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Rassegna stampa del 9 aprile 2015

GIORNALE DI SICILIA

URP DELL'EX PROVINCIA

Universita', sportello per le iscrizioni.

È attivo presso la sede dell'Urp alla Sede centrale di Agrigento del Libero Consorzio comunale (già Provincia regionale di Agrigento), o sportello per le iscrizioni e le reiscrizioni on-line a tutte e università italiane. Il personale del servizio garantisce l'iscrizione al portale, l'iscrizione ai vari test di ammissione alle facoltà, l'immatricolazione, l'assistenza e disbrigo di tutte le pratiche per l'ottenimento di borse di studio Ersu. Fra gli altri servizi offerti, le domande per l'Erasmus, e il calcolo degli importi per le tasse universitarie. Il servizio di iscrizione universitaria, è assicurato dall'ufficio Relazioni con il pubblico, già da anni.

CROCETTA PERDE LA MAGGIORANZA, SCONTRO NEL PD.

Cortocircuito dopo lo stop alla riforma delle Province. Ma il presidente della Regione:«Allucinante, non è colpa della giunta».

La riforma delle Province non c'è più. Crocetta scivola al primo chilometro della maratona di tagli agli sprechi che l'assessore all'Economia, Alessandro Baccei, aveva concordato con lo Stato due settimane fa in cambio degli aiuti finanziari. La maggioranza e in frantumi, dilaniata danno scontro violentissimo fra il presidente e l'ala renziana del Pd, che provoca negli alleati il timore di nuove elezioni. Da qui la reazione difensiva dei parlamentari: se si deve tornare alle urne, è inutile approvare riforme elettoralmente penalizzanti.
All'Ars è andato in scena un corto circuito generale. La lettura più ovvia e che quella riforma che cancella le Province per dar vita a tre città metropolitane non piaceva, non sub all'opposizione ma anche a pezzi della maggioranza. Inutili i tentativi di mediazione che il presidente dell'Ars, Giovanni Ardizzone, ha portato avanti fino all'ultimo per arrivare a un testo concordato. Erano fortissime le pressioni per cambiare il meno possibile e il progetto del governo era stato stravolto negli ultimi mesi. In più il testo è stato «appesantito» dalla norma che taglia i gettoni ai consiglieri comunali e le stipendio ai sindaci, altra lobby elettoralmente fortissima e da tempo in pressing sui deputati. Da qui il voto segreto e trasversale, ispirato da grillini e Mpa, che ha abbattuto la riforma.
Centrodestra e grillini potranno contare in aula so 27 deputati ma i voti a loro vantaggio sono stati 34.11 centrosinistra aveva 29 deputati ma a difendere la legge ci sono stati solo 22 voti. Dunque nella maggioranza almeno 7 ira astenuti e franchi tiratori, per le più fra Dde e Pdr (il partito di Cardinale), E nel Pd c'erano almeno 8 assenti. Così il centrosinistra è crollato. Dopo che l'assessore agli Enti Locali, Ettore Leotta (Udc), aveva aperto all'aula sottolineando che anche in lui c'erano dei dubbi: segnale che il testo poteva essere modificato. Tutto inutile.
Per Crocetta "quello che è successo è semplicemente allucinante. Spero che per qualcuno, anche stavolta, non sia l'occasione per attribuire al governo regionale responsabilità che non ha rispetto al voto parlamentare. È una pagina brutta nella storia di un Parlamento che vuole mantenere enti intrisi di sprechi». Subito dopo il Ro in aula Crocetta ha incontrato i deputati del Pd, pulii presidente dell'Ars Ardizzone ci leader dalla maggioranza.
Ma riunioni fiume non possono sanare fratture che ora stanno emergendo con tutta la loro forza. Il segretario del Pd, Fausto Raciti, scopre le carte: Questo e un voto che lascia un segno in questa legislatura, bisogna aprire una riflessione molto seria». Raciti e il capogruppo Baldo Gucciardi chiedono un vertice di maggioranza perche «è evidente che c'è una crisi della maggioranza, ognuno si deve assumere le proprie responsabilità». È il segnale che nel Pd si guarda con preoccupazione ad alcune mosse degli alleati, soprattutto Udr e Pdr: «C'è chi sta mollando Crocetta, sfilandesi dalle responsabilità. Voglio capire se stiamo giocando tutti la stessa partita o qualcuno in silenzio sta abbandonando questa esperienza.
Nel Pd non sono passate inosservate alcune candidature dell'Udc alle Amministrative, in contrapposizione alla maggioranza nei principali centri chiamati al voto. Ne sono passate inosservate le critiche di D'Alia sugli scontri fra Crocetta e Farone e sull'atteggiamento distaccato di Delrio (cioè di Renzi) verso il governo regionale.
Ma i centristi hanno replicato al segretario del Pd: È evidente che esiste un problema politico nella maggioranza. Noi ribadiamo il nostro sostegno a Leotta». D'Alia e il segretarie regionale Giovanni Pistone riuniranno oggi alle là i deputati.
Tuttavia il Pd che guarda sospettoso gli alleati deve registrare fratture profondissime al proprio interno. Ieri Baccei e altri assessori hanno incontra- tu i deputati in vista del voto sui bilancio, in calendario dalla prossima settimana. E ne è venuta fuori una riunione di 5 ore ricca di critiche al governo soprattutto da parte di Cracolici, Digiacomo e Panepinto: segnale che anche il cammino della manovra non è affatto al riparo da agguati.
Per di più Crocetta di buon mattino aveva rincarate le sue critiche a Faraone e all'area renziana, accusati ormai apertamente di tramare per una successione a Palazzo d'Orleans: «È in atto uno scontro di potere senza precedenti. Chi vigliaccamente vuole fuggire o pensa, sotto mentite spoglie, di riciclare il vecchio sistema di potere avrà la dura opposizione del popolo.
La Sicilia ha bisogno di tutte tranne clic di instabilità politica. Chi mi critica, non propone nulla. E in campo la Sicilia complottista, dei Gattopardi.
E di fronte a questo scenario anche Raciti chiede chiarezza. Le posizioni dei renziani di Sicilia rispecchiano uno sganciamento di Renzi da Crecetta? «Il partito - puntualizza Raciti - deve porre al governo nazionale un problema di strategia». Serve una messa romana che dia il segnale di voler proseguire nel sostegno a Crocetta. Mentre da Palermo arrivano altre bendate. Per Fabrizio Ferrandelli manca una regia e il clima politico dimostra che questa è un'esperienza finita».
Va dette che seppure in molti tema no le messe di Renzi, non altrettanti scommettono sul latte che i deputati siciliani del Pd stacchino la spina chiudendo la legislatura anticipatamente. Anche se gli scontri nel centrosinistra stanno ricompattando ll centrodestra. Giuseppe Castiglione e Francesco Cascio Ncd), Marco Falcone, Toto Cordaro e Nello Musumeci (Forza Italia) avevano annunciato dì voler bloccare la riforma e con l'aiuto di Grillini e Mpa ci sono riusciti. Dna prova di forza, e un avviso in vista della Finanziaria.

