La sicilia.it
Libero consorzio. Da un'indagine tra i
dipendenti dell'ente emerge il disagio di molti lavoratori Tra
mobbing e lamentele.
Due dipendenti su dieci del Libero
Consorzio di Agrigento dichiarano di avere "subito atti di
mobbing ed altrettanti dichiarano di avere ricevuto molestie sotto
forma di parole o comportamenti idonei a ledere la dignità e a
creare un clima negativo sul luogo di lavoro".E' questo uno dei
risultati più allarmanti che emerge dall'indagine sul "Benessere
organizzativo all'interno dell'Ente" per l'anno 2014, realizzata
dalla stessa ex Provincia attraverso la somministrazione di
questionari a 399 unità, tra dirigenti e non dirigenti e finalizzati
appunto ad acquisire tutta una serie di informazioni riguardanti la
qualità della vita svolta all'interno del Libero Consorzio. Quelli
riguardanti mobbing e molestie (precisiamo, si intende nell'ultimo
caso atti "sotto forma di parole o comportamenti idonei a ledere
la dignità e a creare un clima negativo sul luogo di lavoro")
non sono comunque gli unici dati che danno da pensare. Ad esempio,
solo il 52,6 per cento ritiene che il proprio di luogo di lavoro sia
sicuro, mentre il 49,8% sostiene di aver ricevuto "informazione
e formazione sui rischi connessi all'attività lavorativa", così
come solo il 57,8% ritiene "soddisfacenti" le condizioni
del luogo di lavoro. E se nel 63,6 % dei casi si rispetta il divieto
di fumo negli ambienti pubblici, il 74,5% degli intervistati dichiara
di avvertire "situazioni di malessere o disturbi" legati
allo svolgimento della propria attività lavorativa. A questo si
aggiunge che il trenta per cento circa lamenta discriminazioni
collegate ad appartenenza sindacale e orientamento politico o
addirittura rispetto alla propria disabilità fisica. I dipendenti
inoltre, nel 58,3 per cento dei casi ritengono che vi sia equità
nella distribuzione del carico di lavoro, nel 57,6 che vi sia equa
distribuzione delle responsabilità, nel 51% che vi sia equilibrio
tra impegno e retribuzione, nel 48,5% che sia equilibrata la
differenziazione della retribuzione. Emerge infatti con una certa
evidenza, almeno rispetto a determinate risposte, una scarsa fiducia
nei riguardi dei ruoli dirigenziali. "Soddisfa poco più della
metà del personale il comportamento dei dirigenti e dei responsabili
degli uffici - si legge infatti nel dossier -, in merito alle
decisioni che riguardano l'assegnazione del carico di lavoro e la
distribuzione della responsabilità. Da evidenziare la risposta
negativa alla domanda C 04 'ritengo equilibrato il modo in cui la
retribuzione viene differenziata in rapporto alla quantità e qualità
del lavoro svolto. I dipendenti considerano poco equa la
differenziazione dei premi di produttività in rapporto alla quantità
e qualità di lavoro svolto". E se più alta è la fiducia verso
l'indipendenza con la quale i capi uffici prendono le decisioni,
questa si ferma comunque al 64,8%. Dalla sintesi - continua infatti
la relazione - infine, emerge la poca soddisfazione dei dipendenti,
in riferimento alla presenza di condizioni di equità di trattamento
nell'organizzazione". Gioacchino Schicchi
I soldi della Sagra
La Sagra del Mandorlo in Fiore e il
Festival internazionale del folklore si concluderanno domani, ma nel
frattempo la Regione ha dichiarato ammissibile a finanziamento
l'iniziativa. Paradossi della burocrazia pubblica, con il Comune di
Agrigento che ad ottobre aveva presentato un progetto da - pare -
60mila euro per cercare ove possibile di coprire le spese della
