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DIRIGENTI STATALI LICENZIABILI
Primo
sì del Senato, in commissione Affari Costituzionali, al Ddl di
riforma della Pubblica amministrazione. Tra le novità la stretta
sulle assenze nella Pa e la scure delle società partecipate.
«È stato votato il mandato al relatore, ora senza perdere un minuto
andiamo alla discussione in Aula» ha detto il ministro per la Pa,
Marianna Madia, al termine della seduta. L'assemblea del Senato
inizia in serata, subito dopo l'ok ad ddl anti corruzione, la
discussione sul Ddl con la relazione del relatore Giorgio Pagliari
(Pd). L'esame proseguirà mercoledì prossimo, 8 aprile. Il sì di
Palazzo Madama arriverà quindi dopo Pasqua, ma siamo solo alla prima
lettura. Il Governo ha comunque sempre ribadito l'intenzione di
chiudere tutto prima dell'estate. Approvato oggi l'ultimo capitolo,
il più caldo, quello della riforma della dirigenza, con la
licenziabilità, la mobilità, il ruolo unico, il limite a tempi e
rinnovi per gli incarichi, la doppia prova per l'accesso (concorso ed
esame), il superamento degli automatismi di carriera.
Pa, dirigenti licenziabili: senza
incarico decadono
I dirigenti privi di incarico vengono
collocati in disponibilità e passato un certo periodo, da definire,
decadono dal ruolo unico. Il punto, che in sostanza rende
licenziabile il dirigente, ha avuto l'ok della commissione Affari
Costituzionali del Senato.
Al via ruolo unico dirigenti
La dirigenza sarà articolata in ruoli
unificati, con piena mobilità. La riforma prevede anche
l'eliminazione della distinzione in due fasce. Inoltre, viene
stabilito, gli incarichi dirigenziali avranno una durata di tre anni,
rinnovabili una sola volta senza ripassare per un bando e una
selezione. Oltre al concorso per diventare dirigenti a tempo
indeterminato sarà necessario anche superare un altro esame, dopo i
primi anni di servizio.
Niente più automatismi per carriere
dirigenti.
Un emendamento del relatore alla delega
Pa sancisce il «superamento degli automatismi nel percorso di
carriera», che dipenderà dalla «valutazione», ovvero dal merito
Viene ribadita la definizione di limiti assoluti per il trattamento
economico complessivo.
Segretari comunali aboliti, ma 'fase
ponte' 3 anni
Previsto il mantenimento della funzione
relativa al controllo di legalità, ma superando la figura del
segretario comunale e provinciale, che confluirà nel ruolo unico
della dirigenza pubblica. Ci sarà però una fase ponte, per cui in
sede di prima applicazione, per tre anni, le funzioni in questione
verranno affidate ai dirigenti del ruolo unico provenienti dall'albo
dei segretari comunali.
LA SICILIA
LIBERI CONSORZI, AL VIA L'ITER ARS
IMPEGNO DELL'ASSESSORE LEOTTA PER I DIPENDENTI DELLE PROVINCE
PALERMO. L'Ars ha incardinato il ddl
concernente «disposizioni in materia di liberi consorzi di comuni e
città metropolitane». Stabilito che la discussione generale si
svolgerà martedì sull'art. i, i termini per la presentazione
degli emendamenti è stato fissato per le ore 22 di domani, li
presidente dell'Ars Ardizzone ha assicurato che l'esame del
provvedimento si concluderà entro la prossima settimana: «Da
martedì porteremo avanti la discussione generale e inizieremo ad
esaminare gli articoli andremo avanti no-stop nei giorni successivi».
Il testo è stato illustrato dal
presidente della commissione Affari istituzionali Antonello
Cracolici:
«L'obiettivo è creare una Regione
più leggera, decentrare funzioni ai consorzi e ai comuni».
