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Rassegna stampa del 23 ottobre 2015

Giornale di Sicilia

Montesano lascia la direzione del «Toscanini»

Claudio Montesano lascia la direzione dell'Istituto musicale "Arturo Toscanini". Da novembre, a seguito della scadenza del mandato avuto, tornerà a svolgere le funzioni ordinarie di professore presso il prestigioso Istituto di via Roma.Al suo posto, per un triennio, andrà Longo, eletta nei mesi scorsi dal Collegio dei professori.Nel lasciare l'incarico Montesano si è detto "assai soddisfatto del lavoro svolto", dichiarando di consegnare agli studenti ed al territorio un pubblico Conservatorio che, durante ilsuo mandato,ha centrato prestigiosi obiettivi tra i quali lo sviluppo da Istituto Musicale provinciale, finalizzato solo a derogare preparazione senza rilascio di titoli di studio con valore legale a Istituto Superiore di Studi Musical, attraverso il pareggiamento ai Conservatori di Musica, titolato al rilascio di Diplomi Accademici di 1˚ e 2˚ livello equipollenti alle Lauree universitarie. Di rilievo anche il rilancio a livello nazionale ed internazionale grazie a ben otto passaggi su Rai Uno, Erasmus con 14 partners europei, ad Expo Milano 2015, alle Masterclass, alle Convenzioni e d'intese interistituzionali. Montesano ha sottolineato anche di lasciare un istituto senza debiti di bilancio sotto il profilo della gestione finanziaria viceversa  con avanzo di amministrazione, di aver dato vita all'Orchestra Sinfonica dell'ISSM "Toscanini", storicamente la prima pubblica compagine sinfonica classica del territorio formata da studenti laureandi e musicisti agrigentini e di aver conseguito il raggiungimento di tutti i requisiti previsti dalla Legge per un'eventuale statizzazione. "Adesso - ha sostenuto Montesano - ai governanti e parlamentari agrigentini nonchè al nuovo Direttore spetta il compito di mantenere e sviluppare questo Istituto costruito in 24 anni di attività con tanti sacrifici e che ha sempre prodotto senza demerito alcuno". (*TC*)

Agrigento notizie

Protezione civile, si lavora per individuare i Centri operativi misti in provincia

Il viceprefetto Carmelina Guarneri ha illustrato i contenuti della direttiva, soffermandosi sui criteri per l'individuazione dei Com, in particolare i criteri oggettivi "bacino di utenza" e "tempo di percorrenza", che tiene in considerazione il sistema infrastrutturale Si è svolto nei locali della sala operativa di Protezione civile della Prefettura (situata all'interno del Comando dei Vigili del fuoco di Agrigento) una riunione convocata dal dirigente Area V (Prot. civile) della Prefettura di Agrigento, viceprefetto Carmelina Guarneri, per l'individuazione dei Centri operativi misti (Com) secondo la Direttiva della Presidenza del Consiglio dei ministri.Presenti, oltre al responsabile della Protezione civile del Libero Consorzio e ai funzionari del Dipartimento regionale di Protezione civile, anche i responsabili degli uffici di P.c. dei Comuni di Agrigento, Casteltermini, Canicattì, Licata, Ribera e Sciacca. Il viceprefetto Guarneri ha illustrato i contenuti della direttiva, soffermandosi sui criteri per l'individuazione dei Com, in particolare i criteri oggettivi "bacino di utenza" (utile a garantire l'efficacia della gestione dell'emergenza per comprensori da 30mila a 35mila abitanti residenti) e "tempo di percorrenza", che tiene in considerazione il sistema infrastrutturale misurando la rapidità con cui si possono raggiungere i Comuni in un tempo massimo di 45 minuti, partendo dalla sede del Centro operativo misto, in considerazione anche di altri parametri legati alla particolare complessità del nostro territorio. In attuazione della stessa Direttiva, il funzionario responsabile dell'Ufficio di Protezione civile del Libero consorzio, Marzio Tuttolomondo, ha illustrato una proposta di individuazione di 13 Centri operativi misti, con sede nei Comuni di Agrigento, Sciacca, Licata, Canicattì, Favara, Palma di Montechiaro, Raffadali, Ravanusa, Ribera, Menfi, Porto Empdocle, Casteltermini e Lampedusa.
Nuovi incontri sono previsti nei prossimi giorni per la definizione dei Com, fondamentali per coordinare le varie esigenze in ambito provinciale nel caso di eventi calamitosi.

