LA SICILIA
«SE NON SI FARÀ LA LEGGE SARÀ
INDISPENSABILE ANDARE AL VOTO».
Riforma Province, Ardizzone: entro
luglio il sì.
di GIOVANNI CIANCIMINO
PALERMO. A fine giugno il ddl sulla
riforma delle Province andrà in Aula per essere approvato entro
luglio. Lo ha sostenuto il presidente dell'Ars Giovanni Ardizzone
nel corso del previsto incontro con una delegazione dei dipendenti
delle ex Province e dei rispettivi dirigenti sindacali. All'incontro
hanno partecipato i rappresentanti dei gruppi parlamentari e il
presidente della commissione affari Istituzionali Antonello
Cracolici. Ardizzone ha avvertito, parlando a nuora perché suocera
intenda: "Se non si fa la legge di riforma degli enti di area
vasta, si va al dissesto delle Province, se si va àl dis sesto delle
Province è chiaro che a cascata c'è il disse sto della Regione.
Mi sembra chiaro allora, che sarà in dispensabile Io sciogliete le
righe e andare al voto». A proposito del recepimento della
normativa nazionale il presidente dell'Ars ha precisato: «La
filosofia della legge Delrio è la soppressione totale degli organi
di secondo grado e qui in Sicilia non può essere lo stesso. Lo Stato
deve concorrere alla soluzione del problema finanziario; ma se noi
non risolviamo prima quello normativo, non abbiamo alcuna carta da
giocare». Ed allora, «non possiamo creare città metropolita ne a
due velocità, con quelle siciliane rallentate rispetto al resto
d'Italia. E' importante che la riforma degli en tisi coniughi con
il problema finanziario. C'è una legge di stabilità nazionale che
chiede il concorso delle province e delle città metropolitane per
100 m di eu ro il carico delle province è di 65 m di euro e prevede
anche un prelievo forzoso da parte dello Stato, che trattiene i fondi
delle Rc auto. Il governo regionale ha correttamente fatto ricorso
alla Consulta. Ma dobbiamo avere le carte in regola con lo Stato
gabelliere ed esattore». In sintesi è emerso che entro il 31
luglio in ogni caso si dovrà approvare il bilancio dei vecchi enti,
come se fossero ancora invita, per evitarne il default. Il governo ha
presentato un emendamento al ddl con il quale si propone di stornare
dieci milioni dei trenta stanziati per la manutenzione stradale, per
il pagamento degli stipendi dei dipendenti.
Si apre uno spiraglio.
Ex Provincia. I 400 dipendenti
dell'ente tornano da Palermo con qualche speranza.
Termina con un successo la protesta dei
dipendenti dell'ex Provincia di Agrigento, recatisi in massa a
Palermo per partecipare al corteo organizzato dai sindacati Fp Cgil,
Cisl Fp, Uil Fpl e dall'autonomo Csa, affiancando i pari ruolo
provenienti da tutta la Sicilia. Più di 400 persone da Agrigento si
sono spostate in direzione del capo luogo siciliano per il corteo e
per un incontro con il presidente dell'Ars Giovanni Ardizzone, al
fine di sblocca re la situazione di stallo in cui si trova no i
dipendenti dell'ex Provincia di Agrigento. «Abbiamo ottenuto due grandi risultati
dichiara soddisfatto il segretario generale provinciale Cgil
Alfonso Buscemi siamo riusciti infatti a fissare i lavori d'aula
per la prossima settimana per la posizione dei dipendenti Il secondo
tavolo con il vicepresidente dell'Ars Mariella Lo Bello ha portato
alla promessa di due emenda menti: uno riguardante lo stanzia mento
di dieci milioni di euro per le Province, mentre il secondo inerente
una modifica del bilancio economico che non sarà più pluriennale ma
annuale, puntando così a chiudere il bi lancio delle Province, che
ricevono anche una deroga rispetto al patto di stabilità. Infine
conclude Buscemi un'altra buona notizia è che gli avanzi
dell'amministrazione, che secondo la legge Del Rio devono rientrare
nel le casse dello stato, potranno essere riutilizzati invece
all'interno della stessa amministrazione». Il corteo, partito da piazza Verdi, ha
attraversato le vie della città fino a terminare in piazza
Parlamento, sede dell'assemblea regionale, dove è avvenuto
l'incontro con i vertici dell'Ars. ALAN DAVID SCIFO
RIFORMA DELLE PROVINCE.
IL SÌ FINALE.