Quanto all'ipotesi di applicare
tout-court in Sicilia le norme nazionali che prevedono la riduzione
della forza lavoro dei nuovi enti (rispetto alle ex province il 50%
in meno per i liberi consorzi e il 30% per le città metropolitane)
Cracolici ha detto: «Le riforme non si applicano in maniera
indistinta dalla Vai d'Aosta a Lampedusa. Qui in Sicilia c'è la
complessa situazione del precariato. Non vogliamo lasciare a chi
verrà dopo la soluzione dei problemi e vogliamo che nessuno dei
dipendenti senta a rischio il proprio posto di lavoro fino a quando
non si avvierà una discussione matura fra Stato e Regione».
L'assessore alle Autonomie locali,
Ettore Leotta, ha evidenziato lo sforzo del governo per tutelare il
personale delle ex province: «Le competenze del personale sono il
risultato di anni di prassi amministrative, sarebbe un delitto
disperdere al vento tutto questo. Spero che l'impianto del ddl
possa esse- re mantenuto fermo, e approvato dall'Aula».
Sempre nel quadro di questa riforma, il
presidente dell'Ars Ardizzone ha incontrato una delegazione di
consiglieri circoscrizionali delle città di Palermo, Catania e
Messina: <(Si è convenuto - spiega Ardizzone - che la legge sulle
città metropolitane dovrà essere occasione per il rilancio
effettivo delle municipalità, come avvenuto nel resto d'Italia».
Intanto, l'elezione di Giuseppe Lupo
(Pd) alla vice presidenza dell'Ars non sembra partita chiusa. Il
capogruppo di Fi Marco Falcone ha illustrato una missiva al
presidente Ardizzone, a firma anche di Toto Cordaro (Cantieri
Popolari) e Santi Formica (Musumeci) con cui si chiede la
convocazione della commissione per il Regolamento considerato che
l'elezione del vice presidente così come è avvenuta «è un
vulnus del principio di rappresentanza democratica in seno al
Consiglio di presidenza, organo di rappresentanza e,
contemporaneamente di garanzia, per tale ragione deve esprimere tutte
le parti politiche che corrono per il Parlamento, nell'equilibrato
rapporto maggiroanza-minoranza che un'Assiste richiede». il
presidente Ardizzone si è riservato di consultare gli uffici
dell'Ars per stabilire se sussistano le condizioni per la
convocazione della commissione Regolamento.
Oggi si è tenuta la prima seduta
operativa della sottocommissione per la verifica dei requisiti di
accreditamento della sanità privata, coordinata da Gino Ioppolo
(Musumeci) e voluta all'unanimità dalla commissione Sanità
dell'Ars. La seduta è stata dedicata all'audizione di Barbara
Cittadini, presidente regionale Aiop, l'associazione che
rappresenta 54 su 58 cliniche private siciliane. «Nel corso
dell'audizione - ha detto Ioppolo - sono stati affrontati alcuni
rapporti tra le cliniche private e gli uffici regionali, anche in
relazione alle ultime due verifiche dei requisiti per l'ottenimento
dell'accreditamento da parte delle strutture sanitarie private».
La sottocommissione proseguirà i lavori già dalla prossima
settimana, con l'audizione di alcuni vertici degli uffici
dell'assessorato.
NESSUN EURO PER IL CUPA
Mantenere il Cupa ad Agrigento
comporterebbe un «incalcolabile beneficio», ma per l'anno
accademico 2015 la somma attualmente stanziata è di 0 euro e il
Consorzio è inserito solo con riserva tra le partecipate.
