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Rassegna stampa del 22 maggio 2015

gds.it
Dimissioni in massa negli uffici appalti della Regione, gare in tilt in Sicilia: scoppia nuova emergenza
Dimissioni di massa nelle stazioni appaltanti di Catania, Palermo, Agrigento e Trapani. Va in tilt il sistema delle gare pubbliche e il governo è costretto a varare d'urgenza delle nomine su cui si preannunciano già dei ricorsi. È un'altra emergenza che attraversa il settore dei lavori pubblici, dopo i crolli su strade e autostrade. Da oltre una settimana, senza tanto clamore, hanno lasciato i propri incarichi i presidenti e alcuni vicepresidenti degli Urega di mezza Sicilia: si tratta degli uffici che pubblicano i bandi e curano le gare d'appalto per tutti gli enti pubblici di ogni provincia. Strutture create una decina d'anni fa per arginare il rischio infiltrazioni negli appalti. A Palermo ha fatto un passo indietro l'avvocato Enrico Sanseverino, a Trapani Carmelo Grizzafi, ad Agrigento l'ex senatore Melchiorre Cerami mentre la stazione appaltante di Catania era affidata temporaneamente a un commissario che ha dovuto lasciare l'incarico.
L'anticorruzione è legge, "sì" definitivo della Camera: ecco cosa prevede

ROMA. È finalmente legge il provvedimento che inasprisce le pene per i reati di corruzione e reintroduce quello sul falso in bilancio: dopo un iter laborioso al Senato, e una rapida seconda lettura alla Camera, l'aula di Montecitorio ha infatti approvato definitivamente il testo, con 280 sì (maggioranza e Sel), 53 no (FI e M5s) e 11 astenuti (Lega). Una legge che ha ricevuto anche l'apprezzamento del presidente dell' Anm, Rodolfo Maria Sabelli, dopo che nei mesi scorsi aveva polemizzato con il governo sul contrasto alla corruzione. La legge è nata due anni fa, ed è stato il primo atto di Pietro Grasso al momento del suo ingresso al Senato; primo ed unico visto che dopo due giorni ne fu eletto presidente. Al ddl Grasso si sono aggiunti quelli di altri senatori, ma il cammino è stato rallentato prima dai contrasti con il Pdl, poi dall' uscita di FI dalla maggioranza, dal cambio Letta-Renzi a Palazzo Chigi e da una serie di polemiche sull'adeguatezza delle misure per contrastare la corruzione. Il 7 gennaio scorso la svolta, con la presentazione di emendamenti del governo in Commissione Giustizia del Senato, il successivo approdo in aula e l'approvazione a Palazzo Madama ad aprile. Poi lo sprint in due mesi della Camera che ha confermato il testo del Senato.  E alle polemiche dei mesi precedenti («la legge non è sufficiente») ha fatto cenno anche il ministro Andrea Orlando intervenendo in Aula: «Il contesto internazionale ci chiede misure più incisive come quelle che abbiamo prodotto per il contrasto. E quando si tratta di corrispondere a un'esigenza così essenziale per la vita pubblica le polemiche strumentali dovrebbero essere lasciate da parte». «Si dovrebbe riconoscere - ha aggiunto - che finalmente è stato fatto un passo che la politica da troppo tempo non era nelle condizioni di fare». Il provvedimento ha pure incassato l'apprezzamento del Commissario Anticorruzione Raffaele Cantone («Credo che il ddl anticorruzione sia quanto di meglio possibile»), e soprattutto quello del presidente dell'Anm Sabelli che in passato era stato molto critico con il governo sul suo impegno nel contrasto alla  corruzione: «si è intrapresa la via giusta, che va proseguita». E benchè «servirebbero anche altri strumenti, alcuni già usati per combattere la criminalità organizzata», la nuova legge «è un'inversione di tendenza e un segnale importante». «Questa legge anticorruzione è un'altra occasione persa» hanno invece detto i deputati di M5s, che chiedevano l'introduzione