Giornale di Sicilia
I nodi della regione
A differenza di quanto accaduto nel resto d'italia, i nuovi enti hanno ereditato funzioni e personale
Assunti e competenze: la riforma dell'Ars farà spendere di più ai Liberi consorzi
Ma le ex Province non avranno risorse per pagare tutto.
Giacinto Pipitone
Ci sono voluti più di due anni e almeno tre versioni, tuttavia quella che è venuta fuori è una riforma delle Province che resta diversa dal quadro nazionale e che prevederà costi maggiori per la Sicilia. Soldi che la Regione non ha e per questo motivo i Liberi Consorzi che nasceranno in autunno vedranno la luce già zoppi: sovraccarichi di funzioni e personale ma senza le risorse necessarie. Se davvero Crocetta a giugno indirà le elezioni fra consiglieri comunali per eleggere il presidente nei sei Liberi Consorzi (Trapani, Enna, Caltanissetta, Agrigento, Ragusa e Siracusa) che prenderanno il posto delle Province, verrà schiacciato l'acceleratore verso un precipizio. A livello nazionale la riforma Delrio ha svuotato quasi completamente le Province di funzioni e personale: sia le prime che i secondi trasferite a Regioni e Comuni. In pratica da Reggio in su le Province si occupano solo di scuole, sviluppo del territorio e relazioni istituzionali. È il presupposto per chiudere tutto dopo il referendum costituzionale che prevede la soppressione definitiva di questi enti. In Sicilia invece i Liberi Consorzi hanno mantenuto tutte le funzioni delle vecchie Province e ne hanno perfino ereditate di nuove. Qualche esempio: i Liberi Consorzi continueranno a occuparsi di scuole e strade ma anche di beni culturali, di sviluppo turistico (pure dal punto di vista infrastrutturale), promozione delle imprese artigiane, vigilanza su caccia e pesca e autorizzazioni per l'apertura di esercizi di vendita al dettaglio. Inoltre avranno nuove funzioni: approvazione degli strumenti urbanistici, sostegno ai Consorzi universitari, assistenza a ciechi e sordomuti, promozione e coordinamento di sistemi di informazione e digitalizzazione. Si occuperanno pure di alcune riserve naturali. Perchè tante funzioni? Una spiegazione qualche giorno fa l'ha data l'assessore regionale agli Enti Locali, Luisa Lantieri: «Se avessimo tolto competenze, magari trasferendole ai Comuni, avremmo anche dovuto spostare i dipendenti delle Province. Che a loro volta avrebbero occupato posti che oggi sono dei precari. Significherebbe bloccare le stabilizzazioni e licenziare. Cosa che non vogliamo fare». Dunque per sostenere il sistema post Province ideato in Sicilia servono nuove risorse. Solo che la Corte dei Conti ha appena segnalato che le vecchie Province hanno un buco di quasi 180 milioni che rischia di ricadere sui nuovi enti. In più la legge regionale che ha creato i Liberi Consorzi ha previsto che il presidente della Regione «sulla base di una intesa con i componenti organi dello Stato individui le risorse per il finanziamento delle funzioni attribuite ai Liberi Consorzi». Intesa che finora non c'è stata: anzi, a dicembre lo Stato ha erogato alle altre Province italiane 500 milioni escludendo del tutto i Liberi Consorzi siciliani. In autunno quindi nasceranno i nuovi enti ma prima bisognerà trovare le risorse per farli funzionare, cioè per pagare i circa 6 mila dipendenti che resteranno nell'orbita dei Liberi Consorzi. Discorso diverso per le tre Città Metropolitane che erediteranno Comuni e confini delle Province di Messina, Palermo e Catania. In quel caso la legge regionale così come quella nazionale prevede un potenziamento delle funzioni ma Roma sta già preparando le risorse: lo stesso Renzi ha appena firmato patti per Palermo e Catania che valgono quasi un miliardo. Per le città metropolitane l'emergenza è legata ai tempi stretti per farle nascere. Ancora oggi è previsto che i sindaci metropolitani vengano eletti dai sindaci e consiglieri comunali del territorio, diversamente da quanto accade a livello nazionale (da qui l'impugnativa dello Stato). Al momento la Città Metropolitana non esiste. Il presidente dell'Ars, Giovanni Ardizzone, ha preparato l'ennesima versione della riforma che corregge quella di Crocetta copiando quella nazionale e assegnando ai sindaci dei tre capoluoghi la guida delle Città Metropolitane. Se così sarà, dalla prossima settimana Orlando, Bianco e Accorinti saranno al vertice dei nuovi enti e avranno tempo fino a settembre per costituire il consiglio metropolitano, approvare gli statuti e costruire i nuovi enti.
