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Rassegna stampa del 21 gennaio 2015

GIORNALE DI SICILIA

IN FILA ALLA DISCARICA
RIFIUTI Fino a ieri mattina soltanto pochi Comuni, tra cui Agrigento e Porto Empedocle, avevano siglato i contratti con il gruppo Catanzaro. Ma oggi saranno formalizzati.
La discarica di Siculiana è stata riaperta. Ma ieri mattina, gli unici autocompattatori che hanno potuto scaricare, no stati quelli di una ventina di paesi, tra questi Agrigento e di Porto Empedocle. Alcuni anche di altre province. Gli altri, sono rimasti fuori dall'impianto perchè i comuni non avevano ancora recepito, alcuni non lo avevano neanche letto, il decreto del capo del Dipartimento regionale dei rifiuti Mimmo Armenio e non avevano ancora sottoscritto alcun contratto con la Catanzaro costruzioni che gestisce l'impianto di contrada Materano. Con il capoluogo e con la città di Vigata, l'intesa era stata già raggiunta, cosa questa che ha impedito che la raccolta si fermasse nuovamente e garantendo, soprattutto, che si possa continuare a raccogliere anche oggi e nei giorni a venire. Discorso diverso, ad esempio, per gli altri comuni serviti dall'Iseda, e cioè Grotte, Racalmuto, Castrofilippo, Realmonte e Montallegro i cui rifiuti sono rimasti fino alla fine del turno davanti la discarica senza potere scaricare. Favara è fuori quota perchè ieri effettuava la differenziata. Poi, i mezzi hanno fatto ritorno nella zona industriale di Agrigento, sede dell'Iseda dove fino alle 16.30, orario della chiusura della discarica, l'amministratore delegato Giancarlo Alongi e i suoi collaboratori, sono rimasti in attesa di notizie su come comportarsi.
«Proseguendo questo stato di cose - ha spiegato Alongi - ci sarà ben presto una nuova crisi per questi comuni. Noi abbiamo i mezzi pieni di spazzatura e per evitare problemi molto seri, non ultimo quello dell'autocombustione, abbiamo asso- iuta necessità di scaricare nelle prossime ore. L'auspicio è che le amministrazioni comunali e la Regione decidano cosa fare e lo facciano in fretta. Noi abbiamo informato della cosa il prefetto Diomede perchè la situazione, se non si sblocca in queste ore, rischia di diventare di una delicatezza estrema». Oggi raccolta ferma anche a Casteltermini servita dalla Icos i cui mezzi sono in deposito pieni di spazzatura e nei comuni dove lavorano Sap e ed Ecoin e dove i comuni non hanno sbloccato la situazione. La situazione - comunque - dovrebbe rientrare stamattina con la formalizzazione degli adempimenti conseguenti alla stipula dei contratti.
Il decreto del Dipartimento stabilisce che, fino al 30 giugno, a Siculiana potranno conferire i rifiuti di 49 comuni delle province di Agrigento, Trapani e Caltanissetta, che fanno parte degli ato Gesa, Dedalo Ambiente, Terra dei Fenici di Trapani e Ato Cl1. La capienza giornaliera è limitata ad 800 tonnellate mentre prima della chiusura per saturazione, l'impianto del Gruppo Catanzaro ne accoglieva oltre mille. La riapertura dell'impianto, chiuso per oltre un mese, è stata autorizzata dopo il favorevole collaudo di un nuovo modulo per la ricezione dei rifiuti, unitamente ai presidi di tutela ambientale che sono quelli della raccolta di biogas e percolato e alla inabilità interna all'impianto. La tariffa di conferimento è pari a 59,93 euro a tonnellata. Il tutto mentre alla Regione comincia a prendere corpo, anche alla luce delle continue emergenze, la possibilità di realizzare degli inceneritori, alternativi o complementari al sistema delle discariche (AMM).

