La Sicilia
DUE MASTER POST LAUREA A TRE CORSI A OTTOBRE PARTIRA IL RINNOVATO CUPA Due master post laurea, tre corsi di alta formazione in tematiche connesse ai cosiddetto «global management» e la speranza di un nuovo futuro «aggiuntivo» per il Consorzio universitario di Agri gento. Ad annunciare alla stampa (più volte «rimproverata» di diffondere notizie negative che non fanno bene al marketing e alle iscrizioni) i prossimi passi da compiere è stato il presidente Maria Immordino, che nei giorni scorsi è stata al Viminale per confrontarsi con il Ministero dell'Interno parte attiva in questo processo di trasformazione.La Presidente tornerà a Roma nei prossimi giorni per la stipula della prima delle convenzioni che consentiranno di tradurre in atti concreti i progetti fin qui portati avanti. «Entro ottobre ha annunciato - terremo una inaugurazione con i Ministri Alfano e Giannini e, verosimilmente entro il 2015partiranno i due master già approvati, ovvero quello in Architettura islamica e dei paesi del mediterraneo e in Trasformazioni sociali, mobilità umana e diritto delle migrazioni». Complessivamente una settantina di posti, aperti a tutti i laureati in numerose discipline (data la trasversalità degli argomenti trattati) e, ovviamente, a pagamento. A questi si aggiungeranno tre corsi in «Global management» che potranno essere finanziati dal Ministero per il commercio con l'Estero.«Il tutto ha precisato più volte Immordino senza andare ad alterare in alcun modo l'offerta formativa del Consorzio universitario che resterà immutata. Questa apertura verso tematiche internazionali, tuttavia, ci consentirà di aumentare gli studenti, aprirci a nuovi studiosi, essere un polo di attrazione su questi temi».E sulla situazione economica del Consorzio?«Attualmente non esiste un rischio chiusura - ha detto Immordino - Il problema principale è la possibilità di recuperare le somme che il Cupa vanta verso soci moro- si, che ammontano complessiva mente a circa 5 milioni di euro». Di queste 4 milioni sono della Regio ne (ha fermato i propri contributi annuali dal 2013), cui si aggiungono 100 mila euro circa dai soci più piccoli, l50mila euro dalla Camera di Commercio, alcune centinaia di migliaia di euro dal Comune - quota ordinaria più piano di rientro - e 700mila euro dal Libero Consorzio. Ente, quest'ultimo, che come è noto non è ancora rientrato tra i soci. Una situazione momentanea, a quanto pare perché, «attraverso una soluzione tecnica», citando Immordino, già il 31 luglio prossimo dovrebbe essere formalizzato il ritiro del recesso. A mettere i fondi sul tavolo, come è noto, sarà la Regione, sebbene . i Liberi consorzi, stando alla nuova legge istitutiva ancora da discutere all'Ars potrebbero trovarsi vincolati alla copertura économica dei Poli universitari.Il rientro tra i soci fon datori dell'ex Provincia adesso dovrebbe scongiurare definitivamente il rischio liquidazione, con tanto di sfogo personale del presidente. «Sapevamo perfettamente quale era il quadro legislativo e che la liquidazione era un atto formale da compiere ha detto ma avrebbe significato, la morte dei Cupa».Gioacchino Schicchi
EX PROVINCIA STATO DI AGITAZIONE DEL PERSONALE Liberi consorzi, tutto resta nel "limbo" e i lavoratori tornano a chiedere certezze. Continua infatti lo stato di agitazione dei dipendenti delle ex Province siciliane in attesa della discussione della riforma delle ex province in programma in questi giorni all'Assemblea Regionale Siciliana. Oggi è stata convocata ad Agrigento un'assemblea di tutti i dipendenti, dalle ore 12 alle 14, nell'aula Giglia della sede centrale dell'Ente. L'assemblea discuterà della situazione dell'ex provincia e del disegno di legge sulla "Istituzione dei Liberi Consorzi" già inserito nei lavori d'aula dell'Assemblea Regionale; un iter che dovrebbe concludersi entra il 31 luglio.Tutto questo mentre continua a pendere sul capo di Enti e lavoratori la "spada di Damocle anzi, sarebbe più corretto usare il plurale, costituita da diverse norme nazionali. Se da un lato, infatti, a breve bisognerà procedere con la mobilità tra enti (al momento non ancora normata a livello siciliano da una legge-ponte), si attende ancora, senza particolare speranza, che il Governo decida sui vincoli imposti dalla legge di stabilità, che per la sala Agrigento imporrà trasferimenti Provincia-Stato per 7 milioni di euro anno incorso creando un concreto rischio dissesto.R.A.
