GIORNALE DI SICILIA
URP DELL'EX
PROVINCIA
Universita',
sportello per le iscrizioni.
È attivo presso la sede
dell'Urp alla Sede centrale di Agrigento del Libero Consorzio
comunale (già Provincia regionale di Agrigento), o sportello per le
iscrizioni e le reiscrizioni on-line a tutte e università italiane.
Il personale del servizio garantisce l'iscrizione al portale,
l'iscrizione ai vari test di ammissione alle facoltà,
l'immatricolazione, l'assistenza e disbrigo di tutte le pratiche
per l'ottenimento di borse di studio Ersu. Fra gli altri servizi
offerti, le domande per l'Erasmus, e il calcolo degli importi per
le tasse universitarie. Il servizio di iscrizione universitaria, è
assicurato dall'ufficio Relazioni con il pubblico, già da anni.
CROCETTA PERDE LA
MAGGIORANZA, SCONTRO NEL PD.
Cortocircuito dopo lo
stop alla riforma delle Province. Ma il presidente della
Regione:«Allucinante, non è colpa della giunta».
La riforma delle Province
non c'è più. Crocetta scivola al primo chilometro della maratona
di tagli agli sprechi che l'assessore all'Economia, Alessandro
Baccei, aveva concordato con lo Stato due settimane fa in cambio
degli aiuti finanziari. La maggioranza e in frantumi, dilaniata danno
scontro violentissimo fra il presidente e l'ala renziana del Pd,
che provoca negli alleati il timore di nuove elezioni. Da qui la
reazione difensiva dei parlamentari: se si deve tornare alle urne, è
inutile approvare riforme elettoralmente penalizzanti.
All'Ars è andato in
scena un corto circuito generale. La lettura più ovvia e che quella
riforma che cancella le Province per dar vita a tre città
metropolitane non piaceva, non sub all'opposizione ma anche a pezzi
della maggioranza. Inutili i tentativi di mediazione che il
presidente dell'Ars, Giovanni Ardizzone, ha portato avanti fino
all'ultimo per arrivare a un testo concordato. Erano fortissime le
pressioni per cambiare il meno possibile e il progetto del governo
era stato stravolto negli ultimi mesi. In più il testo è stato
«appesantito» dalla norma che taglia i gettoni ai consiglieri
comunali e le stipendio ai sindaci, altra lobby elettoralmente
fortissima e da tempo in pressing sui deputati. Da qui il voto
segreto e trasversale, ispirato da grillini e Mpa, che ha abbattuto
la riforma.
Centrodestra e grillini
potranno contare in aula so 27 deputati ma i voti a loro vantaggio
sono stati 34.11 centrosinistra aveva 29 deputati ma a difendere la
legge ci sono stati solo 22 voti. Dunque nella maggioranza almeno 7
ira astenuti e franchi tiratori, per le più fra Dde e Pdr (il
partito di Cardinale), E nel Pd c'erano almeno 8 assenti. Così il
centrosinistra è crollato. Dopo che l'assessore agli Enti Locali,
Ettore Leotta (Udc), aveva aperto all'aula sottolineando che anche
in lui c'erano dei dubbi: segnale che il testo poteva essere
modificato. Tutto inutile.
Per Crocetta "quello
che è successo è semplicemente allucinante. Spero che per qualcuno,
anche stavolta, non sia l'occasione per attribuire al governo
regionale responsabilità che non ha rispetto al voto parlamentare. È
una pagina brutta nella storia di un Parlamento che vuole mantenere
enti intrisi di sprechi». Subito dopo il Ro in aula Crocetta ha
incontrato i deputati del Pd, pulii presidente dell'Ars Ardizzone
ci leader dalla maggioranza.
Ma riunioni fiume non
possono sanare fratture che ora stanno emergendo con tutta la loro
forza. Il segretario del Pd, Fausto Raciti, scopre le carte: Questo e
un voto che lascia un segno in questa legislatura, bisogna aprire una
riflessione molto seria». Raciti e il capogruppo Baldo Gucciardi
chiedono un vertice di maggioranza perche «è evidente che c'è
una crisi della maggioranza, ognuno si deve assumere le proprie
responsabilità». È il segnale che nel Pd si guarda con
preoccupazione ad alcune mosse degli alleati, soprattutto Udr e Pdr:
«C'è chi sta mollando Crocetta, sfilandesi dalle responsabilità.
Voglio capire se stiamo giocando tutti la stessa partita o qualcuno
in silenzio sta abbandonando questa esperienza.
Nel Pd non sono passate
inosservate alcune candidature dell'Udc alle Amministrative, in
contrapposizione alla maggioranza nei principali centri chiamati al
voto. Ne sono passate inosservate le critiche di D'Alia sugli
scontri fra Crocetta e Farone e sull'atteggiamento distaccato di
Delrio (cioè di Renzi) verso il governo regionale.
Ma i centristi hanno
replicato al segretario del Pd: È evidente che esiste un problema
politico nella maggioranza. Noi ribadiamo il nostro sostegno a
Leotta». D'Alia e il segretarie regionale Giovanni Pistone
riuniranno oggi alle là i deputati.