Ato Idrico, parola ai Consigli
RIBERA. Delibere per la fuoriuscita al voto in 20 Comuni della provincia
Venti Comuni agrigentini vogliono riappropriarsi delle reti idriche cittadine per provvedere alla distribuzione in proprio dell'acqua potabile, con le Amministrazioni che convocheranno entro il 15 febbraio i civici consessi per deliberare la fuoriuscita dall'Ato idrico di Agrigento e il tentativo della gestione diretta del servizio idrico. Questo è quanto è stato deciso ieri mattina nella sala dei sindaci del palazzo comunale riberese da venti sindaci e amministratori comunali, in rappresentanza di comuni che hanno da tempo consegnate le reti idriche e che oggi usufruiscono del servizio erogato dalla società Girgenti Acque.
A prendere la decisione di autoconvocarsi di nuovo a Ribera il 3 febbraio prossimo per presentare le delibere delle rispettive giunte municipali e per procedere alla convocazione dei consigli comunali entro la data del 15 febbraio sono stati ieri mattina i sindaci e gli amministratori presenti dei comuni di Ribera, Sciacca, Grotte, Siculiana, Porto Empedocle, San Giovanni Gemini, Castrofilippo, Casteltermini, Licata, Lucca Sicula, Realmonte, Cattolica Eraclea, Villafranca Sicula, Montallegro, Calamonaci, Caltabellotta, Raffadali, Naro, Ravanusa, Sambuca di Sicilia e Montevago.
Gli atti deliberativi che saranno adottati — è stato detto dai sindaci —conterranno le proposte da tempo avanzate per uscire da un Ato che non esiste più e che non ha mai rappresentato per intero tutta la provincia di Agrigento dove ben 16 comuni cosiddetti "ribelli" non hanno mai consegnato le reti idriche e fognarie al gestore. Sono in programma una riunione dei capigruppo delle forze politiche dei venti comuni e una conferenza stampa di tutti gli enti locali che avranno redatto le delibere di giunta in data anteriore al 15febbraio quando si riuniranno i civici consessi per un atto di indirizzo politico sull'uscita dall'Ato e sulla revoca della concessione del servizio.
«i Comuni vogliono gestire le proprie reti — ha detto il sindaco di Castelteltermini Nuccio Sapia — vogliono riappropriarsi di reti e servizio idrico, siamo determinati a batterci per evitare il distacco delle prese idriche per gli utenti morosi. Se la Regione Siciliana stavolta sarà totalmente sorda, come lo è stata il 7 agosto scorso quando i sindaci agrigentini si sono incatenati, porteremo le popolazioni agrigentine davanti al palazzo del governatore Crocetta perché gli utenti non ce la fanno più a pagare le bollette».
ENZO MINIO

Riforma della PA, pacchetto di emendamenti per la delega
STATALI, STRETTA SULLE ASSENZE CON I CONTROLLI DELL'INPS E CARRIERE SOLO PER MERITO
ROMA. Lo Stato punta la lente di ingrandimento sui 3.2 milioni di dipendenti pubblici. Con un pacchetto di emendamenti alla delega Pa, presentati dal relatore, l'esecutivo annuncia una stretta sulle assenze per malattia, affidate all'Inps, e sull'azione disciplinare. con il licenziamento come sanzione massima. Procedimento, spiega il ministro della Pa, Marianna Madia, da rendere «rapido ed efficiente», soprattutto quando scatta per scarso rendimento, visto che oggi si fatica ad allontanare i cosiddetti «fannulloni». A questo punto diventa cruciale il sistema di valutazione, che dovrà essere semplificato, mirato e rafforzato nell'indipendenza, sia per punire sia per premiare. Discorso che vale anche per i dirigenti. Anzi, per le carriere da capo l'intenzione è quella di rimpiazzare gli scatti automatici con le pagelle, o meglio con il «merito», precisa il relatore Giorgio Paguari (Pd). E vengano messi tetti sulle remunerazioni dei vertici (ma saltano le percentuali precise).
