Giornale di Sicilia
Il buco nel bilancio, Baccei vola a Roma
Lo Stato pronto ad aiutare la Sicilia
Ex Province,l'Ars oggi fermerà le elezioni ma accantonerà la riforma varata a luglio: sarà recepita tutta la legge nazionale
Rosario Crocetta e Alessandro Baccei sono tornati da Roma carichi di ottimismo: «Il percorso per ottenere i fondi è individuato» è stato il commento a caldo dell'assessore all'Economia. Lelio Cusimano
L'intesa non c'è ancora,e non arriverà prima di lunedì prossimo.Ma Rosario Crocetta e Alessandro Baccei sono tornati da Roma carichi di ottimismo:«Il percorso per ottenere i fondi è individuato» è stato il commento a caldo dell'assessore all'Economia.In realtà la partita è ancora lunga e passa da un altro tavolo tecnico che si riunirà venerdì, prima del «match ball» già fissato per lunedì prossimo. Ma il clima politico creatosi intorno alla nuova giunta, che mette ai posti di comando i big dei partiti alleati, induce Palazzo d'Orleans all'ottimismo. E non a caso ieri a Palazzo Chigi si sono visti anche Antonello Cracolici (Pd) e Giovanni Pistorio (Udc), entrati nel governo proprio per rafforzare politicamente il presidente e «scortarlo» a fine legislatura. Entro venerdì i tecnici dell'assessorato all'Economia dovranno indicare - volendo semplificare-come verrà utilizzato il miliardo e 400 milioni che chiede la Regione. L'obiettivo è fare in modo che non vada a coprire capitoli di bilancio per spesa corrente. Perchè a quel punto l'operazione farebbe sforare il rapporto deficit-pil dello Stato. Dunque, tutto ciò che la Regione «calerà» in bilancio su spesa corrente non verrà finanziato dallo Stato e contribuirà ad abbassare il saldo del miliardo e 400 milioni che Crocetta sta trattando. L'assessorato ritiene di avere margini: il solo contributo della Regione al risanamento della finanza pubblica nazionale vale un miliardo e 200 milioni e non costituisce spesa corrente ai fini del rapporto deficit-pil.
Si tratta dei fondi che ogni anno la Regione è chiamata a versare nelle casse statali per risanare i conti nazionali. Il problema è che utilizzare risorse per questa voce significa di fatto non incassare soldi cash ma chiudere un'operazione contabile che permette di colmare il buco evitando di dare soldi allo Stato dal proprio bilancio. In questo quadro non muterebbe neppure il tetto del patto di stabilità: malgrado il bilancio in pareggio, la Regione non sarebbe autorizzata a spendere di più. Va detto anche che l'assessorato all'Economia sta cercando di individuare voci di spesa da tagliare e poter riutilizzare: si chiamano margini di patto di stabilità. In questo senso Bacceisi è impegnato a portare a termine il taglio degli enti regionali e delle partecipate e il riordino della spesa sanitaria. In più la Regione ha garantito che, andando a regime gli effetti finanziari delle riforme varate quest'anno ad aprile sul personale, calerà ancora la spesa in questo settore. Al di là degli effetti macro-finanziari, il risultato pratico di questo percorso è che non ci saranno le stesse risorse di quest'anno per forestali e precari vari. Anzi, ilbudget potrebbe dover diminuire per effetto delle riforme che la Regione si sta impegnando a varare. D'altro canto però l'aiuto verrebbe codificato in una norma transitoria che conduce a una riforma dello Statuto in grado di garantireper tutti gli anni futuri lo stesso budget alla Regione, frutto di maggiori trasferimenti fiscali da parte dello Stato. Poi c'è da trovare le formule per questi trasferimenti, che riguardano Irpef e Iva per valori che possono andareanche oltre il miliardo:una opzione prevede che in cambio la Regione finanzi dasola tutta la spesa sanitaria, come fanno nel resto d'Italia. Il tutto rientra nella cosiddetta ridefinizione dell'Autonomia. Se finirà così, lo si saprà frauna settimana. Intanto va letta alla luce del nuovo clima politico la decisionematurata all'Ars sulla riforma delle Province. Oggi va in aula un testo checorregge in parte la prima versione approvata la scorsa estate: verrebbero cosìaccolti alcuni rilievi