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rassegna stampa dell'11 maggio 2016

Giornale di sicilia

Cupa, debiti da oltre 3milioni con Palermo


Un "buco" da 3milioni e 334mila euro. A tanto ammonta il debito cheilCupa,il consorzio universitario della Provincia di Agrigento, ha accumulato negli anni nei confronti dell'Ateneo diPalermo, dicui è sede staccata. Il dato economico - finanziario, dicui nessuno hamai parlato, è emerso ieri durante la riunione del consiglio di amministrazione dell'ateneo che ha deciso, di conseguenza, di "tagliare" i corsi di laurea in Architettura, giurisprudenza e beni culturali (che sarà trasferito a Palermo), lasciando di fatto soltanto due corsi di studio di minore importanza: Servizio Sociale (triennale) e Archeologia (magistrale). Il caso è quindi esploso e gli studenti non sono stati a guardare. La prima reazione l'hanno avuta i rappresentanti degli studenti dei corsi di laurea in beni culturali e magistralein archeologia cheieri pomeriggio hanno tenuto un'assemblea a villa Genuardi, per fornire una maggioreinformazione riguardoil futuro accademico degli studenti di Beni Culturali. Lo scopo - spiegano i rappresentanti degli studenti, Emanuele Giunta, Alessandra Maganuco, Marcello Miccichè, Laura Prestia, Alessio Zangara ed Alessio Zito - è quello di sensibilizzare tutti sulla gravitàdella scelta adottata dall'università di Palermo ed al fine di organizzare un'azione congiunta per dare una chiara risposta da parte degli studenti, veri protagonisti della vita universitaria ed uniche vittimeinermi".Delusione per queste decisioni sono state espresse anche dal Foro di giurisprudenza che interviene tramite il suo consigliere Saverio Alfano: «Assistiamo ormai da anni, sul palco universitario agrigentino, al balletto delleistituzioni competenti, incompetenti nella vera gestione del Polo decentrato. Inconsapevoli della valenza, che ha per la città di Agrigento la presenza di un Polo Universitario, la Regione, nondimeno la Provincia, si sono rivelate totalmente incapaci nello sfruttarele naturali risorse del territorio agrigentino». Si muovono anche i politici. Enzo Fontana, che da presidente della Provincia è stato uno dei primi fautori del Cupa, oggi deputato regionale di opposizione al governo Crocetta, dice: «Il problema del Consorzio universitario non è stato e non è il management. Chi vuole attribuire colpe al presidente e all'intero Cda, non fa altro che una sterile polemica, volta solo al mero ricambio del consiglio d'amministrazione senza andare adindividuarele vere responsabilità, che sono da attribuire esclusivamente a questo Governo Regionale». Ilportavoce provinciale diAgrigento di Fratelli d'Italia-An, Giuseppe Ciulla, in una nota congiunta con tuttala dirigenza regionale enazionale del partito sostiene che «Il taglio dei corsi di laurea di Giurisprudenza, Architettura e Beni Culturali, non può che rappresentare la morte del Polo. Si tratta - continua Ciulla - di un fallimento della politica locale e regionale che non ha saputo mostrare attenzione verso uno dei gioielli dellanostra provincia». Infineil presidente provinciale di Confcommercio, Francesco Picarella, giudica un grave errore «la decisione di tagliare i corsi di laurea che provocherà certamente enormi ripercussioni sul tessuto economico dellacittà». Stamattina gli studenti si riunirannoin assemblea nei locali di contrada Calcarelle. (*PAPI*)


L'intervista a Giovanni Ardizzone di Giacinto Pipitone
 «ex province governo ondivago c'era un vuoto, sono intervenuto