LA SICILIA

REGIONE: LA MANOVRA FINANZIARIA
Il bilancio 2015 prossima prova della tenuta della maggioranza.

PALERMO. La Giunta regionale si riunirà questo pomeriggio per varare il Bilancio 2015. Ma in un'atmosfera cupa dopo il voto di ieri dell'Ars che ha visto la bocciatura dell'articolo 1 del disegno di legge per l'istituzione dei Liberi consorzi di Comuni e delle Città metropolitane. Un precedente che non può lasciare tranquilli il presidente della Regione, Rosario Crocetta, e i suoi assessori. Il disegno di legge di stabilità è fortemente contestato dalle opposizioni, ma anche da una parte delle forze sindacali, mentre non si conoscono ancora i contenuti esatti del bilancio. Ma con quale spirito Crocetta ed i suoi assessori si preparano ad affrontare le turbolenze di Sala d'Ercole, dove la maggioranza ha mostrato tutte le sue crepe?
Peraltro, le misure di contenimento della spesa pubblica colpiranno particolarmente i dipendenti regionali e i lavoratori precari della forestale, dei consorzi di bonifica e degli enti, che dovrebbero andare in quiescenza con una pensione ridotta dì 300-400 euro. Un tema questo di cui sindacati e Aran torneranno ad occuparsi oggi. L'esito non è scontato: il disegno di legge di stabilità è già stato presentato, prevedendo le misure di contenimento della spesa. Il presidente della Regione, Crocetta, ha detto di essere disponibile a presentare un emendamento, nel caso in cui l'accordo con i sindacati non stravolga il provvedimento. Insomma, potranno essere accolti aggiustamenti, ma non modifiche radicali che cambino il valore economico dei tagli della spesa. Gli autonomi e la Cisl sono pronti a scendere in piazza. Lo hanno già fatto Cgil e Uil, che lo scorso 18 marzo si sono rifiutati di firmare il protocollo d'intesa. Ieri hanno scioperato i lavoratori della forestale: è previsto il pre-pensionamento per chi ha Compiuto 63 anni e la creazione di un unico bacino con gli addetti dell'antincendio che comunque dovranno essere ridotti del 20 per cento.
In ogni caso, la maggioranza che dice di sostenere il governo Crocetta, contrariamente a quanto dimostrato finora, dovrà fare quadrato sui documenti finanziari. La manovra è costruita su equilibrismi contabili, come la moratoria per due anni delle rate dei mutui che comporterebbe un minore provvisorio esborso di circa 150 milioni di euro. Per ì lavoratori della forestale sarebbero previsti circa 100 milioni di euro per le spese correnti, investimenti e antincendio, mentre le bonifiche delle aree a dissesto idrogeologico graverebbero sui fondi europei. Inoltre, se lo Stato lo autorizzerà, il contributo regionale al risanamento della finanza pubblica graverà sul Fondo sviluppo e coesione. Circa 300 milioni di euro di Irpef pagata dei dipendenti statali che lavorano in Sicilia, dovrebbero essere riversati nelle casse regionali.
«Non facciamo macelleria sociale, garantiamo i precari degli enti locali - ha sottolineato il presidente Crocetta - e nello stesso tempo risaniamo i conti». Con grande sofferenza, però, considerato che il governo nazionale può fare ben poco, avendo approvato il proprio bilancio già lo scorso mese di novembre. Il Consiglio dei ministri, appena 48 ore fa, ha approvato la prima bozza del Def (documento economico finanziario) per il 20'16. Sarebbe questo il momento giusto per effettuare le necessarie pressioni affinché il prossimo bilancio nazionale preveda la "retrocessione" alla Regione di alcuni tributi incassati attualmente dallo Stato, Rivendicazioni che potrebbero arrivare dalla commissione Bicamerale di verifica degli statuti delle Regionali autonome, presieduta da Gianpiero D'Alia, con l'ovvio coinvolgimento della commissione Paritetica Stato-Regione. Potrebbe essere l'occasione buona per la modifica dell'articolo 36 dello Statuto siciliano che riserva allo Stato le accise sui monopoli e la raffinazione dei prodotti petroliferi. Ma per potere avanzare rivendicazioni, occorre credibilità e una maggioranza forte. In questo momento non sembra che ci siano nè l'una nè l'altra.

