Scrivolibero
Approvato il regolamento per la pesca nelle acque interne
Il Settore Ambiente del Libero Consorzio Comunale di Agrigento ha di recente monitorato e classificato tutti i principali corsi d'acqua della provincia, classificando le specie ittiche tipiche del territorio. Sulla scorta del documento redatto è stato esitato il nuovo regolamento provinciale per la pesca nelle acque interne con determinazione n. 299/2019 del Commissario Straordinario del Libero Consorzio Comunale di Agrigento, dr. Girolamo Alberto Di Pisa.
Particolare attenzione è stata data, nel documento elaborato dal Settore Ambiente, alla situazione dei corsi d'acqua, beni naturali considerati spesso di secondaria importanza a causa del loro regime e delle condizioni generali spesso non ottimali per vari problemi legati ad opere irrazionali di sistemazione idraulica e diverse tipologie di inquinamento (reflui fognari, scarichi industriali e da attività produttive di vario genere), ma che sono essenziali per la sopravvivenza e la conservazione della ricca fauna acquatica (varie specie di pesci, anfibi, rettili e dell'avifauna) e memoria delle nostre radici in quanto attraverso il corso di questi fiumi sono nate le più importanti civiltà del passato.
L'analisi effettuata riassume lo status dei corsi d'acqua e delle principali specie ittiche sia sul piano della loro effettiva presenza, sia sull'interesse che rivestono per la pesca sportiva nelle acque interne e sul potenziale impatto che quest'ultima potrebbe avere se esercitata senza le necessarie prescrizioni.
Il regolamento disciplina il rilascio delle licenze di pesca in tutti i corsi d'acqua ed altre autorizzazioni, ed è pubblicato all'albo pretorio online del sito istituzionale www.provincia.agrigento.it. Ad esso devono rigorosamente attenersi tutti coloro che intendono svolgere attività di pesca nelle acque interne.
Strada provinciale 25 Mussomeli-Tumarrano, dall'ex Provincia via libera a lavori per 1,7 milioni - Castello Incantato
Mussomeli - La notizia è di quelle che offre un piccolo barlume di luce nel buio più pesto che attanaglia, sotto il profilo viabilità, questo angolo di «Cuore di Sicilia»: il Vallone.
Sì, perché nelle generale disastrosa situazione della rete viaria, di tanto in tanto qualcosa si muove. E adesso, per ridare un po' di dignità a uno dei tratti stradali di quest'area martoriati dall'incuria e l'abbandono, v'è il via libera a un progetto.
Un piano che guarda alla rimozione delle frane che si susseguono lungo la strada provinciale 25, la Mussomeli-Tumarrano per giungere all'innesto con la statale 189 della Valle del Platani, nota come la scorrimento veloce Agrigento-Palermo.
Esperita la gara, il Libero consorzio di Agrigento ha aggiudicato l'appalto per eliminare i danni da smottamenti. E non sono pochi. Tant'è che sono stati previsti sedici mesi di lavori.
Ad aggiudicarsi l'appalto è stata una impresa di Vallelunga, la «Geodesia», con un ribasso di oltre il 25 per cento sull'importo a base d'asta.
Per tutta una serie d'interventi, sono stati finanziati oltre un milione e settecentomila euro da ministero delle Infrastrutture e dei trasporti destinati proprio alla manutenzione dell'arteria.
