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rassegna stampa del 5 maggio 2016

Giornale di Sicilia

I nodi della sicilia
Oggi in aula la legge sull'elezione dei vertici delle città metropolitane. c'è l'incognita del voto segreto
Ars, colpo di spugna: nessun Comune potrà cambiare la Provincia d'origine
Bocciata la norma che consentiva di scegliere i Consorzi.

Bocciate in Commissione all'Ars le norme che avrebbero consentito ai singoli enti locali di aderire ai Liberi Consorzi. I «grillini»: un abuso ai danni dei cittadini.
OOO I cittadini erano stati chiamati a votare in un referendum dal sapore rivoluzionario. Dovevano decidere, quei cittadini, se lasciare (amministrativamente) la Provincia in cui da sempre il loro Comune si era trovato e transitare verso le Città metropolitane, sulla carta più ricche. E avevano deciso di cambiare. Fu così che un anno fa Gela, Piazza Armerina e Niscemi avevano avviato le pratiche per passare da Caltanissetta e Enna alla Città Metropolitana di Catania. Mentre Licodia Eubea doveva passare al Libero Consorzio di Ragusa. Poi però la legge è cambiata: una delle tante modifiche dettate dal lungo iter della riforma delle Province. E si è scoperto che le nuove norme non permettono più che il cambio avvenga solo sulla base di un referendum. Serve una legge dell'Ars. E questa legge era pronta. Per la precisione, quattro leggi: una per ognuno dei Comuni che intendeva cambiare Provincia. Solo che queste norme ieri sono state tutte bocciate in commissione all'Ars. E del cambio non se ne fa più niente. Ogni Comune resta dove è sempre stato. La notizia ha scatenato la protesta dei grillini: «Un enorme abuso, tradita la volontà popolare espressa col referendum di luglio. È stato inferto un nuovo colpo mortale alla democrazia» hanno commentato Matteo Mangiacavallo e Francesco Cappello. Solo i 5 Stelle hanno votato contro la bocciatura delle 4 leggi.«È vergognoso - affermano Mangiacavallo e Cappello - la commissione ha fatto un enorme abuso. Questo referendum ha avuto un costo. Chi ha bocciato le leggi ora dovrebbe risarcire i Comuni dalla spese sostenute». Col senno di poi, risultano inutili le battaglie fatte nei vari paesi. Lo stesso presidente Crocetta si era molto battuto per assicurare questa chance e in tanti ricordano che uno dei temi sul tappeto in occasione del voto della prima riforma delle Province era proprio quello legato a Gela, che il presidente sperava potesse addirittura diventare un Libero Consorzio autonomo. Ma Totò Cascio, presidente della commissione Affari Istituzionali dell'Ars, difende la decisione di non portare avanti i disegni di legge: «Le varie modifiche alla riforma delle Province hanno cambiato la situazione rispetto a quando furono votati i referendum. Ma il punto principale è un altro. Non basta la volontà di cambiare Provincia, serve anche un quadro completo dei debiti maturati quando si faceva parte del vecchio ente e che restano in capo ai 4 Comuni. Questi debiti dovrebbero essere caricati sulla Città Metropolitana che li "adotta". E lo stesso deve farsi per il personale: ogni Comune che lascia la Provincia ha in proporzione una quota di personale del vecchio ente. Se non conosciamo questa quota, non possiamo trasferire i costi. E così si rischia di far fallire i vecchi enti, che resterebbero sovraccarichi di debiti e personale a vantaggio delle nuove Città Metropolitane». Insomma, un caos. Con l'unica certezza che a distanza di oltre un anno dai referendum si torna al punto di partenza. E così i Liberi Consorzi coincideranno esattamente con i confini geografici e con i Comuni delle vecchie Province. E le Città Metropolitane saranno identiche alle vecchie Province di Palermo, Catania e Messina Sempre che l'Ars oggi non stravolga l'ennesimo emendamento alla riforma. È previsto il voto sulla norma - proposta dal presidente dell'Ars, Giovanni Ardizzone - che assegna la guida delle Città Metropolitane automaticamente al sindaco del Comune capoluogo. Cancellando così quelle elezioni di secondo livello previste nella prima norma e che avevano dato vita all'impugnativa da parte dello Stato. Ieri il voto su questa norma è stato rinviato perchè l'Ars si è attardata su altri articoli della Finanziaria bis. Ma dietro il rinvio potrebbe anche esserci una trattativa in extremis per evitare che la norma sia esaminata col voto segreto. Mossa che potrebbe preludere all'agguato d'aula da parte di chi, soprattutto in aree del Pd, è contrario ad assegnare automaticamente ad Orlando e Bianco la guida dei nuovi enti. Gia. Pi.

Si cambia. Passa il criterio dell'offerta più vantaggiosa

La Regione recepisce il codice degli appalti OOO La Regione recepisce il codice degli appalti, una direttiva firmata ieri permetterà di applicare le nuove norme anche nell'Isola. Il provvedimento porta la firma dell'assessore alle Infrastrutture, Giovanni Pistorio, e del direttore generale del Dipartimento Tecnico, Vincenzo Palizzolo. L'assessore Pistorio parla di una «applicazione automatica in virtù del recepimento dinamico già operato dal legislatore siciliano. Tutte le norme in contrasto con la nuova normativa sono abrogate e tutti i riferimenti delle norme regionali al decreto legislativo del 2006 dovranno intendersi riferiti alle nuove disposizioni dettate dal decreto legislativo del 2016». Fra le principali novità il metro di aggiudicazione degli appalti di importo superiore a un milione di euro e i criteri per stabilire se le offerte siano anomale. Per gare superiori a un milione di euro si applicherà il criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa, che prima invece veniva utilizzato solo in casi di particolare complessità. «Ciò significa che le stazioni appaltanti dovranno adeguarsi - spiega Giuseppe La Rosa, direttore di Ance Sicilia - . Per gli imprenditori i costi saranno superiori perchè le procedure sono più complesse. Le stazioni appaltanti ora dovranno adeguarsi , se non lo faranno velocemente all'inizio i tempo potranno essere più lenti». Il criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa secondo l'assessore Pistorio «garantisce l'esecuzione delle opere e della fornitura di beni e servizi a regola d'arte ed il principio della riduzione delle stazioni appaltanti fino all'attivazione delle centrali uniche di committenza». Cambia anche il sistema per individuare offerte anomale: prima la soglia veniva stabilita a priori, adesso saranno utilizzati cinque metodi differenti, quello da applicare sarà sorteggiato prima. (*STEGI*)