Tuttavia il Pd che guarda
sospettoso gli alleati deve registrare fratture profondissime al
proprio interno. Ieri Baccei e altri assessori hanno incontra- tu i
deputati in vista del voto sui bilancio, in calendario dalla prossima
settimana. E ne è venuta fuori una riunione di 5 ore ricca di
critiche al governo soprattutto da parte di Cracolici, Digiacomo e
Panepinto: segnale che anche il cammino della manovra non è affatto
al riparo da agguati.
Per di più Crocetta di
buon mattino aveva rincarate le sue critiche a Faraone e all'area
renziana, accusati ormai apertamente di tramare per una successione a
Palazzo d'Orleans: «È in atto uno scontro di potere senza
precedenti. Chi vigliaccamente vuole fuggire o pensa, sotto mentite
spoglie, di riciclare il vecchio sistema di potere avrà la dura
opposizione del popolo.
La Sicilia ha bisogno di
tutte tranne clic di instabilità politica. Chi mi critica, non
propone nulla. E in campo la Sicilia complottista, dei Gattopardi.
E di fronte a questo
scenario anche Raciti chiede chiarezza. Le posizioni dei renziani di
Sicilia rispecchiano uno sganciamento di Renzi da Crecetta? «Il
partito - puntualizza Raciti - deve porre al governo nazionale un
problema di strategia». Serve una messa romana che dia il segnale di
voler proseguire nel sostegno a Crocetta. Mentre da Palermo arrivano
altre bendate. Per Fabrizio Ferrandelli manca una regia e il clima
politico dimostra che questa è un'esperienza finita».
Va dette che seppure in
molti tema no le messe di Renzi, non altrettanti scommettono sul
latte che i deputati siciliani del Pd stacchino la spina chiudendo la
legislatura anticipatamente. Anche se gli scontri nel centrosinistra
stanno ricompattando ll centrodestra. Giuseppe Castiglione e
Francesco Cascio Ncd), Marco Falcone, Toto Cordaro e Nello Musumeci
(Forza Italia) avevano annunciato dì voler bloccare la riforma e con
l'aiuto di Grillini e Mpa ci sono riusciti. Dna prova di forza, e
un avviso in vista della Finanziaria.
LA SICILIA
REGIONE: LA MANOVRA
FINANZIARIA
Il bilancio 2015
prossima prova della tenuta della maggioranza.
PALERMO. La Giunta
regionale si riunirà questo pomeriggio per varare il Bilancio 2015.
Ma in un'atmosfera cupa dopo il voto di ieri dell'Ars che ha
visto la bocciatura dell'articolo 1 del disegno di legge per
l'istituzione dei Liberi consorzi di Comuni e delle Città
metropolitane. Un precedente che non può lasciare tranquilli il
presidente della Regione, Rosario Crocetta, e i suoi assessori. Il
disegno di legge di stabilità è fortemente contestato dalle
opposizioni, ma anche da una parte delle forze sindacali, mentre non
si conoscono ancora i contenuti esatti del bilancio. Ma con quale
spirito Crocetta ed i suoi assessori si preparano ad affrontare le
turbolenze di Sala d'Ercole, dove la maggioranza ha mostrato tutte
le sue crepe?
Peraltro, le misure di
contenimento della spesa pubblica colpiranno particolarmente i
dipendenti regionali e i lavoratori precari della forestale, dei
consorzi di bonifica e degli enti, che dovrebbero andare in
quiescenza con una pensione ridotta dì 300-400 euro. Un tema questo
di cui sindacati e Aran torneranno ad occuparsi oggi. L'esito non è
scontato: il disegno di legge di stabilità è già stato presentato,
prevedendo le misure di contenimento della spesa. Il presidente della
Regione, Crocetta, ha detto di essere disponibile a presentare un
emendamento, nel caso in cui l'accordo con i sindacati non
stravolga il provvedimento. Insomma, potranno essere accolti
aggiustamenti, ma non modifiche radicali che cambino il valore
economico dei tagli della spesa. Gli autonomi e la Cisl sono pronti a
scendere in piazza. Lo hanno già fatto Cgil e Uil, che lo scorso 18
marzo si sono rifiutati di firmare il protocollo d'intesa. Ieri
hanno scioperato i lavoratori della forestale: è previsto il
pre-pensionamento per chi ha Compiuto 63 anni e la creazione di un
unico bacino con gli addetti dell'antincendio che comunque dovranno
essere ridotti del 20 per cento.