Giornale di Sicilia
Chiazza di liquami in acqua
Scatta l'allarme inquinamento
Sul posto sono intervenuti i tecnici dell'Arpa e i militari della Guardia costiera per i prelievi di campioni da analizzare
Allarme inquinamento alla foce del fiume Salso di Licata. Una grossa chiazza di liquami si è lentamente diffusa, ieri mattina lungo il corso d'acqua. Sul posto sono intervenuti i tecnici dell'Arpa coadiuvati dai militari della Guardia Costiera che hanno effettuato prelievi di alcuni campioni di acqua da inviare al laboratorio analisi. Presenti anche diversi cittadini e l'associazione «A Testa Alta» che ha documentato l'accaduto. Il primo «sospetto» ricade indubbiamente sullo scarico del depuratore. Accertamenti sono in corso. Non è comunque la prima volta che questo accade. In passato, a denunciare la presenza di una chiazza oleosa di liquami densi e maleodoranti, notata nel tratto urbano del fiume Salso era stata l'associazione ambientalista «A testa alta» che a seguito delle segnalazioni ricevute, aveva presentato una denuncia ai Carabinieri di Licata e all'Arpa di Agrigento. L'esposto aveva lo scopo di accertare la natura e provenienza delle chiazze e la sussistenza di eventuali reati ambientali. Ma la causa era presto svelata: si era trattato di gravi anomalie e disfunzioni sono state registrate alle stazioni di sollevamento di via Paraguay ed a quello di via Salso che avevano generato una copiosa presenza di maleodoranti contaminanti galleggianti sul tratto terminale del fiume Salso che dalla zona ex Montecatini si estende fino alla foce. Ricevuta la segnalazione, l'amministrazione comunale, su input del sindaco Giuseppe Galanti, coadiuvato dal suo esperto in materia di acque e reflui, Salvatore Licata, si era immediatamente attivata mettendosi in contatto con l'Arpa di Agrigento e con Girgenti acque, ente gestore del servizio. I controlli effettuati dal gestore avevano portato all'individuazione delle due stazioni danneggiate che avevano provocato gli inconvenienti. Poi i tecnici dell'Arpa, coadiuvati da personale dell'Ufficio circondariale marittimo, comandato dal tenente di vascello Fabrizio Pilogallo, avevano effettuato dei prelievi di acqua all'altezza della foce del fiume Salso per i dovuti campionamenti. Stessa cosa era stata fatta quando si era registrata una gran moria di pesci alla foce del fiume Salso. L'episodio allarmante era stato segnalato dalla locale sezione del Wwf guidata da Gino Galia. Gli attivisti avevano ricevuto delle segnalazioni relative alla presenza di pesci morti sugli argini del fiume, in prossimità della foce. E si erano immediatamente catapultati in zona per verificare la fondatezza dell'informazione. Una volta sulposto hanno rilevato numerosi esemplari di pesci morti sulle rive del fiume, che sono stati prelevati ed inviati al centro specialistico delWwf per accertare le cause che hanno determinato la moria. I risultati degli accertamenti sono ancora attesi. (* PAPI*)
Sulla strada «122» Castrofilippo-Canicattì
Auto finisce dentro parcheggio
E in quattro rimangono feriti
CASTROFILIPPO
Grave incidente, ieri nel tardo pomeriggio sulla strada 122 Castrofilippo -Canicattì nei pressi di contrada Gulfi. Un'autovettura Audi A3 di colore grigio, con a bordo 4 persone è sbandata ed è finita all'interno del parcheggio di uno stabilimento industriale che si occupa di ferramenta. L'utilitaria si è violentemente schiantata contro un'altra macchina, una Polo. Tutte e quattro le persone che erano sulla prima macchina sono rimaste ferite. Un uomo, a quanto pare, sarebbe in gravi condizioni. Scattato l'allarme, sul posto - lungo la strada provinciale che consente l'accesso a Canicattì dopo essersi lasciati Castrofilippo e la statale 640 alle spalle - si sono precipitati i poliziotti del commissariato di Canicattì, gli agenti della Municipale e i vigili del fuoco del locale distaccamento. Sono stati subito facilitati i soccorsi e tutti i feriti - con le ambulanze del 118 - sono stati portati al vicinissimo ospedale «Barone Lombardo ». Adesso, i poliziotti del commissariato stanno cercando di ricostruire la dinamica di quello che è stato veramente un bruttissimo incidente stradale. Non è chiaro, infatti, cosa abbia fatto carambolare l'auto all'interno del parcheggio dell'azienda di ferramenta. (* PAPI*)
