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Rassegna stampa del 23 giugno 2015

LA SICILIA

«SE NON SI FARÀ LA LEGGE SARÀ INDISPENSABILE ANDARE AL VOTO». 
Riforma Province, Ardizzone: entro luglio il sì.
 di GIOVANNI CIANCIMINO

 PALERMO. A fine giugno il ddl sulla riforma delle Province andrà in Aula per essere approvato entro luglio. Lo ha sostenuto il presidente dell'Ars Giovanni Ardizzone nel corso del previsto incontro con una delegazione dei dipendenti delle ex Province e dei rispettivi dirigenti sindacali. All'incontro hanno partecipato i rappresentanti dei gruppi parlamentari e il presidente della commissione affari Istituzionali Antonello Cracolici. Ardizzone ha avvertito, parlando a nuora perché suocera intenda: "Se non si fa la legge di riforma degli enti di area vasta, si va al dissesto delle Province, se si va àl dis sesto delle Province è chiaro che a cascata c'è il disse sto della Regione. Mi sembra chiaro allora, che sarà in dispensabile Io sciogliete le righe e andare al voto». A proposito del recepimento della normativa nazionale il presidente dell'Ars ha precisato: «La filosofia della legge Delrio è la soppressione totale degli organi di secondo grado e qui in Sicilia non può essere lo stesso. Lo Stato deve concorrere alla soluzione del problema finanziario; ma se noi non risolviamo prima quello normativo, non abbiamo alcuna carta da giocare». Ed allora, «non possiamo creare città metropolita ne a due velocità, con quelle siciliane rallentate rispetto al resto d'Italia. E' importante che la riforma degli en tisi coniughi con il problema finanziario. C'è una legge di stabilità nazionale che chiede il concorso delle province e delle città metropolitane per 100 m di eu ro il carico delle province è di 65 m di euro e prevede anche un prelievo forzoso da parte dello Stato, che trattiene i fondi delle Rc auto. Il governo regionale ha correttamente fatto ricorso alla Consulta. Ma dobbiamo avere le carte in regola con lo Stato gabelliere ed esattore». In sintesi è emerso che entro il 31 luglio in ogni caso si dovrà approvare il bilancio dei vecchi enti, come se fossero ancora invita, per evitarne il default. Il governo ha presentato un emendamento al ddl con il quale si propone di stornare dieci milioni dei trenta stanziati per la manutenzione stradale, per il pagamento degli stipendi dei dipendenti.

Si apre uno spiraglio.
Ex Provincia. I 400 dipendenti dell'ente tornano da Palermo con qualche speranza.

Termina con un successo la protesta dei dipendenti dell'ex Provincia di Agrigento, recatisi in massa a Palermo per partecipare al corteo organizzato dai sindacati Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl e dall'autonomo Csa, affiancando i pari ruolo provenienti da tutta la Sicilia. Più di 400 persone da Agrigento si sono spostate in direzione del capo luogo siciliano per il corteo e per un incontro con il presidente dell'Ars Giovanni Ardizzone, al fine di sblocca re la situazione di stallo in cui si trova no i dipendenti dell'ex Provincia di Agrigento. «Abbiamo ottenuto due grandi risultati — dichiara soddisfatto il segretario generale provinciale Cgil Alfonso Buscemi — siamo riusciti infatti a fissare i lavori d'aula per la prossima settimana per la posizione dei dipendenti Il secondo tavolo con il vicepresidente dell'Ars Mariella Lo Bello ha portato alla promessa di due emenda menti: uno riguardante lo stanzia mento di dieci milioni di euro per le Province, mentre il secondo inerente una modifica del bilancio economico che non sarà più pluriennale ma annuale, puntando così a chiudere il bi lancio delle Province, che ricevono anche una deroga rispetto al patto di stabilità. Infine — conclude Buscemi — un'altra buona notizia è che gli avanzi dell'amministrazione, che secondo la legge Del Rio devono rientrare nel le casse dello stato, potranno essere riutilizzati invece all'interno della stessa amministrazione». Il corteo, partito da piazza Verdi, ha attraversato le vie della città fino a terminare in piazza Parlamento, sede dell'assemblea regionale, dove è avvenuto l'incontro con i vertici dell'Ars. ALAN DAVID SCIFO


RIFORMA DELLE PROVINCE.
IL SÌ FINALE.

