agrigentonotizie.it
Siculiana, Riserva Torre Salsa:
manutenzione Casello Omo Morto
Sono stati completati i lavori di
manutenzione straordinaria dell'ex casello di contrada
Omo Morto, di proprietà del Libero consorzio (ex
Provincia regionale di Agrigento) e adibito a centro visite
della riserva naturale orientata di Torre Salsa.
I lavori sono stati eseguiti dall'impresa "Grasso Forniture"
di Catania, aggiudicataria dell'appalto di 125mila
euro interamente finanziato dalla Regione siciliana
con fondi comunitari, grazie al progetto redatto dallo staff tecnico
del settore Ambiente e Territorio, diretto da Bernardo Barone.
Il centro visite, concesso già da
diversi anni al Wwf (ente gestore della riserva),
è stato fornito di nuovi arredi ed è stato oggetto di interventi
di rifacimento degli intonaci e del prospetto, degli infissi, degli
accessi per i disabili, nonché del tetto e della sala didattica.
Adesso la struttura, già collaudata, è decisamente più accogliente
e funzionale.
In particolare la sala
didattica è stata arricchita di apparati tecnologici (microscopio
elettronico, sistema di video proiezione, notebook, videocamera,
ecc.) funzionali alla collezione dei campioni di rocce evaporitiche e
sedimentarie esposti nella roccioteca, prevista dal progetto per
valorizzare gli aspetti geologici di Torre Salsa, attualmente tra i
meno conosciuti di una riserva molto ricca di biodiversità.
Proprio per questo motivo la stessa riserva di Torre
Salsa, insieme alla Riserva Grotta di Sant'Angelo
Muxaro, con un decreto dell'assessore regionale al Territorio e
Ambiente, era stata inserita nella "Rete delle aree
protette ricadenti in territori con presenza di rocce evaporitiche",
ovvero in quelle aree che per caratteristiche geologiche e
geomorfologiche sono state riconosciute quali membri di European
Geoparks Network e Global Geoparks, sotto l'egida dell'Unesco. Si
tratta di zone accomunate da analoghe caratteristiche geologiche e
ambientali. A breve, dunque, il nuovo centro visite sarà pienamente
fruibile, in particolare da scolaresche, studenti universitari,
ricercatori e appassionati.
Scuole superiori in provincia di
Agrigento, 76 gli insegnanti che perderanno il posto
Sono in tutto 76 gli
insegnanti delle scuole superiori della provincia di Agrigento che
perderanno il posto. Come si legge sul Giornale di
Sicilia, il maggior numero di perdenti posto lo si registra in classi
di concorso relative all'insegnamento dell'inglese
e della matematica e fisica ed educazione fisica dove sono
complessivamente 18 (sei per ciascuna disciplina) i
docenti che hanno perso la cattedra. A seguire poi, con cinque
cattedre in meno ciascuna i docenti di materie
giuridiche ed economiche, scienze. Un po' tutte le
materie di insegnamento negli istituti di istruzione di secondo grado
stanno subendo una perdita di posti di lavoro. L'insegnamento della
matematica è quello più colpito da queste modifiche. Infatti alle
sei cattedre di matematica e fisica se ne aggiungono altre quattro
per l'insegnamento della sola matematica. Colpito
anche l'insegnamento di italiano e storia nella
cui classe di concorso ben quattro docenti sono
perdenti posto così come nell'insegnamento di materie
letterarie e latino.
Giornale di sicilia
Ex provincia. Sit - in
di protesta dei lavoratori
Scongiurato, almeno per il momento,il
rischio di dissesto economico, per i lavoratori dell'ex provincia
regionale di Agrigento, permane lo stato di agitazione e continuano
le iniziative per sollecitare il
governo regionale ad uscire dall'empasse in cui la legge di riforma
è stata lasciata ormai da quasi due anni.
Ieri mattina, si è svolto il sit-in
unitario di lavoratori a tempo indeterminato e precari che davanti la
sede della Prefettura e del Libero Consorzio mentre analoghe
iniziative si sono tenute negli altri capoluoghi di provincia della
Sicilia. «L' azione sindacale e di protesta -
hanno ribadito i rappresentanti dei
lavoratori - vuole servire a sensibilizzare gli organi periferici del
Governo Nazionale e l'opinione pubblica sull'assurda situazione
finanziaria in cui si trovano le ex province che devono assicurare
per legge i servizi ai cittadini in settori strategici come la
viabilità, l'istruzione secondaria e l'edilizia scolastica, la
tutela dell'ambiente, i servizi ai portatori di handicap e il turismo
senza avere sufficienti risorse di bilancio. Inoltre si profila nei
prossimi mesi anche il mancato pagamento degli stipendi ai
dipendenti». La RSU ha poi deciso di convocare un'assemblea dei
dipendenti con i deputati e i senatori della provincia lunedì 1
giugno alle 10.30 nell'Aula Giglia della sede centrale dell'Ente,
anche se, come accaduto pochi giorni addietro, non si è affatto
certi della partecipazione dei politici. L'incontro servirà per
discutere un intervento legislativo del Parlamento e proporre un
intervento sul Governo nazionale per modificare le norme sul patto di
stabilità ed assegnare sufficienti risorse economiche alle ex
province per garantire i servizi.