contenuti nell'impugnativa dello Stato. Tuttavia è certoche questa norma riveduta e corretta, che ha già passato l'esame della commissione, verrà accantonata: l'Ars voterà solo un articolo di un rigo cherinvia a data da destinarsi le elezioni nei liberi consorzi e nelle città metropolitane previste per il 29 novembre nella prima legge. Poi - entro qualche settimana - verràelaborata una riforma del tutto nuova: che corrisponde in tutto alla legge Delrio, applicata nel resto d'Italia. È ciò che Roma ha sempre chiesto e che ilpresidente dell'Ars Giovanni Ardizzone ha sempre suggerito. La pax politicapotrebbe essere rotta dall'elezione del capogruppo del Pd, ruolo lasciatolibero da Cracolici. Secondo gli ex cuperliani quella carica dovrebbe restare aloro in cambio della rinuncia a un assessorato (quello di Cleo Li Calzi) perfar posto ad Anthony Barbagallo, renziano vicino a Lupo. L'area Cracolici ha prontala candidatura di Filippo Panarello. Ma gli uomini di Faraone e Lupo starebberopreparando il colpaccio: l'elezione di un loro esponente, che potrebbe essereuna donna o un ex Articolo 4. Inevitabile che se finirà così si aprirà una nuova resa dei conti.
LIVESICILIA.IT
Hanno
ricopiato quasi per intero la legge Delrio sulle Province. Quasi,
appunto. Perché
il testo approvato dalla prima commissione all'Ars dopo la
mega-impugnativa del governo nazionale, ha dimenticato di recepire
solo uno dei rilievi proposti da Palazzo Chigi: quello che prevede la
corrispondenza tra la carica di sindaco della città metropolitana e
quello del sindaco capoluogo. La norma, insomma, che avrebbe
consentito a Leoluca Orlando, Enzo Bianco e Renato Accorinti di
guidare automaticamente il nuovo ente. E
invece, quella norma al momento è rimasta com'era nell'agosto
scorso, quando è approdata in Gazzetta ufficiale. Giorni
in cui, a dire il vero, la legge appariva persino più
"smaccatamente" anti-Orlando e anti-Bianco. Quel testo, infatti,
prevedeva il divieto di candidatura per quei sindaci "il cui
mandato scada non prima di diciotto mesi dalla data di svolgimento
delle elezioni". Come nel caso, appunto, dei primi cittadini di
Catania e Palermo. Con quest'ultimo, del resto, il presidente
Crocetta da anni ormai combatte una guerra senza esclusione di
colpi.
Non
si amano, Crocetta e Orlando. Su questo non c'è dubbio.
E se il primo ha puntato il dito persino contro la forfora del primo
cittadino, quest'ultimo non ha risparmiato critiche al governatore,
arrivando a chiedere a più riprese il commissariamento della
Regione. Ma
non c'è tema, argomento sul quale Orlando e Crocetta non finiscano
per polemizzare.Ultimo,
la mancata nomina dell'assessore alla Funzione pubblica, che secondo
il sindaco di Palermo confermerebbe "il disprezzo per le autonomie
locali" da parte della Regione. Pochi giorni prima, invece, 35
sindaci del Palermitano si sono incontrati proprio nello studio di
Orlando a Villa Niscemi dove hanno deciso di presentare una valanga
di candidature per protestare contro il governo che, malgrado
l'impugnativa di Roma, non ha ancora formalmente rinviato le
elezioni per la città metropolitana fissate per il prossimo 29
novembre. "Abbiamo deciso di dare una risposta forte alla
mortificazione della dignità dei sindaci e delle amministrazioni
comunali da parte del governo e dell'Assemblea Regionale Siciliana",
hanno messo nero su bianco i primi cittadini. A conferma di come
l'Anci ormai rappresenti un vero e proprio "contrappeso" politico
all'esecutivo regionale. Nei confronti del quale, come detto, Orlando
non ha risparmiato critiche anche in occasione delle complicazioni
sul rimpasto, fatti che dimostrano, secondo il sindaco "l'aggravarsi
dello stato di calamità istituzionale della Regione, ammesso che la
Regione ancora esista. Prima finirà questa devastante legislatura -
ha aggiunto - e minori saranno i danni sociali, culturali ed
economici per la Sicilia". E non finisce qua. Perché nel corso dei
mesi Orlando ha rincarato la dose indicando Crocetta come un uomo
"eterodiretto" da "Lumia, Monterosso e Confindustria
antimafiosa".