CUPA.
 Il sindaco di Palma all'incontro di martedì. Presenti però solo 4 Comuni

«Pronto ad imporre una tassa di scopo per aiutare il Consorzio universitario».

Solo quattro i Comuni presenti martedì scorso nell'aula consiliare di Palma di Montechiaro nel primo degli incontri tra amministratori locali finalizzato a salvare il Consorzio Universitario della Provincia di Agrigento. Oltre il sindaco di Palma, Pasquale Amato, hanno partecipato all'incontro anche il sindaco di Campobello di Licata, Gianni Picone, il vicesindaco di Porto Empedocle, Salvatore Scimé, e l'assessore alla Pubblica istruzione di Cianciana, Filippo Cicchirillo, oltre ad alcuni rappresentanti degli studenti. Ad aprire i lavori è stato il sindaco Amato, che ha solidarizzato con gli studenti ed evidenziato le criticità che deriverebbero dalla chiusura del Cupa. Amato ha spiegato le assenze di molte amministrazioni comunali con i problemi economici che assillano gli enti, anche a causa delle scelte del governo nazionale, e si è dichiarato disponibile ad imporre urta tassa di scopo di 50 centesimi a cittadino pur di garantire il diritto allo studio, consapevole, comunque, che si tratterebbe di un palliativo e che soltanto l'intervento della Regione potrà essere risolutivo. Dopo quello di Amato è seguito l'intervento dell'ispiratore dell' incontro, il consigliere comunale palmese Antonino Volpe che, dopo un breve excursus sulle cause che hanno reso necessario il tavolo di confronto, ha esposto la proposta redatta assieme agli studenti del Cupa e alle associazioni universitarie "Intesa Universitaria" e "UniXcento"che prevede: da un lato, l'intervento economico dei Comuni con piccole somme, tramite la costituzione di un soggetto giuridico di diritto privato, in modo da bypassare i limiti intrinseci allo statuto del Cupa, che prevede un conferimento minimo di 5.126,20 E; e dall'altro di sfruttare lo stesso strumento giuridico per esercitare pressione nei confronti dei deputati regionali che sono gli unici, tramite la finanziaria regionale, in grado di far arrivare ad Agrigento i fondi necessari al mantenimento dell'università,
Sono seguiti gli interventi del vice- sindaco di Porto Empedocle, Salvatore Scimè, che ha ricordato ai presenti che il suo Comune è già socio del Cupa ed evidenziato la necessità che siano definite nuove finalità del consorzio che deve puntare su poche discipline che abbiano un reale collegamento con il territorio; dell'assessore all'istruzione del Comune di Cianciana, Filippo Cicchirillo, che ha proposto di rendere itineranti i tavoli di concertazione per coinvolgere altre amministrazioni; e del sindaco di Campo- bello di Licata, Gianni Picone, che, pur nelle difficoltà finanziarie in cui si trova il suo ente, ha fatto sapere che lotterà a fianco degli studenti.
Non sono mancati neppure gli interventi degli studenti. Danila Argirò di Ravanusa ha evidenziato che la partenza dei tre mila studenti al Cupa, oltre ad impoverire economicamente la città di Agrigento, non potrebbero essere assorbiti dall'Università di Palermo, e ha proposto un finanziamento collettivo, chiamato crowdfunding, che si promuove soprattutto nel web. Tra gli studenti è intervenuto anche Davide Borzone di Favara che ha ricordato la fase di declino che il polo universitario sta subendo dal 2000 quando era considerato eccellenza nel Mezzogiorno. Infine, il consigliere palmese Giulio Castellino, nel garantire il proprio contributo, ha addebitato le responsabilità di questa situazione al governo regionale reo di avere abolito le province. Tutti gli intervenuti, comunque, hanno concordato sulla necessità di un intervento da parte della Regione.


