Giornale di Sicilia
I nodi della sicilia
È conflitto istituzionale senza precedenti dopo la scelta del governo nazionale di bocciare il testo
Riforma ex Province.
Crocetta tira dritto e Ardizzone lo scavalca: «Cambierò tutto»
Il presidente della Regione: niente modifiche sull'elezione dei sindaci metropolitani. Ma il vertice dell'Ars ha un piano segreto
Crocetta: «Non ho intenzione di presentare modifiche sulla elezione dei sindaci metropolitani». Ardizzone: «Vista l'inerzia del governo, agirà l'Ars. Il governo è inerte e omissivo».
Rosario Crocetta annuncia l'intenzione di sfidare il governo Renzi difendendo la riforma delle Province impugnata. Ma all'Ars è già pronto il piano che martedì cancellerà le anomalie regionali recependo la norma nazionale. E così dietro la riforma che ha soppresso le Province per dar vita (solo sulla carta) a Liberi Consorzi di Comuni e Città metropolitane va in scenaun conflitto istituzionale fra Palazzo d'Orleans e Parlamento con pochi precedenti. Tutto nasce dalla nota con cui Renzi, tramite il sottosegretario De Vincenti, ha annunciato che anche l'ennesima versione della riforma siciliana non piace al governo nazionale. Che quindi non ritirerà l'impugnativa già avviata a luglio. Il nodo, a questo punto, rimane la scelta dei vertici delle Città metropolitane: tre strutture che mettono insieme amministrativamente i Comuni del territorio di Palermo, Catania e Messina. A livello nazionale la guida è automaticamente affidata al sindaco del Comune capoluogo,in Sicilia si è scelto di eleggere i vertici attraverso un voto limitato ai consiglieri comunali. Crocetta è da sempre contrario a consegnare a Leoluca Orlando ed Enzo Bianco le chiavi di nuovi enti destinatari di finanziamenti ingenti e notevole peso politico. Una posizione condivisa dall'area non renziana del Pd. Per questo motivo il presidente della Regione ieri ha annunciato che non abrogherà la norma siciliana: «Non ho assolutamente intenzione di presentare modifiche sulla elezione dei sindaci metropolitani. Anzi, la Regione resisterà nel giudizio davanti alla Consulta». Crocetta va oltre annunciando che «dopo le Amministrative del 5 giugno il governo stabilirà la data delle elezioni per le Città metropolitane». Il presidente sa che la sua posizione trova forti opposizioni fuori e dentro il Parlamento, e per questo aggiunge che «se l'Ars vuole modificare la legge regionale, faccia pure. Il governo difenderà il testo già varato e l'Autonomia della Regione». Ma il presidente dell'Ars, Giovanni Ardizzone, ha già pianificato di scavalcare il governo regionale e seguire la strada tracciata da Renzi. Martedì Ardizzone convocherà la conferenza dei capigruppo e lì annuncerà una procedura che in qualche passaggio ricalca quella che veniva seguita quando c'era il Commissario dello Stato che impugnava le leggi: in aula verrà presentato un disegno di legge che da un lato abrogherà la norma impugnata (solo l'articolo sui vertici delle Città metropolitane) e dall'altro indicherà esplicitamente che entra in vigore quella nazionale. Ardizzone, da sempre contrario alla norma siciliana, non nasconde l'irritazione verso Crocetta: «Vista l'inerzia del governo, agirà l'Ars. Il governo è inerte e omissivo. La posizione di Crocetta è illogica e immotivata. Tra l'altro non ha mai impugnato la riforma nazionale nè finora si è costituito in giudizio alla Consulta per difendere quella siciliana. E ciò ha condannato la Sicilia a un'arretratezza istituzionale». Ardizzone legge nella posizione di Crocetta «tanta polemica e poca sostanza». Parole che seguono di pochi giorni quelle consegnate a Giovanni Ciancimino e Loredana Passarello, autori del libro Voragine Sicilia: «La rivoluzione di Crocetta - ha detto Ardizzone - è stata un'efficace arma dialettica ma ho constatato un evidente divario tra l'annunciato e il compiuto.Con una tendenza a fare le cose come si sono sempre fatte, a volte con ingiustificabile approssimazione. I problemi vengono affrontati con gli schemi che hanno fallito finora, solo mescolando carte o persone».
