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Rassegna stampa del 2 aprile 2015

SOLE24ORE.IT

DIRIGENTI STATALI LICENZIABILI


Primo sì del Senato, in commissione Affari Costituzionali, al Ddl di riforma della Pubblica amministrazione. Tra le novità la stretta sulle assenze nella Pa e la scure delle società partecipate. «È stato votato il mandato al relatore, ora senza perdere un minuto andiamo alla discussione in Aula» ha detto il ministro per la Pa, Marianna Madia, al termine della seduta. L'assemblea del Senato inizia in serata, subito dopo l'ok ad ddl anti corruzione, la discussione sul Ddl con la relazione del relatore Giorgio Pagliari (Pd). L'esame proseguirà mercoledì prossimo, 8 aprile. Il sì di Palazzo Madama arriverà quindi dopo Pasqua, ma siamo solo alla prima lettura. Il Governo ha comunque sempre ribadito l'intenzione di chiudere tutto prima dell'estate. Approvato oggi l'ultimo capitolo, il più caldo, quello della riforma della dirigenza, con la licenziabilità, la mobilità, il ruolo unico, il limite a tempi e rinnovi per gli incarichi, la doppia prova per l'accesso (concorso ed esame), il superamento degli automatismi di carriera.
Pa, dirigenti licenziabili: senza incarico decadono
I dirigenti privi di incarico vengono collocati in disponibilità e passato un certo periodo, da definire, decadono dal ruolo unico. Il punto, che in sostanza rende licenziabile il dirigente, ha avuto l'ok della commissione Affari Costituzionali del Senato.
Al via ruolo unico dirigenti
La dirigenza sarà articolata in ruoli unificati, con piena mobilità. La riforma prevede anche l'eliminazione della distinzione in due fasce. Inoltre, viene stabilito, gli incarichi dirigenziali avranno una durata di tre anni, rinnovabili una sola volta senza ripassare per un bando e una selezione. Oltre al concorso per diventare dirigenti a tempo indeterminato sarà necessario anche superare un altro esame, dopo i primi anni di servizio.
Niente più automatismi per carriere dirigenti.
Un emendamento del relatore alla delega Pa sancisce il «superamento degli automatismi nel percorso di carriera», che dipenderà dalla «valutazione», ovvero dal merito Viene ribadita la definizione di limiti assoluti per il trattamento economico complessivo.
Segretari comunali aboliti, ma 'fase ponte' 3 anni
Previsto il mantenimento della funzione relativa al controllo di legalità, ma superando la figura del segretario comunale e provinciale, che confluirà nel ruolo unico della dirigenza pubblica. Ci sarà però una fase ponte, per cui in sede di prima applicazione, per tre anni, le funzioni in questione verranno affidate ai dirigenti del ruolo unico provenienti dall'albo dei segretari comunali.