kermesse folk e che solo ieri ha ricevuto l'annuncio della
finanziabilità dello stesso. Siamo chiari: è comunque una buona
notizia, soprattutto visto che la Sagra era stata sostanzialmente
"dimenticata" insieme al Carnevale di Sciacca nel bilancio
regionale del 2014, con tanto di annunci da parte del presidente
Rosario Crocetta di "interventi in via amministrativa" che
avrebbero dovuto salvare l'iniziativa. In verità, alla fine, a
salvare tutto ci a pensato ancora una volta il Parco Archeologico,
che ha messo sul tavolo 140mila euro che serviranno appunto a
sostenere le spese della manifestazione. Adesso, inaspettato, arriva
la potenziale copertura - soltanto parziale - con fondi regionali,
che obbliga però a rifare i conti. Si tratta infatti di un
finanziamento che, quando verrà erogato, sarà vincolato
all'edizione del 2015 della Sagra, e non potrà in sostanza essere
utilizzato per coprire altre spese. Così è probabile che
l'Amministrazione deciderà di coprire parte delle spese con queste
eventuali risorse (nella speranza che, come auspicato in occasione
della presentazione della manifestazione non ci siano debiti fuori
bilancio soprattutto rispetto alle somme che si presume di incassare
dallo sbigliettamento) e andrà a rimodulare la convenzione stipulata
con il Parco per spostare le somme provenienti dal 30 per cento dello
sbigliettamento degli accessi alla Valle dei Templi per altre
iniziative o, magari, per qualche opera utile alla collettività. Se
si era parlato di dare una "coda" estiva ad esempio alla
stagione teatrale (in parte già prevista nel programma di
quest'anno), si attende da tempo di intervenire con una manutenzione
radicale e sostanziale al viale La Loggia, meglio noto come "viale
alberato". Qui l'asfalto presenta pericolose protuberanze
provocate dalle radici degli alberi e, soprattutto si potrebbe
quantomeno progettare un sistema di illuminazione stradale, che
potrebbe ridare alla zona decoro e sicurezza per i tantissimi veicoli
che quotidianamente l'arteria.
Agrigentonotizie
Sfruttò la Provincia per scopi
privati, chiesta condanna per Eugenio D'Orsi
La Procura della Repubblica di
Agrigento, con il procuratore aggiunto Ignazio Fonzo ed il sostituto
Carlo Cinque, ha chiesto la condanna a 6 anni di reclusione per
l'ex presidente della Provincia regionale di Agrigento, Eugenio
D'Orsi. Il processo, che si sta svolgendo dinanzi al collegio
del Tribunale di Agrigento presieduto da Giuseppe Melisenda
Giambertoni, vede D'Orsi accusato di concussione, peculato,
truffa ed abuso di ufficio. La Procura ha chiesto anche di
dichiarare D'Orsi interdetto in perpetuo dai pubblici uffici.
Era l'ottobre del 2011 quando a D'Orsi, allora ancora
presidente della Provincia, venne notificato un avviso a
comparire per essere interrogato come persona
indagata. Secondo la Procura, avrebbe "sfruttato il
suo ruolo istituzionale per finalità private. Emblematica è la
vicenda relativa ai lavori della villa di Montaperto", frazione
di Agrigento, per la cui costruzione D'Orsi avrebbe "fatto
spregiudicato utilizzo della sua posizione pubblica di presidente
della Provincia regionale per ottenere vantaggi consistiti nella
costruzione della struttura sostenendo costi irrisori".
Ad Eugenio D'Orsi la Procura ha contestato anche
d'aver fatto piantumare nel giardino della sua casa 40 palme che
erano invece destinate agli spazi verdi pubblici come il
giardino botanico, nonché numerose ipotesi di abuso
d'ufficio per aver ottenuto il rimborso di pranzi senza
che risultasse adeguatamente motivato il fine istituzionale.
