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Dimissioni in
massa negli uffici appalti della Regione, gare in tilt in Sicilia:
scoppia nuova emergenza
Dimissioni di
massa nelle stazioni appaltanti di Catania, Palermo, Agrigento e
Trapani. Va in tilt il sistema delle gare pubbliche e il governo è
costretto a varare d'urgenza delle nomine su cui si preannunciano
già dei ricorsi. È
un'altra emergenza che attraversa il settore dei lavori pubblici,
dopo i crolli su strade e autostrade. Da
oltre una settimana, senza tanto clamore, hanno lasciato i propri
incarichi i presidenti e alcuni vicepresidenti degli Urega di mezza
Sicilia: si tratta degli uffici che pubblicano i bandi e curano le
gare d'appalto per tutti gli enti pubblici di ogni provincia. Strutture
create una decina d'anni fa per arginare il rischio infiltrazioni
negli appalti. A
Palermo ha fatto un passo indietro l'avvocato Enrico Sanseverino, a
Trapani Carmelo Grizzafi, ad Agrigento l'ex senatore Melchiorre
Cerami mentre la stazione appaltante di Catania era affidata
temporaneamente a un commissario che ha dovuto lasciare l'incarico.
L'anticorruzione
è legge, "sì" definitivo della Camera: ecco cosa prevede
ROMA. È
finalmente legge il provvedimento che inasprisce le pene per i reati
di corruzione e reintroduce quello sul falso in bilancio:
dopo un iter laborioso al Senato, e una rapida seconda lettura alla
Camera, l'aula di Montecitorio ha infatti approvato definitivamente
il testo, con 280 sì (maggioranza e Sel), 53 no (FI e M5s) e 11
astenuti (Lega). Una
legge che ha ricevuto anche l'apprezzamento del presidente dell' Anm,
Rodolfo Maria Sabelli, dopo che nei mesi scorsi aveva polemizzato con
il governo sul contrasto alla corruzione. La
legge è nata due anni fa, ed è stato il primo atto di Pietro
Grasso al
momento del suo ingresso al Senato; primo ed unico visto che dopo due
giorni ne fu eletto presidente. Al ddl Grasso si sono aggiunti quelli
di altri senatori, ma il cammino è stato rallentato prima dai
contrasti con il Pdl, poi dall' uscita di FI dalla maggioranza, dal
cambio Letta-Renzi a Palazzo Chigi e da una serie di polemiche
sull'adeguatezza delle misure per contrastare la corruzione. Il 7
gennaio scorso la svolta, con la presentazione di emendamenti del
governo in Commissione Giustizia del Senato, il successivo approdo in
aula e l'approvazione a Palazzo Madama ad aprile. Poi lo sprint in
due mesi della Camera che ha confermato il testo del Senato. E
alle polemiche dei mesi precedenti («la legge non è sufficiente»)
ha fatto cenno anche il ministro
Andrea Orlando intervenendo
in Aula: «Il contesto internazionale ci chiede misure più incisive
come quelle che abbiamo prodotto per il contrasto. E quando si tratta
di corrispondere a un'esigenza così essenziale per la vita pubblica
le polemiche strumentali dovrebbero essere lasciate da parte». «Si
dovrebbe riconoscere - ha aggiunto - che finalmente è stato fatto un
passo che la politica da troppo tempo non era nelle condizioni di
fare». Il
provvedimento ha pure incassato l'apprezzamento del Commissario
Anticorruzione Raffaele Cantone («Credo
che il ddl anticorruzione sia quanto di meglio possibile»), e
soprattutto quello del presidente dell'Anm Sabelli che in passato era
stato molto critico con il governo sul suo impegno nel contrasto alla
corruzione: «si è intrapresa la via giusta, che va
proseguita». E benchè «servirebbero anche altri strumenti, alcuni
già usati per combattere la criminalità organizzata», la nuova
legge «è un'inversione di tendenza e un segnale importante». «Questa
legge anticorruzione è un'altra occasione persa» hanno invece detto
i deputati di M5s,
che chiedevano l'introduzione nel testo di modifiche che però lo
avrebbe ricondotto in Senato per una nuova lettura. Da loro è
arrivato un «no», come quello di FI, spinta da ragioni opposte. Il
loro rifiuto ad approvare la normativa anticorrotti è stato
sottolineato polemicamente dal Matteo Orfini, presidente del Pd.