In ogni caso, la
maggioranza che dice di sostenere il governo Crocetta, contrariamente
a quanto dimostrato finora, dovrà fare quadrato sui documenti
finanziari. La manovra è costruita su equilibrismi contabili, come
la moratoria per due anni delle rate dei mutui che comporterebbe un
minore provvisorio esborso di circa 150 milioni di euro. Per ì
lavoratori della forestale sarebbero previsti circa 100 milioni di
euro per le spese correnti, investimenti e antincendio, mentre le
bonifiche delle aree a dissesto idrogeologico graverebbero sui fondi
europei. Inoltre, se lo Stato lo autorizzerà, il contributo
regionale al risanamento della finanza pubblica graverà sul Fondo
sviluppo e coesione. Circa 300 milioni di euro di Irpef pagata dei
dipendenti statali che lavorano in Sicilia, dovrebbero essere
riversati nelle casse regionali.
«Non facciamo macelleria
sociale, garantiamo i precari degli enti locali - ha sottolineato il
presidente Crocetta - e nello stesso tempo risaniamo i conti». Con
grande sofferenza, però, considerato che il governo nazionale può
fare ben poco, avendo approvato il proprio bilancio già lo scorso
mese di novembre. Il Consiglio dei ministri, appena 48 ore fa, ha
approvato la prima bozza del Def (documento economico finanziario)
per il 20'16. Sarebbe questo il momento giusto per effettuare le
necessarie pressioni affinché il prossimo bilancio nazionale preveda
la "retrocessione" alla Regione di alcuni tributi incassati
attualmente dallo Stato, Rivendicazioni che potrebbero arrivare dalla
commissione Bicamerale di verifica degli statuti delle Regionali
autonome, presieduta da Gianpiero D'Alia, con l'ovvio
coinvolgimento della commissione Paritetica Stato-Regione. Potrebbe
essere l'occasione buona per la modifica dell'articolo 36 dello
Statuto siciliano che riserva allo Stato le accise sui monopoli e la
raffinazione dei prodotti petroliferi. Ma per potere avanzare
rivendicazioni, occorre credibilità e una maggioranza forte. In
questo momento non sembra che ci siano nè l'una nè l'altra.
CUPA.
Il sindaco di
Palma all'incontro di martedì. Presenti però solo 4 Comuni
«Pronto ad imporre
una tassa di scopo per aiutare il Consorzio universitario».
Solo quattro i Comuni
presenti martedì scorso nell'aula consiliare di Palma di
Montechiaro nel primo degli incontri tra amministratori locali
finalizzato a salvare il Consorzio Universitario della Provincia di
Agrigento. Oltre il sindaco di Palma, Pasquale Amato, hanno
partecipato all'incontro anche il sindaco di Campobello di Licata,
Gianni Picone, il vicesindaco di Porto Empedocle, Salvatore Scimé, e
l'assessore alla Pubblica istruzione di Cianciana, Filippo
Cicchirillo, oltre ad alcuni rappresentanti degli studenti. Ad aprire
i lavori è stato il sindaco Amato, che ha solidarizzato con gli
studenti ed evidenziato le criticità che deriverebbero dalla
chiusura del Cupa. Amato ha spiegato le assenze di molte
amministrazioni comunali con i problemi economici che assillano gli
enti, anche a causa delle scelte del governo nazionale, e si è
dichiarato disponibile ad imporre urta tassa di scopo di 50 centesimi
a cittadino pur di garantire il diritto allo studio, consapevole,
comunque, che si tratterebbe di un palliativo e che soltanto
l'intervento della Regione potrà essere risolutivo. Dopo quello di
Amato è seguito l'intervento dell'ispiratore dell' incontro,
il consigliere comunale palmese Antonino Volpe che, dopo un breve
excursus sulle cause che hanno reso necessario il tavolo di
confronto, ha esposto la proposta redatta assieme agli studenti del
Cupa e alle associazioni universitarie "Intesa Universitaria" e
"UniXcento"che prevede: da un lato, l'intervento economico dei
Comuni con piccole somme, tramite la costituzione di un soggetto
giuridico di diritto privato, in modo da bypassare i limiti
intrinseci allo statuto del Cupa, che prevede un conferimento minimo
di 5.126,20 E; e dall'altro di sfruttare lo stesso strumento
giuridico per esercitare pressione nei confronti dei deputati
regionali che sono gli unici, tramite la finanziaria regionale, in
grado di far arrivare ad Agrigento i fondi necessari al mantenimento
dell'università,
Sono seguiti gli
interventi del vice- sindaco di Porto Empedocle, Salvatore Scimè,
che ha ricordato ai presenti che il suo Comune è già socio del Cupa
ed evidenziato la necessità che siano definite nuove finalità del
consorzio che deve puntare su poche discipline che abbiano un reale
collegamento con il territorio; dell'assessore all'istruzione del
Comune di Cianciana, Filippo Cicchirillo, che ha proposto di rendere
itineranti i tavoli di concertazione per coinvolgere altre
amministrazioni; e del sindaco di Campo- bello di Licata, Gianni
Picone, che, pur nelle difficoltà finanziarie in cui si trova il suo
ente, ha fatto sapere che lotterà a fianco degli studenti.