Italia Oggi
PROVNCIE TRADITE DALLA DELRIOFalcidiate dai tagli e con le stesse funzioni del passato, le province vivono alla giornata. Etra mille difficoltà provano a chiudere i bilanci 2015 confi dando di avere più tempo per farlo (la proroga ai 30 settembre è ormai certa e sarà formalizzata oggi in Conferenza stato-città) e soprattutto di poter approvare un preventivo limitato a un orizzonte temporale annuale. Perché con 2 miliardi e 145 milioni di risorse disponibili per il 2015 a fronte di uscite per 2 miliardi e 360 milioni (solo per garantire la spesa corrente) sarà già un miracolo far quadrare i conti per quest'anno. Mentre il futuro, a meno di un deciso cambio di rotta da parte del governo con la prossima legge di stabilità, appare decisamente fosco con una prospettiva di tagli pari a 2 miliardi nel 2016 e 3 miliardi nel 2017. L'Upi lo ripete da mesi e l'ha ribadito ieri presentando un dossier che fa il punto sullo stato di dissesto in cui versa no gli enti e sull'impatto che la crisi delle province rischia di avere sui servizi ai cittadini: se le cose non cambieranno, in autunno non ci saranno più i soldi per il riscaldamento e la manutenzione di 5.127 scuole superiori, per mettere in sicurezza 130 mila km di strade provinciali e sgomberarli dalla neve, per svolgere i servizi di tutela ambientale e cura dei disabili che ancora spettano alle province, per pagare gli stipendi ai dipendenti e le fatture ai fornitori. Eppure le soluzioni per dare un po' di ossigeno alle casse provinciali ci sarebbero e passano dal decreto enti locali (dl 78/2015) all'esame del se nato, dove è stata presentata una valanga di emendamenti che consentirebbero almeno di chiudere i bilanci 2015 in equilibrio.L'Upi chiede innanzitutto norme ad hoc per alleggerire le province della spesa per il personale adibito a funzioni non fondamentali. Si tratta di almeno un miliardo di euro (di cui 450 milioni solo per i centri per l'impiego) che continua a essere sul conto economico degli enti a causa dell'inerzia della maggior parte delle regioni che non hanno ancora approvato leggi di riordino del le f non fondamentali, lasciandole in capo alle pro vince con il relativo personale da mantenere ma con risorse tagliate dallo stato.Solo in sei hanno legiferato in materia (Calabria, Liguria, Lombardia, Marche, Toscana e Umbria), ma nessuna ha previsto il passaggio del personale e dei relativi costi a partire dal1° gennaio come prescritto dal la legge di stabilità.Tra le altre richieste per recuperare risorse, l'Upi inserisce la possibilità di utilizzare almeno la metà dei proventi da alienazioni patrimoniali per la spesa corrente. E chiede di poter non versare al fondo di ammortamento dei titoli di stato il 10% dei proventi da alienazioni per destinano all'estinzione dei mutui. Completa il pacchetto di modifiche al dl 78 la cancellazione di tutte le sanzioni finanziarie perle province inadempienti ai Patto 2014 e norme ad hoc per gli enti in dissesto. Il cui numero continua a crescere.Dopo Biella e Vibo Valentia, anche la provincia di La Spezia è da ieri a rischio default. «Molto presto analogo epilogo potrebbe riguardare altre quattro province, impossibilitate a rispettare gli impegni assunti per rientrare in equilibrio finanziario, per l'imposizione di ulteriori prelievi forzosi sulle proprie entrate», ha osservato il presidente dell'Upi Basilicata, Nicola Valluzzi, che coordina il gruppo delle province in riequilibrio, intervenendo all'Assemblea nazionale dei presidenti a Roma.Eppure, secondo l'Upi, pur nella consapevolezza della scarsità di risorse presenti nel