Stretta pure sui numeri, ma le norme varranno per i prossimi consigli Approvata all'Ars la legge sui tagli a indennità di sindaci e consiglieri.



Una seduta singolare, ondeggiante tra tensioni, sceneggiate, volgarità, populismo con la parola democrazia inflazionata a sproposito. Alla fine; alme no si è rivelata produttiva. Con 48 voti favorevoli e 18 contrari, finalmente ha approvato il ddl relativo alle disposizioni in materia di composizione dei consigli e delle giunte comunali. Fine di una telenovela, per quanto raffazzonata, comunque è arrivata in porto grazie agli artigli del presidente dell'Ars Ardizzone che ha dovuto fronteggiare momenti decisamente difficili. Lo scontro più duro è stato su un emendamento dell'opposizione che prevedeva la possibilità dell'istituzione dei consigli circoscrizionali in tutti i comuni. L'emendamento è stato respinto con 24 si e 24 no. Disputa sulla interpretazione del voto. E non solo. La norma sembrava poco chiara, 'forse scritta in un italiano maccheronico, tanto che il presidente Ardizzone ha ritenuto opportuno che venisse riscritta. L'assessore alla Funzione Pubblica Ettore Laotta aveva espresso parere favorevole del governo solo nel caso in cui i consiglieri circoscrizionali fossero stati assolutamente non remunerati, nè con permessi, né con premi. I comuni non avranno dunque la possibilità di avere i consigli circoscrizionali, ad eccezione di Palermo, Catania e Messina. Ritirato un emendamento di Giovanni Greco (Mpa) che riduceva nelle tre città metropolitane i consigli circoscrizionali del 50% dei componenti. Un emendamento che può definirsi di civiltà e che è stato al centro di acceso di battito riguarda la riduzione ad un giorno delle operazioni elettorali. Cosa che già avviene nel resto d'Italia. Assieme ad altra proposta di abolire i ballottaggi per le amministrative. Su entrambi non si trovata l'intesa. Una bagarre che ha vi sto protagonisti anche il governo e la maggioranza. Sull'emendamento presentato da Di Mauro e Greco (Mpa Pds) e appoggiato dal governo si è schierato contro Valeria Sudano (Pd) che ha conte stato in particolare la possibilità di inserire nella legge sui comuni una norma a carattere elettorale, cosa che in com missione affari istituzionali era stata preclusa. L'assessore alla funzione pubblica Ettore Leotta in contrasto con la deputata della maggioranza Sudano ha parlato di "vergogna del parlamento regionale" ed è stato richiamato dal presidente del l'Ars. Alla fine si è trovata la solita soluzione di compromesso. i. due emendamenti non si considerano morti, passano all'esame della commissione Affari Istituzionali, che inserirà. nel ddl relativo alla modifica della finanziaria per la parte riguardante il pensionamento dei dipendenti regionali. Il ddl prevede la riduzione, dei consiglieri e delle giunte di tutti i comuni in proporzione agli abitanti. Si prevedono anche tagli del 20 per cento circa delle indennità per i consiglieri comunali dei comuni maggiori ai 10 mila abitanti. Queste,norme si applicheranno però per le prossime consiliature. Sui risparmi i calcoli non sono univoci: chi ritiene che non superano i 18 milioni e chi parla di oltre 50 milioni. Chi addirittura sostiene che questa riforma non porta alcun risparmio. definendola un papocchio. Oggi a Sala dErcole la seduta sarà dedicata al ricordo di Lino Lenza recentemente scomparso. La commemorazione ufficiale sarà affidata a Nello Musumeci.

Agrigentoweb

Dipendenti ex province manifestano a Palermo.


Sarebbero almeno 4mila i dipendenti delle nove ex provincie regionali della Sicilia, che si sono ritrovati questa mattina a Palermo per contestare il pericoloso stallo in cui e' finita la riforma, emblema delle incompiute istituzionali dell'Isola. Di fatto, i liberi consorzi dei Comuni e le citta' metropolitane restano nelle sabbie mobili delle divisioni e delle lungaggini. I sindacati confederali e autonomi che hanno organizzato lo sciopero regionale, chiedono che il testo sia varato entro luglio. E' l'istanza rivolta al presidente dell'Ars Giovanni Ardizzone che ha accettato di incontrare oggi i sindacati e che ieri ha lanciato il suo aut-aut: "Subito la riforma o e' meglio sciogliere l'Ars per tornare alle urne". Da Agrigento sono partiti oltre 400 dipendenti, che mentre allo sciopero hanno aderito 95% del personale.