E' tutto messo nero su bianco da
parte dell'ex Provincia regionale di Agrigento, la quale,
relazionando sullo stato delle proprie partecipazioni societarie
(gran parte delle quali o in liquidazione o già dismesse) certifica
come per il futuro del Consorzio universitario di Agrigento tutto sia
letteralmente ((nelle mani» della Regione. Non solo, come si era
detto in un primo momento, per garantire la copertura delle somme
dovute per l'anno in corso, ma anche per poter coprire i debiti per
il 2014: complessivamente, infatti, il Libero Consorzio chiede oltre
I milione e 200mila euro, dei quali 775mila per la quota per l'anno
in corso e 490mila euro per il restante debito per il 2014. Un nodo
centrale, al punto che l'inserimento del Cupa tra le partecipate è
messo in «congelatore» visto che il rientro a pieno titolo tra i
soci sarebbe fattibile solo «nel caso in cui non si avverasse la
condizione sospensiva cui è subordinata la revoca dello stesso». Un
costrutto assolutamente "contorto" per dire che se la Regione non
garantisce le somme promesse nulla verrà fatto. Quell'atto di
recesso, si giustificano però dall'ex Provincia, «è stato
operato esclusivamente per l'impossibilità oggettiva di far fronte
al pagamento alla quota sociale per il corrente anno, fermo restando
- aggiungono - l'indispensabilità della partecipazione dell'Ente
per il perseguimento delle proprie finalità istituzionali», il
Cupa, infatti, per il Libero consorzio «ha costituito e costituisce
un formidabile volano per lo sviluppo socio-economico della
popolazione e del territorio agrigentino, poiché per un verso offre
l'opportunità di acquisite una formazione di livello universitario
anche a coloro che per motivi meramente economici non possono
frequentare sedi universitarie distanti dai luoghi di residenza e per
l'altro favorisce tutte quelle attività economiche direttamente o
indirettamente interessate". Tutto molto bello, ma senza un euro in
bilancio. Uno stato di cose che di certo era noto per grandi linee,
ma che appare nella sua drammaticità nel momento in cui si iniziano
a fare i conti. Si può, in questo contesto, considerare il Libero
consorzio come rientrato nel Cda del Cupa? Si può dire, come è
stato detto, che il futuro del Consorzio è al sicuro?
LO SCORSO 17 DICEMBRE ERA STATA
DELIBERATA LA CONSEGNA DELLE STRUTTURE DEL TRE SORGENTI
I sindaci ci ripensano: niente più
impianti all'Ato Idrico.
CANICATTI'. Stop alla consegna del
Consorzio acquedottistico Tre Sorgenti di Canicattì all'Ato Idrico
ed a Girgenti Acque. Mercoledì sera sindaci ed amministratori dei
comuni di Palma di Montechiaro, Campobello di Licata, Grotte e
Racalmuto, hanno votato la revoca della delibera approvata dal
comitato dei sindaci il 17 dicembre scorso con la quale si dava il
via libera alla consegna degli impianti e delle reti del "Tre
Sorgenti" all'Ato. La notizia della revoca di quella
delibera, è stata resa nota ieri mattina dal sindaco di Palma di
Montechiaro Pasquale Amato tramite i social network e confermata
telefonicamente dagli altri amministratori come ad esempio
dall'assessore del comune di Campobello di Licata Calogero Lombardo
presente alla riunione. Contestualmente, ieri sono sta te inviate
tutte le documentazioni alla Regione Siciliana, per richiedere che
venga nominato un commissario considerato che ormai sono trascorsi
oltre 45 giorni dalle dimissioni dell'ex presidente Gaetano
Moscato, e che il comitato dei sindaci ad oggi non ha provveduto ad
eleggere un nuovo Presidente nonostante all'ordine del giorno delle
riunioni del 30 e 31 marzo vi fosse proprio questo punto. La nomina dovrebbe avvenire a breve
giro di posta e comunque entro questo mese di aprile. Attualmente il
"Tre Sorgenti" è guidato dal vice presidente l'avvocato
Giuseppe Marino. Alla riunione dell'altra sera erano assenti gli
altri amministratori dei comuni consorziati. Si tratta di Canicattì,
Ravanusa e Licata, Dopo la votazione della delibera di revoca della
cessione degli impianti del "Tre Sorgenti" l'assemblea è stata
sciolta. Intanto, i dipendenti del Tre Sorgenti
ad oggi non hanno percepito lo stipendio del mese scorso. Si tratta
in tutto di sei lavoratori che si occupano di varie mansioni
dall'amministrativo al tecnico. Il problema sta nel pignoramento da
parte di Siciliacque di 11 milioni di euro, di cui 5 al solo
consorzio che ha sede in largo Verri a Canicattì per somme che deve
ricevere dal 2009 al 2012., Su questa vicenda vi è in corso un
ricorso che è stato presentato ai giudice del Tribunale di Agrigento
e l'udienza è stata fissata per il prossimo 24 di aprile.
Soltanto, sbloccando queste somme, i dipendenti potrebbero ricevere
il pagamento dello stipendio arretrato e quello del mese in corso.