Dopo il caso dei vigili urbani di Roma, il ddl di riforma della Pubblica amministrazione assume un tono più deciso, anche se resta una delega. Sui licenziamenti il testo dell'emendamento comunque parla chiaro: «introduzione di norme» sulla responsabilità disciplinare degli statali volte ad «accelerare, rendere concreto e certo nei tempi» il procedimento, sia per quando riguarda le fasi di svolgimento che la conclusione. Le novità, tiene a precisare Madia, toccano solo i licenziamenti legittimi e non quelli illegittimi per cui vale «sempre il reintegro. Anche perché c'è un rischio di spoil-system».
Tradotto: niente jobs Act.
Il punto di partenza sono gli ultimi dati a disposizione, cifre del 2013, che vedono il numero dei licenziamenti fermarsi a 220 a seguito di quasi 7.000 casi avviati (ognuno in media porta via oltre 100 giorni). E le assenze sono la prima motivazione, spiegano il 45% degli allontanamenti, una quota in aumento con il passare degli anni. Ecco perché il governo conferma il giro di vite con il passaggio delle competenze sulle visite fiscali in via esclusiva all'Inps, già attivo sul privato, mentre sul pubblico le verifiche sono di fatto appannaggio delle Asi.
Il fine della riorganizzazione, con la nascita del Polo unico di medicina fiscale, è «garantire l'effettività del controllo». Oggi le ASI incontrerebbero difficoltà anche per un problema di risorse, che arrivano dilazionate, come rimborsi.
L'istituto di previdenza invece si è detto pronto a provvedervi con la metà degli stanziamenti attuali e con efficacia assicurata da un sistema informatizzato. Tutto ciò dovrebbe comportare però anche delle conseguenze in fatto di fasce orarie e giorni di reperibilità (oggi sono differenti: 4 ore nel privato e 7 nel pubblico, dove la visita può scattare anche dal primo giorno). La road-map della riforma ora prevede qualche giorno di stop, poi c'è la scadenza, fissata al 29 gennaio, per i subemendamenti, ultimo atto prima di passare al voto in commissione Affari costituzionali al Senato, dove il ddl è al suo primo passaggio. La legge elettorale e l'elezione del capo dello Stato potrebbero rallentare il percorso, ma Madia spiega come il governo sia già a lavoro sulla parte attuativa, in particolare sul nuovo «testo unico sul pubblico impiego».
D'altra parte, ricorda il ministro, «l'indicazione del premier è di avere i decreti pronti quasi in contemporanea con l'approvazione definitiva del ddl», che dovrebbe avvenire entro la primavera. intanto però arriva l'alt del senatore Maurizio Sacconi, presidente di Area Popolare, che boccia le proposte di modifica (»seguono la vecchia logica»). Il pacchetto di modifiche non investe solo il lavoro, altri emendamenti hanno corretto il tiro sul potenziamento dei poteri della presidenza del Consiglio, è infatti spuntato un aggancio alla Costituzione.
MARIANNA BERTI

GIORNALE DI SICILIA

RIBERA
SUMMIT DI SINDACI All'esame dei primi cittadini uno schema di delibera che dovrà essere sottoposta entro il prossimo 15 febbraio ai consigli dei comuni aderenti
ATO IDRICO, I SINDACI STUDIANO PER ABOLIRLO
Ancora un incontro di primi cittadini dei comuni che hanno consegnato i propri impianti idrici e fognari nel momento della nascita dell'Ato idrico di Agrigento, che ha poi affidato la gestione dei servizi in questione a "Girgenti acque". A Palazzo di città si sono ritrovati, per la terza volta nell'arco di poco tempo, una ventina di sindaci i quali stanno studiando come fare per chiedere l'abolizione dello stesso Ato idrico, attualmente commissariato, e per cercare di ritornare ad un sistema di gestione che si fondi sul principio che "l'acqua è pubblica". Alla base dell'incontro, rigorosamente non aperto agli organi di informazione e convocato dal primo cittadino di Ribera Carmelo Pace, si è disusso ancora una volta dell'ipotesi di delibera da approntare per portarla all'esame dei consigli comunali che si dovranno esprimere in via definitiva sull'ipotesi di fuoriuscita dall'Ato sul presupposto che non tutti i 43 comuni ne fanno parte. In pratica si sarebbe creata una situazione tale per cui i sindaci che hanno consegnato gli impianti si vedrebbero gravare spese e costi che non avrebbero dovuto sostenere e che si sarebbero dovuti spalmare su tutti i comuni agrigentini, qualora avessero deciso l'adesione. A chiusura dell'incontro sono
indicate alcune date per i prossimi passi. Entro il sette febbraio si terrà una conferenza stampa con la presenza dei sindaci per spiegare cosa si sta facendo per arrivare alla fuoriuscita dall'Ato; entro il quindici febbraio prossimo tutti i consigli comunali dovrebbero aver approvata la delibera-tipo che si sta cercando di elaborare per chiedere l'abolizione dell'Ato idrico. Intanto ieri in città in occasione dell'incontro dei sindaci è andato in scena un pacifico sit-in di manifestanti di varia provenienza (Comitato di Ribera - Acqua pubblica ci metto la firma, facente parte di intercopa; Cittadinanzattiva, vari Meetup5 Stelle di Ribera, Agrigento, Grotte e Siculiana, Comitati di Porto Empedocle, Agrigento, Casteltermini) a favore dell'acqua pubblica: una delegazione alla fine ha avuto un colloquio con il sindaco coordinatore Sapia, primo cittadino di Casteltermini, (TC).