Il caso. Un escamotage per firmare il Patto, e all'Ars scatta la conta per salvarlo
L'ira di Renzi sulla Sicilia. In bilico 300 milioni
Alla fine di una giornata burrascosa è stato necessario inventare una nuova figura istituzionale: l'Autorità urbana.A questa è affidato il potere di firmare un patto con lo Stato che vale 300 milioni da distribuire su Palermo e Catania. L'altra firma la metterà domani Matteo Renzi. Tuttavia ieri mattina il premier era pronto a far saltare tutto. Ha scritto ai sindaci di Palermo e Catania segnalando che, per effetto della riforma delle Province impugnata, in questo momento le Città metropolitane non hanno alcun vertice: non c'è chi può firmare il patto. Ne è nata una frenetica consultazione e alla fine èstato proprio Palazzo Chigi a suggerire di far esprimere ai sindaci dei paesi coinvolti nell'area metropolitana una sorta di delega a Orlando e Bianco. Che così da ieri pomeriggio sono diventati Autorità urbana di Palermo e Catania: ruolo non previsto in alcun codice. La firma che darà avvio alla lenta procedura per far arrivare a Palermo e Catania 300 milioni partirà oggi. E ciò fa tirare un sospiro di sollievo all'Ance (i costruttori) visto che gran parte è destinata alle opere pubbliche. Ma quei 300 milioni restano a rischio, almeno fino a quando le Città metropolitane non nasceranno realmente. Per questo motivo l'Ance di Palermo ha sposato la linea del presidente dell'Ars, Giovanni Ardizzone: «Ci auguriamo che la sua iniziativa per recepire la riforma nazionale abbia buon esito» ha detto Fabio Sanfratello. Una posizione sostenuta dai sindacati. Per Michele Pagliaro della Cgil: «La vicenda delle Province è l'emblema dell'incapacità del governo regionale, che ha saputo solo fare proclami». E per Mimmo Milazzo della Cisl «è necessario che governo e Ars si muovano nel quadro dell'assetto istituzionale nazionale». La Uil, con Claudio Barone, si augura che venga approvata «una legge in grado di far ripartire il confronto con Renzi e recuperare risorse per i lavoratori». Fuori dall'Ars la posizione di Crocetta («difendere la nostra legge») non ha seguito. Ma all'Ars ad Ardizzone servirà una maggioranza per approvare il recepimento di quella nazionale. Scontato il sostegno dell'Udc, ieri è arrivato anche quello di Forza Italia che non aveva votato la legge impugnata: «Serve - commenta Marco Falcone - una norma correttiva per recepire la riforma nazionale e uscire da questa vicenda tragicomica ».Anche il Pd, ala renziana, conferma con Giuseppe Bruno «la necessità di recepire la norma nazionale senza perdere tempo pensando di fare uno sgambetto a Orlando e Bianco». Ma l'ala più vicina a Cracolici potrebbe sostenere la posizione di Crocetta così come gli uomini di Cardinale. E a quel punto sarà decisiva la posizione dei grillini e Musumeci. Si vota martedì.
Gia. Pi.
Ex provincia. Ad aggiudicare i lavori è stato l'Ufficio Gare del Libero Consorzio.