Non sono mancati neppure
gli interventi degli studenti. Danila Argirò di Ravanusa ha
evidenziato che la partenza dei tre mila studenti al Cupa, oltre ad
impoverire economicamente la città di Agrigento, non potrebbero
essere assorbiti dall'Università di Palermo, e ha proposto un
finanziamento collettivo, chiamato crowdfunding, che si promuove
soprattutto nel web. Tra gli studenti è intervenuto anche Davide
Borzone di Favara che ha ricordato la fase di declino che il polo
universitario sta subendo dal 2000 quando era considerato eccellenza
nel Mezzogiorno. Infine, il consigliere palmese Giulio Castellino,
nel garantire il proprio contributo, ha addebitato le responsabilità
di questa situazione al governo regionale reo di avere abolito le
province. Tutti gli intervenuti, comunque, hanno concordato sulla
necessità di un intervento da parte della Regione.
STUDENTI. Domani
assemblea generale
Gli studenti del Polo
Universitario di Agrigento, in collaborazione con il Cupa, hanno
indetto un'Assemblea generale per discutere dei problemi e delle
possibili soluzioni che ruotano attorno la paventata chiusura.
L'incontro avrà domani alle ore 10:30 presso l'Auditorium
"Rosario Livatino" in via Quartararo ed avrà lo scopo di fare
maggiore chiarezza in merito all'attuale assetto del Polo
Universitario. L'intera comunità studentesca incontrerà la
deputazione regionale e nazionale e tutte le istituzioni interessate,
al fine di chiedere la concretizzazione dell'impegno politico.
Agrigentoflsh
Piani di Protezione
Civile, gravi carenze in provincia
Comuni della provincia di
Agrigento solo 13 sono dotati di piani di protezione civile i quali,
però, in gran parte sono per giunta vetusti rispetto alla
legislazione attuale. A lanciare l'allarme è stata nelle settimane
scorse la Protezione civile provinciale, la quale durante un incontro
specificatamente convocato alla Prefettura di Agrigento ha fatto
presente la situazione in primis ai sindaci. "Abbiamo stimolato
tutti i comuni ad adeguarsi alla legge - spiega il dirigente della
Protezione civile provinciale Maurizio Costa -, anche provvedendo
alle dovute diffide, ma alla fine sono solo in 13 ad aver provveduto.
Gli altri centri sono in gran parte forniti di semplici piani
speditivi, mentre 4 centri in provincia sono del tutto sprovvisti di
qualisiasi forma di piano da utilizzare in caso di calamità. Ad ogni
modo tra i 13 alcuni devono provvedere ad aggiornare in seguito
all'aggiungersi di nuove condizioni di rischio idrogeologico sui
propri territori". Tra i "ritardatari", spiega ancora Costa
"non ci sono grossi centri, sebbene questo non cambi molto rispetto
alla necessità di possedere comunque questo strumento", mentre il
dirigente ha scelto di non voler entrare nel dettaglio tracciando una
lista dei "buoni" e dei "cattivi".
In tal senso di aiuto è
la Protezione civile nazionale, che sul proprio sito on line pubblica
la ricognizione periodica rispetto ai centri dotati di piani.
L'ultimo screening risale al 17 settembre 2014 e, all'epoca, gli
unici comuni dotati dello strumento di sicurezza pubblica risultavano
Alessandria della Rocca, Campobello di Licata. Canicattì, Licata,
Lucca Sicula, San Biagio Platani, Santo Stefano Quisquina, Sciacca
Siculiana e Villafranca
Sicula. Un elenco incompleto, evidentemente, dato che manca, giusto
per citare un caso, Agrigento insieme ad altri 2 centri.
Ex discarica, interviene la Procura
Ex discarica di contrada Consolida, la
Procura intima interventi di messa in sicurezza al Comune di
Agrigento. L'impianto in disuso, infatti, continua a rappresentare
un "grattacapo per il Municipio a causa dell'impossibilità di
gestire la fase di quiescenza" da un punto di vista economico e
nell'assenza, al momento, di interventi da parte di altri enti
pubblici. Palazzo San Domenico, infatti, era in attesa di un impegno
da parte dell'Assessorato regionale al Territorio e Ambiente che,
nei mesi scorsi, aveva richiesto (ottenendoli) documentazione,
planimetrie e atti e un progetto da finanziare per rimuovere le
criticità.
Nel frattempo, però, si sono attivati
gli uomini del Corpo forestale dello Stato in servizio presso la
Procura, che ha prodotto una richiesta da parte dei magistrati di
"interventi urgenti... per evitare danni all'ambiente e alla
salute pubblica". In particolare nella loro relazione si
evidenzierebbero problemi nella gestione del percolato (per quanto
dal comune spieghino che i liquami non sarebbero identificabili come
"percolato", ma come semplici rifiuti non pericolosi) e per
l'affioramento, a causa delle piogge, di parte dei rifiuti
sotterrati. L'ex impianto di Consolida, va ricordato, fu oggetto di
un sequestro sempre da parte della Forestale nel 2011 e di una
relazione dai toni durissimi qualche anno dopo da parte del settore
Ambiente dell'ex Provincia regionale di Agrigento.