Istruzione. Scontro amuso duro tra il presidente della Camera di Commercio ed il sindaco. Mentre il Cda annuncia che sono scaduti i termini per il piano formativo
Università, polemiche e agonia
Il Consiglio di amministrazione: «Con grande probabilità non si attiveranno per l'anno accademico 2016/2017 i corsi del polo agrigentino e tra questi anche Architettura e Giurisprudenza».
Il tempo è scaduto. Ed i soci del Consorzio universitario non si sono assunti le proprie responsabilità. «Con grande probabilità non si attiveranno per l'anno accademico 2016/2017 i corsi del polo agrigentino e tra questi anche quelli che per molti anni hanno dato lustro e rilevanza all'offerta formativa, quali Architettura e Giurisprudenza, dando modo a molti studenti di diventare bravissimi e affermati professionisti ». È con queste parole, che potrebbero essere incise su una probabile pietra tombale,che il Cda del Consorzio universitario, ieri, con una nota stampa,ha ufficialmente, platealmente, stigmatizzato il "comportamento che privilegia interessi particolari ed egoistici a scapito dell'interesse generale degli studenti, delle loro famiglie, del territorio". All'ira del sindaco Calogero Firetto che martedì ha parlato di "inutile gioco al rimpiattino", ieri ha replicato il presidente della Camera di commercio di Agrigento, Vittorio Messina: «Nessuno gioca con il futuro del Cupa, tanto meno la Camera di commercio. Pur apprezzando la franchezza e la determinazione con cui il sindaco interviene sul futuro del Cupa, tuttavia bisogna osservare che il solo sostegno economico del comune di Agrigento e della Camera di commercio non bastano a dare prospettive al Consorzio, agli studenti e alle loro famiglie. La verità, che non abbiamo mai trascurato di mettere in evidenza in ogni incontro ufficiale, è che bisogna affrontare seriamente l'aspetto della gestione del Cupa,che rimane la questione più delicata sulla quale non si registrano elementi di chiarezza da parte di chi dovrebbe sostenere l'impegno economico». «Bisogna essere concreti.Prendo atto delle dichiarazioni di buona volontà della Camera di commercio, ma il tempo dei comunicati è finito.Ora servono - ha dichiarato ieri Lillo Firetto - atti concreti e ad oggi l'unica cosa di concreto è l'impegno finanziario per 150 mila euro del Comune». L'assemblea dei soci del consorzio universitario era stata, infatti, convocata, per deliberare sull'offerta formativa 2016/2017 - come espressamente richiesto dall'ateneo di Palermo - per martedì. Non si è però tenuta per l'assenza, ancora una volta, dei rappresentanti della Camera di commercio e del Libero consorzio comunale. «E ciò - scrivono, ancora, dal Cupa nonostante le reiterate affermazioni pubbliche da parte dei due soci fondatori di voler mantenere il decentramento universitario ad Agrigento». Era presente soltanto il sindaco Calogero Firetto e la rappresentante, Maria Giglia, dell'ordine degli architetti di Agrigento. Il termine per deliberare sull'offerta formativa 2016/2017 scadeva ieri. L'ateneo di Palermo,con tanto di nota, informava, infatti,che si doveva deliberare "entro e non oltre il 4 maggio". «Della notevole importanza del punto dell'assemblea, i soci erano ben consapevoli - prosegue la nota del Cda del Cupa - essendo stato allegata alla convocazione la richiesta dell'ateneo, con la relativa imprescindibile tempistica. Così come gli stessi erano e sono pienamente consapevoli del fatto che l'attuale Cda, in regime di prorogatio - e non più legittimato, pertanto, ad assumere decisioni così delicate - non avrebbe potuto deliberare sull'offerta formativa, come invece aveva responsabilmente fatto in passato, in mancanza di una precisa assunzione di responsabilità da parte dei soci». Il Consiglio non ha, dunque, potuto comunicare, per la prima volta, all'ateneo di Palermo alcuna decisione circa la possibilità di avviare i corsi di studio per il prossimo anno accademico. Una decisione tanto attesa dagli studenti e dalle loro famiglie.Una decisione che non arriverà, però, agli organi di governo dell'università di Palermo entro i tempi utili e che comporterà "con grande probabilità" - scrive il Cda del Cupa - la non attivazione dei corsi del polo universitario di Agrigento. A denunciare "l'immobilismo", questa volta però dell'aula Sollano, ieri, è stato anche Pasquale Spataro, presidente della commissione consiliare alla Pubblica istruzione. «A metà febbraio - spiega il consigliere del gruppo "Uniti per la città" - ho protocollato la richiesta di convocazione di una seduta straordinaria da dedicare al futuro dell'università di Agrigento. Sono trascorsi quasi 3 mesi e nulla si muove. Anche se c'è a rischio la sopravvivenza del Cupa, sembra non interessare molto. Non possiamo e non dobbiamo permettere che questa splendida realtà, per insufficienza di fondi, chiuda i battenti. Sarebbe un peccato mortale, imperdonabile. Come presidente della commissione consiliare, a febbraio,ho incontrato la presidente del Cda, Maria Immordino. Da allora mi sembra però che poco o nulla sia cambiato: il quadro è rimasto alquanto allarmante, con alcuni corsi di laurea arrivati quasi al capolinea. Sarebbe proficuo - conclude Spataro - mettere assieme tutti gli interlocutori: Regione, attraverso la presenza del governo e della deputazione agrigentina, Ateneo di Palermo, ex Provincia, Camera di commercio, Comune e Cda del Cupa.Serve un ragionamento organico ed un confronto aperto e propositivo per provare a trovare una soluzione definitiva, indispensabile a garantire il diritto allo studio nella nostra città». (*CR*)