RESTA IL TAGLIO ALLE PENSIONI
REGIONALI PRONTI ALLO SCIOPERO
LA RIDUZIONE DEI CONSIGLIERI
COMUNALI FINISCE NEL DDL SUI LIBERI CONSORZI
La commissione Bilancio dell'Ars ha
stralciato 30 articoli dei 69 che componevano il disegno di legge di
stabilità. Alcune norme, come quella sullo sviluppo e la
semplificazione legislativa, saranno riunite in un unico
provvedimento che il presidente della Regione, Rosario Crocetta, ha
definito "Sblocca Sicilia", precisando: Non abbiamo nessuna
difficoltà rispetto al fatto che alcuni articoli proposti con la
finanziaria vengano stralciati, L'importante è che quegli articoli
non finiscano tra i disegni di legge che non si approvano mai».
Cassato l'articolo sull'anticipazione del Tfr ai dipendenti anche
per pagare debiti nei confronti della pubblica amministrazione
derivanti da sentenze esecutive», Alle commissioni di merito saranno
strasmessi, sostanzialmente, solo gli articoli sul contenimento del
la spesa. In particolare, l'equiparazione delle pensioni dei
dipendenti regionali a quelle degli statali. E uno dei punti del
protocollo d'intesa che era stato sorto scritto nelle scorse
settimane tra il governo regionale e i sindacati autonomi e la Cisl,
che rinviava al tavolo dell'Aran la questione dei
pre-pensionamenti, della mobilità, ecc. Per questo motivo, avevano
sospeso lo sciopero del 20 marzo scorso, effettuato invece da Cgil e
Uil, Ma adesso anche Cobas-Codir, Sadirs, Dirsi, Siad e Ugl sono
pronti ad indire un nuovo sciopero, nel caso in cui dl governo
Crocetta volesse fare dei dipendenti regionali l'agnello
sacrificale da immolare sull'altare della stampa per dare una
sensazione fumosa all'opinione pubblica di portare avanti un'azione
di rigidità che, invece, non sfiora neanche i veri privilegi delle
varie caste presenti nello scenario regionale». Cobas & C., in
pratica, sono contrari all'abolizione del sistema misto,
retributivo contributivo, che costerebbe 300-400 euro al mese a
pensionato. Sono già stati annunciati 6 mila ricorsi (se la Regione
continuerà su questa via), tanti quanti sono i «regionali» che
andrebbero in pensione nei prossimi anni. Le richieste dei sindacati,
oltre a quella sul mantenimento del sistema di calcolo misto del le
pensioni, dal 2004 adeguato a quello statale, coni- prendono: la
riqualificazione del personale, il rinnovo del contratto giuridico,
il rinnovo dei bienni economici (già ottenuti dai dipendenti
statali), penalizzazioni adeguate al periodo di fuoriuscita. «Ad una
risposta dilatoria o contraria - si legge in una nota congiunta - le
organizzazioni sindacali riprenderanno la lotta con azioni di
protesta che culmineranno in uno sciopero generale e proteste davanti
all'Ars». E questo il clima nei quale dalla
prossima settimana inizierà l'iter parlamentare del disegno di
legge di stabilità. Ed anche del Bilancio di previsione per il 2015.
L'assessore all'Economia, Alessandro Baccei, ha preannunciato che
lo consegnerà martedì prossimo. Sull'aiuto che dovrebbe arrivare
da Roma c'è parecchio scetticismo. «lo non sono sfiduciato», ha
ribadito il presidente Crocetta, mentre Baccei si è limitato a dire
che le risorse arriveranno per via amministrativa. Tra le norme stralciate, c'è quella
sulla riduzione dei consiglieri comunali ed il taglio di gettoni ed
indennità: un consigliere comunale non potrà percepire più del 30%
di un assessore. E potrebbe essere approvata già martedì prossimo
perché, secondo quanto anticipato dal presidente dell'Ars,
Giovanni Ardizzone, sarà presentato come emendamento al disegno di
legge per l'istituzione dei Liberi consorzi di comuni e della Città
metropolitane, già incardinato a Sala d'Ercole. Riprendendo i boatos sul presunto
commissariamento della Regione, Ardizzone ha usato toni piuttosto
aspri: «il commissariamento della Sicilia per noi non è uno
spauracchio, considerati i diversi nobili motivi che ci stanno
dietro. Lo spauracchio, semmai, devono averlo coloro che non hanno a
cuore la Sicilia, perché noi con i poteri che ci conferisce lo
Statuto, possiamo ricorrere all'Ue per fare commissariare lo
Stato». «Invieremo alle commissioni di merito - ha aggiunto Nino
Dina, presidente della "Bilancio" - le parti non stralciate, ma è
chiaro che il lavoro non si potrà completare fino a quando non ci
sarà il bilancio».