I lavoratori dell'ex provincia, sono
in stato di agitazione ormai da oltre un mese, da quando i settori
finanziari dell'ente avevano paventato oltre ad una contrazione
delle spese del personale, anche un rischio concreto per la liquidità
necessaria per pagare gli stipendi. Una delegazione dei lavoratori
aveva anche incontrato il presidente Crocetta in visita ad Agrigento
interrogandolo proprio sul futuro dell'ente. In quella circostanza,
Crocetta aveva affermato che «la
trasformazione delle ex province è stata fatta dal Governo Nazionale
mentre la Regione Siciliana ha voluto portare avanti una riforma
che, grazie alla istituzione dei Liberi
Consorzi Comunali, ridisegna il quadro delle competenze degli enti
territoriali in Sicilia». Per quanto riguarda la situazione
finanziaria
dei Liberi Consorzi, Crocetta aveva
precisato che i tagli dei trasferimenti «sono stati fatti dallo
Stato mentre la Regione ha mantenuto i propri finanziamenti e che
saranno destinate le risorse necessarie
alla
loro sopravvivenza».
Concetta
Rizzo
scrivolibero.it
QUELLE STRANE
VOCI DI GIRGENTI ACQUE...
È ancora una
volta Girgenti Acque l'oggetto di critiche e polemiche da parte dei
cittadini che si ritengono vessati da un comportamento al di là di
ogni limite di sopportazione. Dopo l'inchiesta del quotidiano "La
Repubblica" quello che desta preoccupazioni ai cittadini è una
strana "voce" che risulta dalle bollette inviate dall'ente
gestore. Si tratta dei cosiddetti "Addebiti/Accrediti diversi"
che altro non sarebbero che il più noto "deposito cauzionale"
che molti cittadini, prima del 2008, avevano già versato nelle casse
del Comune di Agrigento. L'anomalia nasce dal fatto che il Comune,
al momento del trasferimento dei fascicoli relativi ai singoli
contratti sottoscritti dagli utenti per il servizio di fornitura
idrica, si sia "dimenticato" di conferire alla Girgenti Acque Spa
le somme percepite a titolo di anticipo sui consumi. Tali somme
infatti, secondo quanto previsto dalle norme regolamentari, sarebbero
dovute tornare nelle tasche dei contribuenti al momento della
risoluzione del contratto. Fatto, quest'ultimo, che con il
passaggio della gestione alla Girgenti Acque Spa non solo non è
accaduto, trattenendo illegittimamente le somme, ma per di più in
modo presumibilmente arbitrario l'attuale ente gestore sembra abbia
deciso di far pagare in rate trimestrali il "deposito cauzionale".
"Si tratta di una pratica fuori legge - dichiara uno dei
cittadini che ha denunciato pubblicamente l'anomalia - in quanto
chi ha pagato come me il Comune non può pagare due volte la stessa
cosa. Se Girgenti Acque vuole il "deposito cauzionale" se lo
faccia dare dal comune... è un'ulteriore vergogna... e a subirne
le conseguenze sono sempre i cittadini
gds.it
Il giorno dopo
gli arresti all'Ars
Parte la caccia
alla commissione Bilancio, a cui aspirano grillini, Forza Italia, Pd
e Udc. Da questa postazione, liberatasi per via dell'arresto di
Nino Dina, scatterà una rivoluzione nella mappa del potere all'Ars.
Tutti i posti di vertice saranno probabilmente riassegnati.
In
più scompariranno quattro gruppi parlamentari e l'Udc potrebbe
tornare a riabbracciare gli esuli di Sicilia democratica dando vita a
una federazione che
ha l'obiettivo di rilanciare i centristi in termini numerici ed
elettorali. L'inchiesta che ha portato agli arresti Nino Dina (Udc)
e Roberto Clemente (Pid) ha fatto esplodere la polveriera Parlamento.