Attività del Libero Consorzio
Monitorati i corsi d'acqua esistenti nell'intera provincia
A conclusione è stato redatto un documento che regolamenta la pesca
Il Settore Ambiente del Libero Consorzio Comunale di Agrigento ha monitorato e classificato tutti i principali corsi d'acqua della provincia, classificando le specie ittiche tipiche del territorio. Sulla scorta del documento redatto è stato esitato il nuovo regolamento provinciale per la pesca nelle acque interne con determinazione del Commissario Straordinario del Libero Consorzio Comunale di Agrigento, Girolamo Alberto Di Pisa. Particolare attenzione è stata data, nel documento elaborato dal Settore Ambiente, alla situazione dei corsi d'acqua, beni naturali considerati spesso di secondaria importanza a causa del loro regime e delle condizioni generali spesso non ottimali per vari problemi legati ad opere irrazionali di sistemazione idraulica e diverse tipologie di inquinamento (reflui fognari, scarichi industriali e da attività produttive di vario genere), ma che sono essenziali per la sopravvivenza e la conservazione della ricca fauna acquatica (varie specie di pesci, anfibi, rettili e dell'avifauna) e memoria delle nostre radici in quanto attraverso il corso di questi fiumi sono nate le più importanti civiltà del passato. Nel documento vengono indicati i corsi d'acqua in cui è vietato lo svolgimento di qualsiasi tipo di pesca, a protezione dalla fauna ittica. E sono: il lago San Giovanni, territorio di Naro, nella zona in cui si immette il fiume Naro, e da A conclusione è stato redatto un documento che regolamenta la pesca Ponte Tre Archi, nel tratto di 200 metri ad est e 200 metri ad ovest e per 100 metri; lago Furore, territorio di Naro, dove si immette il torrente Burraito, nel tratto di 200 metri ad est e 200 metri ad ovest e per 100 metri da entrambi i lati della diga di sbarramento artificiale; lago Arancio (Oasi Lipu) territori comunali di Sambuca di Sicilia, Sciacca e Santa Margherita Belice, dove si immette il fiume Carboj, nel tratto di 200 metri ad est e 200 metri ad ovest e per 100 metri da entrambi i lati della diga; lago Castello, territorio di Bivona dove si immette il fiume Magazzolo, nel tra tto di 200 metri ad est e 200 metri ad ovest e per 100 metri da entrambi i lati della diga. Ed ancora laghetto Gorgo (oasi Lipu), territorio diMontallegro, per 100metri da entrambi i lati della diga; Lago Gibbesi, territorio di Naro e Sommatino (Cl), arco lacuale ove si immette il torrente Gibbesi, nel tratto di 200 metri ad est e 200 metri ad ovest e per 100 metri da entrambi i lati della diga di sbarramento artificiale; foce del fiume Salso ricadente all'interno dell' Osservatorio Avi-Faunisitico del Wwf; foce del fiume Platani e del fiume Magazzolo. L'analisi effettuata riassume lo status dei corsi d'acqua e delle principali specie ittiche sia sul piano della loro effettiva presenza, sia sull'interesse che rivestono per la pesca sportiva nelle acque interne e sul potenziale impatto che quest'ultima potrebbe avere se esercitata senza le necessarie prescrizioni. Il regolamento disciplina il rilascio delle licenze di pesca in tutti i corsi d'acqua ed altre autorizzazioni. (*PAPI*)
LA SICILIA
AUTONOMIA, CINTURA DI SICUREZZA PER
LA SICILIA
Accordo positivo. L'assessore Armao
soddisfatto dell'intesa siglata con il ministro Boccia che garantisce
l'Isola
"Nessuna partita al ribasso sui
livelli essenziali delle prestazioni e azione di contrasto contro il
degrado sociale"
. Una cintura di sicurezza e una
riforma per tutti». Le parole di Francesco Boccia, ministro per gli
Affari regionali, tirano le somme dell'accordo sancito giovedì in
Conferenza Stato-Regioni sul delicato e spinoso dossier
dell'Autonomia differenziata. La Sicilia porta a casa con
soddisfazione il risultato come evidenzia con compiacimento
istituzionale e in fondo anche personale il vicepresidente della
Regione Gaetano Armao: «è un'intesa importante - chiarisce - perché
riconosce il ruolo del Mezzogiorno e della perequazione
infrastrutturale su cui da anni ci battiamo. Abbiamo mandato in
questi mesi fior di delibere sulla coesione, sull'autonomia
finanziaria e anche sul ruolo che la Sicilia deve avere nell'ambito
del regionalismo differenziato».
