Giornale
di sicilia
Cupa,
debiti da oltre 3milioni con Palermo
Un "buco" da 3milioni e 334mila
euro. A tanto ammonta il debito cheilCupa,il consorzio universitario
della Provincia di Agrigento, ha accumulato negli anni nei confronti
dell'Ateneo diPalermo, dicui è sede staccata. Il dato economico -
finanziario, dicui nessuno hamai parlato, è emerso ieri durante la
riunione del consiglio di amministrazione dell'ateneo che ha
deciso, di conseguenza, di "tagliare" i corsi di laurea in
Architettura, giurisprudenza e beni culturali (che sarà trasferito a
Palermo), lasciando di fatto soltanto due corsi di studio di minore
importanza: Servizio Sociale (triennale) e Archeologia (magistrale).
Il caso è quindi esploso e gli studenti non sono stati a guardare.
La prima reazione l'hanno avuta i rappresentanti degli studenti dei
corsi di laurea in beni culturali e magistralein archeologia cheieri
pomeriggio hanno tenuto un'assemblea a villa Genuardi, per fornire
una maggioreinformazione riguardoil futuro accademico degli studenti
di Beni Culturali. Lo scopo - spiegano i rappresentanti degli
studenti, Emanuele Giunta, Alessandra Maganuco, Marcello Miccichè,
Laura Prestia, Alessio Zangara ed Alessio Zito - è quello di
sensibilizzare tutti sulla gravitàdella scelta adottata
dall'università di Palermo ed al fine di organizzare un'azione
congiunta per dare una chiara risposta da parte degli studenti, veri
protagonisti della vita universitaria ed uniche
vittimeinermi".Delusione per queste decisioni sono state espresse
anche dal Foro di giurisprudenza che interviene tramite il suo
consigliere Saverio Alfano: «Assistiamo ormai da anni, sul palco
universitario agrigentino, al balletto delleistituzioni competenti,
incompetenti nella vera gestione del Polo decentrato. Inconsapevoli
della valenza, che ha per la città di Agrigento la presenza di un
Polo Universitario, la Regione, nondimeno la Provincia, si sono
rivelate totalmente incapaci nello sfruttarele naturali risorse del
territorio agrigentino». Si muovono anche i politici. Enzo Fontana,
che da presidente della Provincia è stato uno dei primi fautori del
Cupa, oggi deputato regionale di opposizione al governo Crocetta,
dice: «Il problema del Consorzio universitario non è stato e non è
il management. Chi vuole attribuire colpe al presidente e all'intero
Cda, non fa altro che una sterile polemica, volta solo al mero
ricambio del consiglio d'amministrazione senza andare
adindividuarele vere responsabilità, che sono da attribuire
esclusivamente a questo Governo Regionale». Ilportavoce provinciale
diAgrigento di Fratelli d'Italia-An, Giuseppe Ciulla, in una nota
congiunta con tuttala dirigenza regionale enazionale del partito
sostiene che «Il taglio dei corsi di laurea di Giurisprudenza,
Architettura e Beni Culturali, non può che rappresentare la morte
del Polo. Si tratta - continua Ciulla - di un fallimento della
politica locale e regionale che non ha saputo mostrare attenzione
verso uno dei gioielli dellanostra provincia». Infineil presidente
provinciale di Confcommercio, Francesco Picarella, giudica un grave
errore «la decisione di tagliare i corsi di laurea che provocherà
certamente enormi ripercussioni sul tessuto economico dellacittà».