Gds online

LA VERTENZA
Ex Provincia di Agrigento, dipendenti in corteo a Palermo

di Concetta Rizzo È stata del 95 per cento, la percentuale di adesione allo sciopero dei dipendenti dell'ex provincia regionale di Agrigento. Circa 400 lavoratori del Libero Consorzio, hanno partecipato, a Palermo, alla grande manifestazione indetta a livello regionale, da Cgil, Cisl e Uil della Funzione pubblica, e dell'autonomo Csa. All'origine della protesta, la prima così partecipata che si ricordi nella storia dell'Ente, ha come leit motiv, il mancato completamento della legge di riforma dei Liberi Consorzi, che sta creando non poche preoccupazioni ai dipendenti. Il lungo corteo, oltre 4000 persone in tutto, hanno attraversato le vie di Palermo fino all'Assemblea regionale, proprio per contestare il pericoloso stallo in cui è finita la riforma, emblema delle incompiute istituzionali dell'Isola. Di fatto, i liberi consorzi dei Comuni e le città metropolitane restano nelle sabbie mobili delle divisioni e delle lungaggini. I sindacati confederali e autonomi che hanno organizzato lo sciopero regionale, chiedono che il testo sia varato entro luglio.

Agrigentopress

Dipendenti ex Provincia protestano a Palermo


 Sono stati più di 400 i dipendenti dell'ex Provincia agrigentina recatisi a Palermo per unirsi al corteo organizzato Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl e dall'autonomo Csa comprendente i pari ruolo di tutta la Sicilia, uniti in protesta al fine di sbloccare la situazione di stallo in cui versano le ex Province dell'isola. L'incontro successivo il corteo, ha portato buone notizie per i dipendenti: il presidente dell'Ars Ardizzione ha stabilito infatti per la prossima settimana i lavori d'aula per discutere la posizione dei dipendenti, mentre il vice presidente Mariella Lo Bello ha promesso un emendamento per stanziare 10 milioni di euro destinati alle Province e una deroga al patto di stabilità. Oltre ai dipendenti agrigentini, hanno preso parte al corteo partito da piazza Verdi, oltre 4000 persone provenienti da tutte le amministrazioni provinciali siciliane.

Grandangolo.

Crisi delle ex Province:
 "Soluzione entro luglio o sarà catastrofe sociale"

"Sulle ex Province la mobilitazione dei lavoratori va avanti". Così le segreterie regionali di Cgil, Cisl e Uil, Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl, Csa e il coordinamento delle Rsu delle Province, dopo gli incontri avuti questo pomeriggio con i vertici dell'Ars e del governo regionale, e lo sciopero che oggi ha portato in piazza quattro mila lavoratori con un'adesione di circa l'80 per cento. Nel mirino i tagli attuati in finanziaria nazionale e la mancata riforma regionale degli enti. "Il governo ha accettato di aprire un tavolo di crisi sulle Province che partirà martedì prossimo - dicono i sindacati - Registriamo l'attenzione verso i lavoratori ma le risposte arrivate finora sia dall'Assemblea regionale che dall'Esecutivo non bastano a risolvere le tante questioni aperte". Dunque la mobilitazione continua con nuove iniziative di protesta "per fare pressione sul governo nazionale e regionale e salvaguardare il personale e le risorse destinate alle ex Province, indispensabili per garantire i servizi ai cittadini", sottolineano i dirigenti sindacali. Una posizione annunciata sia al presidente dell'Ars, Giovanni Ardizzone - che ha ricevuto i rappresentanti delle organizzazioni sindacali in Sala Rossa insieme ai capigruppo di Palazzo dei Normanni e al presidente della Commissione Affari Istituzionali Antonello Cracolici - sia al vice presidente della Regione Mariella Lo Bello che ha aperto il confronto con i segretari generali e consegnato loro la bozza di un ddl che consente, tra l'altro, l'utilizzo di 10 dei 30 milioni destinati alla manutenzione delle strade per chiudere i bilanci delle Province ed evitare il default. L'altra "apertura" è arrivata dall'Ars che domani deciderà il calendario dei lavori d'aula dando priorità proprio alla riforma delle Province. Con una promessa: "Chiudere tutto entro il 31 luglio".


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