nel testo di modifiche che però lo avrebbe ricondotto in Senato per una nuova lettura. Da loro è arrivato un «no», come quello di FI, spinta da ragioni opposte. Il loro rifiuto ad approvare la normativa anticorrotti è stato sottolineato polemicamente dal Matteo Orfini, presidente del Pd. «Soltanto pochi mesi fa - ha osservato il premier Matteo Renzi - sarebbe stato impensabile il risultato raggiunto oggi dal Parlamento sulla lotta alla corruzione». «È una pagina importante che riavvicina la politica, quando decide, alle aspettative degli italiani». Un segnale importante per la presidente della Camera Laura Boldrini che dà il senso di come «le istituzioni» volendo «possano cambiare». «Sono felice che il ddl anticorruzione ora sia legge», ha detto Pietro Grasso dal cui ddl è iniziata la maratona durata due anni, «ora finalmente Godot è arrivato...». Ecco le principali novità contenute nel testo. CORRUZIONE E PECULATO, PENE PIÙ SEVERE. Le pene per il reato di corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio aumentano di 2 anni sia nel massimo, passando da 8 ai 10 anni; sia del minimo, da 4 a 6. Questo ha l'effetto di allungare i termini di prescrizione del reato. Riviste al rialzo anche le pene massime per peculato, corruzione per l' esercizio della funzione, corruzione in atti giudiziari. CONCUSSIONE NON SOLO PER PUBBLICO UFFICIALE. Il reato di concussione scatta non solo per il pubblico ufficiale, ma anche per l'incaricato di un pubblico servizio. La pena resta da 6 a 12 anni. PIÙ SCONTI DI PENA PER «COLLABORATORI». Chi fornisce le prove o aiuta a individuare gli altri responsabili o il sequestro delle somme rischia una condanna ridotta da un terzo a due terzi. PATTEGGIAMENTO SOLO DOPO RESTITUZIONE MALTOLTO. Prevista la possibilità di ricorrere al patteggiamento solo nel
caso in cui ci sia stato il versamento anticipato ed integrale del prezzo o del profitto del reato.
RIPRISTINATO IL REATO DI FALSO IN BILANCIO. Il falso in bilancio, con cui spesso vengono costituiti 'fondi nerì, torna ad essere reato. Ma non un reato di danno, bensì di pericolo: non si dovrà provare di aver alterato il mercato o di aver prodotto un danno alla società, come invece chiedevano FI e Ncd. Già il ddl Grasso prevedeva una riscrittura della disciplina in materia. Il testo ora approvato prevede una distinzione tra società quotate e non quotate. Chi falsifica il bilancio di società quotate in borsa, rischia da 3 a 8 anni di reclusione. Per le altre società, nel caso in cui «consapevolmente» si espongano «fatti materiali rilevanti non rispondenti al vero» o li si omettano, la reclusione va da 1 a 5 anni: niente intercettazioni, dunque, previste per i reati con condanne sopra i 5 anni. Per le piccole società che da codice civile non possono fallire è prevista la procedibilità a querela di parte. I fatti di lieve entità sono puniti con il carcere da 6 mesi ai 3 anni; prevista, la non punibilità per particolare «tenuità del fatto». Per tutti i tipi di società salgono le  sanzioni pecuniarie: i vertici rischiano di pagare dalle 200 alle 600 quote. ASSOCIAZIONE MAFIOSA, PENE PIÙ SEVERE. Per l'associazione mafiosa si arriva a 26 anni. Per coloro che fanno parte di un'associazione mafiosa formata da 3 o più persone la reclusione va da 10 a 15 anni (ora 7-12); da 12 a 18 (ora 9-14) per i promotori, gli organizzatori e coloro che dirigono l'associazione mafiosa; se l'associazione è armata, da 12 a 20 (ora 9- 15); per i boss, da 15 a 26 anni (ora 12 - 24). OBBLIGO PM INFORMARE AUTHORITY ANTICORRUZIONE. Il Pm che eserciti l'azione penale per i delitti contro la
pubblica amministrazione, deve informare il presidente dell'Autorità Anticorruzione dando notizia dell'imputazione.