Scrivolibero.it

Si è svolto presso la sala operativa di Protezione Civile della Prefettura (Comando dei Vigili del Fuoco di Agrigento) una riunione convocata dal dirigente Area V (Prot. Civile) della Prefettura, Viceprefetto Carmelina Guarneri, per l'individuazione dei centri operativi misti (COM) secondo la Direttiva della Presidenza del Consiglio dei ministri. Presenti, oltre al responsabile della Protezione Civile del Libero Consorzio e ai funzionari del Dipartimento Regionale di Prot. Civile, anche i responsabili degli Uffici di prot. Civile dei Comuni di Agrigento, Casteltermini, Canicattì, Licata, Ribera e Sciacca. Il Viceprefetto Guarneri ha illustrato i contenuti della direttiva, soffermandosi sui criteri per l'individuazione dei COM, in particolare i criteri oggettivi "bacino di utenza" (utile a garantire l'efficacia della gestione dell'emergenza per comprensori da 30.000 a 35.000 abitanti residenti) e "tempo di percorrenza", che tiene in considerazione il sistema infrastrutturale misurando la rapidità con cui si possono raggiungere i Comuni in un tempo massimo di 45 minuti, partendo dalla sede del Centro Operativo Misto, in considerazione anche di altri parametri (es. orografia) legati alla particolare complessità del nostro territorio. In attuazione della stessa Direttiva 1099 del 31 marzo 2015, il funzionario responsabile dell'Ufficio di Protezione Civile del Libero Consorzio dr. Marzio Tuttolomondo ha illustrato una proposta di individuazione di 13 Centri operativi misti, con sede nei Comuni di Agrigento, Sciacca, Licata, Canicattì, Favara, Palma di Montechiaro, Raffadali, Ravanusa, Ribera, Menfi, Porto Empedocle, Casteltermini e Lampedusa. Nuovi incontri sono previsti per la definizione dei COM, fondamentali per coordinare le varie esigenze in ambito provinciale nel caso di eventi calamitosi.

La Sicilia

Nu: verso l'annullamento
I sindacati intendono rivolgersi alla Srr per ottenere la sospensione dell'efficacia del bando di gara
 
Un nuovo tavolo tecnico per avere, finalmente, piena chiarezza su numeri, costi e prospettive, e tentare; dall'altra parte, di annullare il bando di gara aggiudicato nel maggio scorsa per la gestione biennale del servizio di raccolta dei rifiuti. Se la protesta dei netturbini licenziati prosegue senza sosta, i sindacati (unitariamente) tentano nuove strade per superare una situazione di empasse che dura ormai da settimane. Da un lato, infatti, Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto alle ditte che gestiscono il servizio e al Comune di riunirsi intorno ad un tavolo tecnico per poter avere finalmente piena chiarezza sui numeri di questa vicenda, partendo dal totale di lavoratori realmente impiegati, proseguendo con le prospettive a medio e lungo termine rispetto ai pensionamenti che potrebbero consentire di assorbire quello che le ditte, fin da subito, hanno individuato come sur plus di personale. Riunire intorno ad un tavolo due soggetti - Comune e ditte - che ormai sembrano pronti a dialogare solo attraverso i propri uffici legali, comunque, non sembra cosa semplice. Contestualmente i sindacati pare vogliano già oggi rivolgersi alla Srr per chiedere allo stesso di valutare la possibilità di ottenere la sospensione dell'efficacia del bando in considerazione di una recentissima direttiva dell'assessore regionale Vania Contrafatto che secondo le associazioni dei lavoratori andrebbe in segno totalmente opposto a quanto fatto ad Agrigento. In realtà la sola Cgil da alcune settimane aveva annunciato di voler chiedere all'assessore Contrafatto di inviare dei commissari ispettivi al Comune di Agrigento. Attualmente, in tal senso, poche notizie giungono. Intanto, la Iseda ha avviato nei giorni scorsi l' installazione di 200 nuovi cassonetti (cui dovrebbe seguire, verosimilmente, la distribuzione dei contenitori necessari per l'avvio della raccolta differenziata) e ha comunicato ieri di aver completato «i nuovi interventi di decespugliamento e relativo spazzamento in diverse zone della città». «Il personale delle ditte Iseda e Sea — continua la nota — ha provveduto a ripulire da erba e sterpaglie divario genere molte aree del centro urbano e dei quartieri periferici interessate da criticità particolari». A questo segue un lungo elenco delle vie interessate. Una nota «anomala», o almeno, la prima del genere finora, che sembra rispondere in modo indiretto alle contestazioni fatte alle ditte dal Comune rispetto a presunte inadempienze nello svolgimento del servizio. G. S.

