas, visto che l'assenza di una legge di riforma si sta traducendo nel blocco dei trasferimenti statali agli enti. Proprio per questo motivo, l'assessore alla Funzione pubblica Luisa Lantieri ha auspicato una "veloce approvazione della norma", ufficialmente sposando la linea del governatore: cioè l'assenza dell'automatismo tra sindaco del capoluogo e sindaco della città metropolitana. Sebbene per l'assessore, a differenza del governatore, quello non appare il punto più importante. Ma su quello, come detto, anche oggi ha finito per dibattere l'Aula. "L'impugnativa - ha detto il capogruppo del Cantiere popolare Toto Cordaro - fissa dei paletti ben precisi. Se non si voleva stare entro quei limiti, bisognava impugnare la legge. Non si fa come i bambini che protestano dopo essere stati sculacciati. Bisogna recepire la Delrio, compreso l'automatismo tra sindaco del capoluogo e della città metropolitana". Una posizione, del resto, espressa anche da esponenti della maggioranza. "Oggi - il commento del capogruppo Udc Mimmo Turano - stiamo costituendo un precedente: noi siamo stati abituati a promulgare la legge senza le parti impugnate per poi eventualmente riproporre una legge nuova. Ci stiamo incamminando su una specie di 'via di mezzo', per nulla chiara". Anche l'ex Megafono Antonio Malafarina è critico: "La montagna ha partorito il topolino. Dovevamo limitarci ad allineare la Sicilia al resto d'Italia". Ma c'era quel capriccio del presidente. Rimasto intatto nel testo esitato dalla commissione Affari istituzionali (che ha recepito tutti i rilievi del Consiglio dei ministri tranne, appunto, quello riguardante il sindaco metropolitano) e giunto ieri a Sala d'Ercole. Una norma che interessa - come ammesso, a suo modo, dallo stesso Crocetta - sopratutto il futuro di Bianco e Orlando. E quest'ultimo sembrerebbe l'obiettivo delle norme previste dall'altro disegno di legge che doveva essere incardinato ieri a Sala d'Ercole ma per il quale la capogruppo del Pd Alice Anselmo ha chiesto e ottenuto il rinvio: si tratta del testo che rivede le modalità di elezione di sindaco e consiglieri comunali. In particolare, il ddl prevede l'abbandono del "voto disgiunto": le preferenze date ai partiti della coalizione andranno quindi automaticamente al sindaco di quello schieramento. Una "mossa" che ovviamente finirebbe per danneggiare Orlando, che non può contare sui "grossi partiti" alle spalle. Quest'altro capriccio del governo, però, è ampiamente condiviso da maggioranza e opposizione.

Nuovi tagli sulle ex Province
La linea dura di Baccei
PALERMO - Le ex Province dovranno ridurre ancora le spese di almeno 35-40 milioni di euro. A dettare la linea è l'assessore regionale all'Economia, Alessandro Baccei. Intervenendo all'Ars, durante la discussione del disegno di legge sui Liberi consorzi, Baccei ha spiegato di avere incontrato, assieme alla collega della Funzione pubblica Luisa Lantieri, i singoli commissari delle ex Province. E "il disavanzo emerso è tra i 150 e i 180 milioni di euro", cifra che corrisponde "quasi esattamente", ha detto Baccei, "al contributo alla finanza pubblica chiesto dallo Stato alle ex Province". "Stiamo verificando se questo contributo - ha aggiunto l'assessore - sia in linea con quello delle altre ex Province d'Italia, certamente abbiamo appurato che ci sono differenze tra un Libero consorzio e un altro". Baccei poi ha voluto sgomberare il campo, sostenendo che "non si può pensare che lo Stato si faccia carico del contributo richiesto alle ex Province siciliane, perché si ritroverebbe con un buco nel bilancio di 180 mln". E neppure caricarlo per interno sul bilancio della Regione siciliana. E allora la strategia del dipartimento di via Notarbartolo è di trattare con lo Stato portando sul tavolo ministeriale il dossier ex Province dimostrando che si tratta di enti virtuosi. "Abbiamo accertato che negli ultimi 3-4 anni la gestione dei bilanci delle ex Province è stata virtuosa - ha sottolineato Baccei -. Ma si può fare ancora di più c'è spazio per ulteriori interventi di contenimento della spesa, tra i 35 e i 40 mln. Dallo Stato - ha proseguito - ci aspettiamo che ci venga incontro sulla mobilità e sull'utilizzo degli avanzi di amministrazione che hanno alcuni Liberi consorzi. La Regione poi potrebbe trovare delle risorse, per esempio toccando cose come le Asp e i forestali. Stiamo lavorando".