Ribera, centro polivalente alla villa Appaltati i lavori di realizzazione L'Ufficio Gare del Libero Consorzio Comunale di Agrigento, l'ex provincia regionale, ha aggiudicato l'appalto, per conto del Comune di Ribera, relativo alla realizzazione di una struttura all'interno della villa comunale. "Si tratta - si legge in una nota diffusa ieri dal Libero Consorzio - di una procedura aperta per l'aggiudicazione dei "Lavori di realizzazione di uno spazio polivalente all'interno della villa comunale di Ribera, finalizzato alla realizzazione di eventi legati alla promozione dell'identità locale", dell'importo a base d'asta di 824.225,06 euro. L'Ufficio Gare ha concluso l'iter per l'aggiudicazione esaminando le offerte delle 103 imprese partecipanti in qualità di Stazione Unica Appaltante, attività effettuata ai sensi del Decreto Legislativo 163/2006, che obbliga i Comuni non capoluogo alla convenzione con l'Ufficio Gare del Libero Consorzio Comunale per l'affidamento di beni e servizi". Ormai è proprio l'Ufficio Gare del Libero consorzio comunale di Agrigento a tenere, su delega dei Comuni che stanziano i fondi necessari, le gare per affidare l'aggiudicazione delle opere pubbliche. Si parla, infatti, di "stazione unica appaltante". "La commissione di gara -aggiunge il Libero consorzio - ha aggiudicato i lavori all'impresa Cospin srl, con sede a Catania,che ha offerto il ribasso dell'11,8172 per cento sull'importo soggetto a ribasso, pari a 528.027,73 euro, al quale vanno aggiunti oneri per la sicurezza per 2.089 euro e il costo del personale per 294.108,33 euro, entrambi non soggetti a ribasso. Seconda in graduatoria è risultata Seicon srl, con sede a Castellammare del Golfo, che ha offerto il ribasso del 10,7885 per cento. Continua, dunque, l'impegno del Libero Consorzio in tutti i settori di intervento per garantire i servizi a cittadini e imprese, nonostante il difficile momento delle ex Province Regionali". (*AAU*)
Unione comuni «benedice» il centro benessere
..."L'insediamento della struttura ricettiva e centro benessere Adler Spa&Resort in contrada Torre Salsa sarà concreta iniziativa di sviluppo economico ed occupazionale per i territori, nel rispetto dell'ambiente e dell'ecosistema esistente". L'assemblea dell'Unione dei Comuni Bovo Marina, Eraclea Minoa e Torre Salsa ha condiviso pienamente ed ufficialmente sostiene la decisione dell'amministrazione e del consiglio comunale di Siculiana di consentire l'insediamento della struttura ricettiva e centro benessere Adler Spa&Resort in contrada Torre Salsa. E' quanto si legge in un ordine del giorno approvato all'unanimità dall'assemblea intercomunale presieduta da Pietro Dimora che ritiene la realizzazione di un resort di lusso accanto alla riserva naturale di Torre Salsa una "concreta iniziativa di sviluppo economico e occupazionale per i territori nel rispetto dell'ambiente e dell'ecosistema esistente". Approvato anche un ordine del giorno proposto dagli assessori comunali al Turismo di Montallegro e Siculiana, Andrea Iatì di Enzo Zambito, per la valorizzazione e la promozione turistica dell'intero territorio. Iatì e Zambito, propongono, in sintesi, di "valorizzare al meglio il territorio attraverso l'attivazione di politiche finalizzate al coinvolgimento di altri Comuni rivieraschi, come Realmonte città della Scala dei Turchi, tramite la creazione di un marchio di area territoriale da veicolare attraverso le più innovative forme di marketing turistico; una migliore organizzazione degli uffici turistici comunali e la creazione di un ufficio programmazione turistica intercomunale; la definizione di strategie per il coinvolgimento delle attività turistico ricettive operanti nel territorio per l'incentivazione e la creazione di nuove attività turistiche e di servizio". L'idea è, naturalmente, anche quella di elaborare strategie innovative di marketing e programmare la partecipazione alle più importanti fiere del turismo nazionali ed internazionali e di istituire un forum del turismo dell'Unione per favorire, anche in fase di programmazione, la partecipazione di operatori economici privati e del mondo dell'associazionismo locale. (*CR*)
Livesicilia
Caos delle Province. Ora è guerra frai lavoratori.
