Giornale di Sicilia
Montesano lascia la direzione del «Toscanini»
Claudio Montesano lascia la direzione dell'Istituto musicale "Arturo Toscanini". Da novembre, a seguito della scadenza del mandato avuto, tornerà a svolgere le funzioni ordinarie di professore presso il prestigioso Istituto di via Roma.Al suo posto, per un triennio, andrà Longo, eletta nei mesi scorsi dal Collegio dei professori.Nel lasciare l'incarico Montesano si è detto "assai soddisfatto del lavoro svolto", dichiarando di consegnare agli studenti ed al territorio un pubblico Conservatorio che, durante ilsuo mandato,ha centrato prestigiosi obiettivi tra i quali lo sviluppo da Istituto Musicale provinciale, finalizzato solo a derogare preparazione senza rilascio di titoli di studio con valore legale a Istituto Superiore di Studi Musical, attraverso il pareggiamento ai Conservatori di Musica, titolato al rilascio di Diplomi Accademici di 1˚ e 2˚ livello equipollenti alle Lauree universitarie. Di rilievo anche il rilancio a livello nazionale ed internazionale grazie a ben otto passaggi su Rai Uno, Erasmus con 14 partners europei, ad Expo Milano 2015, alle Masterclass, alle Convenzioni e d'intese interistituzionali. Montesano ha sottolineato anche di lasciare un istituto senza debiti di bilancio sotto il profilo della gestione finanziaria viceversa con avanzo di amministrazione, di aver dato vita all'Orchestra Sinfonica dell'ISSM "Toscanini", storicamente la prima pubblica compagine sinfonica classica del territorio formata da studenti laureandi e musicisti agrigentini e di aver conseguito il raggiungimento di tutti i requisiti previsti dalla Legge per un'eventuale statizzazione. "Adesso - ha sostenuto Montesano - ai governanti e parlamentari agrigentini nonchè al nuovo Direttore spetta il compito di mantenere e sviluppare questo Istituto costruito in 24 anni di attività con tanti sacrifici e che ha sempre prodotto senza demerito alcuno". (*TC*)
Agrigento notizie
Protezione civile, si lavora per individuare i Centri operativi misti in provincia
Il viceprefetto Carmelina Guarneri ha illustrato i contenuti della direttiva, soffermandosi sui criteri per l'individuazione dei Com, in particolare i criteri oggettivi "bacino di utenza" e "tempo di percorrenza", che tiene in considerazione il sistema infrastrutturale Si è svolto nei locali della sala operativa di Protezione civile della Prefettura (situata all'interno del Comando dei Vigili del fuoco di Agrigento) una riunione convocata dal dirigente Area V (Prot. civile) della Prefettura di Agrigento, viceprefetto Carmelina Guarneri, per l'individuazione dei Centri operativi misti (Com) secondo la Direttiva della Presidenza del Consiglio dei ministri.Presenti, oltre al responsabile della Protezione civile del Libero Consorzio e ai funzionari del Dipartimento regionale di Protezione civile, anche i responsabili degli uffici di P.c. dei Comuni di Agrigento, Casteltermini, Canicattì, Licata, Ribera e Sciacca. Il viceprefetto Guarneri ha illustrato i contenuti della direttiva, soffermandosi sui criteri per l'individuazione dei Com, in particolare i criteri oggettivi "bacino di utenza" (utile a garantire l'efficacia della gestione dell'emergenza per comprensori da 30mila a 35mila abitanti residenti) e "tempo di percorrenza", che tiene in considerazione il sistema infrastrutturale misurando la rapidità con cui si possono raggiungere i Comuni in un tempo massimo di 45 minuti, partendo dalla sede del Centro operativo misto, in considerazione anche di altri parametri legati alla particolare complessità del nostro territorio. In attuazione della stessa Direttiva, il funzionario responsabile dell'Ufficio di Protezione civile del Libero consorzio, Marzio Tuttolomondo, ha illustrato una proposta di individuazione di 13 Centri operativi misti, con sede nei Comuni di Agrigento, Sciacca, Licata, Canicattì, Favara, Palma di Montechiaro, Raffadali, Ravanusa, Ribera, Menfi, Porto Empdocle, Casteltermini e Lampedusa.