BLOG SICILIA.IT
rINVIATA LA RIFORMA DELLE PROVINCE. PROTESTE DA QUATTRO GRANDI COMUNI
TornaTA in aula oggi a sala d'ercole la legge di Riforma delle Province. Il parlamento dovrà discutere un emendamento firmato da tutti i capigruppo di maggioranza e da Forza Italia per adeguare la norma alla legge Delrio anche nell'unico passaggio in cui la legge siciliana si differenziava da quella nazionale ovvero il metodo di scelta dei sindaci delle città metropolitane. Dopo la seconda impugnativa arriva, dunque, anche la seconda modifica nonché la terza versione di una legge di riforma partita come prima in Italia e che arriverà al traguardo come l'ultima nel bel paese. Ma mentre si discute di riforma da riformare ulteriormente scoppia la polemica su un altro aspetto della stessa vicenda ovvero i confini dei Liberi Consorzi di comuni. La norma stabiliva che dovevano essere proprio i Comuni a scegliere dove e con chi stare per dar vita ai liberi consorzi ma i loro desideri potrebbero essere del tutto disattesi. La polemica, infatti, impazza sulla ridefinizione dei confini dei liberi consorzi che era stata inserita in un disegno di legge apposito che ieri è stato bocciato dalla commissione Affari Istituzionali. Vi si prevedeva il transito di Gela, Piazza Armerina e Niscemi alla città metropolitana di Catania e di Licodia Eubea a Ragusa.Con la bocciatura di questa proposta di legge c'è il rischio concreto che, una volta approvata la nuova rimodulazione della Riforma, Liberi consorzi e città metropolitane nascono sulla base proprio delle vecchie province. Insomma abbiamo abolito 9 province e daremo vita a 3 città metropolitane corrispondenti con i territori delle province di Palermo, Catania e Messina, e a 6 liberi consorzi che liberi non sono perché corrisponderanno ai territori delle ex province di Siracusa, Ragusa, Enna, Caltanissetta, Agrigento e Trapani. La Sicilia si conferma terra gattopardesca dove cambiare tutto per non cambiare nulla, almeno dal punto di vista della definizione territoriale delle ex province. Ma la seduta nel corso della quale si sarebbe dovuta trattare la riforma per poi proseguire con il ddl stralcio della mini finanziaria è saltata. Convocata per le 11, poco dopo l'apertura il presidente dell'Ars Giovanni Ardizzone ha sospeso la seduta ed ha rinviato tutto a martedì per l'assenza del governo. "Trovo quanto accaduto indecente e inaccettabile - dice Antonio Malafarina del Psi - è vero che il governo era fisicamente assente in aula ma Crocetta e gli assessori erano nei corridoi e stavano arrivando e il presidente Ardizzone era stato informato di questo. L'intransigenza del presidente dell'Ars rinvia di una settimana leggi importanti ed attese. Non mi sembra proprio un atteggiamento accettabile"
Libero Consorzio Comunale
Bonificate le strade provinciali

 ...Sono iniziate, acura del Gruppo Tutela Ambientale del Settore Ambiente del Libero Consorzio Comunale, le operazioni di bonifica di alcune strade provinciali. La rimozione dei rifiuti, compresi quelli speciali, sta interessando la strada provinciale e a breve anche le altre strade di competenza del Libero Consorzio sulle quali sono state segnalate discariche abusive o abbandoni di rifiuti pericolosi, in particolare amianto. Le operazioni sono eseguite dagli operai dell'impresa LVM SRL di San Biagio Platani, aggiudicataria dell'appalto, dell'importo a base d'asta di 85.500,00 euro, per la raccolta, trasporto e conferimento in discarica (o presso le ditte autorizzate al recupero) dei rifiuti. La bonifica consentirà di rimuovere, oltre all'amianto, rifiuti ordinari e speciali come pneumatici, lana di vetro e teli bituminosi, elettrodomestici dismessi, carta e inerti. (*CR*)

Livesicilia

Province e Sviluppo Italia
Un presidente senza verità

di Accursio Sabella
Crocetta si rimangia scelte e parole. Ma viene "sbugiardato" in Aula. Nessuna verità. Né tra le impugnative delle Province, né tra i capannoni dell'Irsap, né tra le aziende partecipate della Regione. Il presidente della Regione dichiara, e poi rimangia. Confonde, mescola e alza cortine di fumo per nascondere quella che apparirebbe come vera e propria schizofrenia politica. Lo ha rifatto, Crocetta, oggi a Sala d'Ercole, a proposito dell'impugnativa sulla legge di riforma delle Province e sulla mancata applicazione della Delrio. Lo ha rifatto, il presidente, affermando dagli scranni del governo la stessa 'inesattezza' (chiamiamola così) che il governatore ha cercato di propinare a Livesicilia, con una paradossale "richiesta di rettifica". Una posizione ripetuta oggi quasi parola per parola all'Ars: "Noi - ha detto Crocetta - non siamo mai stati contro l'applicazione della legge Delrio sui sindaci metropolitani. Anzi, il governo per tre volte ha presentato una norma che prevedesse la coincidenza tra i sindaci del capoluogo e quelli delle città metropolitane".
Una dichiarazione, quest'ultima, che cozza quelle rilasciate all'agenzia Ansa appena cinque giorni prima, e, a quanto pare, persino con la realtà dei fatti e degli atti. All'Ars, infatti, dopo aver concluso il suo intervento, Crocetta è stato "sbugiardato" dal presidente Ardizzone: "Sia chiaro: il governo non ha presentato, al contrario di quanto detto dal presidente, alcuna proposta che andasse verso l'applicazione della Delrio sul sindaco metropolitano". Una smentita comica, se non parlassimo di una delle norme più importanti esitate dal parlamento siciliano in questa legislatura. A quel punto Crocetta ha scelto il silenzio.
Ma oggi la verità sembrava essere rimasta fuori dal portone di Palazzo dei Normanni. E ha raggiunto toni surreali sulla vicenda di Sviluppo Italia Sicilia, l'azienda che oggi il governo ha scoperto essere di essenziale importanza. Al punto da voler scongiurare la liquidazione, attraverso la destinazione di commesse regionali. Crocetta stavolta ha delegato l'atto di schizofrenia alla vicepresidente Lo Bello. Quest'ultima ha scaricato la colpa sull'assessore Baccei (assente in quel momento). "Non c'è una divisione nel governo. Diciamo che - ha spiegato la Lo Bello - Baccei pensa ai conti, il resto del governo pensa allo sviluppo e alle risorse coinvolte". Starebbe tutto in piedi, insieme alla solita guerra fredda con l'assessore all'Economia, se solo non fosse stato proprio Crocetta a sciogliere Sviluppo Italia Sicilia appena un mese fa. Proprio il governatore, in quanto rappresentante del socio unico: la Regione appunto. Insomma, per farla breve: Crocetta ha liquidato la società, poi ha attribuito a Baccei la decisione, quindi ha detto - tramite Mariella Lo Bello - che quella società non va liquidata. Tutto in poche settimane.
Senza rossore. E senza memoria, anche, se si pensa all'altra vicenda che ha caratterizzato la seduta: la riforma dell'Irsap. Un ente che - improvvisamente - per il governo regionale è il simbolo dell'inefficienza. "Diciamocelo chiaramente - ha commentato la Lo Bello senza imbarazzi - questo è un ente che in questi anni non è mai partito, non ha mai funzionato". Un'accusa che si aggiunge a quella scagliata poche settimane fa in commissione bilancio, sul ricorso "disinvolto" alle consulenze legali. Per il governo Crocetta, l'Irsap - al quale lo stesso esecutivo ha trasferito più di 30 milioni in tre anni - non è mai partito ed è stata fonte di sprechi. Incredibile, se solo si ricorda la reazione furiosa del presidente, di fronte ai giornalisti che un paio d'anni fa gli facevano notare le stesse cose. Cronisti marchiati come "mafiosi" o poco meno. Incredibile, se si pensa anche a come l'Irsap fosse stato, per Crocetta, il sigillo sulla santa alleanza con Confindustria. Un matrimonio di ferro, celebrato col rito dell'antimafia. E scioltosi tra le accuse, alcune pesantissime, come quelle dell'ex presidente Cicero. Perché una verità non c'è. Quella del presidente, si intende. Una verità che, a voler essere generosi, a volta dura il tempo di una stagione. Altre volte non riesce a resistere nemmeno una settimana.