RIDEFINITI CARRIERE E STIPENDI
I DIRIGENTI SARANNO LICENZIABILI
Il ministro Madia: «Una profonda
innovazione per 60 milioni di italiani
ROMA. La riforma della Pubblica
Amministrazione ottiene il primo via libera. Il si della commissione
Affari Costituzionali è stato conquistato dopo sette mesi di
discussione, con vari "stop and go (come quello imposto dalla legge
elettorale), ma il lavoro non è stato leggero: diversi gli articoli
riscritti per intero e tante le aggiunte. L'ultimo capitolo trattato è stato
quello sul riordino della dirigenza. restano i capisaldi del ddl
Madia, la licenziabilità, gli incarichi a tempo, il ruolo unico,
l'abolizione in due fasce e il tetto agli stipendi, mentre tra le
novità decise dalla commissione c'è lo stop agli automatismi
nelle carriere, vale solo il merito, e la responsabilità in via
esclusiva per l'attività gestionale. Intanto si (anno più chiare
le previsioni sui concorsi, passarli non basterà più: per essere
dirigenti bisognerà fare un esame successivo e soprattutto ci sarà
una sorta di preselezione. Anche la P. A. potrebbe avvalersi di
cacciatori di teste. «Non è una riforma di settore, ma è
una riforma per il Paese, per 60 milioni di cittadini, volta a
semplificare la loro vita". spiega il ministro della Pubblica
Amministrazione, Marianna Madia. C'è soddisfazione anche per
l'esame condotto dalla commissione, tanto che il ministro parla di
«una bella pagina di dialettica parlamentare». In effetti si tratta di una riforma con
tante altre riforme dentro, come quella della dirigenza, uno dei
punti più caldi della delega, non a caso lasciato per ultimo.
«Cambia il sistema di reclutamento, non si tratta più solo di
passare uno scritto e un orale», sottolinea il sottosegretario
Rughetti. E aggiunge: «siamo attratti da quello che succede nel
mondo del privato, per cui c'è una preselezione: anche la Pa deve
scegliere il meglio, come i cacciatori di teste». Insomma il modello
dell'«Head hunter», per dirla all'inglese, potrebbe essere
ripreso dalla Pa per selezionare non più mandarini di stato ma veri
e propri manager. A riguardo anche il relatore alla Pa,
Giorgio Pagliari, è esplicito: «occorre valorizzare i cervelli più
che le conoscenze nozionistiche, dalla valutazione formale bisogna
passare a quella di merito». Per i dirigenti quindi cambiano i
meccanismi di uscita: se privi di incarico per un certo periodo
(ancora da definire, probabilmente dai 2 ai 3 anni) si decade dal
ruolo unico, ovvero si può essere licenziati. Ma vengono riviste
anche le modalità di accesso: per concorso o per corso-concorso (non
più affidato esclusivamente alla Scuola nazionale
dell'Amministrazione. Una volta entrati si deve, dopo tre o quattro
anni, superare un'altra prova e solo allora si diventa a tempo
indeterminato. Tuttavia non è finita: un'apposita
commissione vigilerà sugli incarichi che non potranno essere
superiori ai tre anni, rinnovabili per una sola volta. D'altra
parte c'è piena mobilità e il dirigente potrà essere spostato da
un'amministrazione all'altra. A proposito di contratti a tempo,
last minute è stato anche approvato un emendamento rimasto
accantonato, con cui si delega il Governo a prevedere «tipologie di
lavoro flessibile compatibili con il rapporto di lavoro con la
Pubblica Amministrazione» (i co.co.co dovrebbero essere cancellati
nel 2017). Tanto dipenderà dall'attuazione, intanto il testo è
già approdato nell'Aula del Senato, con un giorno di anticipo.