Complessivamente l'Ente ha stanziato
250mila euro per finanziare dei lavori che verosimilmente saranno
però solo provvisionali. Per dare l'idea dell'importanza della
somma basti dire che nel piano economico di gestione erano state
indicate solo 90mila euro per la manutenzione e la bonifica periodica
dell'ex discarica e che la restate somma azzererà anche gli
importi necessari alla rimozione dei rifiuti contenenti amianto
(30mila euro). Il capitolo potrà essere "rimpolpato" solo in
fase di approvazione del previsionale 2015, che, verosimilmente, non
arriverà al Consiglio comunale prima di novembre di quest'anno.
Regione, Crocetta: "Su Province
non si torna indietro".
Rosario Crocetta"Chi non vuole
approvare la legge sui liberi consorzi non ha forse capito che,
comunque, le città metropolitane e i liberi consorzi di comuni, in
Sicilia sono stati istituiti con legge regionale. Le province,
dunque, non resusciteranno. Con la nuova legge si tratta di stabilire
quale governance, le funzioni ed il destino dei lavoratori. Indietro,
dunque, non si torna, nè si può tornare". Così il Governatore
siciliano Rosario Crocetta, tornando a parlare della legge affossata
sulla riforma delle province.
Sicilia24h
Fontana: sul ddl Province il Governo
naufraga subito, 2 anni buttati in fumo senza costrutto.
il deputato Vincenzo Fontana del Ncd
interviene dopo la clamorosa bocciatura dell'art 1 del ddl province
che doveva trasformare i nove enti intermedi in liberi consorzi con
l'aggiunta delle 3 Città Metropolitane.
"Il Governo ha dimostrato tutta la
sua fragilità e il suo senso di irresponsabilità, Crocetta ha
venduto fumo urbi et orbi, millantando risparmi, tagli e riforme,
invece il risultato politico per questo esecutivo è disastroso.
Abbiamo assistito a un valzer di demagogia, di stop and go, che hanno
solo creato ansia ai lavoratori delle Province, immobilismo e pochi
servizi per i territori, perché si è voluto strombazzare un ddl che
è nato malissimo e non ha visto neanche il primo vagito. Avevamo
provato a dissuadere il governo in questa azione irresponsabile,
provando a trovare sulle criticità un passaggio in commissione per
le troppe lacune che presentava la non riforma, dai compiti, alle
competenze,alla elezione diretta dell'organo di indirizzo politico,
all'utilizzo del personale e delle partecipate: nulla! Hanno solo
cercato, con un'azione di marketing politico, di rappresentare la
Sicilia come laboratorio politico e di riforme, azione miseramente
fallita con conseguenze ora da verificare. C'è una Sicilia in
ginocchio, con problemi serissimi per chiudere bilancio e finanziaria
e da due anni il Governo non ha saputo dare un impianto serio a una
riforma che, anche se necessaria, andava governata e gestita in
maniera condivisa e con costrutto. Conti alla mano la stessa
maggioranza ha voltato le spalle a Crocetta, domani dovremo approvare
una leggina per prorogare lo stato commissariale negli stessi enti,
un'altra pezza che si mette a una ferita che sta lasciando
cicatrici ovunque".
Incontro romani per salvare i
precari,Bosco e Moscatt, " C'è un piccolo spiraglio" .
Appena concluso l'incontro romano per
la vicenda precari con i dirigenti e funzionari del Ministero
dell'Interno e la delegazione del Comune di Favara composta dal
Sindaco Rosario Manganella e dalla Segretaria Comunale Dott.ssa
Italiano. Ad accompagnarli On. Nino Bosco e l'On. Tonino Moscatt
che in questi giorni si sono fortemente adoperati per agevolare i
rapporti istituzionali tra l'Amministrazione ed il Ministero.
È stato un incontro proficuo e franco-
sostengono i due deputati- nel quale sono emerse tutte le
problematiche presenti e si sono ipotizzate soluzioni possibili che
devono, però, essere concretizzate dall' Amministrazione Comunale
attraverso la produzione della documentazione richiesta. Non sarà
facile, ma qualche piccolo spiraglio c'è. Di certo, grazie a
questo incontro, abbiamo fatto emergere il ruolo produttivo dei
contrattisti che di fatto svolgono un ruolo indispensabile e siamo
riusciti ad ottenere che l'esamina della "pratica Favara" venga
inserita alla prima commissione utile, così da accelerare i tempi.
Si è aperto una via preferenziale - concludono i due Deputati -
i funzionari hanno dato al disponibilità a seguire il Comune passo
dopo passo, non possiamo, quindi, che auspicare che l'Amministrazione
faccia presto e bene, per ciò che è nelle nostre competenze
continueremo ad essere presenti.
Gds.it
L'ANALISI Alt al ddl Province, ma i
tagli e le riforme sono irrinunciabili
di Nino Sunseri
Non è più possibile costruire
costose impalcature finanziate con soldi pubblici per commerciare
voti con favori e prebende.