ISTITUTO «A. TOSCANINI»
Il sindaco chiede atti concreti per mantenerlo
"L'istituto costituisce un rilancio dell'economia riberese. Difatti, molti dei docenti provengono da altre città e per evitare di viaggiare giornalmente, risiedono nella nostra cittadina. Non serve una soluzione tampone ma un intervento tempestivo e definitivo da parte della Regione". A sostenerlo è il sindaco Carmelo Pace, reduce dall'assemblea tenuta nella sede dell'istituto musicale "Toscanini" di via Roma, il cui futuro resta incerto per carenza di fondi. "Continuiamo a rimanere accanto ai docenti, agli studenti e alle loro famiglie - ha dichiarato il primo cittadino a proposito - in attesa che giungano notizie positive e confortanti sui futuro dell'istituto. Siamo pronti a portare avanti azioni di forza eclatanti per mantenere in vita il prestigioso Istituto che è fiore all'occhiello della provincia di Agrigento." Nel corso dell'incontro dei giorni scorsi è stato anche costituito un comitato guidato dall'avvocato Patrizia Marrone che monitorerà la situazione e chiederà di incontrare i più autorevoli rappresentanti delle istituzioni pubbliche governative regionali e nazionali per trovare le soluzioni adeguate. (TC).

REGIONE. L'assessore all'Economia prevede pure una stretta sui permessi a chi deve assentarsi da un posto di lavoro per partecipare a sedute consiliari o di commissione
DAI SINDACI AI CONSIGLIERI, PIANO PER RIDURRE I COSTI
La manovra di Baccei per gli enti locali: indennità di funzione e gettoni di presenza saranno ridotti del 20 per cento
Giacinto Pipitone
PALERMO
Il taglio dei consiglieri comunali è previsto solo dalle prossime elezioni mentre la riduzione dei compensi per sindaci, assessori e consiglieri comunali scatterà subito e si accompagna a una stretta sui permessi assegnati a chi deve assentarsi da un posto di lavoro per partecipare a sedute consiliari o di commissioni. E'la manovra con cui l'assessore all'Economia, Alessandro Baccei, proverà a tagliare i costi degli enti locali.
I testi delle norme appena scritte saranno inserite nella Finanziaria di aprile e, almeno nel caso del taglio agli stipendi entreranno in vigore subito: ((Indennità di funzione e gettoni di presenza - si legge nella bozza di Finanziaria - sono ridotte del 20%». In grandi città come Catania e Palermo la riduzione per i sindaci oscillerà fra i mille e i 1.500 euro lordi al mese. I primi cittadini di una città di medie dimensioni (fra 40 mila e 100 abitanti) perderebbero fra gli 800 e i 900 euro e quelli che guidano centri con popolazione superiore a 10 mila abitanti ma inferiore a 40 mila subirebbero un taglio di stipendio di circa 700 euro al mese. Mentre un consigliere comunale di una grande città perderebbe intorno ai 25 euro a seduta.