bilancio dello stato, i margini per alleggerire la morsa sulle province nel 2016-2017 ci sarebbero. Come? Semplicemente applicando la legge Delrio che ha imposto (comma 90 della legge 56/2014) a stato e regioni di sopprimere agenzie, consorzi, società in house a cui fossero state attribuite finzioni di organizzazione di servizi pubblici di rilevanza economica in ambito provinciale. Nessuna regione ha dato seguito a questo obbligo con la conseguenza che attualmente vivono e godono di ottima salute 156 Ato (tra acqua e rifiuti) e 3.176 enti tra consorzi, partecipate e agenzie che gestiscono attività strumentali. Nel 2014 sono costati 1 miliardo e 796 milioni, mentre le regioni hanno devoluto alle società regionali 1 miliardo e 633 milioni. Per non parlare delle stazioni appaltanti che se davvero scendessero dalle attuali 35 mila a 107, ossia una per provincia (come previsto dalla legge Delrio ) consentirebbero, secondo le stime dell'ex commissario alla spending review Carlo Cottarelli, un risparmio di oltre 2 miliardi nel 2015 e 7 mld nel 2016. «E su questi numeri che il governo e le regioni devono intervenire, attuando tutte quelle misure innovative che sono contenute nella legge Delrio, che affida alle province tutte le funzioni di organizzazione dei servizi pubblici di rilevanza economica, e che indica negli enti di area vasta le istituzioni più indicate come stazioni uniche appaltanti», ha commentato il presidente dell'Upi Achille Variati.FRANCESCO CERISANO
Giornale di Sicilia
IL PRESIDENTE INCONTRA GLI STUDENTI: CORSI E MASTER RILANCIANO IL CUPADopo la firma del protocollo d'intesa tra il Consorzio universitario della Provincia di Agrigento (Cu pa) ed il ministero dell'interno, guidato dal Guardasigilli agrigentino, Angelino Alfano,la preside dell'università di contrada Cacarelle , Maria Immordino, ha voluto incontrare le organizzazioni studentesche per illustrare i dettagli del progetto. Ieri mattina, la professoressa Immordino ha tenuto una conferenza il Cupa ed ha parlato agli studenti. «Realizzererno un Centro studi di Ricerca post laurea ha spiegato la preside collegato al Cupa, che manterrà la sua identità ed autonomia ed alla sede staccata dell'università. Praticamente tre unità che agiscono in sinergia: il Cupa, consorzio di enti pubblici che hanno lo scopo di garantire il diritto allo studio, l'Università di Palermo con i suoi corsi accademici attivati presso la sede distaccata del Polo, ed il centro di eccellenza e ricerca. Questa è la novità: grazie al Centro saranno atti vati corsi sull'immigrazione, sicurezza e cultura islamica. Ma abbiamo anche intenzione aggiunge la professoressa Immordino di attivare master in turismo culturale e turismo religioso (visto che ad ottobre ci sarà il Giubileo). Per far questo ci stiamo raccordando con l'assessorato regionale al Turismo e quello territoriale. A breve partiranno corsi finanziati dal ministero, attraverso l'Ice, istituto per il commercio estero>. Si tratta di due corsi i Global management che partiranno ad ottobre e novembre ed un altro a gennaio del 2016, già finanziati. «Attivare corsi e i master aggiunge la presidente del Cupa significa creare un circolo virtuoso per un indotto che sicuramente ne beneficerà. Dagli alberghi ai ristoranti ed al tre attività commerciali potranno lavorare grazie alla presenza ad Agrigento dei corsisti»Quanto alla situazione economica del Cupa, la presidente Immordino ha annunciato che il Consorzio "ha crediti esigibili per 4 milioni di euro da parte della Regione ed un milione di euro dai soci. Soldi che dovranno essere girati all'Università di Palermo».PAPI