LA SICILIA
LIBERI CONSORZI, AL VIA L'ITER ARS IMPEGNO DELL'ASSESSORE LEOTTA PER I DIPENDENTI DELLE PROVINCE
PALERMO. L'Ars ha incardinato il ddl concernente «disposizioni in materia di liberi consorzi di comuni e città metropolitane». Stabilito che la discussione generale si svolgerà martedì sull'art. i, i termini per la presentazione degli emendamenti è stato fissato per le ore 22 di domani, li presidente dell'Ars Ardizzone ha assicurato che l'esame del provvedimento si concluderà entro la prossima settimana: «Da martedì porteremo avanti la discussione generale e inizieremo ad esaminare gli articoli andremo avanti no-stop nei giorni successivi».
Il testo è stato illustrato dal presidente della commissione Affari istituzionali Antonello Cracolici:
«L'obiettivo è creare una Regione più leggera, decentrare funzioni ai consorzi e ai comuni».
Quanto all'ipotesi di applicare tout-court in Sicilia le norme nazionali che prevedono la riduzione della forza lavoro dei nuovi enti (rispetto alle ex province il 50% in meno per i liberi consorzi e il 30% per le città metropolitane) Cracolici ha detto: «Le riforme non si applicano in maniera indistinta dalla Vai d'Aosta a Lampedusa. Qui in Sicilia c'è la complessa situazione del precariato. Non vogliamo lasciare a chi verrà dopo la soluzione dei problemi e vogliamo che nessuno dei dipendenti senta a rischio il proprio posto di lavoro fino a quando non si avvierà una discussione matura fra Stato e Regione».
L'assessore alle Autonomie locali, Ettore Leotta, ha evidenziato lo sforzo del governo per tutelare il personale delle ex province: «Le competenze del personale sono il risultato di anni di prassi amministrative, sarebbe un delitto disperdere al vento tutto questo. Spero che l'impianto del ddl possa esse- re mantenuto fermo, e approvato dall'Aula».
Sempre nel quadro di questa riforma, il presidente dell'Ars Ardizzone ha incontrato una delegazione di consiglieri circoscrizionali delle città di Palermo, Catania e Messina: <(Si è convenuto - spiega Ardizzone - che la legge sulle città metropolitane dovrà essere occasione per il rilancio effettivo delle municipalità, come avvenuto nel resto d'Italia».
Intanto, l'elezione di Giuseppe Lupo (Pd) alla vice presidenza dell'Ars non sembra partita chiusa. Il capogruppo di Fi Marco Falcone ha illustrato una missiva al presidente Ardizzone, a firma anche di Toto Cordaro (Cantieri Popolari) e Santi Formica (Musumeci) con cui si chiede la convocazione della commissione per il Regolamento considerato che l'elezione del vice presidente così come è avvenuta «è un vulnus del principio di rappresentanza democratica in seno al Consiglio di presidenza, organo di rappresentanza e, contemporaneamente di garanzia, per tale ragione deve esprimere tutte le parti politiche che corrono per il Parlamento, nell'equilibrato rapporto maggiroanza-minoranza che un'Assiste richiede». il presidente Ardizzone si è riservato di consultare gli uffici dell'Ars per stabilire se sussistano le condizioni per la convocazione della commissione Regolamento.
Oggi si è tenuta la prima seduta operativa della sottocommissione per la verifica dei requisiti di accreditamento della sanità privata, coordinata da Gino Ioppolo (Musumeci) e voluta all'unanimità dalla commissione Sanità dell'Ars. La seduta è stata dedicata all'audizione di Barbara Cittadini, presidente regionale Aiop, l'associazione che rappresenta 54 su 58 cliniche private siciliane. «Nel corso dell'audizione - ha detto Ioppolo - sono stati affrontati alcuni rapporti tra le cliniche private e gli uffici regionali, anche in relazione alle ultime due verifiche dei requisiti per l'ottenimento dell'accreditamento da parte delle strutture sanitarie private». La sottocommissione proseguirà i lavori già dalla prossima settimana, con l'audizione di alcuni vertici degli uffici dell'assessorato.

