Siciliacronache.it
Girgenti Acque distribuisce solo
aria e liquami fognari. La magistratura sequestra, dopo i depuratori,
anche i contatori.
Dopo il sequestro di 5
depuratori, adesso i magistrati della Procura e del Tribunale di
Agrigento hanno sequestrato a Girgenti Acque anche centinaia di
contatori idrici che, si presume, siano taroccati, per far pagare
agli utenti l'aria al posto dell'acqua. Abbiamo perso il conto
dei procedimenti penali per frode, truffa, inquinamento ambientale e
voto di scambio politico-mafioso, a carico degli amministratori della
società di gestione dei servizi idrici agrigentini. Per l'azionista
di maggioranza e legale rappresentante, Marco Campione, già
condannato in via definitva a 10 mesi di reclusione per truffa allo
Stato, la Procura della Repubblica di Agrigento, dopo un suo primo
arresto a dicembre scorso, per avere barattato posti di lavoro in
cambio sgravi fiscali illeciti, con il direttore dell'Agenzia delle
Entrate di Agrigento, Pasquale Leto, ha avanzato una nuova istanza di
carcerazione perché, assieme al suo direttore operativo, Giuseppe
Giuffrida, continua a perpetrare, ogni giorno di più, reati a
ripetizione. Contro la reiterazione di una lunga serie di azioni
illecite, si registra comunque la totale assenza delle Autorità
preposte al controllo di gestione di una società che, già da anni
avrebbe dovuto essere sanzionata, a causa di gravissime inadempienze
contrattuali, in violazione di quanto previsto dalla convenzione
stipulata dall'ATO idrico di Agrigento nel 2007. A questo punto
dovrebbero essere chiamati in causa il Governo Regionale ed, in primo
luogo l'assessore all'Energia, Acqua e Rifiuti, il magistrato
Vania Contrafatto, nonché il direttore regionale del competente
dipartimento, l'agrigentino Domenico Armenio, i quali dovrebbero
immediatamente prendere i provvedimenti del caso. In caso contrario,
le Autorità giudiziarie, potrebbero procedere anche nei loro
confronti per le eventuali omissioni riguardo ad una gestione delle
risorse idriche agrigentine, assolutamente fuori controllo. La
depurazione dei liquami fognari non viene più effettuata da anni,
anche se in maniera illegittima viene fatta pagare agli utenti; i
debiti della società ammontano ormai ad oltre 100 milioni di euro,
nei confronti di Sicilacque, dell'INPS, del Consorzio Pubblico Tre
Sorgenti e persino nei confronti degli
oltre 400 dipendenti assunti peraltro, secondo la Procura
Distrettuale Antimafia di Palermo, incorrendo nel reato di voto
scambio politico-mafioso,ossia il 416 Ter del codice penale. Per non
parlare di un altro fatto gravissimo e cioè che Girgenti Acque ha
operato, per tre anni, dal 2012 al 2015, senza certificazione
antimafia. Anche i sindaci agrigentini dovrebbero darsi una smossa e
sollecitare, immediatamente, il Governo Regionale a rescindere il
contratto con una società che ha provocato soltanto disastri
economici ed ambientali; altrimenti, nella loro qualità di massime
autorità sanitarie dei comuni che amministrano, potrebbero essere
chiamati a rispondere del loro comportamento omissivo davanti alle
Autorità giudiziarie. La soluzione per uscire fuori da questa
terribile situazione e procedere con la gestione pubblica del sistema
idrico integrato, è ormai l'unica scelta obbligata, in una realtà,
quella agrigentina, in cui i privati hanno solo saputo inquinare ogni
porzione di territorio, i mari e le falde acquifere, facendo
lievitare tariffe e bollette che sono almeno il quadruplo della media
nazionale e riuscendo a produrre solo una montagna di debiti.
LAREPUBBLICA.IT
valle dei Templi quel
terreno svenduto ai privati
di Antonio Frischilla
La
prima revoca è scattata ieri, ma si annunciano molte sorprese
dall'ispezione avviata dalla Regione su cinquanta compravendite senza
evidenza pubblica di terreni e beni demaniali a privati in giro per
l'Isola, da Stromboli ad Agrigento, da Furnari a Porto Empedocle.
Terreni della Regione venduti a prezzi non proprio di mercato.
Terreni, in alcuni casi, ricadenti anche in aree archeologiche e
ceduti ad alberghi come accaduto ad Agrigento, nel cuore della Valle
dei Templi.
Nei
giorni scorsi la trasmissione televisiva delle Iene ha raccolto la
denuncia del sindaco di Furnari, Mario Foti, il primo a sollevare il
caso dell'anomalia di alcune compravendite di terreni demaniali. Una
seconda denuncia era arrivata lo scorso anno dal candidato sindaco di
Agrigento, Giuseppe Di Rosa.