STUDENTI. Domani assemblea generale
Gli studenti del Polo Universitario di Agrigento, in collaborazione con il Cupa, hanno indetto un'Assemblea generale per discutere dei problemi e delle possibili soluzioni che ruotano attorno la paventata chiusura. L'incontro avrà domani alle ore 10:30 presso l'Auditorium "Rosario Livatino" in via Quartararo ed avrà lo scopo di fare maggiore chiarezza in merito all'attuale assetto del Polo Universitario. L'intera comunità studentesca incontrerà la deputazione regionale e nazionale e tutte le istituzioni interessate, al fine di chiedere la concretizzazione dell'impegno politico.

Agrigentoflsh

Piani di Protezione Civile, gravi carenze in provincia

Comuni della provincia di Agrigento solo 13 sono dotati di piani di protezione civile i quali, però, in gran parte sono per giunta vetusti rispetto alla legislazione attuale. A lanciare l'allarme è stata nelle settimane scorse la Protezione civile provinciale, la quale durante un incontro specificatamente convocato alla Prefettura di Agrigento ha fatto presente la situazione in primis ai sindaci. "Abbiamo stimolato tutti i comuni ad adeguarsi alla legge - spiega il dirigente della Protezione civile provinciale Maurizio Costa -, anche provvedendo alle dovute diffide, ma alla fine sono solo in 13 ad aver provveduto. Gli altri centri sono in gran parte forniti di semplici piani speditivi, mentre 4 centri in provincia sono del tutto sprovvisti di qualisiasi forma di piano da utilizzare in caso di calamità. Ad ogni modo tra i 13 alcuni devono provvedere ad aggiornare in seguito all'aggiungersi di nuove condizioni di rischio idrogeologico sui propri territori". Tra i "ritardatari", spiega ancora Costa "non ci sono grossi centri, sebbene questo non cambi molto rispetto alla necessità di possedere comunque questo strumento", mentre il dirigente ha scelto di non voler entrare nel dettaglio tracciando una lista dei "buoni" e dei "cattivi".
In tal senso di aiuto è la Protezione civile nazionale, che sul proprio sito on line pubblica la ricognizione periodica rispetto ai centri dotati di piani. L'ultimo screening risale al 17 settembre 2014 e, all'epoca, gli unici comuni dotati dello strumento di sicurezza pubblica risultavano Alessandria della Rocca, Campobello di Licata. Canicattì, Licata, Lucca Sicula, San Biagio Platani, Santo Stefano Quisquina, Sciacca
Siculiana e Villafranca Sicula. Un elenco incompleto, evidentemente, dato che manca, giusto per citare un caso, Agrigento insieme ad altri 2 centri.

Ex discarica, interviene la Procura

Ex discarica di contrada Consolida, la Procura intima interventi di messa in sicurezza al Comune di Agrigento. L'impianto in disuso, infatti, continua a rappresentare un "grattacapo per il Municipio a causa dell'impossibilità di gestire la fase di quiescenza" da un punto di vista economico e nell'assenza, al momento, di interventi da parte di altri enti pubblici. Palazzo San Domenico, infatti, era in attesa di un impegno da parte dell'Assessorato regionale al Territorio e Ambiente che, nei mesi scorsi, aveva richiesto (ottenendoli) documentazione, planimetrie e atti e un progetto da finanziare per rimuovere le criticità.
Nel frattempo, però, si sono attivati gli uomini del Corpo forestale dello Stato in servizio presso la Procura, che ha prodotto una richiesta da parte dei magistrati di "interventi urgenti... per evitare danni all'ambiente e alla salute pubblica". In particolare nella loro relazione si evidenzierebbero problemi nella gestione del percolato (per quanto dal comune spieghino che i liquami non sarebbero identificabili come "percolato", ma come semplici rifiuti non pericolosi) e per l'affioramento, a causa delle piogge, di parte dei rifiuti sotterrati. L'ex impianto di Consolida, va ricordato, fu oggetto di un sequestro sempre da parte della Forestale nel 2011 e di una relazione dai toni durissimi qualche anno dopo da parte del settore Ambiente dell'ex Provincia regionale di Agrigento.
Complessivamente l'Ente ha stanziato 250mila euro per finanziare dei lavori che verosimilmente saranno però solo provvisionali. Per dare l'idea dell'importanza della somma basti dire che nel piano economico di gestione erano state indicate solo 90mila euro per la manutenzione e la bonifica periodica dell'ex discarica e che la restate somma azzererà anche gli importi necessari alla rimozione dei rifiuti contenenti amianto (30mila euro). Il capitolo potrà essere "rimpolpato" solo in fase di approvazione del previsionale 2015, che, verosimilmente, non arriverà al Consiglio comunale prima di novembre di quest'anno.