Ma è scontro. Frizioni tra Ardizzone e Crocetta
La giunta non è in aula all'Ars. Città metropolitane, voto rinviato.
Doveva essere il giorno del varo della quarta riforma delle Province, quella che assegnerà automaticamente ai sindaci di Palermo, Messina e Catania la guida delle tre Città Metropolitane. Invece all'Ars è finita con un rinvio a martedì e tante polemiche. La seduta per votare era fissata per ieri alle 10. Ma al momento di aprire l'aula il presidente Ardizzone ha preso atto dell'assenza del governo. La seconda chiamata era per le 11 e anche in quel caso Ardizzone non ha visto nessuno fra i banchi del governo, decidendo per un rinvio di cinque giorni. Tuttavia nel Pd come in Forza Italia la mossa di Ardizzone è stata letta in modo diverso: in aula di buon mattino c'erano solo esponenti renziani e dell'opposizione (forzisti e grillini) da sempre contrari alla riforma. Il rischio di una bocciatura era elevato. Anche Crocetta, che di questa norma non è un sostenitore, ha protestato: «Ero all'Ars come molti altrui membri della giunta. Bastava aspettare un attimo». Il presidente stava conversando nel porticato della bouvette. Ma per Ardizzone «è un ritardo inaccettabile, ci vuole rispetto per l'aula». Va detto anche che in area Pd guardano con sospetto alle recenti mosse di Ardizzone, che secondo i renziani tradiscono la voglia dell'Udc di tornare a dialogare con il centrodestra sganciandosi dal centrosinistra.
GIA.PI.
Sindaci. Con 23 voti a favore, rispetto alle 17 preferenze raccolte dal sindaco di Racalmuto, Emilio Messana
Gestione idrica, Lotà eletto presidente dell'Ati
Ore 19,30. Vincenzo Lotà, sindaco di Menfi, è il presidente dell'Ambito territorio idrico. Con 23 votia favore, rispetto alle 17 preferenze "raccolte" dal sindaco di Racalmuto, Emilio Messana, il capo dell'amministrazione di uno dei Comuni che, nell'Agrigentino, non hanno ceduto le reti all'ente gestore: Girgenti Acque, si è imposto nel ballottaggio di ieri. Una - esattamente come avvenne nove giorni prima - la scheda bianca. Uno, dunque, il Comune che si è astenuto. Ore 20,06. Emilio Messana - unico e solo candidato per la vice presidenza dell'Ati - viene eletto con 32 preferenze sui 39 sindaci rimasti presenti. Politicamente, c'è una sorta di affermazione del Pd visto che entrambi gli eletti - presidente e vice -sono del partito Democratico. Fino ad un'ora prima dell' elezione di Vincenzo Lotà, gli schieramenti rimanevano fermi. Nove giorni dopo l'assemblea durante la quale avrebbe dovuto essere eletto presidente, vice presidente e consiglio direttivo del neonato Ambito territoriale idrico, i 41 sindaci - risultavano, ancora una volta, assenti i Municipi di Porto Empedocle e Lampedusa e Linosa - erano di nuovo alla ricerca, praticamente adun passo dal ballottaggio, della compattezza. Unanimità che, di fatto, non è stata trovata visto le 23 preferenze di Lotà rispetto alle 17 di Messana, sindaco di un Comune - Racalmuto - che le reti idriche, invece, le ha consegnate a Girgenti Acque. Nell'ultima riunione, quella dello scorso 26 aprile, Lotà e Messana "conquistarono" 20 preferenze a testa. Motivo per il quale si è arrivati al ballottaggio di ieri. Quasi profetiche si sono rivelate le parole del sindaco di Palma di Montechiaro, Pasquale Amato, all'indomani del rinvio dell'assemblea per il ballottaggio: "S'era partiti con lo spirito di costruire. Ci sono però posizioni troppo rigide e sta crescendo l'allarme che ci sia, di fatto, una sorta di cavallo di Troia. Vinceremo comunque noi che non abbiamo consegnato le reti perché siamo dalla parte del giusto". Superato il primo banco di prova, i sindaci dell'Agrigentino che compongono l'Ati dovranno eleggere il consiglio direttivo. Ieri sera, questo passaggio risultava essere rinviato. Di fatto, però, quello che serve veramente è che i 43 sindaci trovino la necessaria - indispensabile - compattezza per scegliere e decidere come l'acqua di Agrigento e provincia dovrà essere gestita, ossia se i Comuni torneranno ad occuparsene direttamente, se mantenere il contratto con l'attuale gestore o se farne uno nuovo o se passare, addirittura, alla gestione cosiddetta "mista". (*CR*)