SiciliaJournal

Ex province, a rischio passaggio Liberi Consorzi alla Città Metropolitana di Catania.
di Carmelinda Comandatore
Palermo - Si è svolta nei giorni scorsi, a Palazzo dei Normanni, la conferenza dei capigruppo, per discutere dell'ultimo ostacolo che il governo nazionale aveva posto sulla legge dei liberi consorzi e le città metropolitane, accettando la regola nazionale che fa coincidere il sindaco della città metropolitana con i sindaci di Messina, Catania e Palermo. La discussione è approdata alla conferenza dei capigruppo dopo la bocciatura della prima commissione, che ha ritenuto che non bastasse la volontà popolare di cambiare provincia, ma che fosse necessario disporre del quadro completo dei debiti e del personale, che andrebbero caricati sulla città metropolitana, mettendo a serio rischio l'esistenza di Caltanissetta ed Enna. Come fa notare il comitato Gelensis, in realtà, questo tipo di valutazione era già rimessa dalla stessa legge, che è stata bocciata, ad un tavolo istituzionale da far partire al momento della sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale e che vedeva seduti contemporaneamente le città di Gela, Niscemi e Piazza Armerina con la città metropolitana di Catania e il libero consorzio di Caltanissetta. "Per l'ennesima volta, - afferma Liliana Bellardita, portavoce del comitato Gelensis - si è vista frustrata la volontà popolare e la Regione ha dovuto piegarsi ai dettami governativi sotto la minaccia di un ulteriore ritardo di quelle risorse economiche necessarie agli enti intermedi siciliani. Dal tentativo di prima approvazione della legge regionale sui liberi consorzi ad oggi abbiamo assistito ad un ridicolo gioco di forza fra politica regionale e nazionale, quest'ultima chiamata in causa da alcuni sindaci che pretendevano di godere degli stessi poteri dei colleghi del continente".
"Proporremo al sindaco di Gela - continua Bellardita - di mettere in campo ogni iniziativa, che possa difendere la volontà popolare della comunità gelese e alla politica regionale di riportare il parametro demografico, necessario per la formazione di nuovi liberi consorzi, a 150.000 abitanti, così come era nella prima stesura della legge. Ma già pronostichiamo la risposta".
Dello stesso avviso anche gli altri Comitati Cittadini di Gela, Niscemi e Piazza Armerina, che hanno definito "assurda e ingiustificata" la scelta di bocciare i Ddl contenenti le variazioni territoriali dei Liberi Consorzi. Non si è fatta attendere neanche la dura presa di posizione del sindaco di Gela, Domenico Messinese, che ha parlato di "agguato mortale alla democrazia partecipata. Lo strappo tra certa deputazione regionale e cittadini - sottolinea Messinese - è ormai evidente. Non ci arrenderemo neanche davanti a questa scelta scandalosa e chiederemo conto a chi ha responsabilità dirette o implicite".
Sicilia24h
Cupa verso la chiusura
Riccardo, pensaci tu. Commissario Barberi, la Sicilia deve volare, lei non ha le ali. Vada in pensione... Firetto, onore al merito.
Di Lelio castaldo
Premessa: A parte le decine e decine di volte che ho scritto articoli a favore dell'unico fiore all'occhiello rimasto in questa città, cioè il Consorzio Universitario della Provincia di Agrigento, mi rivolgo a qualche (purtroppo) imbecille che possa strumentalizzare le mie parole per altri fini. Del dramma Cupa ne stanno parlando tutti gli organi di stampa, in città ed in provincia. Credo, pertanto, di essere anche io in diritto di poterne parlare senza che qualche cretino possa dire qualsiasi cosa.
Il problema relativo alla chiusura del Cupa diventa di giorno in giorno sempre più pregnante e preoccupante, non fosse altro perché chi deve intervenire per cercare di salvarlo, se ne frega altamente.
Cosa stiano facendo in queste ore il presidente della Regione Crocetta, il vice presidente Lo Bello e tutta la deputazione regionale non ci è dato sapere.
Di certo, per salvare il Cupa, si conosce molto bene cosa stanno facendo sia il presidente della Camera di Commercio Vittorio Messina sia il commissario all'ex provincia regionale di Agrigento Roberto Barberi.
Entrambi sembrano degli zombie, incapaci di mettere una parola su una delle questioni più delicate che riguarda tutta la provincia di Agrigento.
Sul tavolo del commissario Barberi e del presidente Messina la questione Cupa; inadatti per una Sicilia che deve riprendere quota, che deve rifiorire, che deve eliminare gli orrori del passato.
La nostra regione, oggi, ha bisogno di gente valida, che guardi al futuro, che proietti il proprio sguardo verso orizzonti più rosei rispetto a quelli che vive.
E così succede che nella importantissima assemblea dei soci convocata appena ieri per discutere sul futuro del Consorzio, Messina e Barberi, soci di maggioranza nella qualità di Camera di Commercio ed ex Provincia regionale di Agrigento, saranno andati al mare anziché presiedere una delle riunioni più importanti sul futuro dell'università agrigentina.
L'unico ad essere presente, l'eroico (è il caso di dirlo) sindaco di Agrigento Lillo Firetto il quale nel corso della riunione ha dovuto costatare l'assenza degli altri soci di maggioranza. Tale circostanza, ovviamente, ha suscitato le ire del primo cittadino che adesso chiede ai grandi "assenti" se la finiscono di cazzeggiare su una questione delicatissima che giorno dopo giorno assume contorni sempre più drammatici.
A questo punto ci chiediamo e chiediamo al mondo interno cosa rappresenta e quale funzione svolge, se non quella di scaldare la sedia, il commissario all'ex Provincia regionale di Agrigento. Non presentarsi ad una riunione che riguarda l'intera provincia agrigentina, (oltre ad un caso divenuto ormai nazionale), che interessa a migliaia e migliaia di giovani che in questo momento vivono con trepidazione la lenta morte del Cupa, a chi giova?
Che ruolo ha il dott. Barberi Roberto, se non quello di passacarte, in seno al libero Consorzio? Cosa sta facendo questo signore, lautamente pagato dalla Regione Siciliana per cercare di dare manforte al dramma dell'Università di Agrigento, essendo l'ex Provincia uno dei soci fondatori?
Pensate che la nostra terra abbia bisogno di gente del genere? La nostra terra ha bisogno di crescere, di guardare al futuro, di poter far guardare con un certo ottimismo i nostri meravigliosi giovani. Barberi Roberto, non solo umilia la dignità del diritto allo studio, ma umilia anche la dignità di migliaia e migliaia di giovani speranzosi che vogliono andare avanti nel corso della propria vita.
Di mummie, che non muovono un dito e che non si presentano a riunioni importanti come quella di ieri per cercare di salvare il Cupa, la nostra terra non ne ha proprio di bisogno. Se Barberi è stanco vada in pensione, lasci il posto ad altri che hanno tanta voglia di fare, di guardare avanti, che hanno l'ambizione di dare una svolta a questa terra, a cominciare anche dalle piccole cose. La nostra ex provincia non ha bisogno di gente come Barberi, desueto, immobile e pronto da un bel pezzo per la pensione. Dice che vuole leggere prima le carte. Ma quanti mesi devono passare per leggere queste carte? Quanto tempo impegna del suo "lavoro" per risolvere un dramma che vive una intera comunità, tutta agrigentina? Sta leggendo forse la Divina Commedia?
Abbia Barberi il coraggio di mettersi da parte e tornare a casa, a fare possibilmente il nonno. Il nostro territorio, la nostra realtà, e il nostro momento necessitano di figure ben più importanti e pregnanti rispetto a quella di Roberto Barberi, il quale, dinnanzi ad un problema così grave, si gira dall'altra parte. Vada a casa, vada a riposare, vada ad accudire i propri nipoti. La nostra terra ha bisogno di gente laboriosa, di ben altro.
Il presidente della Camera di Commercio Vittorio Messina fa tanti proclami. Solo proclami. Della serie "scrusciu di carta e cubaita nenti". Anche per lui, socio di maggioranza del Cupa, il problema non si pone. Firetto, giustamente, lo cazzìa di brutto e gli dice, fra le righe, che il tempo di cugliuniari è finito; adesso occorrono i fatti.
Cosa dobbiamo fare per non farci più cazzeggiare da Vittorio Messina? Chiediamo aiuto all'onorevole Riccardo Gallo affinchè prenda a cuore la questione Cupa. Basta prendere il telefono a chiamare il presidente della Camera di Commercio. Basta solo dirgli che il tempo di cazzeggiare è finito e che adesso occorrono interventi decisivi a favore del Consorzio Universitario della provincia di Agrigento. State certi, Messina lo ascolterà.
Altrimenti non riusciamo a comprendere il ruolo e la presenza di Vittorio Messina ancora a capo della Camera di Commercio di Agrigento se scappa, anzi non si presenta, ad una delle riunioni importanti della sua carriera da presidente.
On. Gallo, la vuol fare questa telefonata, si o no? Sia chiaro e lo dica agli agrigentini tutti.
Intanto il sindaco Firetto, unico presente alla riunione, insieme ad un delegato dell'Ordine degli Architetti, si goda i nostri complimenti per quello che sta cercando di fare per salvare una realtà che rende ancora onore (non si sa per quanto tempo...) ad Agrigento.
Messina e Barberi vadano al parcheggio e riposino. Saranno molto stanchi. Questo, da parte loro, sarebbe un gesto assai nobile. Il tempo di cazzeggiare è davvero finito.
Il Circolo Operaio "Feace" ha bisogno di nuovi presidenti.