NESSUN EURO PER IL CUPA

Mantenere il Cupa ad Agrigento comporterebbe un «incalcolabile beneficio», ma per l'anno accademico 2015 la somma attualmente stanziata è di 0 euro e il Consorzio è inserito solo con riserva tra le partecipate. E' tutto messo nero su bianco da parte dell'ex Provincia regionale di Agrigento, la quale, relazionando sullo stato delle proprie partecipazioni societarie (gran parte delle quali o in liquidazione o già dismesse) certifica come per il futuro del Consorzio universitario di Agrigento tutto sia letteralmente ((nelle mani» della Regione. Non solo, come si era detto in un primo momento, per garantire la copertura delle somme dovute per l'anno in corso, ma anche per poter coprire i debiti per il 2014: complessivamente, infatti, il Libero Consorzio chiede oltre I milione e 200mila euro, dei quali 775mila per la quota per l'anno in corso e 490mila euro per il restante debito per il 2014. Un nodo centrale, al punto che l'inserimento del Cupa tra le partecipate è messo in «congelatore» visto che il rientro a pieno titolo tra i soci sarebbe fattibile solo «nel caso in cui non si avverasse la condizione sospensiva cui è subordinata la revoca dello stesso». Un costrutto assolutamente "contorto" per dire che se la Regione non garantisce le somme promesse nulla verrà fatto. Quell'atto di recesso, si giustificano però dall'ex Provincia, «è stato operato esclusivamente per l'impossibilità oggettiva di far fronte al pagamento alla quota sociale per il corrente anno, fermo restando - aggiungono - l'indispensabilità della partecipazione dell'Ente per il perseguimento delle proprie finalità istituzionali», il Cupa, infatti, per il Libero consorzio «ha costituito e costituisce un formidabile volano per lo sviluppo socio-economico della popolazione e del territorio agrigentino, poiché per un verso offre l'opportunità di acquisite una formazione di livello universitario anche a coloro che per motivi meramente economici non possono frequentare sedi universitarie distanti dai luoghi di residenza e per l'altro favorisce tutte quelle attività economiche direttamente o indirettamente interessate". Tutto molto bello, ma senza un euro in bilancio. Uno stato di cose che di certo era noto per grandi linee, ma che appare nella sua drammaticità nel momento in cui si iniziano a fare i conti. Si può, in questo contesto, considerare il Libero consorzio come rientrato nel Cda del Cupa? Si può dire, come è stato detto, che il futuro del Consorzio è al sicuro?


LO SCORSO 17 DICEMBRE ERA STATA DELIBERATA LA CONSEGNA DELLE STRUTTURE DEL TRE SORGENTI I sindaci ci ripensano: niente più impianti all'Ato Idrico. CANICATTI'. Stop alla consegna del Consorzio acquedottistico Tre Sorgenti di Canicattì all'Ato Idrico ed a Girgenti Acque. Mercoledì sera sindaci ed amministratori dei comuni di Palma di Montechiaro, Campobello di Licata, Grotte e Racalmuto, hanno votato la revoca della delibera approvata dal comitato dei sindaci il 17 dicembre scorso con la quale si dava il via libera alla consegna degli impianti e delle reti del "Tre Sorgenti" all'Ato. La notizia della revoca di quella delibera, è stata resa nota ieri mattina dal sindaco di Palma di Montechiaro Pasquale Amato tramite i social network e confermata telefonicamente dagli altri amministratori come ad esempio dall'assessore del comune di Campobello di Licata Calogero Lombardo presente alla riunione. Contestualmente, ieri sono sta te inviate tutte le documentazioni alla Regione Siciliana, per richiedere che venga nominato un commissario considerato che ormai sono trascorsi oltre 45 giorni dalle dimissioni dell'ex presidente Gaetano Moscato, e che il comitato dei sindaci ad oggi non ha provveduto ad eleggere un nuovo Presidente nonostante all'ordine del giorno delle riunioni del 30 e 31 marzo vi fosse proprio questo punto. La nomina dovrebbe avvenire a breve giro di posta e comunque entro questo mese di aprile. Attualmente il "Tre Sorgenti" è guidato dal vice presidente l'avvocato Giuseppe Marino. Alla riunione dell'altra sera erano assenti gli altri amministratori dei comuni consorziati. Si tratta di Canicattì, Ravanusa e Licata, Dopo la votazione della delibera di revoca della cessione degli impianti del "Tre Sorgenti" l'assemblea è stata sciolta. Intanto, i dipendenti del Tre Sorgenti ad oggi non hanno percepito lo stipendio del mese scorso. Si tratta in tutto di sei lavoratori che si occupano di varie mansioni dall'amministrativo al tecnico. Il problema sta nel pignoramento da parte di Siciliacque di 11 milioni di euro, di cui 5 al solo consorzio che ha sede in largo Verri a Canicattì per somme che deve ricevere dal 2009 al 2012., Su questa vicenda vi è in corso un ricorso che è stato presentato ai giudice del Tribunale di Agrigento e l'udienza è stata fissata per il prossimo 24 di aprile. Soltanto, sbloccando queste somme, i dipendenti potrebbero ricevere il pagamento dello stipendio arretrato e quello del mese in corso.