«Soltanto pochi mesi fa - ha osservato il premier Matteo Renzi -
sarebbe stato impensabile il risultato raggiunto oggi dal Parlamento
sulla lotta alla corruzione». «È una pagina importante che
riavvicina la politica, quando decide, alle aspettative degli
italiani». Un segnale importante per la presidente della Camera
Laura Boldrini che dà il senso di come «le istituzioni» volendo
«possano cambiare». «Sono felice che il ddl anticorruzione ora sia
legge», ha detto Pietro Grasso dal cui ddl è iniziata la maratona
durata due anni, «ora finalmente Godot è arrivato...».
Ecco
le principali novità contenute nel testo.
CORRUZIONE
E PECULATO, PENE PIÙ SEVERE. Le
pene per il reato di corruzione per un atto contrario ai doveri
d'ufficio aumentano di 2 anni sia nel massimo, passando da 8 ai
10 anni; sia del minimo, da 4 a 6. Questo ha l'effetto di
allungare i termini di prescrizione del reato. Riviste al rialzo
anche le pene massime per peculato, corruzione per l' esercizio
della funzione, corruzione in atti giudiziari.
CONCUSSIONE
NON SOLO PER PUBBLICO UFFICIALE. Il
reato di concussione scatta non solo per il pubblico ufficiale,
ma anche per l'incaricato di un pubblico servizio. La pena resta
da 6 a 12 anni.
PIÙ
SCONTI DI PENA PER «COLLABORATORI». Chi
fornisce le prove o aiuta a individuare gli altri responsabili o
il sequestro delle somme rischia una condanna ridotta da un
terzo a due terzi.
PATTEGGIAMENTO
SOLO DOPO RESTITUZIONE MALTOLTO. Prevista
la possibilità di ricorrere al patteggiamento solo nel
caso in
cui ci sia stato il versamento anticipato ed integrale del
prezzo o del profitto del reato.
RIPRISTINATO
IL REATO DI FALSO IN BILANCIO. Il
falso in bilancio, con cui spesso vengono costituiti 'fondi nerì,
torna ad essere reato. Ma non un reato di danno, bensì di pericolo:
non si dovrà provare di aver alterato il mercato o di aver
prodotto un danno alla società, come invece chiedevano FI e Ncd.
Già il ddl Grasso prevedeva una riscrittura della disciplina in
materia. Il testo ora approvato prevede una distinzione tra
società quotate e non quotate. Chi falsifica il bilancio di
società quotate in borsa, rischia da 3 a 8 anni di reclusione.
Per le altre società, nel caso in cui «consapevolmente» si
espongano «fatti materiali rilevanti non rispondenti al vero»
o li si omettano, la reclusione va da 1 a 5 anni: niente
intercettazioni, dunque, previste per i reati con condanne sopra
i 5 anni. Per le piccole società che da codice civile non
possono fallire è prevista la procedibilità a querela di
parte. I fatti di lieve entità sono puniti con il carcere da 6
mesi ai 3 anni; prevista, la non punibilità per particolare «tenuità
del fatto». Per tutti i tipi di società salgono le sanzioni
pecuniarie: i vertici rischiano di pagare dalle 200 alle 600
quote.
ASSOCIAZIONE
MAFIOSA, PENE PIÙ SEVERE. Per
l'associazione mafiosa si arriva a 26 anni. Per coloro che fanno
parte di un'associazione mafiosa formata da 3 o più persone la
reclusione va da 10 a 15 anni (ora 7-12); da 12 a 18 (ora 9-14)
per i promotori, gli organizzatori e coloro che dirigono
l'associazione mafiosa; se l'associazione è armata, da 12 a 20
(ora 9- 15); per i boss, da 15 a 26 anni (ora 12 - 24).
