agrigentonotizie.it
Casteltermininon resterà più isolata: c'è il bando per evitare le frane
Loscorso marzo sono stati aggiudicati, per 412 mila euro,ilavori di messa in sicurezza della strada provinciale 22: frala stazione Campofranco - Cozzo Disi - Casteltermini. Adesso, ilLibero consorzio comunale di Agrigento ha pubblicato il bando perappaltare i lavori urgenti sulle frane esistenti al chilometro 10,sulla provinciale 21: Casteltermini-Passofonduto, in contradaCalcara. L'importo complessivo dell'appalto è di 390 mila euro. All'iniziodi gennaio, Casteltermini aveva vissuto giorni terribili: proprio lastrada provinciale 21 era stata invasa da fango e detriti,determinando notevoli disagi. C'era stato uno smottamento e quellache era l'unica strada d'accesso al paese era stata bloccata. Anche irappresentanti dell'allora amministrazionecomunale protestarono in maniera accorata parlando di "vergognanazionale". Sindaco e assessore, allora in carica, venneroricevuti anche dal prefetto di Agrigento Dario Caputo. Al prefettovenne consegnato un dossier cartaceo con la cronistoria dei ritardiche - a detta degli amministratori di allora - andavano subitocolmati nell'interesse della comunità. Di fatto,Casteltermini aveva assistito - alla fine del 2016 - alla chiusuradella Cozzo Disi e poi della strada Acquaviva-Casteltermini. Infine,appunto, c'era stato il cedimento di fango e detriti lungo la PassoFonduto. L'emergenza, adesso, non si ripeterà. Perché oltre ailavori di messa in sicurezza della Campofranco - Cozzo Disi -Casteltermini, l'ex Provincia regionale ha pubblicato il bando perl'appalto dei lavori urgenti sulla provinciale 21. Lavori che sonostati finanziati con fondi della Regione Siciliana. L'importo a based'asta, soggetto a ribasso, al netto degli oneri per l'attuazionedei piani di sicurezza, è di 380.250 euro. Il terminedell'esecuzione dei lavori è stato fissato in 240 giorniconsecutivi e continui, a decorrere dal momento di consegna delcantiere.
Tutti al "capezzale" di Licata: arriva anche il ministro Provenzano
Prima il ministro degli Esteri Luigi Di Maio e il vice ministro ai Trasporti e alle Infrastrutture Giancarlo Cancelleri, adesso quello per il Sud e la Coesione territoriale Giuseppe Provenzano che sarà in città sabato 14. Tutti al "capezzale" di Licata. Tutti intenzionati - così come ha fatto anche il governatore della Sicilia, Nello Musumeci, - a rendersi conto delle condizioni della città e delle sue prioritarie necessità. I nubifragi di metà novembre hanno veramente messo in ginocchio Licata e la Regione ha già dichiarato lo stato d'emergenza. Spetterà però al Governo dichiarare lo stato di calamità naturale.Intanto, il presidente della Regione ha incaricato Giuseppe Aronica docente di idraulica all'università di Messina di redigere una relazione e stabilire come procedere per la separazione della rete delle acque bianche da quella fognaria."In considerazione del fatto - hanno scritto dal Comune di Licata - che l'evento è stato accompagnato anche da violente mareggiate, con mare forza 8-10, provocando l'allagamento del quartiere Fondachello - Playa, e del contemporaneo avanzamento delle acque marine verso il depuratore, il sindaco ha chiesto la realizzazione di opere a protezione delle coste il cui arenile, da Torre di Gaffe a Poggio di Guardia, è stato invaso dalle acque, provocando danni alle infrastrutture balneari e ai costoni rocciosi".
Livesicilia.it
Rifiuti,il caos della raccolta
Norme colabrodo e affari sporchi
L'indaginedell'Antimafia, la riforma che si è impantanata, le inchiestepenali: tutto sul business milionario. C'èanche il servizio di raccolta dei rifiuti tra gli appalti su cui si èconcentrata l'attenzione della procura di TerminiImerese nell'inchiesta cheha portato all'arresto del sindaco di Casteldaccia. GiovanniDi Giacinto edi altri componenti della giunta. Gli inquirenti ipotizzano che siastata favorita una ditta con delle assegnazioni dirette senza garadel servizio di raccolta differenziata di rifiuti in cambiodell'assunzione di persone da segnalate.