Stamattina gli studenti si riunirannoin assemblea nei locali di
contrada Calcarelle. (*PAPI*)
L'intervista a Giovanni Ardizzone
di Giacinto Pipitone
«ex province governo ondivago
c'era un vuoto, sono intervenuto
N on nascondo che rispetto a un
atteggiamento ondivago da parte del governo sulla questione delle
Città Metropolitane sono stato costretto a intervenire. C'è stata
molta approssimazione sull'impugnativa che lo Stato ha fatto sulla
nostra riforma delle Province e il rischio era quella di condannare
la Sicilia a una arretratezza istituzionale»: il presidente
dell'Ars, Giovanni Ardizzone, commenta la chiusura dello scontro
con Roma sulla legge che ha istituito Liberi Consorzi e Città
Metropolitane. E avverte che è arrivato il momento di dettare regole
precise sul procedimento da seguire in caso di impugnative del
governo nazionale. OOO Con la legge appena approvata le Province
vanno definitivamente in soffitta. Nascono le Città Metropolitane di
Palermo, Catania e Messina affidate ai sindaci dei capoluoghi che
affiancheranno i sei Liberi Consorzi di Comuni. Erano davvero
necessari tre anni per arrivare a questo risultato? «Le Città
Metropolitane sono un'istituzione prevista a livello europeo. Se
avessimo continuato a resistere all'impugnativa dello Stato
difendendo la nostra legge, solo la Sicilia sarebbe rimasta priva di
questi enti. E avrebbe perso una grande opportunità. Su questo il
governo ha avuto un atteggiamento ondivago, per questo motivo mi sono
fatto carico di una iniziativa che colmasse un vuoto. E ciò mi
suggerisce di segnalare l'esigenza che vengano disciplinate le
procedure da seguire quando c'è una impugnativa di una nostra
legge da parte dello Stato. Siamo di fronte a procedure nuove, frutto
dell'abolizione della figura del Commissario dello Stato». OOO
Come procederebbe? «Intanto vorrei segnalare che da un po' di
tempo a questa parte i numeri delle impugnative sono bassi, siamo a
livelli di ordinarietà. In questa nuova fase lo Stato invia, prima
di impugnare, un preavviso. A questo punto la giunta deve decidere se
aderire ai rilievi modificando la legge e facendo così cessare la
materia del contendere o se resistere nel giudizio davanti alla Corte
Costituzionale. Nasce una normale interlocuzione con il governo
nazionale. Il punto è che il governo regionale deve comunicare
all'aula la decisione e se aderisce ai rilievi facendo cessare la
materia del contendere non può farlo solo in parte. Rispetto all'im
- pugnativa della riforma delle Province, inizialmente la giunta
aveva corretto solo tre dei quattro punti bocciati. Ma poichè è
l'Ars che poi con una propria legge fa cessare la materia del
contendere con lo Stato, ci vuole maggiore chiarezza e una
regolamentazione del procedimento. Altrimenti si finisce per agire
solo con discrezionalità». OOO Una delle obiezioni di chi non
voleva recepire le norme nazionali è che così la Sicilia rinuncia
alla propria autonomia piegandosi al diktat statale. Condivide? «La
realtà è molto diversa. Non si vuole comprendere che la riforma
costituzionale su cui si esprimerà il referendum impone a noi per
primi di revisionare lo Statuto. Mi chiedo a cosa serva uno Statuto
come il nostro che ancora prevede l'Alta Corte di Giustizia e una
sezione della Corte di Cassazione. Organi mai nati. Bisogna evitare
di difendere retaggi storici che all'esterno vengono visti solo
come privilegi. Bisogna ragionare in termini europei per attualizzare
lo Statuto. Anche perchè se la revisione non la facciamo noi, ci
verrà calata dall'alto: da Roma o da Bruxelles. E a questo
proposito ricordo che un tentativo c'è già stato quando una bozza
della riforma della Costituzione prevedeva che il nuovo Titolo V si
applicasse anche alle Regioni a Statuto speciale. Abbiamo protestato
e ci fu detto che era solo un refuso...». OOO Manca un anno e mezzo
alla fine della legislatura. C'è ancora il tempo per approvare una
riforma dello Statuto, che andrebbe poi ratificata a Roma? «Il tempo
c'è e dobbiamo provarci. Dobbiamo consegnare alla prossima
legislatura regole nuove. Anche un nuovo regolamento dell'Ars che
abolisca il voto segreto, limitandolo alle occasioni in cui ci si
esprime su casi personali». OOO Torniamo un attimo al voto sulle
Città Metropolitane. La sua proposta è passata grazie all'aiu -
to di Forza Italia e all'astensione dei grillini. Mentre il
centrosinistra si è spaccato. Tutto normale? «Ricordo che questo
governo fin dalla sua nascita non ha avuto una maggioranza numerica
definita. Le maggioranze vanno trovate in aula sui fatti concreti,
anche superando le logiche di appartenenza. E aggiungo un'altra
cosa. Si è molto discusso sull'opportunità politica di consegnare
a Orlando e Bianco automaticamente le Città Metropolitane: io
ritengo che questo sia un vantaggio per lo stesso governo regionale
nel confronto con Roma. Orlando e Bianco sono due interlocutori forti
che potranno affiancarsi a Crocetta nella trattativa con Roma.