Regione, Crocetta: "Su Province non si torna indietro".
Rosario Crocetta"Chi non vuole approvare la legge sui liberi consorzi non ha forse capito che, comunque, le città metropolitane e i liberi consorzi di comuni, in Sicilia sono stati istituiti con legge regionale. Le province, dunque, non resusciteranno. Con la nuova legge si tratta di stabilire quale governance, le funzioni ed il destino dei lavoratori. Indietro, dunque, non si torna, nè si può tornare". Così il Governatore siciliano Rosario Crocetta, tornando a parlare della legge affossata sulla riforma delle province.

Sicilia24h

Fontana: sul ddl Province il Governo naufraga subito, 2 anni buttati in fumo senza costrutto.

il deputato Vincenzo Fontana del Ncd interviene dopo la clamorosa bocciatura dell'art 1 del ddl province che doveva trasformare i nove enti intermedi in liberi consorzi con l'aggiunta delle 3 Città Metropolitane.
"Il Governo ha dimostrato tutta la sua fragilità e il suo senso di irresponsabilità, Crocetta ha venduto fumo urbi et orbi, millantando risparmi, tagli e riforme, invece il risultato politico per questo esecutivo è disastroso. Abbiamo assistito a un valzer di demagogia, di stop and go, che hanno solo creato ansia ai lavoratori delle Province, immobilismo e pochi servizi per i territori, perché si è voluto strombazzare un ddl che è nato malissimo e non ha visto neanche il primo vagito. Avevamo provato a dissuadere il governo in questa azione irresponsabile, provando a trovare sulle criticità un passaggio in commissione per le troppe lacune che presentava la non riforma, dai compiti, alle competenze,alla elezione diretta dell'organo di indirizzo politico, all'utilizzo del personale e delle partecipate: nulla! Hanno solo cercato, con un'azione di marketing politico, di rappresentare la Sicilia come laboratorio politico e di riforme, azione miseramente fallita con conseguenze ora da verificare. C'è una Sicilia in ginocchio, con problemi serissimi per chiudere bilancio e finanziaria e da due anni il Governo non ha saputo dare un impianto serio a una riforma che, anche se necessaria, andava governata e gestita in maniera condivisa e con costrutto. Conti alla mano la stessa maggioranza ha voltato le spalle a Crocetta, domani dovremo approvare una leggina per prorogare lo stato commissariale negli stessi enti, un'altra pezza che si mette a una ferita che sta lasciando cicatrici ovunque".

Incontro romani per salvare i precari,Bosco e Moscatt, " C'è un piccolo spiraglio" .

Appena concluso l'incontro romano per la vicenda precari con i dirigenti e funzionari del Ministero dell'Interno e la delegazione del Comune di Favara composta dal Sindaco Rosario Manganella e dalla Segretaria Comunale Dott.ssa Italiano. Ad accompagnarli On. Nino Bosco e l'On. Tonino Moscatt che in questi giorni si sono fortemente adoperati per agevolare i rapporti istituzionali tra l'Amministrazione ed il Ministero.
È stato un incontro proficuo e franco- sostengono i due deputati- nel quale sono emerse tutte le problematiche presenti e si sono ipotizzate soluzioni possibili che devono, però, essere concretizzate dall' Amministrazione Comunale attraverso la produzione della documentazione richiesta. Non sarà facile, ma qualche piccolo spiraglio c'è. Di certo, grazie a questo incontro, abbiamo fatto emergere il ruolo produttivo dei contrattisti che di fatto svolgono un ruolo indispensabile e siamo riusciti ad ottenere che l'esamina della "pratica Favara" venga inserita alla prima commissione utile, così da accelerare i tempi. Si è aperto una via preferenziale - concludono i due Deputati - i funzionari hanno dato al disponibilità a seguire il Comune passo dopo passo, non possiamo, quindi, che auspicare che l'Amministrazione faccia presto e bene, per ciò che è nelle nostre competenze continueremo ad essere presenti.