RESTA IL TAGLIO ALLE PENSIONI REGIONALI PRONTI ALLO SCIOPERO
LA RIDUZIONE DEI CONSIGLIERI COMUNALI FINISCE NEL DDL SUI LIBERI CONSORZI
La commissione Bilancio dell'Ars ha stralciato 30 articoli dei 69 che componevano il disegno di legge di stabilità. Alcune norme, come quella sullo sviluppo e la semplificazione legislativa, saranno riunite in un unico provvedimento che il presidente della Regione, Rosario Crocetta, ha definito "Sblocca Sicilia", precisando: Non abbiamo nessuna difficoltà rispetto al fatto che alcuni articoli proposti con la finanziaria vengano stralciati, L'importante è che quegli articoli non finiscano tra i disegni di legge che non si approvano mai». Cassato l'articolo sull'anticipazione del Tfr ai dipendenti anche per pagare debiti nei confronti della pubblica amministrazione derivanti da sentenze esecutive», Alle commissioni di merito saranno strasmessi, sostanzialmente, solo gli articoli sul contenimento del la spesa. In particolare, l'equiparazione delle pensioni dei dipendenti regionali a quelle degli statali. E uno dei punti del protocollo d'intesa che era stato sorto scritto nelle scorse settimane tra il governo regionale e i sindacati autonomi e la Cisl, che rinviava al tavolo dell'Aran la questione dei pre-pensionamenti, della mobilità, ecc. Per questo motivo, avevano sospeso lo sciopero del 20 marzo scorso, effettuato invece da Cgil e Uil, Ma adesso anche Cobas-Codir, Sadirs, Dirsi, Siad e Ugl sono pronti ad indire un nuovo sciopero, nel caso in cui dl governo Crocetta volesse fare dei dipendenti regionali l'agnello sacrificale da immolare sull'altare della stampa per dare una sensazione fumosa all'opinione pubblica di portare avanti un'azione di rigidità che, invece, non sfiora neanche i veri privilegi delle varie caste presenti nello scenario regionale». Cobas & C., in pratica, sono contrari all'abolizione del sistema misto, retributivo contributivo, che costerebbe 300-400 euro al mese a pensionato. Sono già stati annunciati 6 mila ricorsi (se la Regione continuerà su questa via), tanti quanti sono i «regionali» che andrebbero in pensione nei prossimi anni. Le richieste dei sindacati, oltre a quella sul mantenimento del sistema di calcolo misto del le pensioni, dal 2004 adeguato a quello statale, coni- prendono: la riqualificazione del personale, il rinnovo del contratto giuridico, il rinnovo dei bienni economici (già ottenuti dai dipendenti statali), penalizzazioni adeguate al periodo di fuoriuscita. «Ad una risposta dilatoria o contraria - si legge in una nota congiunta - le organizzazioni sindacali riprenderanno la lotta con azioni di protesta che culmineranno in uno sciopero generale e proteste davanti all'Ars». E questo il clima nei quale dalla prossima settimana inizierà l'iter parlamentare del disegno di legge di stabilità. Ed anche del Bilancio di previsione per il 2015. L'assessore all'Economia, Alessandro Baccei, ha preannunciato che lo consegnerà martedì prossimo. Sull'aiuto che dovrebbe arrivare da Roma c'è parecchio scetticismo. «lo non sono sfiduciato», ha ribadito il presidente Crocetta, mentre Baccei si è limitato a dire che le risorse arriveranno per via amministrativa. Tra le norme stralciate, c'è quella sulla riduzione dei consiglieri comunali ed il taglio di gettoni ed indennità: un consigliere comunale non potrà percepire più del 30% di un assessore. E potrebbe essere approvata già martedì prossimo perché, secondo quanto anticipato dal presidente dell'Ars, Giovanni Ardizzone, sarà presentato come emendamento al disegno di legge per l'istituzione dei Liberi consorzi di comuni e della Città metropolitane, già incardinato a Sala d'Ercole. Riprendendo i boatos sul presunto commissariamento della Regione, Ardizzone ha usato toni piuttosto aspri: «il commissariamento della Sicilia per noi non è uno spauracchio, considerati i diversi nobili motivi che ci stanno dietro. Lo spauracchio, semmai, devono averlo coloro che non hanno a cuore la Sicilia, perché noi con i poteri che ci conferisce lo Statuto, possiamo ricorrere all'Ue per fare commissariare lo Stato». «Invieremo alle commissioni di merito - ha aggiunto Nino Dina, presidente della "Bilancio" - le parti non stralciate, ma è chiaro che il lavoro non si potrà completare fino a quando non ci sarà il bilancio».