Da
qui l'ispezione della Regione, accelerata dopo la trasmissione delle
Iene, che ha portato al riconoscimento di «gravi errori» nella
vendita dei terreni. E lo scandalo rischia di allargarsi, visto che
al momento è stato verificato fino in fondo una particolare
compravendita, forse la più eclatante.
Ad
Agrigento la Regione ha ceduto un pezzo del giardino di Villa
Genuardi, nel cuore della Valle dei Templi e sede della
Soprintendenza, alla società che gestisce un l'albergo attiguo,
l'hotel Valle dei templi. La società si chiama Tas e fa riferimento
allo studio legale Sinastra, suocero del deputato nazionale di Forza
Italia, Riccardo Gallo Afflitto. Accade che nel 2013 il demanio cede
alla Tas 4 mila metri quadrati di terreno. Una parte ricade in zona
non vincolata, ma una parte di questo terreno ricade all'interno
dell'area archeologica ed è assolutamente inalienabile per legge.
Costo della compravendita, circa 10 mila euro. Ieri il dirigente del
dipartimento Finanze Giovanni Bologna ha avviato il procedimento di
revoca della vendita che inspiegabilmente era stata autorizzata
dall'ufficio competente tre anni fa. «Questo è solo l'inizio
dice il dirigente Bologna adesso avvieremo le verifiche su tutte
le compravendite fatte in questi ultimi tre anni, sono circa
cinquanta e vedremo se ci sono errori e quanto sono gravi. Nel caso
di Agrigento siamo intervenuti in maniera tempestiva».
L'altro
caso sollevato dalle Iene riguarda invece il Comune di Furnari. «Ho
presentato già lo scorso anno una denuncia per la vendita di un
terreno di all'interno di un parco urbano e a due passi dal mare
dice il sindaco Foti si tratta di un'area di 20 mila metri
quadrati venduta ad appena 4 mila euro, a fronte di una valutazione
fatta negli anni Novanta dall'Intendenza di finanza di Messina pari a
300 milioni delle vecchie lire. Questa vendita è avvenuta a privati
senza alcuna trasparenza e bando pubblico. Per me si tratta di una
svendita gravissima perché la Regione ha ceduto un'area a due passi
dal mare per 0,18 euro a metro quadro. Vi pare una valutazione di
mercato attendibile?». Nella denuncia presentata in procura a
Messina si fa riferimento anche a valutazioni fatte dal genio civile
dopo l'avvio della vendita del terreno e da parte di dirigenti in
presunto conflitto d'interessi.
Di
certo c'è che il caso sollevato dal sindaco Foti può essere solo la
punta dell'iceberg di un sistema «parallelo»: «Penso che in questi
anni ci sia stato un mercato parallelo e nascosto sulla vendita di
tanti terreni demaniali». Negli ultimi anni sono stati venduti
quattro terreni a ridosso del mare a Poro Empedocle a proprietari di
villette limitrofe, il tutto per importi che variano da 12 mila ai 50
mila euro. A Stromboli, dove i terreni in vendita sono pochissimi e
hanno prezzi a dir poco elevati, è stato venduto un terreno
regionale sul mare ad appena 38 mila euro. Qualcosa
sembra davvero non tornare in una gestione che comunque non ha visto
alcun bando pubblico della Regione in materia.
La
legge prevede per beni di valore inferiore ai 400 mila euro la
possibilità di trattative private, ma almeno l'informazione che si
sta per vendere un bene pubblico dovrebbe essere pubblicizzata. Su
tutta questa partita ha adesso acceso i riflettori il dirigente
generale Bologna, che ha costituito un nucleo ispettivo: «Mi sono
insediato da meno di un anno e stiamo adesso approfondendo su quanto
accaduto negli anni passati
dice
Bologna faremo verifiche puntuali caso per caso. Anche se posso
dire che alcune vicende che hanno avuto ampio risalto mediatico non
sembrano registrare alcuna illegittimità. Ma vedremo».
Rimane
una domanda: ma in questi anni come è stato possibile vendere così
tanti terreni, alcuni dei quali in riva al mare e in aree
archeologiche tra le più importanti del mondo, senza che nessuno ne
sapesse nulla se non i diretti interessati?