Cambierà anche la gestione dei permessi e delle licenze agli amministratori locali. I lavoratori di enti pubblici o aziende private che diventano consiglieri comunali oggi hanno diritto ad assentarsi «per l'intera giornata in cui sono convocati i consigli>) mentre da quando potranno assentarsi «per il tempo necessario a partecipare alla seduta». E i lavoratori che diventano assessori oggi possono assentarsi per le riunioni di giunta ma anche per «studiare preliminarmente l'ordine del giorno»: una possibilità quest'ultima che verrà meno. Assessori e capigruppo oltre ai permessi già citati, avevano diritto ad assentarsi dal posto di lavoro per 36 ore al mese: possibilità che scende a 24 ore al mese.
Viene ridotto anche il rimborso che il Comune fa al datore di lavoro per le giornate perse dal dipendente che ricopre una carica elettiva: si scenderà dal valore massimo di due terzi dell'indennità di sindaco a un quinto. una norma pensata per arginare il fenomeno di doppi stipendi maturati proprio per effetto dell'elezione in consiglio comunale e di fatto entrambi a carico dell'amministrazione pubblica. Baccei ha inserito le norme nella sua bozza di Finanziaria dopo un confronto con l'assessorato agli Enti locali: «Con queste proposte - spiega il dirigente Giuseppe Morale - stiamo recuperando annidi ritardo nell'adeguarci a misure nazionali che hanno ridotto la spesa ovunque tranne che qui».
E l'ultimo passaggio sarà anche la riduzione del numero dei consiglieri comunali, che a differenza del taglio agli stipendi va però rinviato a dopo le elezioni. Nella bozza di Baccei grandi città come Palermo (più di 500 mila abitanti) passeranno da 50 a 40 consiglieri. Catania, che rientra fra le città con meno di 500 mila abitanti ma più di 250 mila, scenderà da 45 a 36 consiglieri comunali. Messina, nella fascia delle città con più di 100 mila abitanti ma meno di 250 mila, scenderà da 40 a 32 consiglieri comunali. Nei Comuni con più di 30 mila abitanti ma meno di 100 mila (Ragusa, Siracusa e gli altri capoluoghi) si scenderà dagli attuali 30 a 24 consiglieri. I Comuni con più di 10 mila abitanti avranno solo 16 consiglieri, quelli con più di 3 mila abitanti scenderanno da 15 a 12. I Comuni piccolissimi avranno al massimo 10 consiglieri.
Baccei, la cui bozza di Finanziaria ha già raggiunto i 67 articoli, torna anche a riproporre il taglio di alcune strutture della Regione. Nei piani dell'assessore all'Economia salterà l'Aran, l'agenzia perla contrattazione nel pubblico impiego, le cui funzioni e la dozzina di dipendenti passeranno all'assessorato alla Funzione pubblica. Verrà soppresso anche l'ente Porto di Messina: le funzioni passeranno all'Autorità portuale mentre il personale «verrà successivamente ricollocato secondo le vigenti disposizioni di legge e contrattuali applicabili in caso di soppressione di ente pubblico».
Il piano Baccei prevede anche la chiusura di sei dei nove uffici speciali. La norma allo studio imporrà di tenerne in vita «al massimo 3». E quelli che rimarranno perderanno lo status di dipartimenti e non potranno essere affidati a dirigenti generali con relative maxi indennità: «Gli uffici speciali - si legge nella bozza - e quelli alle dirette dipendenze del presidente sono articolati solo in unità operative di base».
Infine, il personale degli uffici di gabinetto (per lo più esterni all'amministrazione) subirà un taglio del 20% alla retribuzione.

RIFORMA per i dirigenti si vogliono eliminare gli scatti automatici introducendo "pagelle di merito". E vengono messi tetti sulle remunerazioni dei vertici.
PUBBLICO, GIRO DI VITE SU MALATTIE E PROMOZIONI
Pacchetto di emendamenti del relatore di maggioranza: le visite fiscali affidate all'Inps. In arrivo sanzioni più severe.