Stretta pure sui
numeri, ma le norme varranno per i prossimi consigli Approvata
all'Ars la legge sui tagli a indennità di sindaci e consiglieri.
Una seduta singolare, ondeggiante tra
tensioni, sceneggiate, volgarità, populismo con la parola democrazia
inflazionata a sproposito. Alla fine; alme no si è rivelata
produttiva. Con 48 voti favorevoli e 18 contrari, finalmente ha
approvato il ddl relativo alle disposizioni in materia di
composizione dei consigli e delle giunte comunali. Fine di una
telenovela, per quanto raffazzonata, comunque è arrivata in porto
grazie agli artigli del presidente dell'Ars Ardizzone che ha dovuto
fronteggiare momenti decisamente difficili. Lo scontro più duro è stato su un
emendamento dell'opposizione che prevedeva la possibilità
dell'istituzione dei consigli circoscrizionali in tutti i comuni.
L'emendamento è stato respinto con 24 si e 24 no. Disputa sulla
interpretazione del voto. E non solo. La norma sembrava poco chiara,
'forse scritta in un italiano maccheronico, tanto che il presidente
Ardizzone ha ritenuto opportuno che venisse riscritta. L'assessore
alla Funzione Pubblica Ettore Laotta aveva espresso parere
favorevole del governo solo nel caso in cui i consiglieri
circoscrizionali fossero stati assolutamente non remunerati, nè con
permessi, né con premi. I comuni non avranno dunque la possibilità
di avere i consigli circoscrizionali, ad eccezione di Palermo,
Catania e Messina. Ritirato un emendamento di Giovanni
Greco (Mpa) che riduceva nelle tre città metropolitane i consigli
circoscrizionali del 50% dei componenti. Un emendamento che può definirsi di
civiltà e che è stato al centro di acceso di battito riguarda la
riduzione ad un giorno delle operazioni elettorali. Cosa che già
avviene nel resto d'Italia. Assieme ad altra proposta di abolire i
ballottaggi per le amministrative. Su entrambi non si trovata
l'intesa. Una bagarre che ha vi sto protagonisti anche il governo e
la maggioranza. Sull'emendamento presentato da Di Mauro e Greco
(Mpa Pds) e appoggiato dal governo si è schierato contro Valeria
Sudano (Pd) che ha conte stato in particolare la possibilità di
inserire nella legge sui comuni una norma a carattere elettorale,
cosa che in com missione affari istituzionali era stata preclusa.
L'assessore alla funzione pubblica Ettore Leotta in contrasto con
la deputata della maggioranza Sudano ha parlato di "vergogna del
parlamento regionale" ed è stato richiamato dal presidente del
l'Ars. Alla fine si è trovata la solita soluzione di compromesso.
i. due emendamenti non si considerano morti, passano all'esame
della commissione Affari Istituzionali, che inserirà. nel ddl
relativo alla modifica della finanziaria per la parte riguardante il
pensionamento dei dipendenti regionali. Il ddl prevede la riduzione,
dei consiglieri e delle giunte di tutti i comuni in proporzione agli
abitanti. Si prevedono anche tagli del 20 per cento circa delle
indennità per i consiglieri comunali dei comuni maggiori ai 10 mila
abitanti. Queste,norme si applicheranno però per le prossime
consiliature. Sui risparmi i calcoli non sono univoci: chi ritiene
che non superano i 18 milioni e chi parla di oltre 50 milioni. Chi
addirittura sostiene che questa riforma non porta alcun risparmio.
definendola un papocchio. Oggi a Sala dErcole la seduta sarà
dedicata al ricordo di Lino Lenza recentemente scomparso. La
commemorazione ufficiale sarà affidata a Nello Musumeci.
Agrigentoweb
Dipendenti ex province manifestano a
Palermo.
Sarebbero almeno 4mila i dipendenti
delle nove ex provincie regionali della Sicilia, che si sono
ritrovati questa mattina a Palermo per contestare il pericoloso
stallo in cui e' finita la riforma, emblema delle incompiute
istituzionali dell'Isola. Di fatto, i liberi consorzi dei Comuni e
le citta' metropolitane restano nelle sabbie mobili delle divisioni
e delle lungaggini. I sindacati confederali e autonomi che hanno
organizzato lo sciopero regionale, chiedono che il testo sia varato
entro luglio. E' l'istanza rivolta al presidente
dell'Ars Giovanni Ardizzone che ha accettato di incontrare oggi i
sindacati e che ieri ha lanciato il suo aut-aut: "Subito la riforma
o e' meglio sciogliere l'Ars per tornare alle urne". Da
Agrigento sono partiti oltre 400 dipendenti, che mentre allo sciopero
hanno aderito 95% del personale.
