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rassegna stampa del 29 maggio 2015

agrigentonotizie.it
Siculiana, Riserva Torre Salsa: manutenzione Casello Omo Morto

Sono stati completati i lavori di manutenzione straordinaria dell'ex casello di contrada Omo Morto, di proprietà del Libero consorzio (ex Provincia regionale di Agrigento) e adibito a centro visite della riserva naturale orientata di Torre Salsa. I lavori sono stati eseguiti dall'impresa "Grasso Forniture" di Catania, aggiudicataria dell'appalto di 125mila euro interamente finanziato dalla Regione siciliana con fondi comunitari, grazie al progetto redatto dallo staff tecnico del settore Ambiente e Territorio, diretto da Bernardo Barone. Il centro visite, concesso già da diversi anni al Wwf (ente gestore della riserva), è stato fornito di nuovi arredi ed è stato oggetto di interventi di rifacimento degli intonaci e del prospetto, degli infissi, degli accessi per i disabili, nonché del tetto e della sala didattica. Adesso la struttura, già collaudata, è decisamente più accogliente e funzionale. In particolare la sala didattica è stata arricchita di apparati tecnologici (microscopio elettronico, sistema di video proiezione, notebook, videocamera, ecc.) funzionali alla collezione dei campioni di rocce evaporitiche e sedimentarie esposti nella roccioteca, prevista dal progetto per valorizzare gli aspetti geologici di Torre Salsa, attualmente tra i meno conosciuti di una riserva molto ricca di  biodiversità. Proprio per questo motivo la stessa riserva di Torre Salsa, insieme alla Riserva Grotta di Sant'Angelo Muxaro, con un decreto dell'assessore regionale al Territorio e Ambiente, era stata inserita nella "Rete delle aree protette ricadenti in territori con presenza di rocce evaporitiche", ovvero in quelle aree che per caratteristiche geologiche e geomorfologiche sono state riconosciute quali membri di European Geoparks Network e Global Geoparks, sotto l'egida dell'Unesco. Si tratta di zone accomunate da analoghe caratteristiche geologiche e ambientali. A breve, dunque, il nuovo centro visite sarà pienamente fruibile, in particolare da scolaresche, studenti universitari, ricercatori e appassionati.

Scuole superiori in provincia di Agrigento, 76 gli insegnanti che perderanno il posto

Sono in tutto 76 gli insegnanti delle scuole superiori della provincia di Agrigento che perderanno il posto. Come si legge sul Giornale di Sicilia, il maggior numero di perdenti posto lo si registra in classi di concorso relative all'insegnamento dell'inglese e della matematica e fisica ed educazione fisica dove sono complessivamente 18 (sei per ciascuna disciplina) i docenti che hanno perso la cattedra. A seguire poi, con cinque cattedre in meno ciascuna i docenti di materie giuridiche ed economiche, scienze. Un po' tutte le materie di insegnamento negli istituti di istruzione di secondo grado stanno subendo una perdita di posti di lavoro. L'insegnamento della matematica è quello più colpito da queste modifiche. Infatti alle sei cattedre di matematica e fisica se ne aggiungono altre quattro per l'insegnamento della sola matematica. Colpito anche l'insegnamento di italiano e storia nella cui classe di concorso ben quattro docenti sono perdenti posto così come nell'insegnamento di materie letterarie e latino.
Giornale di sicilia