Hanno trovato posto le ragioni e gli
argomenti che l'Ars aveva messo nero su bianco nell'ordine del giorno
che aveva chiuso la seduta dedicata dal parlamento siciliano
all'argomento. Non solo un libro degli auspici ma intanto una
premessa che evita di allargare il divario tra regioni che procedono
ad una velocità diversa e altre a cui spesso non è consentito di
scegliere tra le poche opportunità di sviluppo economico: «Sul
piano dei livelli essenziali delle prestazioni non verrà giocata una
partita al ribasso - chiarisce Armao - per fare in modo che la
devoluzione delle materie si debba accompagnare a questi livelli,
garantendo l'eguaglianza sostanziale per contrastare il degrado dei
dritti sociali che in questo decennio ha fatto tristemente mostra di
sé. Il sud non può diventare un luogo di devastazione e trovare
pregiudizio dalla nuove formule».
I livelli essenziali delle prestazioni
che servono a stabilire in sintesi i bisogni delle singole Regioni
nelle varie materie, sono trattati a parte rispetto ai singoli
accordi. La loro definizione dovrà essere perfezionata entro un anno
dalla firma dell'intesa generale e non ci potranno essere fughe in
avanti da parte di nessuna Regione. Nessuno potrà decidere da solo a
danno di altri. Per Armao il dettaglio esprime una più che discreta
tutela per la Sicilia «l'autonomia si applica a tutte le regioni,
sono saltati, i riferimenti alle regioni a Statuto ordinario, se ci
sono materie che vengono trasferite ad alcune, in parallelo dovrà
avvenire per tutte. L'Autonomia cresce tutta insieme e non
asimmetricamente».
L'uscita dall'approccio bilaterale
proposto dalle tre regioni Veneto, Emilia-Romagna e Lombardia, di per
sé dovrebbe essere dunque sinonimo di una maggiore garanzia ed
equilibrio. L'articolo 3 dell'intesa sulle risorse per le
infrastrutture "che devono tenere conto dell'obiettivo di
assicurare su tutto il territorio nazionale gli obiettivi relativi
alla perequazione strutturale", è qualcosa di più di una
semplice premessa di intenti, mentre soddisfazione arriva da Armao
anche per l'inserimento del tema dell'insularità nella legge di
Bilancio dello Stato: «tra Stato, Sicilia e Sardegna c'è un accordo
all'articolo 100 che vale complessivamente più di due miliardi di
euro».
Tutto risolto dunque? Che fine hanno
fatto le pretese, velleitarie o fondate che fossero delle Regione del
nord? Probabilmente l'ultima parolà sarà suscettibile di nuove
rivendicazioni da parte di questi attori istituzionali, ma la palla è
tornata nella metà campo delle opportunità condivise e la firma di
accordi separano e di posizione che potranno essere gestite
separatamente non dovrebbe inficiare le prerogative di fatto della
Sicilia e dell'intero sud. Adesso il testo andrà in Consiglio dei
Ministri per l'approvazione poi toccherà al Parlamento pronunciarsi,
e. in assenza di stravolgimenti, modifiche e nuove, a quel punto
estenuanti, ripartenze a prevalere dovrebbe essere la sintesi
illustrata a seguito dell'ultima intesa.
In questi mesi la Sicilia che non puo
permettersi ulteriori ritardi aveva fatto arrivare da tutte le forze
politiche, 5stelle e Pd compresi, segnali chiari che a quanto pare
sono arrivati a un esito finale.