Gds online
LA VERTENZA
Ex Provincia di
Agrigento, dipendenti in corteo a Palermo
di Concetta Rizzo
È stata del 95 per cento, la
percentuale di adesione allo sciopero dei dipendenti dell'ex
provincia regionale di Agrigento. Circa 400 lavoratori del Libero
Consorzio, hanno partecipato, a Palermo, alla grande manifestazione
indetta a livello regionale, da Cgil, Cisl e Uil della Funzione
pubblica, e dell'autonomo Csa. All'origine della protesta, la prima
così partecipata che si ricordi nella storia dell'Ente, ha come
leit motiv, il mancato completamento della legge di riforma dei
Liberi Consorzi, che sta creando non poche preoccupazioni ai
dipendenti. Il lungo corteo, oltre 4000 persone in
tutto, hanno attraversato le vie di Palermo fino all'Assemblea
regionale, proprio per contestare il pericoloso stallo in cui è
finita la riforma, emblema delle incompiute istituzionali dell'Isola.
Di fatto, i liberi consorzi dei Comuni e le città metropolitane
restano nelle sabbie mobili delle divisioni e delle lungaggini. I
sindacati confederali e autonomi che hanno organizzato lo sciopero
regionale, chiedono che il testo sia varato entro luglio.
Agrigentopress
Dipendenti ex Provincia protestano a
Palermo
Sono stati più di 400 i dipendenti
dell'ex Provincia agrigentina recatisi a Palermo per unirsi al
corteo organizzato Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl e dall'autonomo Csa
comprendente i pari ruolo di tutta la Sicilia, uniti in protesta al
fine di sbloccare la situazione di stallo in cui versano le ex
Province dell'isola. L'incontro successivo il corteo, ha portato
buone notizie per i dipendenti: il presidente dell'Ars Ardizzione
ha stabilito infatti per la prossima settimana i lavori d'aula per
discutere la posizione dei dipendenti, mentre il vice presidente
Mariella Lo Bello ha promesso un emendamento per stanziare 10 milioni
di euro destinati alle Province e una deroga al patto di stabilità.
Oltre ai dipendenti agrigentini, hanno preso parte al corteo partito
da piazza Verdi, oltre 4000 persone provenienti da tutte le
amministrazioni provinciali siciliane.
Grandangolo.
Crisi delle ex Province:
"Soluzione
entro luglio o sarà catastrofe sociale"
"Sulle ex Province la mobilitazione
dei lavoratori va avanti". Così le segreterie regionali di Cgil,
Cisl e Uil, Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl, Csa e il coordinamento delle
Rsu delle Province, dopo gli incontri avuti questo pomeriggio con i
vertici dell'Ars e del governo regionale, e lo sciopero che oggi ha
portato in piazza quattro mila lavoratori con un'adesione di circa
l'80 per cento. Nel mirino i tagli attuati in
finanziaria nazionale e la mancata riforma regionale degli enti. "Il
governo ha accettato di aprire un tavolo di crisi sulle Province che
partirà martedì prossimo - dicono i sindacati - Registriamo
l'attenzione verso i lavoratori ma le risposte arrivate finora sia
dall'Assemblea regionale che dall'Esecutivo non bastano a
risolvere le tante questioni aperte". Dunque la mobilitazione
continua con nuove iniziative di protesta "per fare pressione sul
governo nazionale e regionale e salvaguardare il personale e le
risorse destinate alle ex Province, indispensabili per garantire i
servizi ai cittadini", sottolineano i dirigenti sindacali. Una posizione annunciata sia al
presidente dell'Ars, Giovanni Ardizzone - che ha ricevuto i
rappresentanti delle organizzazioni sindacali in Sala Rossa insieme
ai capigruppo di Palazzo dei Normanni e al presidente della
Commissione Affari Istituzionali Antonello Cracolici - sia al vice
presidente della Regione Mariella Lo Bello che ha aperto il confronto
con i segretari generali e consegnato loro la bozza di un ddl che
consente, tra l'altro, l'utilizzo di 10 dei 30 milioni destinati
alla manutenzione delle strade per chiudere i bilanci delle Province
ed evitare il default. L'altra "apertura" è arrivata dall'Ars
che domani deciderà il calendario dei lavori d'aula dando priorità
proprio alla riforma delle Province. Con una promessa: "Chiudere
tutto entro il 31 luglio".