Cgil Cisl e Uil sul Cupa
CGIL CISL UIL : NON PUO' FINIRE COSI'. DOVETE SPIEGARCI COSA SUCCEDE
LO DOVETE ALLE FAMIGLIE, AGLI STUDENTI E AI QUINDICI DIPENDENTI.

Siamo stati accusati di "fare da Cassandra" e di ingigantire ad arte problemi la cui gravità era sotto gli occhi di tutti. Ora rischiamo davvero di essere davvero al "capolinea" ed assistiamo al classico passaggio del cerino di mano in mano.
Tra ieri ed oggi, dopo i tre comunicati stampa (del Sindaco di Agrigento, del Presidente della Camera di Commercio e del Presidente del CUPA) siamo alla conferma che per mesi abbiamo urlato (inascoltati!) ai quattro venti.
A dispetto di tutti quelli che hanno "salvato il CUPA" con annunci roboanti ed impegni solenni, il CUPA è VIRTUALMENTE MORTO oppure chi lo sta assassinando ha in mente un progetto di sostituzione del CUPA con un'altra cosa: nell'uno o nell'altro caso hanno il dovere di dirci cosa sta succedendo! Lo devono alle Famiglie, agli Studenti e ai 15 Dipendenti del CUPA !
Il 9 maggio prossimo Senato Accademico e Cda dell'Università di Palermo, definiscono l'offerta formativa dell'Università che inviano al MIUR che entro il successivo 15 definisce il piano nazionale e l'attribuzione delle risorse alle singole Università.
Agrigento che fa? Essendo "in prorogatio" ... decide di non decidere, risultato "per l'anno accademico 2016/2017 i Corsi del Polo agrigentino e tra questi anche quelli che per molti anni hanno dato lustro e rilevanza all'Offerta Formativa, quali Architettura e Giurisprudenza" (comunicato della Immordino).
Complimenti!
E la Regione in tutto questo che fa? Malgrado l'impegno (contenuto nella L.R. 17.3.2016 n.3) che ha appostato 5.205.000 euro deve ancora ripartire tra i Consorzi Universitari (i 30 giorni sono scaduti!) le risorse.
Nella norma c'è anche scritto che occorre ridefinire i criteri di riparto, i rapporti economici-finanziari tra Università e Consorzi Universitari e stabilire la governace oltre a fissare gli obiettivi dell'offerta formativa.
E adesso? Che non abbiamo più nessuna offerta formativa? Come avverrà tale ripartizione? Si "sbaracca" il CUPA ? L'Università pensa di gestire "in proprio" le sedi decentrate? Sono tutti dubbi legittimi che affollano la mente di ognuno di Noi.
Ma le "menti eccelse" del Territorio che avevano il potere di impedire questa deriva e questa conclusione, dove sono? Cos'hanno fatto?
Devono spiegarcelo!
Lo devono alle Famiglie, agli Studenti e ai 15 Dipendenti del CUPA !
Al punto in cui siamo precipitati CGIL CISL UIL si appellano al Governo della Regione, ai Parlamentari Regionali e Nazionali, al Rettore dell'Università di Palermo affinché con estrema urgenza ci dicano cosa hanno in mente per impedire che la Provincia di Agrigento venga privata della Università.
Lo devono alle Famiglie, agli Studenti e ai 15 Dipendenti del CUPA !
Abbiamo Noi abbiamo detto sin dal nascere dei problemi che, per Noi, il CUPA è una risorsa che può essere una delle chiavi di volta del rilancio della provincia.
Per Noi il CUPA è importante anche perché serve a garantire, a costi accettabili per le famiglie, quel "diritto allo studio" che altrimenti sarebbe negato a quelle famiglie che non possono permettersi di mandare i figli fuori a studiare.
E non vorremmo rinunciarvi sull'altare di questi incomprensibili giochetti sulla pelle delle persone.
I SEGRETARI PROVINCIALI DI CGIL CISL UIL AGRIGENTO
Massimo RASO - Maurizio SAIA - Gero ACQUISTO