Libero consorzio Lunedì mattina
assemblea
dei dipendenti .
Lunedì mattina dalle 10 alle
12, nell'aula consigliare Giglia del Libero
Consorzio, una nuova assemblea
dei dipendenti a tempo indeterminato
e dei precari dell'Ente.
La riunione è stata indetta per fare
il punto della situazione alla luce
della ventilata ipotesi di tagli al personale
a cominciare dai contratti a
tempo determinato a partire da luglio.Giùnei
giorni scorsi si era tenuta
un'animata riunione dei dipendenti
con le Rsu aziendali. (*CR*)
Siciliacronaca.it
CUPA, mentre si decide di chiudere
Architettura, Giurisprudenza e Beni Culturali la politica pensa alla
nomina del nuovo presidente
Indignarsi
non basta più, è giunto il momento di portare avanti forme di lotta
alternative, diverse, quello che sta succedendo ad Agrigento è
emblematico di una città lasciata morire nel più completo oblio.
A
questo punto la gente deve capire che le istituzioni tutte hanno
tirato i remi in barca che di risollevare le sorti della Città dei
Templi gliene frega poco o nulla.
La
politica agrigentina alla fine ce l'ha fatta, è riuscita a non
muover un dito per evitare di fare chiudere i battenti al Polo
Universitario.
L'Università
di Palermo ha deciso di tagliare facoltà importanti come
Architettura, Giurisprudenza e Beni Culturali.
Impedire
ai giovani della nostra città il
diritto allo studio,
la maggior parte di essi appartenenti a famiglie che certamente non
possono permettersi altre sedi più blasonate, è un crimine di cui
la politica senza ombra di dubbio si è macchiata.
Ai
politici, che possono permettersi il lusso di far studiare i propri
pargoli nelle importanti sedi universitarie, magari private, del nord
Italia o estere, non gliene frega un accidente se al figlio
dell'operaio, possibilmente senza lavoro, vista la situazione critica
in cui versano imprese ed aziende, viene vietato di continuare a
studiare.
Ancora
una volta i vari Michele Cimino, Vincenzo Fontana, Roberto Di Mauro,
Margherita La Rocca, Giovanni Panepinto, Matteo Mangiacavallo,
Salvatore Cascio, Gaetano Cani,Giuseppe Ruvolo, Tonino Moscatt, Maria
Iacono, Riccardo Gallo Afflitto, Giuseppe Marinello, Angelo
Capodicasa, Nino Bosco e l'assessore regionale Mariella Lo Bello,
hanno dimostrato tutto il loro valore,tutto il loro peso politico,
che equivale al nulla assoluto.
Sicilia24h
Fratelli d'Italia su caso Cupa.
"Il taglio dei corsi di laurea di
Giurisprudenza, Architettura e Beni Culturali, non può che
rappresentare la morte del Polo Universitario di Agrigento".
Interviene così il portavoce provinciale di Agrigento di Fratelli
d'Italia-An, Giuseppe Ciulla, in una nota congiunta con tutta la
dirigenza regionale e nazionale del partito, dopo la notizia sul voto
del Consiglio di amministrazione dell'Università degli Studi di
Palermo che ha deliberato, con voto compatto delle componenti dei
docenti e del personale tecnicoamministrativo, il mantenimento presso
il Polo Universitario di Agrigento dei Corsi di Studio in Servizio
Sociale (triennale) e Archeologia (magistrale). "Si tratta -
continua Ciulla - di un fallimento della politica locale e
regionale che non ha saputo mostrare attenzione verso uno dei
gioielli della nostra provincia. Un territorio, quello di Agrigento,
che con la presenza dell'Università è riuscito a svilupparsi
sotto molti punti di vista, consentendo altresì a molte famiglie e a
molti giovani talentuosi di avere una speranza". "Una speranza
che ieri - continua Ciulla - è stata spezzata senza alcun
clamore, ma nel silenzio più assordante di una classe politica e
dirigenziale che dovrebbe vergognarsi e lasciare i ruoli di potere
che rivestono". "Agrigento a questo punto ha davvero bisogno di
un riscatto da parte di quei giovani che non avranno più alcuna
speranza per restare in questa terra. Un territorio che
inevitabilmente si impoverirà, relegando una fra le ultime province
d'Italia nel baratro più assoluto". "L'auspicio - conclude
il portavoce provinciale di Fratelli d'Italia - è che ci sia una
forte presa di posizione da parte di tutta la politica, senza
distinzione di colori, affinchè Agrigento continui il suo percorso
di rinascita partendo dall'Università".