GIORNALE DI SICILIA
TRIBUNALE LIBERO CONSORZIO -LAVORI SOCIALMENTE UTILI PER I
CONDANNATI
Sono 44 i soggetti che nell'ultimo
anno sono stati assegnati dal Tribunale di Agrigento al Libero
Consorzio Comunale per scontare la pena alternativa inflitta dallo
stesso Tribunale in seguito a condanne per alcune tipologie di reati.
Si tratta di pene alternative alla detenzione che prevedono la
commutazione della condanna in lavori di pubblica utilità da
svolgere negli enti pubblici o in associazioni di assistenza sociale
e di volontariato. Il Libero Consorzio ha da tempo attivato una
convenzione con il Tribunale di Agrigento e con l'Ufficio
Esecuzioni Penali Esterne dello stesso Tribunale. Si tratta
ovviamente di pene relative a reati minori, come violazioni al codice
della strada o furti di rame, che vanno da io giorni a 6 mesi di
reclusione e che, appunto, prevedono la possibilità, su richiesta
dell'imputato, di commutare la pena in lavori di pubblica utilità.
Nel caso del Libero Consorzio, tali lavori consistono nella
manutenzione ordinaria del Giardino Botanico e nella collaborazione
con il personale in servizio nella stessa struttura di proprietà
dell'Ente.(CR)
PUBBLICO, STRETTA SULLE ASSENZE E
SUI DIRIGENTI
PRIMO VIA LIBERA IN COMMISSIONE ALLA
LEGGE. INTERVENTI ANCHE SULLE PREFETTURE E SULLE CAMERE DI COMMERCIO:
SARANNO RIDOTTE.
Ecco come dovrebbe cambiare lo Stato,
stando a quanto uscito dalla commissione Affari Costituzionali del
Senato, chiamata a dare il primo sì al ddl Madia. Ne dovrebbe uscire
un paese digitalizzato, un'amministrazione snella meno tentacolare,
ma più centralizzata. Il provvedimento è già approdato in Aula e
la settimana prossima arriverà il via libera.
Servizi on line
Arriva la carta della cittadinanza
digitale, con il Governo delegato a definire il livello minimo di
qualità dei servizi online delle pubbliche amministrazioni. Il
progetto è ambizioso soprattutto quando si parla di assicurare
l'accesso a internet negli uffici pubblici, dalle scuole alle asl.
Affinchè tutto ciò non resti sulla carta nasce un nuovo capo, un
dirigente incaricato di traghettare le amministrazioni alla svolta
digitale, con tutte le conseguenze che ne derivano sul fronte
dell'organizzazione della gestione del personale (basti pensare che
si pongono soglie minime per il telelavoro).
Silenzio-assenso
Ampio ricorso alla regola del
silenzio-assenso tra le amministrazioni. In caso di contese su nulla
osta e altri via libera, sarà il premier a decidere, dopo un
passaggio in Cdm. Ed è fissato anche un limite di tempo per ottenere
il sì, sempre in caso di atti da cofirmare: massimo 3ll giorni.
ne Ecco come dovrebbe cambiare lo
Stato, stando a quanto uscito dalla commissione Affari Costituzionali
del Senato, chiamata a dare il primo sì al ridi Madia. Ne dovrebbe
uscire un paese digitalizzato, un'amministrazione snella meno
tentacolare, ma più centralizzata. Il provvedimento è già
approdato in Aula e la settimana prossima arriverà il via libera.
