Sicilia24h
Lavori pubblici e l' Italia a due
velocità. I casi Hymera e Morandi
L'Italia a due velocità. Al nord
opere e grandi opere, l'Expo, strade, ponti, Tav e tanto denaro
pubblico investito nelle infrastrutture. A sud e in Sicilia nulla. Ad
Agrigento poi zero e solo zero. Ad esempio, il viadotto Morandi
(nella foto) sarebbe precario ? Chiuso, in attesa di accertamenti. E
fino a quando ? Rispondiamo noi : per sempre. I soldi dei
contribuenti agrigentini servono per altro, fuori Agrigento. E gli
agrigentini, che nel frattempo si azzuffano tanto sul prossimo
sindaco, non contano nulla. Fuori Agrigento, un cedimento al
viadotto Hymera, lungo la Palermo - Catania, ha spaccato in due la
Sicilia. Quando si rimedierà ? L' Anas risponde : saranno
necessari degli anni perché il viadotto è da ricostruire. E pensare
che negli anni 50 l' autostrada del Sole, Roma - Milano, è stata
costruita in 8 anni. Nel frattempo, il percorso alternativo aumenta i
tempi di percorrenza di almeno un'ora, anche perché i percorsi
alternativi sono devastati dalle piogge e dalle intemperie invernali,
afflitti dalla cronica mancanza di manutenzione. L'assessore regionale alle
Infrastrutture, Giovanni Pizzo, ha chiesto la proclamazione dello
stato di emergenza.
LiveSicilia
IL CASO
Crocetta, Renzi e lo scaricabarile. E la Sicilia cade a pezzi
di Accursio Sabella
La "guerra" tra Palermo e
Roma per l'utilizzo dei fondi Pac sul dissesto idrogeologico, i tagli
in Finanziaria, il flop delle Province e l'azzeramento degli
investimenti per pagare debiti e stipendi. E un pilone crollato che
ha diviso in due un'Isola allo stremo. Sindacati, costruttori,
artigiani: "Così affondiamo".
PALERMO - Il crollo del pilone è
l'immagine del prossimo crollo del Pil. La fotografia di una Sicilia
sempre più cadente. E mentre il governatore Crocetta "litiga"
con l'esecutivo di Renzi, l'Isola è immobile: senza fondi per il
rischio idrogeologico, senza soldi per le infrastrutture, senza un
euro per gli investimenti. In pratica senza un presente e senza un
futuro. E divisa in due.
"Roma, invece di fare chiacchiere,
ci dia i soldi", ha protestato il presidente della Regione. E il
riferimento, tra gli altri, è proprio indirizzato alla gestione dei
fondi per il contrasto del dissesto idrogeologico, sfumati tra
ritardi e rimpalli di competenze. La legge di stabilità del governo
nazionale, infatti, ha deciso il recupero di tutti quei fondi Pac non
ancora spesi alla fine del 2014. Tra questi, come detto, i circa 100
milioni di euro che la Sicilia avrebbe dovuto utilizzare per il
contrasto al dissesto. "Troppo tardi", ha praticamente detto Roma
alla Sicilia. E in effetti, non è che il governo regionale abbia
brillato per celerità. È il luglio del 2013 quando la giunta
Crocetta approva la prima ripartizione dei fondi Pac. Una specifica
linea di intervento è destinata al rischio idrogeologico. Si va
avanti così da giunta in giunta, da rimodulazione in rimodulazione
dei fondi. Fino a una somma di 119 milioni riconosciuta alla Sicilia
dal dipartimento per lo sviluppo economico. Ma siamo già
nell'ottobre del 2014. Sei mesi fa. Solo pochi mesi prima, ad agosto,
veniva istituito un capitolo nel bilancio della Regione destinato al
dissesto, con una dotazione finanziaria iniziale di 30 milioni.
Ma come detto, ecco la legge di
stabilità nazionale. E la decisione del governo Renzi di togliere
3,5 miliardi alle Regioni del Mezzogiorno e alla Valle d'Aosta. Somme
drenate con un criterio spietato: la decurtazione sarà proporzionale
alla percentuale di fondi non spesi. E la Sicilia, in questo senso, è
messa malissimo. Il totale dei Fondi Pac destinati all'Isola ammonta
infatti a quasi due miliardi. Di questi, la Sicilia ha speso o
impegnato circa 600 milioni. Il resto torna a Roma.