il SOLE 24 ORE
Dal blocco dei fondi «accessori» nuove incognite sul rinnovo dei contratti pubblici
di Gianni Trovati Le attese dei dipendenti pubblici, scesi ormai sotto quota 3 milioni, sono tutte concentrate sul rinnovo dei contratti bloccati da quando, nel 2010, la crisi di finanza pubblica li ha imbarcati negli sforzi taglia-spesa. Dopo qualche incertezza iniziale, il pacchetto messo dalla manovra sul tavolo contrattuale vale 300 milioni, e il suo arrivo nelle buste paga potrebbe aggirare gli ostacoli sollevati dall'obbligo di applicare la riforma Brunetta che impone di ridurre a quattro i comparti e di dividere i dipendenti di ogni amministrazione in tre fasce di merito.
L'«anticipo» 
Ripescando una norma della Finanziaria 2008, infatti, la legge di stabilità apre alla prospettiva di un'erogazione anticipata, da regolare poi con conguagli quando il rinnovo contrattuale arriverà al traguardo. Tutto bene, quindi? Non proprio. Il clima con i sindacati si è subito scaldato sulle risorse (per sabato è in programma una manifestazione della scuola), che spalmate su tutti i dipendenti si trasformerebbero in aumenti medi intorno ai 60-70 euro lordi annuali. Sulla quantificazione, però, pesa anche il fatto che Corte costituzionale, nella sentenza con cui ha imposto la ripresa dei rinnovi contrattuali nel pubblico impiego, ha anche "salvato" il vecchio blocco, per cui i calcoli si basano sul recupero della sola mini-inflazione attuale. Il nodo più intricato, però, è rappresentato dal congelamento delle risorse per il trattamento accessorio di ogni amministrazione, che nelle ultime versioni della bozza di manovra ha sostituito il taglio del 10% alle retribuzioni di risultato dei dirigenti.
Blocco degli accessori
Il punto è proprio questo: se non si possono toccare le risorse dei trattamenti accessori, gli aumenti, piccoli o grandi che siano, devono finire tutti sul tabellare? Un'ipotesi del genere sarebbe in linea con il mero recupero dell'inflazione, ma solleverebbe problemi tecnici non semplici e soprattutto finirebbe per contraddire la linea della "meritocrazia" evocata da tutte le ultime riforme della Pa. Proprio l'attesa dell'attuazione della legge Madia, con l'introduzione del ruolo unico dei dirigenti, spinge la manovra a bloccare il reclutamento di nuove figure di vertice, rendendo «indisponibili» i posti liberi in dotazione organica che non siano coperti al 31 dicembre (norma che forse potrà produrre qua e là una corsa alla copertura con incarichi a termine).  

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