Il presidente dell'Assemblea, Giovanni Ardizzone, riunirà domani i
capigruppo per iniziare a smontare l'attuale puzzle in vista della
successiva ricomposizione.Il
nodo è, ovviamente, la Bilancio: la postazione da cui si governa il
flusso di finanziamenti regionali. Ruolo
chiave soprattutto in vista della Finanziaria bis, che l'Ars dovrà
votare a luglio. L'Udc rischia di perdere questa commissione. E i
primi a rivendicarla sono i grillini: «Si aprirà una sfida -
anticipa Giancarlo Cancelleri - e la nostra richiesta è legittima
visto che siamo stati i primi a contestare Nino Dina e a chiedere il
rinnovo delle commissioni. Inoltre siamo l'unico partito escluso
dal consiglio di presidenza». Supponendo che riescano ad arrivare
alla commissione Bilancio, i grillini dovrebbero però cedere la
Ambiente, oggi guidata da Giampiero Trizzino.
Livesicilia.it
Arresti all'Ars.
Mai così in basso
PALERMO
- A leggere le cronache dell'operazione che ha portato ieri ai
domiciliari due deputati regionali
in
carica e un ex, le polemiche sugli "impresentabili" che agitano
le altre regioni italiane fanno quasi sorridere. L'inchiesta "Agorà"
della procura di Palermo, infatti, scarica sulle istituzioni
regionali siciliane un surplus di "impresentabilità" avvilente.
I fatti sono stati raccontati ieri dal nostro giornale e dipingono un
contesto che, a prescindere dalla portata criminale dei comportamenti
su cui dovranno pronunciarsi giudici terzi, racconta un quadro
socioeconomico disperato, al quale la politica sembra rapportarsi con
disinvolto cinismo. Nelle
vicende giudiziarie incentrate sul voto di scambio non
è così semplice individuare il sottile punto di confine in cui
finisce il clientelismo e inizia l'aspetto penale. E non è mai
superfluo ricordare che l'arresto non equivale a una condanna e che
le responsabilità penali vanno provate in giudizio, presumendo
l'innocenza fino a sentenza definitiva. Tanto più per alcune
fattispecie di reato dai confini a volte evanescenti. Ma con tutta la
prudenza possibile sugli aspetti penali della vicenda, le
intercettazioni degli inquirenti palermitani consegnano un quadro
desolante a prescindere. Quello di un humus di degrado, in cui il
voto ha le sue quotazioni di mercato, in cui tornano a farsi vedere i
pacchi di pasta e i piatti di fagioli, quasi che una macchina del
tempo avesse riportato la Sicilia indietro di più di sessant'anni,
alle miserie del dopoguerra.
Se
le responsabilità penali sono personali, lo "squallore" (è
la parola usata dai magistrati) del contesto che emerge dall'indagine
macchia comunque un sistema politico in cui la formazione del
consenso resta intrappolata in dinamiche aberranti, in quella
perversa sponda col bisogno e l'ignoranza su cui poggiano le
fondamenta di ogni sistema clientelare. È la caduta libera della
qualità politica. Ammesso che di politica ci sia ancora qualche
traccia nelle istituzioni regionali, dopo il tramonto delle
ideologie, delle identità, degli schieramenti. Un
processo di decadenza, quello della politica nelle istituzioni
locali,
che è francamente difficile negare. E che è arrivato ormai a
raschiare il fondo del barile. Perché forse, da un punto di vista
sociale, se non addirittura antropologico, le inchieste che si
concentrano su comportamenti criminali o presunti tali che si muovono
sullo spartito delle centinaia di euro, sono ancora più inquietanti
e desolanti di quelle sulle maxitangenti. Lo spessore del contesto è
talmente assottigliato che in ballo ci sono piccole consulenze o un
posto all'asilo. Con tutte le differenze del caso, l'accostamento
all'indagine sui rimborsi dei gruppi parlamentari che ha coinvolto
decine di deputati, torna subito alla memoria. Condotte e fattispecie
penali del tutto diverse, certo, ma anche lì un malcostume spia
della caduta libera della classe politica. La cui immagine oggi è
sempre più sofferente e screditata.
Accettando
il fio di esser tacciati di populismo,
è inevitabile domandarsi: chi crede ancora in questa Regione e in
questa Assemblea? Chi crede ancora in questa politica? Quale tasso di
assenza di rossore sarebbe necessaria oggi a questa classe dirigente
per affrontare una campagna elettorale?
Resta
un ultimo aspetto degno di riflessione nello spaccato offerto
dall'indagine palermitana. Ed
è forse quello centrale. Ossia il livello di impoverimento non solo
economico, ma valoriale e culturale della società siciliana. Perché
laddove vi è una compravendita, per qualcuno che acquista ci vuole
necessariamente qualcuno che vende. E che smercia diritti e speranza
insieme al proprio voto. "Abbiamo scoperto che in Sicilia c'è il
voto di scambio!", è l'amara battuta più sentita ieri. Sì, forse
è vero che lo sapevamo già. Ma le scene di miseria da film
neorealista che i pm palermitani raccontano con quei cinque euro a
voto, suonano come l'epitaffio di qualsiasi illusione di speranza in
quella chimera che fino a qualche anno fa si soleva chiamare "un
Paese normale".