Ex provincia. Sit - in di protesta dei lavoratori
Scongiurato, almeno per il momento,il rischio di dissesto economico, per i lavoratori dell'ex provincia regionale di Agrigento, permane lo stato di agitazione e continuano
le iniziative per sollecitare il governo regionale ad uscire dall'empasse in cui la legge di riforma è stata lasciata ormai da quasi due anni.
Ieri mattina, si è svolto il sit-in unitario di lavoratori a tempo indeterminato e precari che davanti la sede della Prefettura e del Libero Consorzio mentre analoghe iniziative si sono tenute negli altri capoluoghi di provincia della Sicilia. «L' azione sindacale e di protesta -
hanno ribadito i rappresentanti dei lavoratori - vuole servire a sensibilizzare gli organi periferici del Governo Nazionale e l'opinione pubblica sull'assurda situazione finanziaria in cui si trovano le ex province che devono assicurare per legge i servizi ai cittadini in settori strategici come la viabilità, l'istruzione secondaria e l'edilizia scolastica, la tutela dell'ambiente, i servizi ai portatori di handicap e il turismo senza avere sufficienti risorse di bilancio. Inoltre si profila nei prossimi mesi anche il mancato pagamento degli stipendi ai dipendenti». La RSU ha poi deciso di convocare un'assemblea dei dipendenti con i deputati e i senatori della provincia lunedì 1 giugno alle 10.30 nell'Aula Giglia della sede centrale dell'Ente, anche se, come accaduto pochi giorni addietro, non si è affatto certi della partecipazione dei politici. L'incontro servirà per discutere un intervento legislativo del Parlamento e proporre un intervento sul Governo nazionale per modificare le norme sul patto di stabilità ed assegnare sufficienti risorse economiche alle ex province per garantire i servizi.
I lavoratori dell'ex provincia, sono in stato di agitazione ormai da oltre un mese, da quando i settori finanziari dell'ente avevano paventato oltre ad una contrazione delle spese del personale, anche un rischio concreto per la liquidità necessaria per pagare gli stipendi. Una delegazione dei lavoratori aveva anche incontrato il presidente Crocetta in visita ad Agrigento interrogandolo proprio sul futuro dell'ente. In quella circostanza,
Crocetta aveva affermato che «la trasformazione delle ex province è stata fatta dal Governo Nazionale mentre la Regione Siciliana ha voluto portare avanti una riforma
che, grazie alla istituzione dei Liberi Consorzi Comunali, ridisegna il quadro delle competenze degli enti territoriali in Sicilia». Per quanto riguarda la situazione finanziaria
dei Liberi Consorzi, Crocetta aveva precisato che i tagli dei trasferimenti «sono stati fatti dallo Stato mentre la Regione ha mantenuto i propri finanziamenti e che saranno destinate le risorse necessarie
alla loro sopravvivenza». Concetta Rizzo

scrivolibero.it
QUELLE STRANE VOCI DI GIRGENTI ACQUE...
È ancora una volta Girgenti Acque l'oggetto di critiche e polemiche da parte dei cittadini che si ritengono vessati da un comportamento al di là di ogni limite di sopportazione. Dopo l'inchiesta del quotidiano "La Repubblica" quello che desta preoccupazioni ai cittadini è una strana "voce" che risulta dalle bollette inviate dall'ente gestore. Si tratta dei cosiddetti "Addebiti/Accrediti diversi" che altro non sarebbero che il più noto "deposito cauzionale" che molti cittadini, prima del 2008, avevano già versato nelle casse del Comune di Agrigento. L'anomalia nasce dal fatto che il Comune, al momento del trasferimento dei fascicoli relativi ai singoli contratti sottoscritti dagli utenti per il servizio di fornitura idrica, si sia "dimenticato" di conferire alla Girgenti Acque Spa le somme percepite a titolo di anticipo sui consumi. Tali somme infatti, secondo quanto previsto dalle norme regolamentari, sarebbero dovute tornare nelle tasche dei contribuenti al momento della risoluzione del contratto. Fatto, quest'ultimo, che con il passaggio della gestione alla Girgenti Acque Spa non solo non è accaduto, trattenendo illegittimamente le somme, ma per di più in modo presumibilmente arbitrario l'attuale ente gestore sembra abbia deciso di far pagare in rate trimestrali il "deposito cauzionale". "Si tratta di una pratica fuori legge - dichiara uno dei cittadini che ha denunciato pubblicamente l'anomalia - in quanto chi ha pagato come me il Comune non può pagare due volte la stessa cosa. Se Girgenti Acque vuole il "deposito cauzionale" se lo faccia dare dal comune... è un'ulteriore vergogna... e a subirne le conseguenze sono sempre i cittadini

gds.it
Il giorno dopo gli arresti all'Ars

Parte la caccia alla commissione Bilancio, a cui aspirano grillini, Forza Italia, Pd e Udc. Da questa postazione, liberatasi per via dell'arresto di Nino Dina, scatterà una rivoluzione nella mappa del potere all'Ars. Tutti i posti di vertice saranno probabilmente riassegnati.
In più scompariranno quattro gruppi parlamentari e l'Udc potrebbe tornare a riabbracciare gli esuli di Sicilia democratica dando vita a una federazione che ha l'obiettivo di rilanciare i centristi in termini numerici ed elettorali. L'inchiesta che ha portato agli arresti Nino Dina (Udc) e Roberto Clemente (Pid) ha fatto esplodere la polveriera Parlamento. Il presidente dell'Assemblea, Giovanni Ardizzone, riunirà domani i capigruppo per iniziare a smontare l'attuale puzzle in vista della successiva ricomposizione.Il nodo è, ovviamente, la Bilancio: la postazione da cui si governa il flusso di finanziamenti regionali. Ruolo chiave soprattutto in vista della Finanziaria bis, che l'Ars dovrà votare a luglio. L'Udc rischia di perdere questa commissione. E i primi a rivendicarla sono i grillini: «Si aprirà una sfida - anticipa Giancarlo Cancelleri - e la nostra richiesta è legittima visto che siamo stati i primi a contestare Nino Dina e a chiedere il rinnovo delle commissioni. Inoltre siamo l'unico partito escluso dal consiglio di presidenza». Supponendo che riescano ad arrivare alla commissione Bilancio, i grillini dovrebbero però cedere la Ambiente, oggi guidata da Giampiero Trizzino.
Livesicilia.it
Arresti all'Ars. Mai così in basso