"Riaprono" le casse della Regione Via libera ai pagamenti fine dell'attesa

"Riaprono" le casse della Regione
Via libera ai pagamenti
PALERMO - Si riaprono le casse della Regione. Da domani i flussi dei pagamenti riprenderanno regolarmente dopo che la giunta regionale nel pomeriggio ha deliberato sul riparto delle risorse previste dalla manovra finanziaria, approvata a inizio marzo e pubblicata in Gazzetta ufficiale quattro giorni fa. Stamattina il presidente della commissione Bilancio dell'Ars, Vincenzo Vinciullo aveva raccomandato al ragioniere generale della Regione "di procedere con la dovuta celerità, dando precedenza nell'aprire le linee di credito che riguardano il pagamento dei lavoratori, cioè alle ex Province, forestali, Consorzi di Bonifica e a quanti altri, da mesi, attendono di ricevere lo stipendio". "Rimane l'amarezza - dice Vinciullo - di dover costatare, ancora una volta, il fatto che spesso chi governa o è supporter del governo o non conosce nemmeno le leggi che dovrebbe applicare o fare applicare".

Repubblica

L'Ars si riunisce per due ore e va in vacanza. Riforma delle Province rimandata al 30 marzo
Il nodo è salvare gli enti locali dal dissesto: obiettivo che sarà al centro di un confronto col governo nazionale
di CLAUDIO REALE
L'Ars si riunisce per due ore e va in vacanza. Riforma delle Province rimandata al 30 marzo
Due ore e mezza di discussione generale sulle Province e poi l'Ars va in vacanza. Fino al 30 marzo, quando si ricomincerà a discutere della riforma impugnata da Roma. L'Ars si concede un ponte pasquale di una settimana prima di tornare ad analizzare la riforma dei Liberi consorzi, che la conferenza dei capigruppo ha deciso di anticipare per fronteggiare l'emergenza finanziaria degli enti: oggi l'aula di Palazzo dei Normanni - in una seduta cominciata con un minuto di silenzio per le vittime di Bruxelles - ha iniziato la discussione generale, ascoltando gli assessori alle Autonomie locali e all'Economia, Luisa Lantieri e Alessandro Baccei, ma poi ha deciso di rinviare tutto a fine mese. Entro domani sera alle 20 potranno però essere presentati gli emendamenti. Il nodo è salvare le Province dal dissesto. Un obiettivo che sarà al centro di un "confronto con il governo nazionale che si terrà nelle prossime settimane", come ha annunciato Baccei in aula. A quell'incontro, il responsabile dell'Economia nel governo Crocetta vuole arrivare portando in dote un risultato: la "gestione virtuosa" che secondo la giunta regionale gli enti hanno portato avanti negli ultimi mesi. "Questo - spiega Baccei - è il primo dato importante da portare al governo. Io penso si possano fare ulteriori contenimenti di circa 35 milioni, ma a quel punto mi aspetto che lo Stato ci possa venire incontro". In tre modi, ancora secondo Baccei: "Cercando di attenuare il contributo che le Province devono versare alla finanza pubblica, con la mobilità del personale verso le amministrazioni dello Stato e impegnando altre risorse della Regione". Che Baccei cita esplicitamente: "Bisogna intervenire su Asp e forestali". D'altro canto, per Luisa Lantieri, il dissesto è stato provocato in parte dalla mancata applicazione della riforma approvata l'anno scorso: "Con quella legge - ha spiegato - non solo non abbiamo partecipato alla distribuzione dei famosi 495 milioni per le ex Province delle regioni a statuto ordinario, ma molto personale che altrove è stato trasferito qui è rimasto negli enti, che continuano a occuparsi di diversamente abili, scuole e strade". Tramite dipendenti che oggi attendono col fiato in gola una soluzione. Per discuterne, però, c'è tempo. Se ne riparlerà dopo Pasqua. Fra un po' più di una settimana.