Gds.it
«L'ex presidente della Provincia
Eugenio D'Orsi non ha mai agito per il bene pubblico ma solo per
il proprio tornaconto. Si è fatto una casa gratis. Nessuno gli
chiedeva soldi perché sperava di essere ricompensato con appalti e
incarichi pubblici»: il pm Carlo Cinque, che fra la mattina e il
pomeriggio di ieri si è alternato con il procuratore aggiunto
Ignazio Fonzo, chiude la requisitoria con una sintesi «sulla
personalità dell'imputato». Poi la richiesta: sei anni di
reclusione per tutti i reati, nessuno escluso, oltre all'interdizione
perpetua dai pubblici uffici e all'invito, fatto da Fonzo ai giudici,
«a valutare la trasmissione degli atti alla Corte dei conti per i
danni erariali ulteriori a quelli per cui è stato condannato».
L'ultimo presidente della Provincia è accusato di una lunga serie di
reati: concussione, peculato, truffa e abuso di ufficio. I capi di
imputazione - una cinquantina in tutto - racchiudono diversi filoni
di indagine. «Tre anni fa - ha rivelato il procuratore aggiunto
Ignazio Fonzo ieri mattina - avremmo voluto chiedere un
provvedimento cautelare ma non lo abbiamo fatto perché abbiamo
preferito subito andare a processo. Per questo abbiamo chiesto il
giudizio immediato e il giudice ci ha dato ragione». Ben cinque
ipotesi di reato ruotano attorno alla ristrutturazione della sua casa
di Montaperto. Si tratta di due ipotesi di peculato e tre di
concussione.
«Lavori gratis nella sua villa».
«D'Orsi - ha spiegato Cinque - si rivolge all'architetto Vincenzo
Buono per il progetto della sua villa perché è un precario della
Provincia che si guarderà bene dal chiedergli il conto. E infatti
Buono fa un lavoro, emette fattura e quindi paga le tasse ma senza
avere mai un centesimo. Evidentemente sperava in favori di altra
natura».
agrigentooggi.it
Agrigento: chiesti sei anni per Eugenio
D'Orsi
Il Procuratore aggiunto di Agrigento
Ignazio Fonzo, al termine della requisitoria, ha chiesto oggi la pena
a sei anni di carcere per Eugenio D'Orsi, l'ex Presidente della
Provincia di Agrigento, accusato di concussione, peculato, truffa e
abuso d'ufficio. In particolare, D'Orsi dovrà spiegare ai
giudici come sia stato possibile che una trentina di palme comprate
con i soldi della Provincia siano finiti nella sua villa di
Montaperto, ma anche il perché l'affidamento di una serie di
incarichi professionali pagati migliaia di euro per fare consulenze
che invece, secondo l'accusa, poteva ottenere dai suoi stessi
uffici. La Procura ha chiesto al Tribunale, presieduto da Giuseppe
Melisenda Giambertone, anche l'interdizione in perpetuo dai
pubblici uffici dell'imputato. Durissima la requisitoria
dell'aggiunto Fonzo, che ha coordinato l'indagine a carico di
D'Orsi: "L'imputato ha approfittato del proprio ruolo
istituzionale per non pagare prestazioni a lui rese come nel caso dei
lavori per la costruzione della villa di Montaperto - ha detto
Fonzo durante il suo intervento in aula - D'Orsi è soggetto
spregiudicato e accentratore di potere che fa della logica dello
scambio di favori il suo credo politico: tutto è finalizzato ad
accumulare potere sfruttando la sua posizione di vertice che gli
consente di elargire favori con la prospettiva di acquisire
popolarità con la ragionevole aspettativa di poter restare al
vertice dell'ente Provincia". E ancora: "E' in altri termini
un soggetto che conferma la teoria sociologica del familismo amorale
di Edward C. Banfield secondo cui, in alcune zone del Meridione, la
condotta dell'individuo sarebbe dettata dall'unica seguente
regola: "massimizzare unicamente i vantaggi materiali di breve
termine della propria famiglia nucleare, supponendo che tutti gli
altri si comportino allo stesso modo". L'imputato ha mostrato di
perseguire soltanto il proprio interesse e quello della propria
famiglia e mai quello della comunità - prosegue Fonzo - non ha
ciò che si definisce ethos comunitario perché agisce sempre secondo
la logica del guadagno personale a discapito della comunità
amministrata né persegue l'interesse pubblico a meno che tale
interesse non coincida in tutto o in parte con il proprio".
