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rassegna stampa dal 20 al 24 febbraio 2015

La sicilia.it

Libero consorzio. Da un'indagine tra i dipendenti dell'ente emerge il disagio di molti lavoratori Tra mobbing e lamentele.
Due dipendenti su dieci del Libero Consorzio di Agrigento dichiarano di avere "subito atti di mobbing ed altrettanti dichiarano di avere ricevuto molestie sotto forma di parole o comportamenti idonei a ledere la dignità e a creare un clima negativo sul luogo di lavoro".E' questo uno dei risultati più allarmanti che emerge dall'indagine sul "Benessere organizzativo all'interno dell'Ente" per l'anno 2014, realizzata dalla stessa ex Provincia attraverso la somministrazione di questionari a 399 unità, tra dirigenti e non dirigenti e finalizzati appunto ad acquisire tutta una serie di informazioni riguardanti la qualità della vita svolta all'interno del Libero Consorzio. Quelli riguardanti mobbing e molestie (precisiamo, si intende nell'ultimo caso atti "sotto forma di parole o comportamenti idonei a ledere la dignità e a creare un clima negativo sul luogo di lavoro") non sono comunque gli unici dati che danno da pensare. Ad esempio, solo il 52,6 per cento ritiene che il proprio di luogo di lavoro sia sicuro, mentre il 49,8% sostiene di aver ricevuto "informazione e formazione sui rischi connessi all'attività lavorativa", così come solo il 57,8% ritiene "soddisfacenti" le condizioni del luogo di lavoro. E se nel 63,6 % dei casi si rispetta il divieto di fumo negli ambienti pubblici, il 74,5% degli intervistati dichiara di avvertire "situazioni di malessere o disturbi" legati allo svolgimento della propria attività lavorativa. A questo si aggiunge che il trenta per cento circa lamenta discriminazioni collegate ad appartenenza sindacale e orientamento politico o addirittura rispetto alla propria disabilità fisica. I dipendenti inoltre, nel 58,3 per cento dei casi ritengono che vi sia equità nella distribuzione del carico di lavoro, nel 57,6 che vi sia equa distribuzione delle responsabilità, nel 51% che vi sia equilibrio tra impegno e retribuzione, nel 48,5% che sia equilibrata la differenziazione della retribuzione. Emerge infatti con una certa evidenza, almeno rispetto a determinate risposte, una scarsa fiducia nei riguardi dei ruoli dirigenziali. "Soddisfa poco più della metà del personale il comportamento dei dirigenti e dei responsabili degli uffici - si legge infatti nel dossier -, in merito alle decisioni che riguardano l'assegnazione del carico di lavoro e la distribuzione della responsabilità. Da evidenziare la risposta negativa alla domanda C 04 'ritengo equilibrato il modo in cui la retribuzione viene differenziata in rapporto alla quantità e qualità del lavoro svolto. I dipendenti considerano poco equa la differenziazione dei premi di produttività in rapporto alla quantità e qualità di lavoro svolto". E se più alta è la fiducia verso l'indipendenza con la quale i capi uffici prendono le decisioni, questa si ferma comunque al 64,8%. Dalla sintesi - continua infatti la relazione - infine, emerge la poca soddisfazione dei dipendenti, in riferimento alla presenza di condizioni di equità di trattamento nell'organizzazione". Gioacchino Schicchi

I soldi della Sagra
La Sagra del Mandorlo in Fiore e il Festival internazionale del folklore si concluderanno domani, ma nel frattempo la Regione ha dichiarato ammissibile a finanziamento l'iniziativa. Paradossi della burocrazia pubblica, con il Comune di Agrigento che ad ottobre aveva presentato un progetto da - pare - 60mila euro per cercare ove possibile di coprire le spese della kermesse folk e che solo ieri ha ricevuto l'annuncio della finanziabilità dello stesso. Siamo chiari: è comunque una buona notizia, soprattutto visto che la Sagra era stata sostanzialmente "dimenticata" insieme al Carnevale di Sciacca nel bilancio regionale del 2014, con tanto di annunci da parte del presidente Rosario Crocetta di "interventi in via amministrativa" che avrebbero dovuto salvare l'iniziativa. In verità, alla fine, a salvare tutto ci a pensato ancora una volta il Parco Archeologico, che ha messo sul tavolo 140mila euro che serviranno appunto a sostenere le spese della manifestazione. Adesso, inaspettato, arriva la potenziale copertura - soltanto parziale - con fondi regionali, che obbliga però a rifare i conti. Si tratta infatti di un finanziamento che, quando verrà erogato, sarà vincolato all'edizione del 2015 della Sagra, e non potrà in sostanza essere utilizzato per coprire altre spese. Così è probabile che l'Amministrazione deciderà di coprire parte delle spese con queste eventuali risorse (nella speranza che, come auspicato in occasione della presentazione della manifestazione non ci siano debiti fuori bilancio soprattutto rispetto alle somme che si presume di incassare dallo sbigliettamento) e andrà a rimodulare la convenzione stipulata con il Parco per spostare le somme provenienti dal 30 per cento dello sbigliettamento degli accessi alla Valle dei Templi per altre iniziative o, magari, per qualche opera utile alla collettività. Se si era parlato di dare una "coda" estiva ad esempio alla stagione teatrale (in parte già prevista nel programma di quest'anno), si attende da tempo di intervenire con una manutenzione radicale e sostanziale al viale La Loggia, meglio noto come "viale alberato". Qui l'asfalto presenta pericolose protuberanze provocate dalle radici degli alberi e, soprattutto si potrebbe quantomeno progettare un sistema di illuminazione stradale, che potrebbe ridare alla zona decoro e sicurezza per i tantissimi veicoli che quotidianamente l'arteria.