OBBLIGO
PM INFORMARE AUTHORITY ANTICORRUZIONE. Il
Pm che eserciti l'azione penale per i delitti contro la
pubblica
amministrazione, deve informare il presidente dell'Autorità
Anticorruzione dando notizia dell'imputazione.
Valle dei
Templi, bagni pubblici chiusi: turisti infuriati
Bagni
pubblici chiusi nell'area di Porta V, all'interno della valle dei
Templi. Ieri, è esplosa la protesta dei turisti giunti ad
Agrigento. Il
gruppo di vacanzieri ha, praticamente, preso d'assalto il punto
informativo dell'ormai ex Provincia regionale protestando perché
dopo aver pagato dieci euro di ticket di ingresso non riuscivano ad
usufruire dei servizi igienici. E quanto verificatosi ieri non è,
purtroppo, neanche il primo episodio. I
bagni pubblici dell'area di Porta V, secondo quanto è stato riferito
da alcuni agrigentini che ben conoscono la valle dei
Templi, sarebbero
chiusi da poco meno di una settimana. Inevitabili, naturalmente, i
disagi per quanti visitano l'area archeologica di Agrigento. Ed
inevitabili, a questo punto, anche le proteste. «I servizi igienici
della zona di Porta V - ha replicato il direttore del Parco
archeologico Giuseppe Parello - si sono guastati, da quello che mi
risulta, martedì pomeriggio. Gli scarichi si sono, in sostanza,
tappati perché, purtroppo, gli incivili ci sono sempre. Gli operai
sono già al lavoro ed è verosimile che domani (oggi ndr.) vengano
restituiti alla pubblica fruizione».
Terrorismo,
il cardinale Montenegro: "Fermare i barconi non è una
soluzione"
«Non tutti i terroristi verranno con i barconi, ne sono convinto.
Che poi qualcuno abbia potuto fare questo è possibile, ma
non credo che questo ora significhi 'Fermiamo i barconi!'». È
quanto dice alla Radio Vaticana il cardinale Francesco Montenegro,
arcivescovo di Agrigento, eletto ieri dall'assemblea generale della
Cei, presidente di Caritas Italiana. «Tanti terroristi abitano già
in questa Europa e in questa terra, quindi cosa facciamo? Non
facciamo più nascere nessuno? - osserva - E se qualcuno per venire
in questa terra e fare quello che vuol fare prende l'aereo, fermiamo
gli aerei? Credo che non sia soltanto gridando 'Al lupo, al lupo!'
che risolveremo i problemi. Ci vuole una politica che sia capace e
uno Stato che sappia difendersi. Il
problema è che, purtroppo, certe cose si stanno affrontando a pois -
un pò una cosa e un pò l'altra - e non nella loro globalità».
Montenegro dice di ritenere «che gli allarmismi facciano comodo ad
alcuni, però con l'allarmismo tu non affronti il problema. Ecco,
allora, che tutto ciò che si è fatto fino adesso per l'immigrazione
non credo che sia stato fatto affrontando il problema globalmente: un
pò sulle emozioni, quando ci sono i morti, quando muoiono in gran
numero; un pò con delle leggi che cercano di tamponare... Si sta
vedendo l'egoismo dell'Europa, che ha paura di affrontare il
problema. Si parla di 230 milioni di migranti nel mondo e questo
alcuni lo chiamano il »sesto continente«: un mondo senza un
continente non è completo! Non possiamo far finta che non ci siano».
Agrigentonotizie.it
Agrigento:
rubano ferro all'interno dell'Ipia, due uomini arrestati
La Polizia di
Agrigento ha tratto in arresto Filippo La Porta, agrigentino, 57
anni, e Belhaj Mohamed, marocchino di 27 anni, poichè colti in
flagranza di furto aggravato in concorso.