L'imputato, secondo l'accusa "ha mostrato di piegare la cosa
pubblica ai propri interessi sperperando denaro e risorse pubbliche
per avvantaggiare se stesso e la cerchia dei suoi favoriti senza mai
occuparsi degli interessi pubblici obiettivo di ogni amministratore
pubblico locale". "Leit motiv di questo processo è l'abuso che
D'Orsi fa della propria posizione di rilievo pubblicistico per
ottenere costantemente vantaggi personali avvalendosi di soggetti
compiacenti che elargiscono favori consapevoli del fatto che il
favore concesso sarà prima o poi restituito in altra forma:
ottenimento di nuovi appalti pubblici come nel caso di Gaspare
Chianetta - dice ancora il magistrato nella requisitoria -
assunzione di persone disoccupate come nel caso di Vincenzo Vecchio;
prospettive di carriera lavorativa come nel caso di Vincenzo Buono e
dei funzionari della Provincia compiacenti come ad esempio Ignazio
Gennaro che, pur essendo deputato al controllo della documentazione
delle spese di rappresentanza, di fatto avalla ogni richiesta del suo
dominus". Per l'accusa "E' stata mostrata una visione
deprimente della pubblica amministrazione al cui interno si celava
una illegalità diffusa: gestita ai vertici dal Presidente della
Provincia D'Orsi e sostanzialmente avallata, se non condivisa, dai
dirigenti che avrebbero dovuto, come richiesto dalla legge, svolgere
una funzione di controllo prima e autorizzatoria poi di quanto
deliberato dagli organi politici". Per Fonzo "il filo rosso di
tutto il processo sono le modalità operative con cui veniva gestita
la Provincia di Agrigento: il Presidente della Provincia D'Orsi
Eugenio Benedetto, a seconda dei casi, ordinava su quale fondo spesa
dovessero gravare i cosiddetti pranzi "istituzionali"; ordinava,
mediante direttive, quali soggetti dovessero ottenere incarichi
esterni da parte della Provincia; ordinava, sempre mediante
direttive, quali soggetti dovessero stipulare contratti di fornitura
di beni e servizi con la Provincia". Parlando dell'acquisto delle
palme finite nella villa di D'Orsi, il Procuratore aggiunto Fonzo
ha spiegato in requisitoria: "Il 28 giugno 2010 il Presidente della
Provincia Regionale di Agrigento D'Orsi, secondo uno schema che si
ripeterà con riferimento all'acquisto dei beni di rappresentanza,
riceveva dall'agronomo Luigi Antonino Rotulo una proposta di
vendita di tutte le piante presenti nel suo vivaio -
complessivamente 5.500 essenze vegetali di diverso genere - per il
costo complessivo di 9.000 I.V.A. esclusa a fronte di un valore
di mercato superiore ad 26.000. Più in particolare, avendo Luigi
Rotulo deciso di chiudere la propria attività e di liquidare le
rimanenze di magazzino, in seguito alla citata proposta l'imputato
emetteva un direttiva presidenziale con cui venivano avviate le
procedure per l'acquisto delle piante poste in vendita da Rotulo,
nonché si individuavano i capitoli di spesa su cui far gravare
l'acquisto". "In esecuzione della direttiva il Responsabile del
procedimento Giovanni Alletto proponeva ai Direttori del Settore
Edilizia Scolastica e infrastrutture stradali di approvare l'offerta
di vendita di Luigi Rotulo per il valore di 9.900 I.V.A. compresa
- prosegue il magistrato - proposta motivata dalla finalità di
arricchire e potenziare il patrimonio vegetale del Giardino Botanico
e quello delle aree di pertinenza degli Istituti Scolastici di
proprietà dell'Ente Provincia". "In seguito al procedimento
amministrativo la Provincia Regionale di Agrigento acquistava le
5.500 piante del vivaista Rotulo, il quale veniva contattato