Agrigentonotizie
Sfruttò la Provincia per scopi privati, chiesta condanna per Eugenio D'Orsi
La Procura della Repubblica di Agrigento, con il procuratore aggiunto Ignazio Fonzo ed il sostituto Carlo Cinque, ha chiesto la condanna a 6 anni di reclusione per l'ex presidente della Provincia regionale di Agrigento, Eugenio D'Orsi.  Il processo, che si sta svolgendo dinanzi al collegio del Tribunale di Agrigento presieduto da Giuseppe Melisenda Giambertoni, vede D'Orsi accusato di concussione, peculato, truffa ed abuso di ufficio. La Procura ha chiesto anche di dichiarare D'Orsi interdetto in perpetuo dai pubblici uffici. Era l'ottobre del 2011 quando a D'Orsi, allora ancora presidente della Provincia, venne notificato un avviso a comparire per essere interrogato come persona indagata. Secondo la Procura, avrebbe "sfruttato il suo ruolo istituzionale per finalità private. Emblematica è la vicenda relativa ai lavori della villa di Montaperto", frazione di Agrigento, per la cui costruzione D'Orsi avrebbe "fatto spregiudicato utilizzo della sua posizione pubblica di presidente della Provincia regionale per ottenere vantaggi consistiti nella costruzione della struttura sostenendo costi irrisori". Ad Eugenio D'Orsi la Procura ha contestato anche d'aver fatto piantumare nel giardino della sua casa 40 palme che erano invece destinate agli spazi verdi pubblici come il giardino botanico, nonché numerose ipotesi di abuso d'ufficio per aver ottenuto il rimborso di pranzi senza che risultasse adeguatamente motivato il fine istituzionale.
Gds.it
«L'ex presidente della Provincia Eugenio D'Orsi non ha mai agito per il bene pubblico ma solo per il proprio tornaconto. Si è fatto una casa gratis. Nessuno gli chiedeva soldi perché sperava di essere ricompensato con appalti e incarichi pubblici»: il pm Carlo Cinque, che fra la mattina e il pomeriggio di ieri si è alternato con il procuratore aggiunto Ignazio Fonzo, chiude la requisitoria con una sintesi «sulla personalità dell'imputato». Poi la richiesta: sei anni di reclusione per tutti i reati, nessuno escluso, oltre all'interdizione perpetua dai pubblici uffici e all'invito, fatto da Fonzo ai giudici, «a valutare la trasmissione degli atti alla Corte dei conti per i danni erariali ulteriori a quelli per cui è stato condannato». L'ultimo presidente della Provincia è accusato di una lunga serie di reati: concussione, peculato, truffa e abuso di ufficio. I capi di imputazione - una cinquantina in tutto - racchiudono diversi filoni di indagine. «Tre anni fa - ha rivelato il procuratore aggiunto Ignazio Fonzo ieri mattina - avremmo voluto chiedere un provvedimento cautelare ma non lo abbiamo fatto perché abbiamo preferito subito andare a processo. Per questo abbiamo chiesto il giudizio immediato e il giudice ci ha dato ragione». Ben cinque ipotesi di reato ruotano attorno alla ristrutturazione della sua casa di Montaperto. Si tratta di due ipotesi di peculato e tre di concussione.
«Lavori gratis nella sua villa». «D'Orsi - ha spiegato Cinque - si rivolge all'architetto Vincenzo Buono per il progetto della sua villa perché è un precario della Provincia che si guarderà bene dal chiedergli il conto. E infatti Buono fa un lavoro, emette fattura e quindi paga le tasse ma senza avere mai un centesimo. Evidentemente sperava in favori di altra natura».