Gds.it

L'ANALISI Alt al ddl Province, ma i tagli e le riforme sono irrinunciabili di Nino Sunseri Non è più possibile costruire costose impalcature finanziate con soldi pubblici per commerciare voti con favori e prebende.
Quello che è accaduto ieri all'Ars è il segnale di un degrado politico di cui non si vede la fine. Né, francamente, si capiscono le ragioni e gli obiettivi oltre l'orizzonte della piccola navigazione sotto costa.
Un gruppo di franchi tiratori ha affondato il disegno di legge che riformava gli enti territoriali. La vittima più illustre è il progetto di trasformazione delle Province. E' stata tolta al presidente Crocetta e all'assessore Baccei una delle armi più potenti di cui disponevano per convincere il governo romano ad allargare i cordoni della borsa. Un certificato di buona condotta da scambiare con nuove risorse. Invece nei giochi d'aula hanno avuto la prevalenza le ripicche e le manovre di palazzo finalizzate all'indebolimento della giunta.Una forma grave di irresponsabilità diffusa. Non la maggioranza, né l'opposizione, i sindacati e le altre forze sociali fanno i conti con la realtà. Sembrano vivere in un'altra dimensione dove non si accorgono che le risorse sono finite. Le casse della Regione sono drammaticamente vuote. Il debito vola a 7,5 miliardi. Non è più possibile costruire costose impalcature finanziate con soldi pubblici per commerciare voti con favori e prebende. L'unico scambio possibile, oggi, è quello che avviene tra Palermo e Roma. Una trattativa, però, dove le chiacchiere stanno a zero.

REGIONE
Franchi tiratori nella maggioranza
Stop ddl Province, bufera sul Governo
di Riccardo Vescovo
L'Assemblea regionale ha approvato una proposta del Movimento Cinque Stelle e dell'Mpa che sopprime il primo articolo della legge, quello che di fatto istituisce i liberi consorzi e le città metropolitane. Cade così l'impianto della norma fortemente voluta dal governo Crocetta e che viene rinviata a questo punto a dopo l'approvazione della Finanziaria, così come aveva richiesto il centrodestra, con i deputati di opposizione che in Aula hanno festeggiato con abbracci e applausi l'esito del voto. L'emendamento è stato approvato col voto segreto di 36 parlamentari mentre solo in 22 si sono opposti. Il presidente dell'Ars, Giovanni Ardizzone, ha spiegato che in mattinata aveva provato "a trovare soluzioni condivise perché le riforme si scrivono tutti insieme, dobbiamo essere d'accordo". E ha invitato i deputati "a votare una proroga per i commissari" in scadenza proprio oggi, perché dovranno gestire in questo periodo gli enti non ancora soppressi. Prima del voto l'assessore alla Funzione pubblica, Leotta, aveva aperto alla possibilità di apportare modifiche al testo. Ma l'appello non è servito.
BAGARRE ALL'ARS. "Tutti a casa" è il grido partito dai banchi delle opposizioni dell'Assemblea siciliana quando il presidente Giovanni Ardizzone comunicando l'esito favorevole del voto segreto all'emendamento del M5s che ha affossato la riforma delle Province, ha detto "la legge è finita". Proprio i 5stelle ieri, d'accordo il centrodestra, avevano chiesto il rinvio della trattazione della riforma per dare modo all'Ars di concentrarsi su bilancio e finanziaria ma la proposta, messa ai voti, non era passata. Che il percorso comunque fosse in salita era fino troppo evidente: il testo, 47 articoli, era stato caricato di 970 emendamenti, una buona parte a firma di esponenti della maggioranza.

ARS Ddl Province, Fausto Raciti: "Subito un vertice di maggioranza".

PALERMO. «Il voto dell'Ars sulla riforma delle Province lascia un segno in questa legislatura, bisogna aprire una riflessione molto seria. A questo punto serve un vertice di maggioranza alla presenza del presidente Crocetta: ci si deve guardare negli occhi, ognuno si deve assumere le proprie responsabilità». Lo dice Fausto Raciti, segretario regionale del PD a proposito del voto dell'Ars sul ddl di riforma delle Province.
Sulla bocciature della riforma dei liberi consorzi è intervenuto anche un altro del Pd Fabrizio Ferrandelli, che proprio oggi aveva minacciato le dimissioni dal partite del centro-sinistra. «La Sicilia è senza bussola e la bocciatura del ddl sulla riforme delle Province è la prova provata che navighiamo a vista e brancoliamo nel buio. Lo ripeto, siamo ai titoli di coda, alla fine dell'esperienza di questo governo regionale». Lo dice in un tweet il deputato regionale del Pd.
«L'esito del voto sul ddl Province certifica che il governo non ha più maggioranza. Crocetta e il Pd stanno portando la Sicilia verso il baratro, è ora di staccare la spina e di voltare pagina». Cosi il deputato di Sel Erasmo Palazzotto. «Questo Governo è, oramai, senza idee e senza i numeri. Inadeguato alle sfide che attendono la Sicilia, e non sarà l'ennesimo e inutile vertice di una maggioranza inesistente a risolvere una situazione che ha solo una via onorevole: le dimissioni del Governo stesso», conclude.