telefonicamente nel mese di novembre 2010 da Alletto. Quest'ultimo
affermava che il giorno successivo alla telefonata, un incaricato
della Provincia di Agrigento si sarebbe recato presso il vivaio a
ritirare alcune palme tipo Washingtonia oggetto del contratto di
vendita di cui si è ampiamente detto. Effettivamente Chianetta, come
da accordi, si recava assieme ad altri operai della Provincia di
Agrigento presso il vivaio di Rotulo a prelevare delle palme tipo
Washingtonia, già acquistate dall'ente pubblico, per trasportarle
e metterle a dimora presso l'abitazione privata dell'imputato in
corso di costruzione". "Le palme furono successivamente messe a
dimora a cura dell'incaricato Chianetta che, in data 26 novembre
2010, ha operato sotto la supervisione di Alletto, dipendente della
Provincia Regionale di Agrigento in servizio presso l'Orto
Botanico; ed infatti in quella data quest'ultimo aveva dato
disposizioni per la corretta collocazione delle palme, atteso che
l'escavatore presente in cantiere rischiava di danneggiare alcuni
alberi di ulivo presenti nel terreno. Da accertamenti effettuati in
quella data Alletto risultava regolarmente in servizio presso la sua
sede lavorativa - Orto Botanico - mentre era in realtà intento a
seguire i lavori di messa a dimora delle palme presso l'abitazione
privata dell'imputato. Più in particolare Giovanni Alletto
risultava essere sul luogo di lavoro dalle ore 7 alle ore 13,57 pur
trovandosi invece già prima delle ore 11,45 e almeno fino alle ore
13,20 presso il terreno di Montaperto di proprietà del Presidente
della Provincia. La disposizione di seguire i lavori di messa dimora
della palme Washingtonia era stata data direttamente dall'imputato
a Giovanni Alletto il quale anziché trovarsi regolarmente sul posto
di lavoro si recava - almeno tre o quattro volte nel novembre 2010
- presso l'abitazione del Presidente della Provincia". Nella
prossima udienza, il 9 marzo, la parola passerà alla difesa di
D'Orsi che ha sempre respinto le accuse. La sentenza sarà emessa
il 30 marzo.
Agrigentoweb.it
Prorogata la mostra alla Scala Reale
Continua per tutto il mese di marzo, la
mostra storico documentale sulla storia del Palazzo della Provincia
di Agrigento, che rivive attraverso un percorso che ne ricostruisce i
momenti più importanti, dalla progettazione fino alla realizzazione
finale e alla sua apertura risalente al 31 agosto del 1869. La
mostra, che in questi giorni è stata visitata anche da diverse
scolaresche, espone disegni e progetti originali di quello che
sarebbe stato definito dallo storico agrigentino Giuseppe Picone, il
"Magnifico Palazzo", ma anche stampe, quadri e antiche fotografie
che ripercorrono lo sviluppo urbanistico del centro agrigentino dove
sorge, appunto il Palazzo della Provincia, inizialmente destinato a
Reale Ospizio di beneficenza e assegnato all'amministrazione
provinciale con l'avvento dell'Unità d'Italia. In mostra anche
i decreti di Re Ferdinando II, le fatture originali dei pagamenti
degli stucchi della Scala Reale, i bandi di gara e le piante della
struttura oltre a quattro disegni originali dell'Antico Ospizio di
beneficenza messi a disposizione per l'evento dall'Archivio di
Stato di Palermo. L'edificio, che oggi ospita anche la Prefettura,
fu uno tra i primi ad essere costruito nell'Ottocento fuori della
cinta muraria, fatto che cambiò radicalmente l'assetto urbanistico
della città. Venne edificato laddove in passato sorgevano stazzoni,
ospitanti fabbricanti di brocche. La mostra è ad ingresso gratuito e
sarà visitabile negli orari di apertura degli Uffici del Libero
Consorzio.