Cupa, per i sindacati è «clinicamente morto».
Appello dei segretari di Cgil, Cisl e Uil: «Chi ha il potere di fare qualcosa lo faccia in fretta o sarà troppo tardi per una soluzione».
«Siamo stati accusati - dicono Massimo Raso, Maurizio Saia e Gero Acquisto - di essere delle cassandre e di ingigantire ad arte problemi la cui gravità era e ora lo è di più, sotto gli occhi di tutti.
«Rischiamo di essere davvero al capolinea ed assistiamo al classico passaggio del cerino di mano in mano». I segretari provinciali di Cgil, Cisl eUil tornano a far sentire la propria voce in merito allo stillicidio di notizie che arrivano ogni giorno sul futuro del Cupa e che non lasciano presagire nulla di buono. «Siamo stati accusati - dicono Massimo Raso, Maurizio Saia e Gero Acquisto - di essere delle cassandre e di ingigantire ad arte problemi la cui gravità era sotto gli occhi di tutti. In questi giorni, dopo i comunicati stampa del sindaco di Agrigento, del presidente della Camera di Commercio edi quello del Cupa, abbiamo avuto la conferma che per mesi abbiamo urlato inascoltati, ai quattro venti». Per la triade sindacale, il Consorzio universitario di Agrigento, «è virtualmente morto e/o chi lo sta assassinando ha in mente in progetto di sostituirlo con un'altra cosa». «Nell'uno o nell'altro caso - aggiungono - hanno il dovere di dirci cosa sta succedendo. lo devono alle famiglie, agli studenti e ai 15 dipendenti del Cupa». Il 9 maggio prossimo, Senato Accademico e Cda dell'Università di Palermo, definiranno l'offerta formativa dell'Università che inviano al MIUR che entro il successivo 15 definirà il piano nazionale e l'attribuzione delle risorse alle singole Università. «Ci chiediamo - continuano Raso, Saia e Acquisto - Agrigento che sta facendo. Essendo in prorogatio, decide di non decidere, con il risultato che per l'anno accademico 2016/2017 potrebbero saltare i corsi, anche quelli che per molti anni hanno dato lustro e rilevanza all'offerta formativa, quali architettura e giurisprudenza. La Regione, malgrado l'impegno di stanziare circa 5 milioni di euro deve ancora ripartire queste risorse tra i vari Consorzi universitari. Le menti eccelse del territorio che avevano il potere di impedire questa deriva e questa conclusione, dove sono e cosa hanno fatto?». Cgil, Cisl e Uil, si appellano infine al Governo della Regione, ai parlamentari agrigentini, siano essi regionali e che nazionali, al Rettore dell'Università di Palermo affinché con estrema urgenza dicano cosa hanno, eventualmente, in mente per impedire chela provincia di Agrigento venga privata dell'università. «A nostro avviso - concludono - il Cupa è una risorsa che può essere una delle chiavi di volta del rilancio della provincia. Per noi il Cupa è importante anche perché serve a garantire, a costi accettabili quel diritto allo studio che altrimenti sarebbe negato a quelle famiglie che non possono permettersi di mandare i figli fuori a studiare.E non vorremmo rinunciarvi sull'altare di questi incomprensibili giochetti che vengono periodicamente concretizzati sulla pelle delle persone».