N on nascondo che rispetto a un atteggiamento ondivago da parte del governo sulla questione delle Città Metropolitane sono stato costretto a intervenire. C'è stata molta approssimazione sull'impugnativa che lo Stato ha fatto sulla nostra riforma delle Province e il rischio era quella di condannare la Sicilia a una arretratezza istituzionale»: il presidente dell'Ars, Giovanni Ardizzone, commenta la chiusura dello scontro con Roma sulla legge che ha istituito Liberi Consorzi e Città Metropolitane. E avverte che è arrivato il momento di dettare regole precise sul procedimento da seguire in caso di impugnative del governo nazionale. OOO Con la legge appena approvata le Province vanno definitivamente in soffitta. Nascono le Città Metropolitane di Palermo, Catania e Messina affidate ai sindaci dei capoluoghi che affiancheranno i sei Liberi Consorzi di Comuni. Erano davvero necessari tre anni per arrivare a questo risultato? «Le Città Metropolitane sono un'istituzione prevista a livello europeo. Se avessimo continuato a resistere all'impugnativa dello Stato difendendo la nostra legge, solo la Sicilia sarebbe rimasta priva di questi enti. E avrebbe perso una grande opportunità. Su questo il governo ha avuto un atteggiamento ondivago, per questo motivo mi sono fatto carico di una iniziativa che colmasse un vuoto. E ciò mi suggerisce di segnalare l'esigenza che vengano disciplinate le procedure da seguire quando c'è una impugnativa di una nostra legge da parte dello Stato. Siamo di fronte a procedure nuove, frutto dell'abolizione della figura del Commissario dello Stato». OOO Come procederebbe? «Intanto vorrei segnalare che da un po' di tempo a questa parte i numeri delle impugnative sono bassi, siamo a livelli di ordinarietà. In questa nuova fase lo Stato invia, prima di impugnare, un preavviso. A questo punto la giunta deve decidere se aderire ai rilievi modificando la legge e facendo così cessare la materia del contendere o se resistere nel giudizio davanti alla Corte Costituzionale. Nasce una normale interlocuzione con il governo nazionale. Il punto è che il governo regionale deve comunicare all'aula la decisione e se aderisce ai rilievi facendo cessare la materia del contendere non può farlo solo in parte. Rispetto all'im - pugnativa della riforma delle Province, inizialmente la giunta aveva corretto solo tre dei quattro punti bocciati. Ma poichè è l'Ars che poi con una propria legge fa cessare la materia del contendere con lo Stato, ci vuole maggiore chiarezza e una regolamentazione del procedimento. Altrimenti si finisce per agire solo con discrezionalità». OOO Una delle obiezioni di chi non voleva recepire le norme nazionali è che così la Sicilia rinuncia alla propria autonomia piegandosi al diktat statale. Condivide? «La realtà è molto diversa. Non si vuole comprendere che la riforma costituzionale su cui si esprimerà il referendum impone a noi per primi di revisionare lo Statuto. Mi chiedo a cosa serva uno Statuto come il nostro che ancora prevede l'Alta Corte di Giustizia e una sezione della Corte di Cassazione. Organi mai nati. Bisogna evitare di difendere retaggi storici che all'esterno vengono visti solo come privilegi. Bisogna ragionare in termini europei per attualizzare lo Statuto. Anche perchè se la revisione non la facciamo noi, ci verrà calata dall'alto: da Roma o da Bruxelles. E a questo proposito ricordo che un tentativo c'è già stato quando una bozza della riforma della Costituzione prevedeva che il nuovo Titolo V si applicasse anche alle Regioni a Statuto speciale. Abbiamo protestato e ci fu detto che era solo un refuso...». OOO Manca un anno e mezzo alla fine della legislatura. C'è ancora il tempo per approvare una riforma dello Statuto, che andrebbe poi ratificata a Roma? «Il tempo c'è e dobbiamo provarci. Dobbiamo consegnare alla prossima legislatura regole nuove. Anche un nuovo regolamento dell'Ars che abolisca il voto segreto, limitandolo alle occasioni in cui ci si esprime su casi personali». OOO Torniamo un attimo al voto sulle Città Metropolitane. La sua proposta è passata grazie all'aiu - to di Forza Italia e all'astensione dei grillini. Mentre il centrosinistra si è spaccato. Tutto normale? «Ricordo che questo governo fin dalla sua nascita non ha avuto una maggioranza numerica definita. Le maggioranze vanno trovate in aula sui fatti concreti, anche superando le logiche di appartenenza. E aggiungo un'altra cosa. Si è molto discusso sull'opportunità politica di consegnare a Orlando e Bianco automaticamente le Città Metropolitane: io ritengo che questo sia un vantaggio per lo stesso governo regionale nel confronto con Roma. Orlando e Bianco sono due interlocutori forti che potranno affiancarsi a Crocetta nella trattativa con Roma.