NUOVI TURISTI PER I TURISTI IN CITTA' - E' STATA POTENZIATA L'ASSISTENZA Potenziata l'assistenza ai turisti ed ai visitatori presso l'ufficio relazioni con il pubblico della Provincia Regionale di Agrigento, oggi Libero Consorzio comunale. L'ufficio ha predisposto un progetto che prevede il miglioramento ed il potenziamento dei servizi offerti all'utenza anche straniera, che viene svolto durante tutti i pomeriggi feriali. Tutto questo è in controtendenza ri spetto a tutti gli uffici dell'ente che os servano un solo rientro pomeridiano. Gli orari di apertura saranno dalle 8 al le 14 e dalle 14.30 alle 19 in tutti i giorni feriali. Sciacca, che con le sue 500 mila presenze turistiche all'anno, riesce a collocarsi sempre tra le mete preferite (Iella Sicilia, L'apertura pomeridiana dell'Urp è stata decisa dopo aver preso visione proprio dei dati ufficiali, a fronte di una situazione generale di crisi del comparso turistico, vede la città confermare la propria 'tenuta". A trascinare il movimento turistico in città è sempre il complesso "Sciaccamare' che ha chiuso il 2014 con ben 230 mila presenze. Nel progetto saranno utilizzate unità dotate della necessaria professionalità che assisterà l'utenza nella fruizione del patrimonio culturale, turistico ) monumentale e del suo hinterland. L'assistenza avverrà anche in lingua straniera e saranno offerte pubblicazioni e depliants reperiti presso associazioni culturali, pro loco, enti pubblici, riguardanti esercizi, servizi, collega menti, spettacoli, notizie di pubblico interesse. L'ufficio è contattabile anche telefonicamente attraverso i numeri telefonici 0922.593850 oppure 593870. Questo nuova servizio si aggiunge ad altri potenziamenti effettuati dall'Urp del Libero Consorzio come la recente istituzione del servizio di assistenza ai visitatori attraverso l'Unità mobile nei pressi della Scala dei Turchi con due unità che ogni giorno presidiano la zona per dare assistenza ai visitatori. Sempre attivo anche il servizio istituito da circa un anno a Porta Quinta nella Valle dei templi. GP
Siciliatv.org
Continua la protesta dei dipendenti del Libero Consorzio di Agrigento. Oggi il personale in assemblea
Il personale dipendente del Libero Consorzio di Agrigento è tornato oggi in assemblea. Continua lo stato di agitazione in attesa della discussione della riforma delle ex province in programma in questi giorni all'Assemblea Regionale Siciliana.
Oggi i dipendenti del Libero Consorzio di Agrigento si sono radunati in assemblea nell'Aula Giglia della sede centrale dell'Ente.
Si è discusso della situazione dell'ex provincia e del disegno di legge sulla "Istituzione dei Liberi Consorzi" già inserito nei lavori d'aula dell'Assemblea Regionale, un iter che dovrebbe concludersi entro il 31 luglio.
Analoghe iniziative hanno avuto luogo nelle altre province.
GDS
REGIONE
Riforma delle Province siciliane, primo test in aula per la maggioranza ma è corsa contro il tempo
di Giuseppina Varsalona
Il neo assessore Pistorio ottimista: «La approveremo». Ardizzone: «Se non passa meglio andare tutti a casa»
PALERMO. L'istituzione dei Liberi consorzi e delle Città metropolitane torna sui banchi dell'Ars. Il disegno di legge, che punta a completare la riforma avviata due anni fa con l'abolizione delle province, approderà oggi a Sala d'Ercole. Primo test della maggioranza, dopo la crisi di governo aperta proprio con le dimissioni dell'ex assessore alla Funzione pubblica, Leotta che, prima di andare via si era detto «rammaricato per non avere potuto far approvare la riforma impallinata dal voto dell'Ars».