Se
certamente Orlando non gliele ha risparmiate, il governatore però
non è stato da meno.Potendo
tra l'altro "giocare" sulla possibilità di influenzare, con le
decisioni del governo, anche il futuro del sindaco. È proprio il
caso della legge sulle Province. Nella formulazione dell'esecutivo
regionale poi approvata dall'Ars, si trovavano, a differenza delle
norme nazionali, dei passaggi che sembravano tagliare fuori proprio
Orlando. Via, insomma, l'automatismo tra la carica di sindaco del
capoluogo e quello della città metropolitana, ed ecco spuntare
persino la norma che sbarrava la strada a Orlando per questioni
"temporali". Impugnate entrambe dal governo nazionale. Che ha
costretto l'Ars a rimettere mano alla legge in commissione. Dalla
quale è uscita a immagine e somiglianza della Delrio, se non fosse
per quel "neo". Un
"caso nel caso", visto che diverse forze politiche non hanno
preso di buon grado l'eccezione. Che ha, secondo molti, una fin
troppo evidente motivazione politica: tagliare fuori appunto Orlando
e Bianco (oltre ad Accorinti). E proprio per questo, verrà chiesto
già stamattina di approvare solo la norma che annulla le elezioni
del 29 novembre. E tutto il resto? Se verrà applicata la Delrio
interamente e senza eccezioni, si potrà andare avanti col voto.
Altrimenti il testo dovrà tornare in commissione Affari
istituzionali. Ad allungare e complicare un inter infinito e già
disastroso.
Uno
sgarbo, quello di Crocetta a Orlando. Così
lo leggono tanti addetti ai lavori. Forti delle accuse continue e
incessanti del governatore. Al limite dell'accanimento. "Orlando, -
ricordava ad esempio Crocetta pochi mesi fa - candidato in un
periodo in cui era più facile vincere, visto che Cuffaro era
accusato di gravi reati, ha perso". Una risposta, a dire il
vero, allo stesso Orlando che aveva accusato Crocetta di
"commissariomania, cioè la smania di commissariare tutto che è
una forma di sudditanza nei confronti dell'apparato confindustriale
che innaturalmente da otto anni sta al governo della Regione con
Lombardo e con Crocetta".
LA SICILIA
SCIACCA
L'Infopoint chiuso riapre la
polemica.
Si riaccendono le polemiche dopo la
nuova chiusura dèl punto di informazione turistica di piazza Saverio
Friscia. L'associazione di promozione sociale "Acquario",
presieduta da Ivana Dimino dopo avere constatato che il "gabbiotto"
è rimasto chiuso anche nello scorso week end, caratterizzato da una
buona presenza di visitatori e da un evento sportivo. Per il
sodalizio si tratta di un evidente disservizio: "La convenzione
dice - prevede che se non si rispettano i termini del servizio il
comune di Sciacca può procedere alla risoluzione". 'Acquario"
ritiene utile rivedere i rapporti tra Pro loco, che deve gestire il
servizio e il comune in modo da permettere alle altre realtà
associative di poter partecipare e contribuire allo sviluppo
turistico della città. La Pro Loco ha risposto riferendo che sono
cambiati gli orari di erogazioni delle informazioni turistiche.