Libero consorzio Lunedì mattina assemblea dei dipendenti .

Lunedì mattina dalle 10 alle 12, nell'aula consigliare Giglia del Libero Consorzio, una nuova assemblea dei dipendenti a tempo indeterminato e dei precari dell'Ente. La riunione è stata indetta per fare il punto della situazione alla luce della ventilata ipotesi di tagli al personale a cominciare dai contratti a tempo determinato a partire da luglio.Giùnei giorni scorsi si era tenuta un'animata riunione dei dipendenti con le Rsu aziendali. (*CR*)


Siciliacronaca.it
CUPA, mentre si decide di chiudere Architettura, Giurisprudenza e Beni Culturali la politica pensa alla nomina del nuovo presidente
Indignarsi non basta più, è giunto il momento di portare avanti forme di lotta alternative, diverse, quello che sta succedendo ad Agrigento è emblematico di una città lasciata morire nel più completo oblio.
A questo punto la gente deve capire che le istituzioni tutte hanno tirato i remi in barca che di risollevare le sorti della Città dei Templi gliene frega poco o nulla.
La politica agrigentina alla fine ce l'ha fatta, è riuscita a non muover un dito per evitare di fare chiudere i battenti al Polo Universitario.
L'Università di Palermo ha deciso di tagliare facoltà importanti come Architettura, Giurisprudenza e Beni Culturali.
Impedire ai giovani della nostra città il diritto allo studio, la maggior parte di essi appartenenti a famiglie che certamente non possono permettersi altre sedi più blasonate, è un crimine di cui la politica senza ombra di dubbio si è macchiata.
Ai politici, che possono permettersi il lusso di far studiare i propri pargoli nelle importanti sedi universitarie, magari private, del nord Italia o estere, non gliene frega un accidente se al figlio dell'operaio, possibilmente senza lavoro, vista la situazione critica in cui versano imprese ed aziende, viene vietato di continuare a studiare.
Ancora una volta i vari Michele Cimino, Vincenzo Fontana, Roberto Di Mauro, Margherita La Rocca, Giovanni Panepinto, Matteo Mangiacavallo, Salvatore Cascio, Gaetano Cani,Giuseppe Ruvolo, Tonino Moscatt, Maria Iacono, Riccardo Gallo Afflitto, Giuseppe Marinello, Angelo Capodicasa, Nino Bosco e l'assessore regionale Mariella Lo Bello, hanno dimostrato tutto il loro valore,tutto il loro peso politico, che equivale al nulla assoluto.

Sicilia24h
Fratelli d'Italia su caso Cupa.
"Il taglio dei corsi di laurea di Giurisprudenza, Architettura e Beni Culturali, non può che rappresentare la morte del Polo Universitario di Agrigento". Interviene così il portavoce provinciale di Agrigento di Fratelli d'Italia-An, Giuseppe Ciulla, in una nota congiunta con tutta la dirigenza regionale e nazionale del partito, dopo la notizia sul voto del Consiglio di amministrazione dell'Università degli Studi di Palermo che ha deliberato, con voto compatto delle componenti dei docenti e del personale tecnicoamministrativo, il mantenimento presso il Polo Universitario di Agrigento dei Corsi di Studio in Servizio Sociale (triennale) e Archeologia (magistrale). "Si tratta - continua Ciulla - di un fallimento della politica locale e regionale che non ha saputo mostrare attenzione verso uno dei gioielli della nostra provincia. Un territorio, quello di Agrigento, che con la presenza dell'Università è riuscito a svilupparsi sotto molti punti di vista, consentendo altresì a molte famiglie e a molti giovani talentuosi di avere una speranza". "Una speranza che ieri - continua Ciulla - è stata spezzata senza alcun clamore, ma nel silenzio più assordante di una classe politica e dirigenziale che dovrebbe vergognarsi e lasciare i ruoli di potere che rivestono". "Agrigento a questo punto ha davvero bisogno di un riscatto da parte di quei giovani che non avranno più alcuna speranza per restare in questa terra. Un territorio che inevitabilmente si impoverirà, relegando una fra le ultime province d'Italia nel baratro più assoluto". "L'auspicio - conclude il portavoce provinciale di Fratelli d'Italia - è che ci sia una forte presa di posizione da parte di tutta la politica, senza distinzione di colori, affinchè Agrigento continui il suo percorso di rinascita partendo dall'Università".