La riforma va approvata inderogabilmente entro fine luglio, un flop sarebbe il segnale che maggioranza e governo non «tengono» più. Riforma che sarà il primo esame per il neo assessore alla Funzione pubblica Giovanni Pistorio, che avrà il compito di chiudere il cerchio. Pistorio si dice sicuro «della compattezza della maggioranza che riuscirà a far approvare il testo uscito dalla commissione. Siamo aperti al confronto con il Parlamento perchè sarà una riforma avanzata». E, proprio sulla nuova compagine di governo e l'entrata dei due nuovi assessori «politici» (Pistorio e Gucciardi), Crocetta martedì prossimo riferirà in aula. Il testo arriva in Assemblea a poco più di due mesi dalla bocciatura. In quella seduta del 9 aprile scorso in cui il disegno di legge venne silurato dalla stessa maggioranza. per mano di sette franchi tiratori. Uno stop che ha costretto l'Ars a prorogare il commissariamento delle province fino al 31 luglio. L'Ars. dunque. ci riprova e mette nuovamente mano alla riforma per eccellenza su cui il presidente Crocelta si è aggrappato per uscire dalle secche di metà legislatura, norma auspicata dai renziani, con in testa il sottosegretario alla Pubblica Istruzione Davide Faraone che ha posto come condizione necessaria per andare avanti l'approvazione della riforma, pena elezioni anticipate al prossimo autunno, e che sia un momento decisivo per il proseguimento della legislatura. Lo conferma il presidente dell' Ars Giovanni Ardìzzone, che ancora una volta ribadisce: se l'Ars non approverà questo disegno di legge è meglio sciogliere il Parlarnento e andare tutti a casa».
Qualche perplessità avevano espresso anche Mariella Maggio e Antony Barbagallo.
Il timore dei franchi tiratori. Non si escludono colpi di scena. «Se passasse questo testo, i sindaci dei comuni capoluogo diventerebbero anche primi cittadini delle città metropolitane, caricati da troppe responsabilità», si lascia scappare un deputato della maggioranza. Si andrà, dunque, alla conta dei voti. Nel centrodestra tra Ncd, Forza Italia e il gruppo di Nello Musumeci sono già 17 i voti contrari. Vincenzo Vinciullo (Ncd) preme per tenere in vita le province e per l'elezione diretta dei presidenti: «Punteremo i piedi per modificare la legge, nella speranza che pezzi del Pd e dei gruppi minori mantengano gli impegni con i rappresentanti delle province». Anche per Marco Falcone (Fi) «la riforma deve avere il solo obiettivo di razionalizzare gli enti inutili e creare un raccordo tra enti locali e Regione, altrimenti non ha senso farla».
Agrigento, agitazione dei dipendenti della Provincia
AGRIGENTO. Continua lo stato di agitazione dei dipendenti dei liberi consorzi comunali delle nove province siciliane in attesa della discussione della riforma delle ex province in programma in questi giorni all'Assemblea Regionale Siciliana.
Oggi è stata convocata ad Agrigento un'assemblea di tutti i dipendenti del Libero Consorzio, dalle 12 alle 14, nell'Aula Giglia della sede centrale dell'Ente. L'Assemblea discuterà della situazione dell'ex provincia e del disegno di legge sulla «Istituzione dei Liberi Consorzi» già inserito nei lavori d'aula dell'Assemblea Regionale.
Tp24
Rifiuti in Sicilia, verso una nuova proroga dell'emergenza
Emergenza rifiuti in Sicilia, si va verso una proroga dell'emergenza, l'ennesima. Il presidente della Regione Rosario Crocetta è pronto alla firma di una nuova ordinanza, ex art. 191 il cui contenuto è stato condiviso ed approvato nella Conferenza di servizi svoltasi ieri a Palazzo d'Orleans tra la Regione, l'Arpa, i liberi consorzi di Palermo, Catania e Trapani e le Asp. In questa ordinanza ci saranno ancora sei mesi per cercare di venire fuori per risolvere l' emergenza dei rifiuti siciliani. Basteranno? All'orizzonte non ci sono buone notizie. La Regione non è riuscita ancora a chiudere la sciagurata esperienza degli Ato rifiuti, costata, finora, 1 miliardo e 800 milioni di risorse pubbliche. Come la Grecia che in tre giorni dovrebbe risolvere i malanni di un secolo, ci si chiede se la Regione in sei mesi possa mettere in funzione una macchina ingolfata da inefficenze, clientele, corruzione. La conferenza di servizi alla quale ha partecipato Crocetta è stata finalizzata a definire ed aggiornare la situazione degli impianti di trattamento dei rifiuti in Sicilia e prevede il ricorso temporaneo a una speciale forma di gestione dei rifiuti nel territorio della Regione Siciliana nelle more dell'attuazione del Piano stralcio attuativo per il rientro nel modello di gestione ordinario del ciclo integrato dei rifiuti, per un periodo di sei mesi a partire da domani, 15 luglio. Tra gli obiettivi la riduzione dei volumi indifferenziati prodotti fino a 3.400 tonnellate al giorno partendo dagli attuali 6.150 tonnellate circa, il che corrisponde al raggiungimento della media del 35% di raccolta differenziata alla quale si coniuga un programma di riduzione dei RUB (Rifiuti urbani biodegradabili) pari al 10%.