Cupa L'assemblea dei soci.

L'Assemblea dei soci del CUPA, convocata il 3 maggio per deliberare sull'offerta formativa 2016/2017, come espressamente richiesto con nota dell'Ateneo di Palermo, dove si legge "entro e non oltre il 4 maggio", non si è tenuta per l'assenza, ancora una volta, dei rappresentanti della Camera di commercio e dell'ex provincia regionale di Agrigento. E ciò nonostante le reiterate affermazioni pubbliche da parte dei due soci fondatori di voler mantenere il decentramento universitario ad Agrigento. Era presente soltanto il sindaco di Agrigento, Firetto, e la rappresentante,Maria Giglia, dell'ordine degli architetti di Agrigento.
Della notevole importanza del punto all'o.d. dell'Assemblea i soci erano ben consapevoli essendo stato allegata alla convocazione la richiesta dell'Ateneo, con la relativa imprescindibile tempistica. Così come gli stessi erano e sono pienamente consapevoli del fatto che l'attuale CDA, in regime di prorogatio, (e non più legittimato, pertanto, ad assumere decisioni così delicate), non avrebbe potuto deliberare sull'offerta formativa, come invece aveva responsabilmente fatto in passato, in mancanza di una precisa assunzione di responsabilità da parte dei soci.
Il CDA del Cupa all'unanimità stigmatizza tale comportamento che privilegia interessi particolari ed egoistici a scapito dell'interesse generale degli studenti, delle loro famiglie, del territorio.
Il Consiglio non ha infatti potuto comunicare, per la prima volta, all'Ateneo di Palermo alcuna decisione circa la possibilità di avviare i Corsi di Studio per il prossimo anno accademico 2016/2017.
Questa decisione, tanto attesa dagli studenti e dalle loro famiglie, quasi sicuramente non arriverà agli organi di governo dell'Università di Palermo entro i tempi utili più volte e con tutte le forze sottolineati dal CdA del CUPA. Così, con grande probabilità non si attiveranno per l'anno accademico 2016/2017 i Corsi del Polo agrigentino e tra questi anche quelli che per molti anni hanno dato lustro e rilevanza all'Offerta Formativa, quali Architettura e Giurisprudenza, dando modo a molti studenti di diventare bravissimi e affermati professionisti.


Agrigento, Cupa, scontro tra Firetto e Vittorio Messina
Il sindaco di Agrigento, Calogero Firetto, interviene a seguito dell' assenza dei soci Camera di Commercio ed ex Provincia alla riunione del Consorzio universitario per la deliberazione dell' offerta formativa, e afferma : "Dopo 10 mesi si continua a fare un inutile gioco al rimpiattino. E' un gioco che produrrà la morte del Consorzio universitario di Agrigento. La Camera di commercio aveva detto che sarebbe stata disponibile a rientrare nel Cupa e a dare 50 mila euro. L'ex Provincia regionale, che è invece il socio di maggioranza, si è detta disponibile ad un rientro fittizio. Si vuol valutare l'affitto dell'immobile e compartecipare in proporzione. È un gioco. Il Comune, allo stato attuale, è l'unico pronto, nonostante le difficoltà finanziarie, a conferire i 150 mila euro dovuti" - conclude Firetto. E il presidente della Camera di Commercio di Agrigento, Vittorio Messina, replica : "Nessuno gioca con il futuro del Cupa, tanto meno la Camera di Commercio di Agrigento. Pur apprezzando la franchezza e la determinazione con cui il sindaco interviene sul futuro del Cupa, tuttavia bisogna osservare che il solo sostegno economico del Comune di Agrigento e della Camera di Commercio non bastano a dare prospettive al Consorzio, agli studenti e alle loro famiglie. La verità, che non abbiamo mai trascurato di mettere in evidenza in ogni incontro ufficiale, è che bisogna affrontare seriamente l'aspetto della gestione del Cupa, che rimane la questione più delicata sulla quale non si registrano elementi di chiarezza da parte di chi dovrebbe sostenere l'impegno economico" - conclude Messina. E il sindaco di Agrigento, Calogero Firetto, risponde così a Vittorio Messina : "Bisogna essere concreti. Prendo atto della dichiarazione di buona volontà della Camera di Commercio. Il tempo dei comunicati è finito. Ora servono atti concreti, e ad oggi l'unica cosa di concreto è l'impegno finanziario per 150 mila euro del Comune di Agrigento".