Valle dei Templi, bagni pubblici chiusi: turisti infuriati
Bagni pubblici chiusi nell'area di Porta V, all'interno della valle dei Templi. Ieri, è esplosa la protesta dei turisti giunti ad Agrigento. Il gruppo di vacanzieri ha, praticamente, preso d'assalto il punto informativo dell'ormai ex Provincia regionale protestando perché dopo aver pagato dieci euro di ticket di ingresso non riuscivano ad usufruire dei servizi igienici. E quanto verificatosi ieri non è, purtroppo, neanche il primo episodio. I bagni pubblici dell'area di Porta V, secondo quanto è stato riferito da alcuni agrigentini che ben conoscono la valle dei Templi, sarebbero chiusi da poco meno di una settimana. Inevitabili, naturalmente, i disagi per quanti visitano l'area archeologica di Agrigento. Ed inevitabili, a questo punto, anche le proteste. «I servizi igienici della zona di Porta V - ha replicato il direttore del Parco archeologico Giuseppe Parello - si sono guastati, da quello che mi risulta, martedì pomeriggio. Gli scarichi si sono, in sostanza, tappati perché, purtroppo, gli incivili ci sono sempre. Gli operai sono già al lavoro ed è verosimile che domani (oggi ndr.) vengano restituiti alla pubblica fruizione».
Terrorismo, il cardinale Montenegro: "Fermare i barconi non è una soluzione"  «Non tutti i terroristi verranno con i barconi, ne sono convinto. Che poi qualcuno abbia potuto fare questo è possibile, ma non credo che questo ora significhi 'Fermiamo i barconi!'». È quanto dice alla Radio Vaticana il cardinale Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento, eletto ieri dall'assemblea generale della Cei, presidente di Caritas Italiana. «Tanti terroristi abitano già in questa Europa e in questa terra, quindi cosa facciamo? Non facciamo più nascere nessuno? - osserva - E se qualcuno per venire in questa terra e fare quello che vuol fare prende l'aereo, fermiamo gli aerei? Credo che non sia soltanto gridando 'Al lupo, al lupo!' che risolveremo i problemi. Ci vuole una politica che sia capace e uno Stato che sappia difendersi. Il problema è che, purtroppo, certe cose si stanno affrontando a pois - un pò una cosa e un pò l'altra - e non nella loro globalità». Montenegro dice di ritenere «che gli allarmismi facciano comodo ad alcuni, però con l'allarmismo tu non affronti il problema. Ecco, allora, che tutto ciò che si è fatto fino adesso per l'immigrazione non credo che sia stato fatto affrontando il problema globalmente: un pò sulle emozioni, quando ci sono i morti, quando muoiono in gran numero; un pò con delle leggi che cercano di tamponare... Si sta vedendo l'egoismo dell'Europa, che ha paura di affrontare il problema. Si parla di 230 milioni di migranti nel mondo e questo alcuni lo chiamano il »sesto continente«: un mondo senza un continente non è completo! Non possiamo far finta che non ci siano».
Agrigentonotizie.it Agrigento: rubano ferro all'interno dell'Ipia, due uomini arrestati La Polizia di Agrigento ha tratto in arresto Filippo La Porta, agrigentino, 57 anni, e Belhaj  Mohamed, marocchino di 27 anni, poichè colti in flagranza di furto aggravato in concorso. Le "Volanti" della Questura, ieri pomeriggio, sono intervenute in via dei Giovani, località "Calcarelle", in prossimità dell'istituto scolastico  "Ipia" e hanno trovato La Porta all'interno della recinzione dell'istituto con uno zaino addosso; alla vista dei poliziotti, l'uomo si è dato alla fuga per le campagne circostanti, mentre il cittadino marocchino è rimasto chino nelle adiacenze della stessa area. Entrambi sono stati bloccati dagli agenti i quali hanno tutta la refurtiva consistente in un notevole quantitativo di materiale ferroso poco prima asportato dalla struttura. I due soggetti sono stati quindi condotti in ufficio e dichiarati in stato di arresto. Dopo le formalità di rito, su disposizione dell'autorità giudiziaria, sono stati accompagnati presso le rispettive abitazioni e posti in regime di arresti domiciliari. Siciliainformazione.it
Palermo, protestano dipendenti delle ex Province
Preoccupati per il proprio futuro occupazionale e per la tenuta dei servizi, scendono in piazza i dipendenti delle ex Province. Un sit-in del coordinamento regionale delle Rsu e' stato organizzato davanti alla sede dell'Assessorato agli Enti locali, in concomitanza con la convocazione dei commissari straordinari delle 9 ex Province regionali siciliane da parte del presidente Rosario Crocetta. Successivamente, le Rsu si sposteranno a Palazzo Comitini, sede dell'ex Provincia regionale di Palermo, per discutere le azioni da intraprendere unitariamente con tutte le organizzazioni sindacali. "Denunciamo il perdurare di una situazione di silenzio e inerzia da parte del governo regionale che non legiferando continua a mantenere gli ex Enti in stato di commissariamento - attaccano Saverio Cipriano e Maurizio Magro Malosso, coordinatori Rsu di Palermo -. La gravissima situazione finanziaria in cui versano ormai le 9 ex Province, a causa dei tagli imposti dalla legge Finanziaria nazionale e i mancati trasferimenti del Governo regionale, hanno avuto ripercussioni nell'erogazione dei servizi essenziali ai cittadini, come nella viabilita' provinciale, nell'edilizia scolastica, nell'assistenza ai portatori di handicap e anche nella stessa salvaguardia dei lavoratori". Sempre a Palermo, venerdi' scorso in occasione delle celebrazioni per il 69esimo anniversario dell'Autonomia siciliana, i dipendenti della ex Provincia del capoluogo si sono riuniti nell'aula convegni di palazzo Comitini in contemporanea con le assemblee dei lavoratori delle altre 8 ex province siciliane. I lavoratori hanno indetto lo stato di agitazione per stabilire forme di lotta da intraprendere, dopo che il disegno di Legge di riforma degli Enti intermedi di governo l'8 aprile e' stato bocciato in aula.

Grandangoloagrigento.it Agrigento, bagni pubblici chiusi nella Valle dei Templi, furia dei turisti che protestano
Turisti infuriati che protestano. E' accaduto ieri ad Agrigento alla Valle dei Templi, dove un gruppo di visitatori ha manifestato disappunto per l'impossibilità di fruire dei servizi igienici ubicati nei pressi della Porta V. Sembra che gli stessi siano chiusi da qualche giorno e conseguentemente provocano disagi all'utenza.Ed inevitabili, a questo punto, anche le proteste. «I servizi igienici della zona di Porta V - ha replicato il direttore del Parco archeologico Giuseppe Parello - si sono guastati, da quello che mi risulta, martedì pomeriggio. Gli scarichi si sono, in sostanza, tappati perché, purtroppo, gli incivili ci sono sempre. Gli operai sono già al lavoro ed è verosimile che domani (oggi ndr.) vengano restituiti alla pubblica fruizione».











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