E il commissario chiede l'Assemblea dei soci.
Il commissario del Libero Consorzio di Agrigento Roberto Barberi ha chiesto al presidente del Cupa di convocare un'assemblea straordinaria dei soci per il prossimo 13 maggio, per elaborare le modifiche statutarie. «La riunione sarà propedeutica - dice Barberi- all'assemblea ordinaria che si terrà nella stessa giornata, finalizzata alla ricostituzione della nuova governance, che avrà il compito di valutare ed approfondire l'offerta formativa 2016/2017. Il Cda attualmente in regime di prorogatio fino al 12 maggio, in quanto con poteri limitati, non può decidere sull'offerta formativa.Il compito va demandato alla nuova governance. La prima cosa da fare, pertanto, a salvaguardia del futuro del consorzio universitario è di dotarlo della nuova Governance ed è ciò di cui ci si sta occupando in questi giorni». Il 9 maggio, il Senato Accademico e il Cda dell'Università di Palermo, definiranno l'offerta formativa dell'Università per il prossimo anno. Roberto Barberi, inoltre, lo scorso 29 aprile, aveva chiesto ufficialmente al Rettore dell'Università di Palermo di valutare la possibilità di rinviare, al di là dei termini perentoriamente fissati, il vaglio dell'offerta formativa relativa al Cupa Di Agrigento. «Tra l'altro - conclude - e a supporto della necessità di stabilire la nuova governance, nella stessa missiva, ho sottolineato come la nuova legge di stabilità regionale preveda tra le altre cose, la rideterminazione dei criteri di riparto delle risorse finanziarie da assegnare ai consorzi universitari, la rivisitazione dei rapporti finanziari tra Università e Consorzi Universitari». (*CR*)
LiveSicilia
Il retroscena
Ex Province, il disastro senza fine. Un incidente rinvia la resa dei conti
di Salvo Toscano
Dietro il flop di questa mattina in Aula le fibrillazioni della maggioranza. E la paura di una rovinosa caduta.
Non ha pace questa maledetta riforma delle ex Province. La seduta di stamattina dell'Ars che avrebbe dovuto mettere la pezza definitiva al pasticcio è saltata, dopo il rinvio di un'ora. Tutto rinviato alla settimana prossima. Mancava il governo. Anche se Rosario Crocetta a Palazzo dei Normanni c'era, ma nei corridoi, non in Aula. Stava cercando Vinciullo, presidente della commissione Bilancio, ha spiegato il governatore. Il presidente dell'Ars Giovanni Ardizzone non l'ha presa troppo bene, rilasciando dichiarazioni severe. Ma "l'incidente", si racconta a Palazzo, è stato di quelli provvidenziali. Perché l'aria che tirava questa mattina era tutt'altro che rassicurante per la maggioranza. Serpeggiava, tangibile, una certa preoccupazione, soprattutto dalle parti del Pd, per un possibile capitombolo della norma. In Aula puntuali e prontissimi si erano visti tra gli altri Valeria Sudano e Luca Sammartino, i big catanesi renziani che negli ultimi giorni sono dati alle strette con il sindaco Enzo Bianco. Un attrito che avrebbe portato alle dimissioni dell'assessore della giunta Bianco Angela Mazzola, vicina a Sammartino. Sul tavolo c'è proprio quella norma che fin qui non avrebbe visto la luce, secondo varie letture, proprio per un "dispetto" a Bianco e Orlando. Ossia quell'automatismo, previsto dalla legge nazionale, per cui il sindaco della città metropolitana è il primo cittadino del comune capoluogo. La legge votata dall'Ars prevede invece un meccanismo diverso ed è per questo che il governo nazionale è pronto a una nuova