PALERMO- In assessorato ne sono arrivate circa 300. Lelettere portano la firma dei sindaci di Comuni siciliani. Tuttequante chiedono, in pratica, di non consentire che la legge sulleProvince finisca per impedire le stabilizzazioni dei precari deglienti locali. Già, perché uno degli effetti collaterali di questocaos chiamato riforma è anche una guerra tra lavoratori. Isindaci insomma sono preoccupati. Ed è uno degli effetti delcapriccio del governatore: quello che ha tenuto bloccate ecommissariare le ex Province per tre anni. Primaa causa di un annuncio al quale è seguito il nulla fuorché il tamtam mediatico, poi a causa di una serie di disegni di legge eassessori mutati vertiginosamente, quindi per colpa di una leggescritta male (con la complicità dell'Ars) e pesantemente impugnatadal governo Renzi, infine per la volontà di mantenere in piedi unanorma, quella relativa al sindaco metropolitano, diversa dal restod'Italia, ma utile a tagliare fuori alcuni "nemici politici" comeLeoluca Orlando ed Enzo Bianco. Eadesso la Sicilia è nel limbo. Di nuovo. Con una impugnativa checontinua a incombere sulla riforma. Econ circa 25 mila lavoratori (tra i seimila delle ex Province e ilresto, precari dei Comuni) terrorizzati dal futuro. Proprio perquesto, circa 300 sindaci hanno scritto all'assessore alla Funzionepubblica Luisa Lantieri. Nelle note, tornano spesso alcuni passaggi."La legge di riforma delle province - scrivono i sindaci -promuove una destabilizzazione dei rapporti di lavoro in essere,anziché consolidare gli stessi". In pratica, i sindaci paventanoche possano avviarsi i meccanismi previsti dalla norma nazionalesulla mobilità: una buona parte dei dipendenti delle ex Province,col variare delle funzioni attribuite al nuovo ente, il LiberoConsorzio, dovrebbe infatti essere trasferito a Regione e Comuni. Maa quel punto, si finirebbe per cancellare la priorità di precari cheda anni e forse da decenni lavorano nello stesso Comune e cheaspirano all'assunzione, prevista dalle norme nazionali e regionali(anche l'ultima proroga approvata da Roma e ratificata da Salad'Ercole, infatti, è legata alla stabilizzazione degli stessilavoratori). E i sindaci puntano il dito proprio contro "lamanifestata e chiara volontà di procedere con decorrenza 1 gennaio2017 all'estromissione del personale a tempo determinato dairispettivi posti di lavoro per fare spazio al personale che risultain esubero presso le dismesse province". Unaguerra tra precari e tra lavoratori, dicevamo. Combattuta in un caosche è solo siciliano.Perché dalla Calabria in su, invece, l'abolizione delle Province ela gestione del personale - tranne rarissimi casi - non è stataaffatto traumatica. Anche perché le Regioni hanno potuto fareaffidamento al portale messo a disposizione dal Ministero dellaFunzione pubblica guidato da Marianna Madia. La Sicilia, invece, èrimasta fuori anche da quello, a causa dei ritardi nell'approvazionedella riforma. E adesso? Intantoieri sono piovute le diffide all'assessorato degli altri lavoratori,i seimila (più seicento precari) delle ex Province,appunto, spaventati anche in seguito all'ultima promessa diimpugnativa giunta da Roma. Una impugnativa, del resto, facilmenteprevedibile. Il governo e l'Ars, infatti, hanno deciso, in occasionedella correzione in corsa della riforma approvata in estate ebocciata da Palazzo Chigi, di imboccare una via di mezzo: non hannoaderito del tutto ai rilievi che hanno portato all'impugnativa diRoma intestardendosi sulla norma riguardante il sindacometropolitano, ma non hanno nemmeno deciso di andare allo scontrodinanzi la Consulta. Così, ecco l'esito più logico: la lettera delsottosegretario Bressa che, di fatto, conferma l'impugnativanell'unico punto al quale la Regione non ha voluto adeguarsi. Unadecisione, quella di governo regionale e buona partedell'Assemblea, cheè apparsa a tanti come una specie di "capriccio" personale epolitico, per mettere fuori causa Orlando e Bianco. I due sindaci,infatti, se fosse vigente anche nell'Isola la Delrio, sarebberoautomaticamente i nuovi sindaci metropolitani. Nell'Isola invecedovrebbe procedersi con