QdS

La "mini Finanziaria" è ancora in stallo
di Raffaella Pessina
Assenti i deputati Pd, la commissione Bilancio non ha potuto esaminare il testo. Torna in Aula la riforma ex Province: manca ancora un'intesa
PALERMO - Ancora un'Aula semi deserta a Palazzo dei Normanni che doveva occuparsi della discussione generale del disegno di legge sulla riforma delle province in sospeso ormai da molto. Il Presidente dell'Ars, Giovanni Ardizzone, ha chiesto un minuto di silenzio ad apertura di seduta per commemorare le vittime degli attentati di Bruxelles di ieri mattina. Ardizzone ha anche stabilito il termine per la presentazione degli emendamenti per oggi, mentre l'articolato verrà esaminato solamente mercoledì della prossima settimana. Vibrate critiche sono state esposte da quasi tutti i deputati che si sono alternati negli interventi a Sala D'Ercole ieri pomeriggio. Uno dei problemi della riforma è il comma che riguarda la coincidenza del sindaco metropolitano (e quindi oggi Orlando e Bianco). La legge era già stata impugnata in parte dal governo nazionale. Santi Formica di Lista Musumeci ha paragonato questa legge alla tela di Penelope. "Vi sono continui cambi di posizionamento da parte dei deputati - ha detto Formica - che prima hanno sostenuto delle tesi ed ora hanno cambiato idea. Con questa legge, se approvata così, si andrà a sottrarre il libero voto ai cittadini, appoggiando la soluzione di una elezione di secondo livello (presidente eletto dai sindaci). La coincidenza del sindaco metropolitano con il sindaco di area vasta - ha proseguito Formica -  è stato oggetto di critica da parte del governo nazionale perché nella precedente norma veniva inserito un meccanismo che non rispettava la rappresentatività ponderata. E modificandola vi sarebbe la possibilità rispettare le regole di costituzionalità".
Formica ha anche criticato il governo regionale giudicato "inesistente" nel momento in cui Roma ha tolto i finanziamenti per le province alla Sicilia poiché non vi era una legge valida di riforma approvata. Il Movimento Cinquestelle ha detto che si sta rimaneggiando un documento che era già legge. "I cittadini chiedono risposte concrete  - ha detto Angela Foti - e queste risposte non ci sono. Questa legge non ha le risorse economiche necessarie". Come si ricorderà, in precedenza il presidente della Regione Rosario Crocetta aveva firmato il decreto che proroga fino al 30 giugno giugno i commissari delle ex Province siciliane. Antonino Lutri, resta alla guida del Libero Consorzio comunale di Siracusa; Dario Cartabellotta di quello di Ragusa; Manlio Munafò a Palermo, Giuseppe Amato a Trapani; Luciana Giammanco a Caltanissetta; Filippo Romano a Messina; Marcello Maisano ad Agrigento. Alla guida delle ex Province di Enna e Catania ci sono invece Angela Scaduto e Maria Costanza Lentini. Ardizzone ha richiamato i deputati ad un senso di responsabilità nella presentazione degli emendamenti, per evitare di discutere per molti giorni e per approvare velocemente questa riforma.
Critico Leoluca Orlando, presidente Anci : "Abbiamo più volte constatato come sia surreale un dibattito sui Liberi Consorzi e città metropolitane che non veda un pieno coinvolgimento di quegli stessi amministratori locali che dovrebbero assumersi la responsabilità politica e gestionale dei nuovi enti. Il legislatore regionale ha pieno titolo, ovviamente, nel legiferare su questa come su altre materie, ma l'esperienza di questi anni di commissariamento delle ex province avrebbe dovuto insegnare che non basta approvare una legge per garantire una efficiente ed efficace gestione dei servizi di area vasta". E prosegue "Anche in ambito nazionale la riforma delle Province ha determinato e sta determinando numerosi problemi attuativi, ma in Sicilia il quadro è ancora più complesso a causa di un quadro finanziario che per Regione e comuni è già particolarmente critico e che per gli enti di area vasta è ingestibile".