Nota Anci Sicilia su via libera
delrio
LIBERI CONSORZI E CITTÁ METROPOLITANE,
VIA LIBERA ALLA DELRIO. ANCISICILIA: "ADESSO OCCORRE CONOSCERE
STRUMENTI FINANZIARI E TEMPI DI ATTUAZIONE"
"Prendiamo atto che a distanza di
oltre due anni dalla legge Delrio vi siano anche in Sicilia le
condizioni per l'attuazione della riforma dell'ente intermedio.
Resta però da chiarire quali siano le condizioni di sostenibilità
finanziaria che consentano agli amministratori locali di assumersi la
responsabilità della gestione dei liberi consorzi e delle città
metropolitane anche in considerazione dello stato di abbandono delle
strade provinciali, della mancata erogazione di servizi strategici,
delle scuole secondarie ed in relazione al delicatissimo tema del
personale".
Questo il commento di Leoluca Orlando e
Mario Emanuele Alvano, rispettivamente presidente e segretario
generale dell'AnciSicilia.
LiveSicilia
Sala d'Ercole
Precari, regionali, Consorzi
La mini finanziaria è legge
di Santi Sabella
Approvato il "ddl stralcio"
con 35 voti a favore e 19 contrari. Cosa prevede la legge.
PALERMO - Con 35 voti a favore, 19
contrari e tre astenuti, l'Ars ha dato il definitivo via libera alla
mini finanziaria. Un testo nato per accogliere le norme che non
avevano trovato posto o erano state bocciate durante l'esame della
legge di Stabilità, ma che ha finito per assorbire anche
disposizioni di natura diversa. È il caso del recepimento della
legge Delrio su Liberi consorzi e Città metropolitane, che
sostituiranno le ex Province. La norma è stata inserita in extremis
tra gli emendamenti aggiuntivi al ddl stralcio per evitare l'ennesima
impugnativa del Consiglio dei ministri. Con l'adeguamento alla
normativa nazionale, anche in Sicilia il sindaco metropolitano sarà
di diritto il primo cittadino del comune capoluogo dell'ente
territoriale. Una norma che ha ottenuto il via libera
anche grazie ai voti di una parte dell'opposizione (Forza Italia e
Pid), e all'astensione del Movimento cinquestelle, sulla quale si è
consumato uno strappo interno al Partito democratico. L'insidia del
voto segreto, con cui l'Ars si è espressa, ha trovato il sostegno di
cinque deputati del Pd: Raffaele Nicotra, Paolo Ruggirello, Luca
Sammartino, Valeria Sudano e Gianfranco Vullo. Scrutinio segreto
richiesto da Giovanni Greco del Partito dei siciliani-Mpa, che oggi
in Aula ha difeso la sua scelta: "È uno strumento di
democrazia. Il presidente Ardizzone avrebbe dovuto riprendere chi
ieri ha definito 'un'indegnità' il voto segreto". Nell'ambito
della mini manovra, l'Ars ha recepito anche un'altra norma impugnata
dal Consiglio dei ministri, quella relativa agli appalti pubblici.