Marianna Berti
ROMA
Lo Stato punta la lente di ingrandimento sui 3,2 milioni di dipendenti pubblici. Con un pacchetto di emendamenti alla delega Pa, presentati dal relatore, l'esecutivo annuncia una stretta sulle assenze per malattia, affidate all'Inps, e sull' azione disciplinare, con il licenziamento come sanzione massima. Procedimento, spiega il ministro della Pa, Marianna Madia, da rendere «rapido ed efficiente», soprattutto quando scatta per scarso rendimento, visto che oggi si fatica ad allontanare i cosiddetti «fannulloni». A questo punto diventa cruciale il sistema di valutazione, che dovrà essere semplificato, mirato e rafforzato nell'indipendenza, sia per punire sia per premiare. Discorso che vale anche per i dirigenti. Anzi, per le carriere da capo l'intenzione è quella di rimpiazzare gli scatti automatici con le «pagelle», o meglio con il «merito», precisa il relatore Giorgio Pagliari (Pd). E vengono messi tetti sulle remunerazioni dei vertici (ma saltano le percentuali precise).
Dopo il caso dei vigili urbani di Roma, il ddl di riforma della Pubblica Amministrazione assume un tono più deciso, anche se resta una delega. Sui licenziamenti il testo dell' emendamento comunque parla chiaro: «Introduzione di norme» sulla responsabilità disciplinare degli statali volte ad <(accelerare, rendere concreto e certo nei tempi» il procedimento, sia per quando riguarda le fasi di svolgimento che la conclusione.
Le novità, tiene a precisare Madia, toccano solo i licenziamenti legittimi e non quelli illegittimi per cui vale «sempre il reintegro. Anche perché c'è un rischio di spoil-system». Tradotto niente Jobs act.
Il punto di partenza sono gli ultimi dati a disposizione, cifre del 2013, che vedono il numero dei licenziamenti fermarsi a 220 a seguito di quasi settemila casi avviati (ognuno in media porta via oltre 100 giorni). E le assenze sono la prima motivazione, spiegano 1145% degli allontanamenti, una quota in aumento con il passare degli anni. Ecco perchè il governo conferma il giro di vite con il passaggio delle competenze sulle visite fiscali in via esclusiva all'Inps, già attivo sul privato, mentre sul pubblico le verifiche sono di fatto appannaggio delle Asi.
Il fine della riorganizzazione, con la nascita del «Polo unico di medicina fiscale», è «garantire l'effettività del controllo». Oggi le Asl incontrerebbero difficoltà anche per un problema di risorse, che arrivano dilazionate, come rimborsi.
L'Istituto di previdenza invece si è detto pronto a provvedervi con la metà degli stanziamenti attuali e con efficacia assicurata da un sistema informatizzato. Tutto ciò dovrebbe comportare però anche delle conseguenze in fatto di fasce orane e giorni di reperibilità, (oggi sono differenti: 4 ore nel privato e 7 nel pubblico, dove la visita può scattare anche dal primo giorno).
La road-map della riforma ora prevede qualche giorno di stop, poi c'è la scadenza, fissata al 29 gennaio, per i subemendamenti, ultimo atto prima di passare al voto in commissione Affari costituzionali al Senato, dove il ddl è al suo primo passaggio. La legge elettorale e l'elezione del capo dello Stato potrebbero rallentare il percorso, ma Madia spiega come il governo sia già a lavoro sulla parte attuativa, in particolare sul nuovo «testo unico sul pubblico impiego».
D'altra parte ricorda il ministro, «l'indicazione del premier è di avere i decreti pronti quasi in contemporanea con l'approvazione definitiva del ddl», che dovrebbe avvenire entro la primavera. Intanto però arriva l'alt del senatore Maurizio Sacconi, presidente di Area Popolare, che boccia le proposte di modifica («seguono la vecchia logica»). Il pacchetto di modifiche non investe solo il lavoro, altri emendamenti hanno corretto il tiro sul potenziamento dei poteri della presidenza del Consiglio, è infatti spuntato un aggancio alla Costituzione.

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