Nota Anci Sicilia su via libera delrio LIBERI CONSORZI E CITTÁ METROPOLITANE, VIA LIBERA ALLA DELRIO. ANCISICILIA: "ADESSO OCCORRE CONOSCERE STRUMENTI FINANZIARI E TEMPI DI ATTUAZIONE" "Prendiamo atto che a distanza di oltre due anni dalla legge Delrio vi siano anche in Sicilia le condizioni per l'attuazione della riforma dell'ente intermedio. Resta però da chiarire quali siano le condizioni di sostenibilità finanziaria che consentano agli amministratori locali di assumersi la responsabilità della gestione dei liberi consorzi e delle città metropolitane anche in considerazione dello stato di abbandono delle strade provinciali, della mancata erogazione di servizi strategici, delle scuole secondarie ed in relazione al delicatissimo tema del personale".
Questo il commento di Leoluca Orlando e Mario Emanuele Alvano, rispettivamente presidente e segretario generale dell'AnciSicilia.

LiveSicilia
Sala d'Ercole Precari, regionali, Consorzi La mini finanziaria è legge di Santi Sabella Approvato il "ddl stralcio" con 35 voti a favore e 19 contrari. Cosa prevede la legge.
PALERMO - Con 35 voti a favore, 19 contrari e tre astenuti, l'Ars ha dato il definitivo via libera alla mini finanziaria. Un testo nato per accogliere le norme che non avevano trovato posto o erano state bocciate durante l'esame della legge di Stabilità, ma che ha finito per assorbire anche disposizioni di natura diversa. È il caso del recepimento della legge Delrio su Liberi consorzi e Città metropolitane, che sostituiranno le ex Province. La norma è stata inserita in extremis tra gli emendamenti aggiuntivi al ddl stralcio per evitare l'ennesima impugnativa del Consiglio dei ministri. Con l'adeguamento alla normativa nazionale, anche in Sicilia il sindaco metropolitano sarà di diritto il primo cittadino del comune capoluogo dell'ente territoriale. Una norma che ha ottenuto il via libera anche grazie ai voti di una parte dell'opposizione (Forza Italia e Pid), e all'astensione del Movimento cinquestelle, sulla quale si è consumato uno strappo interno al Partito democratico. L'insidia del voto segreto, con cui l'Ars si è espressa, ha trovato il sostegno di cinque deputati del Pd: Raffaele Nicotra, Paolo Ruggirello, Luca Sammartino, Valeria Sudano e Gianfranco Vullo. Scrutinio segreto richiesto da Giovanni Greco del Partito dei siciliani-Mpa, che oggi in Aula ha difeso la sua scelta: "È uno strumento di democrazia. Il presidente Ardizzone avrebbe dovuto riprendere chi ieri ha definito 'un'indegnità' il voto segreto". Nell'ambito della mini manovra, l'Ars ha recepito anche un'altra norma impugnata dal Consiglio dei ministri, quella relativa agli appalti pubblici. Via libera, poi, ad alcune modifiche al procedimento amministrativo, con l'obiettivo di snellire la macchina burocratica. Ma sono soprattutto le norme dal carattere "finanziario" a contraddistinguere il testo approvato oggi a Sala d'Ercole. Tra queste, alcune disposizioni con cui l'Ars ha voluto porre rimedio agli "scivoloni" del governo durante l'esame della legga di Stabilità. È il caso del tetto agli stipendi di dipendenti e dirigenti di enti regionali, a esclusione di quelli del settore sanitario. Un tetto fissato a 100mila euro annui lordi. Via libera anche ai prepensionamenti del personale degli enti sottoposti a vigilanza della Regione. Una norma che riguarda anche i dipendenti di Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura, assunti prima del 1995, purché non vi siano oneri aggiuntivi a carico del bilancio regionale. Mini finanziaria che ha affrontato alcune vertenze storiche. L'Ars ha "salvato" Sviluppo Italia Sicilia. Le procedure di finanziamento per la creazione di start up, restart e nuove imprese, per le quali sono