Dichiara l'assessore Contraffatto in un'intervista a La Sicilia: "Riproporremo nello Sblocca Sicilia, la cosiddetta eco-tassa che penalizza i comuni con un basso livello di differenziata. L'Ars in passato ha bocciato questo provvedimento, adesso confidiamo in una soluzione parlamentare diversa". E ancora, cosa cambia per gli Ato? «Intanto ci sarà una proroga di 15 giorni che consentirà il commissariamento delle Srr inadempienti, per fare poi partire il sistema previsto dalla legge che sostituirà i vecchi Ato in liquidazione. Nelle Società per la regolamentazione dei rifiuti i commissari straordinari procederanno alla redazione dei piani d'ambito ove mancanti, nonché a favorire tutte le iniziative mirate all'aumento ed all'ottimizzazione della raccolta differenziata. Si occuperanno anche della dotazione organica e porteranno a soluzione i problemi rimasti in campo».
Agrigento Notizie
Sciacca, potenziato servizio turistico Urp ex Provincia
L'Ufficio relazioni con il pubblico della Provincia regionale di Agrigento (oggi Libero Consorzio comunale), ha predisposto un progetto che prevede il miglioramento ed il potenziamento dei servizi offerti all'utenza anche straniera, che si rivolgerà all'Urp di Sciacca anche durante tutti i pomeriggi feriali. Potenziata l'assistenza ai turisti ed ai visitatori di Sciacca e del suo comprensorio. L'Ufficio relazioni con il pubblico della Provincia regionale di Agrigento (oggi Libero Consorzio comunale), ha infatti predisposto un progetto che prevede il miglioramento ed il potenziamento dei servizi offerti all'utenza anche straniera, che si rivolgerà all'Urp di Sciacca anche durante tutti i pomeriggi feriali. Ciò in controtendenza rispetto a tutti gli uffici dell'Ente che osservano un solo rientro pomeridiano. Gli orari di apertura saranno dalle 8 alle 14 e dalle 14.30 alle 19 in tutti i giorni feriali. L'apertura pomeridiana dell'Urp di Sciacca di piazza Vittorio Emanuele, è stata decisa dopo aver preso visione dei dati ufficiali che evidenziano come, a fronte di una situazione generale di crisi del comparto turistico, che lo scorso anno ha interessato tutto il Paese e l'Isola, la città di Sciacca abbia invece confermato la propria "tenuta" in un segmento cronologico di particolare congiuntura. A trascinare le presenze turistiche in città è sempre il complesso "Sciaccamare" che da sola ha chiuso il 2014 con ben 230 mila presenze. Nel progetto saranno utilizzate unità dotate della necessaria professionalità che assisterà l'utenza nella fruizione del patrimonio culturale, turistico, monumentale di Sciacca e del suo hinterland. L'assistenza avverrà anche in lingua straniera, e saranno offerte pubblicazioni e depliants reperiti presso associazioni culturali, pro loco, enti pubblici, riguardanti esercizi, servizi, collegamenti, spettacoli, notizie di pubblico interesse. L'ufficio è contattabile anche telefonicamente attraverso i numeri telefonici 0922.593850 oppure 593870. Questo nuovo servizio si aggiunge ad altri potenziamenti effettuati dall'Urp del Libero Consorzio come la recente istituzione del servizio di assistenza ai visitatori attraverso l'Unità mobile nei pressi della Scala dei Turchi con due unità che ogni giorno presidiano la zona per dare assistenza ai visitatori. Sempre attivo anche il servizio istituito da circa un anno a Porta Quinta nella Valle dei templi. All'Urp di piazza Vittorio Emanuele, sede del Palazzo della Provincia, infine, è sempre effettivo il servizio di apertura pomeridiana fino alle 19 dal lunedì al venerdì e il sabato fino alle 14.