RIDEFINITI CARRIERE E STIPENDI I DIRIGENTI SARANNO LICENZIABILI
Il ministro Madia: «Una profonda innovazione per 60 milioni di italiani
ROMA. La riforma della Pubblica Amministrazione ottiene il primo via libera. Il si della commissione Affari Costituzionali è stato conquistato dopo sette mesi di discussione, con vari "stop and go (come quello imposto dalla legge elettorale), ma il lavoro non è stato leggero: diversi gli articoli riscritti per intero e tante le aggiunte. L'ultimo capitolo trattato è stato quello sul riordino della dirigenza. restano i capisaldi del ddl Madia, la licenziabilità, gli incarichi a tempo, il ruolo unico, l'abolizione in due fasce e il tetto agli stipendi, mentre tra le novità decise dalla commissione c'è lo stop agli automatismi nelle carriere, vale solo il merito, e la responsabilità in via esclusiva per l'attività gestionale. Intanto si (anno più chiare le previsioni sui concorsi, passarli non basterà più: per essere dirigenti bisognerà fare un esame successivo e soprattutto ci sarà una sorta di preselezione. Anche la P. A. potrebbe avvalersi di cacciatori di teste. «Non è una riforma di settore, ma è una riforma per il Paese, per 60 milioni di cittadini, volta a semplificare la loro vita". spiega il ministro della Pubblica Amministrazione, Marianna Madia. C'è soddisfazione anche per l'esame condotto dalla commissione, tanto che il ministro parla di «una bella pagina di dialettica parlamentare». In effetti si tratta di una riforma con tante altre riforme dentro, come quella della dirigenza, uno dei punti più caldi della delega, non a caso lasciato per ultimo. «Cambia il sistema di reclutamento, non si tratta più solo di passare uno scritto e un orale», sottolinea il sottosegretario Rughetti. E aggiunge: «siamo attratti da quello che succede nel mondo del privato, per cui c'è una preselezione: anche la Pa deve scegliere il meglio, come i cacciatori di teste». Insomma il modello dell'«Head hunter», per dirla all'inglese, potrebbe essere ripreso dalla Pa per selezionare non più mandarini di stato ma veri e propri manager. A riguardo anche il relatore alla Pa, Giorgio Pagliari, è esplicito: «occorre valorizzare i cervelli più che le conoscenze nozionistiche, dalla valutazione formale bisogna passare a quella di merito». Per i dirigenti quindi cambiano i meccanismi di uscita: se privi di incarico per un certo periodo (ancora da definire, probabilmente dai 2 ai 3 anni) si decade dal ruolo unico, ovvero si può essere licenziati. Ma vengono riviste anche le modalità di accesso: per concorso o per corso-concorso (non più affidato esclusivamente alla Scuola nazionale dell'Amministrazione. Una volta entrati si deve, dopo tre o quattro anni, superare un'altra prova e solo allora si diventa a tempo indeterminato. Tuttavia non è finita: un'apposita commissione vigilerà sugli incarichi che non potranno essere superiori ai tre anni, rinnovabili per una sola volta. D'altra parte c'è piena mobilità e il dirigente potrà essere spostato da un'amministrazione all'altra. A proposito di contratti a tempo, last minute è stato anche approvato un emendamento rimasto accantonato, con cui si delega il Governo a prevedere «tipologie di lavoro flessibile compatibili con il rapporto di lavoro con la Pubblica Amministrazione» (i co.co.co dovrebbero essere cancellati nel 2017). Tanto dipenderà dall'attuazione, intanto il testo è già approdato nell'Aula del Senato, con un giorno di anticipo.