previsti 10 milioni di fondi europei, saranno affidate a società in house della Regione, e in via prioritaria proprio alla società partecipata in liquidazione. Un meccanismo simile è stato previsto per permettere ai 1700 operatori degli sportelli multifunzionali di tornare a lavorare. Gli ex sportellisti potranno affiancare i dipendenti dei Centri per l'impiego nelle attività legate alle politiche attive del lavoro tramite organismi in house dell'assessorato al Lavoro o enti accreditati come Agenzie per il lavoro. Novità anche per l'Irsap. Per "salvare" gli stipendi dei dipendenti, l'Ars ha approvato una norma per mettere fine alla "confusione" tra i patrimoni delle ex Asi, in liquidazione, e l'Istituto. Resta ferma la normativa per la governance dell'Irsap, che il governo avrebbe invece voluto modificare, riconoscendo un "peso" maggiore alla Regione nella scelta dei vertici. Approvata anche la norma che consente ai testimoni di giustizia assunti dalla Regione di essere assegnati ad altre pubbliche amministrazioni. Un emendamento del gruppo Lista Musumeci ha esteso per questi soggetti anche la facoltà di optare per il telelavoro. Con il parere favorevole del governo, passa anche la proposta di Forza Italia che blocca le assunzioni di nuovi testimoni di giustizia fino al 2018. Cinque milioni di euro fino al 2018 sono stati stanziati per il rinnovo della convenzione tra la Regione e l'Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico e ospedale specializzato Oasi Maria SS. di Troina Onlus. Via libera al finanziamento per il dissalatore di Vulcano, norma che Sala d'Ercole aveva respinto a voto segreto durante l'esame della finanziaria. È arrivato il sì dell'Aula anche per il finanziamento di un milione per l'aeroporto di Trapani Birgi. Sala d'Ercole ha salvato il Cru, Consiglio regionale dell'urbanistica, accogliendo un emendamento del Movimento cinquestelle. Dovranno attendere, invece, le scuole paritarie dell'infanzia. Un emendamento del presidente della commissione Bilancio, Vincenzo Vinciullo, impegna il governo a prevedere, nella manovra correttiva della finanziaria da presentare entro il 17 maggio, il rifinanziamento del capitolo di spesa per l'importo di tre milioni di euro per il 2016. La Regione potrà affidare in maniera diretta lavori ai Consorzi di bonifica, entro il limite di un milione di euro, evitando così il ricorso al bando pubblico. Lavori nei quali rientreranno quelli finanziati con fondi pubblici regionali ed extraregionali per assicurare la campagna irrigua e la manutenzione delle reti irrigue e dei canali. Purché, però, eseguiti con l'impiego degli operai dei consorzi stessi, degli lavoratori agricolo-forestali e di quelli dell'Ente di sviluppo agricolo. L'Aula ha dato il via libera anche alla norma relativa alla ricerca nel settore della granicoltura e della zootecnia. Tra le norme approvate, la possibilità per gli studenti con handicap gravi di essere affidati in via sussidiaria ed eventuale al personale interno di ciascun istituto scolastico. Approvate anche alcune disposizioni in materia di programmazione comunitaria, grazie alle quali la Regione potrà utilizzare risorse comunitarie per il completamento di progetti finanziati con fondi europei ma non ancora conclusi. L'Ars ha esteso i trasferimenti dell'articolo 9 della finanziaria anche al mantenimento della quota di partecipazione nei Consorzi universitari e negli Istituti superiori di studi musicali. Passa, poi, la norma sui prestiti, dal fondo pensione, in favore del personale regionale in quiescenza e in servizio. Stanziati, infine, 900mila euro per il 2016 per l'adesione della Regione al programma statale di cofinanziamento di sostegno a favore di piccole e medie imprese.