Raccolta,caos totale. Al di là del merito della singola vicenda, che seguiràil suo corso, c'èda registrare che si tratta dell'ennesima inchiesta giudiziaria cheimpatta con la giungla degli affidamenti dei servizi di raccolta deirifiuti in Sicilia. Un mare nero in cui tra emergenze, proroghe eaffini, i rischi di infiltrazioni di malaffare e anche di criminalitàorganizzata sono consistenti. Sulla raccolta vige nell'Isola un caostotale, con modelli che cambiano da comune a comune, e molte ombre.Il quadro emergeva chiaramente già un paio di anni fa dalleprime ricognizioni effettuate dall'Ufficio Speciale dellaDifferenziata, l'organismoistituito dal governo Crocetta. Ma i campanelli d'allarme erano giàsuonati in altre sedi. Un paio di anni fa il dirigente SalvoCocina avevasollecitato sindaci e Srr ad adeguarsi, evitando proroghe"emergenziali" troppo lunghe o affidamenti che noncontemplino l'obbligo del 65 per cento di differenziata per chieffettua il servizio di raccolta. Da allora, si sarebbero fatti deipassi avanti e il ricorso alle emergenze sarebbe diminuito, siapprende da fonti della Regione. Ma con significative eccezioni lìdove le gare delle Srr sono in ritardo o hanno avuto vicissitudinicomplesse come a Catania (gare andate deserte), dove un paio di annifa scattarono sedici arresti in un'inchiesta.
L'indaginedell'Antimafia.Ilservizio di raccolta della spazzatura rappresenta uno dei duepilastri del gigantesco business dei rifiuti in Sicilia.L'altro è quello delle discariche, che si sono saturate in questianni in cui la raccolta differenziata ha faticato a decollare e adattestarsi sugli standard di legge, a tutto vantaggio dei privati cheoperano nel settore. Ma se "le discariche sono poche e più facilida seguire", come osserva ClaudioFava,presidente della commissione Antimafia che al tema rifiuti stadedicando una complessa indagine, più frammentato e quindi esposto èil sistema della raccolta, che vale 800 milioni l'anno.
"Gliarresti di oggi nel comune di Casteldaccia confermano i rischi e lapericolosità degli affidamenti diretti nel servizio di raccolta deirifiuti -commenta Fava -. Per questo, come Commissione antimafia eanticorruzione, abbiamo avviato nelle scorse settimane un censimentodella situazione Comune per Comune, con uno specifico focus sugliaffidamenti diretti e in proroga in questo delicato settore". Uncensimento che è ancora in corso. Solo un centinaio di comuni, aquanto si apprende hanno risposto fin qui. La commissione stacercando di recuperare gli altri dati per le vie brevi. "È nostraconvinzione, e le notizie che arrivano da Casteldaccia sono unaconferma, che dentro la giungla degli affidamenti diretti e senzagara di appalto del servizio di raccolta dei rifiuti si annidinomalaffare e corruzione, oltre a costituire uno dei principalielementi di un ingiustificato aumento del costo del servizio diraccolta", aggiunge Fava, che definisce il sistema della raccoltacome "un pozzo nero in cui nessuno ha mai guardato, anzi una sommadi tanti piccoli pozzi".
Affidamentidiretti e inchieste. Nel "pozzo nero" per la verità hannoguardato in questi anni diverse procure e prefetture.La commissione parlamentare sulle Ecomafie parlò di disastririconducibili "non solo a inefficienze amministrative ma, piùrealisticamente, a una commistione tra queste e vaste sacche diillegalità". Tre anni fa il valore degli affidamenti diretti delservizio di raccolta ammontava a circa 200 milioni di euro, un verotesoro. Un business gigantesco, un "sistema criminogeno", come èstato definito. Che non è solo quello delle discariche, spesso evolentieri al centro dei riflettori anche del dibattito politico. Eche rimane più distante dall'attenzione mediatica, salvo poiriapparire come un fiume carsico in occasione dell'inchiestagiudiziaria di turno. Una delle ultime nel Palermitano, conperquisizioni scattate a febbraio a Carini e Torretta. ma l'elencodelle inchieste penali è lungo, da San Pietro Clarenza a Naro. Leanomalie riscontrate negli anni sono tante, dalle gare deserte aquelle con una sola ditta che si presenta.