Live Sicilia
I grandi bluff di un presidente impresentabile
Capitolo quinto: Province abolite, ma solo in tv
PALERMO - La Sicilia ha abolito le Province. Ma solo in tv. Oggi, invece, si riparte. Nella vita reale, ovviamente. Da Sala d'Ercole, per la precisione, dove andrà in scena l'ennesimo tentativo di trasformare il bluff mediatico in uno straccio di riforma. In un - più o meno dignitoso - copiato della legge nazionale. In quel plastico esempio di "impostura" amministrativa: una mano di vernice e quelle che una volta si chiamavano Province si chiameranno Liberi Consorzi. Mentre nel resto d'Italia la chiusura vera dei vecchi enti è stata già avviata con la legge Delrio che il governatore non ha voluto recepire, con un eccesso, forse, di vanità. In fondo le aveva già abolite lui.
Solo all'"Arena" di Massimo Giletti, però. Nei mesi in cui venivano raccontati, nemmeno si trattasse di quei programmi a metà tra l'informazione e la divulgazione per creduloni, i mirabolanti risultati di un governo di facciata. Un po' come accade per le "ultime rivelazioni" sulle Piramidi o sui Templari. Così, nel pentolone dei bluff, in mezzo a i circa tre miliardi risparmiati, alle molotov che esplodevano ai piedi di Palazzo d'Orleans, ai "Trinacria bond" che avrebbero rimesso in sesto l'economia e insieme alle società mangiasoldi chiuse con un colpo di penna (dall'inchiostro simpatico, evidentemente) ecco la riforma delle riforme: "Siamo i primi in Italia ad abolire le Province".
E qui, il concetto di "tempo" assume una consistenza solida, la "concretezza" del fallimento. Era la primavera del 2013. Più di due anni fa, quando Crocetta annunciò quel "passo rivoluzionario". Oggi, invece, Sala d'Ercole si è data appuntamento. Bisognerà riprendere l'esame della legge che abolisce le Province. Ma come, e in questi due anni cosa è successo?
Semplice. La riforma delle Province si potrebbe sintetizzare in quella di un lungo, dannoso, inutile commissariamento. Dalla prima legge approvata due anni fa, quella che sancisce solo un principio generale (cioè che le Province si chiameranno in un altro modo), si è assistito solo alla "chiusura" di giunte e consigli legittimamente eletti dai cittadini, con la sostituzione di fedelissimi del governatore. Commissari "straordinari", diventati ovviamente "ordinari". Nonostante qualche strafalcione e tirata d'orecchi rivolta al governatore. È il caso della nomina, al vertice del Libero consorzio di Trapani, dell'ex pm Antonio Ingroia. Una nomina dentro la quale si può trovare il nucleo di una altro "bluff" crocettiano, quello dell'antimafia sbandierata, spalmata come una mano d'antiruggine anche dove non c'è alcun bisogno. Come nel caso, appunto, dell'invio del canaidato premier alle ultime elezioni con Rivoluzione civile. Un incarico che, a detta del presidente, avrebbe finito per favorire le indagini sul latitante Matteo Messina Denaro. Come se il commissario della Provincia fosse un commissario di Polizia. Come se all'ente - commissariato, tra l'altro - spettassero compiti di quel tipo. Ma la vicenda diventa doppiamente "grottesca" quando, quella nomina fondata sulla (sedicente) identità legalitaria dell'esecutivo ha finito per essere "bocciata" dall'autorità anticorruzione. Quella che nel nuovo dialetto siculo-crocettiano potrebbe essere rinominata autorità "antimanciugghia". Ecco, quella nomina di un amministratore esterno che cumulava più cariche (era anche stato nominato prima commissario, poi amministratore unico di Sicilia e-Servizi) non era legittima. E sfumò, pochi giorni dopo.