In stallo il disegno di legge omnibus o mini-finanziaria. La commissione Bilancio, presieduta da Vincenzo Vinciullo (Ncd), ieri mattina non ha potuto entrare nel merito del testo per l'assenza dei deputati del Pd. Al testo di 25 articoli sono stati presentati ben 232 emendamenti che la commissione Bilancio dovrà esaminare.

LA SICILIA
LA RIFORMA DELRIO: TIENE BANCO L'ELEZIONE DEL SINDACO DI CITTÀ METROPOLITANA.Ars, deficit di ex-Province a 180 milioniE Baccei: «Taglino le spese di quaranta».PALERMO La raccomandazione ai deputati dell'Ars è stata quella di non appesantire con un numero spropositato di emendamenti il disegno di legge di "riparazione" sui liberi consorzi comunali e le Città metropolitane. Per evitare il rischio di ulteriori impugnative da parte del Consiglio dei ministri. Anche perché il prossimo 30 giugno scade ennesima proroga dei commissari straordinari che reggono le ex Province ormai da quasi tre anni. Però, sono forti le spinte autonomistiche all'Ars che vorrebbero evitare un recepimento della "riforma Delrio". Uno dei punti di maggiore frizione è quello sulla identità del sindaco della Città metropolitana che, secondo la legge nazionale, deve essere lo stesso sindaco della città capoluogo non ci sarebbe nessun voto, sia pure di secondo grado, consentendo ai sindaci di Palermo, Catania e Messina di diventare i sindaci metropolitani.li disegno di legge varato dalla commissione Affari istituzionali, presieduta da Salvatore Cascio, lo scorso 15 dicembre, decise di recepire le "osservazioni" del governo nazionale, ma sul sindaco metropolitano decise di non accogliere i suggerimenti" di Palazzo Chigi. "Perché ha sottolineato Cascio - avendo introdotto il voto ponderato (ogni voto ha un coefficiente diverso rispetto ai cittadini rappresentati, ndr), non si capisce perché non si debba votare pure per il sindaco metropolitaAllinearsi quanto più possibile alla 'riforma Delrio' - che è di carattere economico e sociale e, dunque, si attua anche nelle Regioni a Statuto speciale, come la Sicilia - è inevitabile. Ma bisogna anche salvaguardare Autonomia. E, comunque, bisogna fare presto perché c'è un deficit da colmare e gli enti non hanno risorse per fronteggiare a richiesta di servizi. Il disavanzo per il 2016 è di circa 150- 180 milioni di euro, ha rilevato 'assessore al l'Economia, Alessandro Baccei che ha confermato il proprio impegno affinché il governo nazionale possa attenuare la richiesta di con tributo al risanamento della finanza, 'Va verificata l'equità della richiesta - ha detto Baccei — ma non ci si può aspettare un congela mento da parte dello Stato né può farsi carico di questa somma la Regione. Le ex Province in questi ultimi anni hanno avuto gestioni virtuose, si possono ancora risparmiare 35- 40 milioni, e questo può essere un argomento da mettere sul tavolo a Roma. Vedremo come potere utilizzare gli avanzi di amministrazione che alcune ex Province hanno ancora». Ma se non si approva la nuova legge e senza discostarsi da quella nazionale, sarà difficile ottenere sconti.L. M.