Livesicilia.it

Crocetta somiglia ormai a un pugile suonato
Ma nessuno ha il coraggio di gettare la spugna
Doveva essere una riforma epocale, ma l'abolizione delle Province si è trasformata in una figuraccia. La maggioranza ha abbandonato il governatore nel momento decisivo. Mentre gli spot e i commissariamenti selvaggi hanno soltanto danneggiato i siciliani.
PALERMO - E adesso non resta che trovare qualcuno disposto a lanciargli l'asciugamano. Rosario Crocetta è alle corde. Un pugile suonato, all'angolo. La sua maggioranza non c'è più. Lo ha abbandonato nella maniera più plateale, più grave. Si è defilata quando bisognava dare il "la", con un ritardo imbarazzante alla legge sulle Province. L'epocale riforma che si è trasformata in una epocale figuraccia.
"Allucinante", ha detto il governatore a caldo. E l'impressione è quella di sentire, quasi, un pugile che vede le stelle. Centrato in pieno quando meno se lo aspetta. Perché la storia, come spesso accade, anche nella drammaticità di un evidente fallimento, presenta aspetti comici, surreali. Proprio nei minuti in cui la sua maggioranza affossava il ddl sulle Province, il presidente della Regione diramava un comunicato stampa col quale dava conto di un incontro "fattivo" con gli alleati di Sicilia democratica, un gruppo "fortemente motivato - si leggeva nella nota del governatore - nel portare avanti l'azione riformatrice avviata che si concretizzerà in una prima fase, nell'approvazione del ddl sui liberi consorzi". Il tempo di inviare la nota, e il ddl già non c'era più.
E insieme alla riforma, se ne va un altro pezzo di credibilità di un governatore che ha cambiato tre governi. Senza mai riuscire a produrre nulla di buono. Nemmeno con l'ultimo, l'esecutivo della "svolta", di alto profilo, quello che finalmente avrebbe assicurato l'unità della maggioranza. Unità squagliata persino al debole sole primaverile. Mentre i leader del Pd, da Raciti a Gucciardi, chiedono un nuovo "vertice di maggioranza". L'ennesimo, inconcludente vertice. Come accadeva in occasione del primo governo, quello della rivoluzione, e poi col "bis" e col "ter".
Siamo sempre lì, insomma. A raccogliere i cocci. A pulire il tappeto dai guai periodici provocati da questi esecutivi. E ovviamente da chi li guida da due anni e mezzo. Anni in cui la pervicacia nelle scelte e la necessità di mettere in primo piano la propria immagine, lasciando sullo sfondo tutto il resto, ha finito per danneggiare, innanzitutto, i siciliani. Spot e scivoloni ovunque. Dalle sei finanziarie in due anni, dal centinaio di articoli bocciati dal Commissario dello Stato, dalle sentenze del Tar che hanno censurato il governo sul Muos e sul caso Humanitas, dalle difficoltà di chiudere i conti e la conseguente necessità di farsi commissariare dal governo Renzi, dalle riforme, rimaste sulla carta, dei rifiuti e dell'acqua, dalle macerie della Formazione professionale alle contraddizioni della Sanità. E solo come contorno, un partito di maggioranza (che sarebbe lo stesso del governatore) che, nel corso di questi mesi ha prima rinnegato i propri assessori (in prima fila, in quell'occasione, Giuseppe Lupo), poi ha definito quell'esecutivo un "governo di cemerieri" (stavolta Antonello Cracolici), quindi ha messo sotto tutela il governatore sui conti, inviando un "commissario" romano (Davide Faraone, con l'invio di Baccei). Schermaglie, giochi di potere anche questi, giocati sulla pelle dei siciliani.
Che, solo per restare all'interno della vicenda delle Province (che è solo uno dei grani di questo Rosario di disastri), si sono visti costretti a sopportare due anni di commissariamenti dannosi per i cittadini quanto utili al governatore. Utili a gestire con atteggiamento padronale o, meglio, attraverso quella che appare come un'occupazione militare, enti guidati nella maggior parte dei casi, nel bene e nel male, da presidenti eletti dai cittadini.
E invece Crocetta ha piazzato per mesi i suoi commissari. Oggi nella maggior parte dei casi, dirigenti generali a lui vicini, e persino il proprio capo di gabinetto. Ieri, addirittura Antonio Ingroia, una nomina che ha fatto saltare sulla sedia l'Autorità anticorruzione.
Tutto sulla pelle dei siciliani. Mentre si girava, sugli schermi nazionali, la "fiction" della riforma. Una finzione anche questa, come tante altre. Una rivoluzione costantemente rivelatasi una "controrivoluzione". Un legame col passato definito "rottura". Fallimenti venduti come successi. Un lento sprofondare spacciato come rinascita. Una impostura, una farsa. A suo modo simbolica, però. La "rivoluzione" di Crocetta iniziò con quell'annuncio: "Abbiamo abolito le Province". Oggi la parabola si conclude con una sonora bocciatura a due anni da quel proclama. Il cerchio si è chiuso. Ma nessuno ha il coraggio, almeno per una volta, in due anni e mezzo, di pensare alla Sicilia. E di gettare quell'asciugamano.