Via libera, poi, ad alcune modifiche al procedimento amministrativo,
con l'obiettivo di snellire la macchina burocratica. Ma sono soprattutto le norme dal
carattere "finanziario" a contraddistinguere il testo
approvato oggi a Sala d'Ercole. Tra queste, alcune disposizioni con
cui l'Ars ha voluto porre rimedio agli "scivoloni" del
governo durante l'esame della legga di Stabilità. È il caso del
tetto agli stipendi di dipendenti e dirigenti di enti regionali, a
esclusione di quelli del settore sanitario. Un tetto fissato a
100mila euro annui lordi. Via libera anche ai prepensionamenti del
personale degli enti sottoposti a vigilanza della Regione. Una norma
che riguarda anche i dipendenti di Camere di commercio, industria,
artigianato e agricoltura, assunti prima del 1995, purché non vi
siano oneri aggiuntivi a carico del bilancio regionale. Mini finanziaria che ha affrontato
alcune vertenze storiche. L'Ars ha "salvato" Sviluppo
Italia Sicilia. Le procedure di finanziamento per la creazione di
start up, restart e nuove imprese, per le quali sono previsti 10
milioni di fondi europei, saranno affidate a società in house della
Regione, e in via prioritaria proprio alla società partecipata in
liquidazione. Un meccanismo simile è stato previsto per permettere
ai 1700 operatori degli sportelli multifunzionali di tornare a
lavorare. Gli ex sportellisti potranno affiancare i dipendenti dei
Centri per l'impiego nelle attività legate alle politiche attive del
lavoro tramite organismi in house dell'assessorato al Lavoro o enti
accreditati come Agenzie per il lavoro. Novità anche per l'Irsap.
Per "salvare" gli stipendi dei dipendenti, l'Ars ha
approvato una norma per mettere fine alla "confusione" tra
i patrimoni delle ex Asi, in liquidazione, e l'Istituto. Resta ferma
la normativa per la governance dell'Irsap, che il governo avrebbe
invece voluto modificare, riconoscendo un "peso" maggiore
alla Regione nella scelta dei vertici. Approvata anche la norma che consente
ai testimoni di giustizia assunti dalla Regione di essere assegnati
ad altre pubbliche amministrazioni. Un emendamento del gruppo Lista
Musumeci ha esteso per questi soggetti anche la facoltà di optare
per il telelavoro. Con il parere favorevole del governo, passa anche
la proposta di Forza Italia che blocca le assunzioni di nuovi
testimoni di giustizia fino al 2018. Cinque milioni di euro fino al 2018
sono stati stanziati per il rinnovo della convenzione tra la Regione
e l'Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico e ospedale
specializzato Oasi Maria SS. di Troina Onlus. Via libera al
finanziamento per il dissalatore di Vulcano, norma che Sala d'Ercole
aveva respinto a voto segreto durante l'esame della finanziaria. È
arrivato il sì dell'Aula anche per il finanziamento di un milione
per l'aeroporto di Trapani Birgi. Sala d'Ercole ha salvato il Cru,
Consiglio regionale dell'urbanistica, accogliendo un emendamento del
Movimento cinquestelle. Dovranno attendere, invece, le scuole
paritarie dell'infanzia. Un emendamento del presidente della
commissione Bilancio, Vincenzo Vinciullo, impegna il governo a
prevedere, nella manovra correttiva della finanziaria da presentare
entro il 17 maggio, il rifinanziamento del capitolo di spesa per
l'importo di tre milioni di euro per il 2016. La Regione potrà affidare in maniera
diretta lavori ai Consorzi di bonifica, entro il limite di un milione
di euro, evitando così il ricorso al bando pubblico. Lavori nei
quali rientreranno quelli finanziati con fondi pubblici regionali ed
extraregionali per assicurare la campagna irrigua e la manutenzione
delle reti irrigue e dei canali. Purché, però, eseguiti con
l'impiego degli operai dei consorzi stessi, degli lavoratori
agricolo-forestali e di quelli dell'Ente di sviluppo agricolo.
L'Aula ha dato il via libera anche alla norma relativa alla ricerca
nel settore della granicoltura e della zootecnia. Tra le norme approvate, la possibilità
per gli studenti con handicap gravi di essere affidati in via
sussidiaria ed eventuale al personale interno di ciascun istituto
scolastico. Approvate anche alcune disposizioni in materia di
programmazione comunitaria, grazie alle quali la Regione potrà
utilizzare risorse comunitarie per il completamento di progetti
finanziati con fondi europei ma non ancora conclusi. L'Ars ha esteso
i trasferimenti dell'articolo 9 della finanziaria anche al
mantenimento della quota di partecipazione nei Consorzi universitari
e negli Istituti superiori di studi musicali. Passa, poi, la norma
sui prestiti, dal fondo pensione, in favore del personale regionale
in quiescenza e in servizio. Stanziati, infine, 900mila euro per il
2016 per l'adesione della Regione al programma statale di
cofinanziamento di sostegno a favore di piccole e medie imprese.