COORDINAMENTO PER L'ACQUA PUBBLICAGestione servizio idrico integrato I sindaci all'attacco della Regione.Più che una proposta operativa, un "J'accuse" dai toni perentori. Sono pagine pesantissime quelle stilate dal Coordinamento dei sindaci per l'Acqua Pubblica a firma dei sindaci Lorenzo Alfano, Giuseppe Portella, Nuccio Sapia ed Emilio Messana, che, dopo il nuovo incontro tenutosi lunedì scorso ad Agrigento per coordinare le iniziative in vista dell'insediamento dell'Assemblea Territoriale Idrica (da realizzare entro il 12 aprile), ha scritto una lunga nota rivolta tra gli altri al l'Assessorato regionale all'Energia. Tanti i punti trattati, partendo dalla cronaca attuale. I sequestri dei depuratori disposti negli ultimi giorni in di versi comuni dell'agrigentino - scrivono - evidenziano cometa gestione del servizio idrico integrato si sia svolta in un contesto di controlli stentati e inefficaci, complice la confusione normativa e regolamentare che ha nei fatti esautorato l'autorità d'ambito. I Comuni che subiscono un servizio idrico integrato su scala provinciale — continuano - non hanno avuto un referente in grado di monitorarne efficienza, efficacia ed economicità in relazione alle prescrizioni del piano d'ambito". Immancabile una stoccata alla Regione. "La paralisi in cui versa l'intero sistema delle acque in Sicilia — scrivono i sindaci —, la condizione di precarietà di una legge regionale impugnata dal Governo nazionale senza che a Regio ne Siciliana l'abbia difesa, sembrano, per l'Assessorato regionale, essere colpa dei sindaci". Tra i disservizi, i sindaci aggiungono che l'elevata massa di risorsa idrica che si perde,pari al 40% di quella erogata, rivelano come in questi anni il gestore si sia limitato esclusivamente ad ero- gare l'acqua e a gestire gli impianti esistenti, senza promuovere gli investi menti in nuovi impianti e nella manutenzione straordinaria". I sindaci concordano sulla necessità di insediare l'Ati "per garantire la gestione diretta dove praticata e per poterla avviare laddove è il gestore privato", ma chiedono all'Assessorato regionale ai Rifiuti, considerata l'attuale assenza di una guida del l'ex provincia regionale, 'di provvede re alla convocazione dell'Assemblea idrica territoriale entro i termini indicati nella circolare sopra citata, rimediando alla vacanza dell'organo commissariale.GIOACCHINO SCHICCHI
Sicilia24h
Nota Anci Sicilia su riassetto ex provincie
L'ARS TORNA A DISCUTERE DI LEGGE ELETTORALE E RIASSETTO DELLE EX PROVINCE. ANCI SICILIA: "SI RIAPRE UNA DISCUSSIONE SURREALE CHE RISCHIA DI GENERARE ULTERIORE INSTABILITA' NELL'ASSETTO ISTITUZIONALE""Oggi si apre all'Ars, per l'ennesima volta, la discussione sulle modifiche alla legge elettorale si torna a parlare del tema relativo all'assetto delle ex province che, ancora una volta, dopo anni di rinvii torna di attualità". Ha dichiarato Leoluca Orlando, presidente di ANCI Sicilia."Nell'uno e nell'altro caso registriamo un clima surreale per l'ennesima discussione sulle modifiche alla legge elettorale che sembra avere l'unica finalità di generare ulteriore instabilità anche nei comuni con il risultato di trasferire, anche a livello locale, lo stato di calamità istituzionale che caratterizza la gestione degli enti di area vasta e della stessa Regione". Continua il presidente Orlando."Indebolire la figura del Sindaco significa rendere meno efficiente ed efficace l'azione di tutta l'amministrazione comunale, rendere ancora più instabili e precari le maggioranze in Consiglio comunale con l'unico risultato certo di nuocere ai cittadini"."Un'ulteriore modifica della legge per le elezioni amministrative in Sicilia - conclude il presidente dell'Associazione dei Comuni siciliani -  è l'ennesimo segnale di quello che appare sempre di più come un "impazzimento" nell'uso dell'autonomia speciale.Sono stanchi gli amministratori locali e sono stanchi i cittadini di vedere a distanza troppo ravvicinata modifiche legislative che sembrano essere concepite, in maniera sempre più evidente,  come strumento per l'affermazione di un potere esterno alle scelte democratiche dei cittadini".