l'elezione di secondo livello (cioè a votaresarebbero i sindaci della zona, col voto ponderato). Maadesso le strade a disposizione sono rimaste solo due. Laprima è quella indicata a caldo da Rosario Crocetta: "La normaresta com'è. Siamo pronti al ricorso di fronte alla Cortecostituzionale". Un capriccio dopo l'altro. Anche perché siaall'interno del suo governo che all'interno dell'Ars, le intenzionisembrano diverse. Se l'assessore al ramo Luisa Lantieri si limita adaffermare che "ogni decisione verrà presa dopo una discussione colpresidente Crocetta e la giunta", già da Sala d'Ercole, a caldo,era arrivata la "bordata" del presidente dell'Ars Ardizzone:"Quella era una impugnativa scontata". E la seconda strada èproprio quella di modificare nuovamente la legge. Il presidente dellacommissione bilancio Vincenzo Vinciullo, per esempio, ha anchedepositato un emendamento alla cosiddetta "mini-finanziaria" perchiedere l'immediata e totale applicazione della "Delrio" inSicilia. Anche perché insistere sullo scontro col governo nazionalerischia di creare nuovi danni, oltrea quelli già prodotti dalritardato trasferimenti dei contributi proprio a causa dell'assenzadi una legge. Entro il 30 settembre, infatti, bisognerà andare alleelezioni degli organi dei Liberi Consorzi. E la scelta del sindacometropolitano, qualora Crocetta insistesse per lo scontro con Roma,finirebbe per essere "sub judice" fino alla decisione dellaConsulta. L'alternativa a quel punto sarebbe la più paradossale: unaproroga dei commissariamenti fino alla pronuncia della Cortecostituzionale. Un commissariamento dannoso e mai visto prima. Lungoun'intera legislatura.
BlogSicilia
Crocetta: "Ok sindaci, ma possono firmare i commissari"
La legge ex province torna in Aula?
Ancora dubbi sulla firma dei 'Patti'
Palermo Ars
di Francesco Lamiani
"Per ben tre volte il governo ha presentato all'Ars la norma che prevedeva che la governance delle città metropolitane fosse affidata ai sindaci dei capoluoghi. E per tre volte la norma è stata bocciata dal Parlamento con voto segreto".
Rosario Crocetta difende così l'operato sulla legge che aveva immaginato per il riordino delle ex province e in una nota rimarca quanto aveva proposto e ciò che l'Aula ha cambiato.
Tutto ciò a 24 ore dalla visita di Matteo Renzi che a Catania e Palermo firmerà i 'Patti' per le città con Enzo Bianco e Leoluca Orlando, i quali - non essendo sindaci metropolitani - sottoscriveranno il documento con la qualifica di 'autorità urbane'.
E' stato proprio questo appunto, superato con una formula che si rifà agli accordi già siglati con Roma per i Pon Metro, a gettare altra benzina sul fuoco delle polemiche legate alla possibile (ed ulteriore) impugnativa della legge regionale sul riordino delle province da parte dell'esecutivo nazionale.
"L'impugnativa non riguarda una scelta del governo - continua il presidente della Regione - ma del Parlamento. Prendo atto che alcuni rappresentanti di aree politiche parlamentari, che sono stati sempre contrari al fatto che il sindaco della città metropolitana coincidesse con quello del capoluogo, sono oggi disposti a discutere su quella norma per risolvere il problema col governo. Saremmo felici se tutto ciò avvenisse".
Crocetta però rispetta la decisione dell'Ars: "dura lex, sed lex" dice, ma annuncia che se "la legge non sarà modificata, fisseremo comunque la data per le elezioni dei sindaci, perché una questione di forma relativa alla scelta del sindaco, non può bloccare la costituzione delle città metropolitane".
Sulla vicenda, a stretto giro di posta, intervengono i 5Stelle che annuncia che qualora la legge sulle città metropolitane tornasse in aula "noi non parteciperemo ai lavori". Se l'Assemblea lo farà - dice il capogruppo M5S Angela Foti - lo farà senza di noi. Ormai siamo relegati al ruolo di semplici notai che ratificano quanto imposto da Roma. Questo Parlamento deve avere un minimo di orgoglio e rivendicare la sua autonomia. Crocetta difenda ad oltranza la legge anche di fronte alla alla corte Costituzionale, come ieri ha dichiarato di volere fare. La legge è fatta, indietro non torniamo".