agrigentooggi.it

Agrigento: chiesti sei anni per Eugenio D'Orsi
Il Procuratore aggiunto di Agrigento Ignazio Fonzo, al termine della requisitoria, ha chiesto oggi la pena a sei anni di carcere per Eugenio D'Orsi, l'ex Presidente della Provincia di Agrigento, accusato di concussione, peculato, truffa e abuso d'ufficio. In particolare, D'Orsi dovrà spiegare ai giudici come sia stato possibile che una trentina di palme comprate con i soldi della Provincia siano finiti nella sua villa di Montaperto, ma anche il perché l'affidamento di una serie di incarichi professionali pagati migliaia di euro per fare consulenze che invece, secondo l'accusa, poteva ottenere dai suoi stessi uffici. La Procura ha chiesto al Tribunale, presieduto da Giuseppe Melisenda Giambertone, anche l'interdizione in perpetuo dai pubblici uffici dell'imputato. Durissima la requisitoria dell'aggiunto Fonzo, che ha coordinato l'indagine a carico di D'Orsi: "L'imputato ha approfittato del proprio ruolo istituzionale per non pagare prestazioni a lui rese come nel caso dei lavori per la costruzione della villa di Montaperto - ha detto Fonzo durante il suo intervento in aula - D'Orsi è soggetto spregiudicato e accentratore di potere che fa della logica dello scambio di favori il suo credo politico: tutto è finalizzato ad accumulare potere sfruttando la sua posizione di vertice che gli consente di elargire favori con la prospettiva di acquisire popolarità con la ragionevole aspettativa di poter restare al vertice dell'ente Provincia". E ancora: "E' in altri termini un soggetto che conferma la teoria sociologica del familismo amorale di Edward C. Banfield secondo cui, in alcune zone del Meridione, la condotta dell'individuo sarebbe dettata dall'unica seguente regola: "massimizzare unicamente i vantaggi materiali di breve termine della propria famiglia nucleare, supponendo che tutti gli altri si comportino allo stesso modo". L'imputato ha mostrato di perseguire soltanto il proprio interesse e quello della propria famiglia e mai quello della comunità - prosegue Fonzo - non ha ciò che si definisce ethos comunitario perché agisce sempre secondo la logica del guadagno personale a discapito della comunità amministrata né persegue l'interesse pubblico a meno che tale interesse non coincida in tutto o in parte con il proprio". L'imputato, secondo l'accusa "ha mostrato di piegare la cosa pubblica ai propri interessi sperperando denaro e risorse pubbliche per avvantaggiare se stesso e la cerchia dei suoi favoriti senza mai occuparsi degli interessi pubblici obiettivo di ogni amministratore pubblico locale". "Leit motiv di questo processo è l'abuso che D'Orsi fa della propria posizione di rilievo pubblicistico per ottenere costantemente vantaggi personali avvalendosi di soggetti compiacenti che elargiscono favori consapevoli del fatto che il favore concesso sarà prima o poi restituito in altra forma: ottenimento di nuovi appalti pubblici come nel caso di Gaspare Chianetta - dice ancora il magistrato nella requisitoria - assunzione di persone disoccupate come nel caso di Vincenzo Vecchio; prospettive di carriera lavorativa come nel caso di Vincenzo Buono e dei funzionari della Provincia compiacenti come ad esempio Ignazio Gennaro che, pur essendo deputato al controllo della documentazione delle spese di rappresentanza, di fatto avalla ogni richiesta del suo dominus". Per l'accusa "E' stata mostrata una visione deprimente della pubblica amministrazione al cui interno si celava una illegalità diffusa: gestita ai vertici dal Presidente della Provincia D'Orsi e sostanzialmente avallata, se non condivisa, dai dirigenti che avrebbero dovuto, come richiesto dalla legge, svolgere una funzione di controllo prima e autorizzatoria poi di quanto deliberato dagli organi politici". Per Fonzo "il filo rosso di tutto il processo sono le modalità operative con cui veniva gestita la Provincia di Agrigento: il Presidente della Provincia D'Orsi Eugenio Benedetto, a seconda dei casi, ordinava su quale fondo spesa dovessero gravare i cosiddetti pranzi "istituzionali"; ordinava, mediante direttive, quali soggetti dovessero ottenere incarichi esterni da parte della Provincia; ordinava, sempre mediante direttive, quali soggetti dovessero stipulare contratti di fornitura di beni e servizi con la Provincia". Parlando dell'acquisto delle palme finite nella villa di D'Orsi, il Procuratore aggiunto Fonzo ha spiegato in requisitoria: "Il 28 giugno 2010 il Presidente della Provincia Regionale di Agrigento D'Orsi, secondo uno schema che si ripeterà con riferimento all'acquisto dei beni di rappresentanza, riceveva dall'agronomo Luigi Antonino Rotulo una proposta di vendita di tutte le piante presenti nel suo vivaio - complessivamente 5.500 essenze vegetali di diverso genere - per il costo complessivo di € 9.000 I.V.A. esclusa a fronte di un valore di mercato superiore ad € 26.000. Più in particolare, avendo Luigi Rotulo deciso di chiudere la propria attività e di liquidare le rimanenze di magazzino, in seguito alla citata proposta l'imputato emetteva un direttiva presidenziale con cui venivano avviate le procedure per l'acquisto delle piante poste in vendita da Rotulo, nonché si individuavano i capitoli di spesa su cui far gravare l'acquisto". "In esecuzione della direttiva il Responsabile del procedimento Giovanni Alletto proponeva ai Direttori del Settore Edilizia Scolastica e infrastrutture stradali di approvare l'offerta di vendita di Luigi Rotulo per il valore di € 9.900 I.V.A. compresa - prosegue il magistrato - proposta motivata dalla finalità di arricchire e potenziare il patrimonio vegetale del Giardino Botanico e quello delle aree di pertinenza degli Istituti Scolastici di proprietà dell'Ente Provincia". "In seguito al procedimento amministrativo la Provincia Regionale di Agrigento acquistava le 5.500 piante del vivaista Rotulo, il quale veniva contattato telefonicamente nel mese di novembre 2010 da Alletto. Quest'ultimo affermava che il giorno successivo alla telefonata, un incaricato della Provincia di Agrigento si sarebbe recato presso il vivaio a ritirare alcune palme tipo Washingtonia oggetto del contratto di vendita di cui si è ampiamente detto. Effettivamente Chianetta, come da accordi, si recava assieme ad altri operai della Provincia di Agrigento presso il vivaio di Rotulo a prelevare delle palme tipo Washingtonia, già acquistate dall'ente pubblico, per trasportarle e metterle a dimora presso l'abitazione privata dell'imputato in corso di costruzione". "Le palme furono successivamente messe a dimora a cura dell'incaricato Chianetta che, in data 26 novembre 2010, ha operato sotto la supervisione di Alletto, dipendente della Provincia Regionale di Agrigento in servizio presso l'Orto Botanico; ed infatti in quella data quest'ultimo aveva dato disposizioni per la corretta collocazione delle palme, atteso che l'escavatore presente in cantiere rischiava di danneggiare alcuni alberi di ulivo presenti nel terreno. Da accertamenti effettuati in quella data Alletto risultava regolarmente in servizio presso la sua sede lavorativa - Orto Botanico - mentre era in realtà intento a seguire i lavori di messa a dimora delle palme presso l'abitazione privata dell'imputato. Più in particolare Giovanni Alletto risultava essere sul luogo di lavoro dalle ore 7 alle ore 13,57 pur trovandosi invece già prima delle ore 11,45 e almeno fino alle ore 13,20 presso il terreno di Montaperto di proprietà del Presidente della Provincia. La disposizione di seguire i lavori di messa dimora della palme Washingtonia era stata data direttamente dall'imputato a Giovanni Alletto il quale anziché trovarsi regolarmente sul posto di lavoro si recava - almeno tre o quattro volte nel novembre 2010 - presso l'abitazione del Presidente della Provincia". Nella prossima udienza, il 9 marzo, la parola passerà alla difesa di D'Orsi che ha sempre respinto le accuse. La sentenza sarà emessa il 30 marzo.
Agrigentoweb.it
Prorogata la mostra alla Scala Reale
Continua per tutto il mese di marzo, la mostra storico documentale sulla storia del Palazzo della Provincia di Agrigento, che rivive attraverso un percorso che ne ricostruisce i momenti più importanti, dalla progettazione fino alla realizzazione finale e alla sua apertura risalente al 31 agosto del 1869. La mostra, che in questi giorni è stata visitata anche da diverse scolaresche, espone disegni e progetti originali di quello che sarebbe stato definito dallo storico agrigentino Giuseppe Picone, il "Magnifico Palazzo", ma anche stampe, quadri e antiche fotografie che ripercorrono lo sviluppo urbanistico del centro agrigentino dove sorge, appunto il Palazzo della Provincia, inizialmente destinato a Reale Ospizio di beneficenza e assegnato all'amministrazione provinciale con l'avvento dell'Unità d'Italia. In mostra anche i decreti di Re Ferdinando II, le fatture originali dei pagamenti degli stucchi della Scala Reale, i bandi di gara e le piante della struttura oltre a quattro disegni originali dell'Antico Ospizio di beneficenza messi a disposizione per l'evento dall'Archivio di Stato di Palermo. L'edificio, che oggi ospita anche la Prefettura, fu uno tra i primi ad essere costruito nell'Ottocento fuori della cinta muraria, fatto che cambiò radicalmente l'assetto urbanistico della città. Venne edificato laddove in passato sorgevano stazzoni, ospitanti fabbricanti di brocche. La mostra è ad ingresso gratuito e sarà visitabile negli orari di apertura degli Uffici del Libero Consorzio.



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