Grandangolo
Agrigento, intervento della Confcommercio sulla vicenda Cupa. Ieri il Consiglio di Amministrazione dell'Università degli Studi di Palermo ha deliberato la chiusura di tre Corsi di Laurea del CUPA, il Consorzio Universitario della Provincia di Agrigento, ossia Architettura, Giurisprudenza e Beni Culturali, Corsi di Laurea tra i maggiori per numero di iscritti.
La Confcommercio di Agrigento giudica un grave errore questa decisione sottolineando che tali tagli provocheranno certamente enormi ripercussioni sul tessuto economico della città. Il Presidente Provinciale, Francesco Picarella, appoggia oggi la possibile soluzione proposta dal Sindaco di Agrigento, Calogero Firetto, cioè quella di spostare la sede dell'Università al centro storico della città, così favorendo grazie alla notevole presenza di studenti la rinascita del centro città e l'apertura di nuove attività commerciali di vicinato.
"E' fondamentale per tutta la nostra provincia evitare che il CUPA subisca una così grave perdita. Utilizzare il patrimonio immobiliare del Comune di Agrigento come possibile sede dell'Università", afferma Picarella, "potrebbe essere una soluzione per favorire il mantenimento e il rilancio dell'Università come già la Federalberghi aveva proposto lo scorso anno durante la campagna elettorale".
Ribadendo l'importanza della presenza del CUPA sul nostro territorio, la Confcommercio di Agrigento è al fianco dei sindacati che con la loro sollecitazione hanno per primi manifestato preoccupazione per la vicenda, e le istituzioni che si stanno impegnando per la risoluzione della questione, prima fra tutte il Comune di Agrigento con il Sindaco Calogero Firetto, ed invita le altre istituzioni, la politica e la società civile ad adoperarsi, mettendo da parte strategie ed interessi personali e perseguendo l'unico obiettivo utile per la comunità: la salvezza del CUPA.

LA SICILIA
CUPA. E' la proposta della Confcommercio al sindaco Calogero Firetto per salvare i corsi di laurea "L'UNIVERSITÀ A PALAZZO TOMASI" Il sindaco: "Domani parteciperemo all'assemblea dei soci e vedremo". Consorzio universitario di Agrigento, dopo la «morte» di tre corsi di laurea (due chiusi, uno trasferito a Palermo) sancito dai Cda di Unipa, potrebbe essere tempo di un trasferimento nel centro storico. A mostrare le «carte» è una nota di ieri della Confcommercio di Agrigento. E' fonda mentale per tutta la nostra provincia evitare che il Cupa subisca una così grave perdita. Utilizzare il patrimonio immobiliare dei Comune di Agrigento come possibile sede dell'Università — afferma Picarella— potrebbe essere una soluzione per favorire il mantenimento e il rilancio dell'Università come già la Federalberghi aveva proposto lo scorso anno durante la campagna elettorale».
Il patrimonio di cui sopra sarebbe già individuato: Palazzo Tomasi, in piano Sanzo, che è oggetto negli ulti mi mesi di diversi interventi di ripristino da parte del Comune. Diventa in questo momento poco utile, infatti, l'immobile di via Quartararo, che Palazzo dei Giganti sostiene essere di sua proprietà e che ha un costo di gestione di circa 300mila euro l'anno. «Siamo solo alla fase preliminare di un confronto con l'ex Provincia - è la risposta del sindaco Firetto - Domani parteciperemo all'assemblea dei soci con la volontà di fare chiarezza sul futuro del Consorzio soprattutto sugli apporti finanziari». Nel cosiddetta «day after» del Cupa, comunque, il silenzio è abbastanza profondo; nessuno vuole dire qual cosa, se eccettuiamo la semplice «polemica» politica. E' il caso, ad esempio, dello scambio di battute tra i parlamentari regionali Giovanni Panepinto e Vincenzo Fontana, con il primo che nei giorni scorsi aveva attaccato a testa bassa il Cda e la Presidenza uscente, il secondo che invece aveva definito questo una «sterile polemica, volta solo al mero ricambio del Cda, senza andare ad individuare le vere responsabilità, che sono da attribuire esclusivamente a questo Governo Regionale». Le sorti del polo universitario di Agrigento — dice infatti Fontana - sono nelle mani di questo Governo regionale, che deve trovare una rapida soluzione in merito al trasferimento delle risorse».
GIOACCHINO SCHICCHI