Tra questi appunto i fondi per il
dissesto. Nonostante nel novembre scorso, 25 interventi fossero già
stati selezionati dalla Regione: per circa 14 milioni di euro. I
progetti più importanti (da circa un milione di euro l'uno), quelli
destinati al bacino del torrente Mela, alla statale 115 nel
Siracusano, alla zona compresa tra i comuni di Grotte, Licata e
Racalmuto, al bacino del torrente Mazzarà, alla zona tra i comuni di
Casteltermini e Cammarata, al Catanese (nella zona di Randazzo).
Tutto fermo, adesso. Per Roma la Sicilia ha perso troppo tempo. Per
il governo regionale quello è uno "scippo".
Ma insieme ai soldi per il rischio
idrogeologico, a "sfumare" tra i ritardi dell'amministrazione e
della burocrazia siciliana, ecco anche una serie di interventi
destinati alle infrastrutture siciliane. Tra gli altri, 45 milioni
per completare l'autostrada Siracusa-Gela, 25 milioni per
l'ammodernamento della Santo Stefano Camastra-Gela, 30 milioni per i
collegamenti con l'aeroporto di Comiso, 58 milioni per sistemare le
strade provinciali e secondarie, 7 milioni per migliorare la
sicurezza sulle arterie stradali dell'Isola. Tutto sfumato. Tutto
fermo.
E se in questi casi è difficile
riuscire a capire dove finisca la responsabilità siciliana e dove
inizi quella romana, molto più chiaro è ciò che è accaduto su
altre strade dell'Isola e anche nell'ultima finanziaria. Nella legge
di stabilità presentata in queste ore all'Ars, infatti, il governo
Crocetta è intervenuto sforbiciando anche quelle voci destinate agli
effetti delle calamità naturali e del dissesto: circa 700 mila euro
tolti alle voci riguardanti le spese di prima assistenza per
fronteggiare i danni conseguenti a stati di emergenza, a quelle per
la difesa dell'incolumità pubblica, a quelle per il contrasto a
eventi climatici eccezionali, alle opere pubbliche e al
consolidamento di abitati situati in zone franose, alla sistemazione
e alla manutenzione ordinaria di opere marittime, agli interventi
della Protezione civile per le "emergenza infrastrutturali".
E a proposito di "emergenze
infrastrutturali", le strade gestite dalle ex Province crollano
pezzo dopo pezzo, insieme alla riforma che avrebbe dovuto segnare una
svolta "epocale" per l'Isola. E invece, sui territori il racconto
è quello di un disastro dovuto alla politica. Alla scelta, cioè, di
commissariare per due mesi l'ente relegandolo all'ordinaria
amministrazione. E così, dalla Madonie all'Agrigentino, è tutto un
racconto di buche e crolli. Di pericoli per i cittadini e in qualche
caso persino dell'isolamento di interi centri abitati.
Un quadro confermato recentemente anche
dalla Cgil: "Sulle strade secondarie - ha detto il segretario
regionale Michele Pagliaro - è il disastro: quanto accaduto lungo
l'autostrada A19 è comune a tantissime strade siciliane. Chilometri
e chilometri di strade che ogni anno vengono meno ai siciliani, ai
turisti e a tutti gli operatori economici - continua Pagliaro - . Ci
dispiace ascoltare dal presidente della Regione Crocetta, così come
dal presidente dell'Anas Ciucci, dal coordinatore della struttura di
missione di Palazzo Chigi, a tutti gli altri, la litania dello
scaricabarile".