LA SICILIA
LE GIORNATE DELL'ECONOMIA
Cura shock in cinque mosse
«Servono8.00mila posti di lavoro l'Isolane continua a perdere»
Foto sconfortante. «Continuando di
questo passo - neanche nel 2027 torneremo ai livelli ante-crisi»
PALERMO. Cinque mosse per far ripartire
l'economia al Sud e riunificare un Paese nei fatti spaccato in due
tronconi: attrazione degli investimenti dall'esterno dell'area
attraverso le Zes; riduzione del gap infrastrutturale; interventi di
spesa pubblica in settori quali servizi sociali, istruzione e sanità
(per recuperare i 60 miliardi sottratti ogni anno al Mezzogiorno);
lotta alla criminalità organizzata; cuneo fiscale differenziato tra
Nord e Sud per diminuire il costo del lavoro a carico delle imprese.
Ecco la "cura shock" per
uscire dalla crisi messa a punto durante la 12" edizione de "Le
Giornate dell'Economia del Mezzogiorno", organizzate da Diste
Consulting e Istituto esperti per lo studio del territorio. Il
"pacchetto" di proposte, che è un po' la sintesi di 20
incontri e del contributo di oltre 100 relatori, secondo il
presidente del comitato scientifico Pietro Busetta potrebbe
rilanciare l'occupazione al Sud e nella nostra regione. «Attualmente
- spiega - la Sicilia ha 5 milioni di abitanti e 1 milione 350mila
occupati. In Puglia ci sono 4 milioni di abitanti e 1 milione 250mila
occupati. Insomma, in proporzione, la Sicilia è ultima tra gli
ultimi. Bisogna creare altri 800mila posti di lavoro per essere
competitivi. Finora invece ne abbiamo persi 150mila rispetto a dieci
anni fa».
La recessione ha fatto piombare l'Isola
in un tunnel dal quale non s'intravede la luce e, prosegue Busetta,
«la gestione ordinaria è inadeguata per rialzarsi. Continuando di
questo passo, le previsioni indicano che nemmeno nel 2027
raggiungeremo i livelli ante-crisi, quelli cioè in essere prima del
2008».
Da qui la necessità di uno "shock".
I dati presentati da Luca Paolazzi,
partner di Ref Ricerche, indicano che «in Italia per ripristinare il
capitale pubblico esistente serve un piano da 570 miliardi in dieci
anni. Tra il 2011 e il 2019 lo stock di capitale pubblico si è
ridotto di 70 miliardi. Per fermare l'emorragia occorrono 50 miliardi
di investimenti l'anno, contro i 42 indicati dal governo per il
2020». E il Sud? «Deve essere una priorità nazionale - risponde -
perché ha sofferto di più nella seconda fase della recessione in
cui si sono registrati il congelamento degli stipendi pubblici e il
taglio degli investimenti pubblici, fonte primaria dell'economia del
Sud, e soprattutto si è riscontrato un aumento della povertà. Al
Nord i poveri assoluti sono passati da 688mila a 1,9 milioni (+175%);
al Sud da 787mila a 2,4 milioni (+199%).
La soglia di povertà per una famiglia
di tre persone è 1.027 euro al mese in una metropoli del Nord,
mentre in un piccolo Comune del Sud è di 684 euro. «Un terzo del
Paese - sottolinea ancora Paolazzi - vive con livelli di benessere
che sono la metà di quelli del Nord e il problema è che non riesce
a trovare una spinta autonoma per risollevarsi».
Risollevarsi significa crescere a una
media del 2-3% e non dello zero virgola. Un traguardo che si può
sperare di raggiungere «non in nome di una fasulla integrazione con
l'Europa, ma riacquistando centralità geopolitica nel Mediterraneo».
A dirlo è Adriano Giannola, presidente Svimez, che aggiunge:
«Bisogna coordinare in modo cooperativo una strategia usando gli
strumenti a disposizione, attraendo investimenti e attivando le Zes».
DANIELE DITTA
AGRIGENTONOTIZIE
Cronaca
"MATERIALI SMALTITI IRREGOLARMENTE
E INQUINAMENTO", SEQUESTRATA AUTODEMOLIZIONI"
Si tratta del terzo, analogo, caso.
I controlli della polizia Ferroviaria, dell'Arpa e del Libero
consorzio andranno avanti.