Grandangolo
Agrigento, intervento della
Confcommercio sulla vicenda Cupa.
Ieri il Consiglio di Amministrazione
dell'Università degli Studi di Palermo ha deliberato la chiusura
di tre Corsi di Laurea del CUPA, il Consorzio Universitario della
Provincia di Agrigento, ossia Architettura, Giurisprudenza e Beni
Culturali, Corsi di Laurea tra i maggiori per numero di iscritti.
La Confcommercio di Agrigento giudica
un grave errore questa decisione sottolineando che tali tagli
provocheranno certamente enormi ripercussioni sul tessuto economico
della città. Il Presidente Provinciale, Francesco Picarella,
appoggia oggi la possibile soluzione proposta dal Sindaco di
Agrigento, Calogero Firetto, cioè quella di spostare la sede
dell'Università al centro storico della città, così favorendo
grazie alla notevole presenza di studenti la rinascita del centro
città e l'apertura di nuove attività commerciali di vicinato.
"E' fondamentale per tutta la
nostra provincia evitare che il CUPA subisca una così grave perdita.
Utilizzare il patrimonio immobiliare del Comune di Agrigento come
possibile sede dell'Università", afferma Picarella, "potrebbe
essere una soluzione per favorire il mantenimento e il rilancio
dell'Università come già la Federalberghi aveva proposto lo
scorso anno durante la campagna elettorale".
Ribadendo l'importanza della presenza
del CUPA sul nostro territorio, la Confcommercio di Agrigento è al
fianco dei sindacati che con la loro sollecitazione hanno per primi
manifestato preoccupazione per la vicenda, e le istituzioni che si
stanno impegnando per la risoluzione della questione, prima fra tutte
il Comune di Agrigento con il Sindaco Calogero Firetto, ed invita le
altre istituzioni, la politica e la società civile ad adoperarsi,
mettendo da parte strategie ed interessi personali e perseguendo
l'unico obiettivo utile per la comunità: la salvezza del CUPA.
LA SICILIA
CUPA. E' la proposta della
Confcommercio al sindaco Calogero Firetto per salvare i corsi di
laurea
"L'UNIVERSITÀ A PALAZZO TOMASI"
Il sindaco: "Domani parteciperemo
all'assemblea dei soci e vedremo".
Consorzio universitario di Agrigento,
dopo la «morte» di tre corsi di laurea (due chiusi, uno trasferito
a Palermo) sancito dai Cda di Unipa, potrebbe essere tempo di un
trasferimento nel centro storico. A mostrare le «carte» è una nota
di ieri della Confcommercio di Agrigento. E' fonda mentale per
tutta la nostra provincia evitare che il Cupa subisca una così grave
perdita. Utilizzare il patrimonio immobiliare dei Comune di Agrigento
come possibile sede dell'Università afferma Picarella
potrebbe essere una soluzione per favorire il mantenimento e il
rilancio dell'Università come già la Federalberghi aveva proposto
lo scorso anno durante la campagna elettorale».
Il patrimonio di cui sopra sarebbe già
individuato: Palazzo Tomasi, in piano Sanzo, che è oggetto negli
ulti mi mesi di diversi interventi di ripristino da parte del Comune.