Ma al di là delle vicende di
strettissima attualità, nemmeno il futuro appare roseo. Nell'ultimo
documento di programmazione economico-finanziaria, l'assessore
all'Economia Alessandro Baccei ha stigmatizzato l'abitudine dei
governi regionali di utilizzare i fondi destinati agli investimenti
per sostenere la spesa corrente. Stipendi, nella maggior parte dei
casi. È proprio, però, quello che ha fatto, con l'ultimo bilancio,
il governo Crocetta, coprendo attraverso i Fondi Pac e quelli del
Piano di sviluppo e coesione (soldi destinati appunto agli
investimenti) la partecipazione alla Finanza pubblica che lo Stato
chiede alle Regioni. "Ancora una volta - ha protestato ad esempio
l'Ance, l'associazione dei costruttori edili - la Regione sottrae
quei soldi agli investimenti infrastrutturali e di sviluppo per
pagare gli stipendi di precari e forestali. Se l'Ars non dovesse
trovare il coraggio e il senso di responsabilità per bloccare questo
disastro, il settore edile siciliano morirà definitivamente. Non ci
resterà che consegnare a Palazzo d'Orleans camion, pale meccaniche
e tutti i mezzi di cantiere ormai fermi da tempo". Un grido
d'allarme rilanciato anche dal presidente Confartigianato Sicilia
Filippo Ribisi: "La politica continua a litigare, non riuscendo a
compiere quel salto di qualità che finalmente porterebbe la Sicilia
verso una crescita sostenibile. Occorrerebbe - conclude il numero
uno della Federazione regionale degli artigiani - un ripensamento sul
comportamento reiterato dei nostri politici e governanti che
appoggiano incondizionatamente il leader di turno, più per produrre
vantaggi personali e particolari che per il bene della comunità
rappresentata. E' successo con Berlusconi ieri, succede oggi con
Renzi". Senza presente e senza futuro, la Sicilia crolla pezzo dopo
pezzo. Come il pilone che ha diviso l'Isola in due parti. Entrambe
senza speranza.
IL CEDIMENTO DEL VIADOTTO
IL DANNO È DA TRENTA MILIONI
PALERMO - Il danno è da trenta
milioni di euro. Ma la stima è solo preliminare. Si è concluso con
una prima valutazione dei costi del cedimento del viadotto Himera
l'incontro romano tra il presidente dell'Anas Pietro Ciucci e il
governatore Rosario Crocetta, gli assessori regionali alle
Infrastrutture e al Territorio Giovanni Pizzo e Maurizio Croce, il
capo del dipartimento regionale Protezione civile Calogero Foti, il
direttore del dipartimento Infrastrutture Fulvio Bellomo e i tecnici
di Anas e Regione: obiettivo dell'incontro, come spiegato da
LiveSicilia oggi, definire il calendario che porterà al ripristino
dei collegamenti fra Palermo e Catania.
Un percorso alternativo e più veloce,
secondo l'Anas, dovrà essere individuato entro un paio di mesi. Cioè
entro l'estate: per questo motivo, domani Anas, Regione e Protezione
civile effettueranno un nuovo sopralluogo sul viadotto per valutare
come procedere. Allo studio c'è l'ipotesi, anticipata oggi da
LiveSicilia, di aprire la carreggiata non danneggiata dopo la
rimozione del pilone caduto, una mossa la cui fattibilità è però
ancora tutta da valutare. Certo è che Ciucci "ha confermato il
massimo impegno dell'Anas per risolvere l'emergenza viabilità e
si è dichiarato disponibile a reperire le risorse necessarie
nell'ambito del contratto di programma 2015, d'intesa con il
ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Graziano Delrio",
come si legge in una nota dell'Anas. Che però specifica, en passant,
che il viadotto Himera "non aveva mai fatto registrare problemi
strutturali". Come dire: la colpa non è nostra.
Intanto, la Regione farà la sua parte.
"La Regione Siciliana - specificano Anas e Regione - aveva già
deliberato il 12 marzo scorso lo stato di calamità naturale della
zona, in conseguenza delle precipitazioni piovose eccezionali
abbattutesi sul territorio tra metà febbraio e inizio marzo,
richiedendo lo stato di emergenza". Adesso dovranno essere messi in
campo "interventi di protezione del territorio, che dovranno essere
autorizzati dal governo". Insomma: bisogna risolvere il rischio
frane. Perché altrimenti i trenta milioni da spendere per il
viadotto saranno solo i primi di una serie.
RIAPRIRE UNA CARREGGIATA?
"MA PRIMA DELL'ESTATE È
IMPOSSIBILE"
di Claudio Reale Claudio Reale
Crocetta e Pizzo volano a Roma
per incontrare l'azienda. Partono i treni "veloci" fra
Palermo e Catania: due volte al giorno collegamenti in tre ore. Il
progetto: riaprire parte dell'autostrada. "Ma prima bisogna
smontare il pilone e capire se il resto tiene". Ciucci si
dimette dall'Anas: "Ma il viadotto non c'entra".