Quello che è accaduto ieri all'Ars è
il segnale di un degrado politico di cui non si vede la fine. Né,
francamente, si capiscono le ragioni e gli obiettivi oltre
l'orizzonte della piccola navigazione sotto costa.
Un gruppo di franchi tiratori ha
affondato il disegno di legge che riformava gli enti territoriali. La
vittima più illustre è il progetto di trasformazione delle
Province. E' stata tolta al presidente Crocetta e all'assessore
Baccei una delle armi più potenti di cui disponevano per convincere
il governo romano ad allargare i cordoni della borsa. Un certificato
di buona condotta da scambiare con nuove risorse. Invece nei giochi
d'aula hanno avuto la prevalenza le ripicche e le manovre di
palazzo finalizzate all'indebolimento della giunta.Una forma grave
di irresponsabilità diffusa. Non la maggioranza, né l'opposizione,
i sindacati e le altre forze sociali fanno i conti con la realtà.
Sembrano vivere in un'altra dimensione dove non si accorgono che le
risorse sono finite. Le casse della Regione sono drammaticamente
vuote. Il debito vola a 7,5 miliardi. Non è più possibile costruire
costose impalcature finanziate con soldi pubblici per commerciare
voti con favori e prebende. L'unico scambio possibile, oggi, è
quello che avviene tra Palermo e Roma. Una trattativa, però, dove le
chiacchiere stanno a zero.
REGIONE
Franchi tiratori nella maggioranza
Stop ddl Province, bufera sul
Governo
di Riccardo Vescovo
L'Assemblea regionale ha approvato
una proposta del Movimento Cinque Stelle e dell'Mpa che sopprime il
primo articolo della legge, quello che di fatto istituisce i liberi
consorzi e le città metropolitane. Cade così l'impianto della
norma fortemente voluta dal governo Crocetta e che viene rinviata a
questo punto a dopo l'approvazione della Finanziaria, così come
aveva richiesto il centrodestra, con i deputati di opposizione che in
Aula hanno festeggiato con abbracci e applausi l'esito del voto.
L'emendamento è stato approvato col voto segreto di 36 parlamentari
mentre solo in 22 si sono opposti. Il presidente dell'Ars, Giovanni
Ardizzone, ha spiegato che in mattinata aveva provato "a trovare
soluzioni condivise perché le riforme si scrivono tutti insieme,
dobbiamo essere d'accordo". E ha invitato i deputati "a votare
una proroga per i commissari" in scadenza proprio oggi, perché
dovranno gestire in questo periodo gli enti non ancora soppressi.
Prima del voto l'assessore alla Funzione pubblica, Leotta, aveva
aperto alla possibilità di apportare modifiche al testo. Ma
l'appello non è servito.
BAGARRE ALL'ARS. "Tutti a casa"
è il grido partito dai banchi delle opposizioni dell'Assemblea
siciliana quando il presidente Giovanni Ardizzone comunicando l'esito
favorevole del voto segreto all'emendamento del M5s che ha affossato
la riforma delle Province, ha detto "la legge è finita".
Proprio i 5stelle ieri, d'accordo il centrodestra, avevano chiesto il
rinvio della trattazione della riforma per dare modo all'Ars di
concentrarsi su bilancio e finanziaria ma la proposta, messa ai voti,
non era passata. Che il percorso comunque fosse in salita era fino
troppo evidente: il testo, 47 articoli, era stato caricato di 970
emendamenti, una buona parte a firma di esponenti della maggioranza.
ARS Ddl Province, Fausto Raciti:
"Subito un vertice di maggioranza".
PALERMO. «Il voto dell'Ars sulla
riforma delle Province lascia un segno in questa legislatura, bisogna
aprire una riflessione molto seria. A questo punto serve un vertice
di maggioranza alla presenza del presidente Crocetta: ci si deve
guardare negli occhi, ognuno si deve assumere le proprie
responsabilità». Lo dice Fausto Raciti, segretario regionale del PD
a proposito del voto dell'Ars sul ddl di riforma delle Province.
Sulla bocciature della riforma dei
liberi consorzi è intervenuto anche un altro del Pd Fabrizio
Ferrandelli, che proprio oggi aveva minacciato le dimissioni dal
partite del centro-sinistra. «La Sicilia è senza bussola e la
bocciatura del ddl sulla riforme delle Province è la prova provata
che navighiamo a vista e brancoliamo nel buio. Lo ripeto, siamo ai
titoli di coda, alla fine dell'esperienza di questo governo
regionale». Lo dice in un tweet il deputato regionale del Pd.
«L'esito del voto sul ddl Province
certifica che il governo non ha più maggioranza. Crocetta e il Pd
stanno portando la Sicilia verso il baratro, è ora di staccare la
spina e di voltare pagina». Cosi il deputato di Sel Erasmo
Palazzotto. «Questo Governo è, oramai, senza idee e senza i numeri.
Inadeguato alle sfide che attendono la Sicilia, e non sarà
l'ennesimo e inutile vertice di una maggioranza inesistente a
risolvere una situazione che ha solo una via onorevole: le dimissioni
del Governo stesso», conclude.