Diventa in questo momento poco utile, infatti, l'immobile di via
Quartararo, che Palazzo dei Giganti sostiene essere di sua proprietà
e che ha un costo di gestione di circa 300mila euro l'anno. «Siamo
solo alla fase preliminare di un confronto con l'ex Provincia - è
la risposta del sindaco Firetto - Domani parteciperemo all'assemblea
dei soci con la volontà di fare chiarezza sul futuro del Consorzio
soprattutto sugli apporti finanziari». Nel cosiddetta «day after»
del Cupa, comunque, il silenzio è abbastanza profondo; nessuno vuole
dire qual cosa, se eccettuiamo la semplice «polemica» politica. E'
il caso, ad esempio, dello scambio di battute tra i parlamentari
regionali Giovanni Panepinto e Vincenzo Fontana, con il primo che nei
giorni scorsi aveva attaccato a testa bassa il Cda e la Presidenza
uscente, il secondo che invece aveva definito questo una «sterile
polemica, volta solo al mero ricambio del Cda, senza andare ad
individuare le vere responsabilità, che sono da attribuire
esclusivamente a questo Governo Regionale». Le sorti del polo
universitario di Agrigento dice infatti Fontana - sono nelle mani
di questo Governo regionale, che deve trovare una rapida soluzione in
merito al trasferimento delle risorse».
GIOACCHINO SCHICCHI
ATTENTATO. Ieri primo giorno di
Cambiano con la scorta affidatagli dal ministro Angelino Alfano
«NON LASCIO LA CARICA DI SINDACO»
RIFLESSIONI. «Ci ho pure pensato,
ma è stato solo un attimo di debolezza».
E' stata istituita la scorta per il
sindaco Angelo Cambiano. Già da martedì pomeriggio, un agente di
Polizia sorveglia i movimenti dei primo cittadino sia a Palazzo di
Città che nei luoghi che frequenta. L'annuncia di una scorta era
stato dato martedì dal ministro dell'interno Angelino Alfano dura
la sua visita istituzionale a Licata in seguito allatto incendiario
subito dalla residenza estiva di proprietà del primo cittadino. Ieri
è tornato a parlare Cambiano che, di fatto, ha fugato i dubbi sii un
suo eventuale passo indietro come era stato ipotizzato subito dopo
l'episodio di lunedì sera: «Mi sostengono le manifestazioni
sincere di affetto solidarietà, tosi come le dure condanne al gesto
vile e vergognoso mi aiuteranno ad andare avanti e mi sosterranno nel
percorrere la strada che ho scelto scrive il sindaco che è
quella della buona amministrazione rispettosa della legalità e delle
regole. Mi hanno rafforzato la presenza delle Istituzioni dello Stato
e delle Istituzioni locali. Mi hanno colpito i messaggi pervenuti da
semplici cittadini del Piemonte, del Veneto e dall'Italia tutta
L'idea di lasciare però c'è stata
e a confermarlo è stato lo stesso primo cittadino; «Non posso
negare di esse re stato combattuto tra la voglia di andare avanti e
quella di fare un passo indietro e tutelare, non me, ma la mia
famiglia. Dimettermi forse sarebbe la cosa più sensata e
comprensibile, ma i "non mollare" sono arrivati come pugni allo
stomaco. Ma non voglio deludere la mia gente, ho promesso un
cambiamento e sapevo che non sarebbe stato facile, certo non avrei
mai pensato che si potesse arrivare a tanto. Chi pensa di avermi
distrutto con questo atto vile e disonesto non ha capito che non ha
colpito solo me e la mia famiglia, ma tutta la società sana della
nostra città che con semplici, quanto veri messaggi di solidarietà
mi ha dimostrato che non sono un folle nel credere che Licata possa
cambiare». Cambiano ha a più riprese chiamato in causa anche la
politica locale rea secondo il primo cittadino di «averlo
lasciato solo in un momento così difficile.
Presa di posizione che non è piaciuta
al consigliere Angelo Vincenti: «Faccio politica e da consigliere
Comunale, ho sempre combattuto certi fenomeni e soprattutto ho sempre
fatto rilevato che la responsabilità di queste costruzioni, non può
essere addossata solamente ai proprietari, un comune che negli ultimi
25 anni ha avuto come esecutivo, una commissione straordinaria dal 92
al 95 a seguito dello scioglimento dei consiglio comunale due
commissari straordinari in pochi mesi e ben cinque sindaci. Tutti in
un modo o nell'altro avevano piena coscienza di questa bomba a
orologeria, era solo questione di tempo, cosa hanno fatto?. La città
tutta oggi ne esce con un'immagine devastante, dichiarata da più
parti città pericolosa».
GIUSEPPE CELLURA