PALERMO - La buona notizia è che al
momento la carreggiata in direzione Palermo non ha subìto danni. La
cattiva è che non si sa ancora se fra qualche settimana sarà ancora
così, e che comunque, anche nella più ottimistica delle ipotesi, la
primavera si concluderà prima che l'autostrada Palermo-Catania possa
essere parzialmente riaperta. Mentre il presidente della Regione
Rosario Crocetta è in volo con l'assessore e il direttore generale
delle Infrastrutture, Giovanni Pizzo e Fulvio Bellomo, per incontrare
a Roma il numero uno dell'Anas Pietro Ciucci - presente al vertice
nonostante le dimissioni annunciate in giornata - e fare il punto sul
cedimento del viadotto Himera, a Palermo i tecnici della Regione e
dell'azienda delle autostrade stanno lavorando per mettere a punto il
primo dei progetti che nei prossimi giorni dovranno vedere la luce:
smontare pezzo a pezzo il pilone collassato e i 160 metri di
autostrada che questo reggeva e poi verificare la tenuta del resto
della strada. Nel tentativo, al momento abbastanza lontano nel tempo,
di riunificare le Due Sicilie.
Il regno delle Due Sicilie
Questa è la prima certezza: est e
ovest dell'Isola, Palermo e Catania, rimarranno senza un collegamento
autostradale diretto per almeno tre mesi. "Il punto - spiega
Bellomo - è capire fino a che punto si sia spinta la frana. Ci
auguriamo che non abbia intaccato l'altro pilone. Finora pare di no".
Il problema, però, è che nel frattempo la carreggiata in direzione
Catania si è "appoggiata" sull'altra, e quindi la demolizione
sarà una fase molto delicata, appunto per evitare di peggiorare la
situazione: tre mesi è la stima minima, ma quasi tutti si dicono
certi che si andrà oltre. "La verità - ammette il numero uno
dell'Anas in Sicilia, Salvatore Tonti - è che fino a quando non
sarà pronto il progetto di demolizione non potremo fare una stima,
neanche a spanne, dei tempi". Di più: la riunificazione
provvisoria delle Due Sicilie, la riapertura di una carreggiata sulla
quale fare viaggiare le auto in entrambe le direzioni, è al momento
"solo un'ipotesi di lavoro", dicono all'Anas. Si vedrà.
Binario vivo
Quello che già si vede, invece, è il
treno. Perché, se non altro, chi deve andare a Catania può
abbozzare su rotaia. Da stamattina, infatti, Rete Ferroviaria
Italiana ha attivato due collegamenti "veloci" al giorno in
entrambe le direzioni: treni "leggeri" che dovrebbero poter
coprire la tratta in due ore e 40 minuti, ma che al momento sugli
orari ufficiali Trenitalia prevedono un viaggio di tre ore. "La
Regione - specifica Bellomo - è in fase di rinnovo del contratto
di servizio con Trenitalia. Da giugno sulla tratta Palermo-Catania
saranno attive sette coppie di treni". Cioè, tradotto dal
"trasportese", sette volte al giorno un convoglio lascerà la
stazione centrale di Palermo in direzione Catania e altrettante volte
all'ombra dell'Etna accadrà l'operazione inversa.
D'altro canto, il dossier Ferrovie è
una pratica calda da anni, in assessorato. Nel 2013, l'allora
assessore Nino Bartolotta aveva presentato fianco a fianco con Rfi un
mega-progetto di velocizzazione della tratta: sul tavolo, fra le
altre opzioni, anche un tunnel fra Raddusa, in provincia di Catania,
e Fiumetorto, nel Palermitano. Adesso quel progetto è stato
abbandonato: "Quell'idea - chiarisce il direttore
dell'assessorato - sarebbe stata troppo invasiva. Si è preferito
potenziare la linea storica, portando i tempi di percorrenza a due
ore e trenta minuti". Il progetto - anch'esso legato al rinnovo
del contratto di servizio Regione-Trenitalia - è uno di quelli che
il Documento di economia e finanza del governo Renzi ha salvato dai
tagli alle Grandi opere, attribuendogli un finanziamento da 739
milioni. Sorte diversa toccherà alla Catania-Lentini-Ragusa, che
invece da quell'elenco è finito fuori. Anche se alla Regione sono
scettici: "Noi - giurano in assessorato - crediamo che
quell'opera sia stata solo differita. È un project financing già in
stato avanzato, si rischiano penali". E di soldi da sprecare, al
momento, non ce n'è.