ATTENTATO. Ieri primo giorno di Cambiano con la scorta affidatagli dal ministro Angelino Alfano «NON LASCIO LA CARICA DI SINDACO» RIFLESSIONI. «Ci ho pure pensato, ma è stato solo un attimo di debolezza». E' stata istituita la scorta per il sindaco Angelo Cambiano. Già da martedì pomeriggio, un agente di Polizia sorveglia i movimenti dei primo cittadino sia a Palazzo di Città che nei luoghi che frequenta. L'annuncia di una scorta era stato dato martedì dal ministro dell'interno Angelino Alfano dura la sua visita istituzionale a Licata in seguito allatto incendiario subito dalla residenza estiva di proprietà del primo cittadino. Ieri è tornato a parlare Cambiano che, di fatto, ha fugato i dubbi sii un suo eventuale passo indietro come era stato ipotizzato subito dopo l'episodio di lunedì sera: «Mi sostengono le manifestazioni sincere di affetto solidarietà, tosi come le dure condanne al gesto vile e vergognoso mi aiuteranno ad andare avanti e mi sosterranno nel percorrere la strada che ho scelto — scrive il sindaco — che è quella della buona amministrazione rispettosa della legalità e delle regole. Mi hanno rafforzato la presenza delle Istituzioni dello Stato e delle Istituzioni locali. Mi hanno colpito i messaggi pervenuti da semplici cittadini del Piemonte, del Veneto e dall'Italia tutta
L'idea di lasciare però c'è stata e a confermarlo è stato lo stesso primo cittadino; «Non posso negare di esse re stato combattuto tra la voglia di andare avanti e quella di fare un passo indietro e tutelare, non me, ma la mia famiglia. Dimettermi forse sarebbe la cosa più sensata e comprensibile, ma i "non mollare" sono arrivati come pugni allo stomaco. Ma non voglio deludere la mia gente, ho promesso un cambiamento e sapevo che non sarebbe stato facile, certo non avrei mai pensato che si potesse arrivare a tanto. Chi pensa di avermi distrutto con questo atto vile e disonesto non ha capito che non ha colpito solo me e la mia famiglia, ma tutta la società sana della nostra città che con semplici, quanto veri messaggi di solidarietà mi ha dimostrato che non sono un folle nel credere che Licata possa cambiare». Cambiano ha a più riprese chiamato in causa anche la politica locale rea — secondo il primo cittadino — di «averlo lasciato solo in un momento così difficile.
Presa di posizione che non è piaciuta al consigliere Angelo Vincenti: «Faccio politica e da consigliere Comunale, ho sempre combattuto certi fenomeni e soprattutto ho sempre fatto rilevato che la responsabilità di queste costruzioni, non può essere addossata solamente ai proprietari, un comune che negli ultimi 25 anni ha avuto come esecutivo, una commissione straordinaria dal 92 al 95 a seguito dello scioglimento dei consiglio comunale due commissari straordinari in pochi mesi e ben cinque sindaci. Tutti in un modo o nell'altro avevano piena coscienza di questa bomba a orologeria, era solo questione di tempo, cosa hanno fatto?. La città tutta oggi ne esce con un'immagine devastante, dichiarata da più parti città pericolosa».
GIUSEPPE CELLURA


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