Agrigentoweb

CUPA Salta l'assemblea dei soci Anno accademico a rischio
L'Assemblea dei soci del CUPA, convocata il 3 maggio per deliberare sull'offerta formativa 2016/2017, come espressamente richiesto con nota dell'Ateneo di Palermo, dove si legge "entro e non oltre il 4 maggio", non si è tenuta per l'assenza, ancora una volta, dei rappresentanti della Camera di commercio e dell'ex provincia regionale di Agrigento. E ciò nonostante le reiterate affermazioni pubbliche da parte dei due soci fondatori di voler mantenere il decentramento universitario ad Agrigento.
Era presente soltanto il sindaco di Agrigento, Calogero Firetto, e la rappresentante dell'ordine degli architetti di Agrigento, Maria Giglia.
Della notevole importanza del punto all'o.d. dell'Assemblea i soci erano ben consapevoli essendo stato allegata alla convocazione la richiesta dell'Ateneo, con la relativa imprescindibile tempistica. Così come gli stessi erano e sono pienamente consapevoli del fatto che l'attuale CDA, in regime di prorogatio, (e non più legittimato, pertanto, ad assumere decisioni così delicate), non avrebbe potuto deliberare sull'offerta formativa, come invece aveva responsabilmente fatto in passato, in mancanza di una precisa assunzione di responsabilità da parte dei soci.
Il CDA del Cupa all'unanimità stigmatizza tale comportamento che privilegia interessi particolari ed egoistici a scapito dell'interesse generale degli studenti, delle loro famiglie, del territorio.
Il Consiglio non ha infatti potuto comunicare, per la prima volta, all'Ateneo di Palermo alcuna decisione circa la possibilità di avviare i Corsi di Studio per il prossimo anno accademico 2016/2017.
Questa decisione, tanto attesa dagli studenti e dalle loro famiglie, quasi sicuramente non arriverà agli organi di governo dell'Università di Palermo entro i tempi utili più volte e con tutte le forze sottolineati dal CdA del CUPA. Così, con grande probabilità non si attiveranno per l'anno accademico 2016/2017 i Corsi del Polo agrigentino e tra questi anche quelli che per molti anni hanno dato lustro e rilevanza all'Offerta Formativa, quali Architettura e Giurisprudenza, dando modo a molti studenti di diventare bravissimi e affermati professionisti.

Futuro del Cupa. Spataro sollecita il consiglio comunale
"Aula Sollano si riunisca, l'Ufficio di Presidenza non può ignorare una mia richiesta depositata quasi tre mesi fa"
"Un ritardo incomprensibile, ingiustificato. Un fatto grave che merita di essere rilevato e portato all'attenzione dell'opinione pubblica".
Pasquale Spataro, Presidente della Commissione Consiliare alla Pubblica Istruzione, si vede costretto a denunciare l'immobilismo di Aula Sollano.
"Mi riferisco ad una richiesta, che ho protocollato a metà febbraio - spiega il consigliere del gruppo "Uniti per la Città" - che riguarda la convocazione di una seduta straordinaria da dedicare al futuro dell'università di Agrigento. Sono trascorsi quasi tre mesi e, ahimè, nulla si muove - aggiunge Spataro - dall'Ufficio di Presidenza nessun segnale rispetto a questa tematica che riveste un rilevante interesse sociale, culturale ed economico per il nostro territorio. Ma evidentemente la materia, anche se c'è a rischio la sopravvivenza del Cupa, sembra non interessare molto a chi ha la responsabilità di guidare il Consiglio comunale. Un atteggiamento che merita una sonora censura - evidenzia Spataro - e mi permetto di invitare formalmente i vertici di Aula Sollano, i quali non possono sottrarsi al dovere istituzionale, politico e morale di servire la città. E in questo specifico caso la mancanza di una risposta o semplicemente l'inerzia - osserva ancora Spataro - non è solo un atto irrispettoso nei miei confronti, ma una ferita inferta ad un movimento, piuttosto consistente, che ruota attorno al mondo universitario. Non vorrei che si arrivi in Aula quando sia già troppo tardi. Non possiamo e non dobbiamo permettere che questa splendida realtà, per insufficienza di fondi, chiuda i battenti. Sarebbe un peccato mortale, imperdonabile. Io come presidente della competente commissione consiliare, nel mese di febbraio, ho incontrato la presidente del Cda, la professoressa Immordino. Da allora mi sembra però che poco o nulla sia cambiato concretamente: il quadro è rimasto alquanto allarmante, con alcuni corsi di laurea arrivati quasi al capolinea. E allora, se l'Ufficio di Presidenza ci farà questa gentile concessione, sarebbe proficuo mettere assieme tutti gli interlocutori: Regione, attraverso la presenza del governo e della deputazione agrigentina, Ateneo di Palermo, ex Provincia, Camera di Commercio, Comune di Agrigento e Cda del Cupa. Finalmente un ragionamento organico e un confronto aperto e propositivo - conclude Spataro - per provare a trovare una soluzione definitiva, indispensabile a garantire il diritto allo studio nella nostra città ai giovani agrigentini".

Agrigentopress

Cupa, botta e risposta Messina-Firetto
"Nessuno gioca con il futuro del Cupa, tantomeno la Camera di Commercio di Agrigento". Così il presidente Vittorio Messina commenta le ultime dichiarazioni rilasciate alla stampa dal sindaco di Agrigento Lillo Firetto.
"Pur apprezzando la franchezza e la determinazione con cui il sindaco interviene sul futuro del Cupa, tuttavia bisogna osservare che il solo sostegno economico del comune di Agrigento e della CCIAA non bastano a dare prospettive al Consorzio, agli studenti e alle loro famiglie.
La verità, che non abbiamo mai trascurato di mettere in evidenza in ogni incontro ufficiale, è che bisogna affrontare seriamente l'aspetto della gestione del Cupa, che rimane la questione più delicata sulla quale non si registrano elementi di chiarezza da parte di chi dovrebbe sostenere l'impegno economico".
"Bisogna essere concreti! Prendo atto della dichiarazione di buona volontà della Camera di Commercio. Il tempo dei comunicati, aimé è finito. Ora servono atti concreti e ad oggi l'unica cosa di concreto è l'impegno finanziario per 150 mila euro del Comune di Agrigento". Così Lillo Firetto, sindaco di Agrigento ha replicato alla nota stampa sul Cupa del presidente della Camera di Commercio di Agrigento, Vittorio Messina.

Agrigentonotizie

CUPA AGRIGENTO, MESSINA: "AFFRONTARE GESTIONE", FIRETTO: "SERVONO ATTI CONCRETI"
Il presidente della Camera di commercio e il sindaco di Agrigento intervengono sulla vicenda dell'università della città dei templi. "Botta e risposta" tra i due.
Nessuno gioca con il futuro del Cupa, tantomeno la Camera di commercio di Agrigento". Così il presidente Vittorio Messina commenta le ultime dichiarazioni rilasciate alla stampa dal sindaco di Agrigento Lillo Firetto.
Cupa Agrigento, Messina: "Affrontare gestione", Firetto: "Servono atti concreti"
Pur apprezzando la franchezza e la determinazione con cui il sindaco interviene sul futuro del Cupa - aggiunge Messina - tuttavia bisogna osservare che il solo sostegno economico del omune di Agrigento e della Cciaa non bastano a dare prospettive al Consorzio, agli studenti e alle loro famiglie. La verità, che non abbiamo mai trascurato di mettere in evidenza in ogni incontro ufficiale, è che bisogna affrontare seriamente l'aspetto della gestione del Cupa, che rimane la questione più delicata sulla quale non si registrano elementi di chiarezza da parte di chi dovrebbe sostenere l'impegno economico.
Bisogna essere concreti. Prendo atto della dichiarazione di buona volontà della Camera di Commercio". Così il sindaco Lillo Firetto ha replicato. "Il tempo dei Cupa Agrigento, Messina:
comunicati - continua Firetto - ahimé è finito. Ora servono atti concreti e ad oggi l'unica cosa di concreto è l'impegno finanziario per 150mila euro del Comune di Agrigento.