Agrigentooggi
Progetto UE Tartalife, riunione con il monitor di progetto nella sede del CNR di Ancona.Proficuo incontro ad Ancona, nella sede dell'Istituto di Scienze Marine del CNR, tra i partner impegnati nel progetto UE "Tartalife - Riduzione della mortalità della tartaruga marina nelle attività di pesca professionale", finanziato dall'Unione Europea con il contributo, pari al 75% del budget totale, dello strumento finanziario LIFE della Commissione Europea. L'incontro è iniziato con la riunione del comitato di pilotaggio, che sotto la guida dell'ente capofila (il CNR-ISMAR) ha fatto il punto delle varie azioni del progetto a tre anni dal suo avvio, e che stanno restituendo buoni risultati grazie anche al coinvolgimento delle marinerie di tutte le regioni che si affacciano sul mare, compresa la Sicilia. Quindi è stata la volta dell'incontro con il monitor di progetto (in rappresentanza della Commissione Europea), al quale hanno partecipato i funzionari del Settore Ambiente del Libero Consorzio Comunale (ex Provincia Regionale di Agrigento), partner del progetto comunitario, e i rappresentanti di CNR-ISMAR, Ente Parco Nazionale dell'Asinara, Fondazione Cetacea, CTS, AMP Isole Egadi, Legambiente, AMP Isole Pelagie (Ente Gestore Comune di Lampedusa e Linosa) e Consorzio UNIMAR.La valutazione delle azioni è stata positiva, e anche i risultati delle azioni coordinate dal Libero Consorzio sono state oggetto di apprezzamento da parte dell'inviato della Commissione Europea, al quale sono stati illustrati i risultati degli incontri con le scuole siciliane aderenti al programma di educazione ambientale "Scopri-Tarta" e le precedenti occasioni di informazione e sensibilizzazione, dal Tarta-day al Tartagame, ideato proprio dal Settore Ambiente per il pieno coinvolgimento degli alunni delle scuole aderenti.Ricordiamo che il progetto è stato finanziato dall'UE per cercare di ridurre l'impatto dei sistemi di pesca professionale sulla popolazione mediterranea della Tartaruga marina Caretta caretta, specie prioritaria inserita nella Direttiva "Habitat" e protetta da numerose Convenzioni internazionali. Proprio la pesca professionale è, infatti, nel Mediterraneo la principale minaccia per la sopravvivenza della specie, sottoposta ogni anno a pesanti prelievi accidentali (se ne stimano almeno 200.000) con reti a strascico e da posta e con i palangari. In questo senso, appaiono incoraggianti i primi risultati delle sperimentazioni eseguite da imbarcazioni con i TED (acronimo di Turtle Excluder Devices), una sorta di griglia che impedisce la fuoriuscita del pescato ma non quella delle tartarughe prese accidentalmente nelle reti a strascico, con la progressiva sostituzione degli ami ad uncino con quelli circolari nella pesca con i palangari, con lo studio di speciali nasse modificate e con l'inserimento di deterrenti luminosi al posto di quelli acustici previsti inizialmente. E ancora, con la formazione dei pescatori nelle operazioni di primo soccorso e nella gestione delle tartarughe catturate accidentalmente.Le azioni, i dettagli e le news sul progetto possono essere consultati sul sito internet ufficiale www.tartalife.eu , accessibile anche dalla home page del Libero Consorzio Comunale di Agrigento www.provincia.agrigento.it
LiveSicilia
LA RIFORMAPROVINCE FERME PER UN CAPRICCIOCROCETTA E LE MOSSE "ANTI-ORLANDO"di Accursio SabellaLa legge all'Ars recepisce la "Delrio". Ma esclude una norma che non piace al governatore.PALERMO - E' ancora tutto fermo per un capriccio. Non c'è ancora una vera e propria riforma delle Province, a tre anni dal clamoroso annuncio del governatore, anche a causa di un capriccio. Della testardaggine del governo. Che si è deciso a ricopiare in bella la cosiddetta "legge Delrio", tranne in un punto. Su cui oggi ruota tutto. E attorno al quale ha girato ieri l'Assemblea regionale, dandosi appuntamento alla prossima settimana, per l'approvazione.Il nodo da sciogliere è sempre lo stesso. E ha, in un certo senso, le sembianze del sindaco di Palermo Leoluca Orlando e del suo collega di Catania Enzo Bianco. "Non possiamo bloccare una legge - protestava pochi giorni fa Rosario Crocetta in occasione di un evento pubblico a Siracusa - solo perché c'è il sindaco di Catania e il sindaco di Palermo che vogliono che automaticamente