PALERMO - A leggere le cronache dell'operazione che ha portato ieri ai domiciliari due deputati regionali in carica e un ex, le polemiche sugli "impresentabili" che agitano le altre regioni italiane fanno quasi sorridere. L'inchiesta "Agorà" della procura di Palermo, infatti, scarica sulle istituzioni regionali siciliane un surplus di "impresentabilità" avvilente. I fatti sono stati raccontati ieri dal nostro giornale e dipingono un contesto che, a prescindere dalla portata criminale dei comportamenti su cui dovranno pronunciarsi giudici terzi, racconta un quadro socioeconomico disperato, al quale la politica sembra rapportarsi con disinvolto cinismo. Nelle vicende giudiziarie incentrate sul voto di scambio non è così semplice individuare il sottile punto di confine in cui finisce il clientelismo e inizia l'aspetto penale. E non è mai superfluo ricordare che l'arresto non equivale a una condanna e che le responsabilità penali vanno provate in giudizio, presumendo l'innocenza fino a sentenza definitiva. Tanto più per alcune fattispecie di reato dai confini a volte evanescenti. Ma con tutta la prudenza possibile sugli aspetti penali della vicenda, le intercettazioni degli inquirenti palermitani consegnano un quadro desolante a prescindere. Quello di un humus di degrado, in cui il voto ha le sue quotazioni di mercato, in cui tornano a farsi vedere i pacchi di pasta e i piatti di fagioli, quasi che una macchina del tempo avesse riportato la Sicilia indietro di più di sessant'anni, alle miserie del dopoguerra.
Se le responsabilità penali sono personali, lo "squallore" (è la parola usata dai magistrati) del contesto che emerge dall'indagine macchia comunque un sistema politico in cui la formazione del consenso resta intrappolata in dinamiche aberranti, in quella perversa sponda col bisogno e l'ignoranza su cui poggiano le fondamenta di ogni sistema clientelare. È la caduta libera della qualità politica. Ammesso che di politica ci sia ancora qualche traccia nelle istituzioni regionali, dopo il tramonto delle ideologie, delle identità, degli schieramenti. Un processo di decadenza, quello della politica nelle istituzioni locali, che è francamente difficile negare. E che è arrivato ormai a raschiare il fondo del barile. Perché forse, da un punto di vista sociale, se non addirittura antropologico, le inchieste che si concentrano su comportamenti criminali o presunti tali che si muovono sullo spartito delle centinaia di euro, sono ancora più inquietanti e desolanti di quelle sulle maxitangenti. Lo spessore del contesto è talmente assottigliato che in ballo ci sono piccole consulenze o un posto all'asilo. Con tutte le differenze del caso, l'accostamento all'indagine sui rimborsi dei gruppi parlamentari che ha coinvolto decine di deputati, torna subito alla memoria. Condotte e fattispecie penali del tutto diverse, certo, ma anche lì un malcostume spia della caduta libera della classe politica. La cui immagine oggi è sempre più sofferente e screditata.
Accettando il fio di esser tacciati di populismo, è inevitabile domandarsi: chi crede ancora in questa Regione e in questa Assemblea? Chi crede ancora in questa politica? Quale tasso di assenza di rossore sarebbe necessaria oggi a questa classe dirigente per affrontare una campagna elettorale?
Resta un ultimo aspetto degno di riflessione nello spaccato offerto dall'indagine palermitana. Ed è forse quello centrale. Ossia il livello di impoverimento non solo economico, ma valoriale e culturale della società siciliana. Perché laddove vi è una compravendita, per qualcuno che acquista ci vuole necessariamente qualcuno che vende. E che smercia diritti e speranza insieme al proprio voto. "Abbiamo scoperto che in Sicilia c'è il voto di scambio!", è l'amara battuta più sentita ieri. Sì, forse è vero che lo sapevamo già. Ma le scene di miseria da film neorealista che i pm palermitani raccontano con quei cinque euro a voto, suonano come l'epitaffio di qualsiasi illusione di speranza in quella chimera che fino a qualche anno fa si soleva chiamare "un Paese normale".

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