GIORNALE DI SICILIA
TRIBUNALE LIBERO CONSORZIO -LAVORI SOCIALMENTE UTILI PER I CONDANNATI
Sono 44 i soggetti che nell'ultimo anno sono stati assegnati dal Tribunale di Agrigento al Libero Consorzio Comunale per scontare la pena alternativa inflitta dallo stesso Tribunale in seguito a condanne per alcune tipologie di reati. Si tratta di pene alternative alla detenzione che prevedono la commutazione della condanna in lavori di pubblica utilità da svolgere negli enti pubblici o in associazioni di assistenza sociale e di volontariato. Il Libero Consorzio ha da tempo attivato una convenzione con il Tribunale di Agrigento e con l'Ufficio Esecuzioni Penali Esterne dello stesso Tribunale. Si tratta ovviamente di pene relative a reati minori, come violazioni al codice della strada o furti di rame, che vanno da io giorni a 6 mesi di reclusione e che, appunto, prevedono la possibilità, su richiesta dell'imputato, di commutare la pena in lavori di pubblica utilità. Nel caso del Libero Consorzio, tali lavori consistono nella manutenzione ordinaria del Giardino Botanico e nella collaborazione con il personale in servizio nella stessa struttura di proprietà dell'Ente.(CR)

PUBBLICO, STRETTA SULLE ASSENZE E SUI DIRIGENTI PRIMO VIA LIBERA IN COMMISSIONE ALLA LEGGE. INTERVENTI ANCHE SULLE PREFETTURE E SULLE CAMERE DI COMMERCIO: SARANNO RIDOTTE.
Ecco come dovrebbe cambiare lo Stato, stando a quanto uscito dalla commissione Affari Costituzionali del Senato, chiamata a dare il primo sì al ddl Madia. Ne dovrebbe uscire un paese digitalizzato, un'amministrazione snella meno tentacolare, ma più centralizzata. Il provvedimento è già approdato in Aula e la settimana prossima arriverà il via libera.
Servizi on line Arriva la carta della cittadinanza digitale, con il Governo delegato a definire il livello minimo di qualità dei servizi online delle pubbliche amministrazioni. Il progetto è ambizioso soprattutto quando si parla di assicurare l'accesso a internet negli uffici pubblici, dalle scuole alle asl. Affinchè tutto ciò non resti sulla carta nasce un nuovo capo, un dirigente incaricato di traghettare le amministrazioni alla svolta digitale, con tutte le conseguenze che ne derivano sul fronte dell'organizzazione della gestione del personale (basti pensare che si pongono soglie minime per il telelavoro).
Silenzio-assenso
Ampio ricorso alla regola del silenzio-assenso tra le amministrazioni. In caso di contese su nulla osta e altri via libera, sarà il premier a decidere, dopo un passaggio in Cdm. Ed è fissato anche un limite di tempo per ottenere il sì, sempre in caso di atti da cofirmare: massimo 3ll giorni.
ne Ecco come dovrebbe cambiare lo Stato, stando a quanto uscito dalla commissione Affari Costituzionali del Senato, chiamata a dare il primo sì al ridi Madia. Ne dovrebbe uscire un paese digitalizzato, un'amministrazione snella meno tentacolare, ma più centralizzata. Il provvedimento è già approdato in Aula e la settimana prossima arriverà il via libera.
Scure sulle prefetture Ora in Italia c'è una prefettura per Provincia non sarà più così anche se ci vorrà tempo: si va verso un taglio netto che potrebbe portare anche a un loro dimezzamento, di certo quel che ne rimarrà andrà a finire nell'ufficio territoriale dello Stato, punto di contatto unico tra amministrazione periferica e cittadini, in cui confluiranno tutte le diramazioni della P.A. centrale, dalle sovraintendenze alle sedi della ragioneria. La sforbiciata non sarà comunque insensibile a questioni legate alla criminalità, alla densità abitativa o al fenomeno delle immigrazioni. Si farà anche piazza pulita degli uffici dei ministeri che replicano funzioni svolte da Authority. In generale si prevede la soppressione di tutti gli enti inutili o in rosso.