Livesicilia.it
Crocetta somiglia ormai a un pugile
suonato
Ma nessuno ha il coraggio di gettare
la spugna
Doveva essere una riforma epocale,
ma l'abolizione delle Province si è trasformata in una figuraccia.
La maggioranza ha abbandonato il governatore nel momento decisivo.
Mentre gli spot e i commissariamenti selvaggi hanno soltanto
danneggiato i siciliani.
PALERMO - E adesso non resta che
trovare qualcuno disposto a lanciargli l'asciugamano. Rosario
Crocetta è alle corde. Un pugile suonato, all'angolo. La sua
maggioranza non c'è più. Lo ha abbandonato nella maniera più
plateale, più grave. Si è defilata quando bisognava dare il "la",
con un ritardo imbarazzante alla legge sulle Province. L'epocale
riforma che si è trasformata in una epocale figuraccia.
"Allucinante", ha detto il
governatore a caldo. E l'impressione è quella di sentire, quasi, un
pugile che vede le stelle. Centrato in pieno quando meno se lo
aspetta. Perché la storia, come spesso accade, anche nella
drammaticità di un evidente fallimento, presenta aspetti comici,
surreali. Proprio nei minuti in cui la sua maggioranza affossava il
ddl sulle Province, il presidente della Regione diramava un
comunicato stampa col quale dava conto di un incontro "fattivo"
con gli alleati di Sicilia democratica, un gruppo "fortemente
motivato - si leggeva nella nota del governatore - nel portare
avanti l'azione riformatrice avviata che si concretizzerà in una
prima fase, nell'approvazione del ddl sui liberi consorzi". Il
tempo di inviare la nota, e il ddl già non c'era più.
E insieme alla riforma, se ne va un
altro pezzo di credibilità di un governatore che ha cambiato tre
governi. Senza mai riuscire a produrre nulla di buono. Nemmeno con
l'ultimo, l'esecutivo della "svolta", di alto profilo, quello che
finalmente avrebbe assicurato l'unità della maggioranza. Unità
squagliata persino al debole sole primaverile. Mentre i leader del
Pd, da Raciti a Gucciardi, chiedono un nuovo "vertice di
maggioranza". L'ennesimo, inconcludente vertice. Come accadeva in
occasione del primo governo, quello della rivoluzione, e poi col
"bis" e col "ter".
Siamo sempre lì, insomma. A
raccogliere i cocci. A pulire il tappeto dai guai periodici provocati
da questi esecutivi. E ovviamente da chi li guida da due anni e
mezzo. Anni in cui la pervicacia nelle scelte e la necessità di
mettere in primo piano la propria immagine, lasciando sullo sfondo
tutto il resto, ha finito per danneggiare, innanzitutto, i siciliani.
Spot e scivoloni ovunque. Dalle sei finanziarie in due anni, dal
centinaio di articoli bocciati dal Commissario dello Stato, dalle
sentenze del Tar che hanno censurato il governo sul Muos e sul caso
Humanitas, dalle difficoltà di chiudere i conti e la conseguente
necessità di farsi commissariare dal governo Renzi, dalle riforme,
rimaste sulla carta, dei rifiuti e dell'acqua, dalle macerie della
Formazione professionale alle contraddizioni della Sanità. E solo
come contorno, un partito di maggioranza (che sarebbe lo stesso del
governatore) che, nel corso di questi mesi ha prima rinnegato i
propri assessori (in prima fila, in quell'occasione, Giuseppe Lupo),
poi ha definito quell'esecutivo un "governo di cemerieri"
(stavolta Antonello Cracolici), quindi ha messo sotto tutela il
governatore sui conti, inviando un "commissario" romano (Davide
Faraone, con l'invio di Baccei). Schermaglie, giochi di potere anche
questi, giocati sulla pelle dei siciliani.
Che, solo per restare all'interno della
vicenda delle Province (che è solo uno dei grani di questo Rosario
di disastri), si sono visti costretti a sopportare due anni di
commissariamenti dannosi per i cittadini quanto utili al governatore.
Utili a gestire con atteggiamento padronale o, meglio, attraverso
quella che appare come un'occupazione militare, enti guidati nella
maggior parte dei casi, nel bene e nel male, da presidenti eletti dai
cittadini.
E invece Crocetta ha piazzato per mesi
i suoi commissari. Oggi nella maggior parte dei casi, dirigenti
generali a lui vicini, e persino il proprio capo di gabinetto. Ieri,
addirittura Antonio Ingroia, una nomina che ha fatto saltare sulla
sedia l'Autorità anticorruzione.
Tutto sulla pelle dei siciliani. Mentre
si girava, sugli schermi nazionali, la "fiction" della riforma.
Una finzione anche questa, come tante altre. Una rivoluzione
costantemente rivelatasi una "controrivoluzione". Un legame col
passato definito "rottura". Fallimenti venduti come successi. Un
lento sprofondare spacciato come rinascita. Una impostura, una farsa.