L'infopoint di piazza Friscia rimarrà chiuso ed il servizio di
informazione turistica continuerà ad essere garantito dal personale della
Pro Loco nei locali dell'ufficio turistico comunale. "Dal mese di
novembre ha inizio spiega l'assessore al turismo Salvatore
Monte - il periodo di bassa stagione, che coincide con la chiusura di
alcune tra le più importanti strutture ricettive stagionali ed una
conseguente diminuzione de presenze turistiche". E' prevista la
riapertura del point durante le prossime festività natalizie, con
orari e giornate che saranno comunicate in seguito,
GIUSEPPE RECCA
ALLARME BANKITALIA
Corruzione nella P.a. cono d'ombra in
antiriciclaggio
La Pubblica Amministrazione è un »cono
d'ombra» dove le operazioni a rischio corruzione riescono a
passare sotto silenzio. A lanciare l'allarme è l'Unità di
informazione finanziaria (Uif). Si tratta dell'ufficio italiano di
"financial intelligence" Istituito presso la Banca d Italia ma
dotato di piena autonomia nello svolgimento del suo compito
raccogliere tutte le possibili segnalazioni di operazioni monetarie
sospette valutarle e in caso girarle alle autorità investigative L
obiettivo e prevenire il riciclaggio e quindi la corruzione. In
questi anni pero la Uif non ha potuto contare su quello che doveva
essere un prezioso alleato ovvero la P A che sottolinea il direttore
dell'Unità Claudio Clemente,nell'ultimo anno ha inviato
«soltanto 18» allerte, su un totale che supera le 70mila (una mole
a cui hanno contributo soprattutto le banche e gli altri
intermediari). Basti pensare che moltissimi filoni d'indagine sono
partiti o comunque si sono arricchiti del contributo della Uif
dall'inchiesta sul G8 a mafia capitale. Ecco che lo scarso aiuto
arrivato dalla P. A. stona con I attualità E coincidenza il richiamo
della Uif risuona proprio nel giorno in cui il presidente della
Repubblica, Sergio Mattarella, da Jakarta si appella a una P.a.
«impegnata nella lotta alla corruzione ed alla criminalità
organizzata». Eppure, ricorda, Clemente, la P. a., è «obbligata a
collaborare sin dal 1991 «, Infatti per il numero uno della Uif
ostacolo non sono le regole ma assenza di «un'organizzazione
funzionale» Qualcosa pero adesso potrebbe cambiare e non solo perché
l'Unità della Banca d'Italia ha rilanciato con parole forti un
problema gia noto giusto un mese fa è uscito un decreto del Viminale
con gli indicatori di anomalia una sorta di vademecum per scovare il
malaffare nella P. A.
LIBERO CONSORZIO. Resta incerta la
possibilità delle elezioni che potrebbero essere revocate
PRESIDENZA: CORSA A DUE
Candidati forse per un giorno. O poco
più. Se forse già oggi la Regione potrebbe eliminare le elezioni
per la creazione delle cariche politiche dei Liberi Consorzi,
previste per il prossimo 29 novembre, rinviando di fatto tutto di
almeno altri 8 mesi, ieri mattina presso i locali dell'ex Provincia
di Agrigento sono state depositate le due candidature per occupare il
posto del presidente del Libero consorzio.
Ad avanzare la propria proposta entro
il termine previsto, che scadeva ieri alle 12, sono stati i sindaci
di Agrigento e Palma di Montechiaro, Lillo Firetto e Pasquale Amato.
Candidature che sono arrivate sostanzialmente in "silenzio", così
nello stesso modo nel quale è stata generalmente vissuta questa
legge regionale, sulla cui sopravvivenza ormai è impossibile
credere.
E' lo stesso Amato, ad esempio, a
spiegare come la sua volontà di candidarsi non sia stata frutto di
incontri strutturati tra primi cittadini, ma solo di "interlocuzioni
avvenute durante incontri con colleghi sindaci su altri temi". "Mi
sono candidato ha detto dopo aver ricevuto la spinta da parte
di colleghi sindaci e anche Consiglieri
comunali di altri comuni perché credo che serva dare un impulso
nuovo, con una politica capace di rigenerarsi. Nell'ottica della
struttura dei Consorzio, considerate le difficoltà della pubbliche
amministrazioni locali è necessario creare una struttura capace di
supportare i Comuni ad esempio su temi come la progettazione per
tentare di accedere ai bandi comunitari. Ancora, aggiungo pro
segue è possibile pensare al turismo come un settore gestito su
aree ristrette? ". Amato, insomma, si pone come il candidato "della
provincia". con la precisazione posta rispetto al fatto che
bisognerà applicare una "logica di rispetto del territorio, senza
una centralità del comune capoluogo .e una marginalità periferie. O
si fa massa critica di tutto il territorio o la capacità competitiva
si perde. E noi, per la nostra esperienza a Palma, anche se senza
risorse, crediamo di poter ambire ad una guida di questo ti po,,.