Addio forestale, da 4 a 5 corpi Per ora si parla solo di "eventuale" assorbimento della Forestale negli altri Corpi, con le funzioni di tutela ambientale e alimentare che resterebbero intatte. Ma più che una possibilità sembra una certezza, viste anche le dichiarazioni del premier Matteo Renzi e della ministro della PA, Marianna Madia. Da cinque corpi nazionali si passa quindi a quattro (restano Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza e Penitenziaria). Rimane invece da capire il destino della polizia provinciale.
Taglio a municipalizzate e Camere di Commercio
Razionalizzazione delle partecipazioni pubbliche, con la definizione di limiti per la costituzione di società, l'assunzione e loro il mantenimento. Possibilità di piani di rientro se i bilanci risultano in disavanzo ed eventuale commissariamento. La dieta imposta è di quelle che, se rispettate, porta a un dimagrimento drastico. Altrettanto rigido è il programma indirizzato alle camere di commercio, con un sostanziale dimezzamento del loro numero.
Licenziamenti facili, stretta su assenze
Quando scatta un'azione disciplinare contro un dipendente non potranno più passare più di 100 giorni, e soprattutto non si potrà più concludere tutto con un nulla di fatto, altrimenti a rimetterci sarà il dirigente responsabile. Il procedimento dovrà essere portato senza escludere il licenziamento. Quanto alla diatriba sull'articolo 18 per gli statali, non c'è nulla di scritto e questo per il governo vuol dire che la reintegra resta. Su un punto però non si transige: niente più finti malati. Per centrare l'obiettivo le funzioni di controllo e le relative risorse passano dalle Asl all'Inps.
Dirigenti licenziabili e a tempo
un solo ruolo, niente più fasce, incarichi di massimo tre anni rinnovabili una sola volta, superamento degli automatismi di carriera e tetti agli stipendi. La dirigenza pubblica cambia, si interviene sull'accesso (il concorso non basta più, serve anche un esame) e sull'uscita: chi non riceve incarichi dopo un certo periodo diventerà licenziabile. Un accento anche sulla responsabilità, i dirigenti sono i soli a dover rispondere della gestione.

Sicilia24h
Chiusura Polo, la Provincia cazzeggia ancora. Studenti in assemblea il 10 aprile. Ma si può sapere cosa fa ad Agrigento la commissaria Di Liberto?
Dalla Provincia di Agrigento zero euro per l'Università di Agrigento nel 2015. E le speranze finanziarie sono riposte allora, come già pubblicato tante volte, nella Regione Sicilia. Il prossimo 10 aprile, martedì, si svolgerà un'assemblea degli studenti, del personale docente e amministrativo del Polo universitario di Agrigento, che si riuniranno alle ore 10.30 nell'auditorium Livatino presso la sede in via Quartararo. All' ordine del giorno, ovviamente, una soluzione che possa scongiurare definitivamente la chiusura del Consorzio Universitario agrigentino.
A questo punto ci chiediamo a cosa sia servito quel famoso recesso operato dalla commissaria Di Liberto che ha fatto tanto sperare migliaia e migliaia di giovani, aprendo un barlume di speranza. Comprendiamo bene che la Di Liberto aspetta con le mani in mano notizie dalla Regione Siciliana; perchè non interpella Crocetta, perchè non interpella il vice presidente della Regione Mariella Lo Bello, perchè non interpella il ministro Alfano che vuole fare del Polo agrigentino una eccellenza? Ma si può sapere cosa fa ad Agrigento la commissaria Di Liberto?





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