Capitolo a parte, invece, merita il caso nel caso: cioè la firma che verrà apposta da Renzi domani a Catania e Palermo sui Patti. Crocetta dopo avere premesso che "sulle città metropolitane non ho nessuno scontro con il presidente dell'Ars Ardizzone né con Bianco o Orlando", ribadisce che "la Regione ritiene corretto che a firmarlo (il Patto ndr) siano i sindaci dei capoluoghi".
Il governatore però sottolinea anche che qualora esistesse "un problema formale di rappresentanza, il documento potrebbe essere sottoscritto concretamente anche dai commissari delle città metropolitane, che hanno titolo per potervi partecipare."
ViviEnna
Liberi Consorzi. Da Roma filtrano dubbi, da Faraone silenzio
Liberi Consorzi sempre più nel caos e dipendenti ennesi che attendono ancora notizie dal sottosegretario Faraone come da lui promesso durante la sua visita ad Enna due settimane fa.
In quella occasione annunciò che era in calendario un suo incontro con il sottosegretario agli Affari regionali, Gianclaudio Bressa, sulla delicata questione relativa ai Liberi Consorzi di Comuni, sul tavolo del confronto la legge regionale modificata dall'Ars per il quale il governo nazionale ha anticipato nuove criticità. Ma ad attendere notizie sono soprattutto i dipendenti che ascoltati dall'onorevole Faraone che senza tanti giri di parole spiegò come il loro futuro era legato più a Palermo che a Roma. Il sottosegretario siciliano rassicurò sul trasferimento dei 500 milioni per i Liberi Consorzi che ad oggi non ci sono ancora.
Per la verità un po' di confusione è stata creata perchè se è vero che sono arrivate queste rassicurazioni, è altrettanto vero che ai commissari straordinari è stato detto che da Roma non arriveranno fondi. E ad oggi dei 500 milioni promessi non c'è traccia. Lo ha confermato anche l'assessore regionale agli Enti locali, Luisa Lantieri, che in questi suoi primi mesi da assessore si è spesso recata a Roma per trovare una soluzione. Ma allora dove sta la verità? Probabilmente nel silenzio in atto, un silenzio che dimostra come ancora da Roma non ci siano certezze. In mezzo a tutto questo ci sta la fretta dei dipendenti regionali che temono il default degli enti con il rischio di veder saltare gli stipendi.
Sicilia24h.it
Aggiudicato appalto per la realizzazione di uno spazio polivalente a Ribera
E' stato aggiudicato dall'Ufficio Gare del Libero Consorzio Comunale di Agrigento un importante appalto per conto del Comune di Ribera. Si tratta di una procedura aperta per l'aggiudicazione dei "Lavori di realizzazione di uno spazio polivalente all'interno della villa comunale di Ribera, finalizzato alla realizzazione di eventi legati alla promozione dell'identità locale", dell'importo a base d'asta di 824.225,06. L'Ufficio Gare ha concluso l'iter per l'aggiudicazione esaminando le offerte delle 103 imprese partecipanti in qualità di Stazione Unica Appaltante, attività effettuata ai sensi del Decreto Legislativo n. 163/2006, che obbliga i Comuni non capoluogo alla convenzione con l'Ufficio Gare del Libero Consorzio Comunale per l'affidamento di beni e servizi. La Commissione di gara ha aggiudicato i lavori all'impresa COSPIN SRL con sede a Catania, che ha offerto il ribasso dell' 11,8172% sull'importo soggetto a ribasso di 528.027,73 euro, al quale vanno aggiunti oneri per la sicurezza per 2.089,00 euro e il costo del personale per 294.108,33 euro, entrambi non soggetti a ribasso. Seconda in graduatoria è risultata SEICON SRL, con sede a Castellammare del Golfo (TP), che ha offerto il ribasso del 10,7885%. Continua, dunque, l'impegno del Libero Consorzio in tutti i settori di intervento per garantire i servizi a cittadini e imprese, nonostante il difficile momento delle ex Province Regionali e le ulteriori incertezze sul loro futuro legate all'annuncio di impugnativa, da parte del Governo Nazionale, della norma varata di recente dall'ARS