LA SICILIA

LIBERO CONSORZIO. PROBLEMI DI CASSA
Raccolta di amianto
Il servizio è a forte rischio.
Raccolta di amianto sulle strade provinciali, stante l'emergenza economica del Libero consorzio dal prossimo anno potrebbe essere impossibile garantire la prosecuzione del Servizio.
L'annuncio arriva dal stesso ente di area vasta, contestualmente alla comunicazione dell'avvio, per l'anno in cor so. delle operazioni a cura del gruppo tutela ambientale del Settore Ambiente dei Libero consorzio comunale. La rimozione dei rifiuti, compresi quelli speciali, sta interessando la SP i e a breve si allargherà anche alle altre strade di competenza del libero Consorzio sulle quali sono state segnalate discariche abusive o abbandoni di rifiuti pericolosi, in pani— colare amianto.
Le operazioni sono eseguite dagli operai dell'impresa LVM SRL di San Biagio Platani. aggiudicataria dell'appalto, del l'importo a base d'asta di 85.500,00 euro, per la raccolta, trasporto e conferimento in discarica o presso le ditte autorizzate al recupero dei rifiuti. La bonifica consentirà di rimuovere, oltre all'amianto, rifiuti ordinari e speciali come pneumatici, lana di vetro e teli bituminosi, elettrodomestici dismessi, carta e inerti.
Per capire le dimensioni del fenomeno e del rischio per l'ambiente e per il decoro che potrebbe derivarne da una eventuale interruzione del servizio di rimozione soprattutto dei rifiuti pericolosi, basterebbe ricordare che nel 2015 il solo amianto rimosso ammontò a 48.5 tonnellate per un costo complessivo di circa 90mila euro.
Ricordiamo che l'amianto, soprattutto quello rotto, facile imbattersi in vecchi recipienti per la raccolta dell'acqua, molto in voga nelle nostre città fino a qualche anno fa, rappresenta un rischio molto elevato per la nostra salute.
C.S.

CONSORZIO UNIVERSITARIO DI AGRIGENTO
L'allarme del Cda: i corsi cosi non possono partire.
"Non ci sono più i margini di tempo necessari per la presentazione del piano dell'offerta formativa
2016/2017".
Dopo le polemiche che hanno seguito enne sima mancanza del numero legale dell'Assemblea de Consorzio universitario, 'annuncio 'mortuario", arriva dal consiglio di amministrazione del Cupa. L'organo, ormai in scadenza, dopo aver stigmatizzato il comportamento di (nera di Commercio ed ex Provincia, ritenuto frutto di interessi particolari ed egoistici a scapito dell'interesse generaLe degli studenti, delle oro famiglie, del territorio" ha infatti comunicato che per la prima volta non è stato possibile trasmettere all'Ateneo la decisione circa la possibilità di avviare corsi dì studio per il prossimo anno accademico 2016(2017" e 'quasi sicura mente non arriverà agli organi di governo dell'Università di Palermo entro i tempi utili. Così con grande probabilità non si attiveranno per l'anno accademico 2016/2017 i corsi."
Intanto a tenere banco è la polemica tra i soci. Se ieri il sindaco di Agrigento aveva richiamato tutti alla concretezza, scagliandosi con forza contro Camera di Commercio e Libero Consorzio, è adesso il presidente dell'ente camera Vittorio Messina. a rispondere.
"Pur apprezzando la franchezza e la determinazione con cui il sindaco interviene sul futuro del Cupa — scrive -, tuttavia bisogna osservare che il solo sostegno economico del comune di Agrigento e della ccia non bastano a dare prospettive al Consorzio". Necessario per Messina è affrontare seriamente l'aspetto della gestione del Cupa, che rimane la questione più delicata sulla quale non si registrano elementi di chiarezza da parte di chi dovrebbe sostenere l'impegno economico".
E se Firetto, dal canto suo, ha già controreplicato che "il tempo dei comunicati è finito", iniziano comunque a trapelare i nomi dei possibili nuovi componenti di Cda e Presidenza del Consorzio, sempre che sopravviva. La poltrona più alta,al momento, sembra destinata ad Enzo Sardo, tra i padri "fondatori" dell'università agrigentina. Il suo nome non sarebbe sgradito soprattutto alla Regione.
G.SCHICCHI

RAFFADALI
Sigilli all'impianto di depurazione.
L'impianto da anni è interessato da una frana che aveva interrotto lo scarico.
RAFFADALI Il sequestro è avvenuto oltre un mese fa, ma la notizia, fino a ieri, era rimasta praticamente riservata. L'autorità giudiziaria, infatti, ha apposto i sigilli per presunte viola zioni e irregolarità al depuratore di Raffadali, oggetto di numerosi controlli e verifiche nei mesi scorsi. Uno degli impianti in condizioni più critiche tra quelli dell'Agrigentino, per ché interessato da anni da un fenomeno franoso che aveva interrotto la condotta di scarico. Tra le osservazioni contenute nel decreto, disposto dalla Procura della Repubblica in seguito ad accertamenti condotti dal Noe, il Nucleo operativo ecologico dei Carabinieri, c'è appunto l'obbligo di procedere al ripristino del tubo di scarico e intervenire per ridurre i parametri dei liquidi in uscita. In tal senso già venerdì a Girgenti acque dovrebbe presentare un progetto al Genio Civile per disporre il ripristino. Se del depuratore di contrada Badalucia si erano occupati, negli anni, le associazioni Agrigento Punto e a Capo e Mareamico, la vicenda era anche finita dinnanzi al Tribunale amministrativo regionale. La società di gestione del servizio idrico, infatti, aveva impugnato dinnanzi al Tar una ordinanza emessa dal sindaco di Raffadali il 5 ottobre 2015 con la quale intimava alla Girgenti Acque 'a porre in essere tutti gli interventi necessari finalizzati alla salvaguardia dell'integrità dell'impianto di depurazione e alla regimentazione delle acque in uscita dallo stesso allontanandole dall'area in movimento, onde evitare l'ulteriore evoluzione del fenomeno". In tal senso, comunque, nei mesi passati si erano realizzate verifiche e controlli finalizzati appunto a riscontrare l'evoluzione del fenomeno e trovare una soluzione al dissesto.
GIOACCHINO SCHICCHI

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