Redazione - 02 dicembre
Materiali ferrosi ammassati in malo
modo, vecchi pneumatici di auto smaltiti irregolarmente e olio
esausto sversato sul terreno. Per reati ambientali - violazione
delle norme e presunto inquinamento - la polizia Ferroviaria di
Agrigento e Palermo, assieme al personale dell'Arpa e del Libero
consorzio comunale, ha sequestrato un impianto di autodemolizioni, in
territorio di Agrigento. Il provvedimento dovrà, adesso, essere
convalidato dal giudice per le indagini preliminari. Anche
quest'area, sottoposta a sequestro preventivo, è stata messa a
disposizione della Procura della Repubblica di Agrigento.
Si tratta del terzo sequestro, messo a
segno in un mese, di impianti tutti dello stesso genere. Ma non è
finita. Gli agenti della Polfer di Agrigento, assieme al personale
dell'Arpa e del Libero consorzio comunale, continueranno ad
effettuare controlli mirati e a campione alle autodemolizioni della
provincia.
LA SICILIA
SIGILLI AD AZIENDA DI
AUTODEMOLIZIONI
IL BLITZ. Il terzo nel giro di un
mese e mezzo: sequestro preventivo per reati ambientali.
Nuova operazione, la terza nel giro di
un mese e mezzo, degli agenti della polizia Ferroviaria di Agrigento
e Palermo, unitamente al personale di Arpa e Libero Consorzio
comunale, che l'altro giorno hanno provveduto, su disposizione della
Procura della Repubblica, a sequestrare preventivamente per le
ipotesi di reati ambientali, un altro impianto di autodemolizione,
dedito allo smontaggio e allo stoccaggio di veicoli e parti di essi,
ed anche centro di raccolta, recupero e gestione rifiuti metallici.
La struttura è situata in una zona del territorio comunale di
Agrigento, precisamente lungo il tracciato, che porta nei quartieri
di Montaperto e Villaseta, e nei pressi della strada per Raffadali.
Da-
gli accertamenti effettuati, sono state
riscontrate delle irregolarità sulla miscelazione di categorie
diverse di rifiuti pericolosi e non, comportando seri rischi per la
vivibilità dell'ambiente, Inoltre si è configurato un mancato
rispetto delle autorizzazioni. I poliziotti avrebbero, infatti,
accertato che dentro l'impianto sono stati conferiti nel tempo
ingenti quantitativi di materiali ferrosi, trovati ammassati in
malomodo, in uno spazio interno della ditta. Rinvenuti anche
centinaia di vecchi pneumatici di auto, che sarebbero stati smaltiti
in maniera irregolare. Gli agenti hanno inoltre accertato che i
veicoli venivano smontati direttamente sul terreno, con conseguente
sversamento degli oli esausti inquinanti. I sigilli sono stati
apposti per presento inquinamento ambientale. Adesso spetterà al Gip
del Tribunale di Agrigento, decidere se convalidare il sequestro o
meno. Nel corso delle operazioni il personale dell'Arpa ha effettuato
alcuni prelievi per verificare se tutto quanto, ha causato eventuali
danni all'ambiente circostante. La scoperta è stata possibile grazie
ad una serie di controlli avviati nel territorio agrigentino, per
contrastare eventuali attività di autodemolizione non autorizzate.
Lo scorso mese sotto sequestro finì un centro di demolizioni di
5mila metri quadrati, nella zona Asi, del Comune di favara.
L'impianto, poi venne dissequestrato, su disposizione dei giudici del
Riesame di Agrigento, conseguenza del ripristino dei luoghi da parte
dei gestori, ma anche per la manutenzione della struttura e la
rimozione del materiale ferroso. Quindi l'impianto è tornato
fruibile e operativo. A distanza di una settimana scattati i sigilli
per un'altra ditta di rottamazione e demolizione di autoveicoli, e
trattamento di materiali ferrosi, lungo la strada provinciale 61, nel
tratto che collega i territori di Montallegro, Cattolica Eraclea e
Ribera. Il titolare dell'attività lavorativa, un quarantenne
riberese è stato denunciato per diversi articoli di reato, inerenti
il codice ambientale.