"Unavia d'uscita certa per questo sistema -dicono i deputati grillini RobertaSchillaci e Antonio De Luca -deve essere il piano regionale dei rifiuti, un sistema cioè chemetta definitivamente la parola fine agli affidamenti diretti con lalogica dell'emergenza. Un piano dei rifiuti cioè che abbia unavisione lungimirante capace di guardare oltre la stessa raccoltadifferenziata". Lariforma impantanata
Lalegge di riforma dei rifiuti che si è subito impantanataall'Ars nellescorse settimane affronta il tema, partendo dalla considerazionedella "frammentazione" del servizio (18 Srr, servizi diregolamentazione, e 200 Aro, aree ottimali), che si è ulteriormenteaccentuata nei primi anni di questo decennio. Una situazione per laquale la Regione aveva ricevuto una diffida dallo Stato nel 2015 esulla quale l'Autorità nazionale Anticorrruzione nel 2016 e la Cortedei Conti nel 2017 erano intervenute chiedendo una modifica normativache limitasse questa frammentazione colabrodo. Nel 2016 l'AutoritàGarante della Concorrenza e del Mercato "ha auspicato ilsuperamento di gestioni estremamente frammentate operanti su bacinicomunali di piccole dimensioni, in quanto in detti casi non apparepossibile il raggiungimento di adeguate economie di scala nellosvolgimento del servizio". Insomma, la frammentazione fa aumentarei costi, non garantisce servizi efficienti ed è ideale per cerare lecondizioni di infiltrazioni illecite. La riformadell'assessore AlbertoPierobon intendeintrodurre degli enti pubblici di governo dell'ambito (AdA) chedovrebbero superare questa frammentazione. "Il governo Musumeciè intervenuto con il ddl presentato all'Ars e con il Piano rifiutida poco esitato in commissione Vas - commenta Pierobon -. Grazie aquesto importante strumento di pianificazione mettiamo ordine allamateria, razionalizziamo e introduciamo misure di contrasto ad ogniforma di speculazione. Il Piano mette in sicurezza il settorestabilendo dei criteri e delle priorità secondo una visionestrategica che porterà la Sicilia a una gestione ordinaria etrasparente". Chissà che in questa legislatura non si riescafinalmente a voltare pagina dopo gli anni del "pozzo nero".
Giornale di Sicilia
Bando del Libero Consorzio
Casteltermini-Cozzo Disi
Gara d'appalto per la strada
Dovranno essere eliminati tutti i cedimenti
Concetta Rizzo
CASTELTERMINI
Lo scorso marzo sono stati aggiudicati, per 412 mila euro, i lavori di messa in sicurezza della strada provinciale 22: fra la stazione Campofranco - Cozzo Disi - Casteltermini. Ieri, il Libero consorzio comunale di Agrigento ha pubblicato il bando per appaltare i lavori urgenti sulle frane esistenti al chilometro 10, sulla provinciale 21: Casteltermini- Passofonduto, in contrada Calcara. L'importo complessivo dell'appalto è di 390 mila euro. All'inizio di gennaio, Casteltermini aveva vissuto delle ore terribili: proprio la strada provinciale 21 - a causa delle forti piogge - era stata invasa da fango e detriti, determinando notevoli disagi. C'era stato uno smottamento e quella che era l'unica strada d'accesso al paese era stata bloccata. Anche i rappresentanti dell'allora amministrazione comunale protestarono in maniera accorata parlando di «vergogna nazionale». Sindaco e assessore, allora in carica, vennero ricevuti anche dal prefetto di Agrigento Dario Caputo. Al prefetto venne consegnato un dossier cartaceo con la cronistoria dei ritardi che - a detta degli amministratori di allora - andava - no subito colmati nell'interesse della comunità. Di fatto, Casteltermini aveva assistito - alla fine del 2016 - alla chiusura della Cozzo Disi e poi della strada Acquaviva-Casteltermini. Infine, appunto, c'era stato il cedimento di fango e detriti lungo la Passo Fonduto. L'emergenza, adesso, non si ripeterà. Perché