Nuovi incontri sono previsti nei prossimi giorni per la definizione dei Com, fondamentali per coordinare le varie esigenze in ambito provinciale nel caso di eventi calamitosi.
Scrivolibero.it
Si è svolto presso la sala operativa
di Protezione Civile della Prefettura (Comando dei Vigili del Fuoco
di Agrigento) una riunione convocata dal dirigente Area V (Prot.
Civile) della Prefettura, Viceprefetto Carmelina Guarneri, per
l'individuazione dei centri operativi misti (COM) secondo la
Direttiva della Presidenza del Consiglio dei ministri. Presenti,
oltre al responsabile della Protezione Civile del Libero Consorzio e
ai funzionari del Dipartimento Regionale di Prot. Civile, anche i
responsabili degli Uffici di prot. Civile dei Comuni di Agrigento,
Casteltermini, Canicattì, Licata, Ribera e Sciacca. Il Viceprefetto
Guarneri ha illustrato i contenuti della direttiva, soffermandosi sui
criteri per l'individuazione dei COM, in particolare i criteri
oggettivi "bacino di utenza" (utile a garantire l'efficacia
della gestione dell'emergenza per comprensori da 30.000 a 35.000
abitanti residenti) e "tempo di percorrenza", che tiene in
considerazione il sistema infrastrutturale misurando la rapidità con
cui si possono raggiungere i Comuni in un tempo massimo di 45 minuti,
partendo dalla sede del Centro Operativo Misto, in considerazione
anche di altri parametri (es. orografia) legati alla particolare
complessità del nostro territorio. In attuazione della stessa
Direttiva 1099 del 31 marzo 2015, il funzionario responsabile
dell'Ufficio di Protezione Civile del Libero Consorzio dr. Marzio
Tuttolomondo ha illustrato una proposta di individuazione di 13
Centri operativi misti, con sede nei Comuni di Agrigento, Sciacca,
Licata, Canicattì, Favara, Palma di Montechiaro, Raffadali,
Ravanusa, Ribera, Menfi, Porto Empedocle, Casteltermini e Lampedusa.
Nuovi incontri sono previsti per la definizione dei COM, fondamentali
per coordinare le varie esigenze in ambito provinciale nel caso di
eventi calamitosi.
La Sicilia
Nu: verso l'annullamento
I sindacati intendono rivolgersi
alla Srr per ottenere la sospensione dell'efficacia del bando di
gara
Un nuovo tavolo tecnico per avere,
finalmente, piena chiarezza su numeri, costi e prospettive, e
tentare; dall'altra parte, di annullare il bando di gara
aggiudicato nel maggio scorsa per la gestione biennale del servizio
di raccolta dei rifiuti. Se la protesta dei netturbini licenziati
prosegue senza sosta, i sindacati (unitariamente) tentano nuove
strade per superare una situazione di empasse che dura ormai da
settimane. Da un lato, infatti, Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto alle
ditte che gestiscono il servizio e al Comune di riunirsi intorno ad
un tavolo tecnico per poter avere finalmente piena chiarezza sui
numeri di questa vicenda, partendo dal totale di lavoratori realmente
impiegati, proseguendo con le prospettive a medio e lungo termine
rispetto ai pensionamenti che potrebbero consentire di assorbire
quello che le ditte, fin da subito, hanno individuato come sur plus
di personale. Riunire intorno ad un tavolo due soggetti - Comune e
ditte - che ormai sembrano pronti a dialogare solo attraverso i
propri uffici legali, comunque, non sembra cosa semplice.