Chi paga il conto
Anche perché, al momento, non si
capisce ancora chi pagherà il conto del cedimento di venerdì.
All'Anas glissano: "Per ora la priorità è aprire l'autostrada,
poi si vedrà". L'argomento, però, è chiaramente sul tavolo della
discussione, visto che la ricostruzione del viadotto sarà un'opera
molto costosa. O meglio: non tanto la ricostruzione del viadotto
quanto le opere di contorno, quelle che servono per impedire che fra
sei mesi o sei anni il problema si ripresenti. "Ricostruire il
pilone e le quattro campate non avrà costi enormi - garantisce
Tonti - anche perché stiamo parlando di 160 metri di viadotto.
Poi, però, bisognerà realizzare alcune opere di presidio della
frana. Quelle potrebbero far lievitare di molto lo sforzo economico".
Una stima dei tempi e dei costi, anche stavolta, non c'è: "Se ne
riparla la prossima settimana", tagliano corto all'azienda delle
autostrade. Quando sarà più chiaro tutto: anche il nome dell'ente
che dovrà staccare l'assegno. Questo, però, è un problema da
affrontare in futuro. Nel presente c'è il tentativo di riunificare
le Due Sicilie. Aggrappandosi a una speranza: la benevolenza di
un'autostrada che non deve cedere ancora.
PD DA DELRIO: OK SUL BILANCIO
IL MINISTRO IN SICILIA
Fausto Raciti, Davide Faraone,
Antonello Cracolici e Baldo Gucciardi hanno incontrato Graziano
Delrio. Senza Crocetta. Rassicurazioni sui conti. Chiesto un impegno
del governo Renzi per l'emergenza determinata dalla chiusura del
viadotto. Oggi il ministro farà un sopralluogo sulla Palermo-Catania
PALERMO - Il Pd siciliano a Roma per un
confronto col governo nazionale su bilancio e viabilità. Si è
tenuto stamane a Roma, nella sede del Ministero delle Infrastrutture,
un incontro tra il ministro Graziano Delrio e gli esponenti del
Partito Democratico siciliano Fausto Raciti, Davide Faraone,
Antonello Cracolici e Baldo Gucciardi. A proposito del bilancio
regionale, in discussione all'Assemblea Regionale Siciliana, Delrio
ha assicurato tutte le coperture finanziarie concordate nei tavoli
tecnici: in particolare, oltre la possibilità di utilizzare il FSC
(Fondo sviluppo e coesione) che ammonta a circa un miliardo e mezzo
di euro, la Sicilia potrà contare su quasi 450 milioni provenienti
da tributi riconosciuti dallo Stato e dal congelamento di rate di
mutuo. "Avere sbloccato la decisione del governo nazionale è un
successo del PD siciliano - dicono Raciti, Faraone, Cracolici e
Gucciardi - adesso basta polemiche, lavoriamo per assicurare un
bilancio e una finanziaria che diano attuazione alle riforme e al
rilancio della Sicilia".
Insomma, il gruppo dirigente del
partito prende direttamente in mano il dossier della crisi
finanziaria, affrontando direttamente un'interlocuzione con la
Capitale, in un incontro senza il presidente della Regione.
Nel corso dell'incontro è stato
inoltre chiesto al ministro Delrio una visita urgente nell'isola
per affrontare l'emergenza viabilità e per mettere in campo un
impegno straordinario per assicurare mobilità a tutti i siciliani,
in particolare alla luce dell'interruzione dell'autostrada
Palermo-Catania che rischia di mettere in ginocchio la già difficile
economia regionale. E' inoltre stato evidenziato che la notizia
della "cancellazione" della Ragusa-Catania dagli interventi
strategici è priva di fondamento, poiché il DEF non è un atto che
finanzia opere ma un mero strumento ricognitivo delle opere nazionali
di interesse europeo. Il progetto della Ragusa-Catania, infatti, è
già in progettazione definitiva: è giunto alla fase di valutazione
economica realizzata attraverso project-financing.
E a quanto si apprende da fonti del Pd,
a seguito dell'incontro di oggi, oggi il ministro Delrio verrà in
Sicilia per un sopralluogo sulla
Palermo-Catania.