Province, opposizione all'attacco:
"Dimissioni di Cracolici e Leotta"
di Santi Sabella
I deputati del centrodestra e del Movimento cinque stelle: "L'assessore e il presidente della prima commissione dovrebbero trarre le conseguenze da questo clamoroso fallimento".
PALERMO - Dimissioni. È questa la parola più ricorrente nella conferenza stampa delle opposizioni all'Ars, che ha seguito di pochi minuti il clamoroso tonfo in Aula del governo sui Liberi Consorzi. Destinatari, in particolare, l'assessore alla Funzione pubblica Ettore Leotta, e il presidente della prima Commissione, Antonello Cracolici. Dimissioni come atto di "etica politica" ha spiegato Nello Musumeci. Il presidente della commissione Antimafia ha parlato di ennesima "brutta figura per il governo Crocetta", ma anche di una bocciatura che ha "salvato la faccia all'Ars, perché il ddl non meritava di essere preso in considerazione".
Una legge "frutto di un pasticcio", ha aggiunto Marco Falcone, capogruppo di Forza Italia, secondo cui la "caduta" della maggioranza, sotto i suoi stessi colpi, non è stata così sorprendente. "Avevamo detto a più riprese - spiega Falcone - che quella riforma non poteva essere varata se prima non fosse stato approvata la manovra finanziaria".
A pensarla così è anche Francesco Cascio che ha parlato di "cosa folle, ma prevedibile. La maggioranza sta in piedi solo per ragioni di mera spartizione di potere", ha aggiunto il coordinatore regionale Ncd. Il quale ha ricordato come il governo si sia salvato già in extremis, grazie al varo del Crocetta ter, in occasione della presentazione della seconda mozione di sfiducia. "Senza quel rimpasto - ha detto Cascio - l'opposizione avrebbe avuto i numeri per far cadere l'esecutivo. In quell'occasione alcuni deputati del Pd ci avevano assicurato il loro sostegno alla mozione. Ma alla fine si sono tirati indietro". "Se uno il coraggio non ce l'ha non se lo può dare - ha aggiunto Nello Musumeci - Questo è un parlamento pieno di don Abbondio". A chiedere la testa di Cracolici e Leotta è anche il Movimento Cinque Stelle: "Chi ha messo la faccia in questo ddl tragga le dovute conseguenze e si dimetta", ha dichiarato in conferenza il capogruppo dei pentastellati, Salvatore Siragusa. Si è spinto oltre Toto Cordaro: "Prima andiamo al voto, prima mettiamo fine a questa agonia" ha affermato il capogruppo di Cantiere Popolare.
Ad auspicare una svolta è il capogruppo del PdS-MpA Roberto Di Mauro, che con Giovanni Greco ha presentato l'emendamento che ha poi causato la debacle del governo Crocetta. "La verità - ha spiegato Di Mauro - è che ancora una volta si è consumato uno scontro pesantissimo fra il Presidente Crocetta e quella parte del Pd che vorrebbe mantenere in vita le Province in vista della tornata elettorale, magari offrendo e promettendo tanti posti di sottogoverno".

Agrigentoweb

All'Urp del Libero Consorzio sportello per le iscrizioni all'università.

E' attivo presso la sede dell'Urp alla Sede centrale di Agrigento del Libero Consorzio comunale (già Provincia regionale di Agrigento), lo sportello per le iscrizioni e le reiscrizioni on-line a tutte le università italiane. Il personale del servizio garantisce l'iscrizione al portale, l'iscrizione ai vari test di ammissione alle facoltà, l'immatricolazione, l'assistenza e disbrigo di tutte le pratiche per l'ottenimento di Borse di Studio Ersu. Fra gli altri servizi offerti, le domande per l'Erasmus, e il calcolo degli importi per le tasse universitarie. Il servizio di iscrizione universitaria, è assicurato dall'ufficio Relazioni con il pubblico, già da anni. L'obiettivo del servizio è quello di andare incontro sia alle esigenze degli studenti che a quelle relative famiglie che in questo modo riescono ad avere informazioni in tempo reale e a "km zero", sulle provvidenze a sostegno del diritto allo studio. Lo sportello, ubicato al piano terra del Palazzo della Provincia, in piazza Vittorio Emanuele, è attivo tutti i martedì e giovedì dalle 8 alle 14 e dalle 15 alle 17. Ad assistere l'utenza, è stato assegnato personale con una specifica qualifica.










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