A suo modo simbolica, però. La "rivoluzione" di Crocetta iniziò
con quell'annuncio: "Abbiamo abolito le Province". Oggi la
parabola si conclude con una sonora bocciatura a due anni da quel
proclama. Il cerchio si è chiuso. Ma nessuno ha il coraggio, almeno
per una volta, in due anni e mezzo, di pensare alla Sicilia. E di
gettare quell'asciugamano.
Province, opposizione all'attacco:
"Dimissioni di Cracolici e
Leotta"
di Santi Sabella
I deputati del centrodestra e del
Movimento cinque stelle: "L'assessore e il presidente della
prima commissione dovrebbero trarre le conseguenze da questo
clamoroso fallimento".
PALERMO - Dimissioni. È questa la
parola più ricorrente nella conferenza stampa delle opposizioni
all'Ars, che ha seguito di pochi minuti il clamoroso tonfo in Aula
del governo sui Liberi Consorzi. Destinatari, in particolare,
l'assessore alla Funzione pubblica Ettore Leotta, e il presidente
della prima Commissione, Antonello Cracolici. Dimissioni come atto di
"etica politica" ha spiegato Nello Musumeci. Il presidente della
commissione Antimafia ha parlato di ennesima "brutta figura per il
governo Crocetta", ma anche di una bocciatura che ha "salvato la
faccia all'Ars, perché il ddl non meritava di essere preso in
considerazione".
Una legge "frutto di un pasticcio",
ha aggiunto Marco Falcone, capogruppo di Forza Italia, secondo cui la
"caduta" della maggioranza, sotto i suoi stessi colpi, non è
stata così sorprendente. "Avevamo detto a più riprese - spiega
Falcone - che quella riforma non poteva essere varata se prima non
fosse stato approvata la manovra finanziaria".
A pensarla così è anche Francesco
Cascio che ha parlato di "cosa folle, ma prevedibile. La
maggioranza sta in piedi solo per ragioni di mera spartizione di
potere", ha aggiunto il coordinatore regionale Ncd. Il quale ha
ricordato come il governo si sia salvato già in extremis, grazie al
varo del Crocetta ter, in occasione della presentazione della seconda
mozione di sfiducia. "Senza quel rimpasto - ha detto Cascio -
l'opposizione avrebbe avuto i numeri per far cadere l'esecutivo. In
quell'occasione alcuni deputati del Pd ci avevano assicurato il loro
sostegno alla mozione. Ma alla fine si sono tirati indietro". "Se
uno il coraggio non ce l'ha non se lo può dare - ha aggiunto Nello
Musumeci - Questo è un parlamento pieno di don Abbondio". A
chiedere la testa di Cracolici e Leotta è anche il Movimento Cinque
Stelle: "Chi ha messo la faccia in questo ddl tragga le dovute
conseguenze e si dimetta", ha dichiarato in conferenza il
capogruppo dei pentastellati, Salvatore Siragusa. Si è spinto oltre
Toto Cordaro: "Prima andiamo al voto, prima mettiamo fine a questa
agonia" ha affermato il capogruppo di Cantiere Popolare.
Ad auspicare una svolta è il
capogruppo del PdS-MpA Roberto Di Mauro, che con Giovanni Greco ha
presentato l'emendamento che ha poi causato la debacle del governo
Crocetta. "La verità - ha spiegato Di Mauro - è che ancora una
volta si è consumato uno scontro pesantissimo fra il Presidente
Crocetta e quella parte del Pd che vorrebbe mantenere in vita le
Province in vista della tornata elettorale, magari offrendo e
promettendo tanti posti di sottogoverno".
Agrigentoweb
All'Urp del Libero Consorzio
sportello per le iscrizioni all'università.
E' attivo presso la sede dell'Urp
alla Sede centrale di Agrigento del Libero Consorzio comunale (già
Provincia regionale di Agrigento), lo sportello per le iscrizioni e
le reiscrizioni on-line a tutte le università italiane. Il personale
del servizio garantisce l'iscrizione al portale, l'iscrizione ai
vari test di ammissione alle facoltà, l'immatricolazione,
l'assistenza e disbrigo di tutte le pratiche per l'ottenimento di
Borse di Studio Ersu. Fra gli altri servizi offerti, le domande per
l'Erasmus, e il calcolo degli importi per le tasse universitarie.
Il servizio di iscrizione universitaria, è assicurato dall'ufficio
Relazioni con il pubblico, già da anni. L'obiettivo del servizio è
quello di andare incontro sia alle esigenze degli studenti che a
quelle relative famiglie che in questo modo riescono ad avere
informazioni in tempo reale e a "km zero", sulle provvidenze a
sostegno del diritto allo studio. Lo sportello, ubicato al piano
terra del Palazzo della Provincia, in piazza Vittorio Emanuele, è
attivo tutti i martedì e giovedì dalle 8 alle 14 e dalle 15 alle
17. Ad assistere l'utenza, è stato assegnato personale con una
specifica qualifica.