impugnativa. L'inconfessabile timore che, raccontano, attraversa il partito di maggioranza relativa è che la nuova norma che si adegua alla legge nazionale e che porta la firma dei capigruppo possa finire impallinata dal voto segreto. Giovanni Panepinto, deputato Pd che stamattina era in Aula, la mette così: "La norma passerà. Non credo che ci sarà voto segreto". Una bocciatura della nuova norma per mano dei franchi tiratori avrebbe un effetto devastante da un punto di vista politico, e certificherebbe un fallimento della maggioranza. E aprirebbe la guerra con Renzi. E così l'incidente di questa mattina - che a sentire deputati navigati era nell'aria - è servito quanto meno a rimandare l'ora della verità. Che il Pd sia attraversato da tensioni interne non è un segreto né tanto meno una novità. Che l'ultima visita di Matteo Renzi che ha offerto un palcoscenico privilegiato a Orlando e Bianco abbia alimentato la fiammella dei malumori interni è una voce che circola nella maggioranza. "Ci troviamo purtroppo di fronte a un comportamento ben poco istituzionale, contraddistinto da una litigiosità tutta interna alla maggioranza e al Pd, che ha creato una paralisi, lasciando ancora nel limbo gli enti, i lavoratori e le aspettative dei territori", attaccano Marco Falcone, capogruppo di Forza Italia e Toto Cordaro, capogruppo del Pid Cantiere Popolare. Nel frattempo, il destino delle ex Province, dei loro seimila dipendenti e dei servizi ai cittadini che gli enti d'area vasta devono garantire resta appeso alle bizze della politica.
sicilia24h.it
Commissario Barberi : Salvaguardare Cupa, ricostituire Governance a cui spetta definizione offerta formativa .
Non ci sono dubbi sulla volontà di salvaguardare l'esistenza e il futuro del Cupa di Agrigento, per questo il Commissario straordinario del Libero Consorzio di Comuni di Agrigento Roberto Barberi ha chiesto al Presidente del Cupa di convocare un'assemblea straordinaria dei Soci per il prossimo 13 Maggio, nel corso della quale verranno elaborate le modifiche statutarie"La riunione sarà propedeutica- dice Roberto Barberi- all'assemblea ordinaria che si terrà nella stessa giornata, finalizzata alla ricostituzione della nuova governance, che avrà il compito di valutare ed approfondire l'offerta formativa 2016/2017.Il Cda- spiega Roberto Barberi - attualmente in regime di prorogatio fino al 12 maggio prossimo, in quanto con poteri limitati, non puo' decidere sull'offerta formativa. Il compito -chiarisce- va demandato alla nuova governance. La prima cosa da fare, pertanto, a salvaguardia del futuro del consorzio universitario - continua Roberto Barberi - è di dotarlo della nuova Governance ed è ciò di cui ci si sta occupando in questi giorni.Per questo - Afferma Barberi- lo scorso 29 aprile ho chiesto ufficialmente al Rettore dell' Università di Palermo di valutare la possibilità di rinviare, al di là dei termini perentoriamente fissati, il vaglio dell'offerta formativa relativa al Cupa Di Agrigento.Tra l'altro e a supporto della necessità di stabilire la nuova governance, nella stessa missiva, ho sottolineato - conclude il Commissario - come la nuova legge di stabilità regionale preveda tra le altre cose, la rideterminazione dei criteri di riparto delle risorse finanziarie da assegnare ai consorzi universitari , la rivisitazione dei rapporti finanziari tra Università e Consorzi Universitari e la fissazione degli obiettivi dell'offerta formativa."