Contestualmente i sindacati pare vogliano già oggi rivolgersi alla
Srr per chiedere allo stesso di valutare la possibilità di ottenere
la sospensione dell'efficacia del bando in considerazione di una
recentissima direttiva dell'assessore regionale Vania Contrafatto
che secondo le associazioni dei lavoratori andrebbe in segno
totalmente opposto a quanto fatto ad Agrigento. In realtà la sola
Cgil da alcune settimane aveva annunciato di voler chiedere
all'assessore Contrafatto di inviare dei commissari ispettivi al
Comune di Agrigento. Attualmente, in tal senso, poche notizie
giungono. Intanto, la Iseda ha avviato nei giorni
scorsi l' installazione di 200 nuovi cassonetti (cui dovrebbe
seguire, verosimilmente, la distribuzione dei contenitori necessari
per l'avvio della raccolta differenziata) e ha comunicato ieri di
aver completato «i nuovi interventi di decespugliamento e relativo
spazzamento in diverse zone della città». «Il personale delle
ditte Iseda e Sea continua la nota ha provveduto a ripulire
da erba e sterpaglie divario genere molte aree del centro urbano e
dei quartieri periferici interessate da criticità particolari». A
questo segue un lungo elenco delle vie interessate. Una nota
«anomala», o almeno, la prima del genere finora, che sembra
rispondere in modo indiretto alle contestazioni fatte alle ditte dal
Comune rispetto a presunte inadempienze nello svolgimento del
servizio. G. S.
il SOLE 24 ORE
Dal blocco dei fondi «accessori» nuove
incognite sul rinnovo dei contratti pubblici
di Gianni Trovati
Le attese dei dipendenti pubblici, scesi ormai sotto quota 3
milioni, sono tutte concentrate sul rinnovo dei contratti bloccati da
quando, nel 2010, la crisi di finanza pubblica li ha imbarcati negli
sforzi taglia-spesa. Dopo qualche incertezza iniziale, il pacchetto
messo dalla manovra sul tavolo contrattuale vale 300 milioni, e il
suo arrivo nelle buste paga potrebbe aggirare gli ostacoli sollevati
dall'obbligo di applicare la riforma Brunetta che impone di ridurre a
quattro i comparti e di dividere i dipendenti di ogni amministrazione
in tre fasce di merito.
L'«anticipo»
Ripescando una norma della
Finanziaria 2008, infatti, la legge di stabilità apre alla
prospettiva di un'erogazione anticipata, da regolare poi con
conguagli quando il rinnovo contrattuale arriverà al traguardo.
Tutto bene, quindi? Non proprio. Il clima con i sindacati si è
subito scaldato sulle risorse (per sabato è in programma una
manifestazione della scuola), che spalmate su tutti i dipendenti si
trasformerebbero in aumenti medi intorno ai 60-70 euro lordi annuali.
Sulla quantificazione, però, pesa anche il fatto che Corte
costituzionale, nella sentenza con cui ha imposto la ripresa dei
rinnovi contrattuali nel pubblico impiego, ha anche "salvato"
il vecchio blocco, per cui i calcoli si basano sul recupero della
sola mini-inflazione attuale. Il nodo più intricato, però, è
rappresentato dal congelamento delle risorse per il trattamento
accessorio di ogni amministrazione, che nelle ultime versioni della
bozza di manovra ha sostituito il taglio del 10% alle retribuzioni di
risultato dei dirigenti.
Blocco degli accessori
Il punto è proprio questo: se
non si possono toccare le risorse dei trattamenti accessori, gli
aumenti, piccoli o grandi che siano, devono finire tutti sul
tabellare? Un'ipotesi del genere sarebbe in linea con il mero
recupero dell'inflazione, ma solleverebbe problemi tecnici non
semplici e soprattutto finirebbe per contraddire la linea della
"meritocrazia" evocata da tutte le ultime riforme della Pa.
Proprio l'attesa dell'attuazione della legge Madia, con
l'introduzione del ruolo unico dei dirigenti, spinge la manovra a
bloccare il reclutamento di nuove figure di vertice, rendendo
«indisponibili» i posti liberi in dotazione organica che non siano
coperti al 31 dicembre (norma che forse potrà produrre qua e là una
corsa alla copertura con incarichi a termine).