GIORNALE DI SICILIA
Riforma province
Ok dalla giunta al ddl che cambia i confini nisseni
Il governo regionale si appresta a modificare i confini geografici delle ormai ex province siciliane. I cambiamenti sostanziali si avranno nel territorio nisseno con la perdita dei Comuni di Gela e Niscemi che hanno deciso di fare parte della più vasta Area metropolitana di Catania. Sulla stessa scia si è mossa Piazza Armerina che volterà le spalle alla provincia di Enna. A dare seguito ai referendum confermativi della volontà dei consigli comunali, in rispetto alla legge 15 del 2015, è stata la giunta Crocetta con l'approvazione del disegno di legge che potrebbe sfociare in un nuovo disegno dei confini territoriali. La decisione, ancora una volta, dovrà essere ratificata dall'aula di Palazzo dei Normanni. Intanto i comitati spontanei sorti nei tre Comuni si sono detti soddisfatti dell'approvazione del ddl da parte del governo regionale. «Iniziamo a vedere uno spiraglio di luce in fondo al tunnel - commenta Liliana Bellardita, presidente del comitato Gelensis Populus - finalmente Gela e Niscemi riescono a sganciarsi da Caltanissetta, e lo stesso fa Piazza Armerina abbandonando la provincia di Enna. Abbiamo incontrato vari parlamentari e politici regionali e a loro abbiamo rappresentato la necessità di autonomia dei nostri territori. L'assessore regionale Luisa Lanteri ha sempre manifestato un certo ottimismo sulla possibilità che la giunta avrebbe presentato l'atto di ridisegno dei confini, garantendo il passaggio con Catania». (*LUMA*)
Spiagge, Mareamico denuncia:
«In molte il bagno non si può fare» ...«La situazione nella provincia di Agrigento è molto triste perché chilometri e chilometri di splendida spiaggia sono vietati, per decreto, alla pubblica balneazione». Lo sostiene Mareamico, facendo uno screening del litorale provinciale. «Il primo aprile è iniziata - scrive Mareamico Agrigento - la stagione balneare in Sicilia, che si concluderà il 31 ottobre, e come ogni anno l'assessorato alla salute ha emanato il decreto di balneazione per la stagione 2016. I motivi dei divieti sono sempre i soliti: la deficienza cronica della depurazione che causa l'inibizione per lunghi tratti alla balneazione, soprattutto ad Agrigento, Sciacca, Realmente e Porto Empedocle. A tutto ciò si aggiunge un notevole quantitativo di costa inibita alla balneazione per colpa del rischio di crolli della falesia, soprattutto ad Agrigento e a Realmonte». «Se esaminiamo la costa - aggiunge Mareamico - di San Leone, da ovest ad est, troviamo la spiaggia del Caos dove non si può fare il bagno per pericolo di crollo della falesia, poi si arriva a Maddalusa, ma subito dopo la spiaggia della Babbaluciara risulta vietata alla balneazione per un divieto, legato alla presenza del fiume Akragas. Poi arriva la zona portuale e la spiaggia ad est del porticciolo, vietata per decreto». «Poi c'è - aggiunge l'associazione ambientalista - il lungomare Falcone e Borsellino, balneabile ma non sfruttabile. A questo punto topograficamente arriva la spiaggia dell'Aster, attualmente sotto sequestro penale, inibizione che arriva fin alla zona della spiaggia di Marenostrum. Finalmente abbiamo le spiagge del viale delle Dune che risultano balneabili fino a Cannatello, dove arriva il divieto per colpa del fiume Naro. Segue la spiaggia della Misita, balneabile,ma non raggiungibile ». E non è finita. «A seguire c'è la splendida spiaggia di Zingarello che purtroppo, come la successiva spiaggia di Drasy e fino a Punta Bianca, risulta inibita alla balneazione per colpa del pericolo oggettivo di crolli, che la scorsa estate hanno rischiato di uccidere alcune persone. Chilometri di spiaggia, che per un motivo o per un altro, non possono essere utilizzate - conclude in maniera desolata l'associazione Mareamico- e pertanto risultano spiagge a perdere». (*AAU*)
Teleradiosciacca
GELA PASSA DALLA PROVINCIA DI CALTANISSETTA A QUELLA DI CATANIA
Approvato il ddl relativo alle variazioni territoriali dei comuni di Gela, Piazza Armerina e Niscemi che passano dalla provincia di Caltanissetta e dalla provincia di Enna alla città metropolitana di Catania; approvata anche la variazione territoriale anche per il comune di Licodia Eubea che passa alla città metropolitana di Ragusa; questi Comuni avevano deliberato il trasferimento da un ex provincia all'altra, tramite il referendum previsto nella legge di creazione dei Liberi consorzi.
Via libera anche al piano per la tutela dei rischi derivanti dall'amianto e nominati i direttori di quattro dipartimenti che sono al dipartimento tecnico - Vincenzo Palizzolo; lavoro - Antonella Bullara; famiglia - Mario Candore e autonomie locali - Giuseppe Morale. Via libera anche alle nomine dei Collegi dei revisori di Asp e IACP, alle linee guida per la riorganizzazione del Sistema di istruzione e formazione tecnica superiore e la costituzione degli Istituti tecnici superiori', alla proposta integrativa di declaratoria del carattere di eccezionalità dell'evento avverso piogge alluvionali verificatesi nel territorio della provincia di Palermo dall'1 gennaio 2015 al 30 aprile 2015.