Scure sulle prefetture
Ora in Italia c'è una prefettura per
Provincia non sarà più così anche se ci vorrà tempo: si va verso
un taglio netto che potrebbe portare anche a un loro dimezzamento, di
certo quel che ne rimarrà andrà a finire nell'ufficio
territoriale dello Stato, punto di contatto unico tra amministrazione
periferica e cittadini, in cui confluiranno tutte le diramazioni
della P.A. centrale, dalle sovraintendenze alle sedi della
ragioneria. La sforbiciata non sarà comunque insensibile a questioni
legate alla criminalità, alla densità abitativa o al fenomeno delle
immigrazioni. Si farà anche piazza pulita degli uffici dei ministeri
che replicano funzioni svolte da Authority. In generale si prevede la
soppressione di tutti gli enti inutili o in rosso.
Addio forestale, da 4 a 5 corpi
Per ora si parla solo di "eventuale"
assorbimento della Forestale negli altri Corpi, con le funzioni di
tutela ambientale e alimentare che resterebbero intatte. Ma più che
una possibilità sembra una certezza, viste anche le dichiarazioni
del premier Matteo Renzi e della ministro della PA, Marianna Madia.
Da cinque corpi nazionali si passa quindi a quattro (restano Polizia,
Carabinieri, Guardia di Finanza e Penitenziaria). Rimane invece da
capire il destino della polizia provinciale.
Taglio a municipalizzate e Camere di
Commercio
Razionalizzazione delle partecipazioni
pubbliche, con la definizione di limiti per la costituzione di
società, l'assunzione e loro il mantenimento. Possibilità di
piani di rientro se i bilanci risultano in disavanzo ed eventuale
commissariamento. La dieta imposta è di quelle che, se rispettate,
porta a un dimagrimento drastico. Altrettanto rigido è il programma
indirizzato alle camere di commercio, con un sostanziale dimezzamento
del loro numero.
Licenziamenti facili, stretta su
assenze
Quando scatta un'azione disciplinare
contro un dipendente non potranno più passare più di 100 giorni, e
soprattutto non si potrà più concludere tutto con un nulla di
fatto, altrimenti a rimetterci sarà il dirigente responsabile. Il
procedimento dovrà essere portato senza escludere il licenziamento.
Quanto alla diatriba sull'articolo 18 per gli statali, non c'è
nulla di scritto e questo per il governo vuol dire che la reintegra
resta. Su un punto però non si transige: niente più finti malati.
Per centrare l'obiettivo le funzioni di controllo e le relative
risorse passano dalle Asl all'Inps.
Dirigenti licenziabili e a tempo
un solo ruolo, niente più fasce,
incarichi di massimo tre anni rinnovabili una sola volta, superamento
degli automatismi di carriera e tetti agli stipendi. La dirigenza
pubblica cambia, si interviene sull'accesso (il concorso non basta
più, serve anche un esame) e sull'uscita: chi non riceve incarichi
dopo un certo periodo diventerà licenziabile. Un accento anche sulla
responsabilità, i dirigenti sono i soli a dover rispondere della
gestione.
Sicilia24h
Chiusura Polo, la Provincia
cazzeggia ancora. Studenti in assemblea il 10 aprile.
Ma si può sapere cosa fa ad
Agrigento la commissaria Di Liberto?
Dalla Provincia di Agrigento zero euro
per l'Università di Agrigento nel 2015. E le speranze finanziarie
sono riposte allora, come già pubblicato tante volte, nella Regione
Sicilia. Il prossimo 10 aprile, martedì, si svolgerà un'assemblea
degli studenti, del personale docente e amministrativo del Polo
universitario di Agrigento, che si riuniranno alle ore 10.30
nell'auditorium Livatino presso la sede in via Quartararo. All'
ordine del giorno, ovviamente, una soluzione che possa scongiurare
definitivamente la chiusura del Consorzio Universitario agrigentino.
A questo punto ci chiediamo a cosa sia
servito quel famoso recesso operato dalla commissaria Di Liberto che
ha fatto tanto sperare migliaia e migliaia di giovani, aprendo un
barlume di speranza. Comprendiamo bene che la Di Liberto aspetta con
le mani in mano notizie dalla Regione Siciliana; perchè non
interpella Crocetta, perchè non interpella il vice presidente della
Regione Mariella Lo Bello, perchè non interpella il ministro Alfano
che vuole fare del Polo agrigentino una eccellenza? Ma si può sapere
cosa fa ad Agrigento la commissaria Di Liberto?