Le "Volanti" della Questura, ieri pomeriggio, sono intervenute in
via dei Giovani, località
"Calcarelle", in
prossimità dell'istituto scolastico "Ipia" e
hanno trovato La Porta all'interno della recinzione dell'istituto
con uno zaino addosso; alla vista dei poliziotti, l'uomo
si è dato alla fuga per le campagne circostanti,
mentre il cittadino marocchino è rimasto chino nelle adiacenze della
stessa area. Entrambi sono stati bloccati dagli agenti i quali hanno
tutta la refurtiva consistente in un
notevole quantitativo di materiale ferroso poco
prima asportato dalla struttura. I due soggetti sono stati quindi
condotti in ufficio e dichiarati in stato di arresto. Dopo le
formalità di rito, su disposizione dell'autorità giudiziaria,
sono stati accompagnati presso le rispettive abitazioni e posti in
regime di arresti domiciliari.
Siciliainformazione.it
Palermo,
protestano dipendenti delle ex Province
Preoccupati
per il proprio futuro occupazionale e per la tenuta dei servizi,
scendono in piazza i dipendenti delle ex Province. Un sit-in del
coordinamento regionale delle Rsu e' stato organizzato davanti alla
sede dell'Assessorato agli Enti locali, in concomitanza con la
convocazione dei commissari straordinari delle 9 ex Province
regionali siciliane da parte del presidente Rosario Crocetta. Successivamente,
le Rsu si sposteranno a Palazzo Comitini, sede dell'ex Provincia
regionale di Palermo, per discutere le azioni da intraprendere
unitariamente con tutte le organizzazioni sindacali. "Denunciamo
il perdurare di una situazione di silenzio e inerzia da parte del
governo regionale che non legiferando continua a mantenere gli ex
Enti in stato di commissariamento - attaccano Saverio Cipriano e
Maurizio Magro Malosso, coordinatori Rsu di Palermo -. La gravissima
situazione finanziaria in cui versano ormai le 9 ex Province, a causa
dei tagli imposti dalla legge Finanziaria nazionale e i mancati
trasferimenti del Governo regionale, hanno avuto ripercussioni
nell'erogazione dei servizi essenziali ai cittadini, come nella
viabilita' provinciale, nell'edilizia scolastica, nell'assistenza
ai portatori di handicap e anche nella stessa salvaguardia dei
lavoratori". Sempre a
Palermo, venerdi' scorso in occasione delle celebrazioni per il
69esimo anniversario dell'Autonomia siciliana, i dipendenti della
ex Provincia del capoluogo si sono riuniti nell'aula convegni di
palazzo Comitini in contemporanea con le assemblee dei lavoratori
delle altre 8 ex province siciliane. I lavoratori hanno indetto lo
stato di agitazione per stabilire forme di lotta da intraprendere,
dopo che il disegno di Legge di riforma degli Enti intermedi di
governo l'8 aprile e' stato bocciato in aula.
Grandangoloagrigento.it
Agrigento,
bagni pubblici chiusi nella Valle dei Templi, furia dei turisti che
protestano
Turisti
infuriati che protestano. E' accaduto ieri ad Agrigento alla Valle
dei Templi, dove un gruppo di visitatori ha manifestato disappunto
per l'impossibilità di fruire dei servizi igienici ubicati nei
pressi della Porta V. Sembra che gli stessi siano chiusi da qualche
giorno e conseguentemente provocano disagi all'utenza.Ed
inevitabili, a questo punto, anche le proteste. «I servizi igienici
della zona di Porta V - ha replicato il direttore del Parco
archeologico Giuseppe Parello - si sono guastati, da quello che mi
risulta, martedì pomeriggio. Gli scarichi si sono, in sostanza,
tappati perché, purtroppo, gli incivili ci sono sempre. Gli operai
sono già al lavoro ed è verosimile che domani (oggi ndr.) vengano
restituiti alla pubblica fruizione».