oltre ai lavori di messa in sicurezza della Campofranco - Cozzo Disi - Casteltermini, l'ex Provincia regionale ha pubblicato il bando per l'appalto dei lavori urgenti sulla provinciale 21. Lavori che sono stati finanziati con fondi della Regione Siciliana. L'importo a base d'asta, soggetto a ribasso, al netto degli oneri per l'attuazione dei piani di sicurezza, è di 380.250 euro. Il termine dell'esecuzione dei lavori è stato fissato in 240 giorni consecutivi e continui, a decorrere dal momento di consegna del cantiere. Certo ci vorrà del tempo - e non è escluso, se arriveranno nuove e violente ondate di malte po, che sulla provinciale 21 possano tornare a ripetersi delle frane - ma una volta aggiudicati i lavori verrà aperto un cantiere per mettere in sicurezza anche quel versante della viabilità castelterminese. (*CR*)
L'associazione dei titolari di B&B e case vacanza
Turismo, Cantone resta al vertice dell'Abba
dell'Abba, l'Associazione Bed and breakfast di Agrigento. Nel corso di un'affollata riunione di tutti i soci titolari di strutture ricettive aderenti all'associazione, Cantone infatti è stato riconfermato presidente all'unanimità per il quinto anno. «È stata una scelta compatta a riconoscimento di un grande lavoro fin qui svolto. L'ampia partecipazione alla riunione e al voto - ha detto Cantone - mi onora e rappresenta un valore aggiunto al mio ruolo e al mio compito. Ed è anche testimonianza di comela nostra associazione sia attiva, vivace e dinamica. Sono certo che altre strutture extra alberghiere si avvicineranno presto alla nostra Associazione che, ricordo, rappresenta oggi l'unico chiaro punto di riferimento per quanti intendano avviare un'impresa turistico/ricettiva. E' noto a tutti quanto sia fondamentale partire col piede giusto nel complicato mondo della burocrazia. Il mio è dunque un invito a lavorare insieme a favore della nostra economia ». Insieme a Cantone presidente sono consiglieri dell'Abba Giorgia Erriù, Brunella Landri, Ottavio Mezzano e Settimio Vinti e tra loro saranno presto assegnati i ruoli di vice presidente, segretario e tesoriere. Secondo il dato diffuso dal Libero consorzio provinciale, sono oltre 17.800 i posti letto complessivi e 719 le strutture ricettive (tra cui i Bed and breakfast) a disposizione dei turisti che visitano la provincia agrigentina. Secondo il report diffuso dal Libero consorzio, Agrigento è il comune con il maggior numero di posti letto (5230). Il comune capoluogo può contare, tra gli altri, su 21 alberghi, 15 case vacanze, 27 affittacamere, 2 campeggi, 1 ostello e ben 213 bed&breakfast, in assoluto il dato più alto per questa tipologia di ospitalità diffusa anche in proporzione al numero di abitanti. A seguire Sciacca, con 3130 posti letto (11 alberghi e 31 B&b), e il comune di Lampedusa e Linosa, che detiene certamente il numero più alto di posti letto (2264) in relazione alla popolazione e soprattutto il numero più alto in assoluto di alberghi (31) e di case va anza (27). Oltre 2.000 anche i posti letto a disposizione nel comune di Licata (2104), anche qui con un forte incremento dei B&b (32 censiti e autorizzati dal Settore Promozione Turistica), mentre a Menfi i posti letto sono in tutto 1173. Tra i comuni costieri, Porto Empedocle ha a disposizione 756 posti letto, mentre tra quelli con un minor numero di abitanti, spiccano Realmonte, che offre 452 posti letto (e ben 32 B&b), Cattolica Eraclea (485 posti, la maggior parte concentrati nel campeggio di Eraclea Minoa), Siculiana (209) e Montallegro (123). Comuni, ai quali si aggiunge anche Ribera (579 posti letto).Trend positivo anche nei comuni delle aree interne, per esempio Cammarata e Santo Stefano Quisquina, che complessivamente offrono 200 posti letto. (*PAPI*)