Poco male, ovviamente, perché nel frattempo Crocetta ha continuato a piazzare bandierine sulle Province divenute "cosa sua", dopo i proclami sulla rete ammiraglia. Ecco così i "petali" della rivoluzione crocettiana sparsi lungo il sentiero delle disastrate province: l'ex assesosre Dario Cartabellotta a Ragusa, il dirigente generale della Sanità Ignazio Tozzo a Trapani, il proprio capo di gabinetto Giulio Guagliano a Caltanissetta ("Così i miei concittadini sanno bene che quell'amministratore risponde a me", ammise senza imbarazzo il governatore), Rosaria Barresi a Siracusa, prima della chiamata in giunta. Al suo posto arriverà Luciana Giammanco, dirigente generale della Funzione pubblica.
Posti di potere. Leve di comando di una nave che ha iniziato a imbarcare acqua fin dall'inizio. E dalla quale hanno cominciato in tanti a scappare. E proprio la storia delle Province, in questo senso, è esemplare: da ottobre a pochi giorni fa, cioè in nove mesi, il governo Crocetta ha dovuto sostituire la bellezza di quattro assessori regionali alle Autonomie locali, proprio quelli, insomma, che avrebbero dovuto portare definitivamente in porto, seppur in clamoroso ritardo, la riforma: dopo Patrizia Valenti, cacciata in seguito al terzo rimpasto in due anni è giunta Marcella Castronovo, rimasta un paio di mesi e anche lei fuggita per "motivi personali". Ettore Leotta, invece, arrivato al suo posto è scappato per "motivi stradali": il crollo del viadotto Himera, insomma, rendeva troppo faticosi i suoi viaggi. In realtà, alla base di quell'addio ci sarebbero motivazioni politiche ben più serie. Alla fine, ecco Giovanni Pistorio, ex assessore alla Salute del governo Lombardo. Un caos.
Ma sotto la polvere alzata dai continui turn over, le Province tornano comunque utili per estendere il proprio controllo su altri settori-cardine del potere siciliano. È il caso dell'aeroporto di Palermo. Proprio il commissariamento dell'ente, concede alla Regione la possibilità (il commissario della Provincia di Palermo Munafò è stato scelto da Crocetta) di esprimere due consiglieri di amministrazione e di detenere, di fatto, la maggioranza in Gesap, l'azienda che gestisce lo scalo. E anche in questo caso Crocetta non si è fatto mancare nulla, indicando Filippo Dragotto come consigliere designato. Una "intesa" tra il governatore e l'imprenditore in qualche modo "confermata" dalla scelta del patron di Sicily by car di assumere nella propria azienda Sami Ben Abdelaali, uno dei consulenti più cari e vicini al presidente della Regione. Fino alla scelta dello stesso Dragotto di dimettersi dal cda a causa degli eccessivi attacchi ricevuti e legati principalmente ai dubbi sul suo curriculum.
A completare l'immagine del disastro, gli affossamenti della riforma all'Ars, compiuti grazie all'intervento dei franchi tiratori di una maggioranza solo apparente. L'ultimo, pochi mesi fa, ha spostato il termine per l'approvazione della riforma appunto al 31 luglio. In questa confusione, restano appesi circa 6 mila lavoratori. Che non sanno quale fine li attenda, e dopo due anni di chiacchiere sono costretti ad assistere a sentire il governatore parlare di Comuni che hanno il diritto di far valere l'esito di un referendum per scegliere in quale Consorzio stare. Intanto, avanti con i bluff. Agli enti commissariati pochi giorni fa, al culmine delle proteste, sono stati garantiti dieci milioni di euro. Peccato che quei soldi fossero quelli "messi da parte" durante la finanziaria, per la sistemazione delle strade provinciali, ridotte ormai in trazzere impercorribili. Il più classico dei bluff, insomma: "Copro i tuoi stipendi con i soldi destinati alle strade" Oppure, se preferite, "riparo le strade con i soldi degli stipendi". Ma questo, in tv, non lo sentiremo mai.