sia eletto sindaco della città metropolitana il sindaco della città capoluogo".Una considerazione che appare "fragile" fin dalla prima occhiata. Intanto perché il ritardo clamoroso nell'approvazione della legge delle Province è dovuto chiaramente alla schizofrenia di un governo che proprio sul ramo delle Autonomie locali ha fatto posare la bellezza di quattro assessori in un anno. Poi, perché non si capisce quali forze possa vantare, ad esempio, Orlando a Sala d'Ercole, dove il suo Movimento di riferimento non ha nemmeno un rappresentante. Infine, perché a "bocciare" la norma regionale che - in contrapposizione alla Delrio - prevedeva l'elezione di secondo livello del sindaco metropolitano è stato non Orlando, né Bianco: ma proprio il Consiglio dei ministri.Tra l'altro, proprio Orlando, in qualità di sindaco dell'Anci ha lamentato, semmai, lo scarso coinvolgimento dei sindaci nell'iter per l'approvazione di questa legge: "Abbiamo più volte constatato - ha detto - come sia surreale un dibattito sui liberi consorzi e città metropolitane che non veda un pieno coinvolgimento di quegli stessi amministratori locali che dovrebbero assumersi la responsabilità politica e gestionale dei nuovi enti - continua Orlando - Il legislatore regionale ha pieno titolo, ovviamente, nel legiferare su questa come su altre materie, ma l'esperienza di questi anni di commissariamento delle ex province avrebbe dovuto insegnare che non basta approvare una legge per garantire una efficiente ed efficace gestione dei servizi di area vasta".Di sicuro c'è che i ritardi nell'approvazione di questa riforma prima e nell'adeguamento all'impugnativa dello Stato dopo, stanno ormai da mesi danneggiando innanzitutto le ex Province. Ormai alla canna del gas, visto che l'assenza di una legge di riforma si sta traducendo nel blocco dei trasferimenti statali agli enti. Proprio per questo motivo, l'assessore alla Funzione pubblica Luisa Lantieri ha auspicato una "veloce approvazione della norma", ufficialmente sposando la linea del governatore: cioè l'assenza dell'automatismo tra sindaco del capoluogo e sindaco della città metropolitana. Sebbene per l'assessore, a differenza del governatore, quello non appare il punto più importante. Ma su quello, come detto, anche oggi ha finito per dibattere l'Aula. "L'impugnativa - ha detto il capogruppo del Cantiere popolare Toto Cordaro - fissa dei paletti ben precisi. Se non si voleva stare entro quei limiti, bisognava impugnare la legge. Non si fa come i bambini che protestano dopo essere stati sculacciati. Bisogna recepire la Delrio, compreso l'automatismo tra sindaco del capoluogo e della città metropolitana". Una posizione, del resto, espressa anche da esponenti della maggioranza. "Oggi - il commento del capogruppo Udc Mimmo Turano - stiamo costituendo un precedente: noi siamo stati abituati a promulgare la legge senza le parti impugnate per poi eventualmente riproporre una legge nuova. Ci stiamo incamminando su una specie di 'via di mezzo', per nulla chiara". Anche l'ex Megafono Antonio Malafarina è critico: "La montagna ha partorito il topolino. Dovevamo limitarci ad allineare la Sicilia al resto d'Italia".Ma c'era quel capriccio del presidente. Rimasto intatto nel testo esitato dalla commissione Affari istituzionali (che ha recepito tutti i rilievi del Consiglio dei ministri tranne, appunto, quello riguardante il sindaco metropolitano) e giunto ieri a Sala d'Ercole. Una norma che interessa - come ammesso, a suo modo, dallo stesso Crocetta - sopratutto il futuro di Bianco e Orlando. E quest'ultimo sembrerebbe l'obiettivo delle norme previste dall'altro disegno di legge che doveva essere incardinato ieri a Sala d'Ercole ma per il quale la capogruppo del Pd Alice Anselmo ha chiesto e ottenuto il rinvio: si tratta del testo che rivede le modalità di elezione di sindaco e consiglieri comunali. In particolare, il ddl prevede l'abbandono del "voto disgiunto": le preferenze date ai partiti della coalizione andranno quindi automaticamente al sindaco di quello schieramento. Una "mossa" che ovviamente finirebbe per danneggiare Orlando, che non può contare sui "grossi partiti" alle spalle. Quest'altro capriccio del governo, però, è ampiamente condiviso da maggioranza e opposizione.

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