Sceglie il "low profile" Lillo
Firetto, il quale, dalle poche battute che siamo riusciti a
recuperare attraverso uno scambio di sms, ha presentato la pro pria
candidatura anche per una questione "istituzionale" (ha scritto:
'il sindaco del capoluogo deve candidar si, o no? "), per quanto
non abbia ritenuto di entrare nel merito della vicenda convinto, come
molti, che le elezioni non avverranno, o almeno non adesso.
13cl resto è anche possibile che la
nuova versione della legge che uscirà dal lavoro di Sala d'Ercole
possa esse re anche più vantaggiosa per lui e per i sindaci dei
grandi comuni, dato che molti deputati spingono verso la possibilità
di inserire il voto proporziona le (tanto più è .grande un comune,
tanto più vale il voto).
GIOACCHINOSCHICCHI
CORTE DEI CONTI. I bilanci di 99
partecipate di Province e Comuni, mai pubblicati.
Sprechi e costi sulle spalle dei
cittadini un deficit ben nascosto di 433 milioni.
PALERMO «La partecipazione degli enti
locali a società o ad altre forme associative, prevista
originariamente con lo scopo di consentire un più efficiente
esercizio delle funzioni e dei servizi pubblici, ha assunto, nel
corso del tempo, dimensioni tali da sottrarre una ingente parte delle
risorse pubbliche affidate a Comuni e Province tra tradizionali
sistemi di programmazione, gestione e successiva rendicontazione,
assicurati dai principi e dalle leggi di contabilità e finanza
pubblica». E l'incipit dell'Indagine sugli organismi partecipati
dai Comuni capo luoghi e dalle Province della Regione siciliana",
che prende in esame il periodo 2008-2012 e istruita da Giovanni Di
Pietro e Paolo Bertozzi, magistrati della Sezione di controllo della
Corte dei conti, presieduta da Maurizio Graffeo.
All'opinione pubblica solitamente
vengono offerti in pasto gli sprechi del le società partecipate
dalla Regione, ignorando quasi del tutto le partecipate dagli enti
locali che sono, almeno quel le censite dalla magistratura contabile,
ben 159; circa 167 invece sono consorzi o società di altra natura,
comunque sempre finanziati con denaro pubblico. Uno dei casi più
clamorosi, il fallimento dell'Amia di Palermo - l'azienda che per
conto del Comune gestiva il servizio di ritiro e smaltimento dei
rifiuti - che ave va accumulato un passivo di oltre 100 milioni dì
euro.
La maggior parte di partecipate o
consorsi, contrariamente allo spirito della legge, si sono rivelate
vere e proprie fonti di spreco e di inefficienza, I presi denti o i
direttori generali delle partecipate di Palermo, Catania e Messina
hanno percepito uno stipendio annuale pari a due terzi di quello del
sindaco. Sono state. effettuate: assunzioni, in qualche caso a
chiamata diretta, perché trattandosi di società per azioni non
hanno l'obbligo di applicare le nonne previste per la pubblica
amministrazione, pur essendo finanziate con soldi pubblici.
La situazione economico-patrimoniale è
stata effettuata su un campione di 99 società. «L'analisi dei
risultati di esercizio - si legge nelle relazione dei magistrati
contabili - consente di verificare, nel quadriennio 2008-2011, la
presenza di ben 68.società (circa il 70% del campione), che
registrano valori negativi in al- mento 2degli esercizi in esame,
mentre 36 società, ovvero più di un terzo del numero complessivo,
addirittura presentano un andamento negativo di 3 anni sui 4
considerati e 21 pan a più di un quinto del totale, hanno chiuso in
perdita tutti gli eserci considerati». Dai dati contabili, relativi
al campione di 99 società, sono stati riscontrati utili per circa 36
milioni e perdite per un ammontare di circa 433 milioni».
Quando sì tratta di società
partecipate dai Comuni, si parla di quelle aziende che forniscono i
servizi pubblici essenziali, come i trasporti urbani, l'erogazione
idrica, il ritiro e lo smaltimento dei rifiuti, la pubblica
illuminazione. Servigi che pagano i cittadini, a caro prezzo. I
sindaci sono costretti ad aumentare le tariffe, non solo per la
riduzione dei trasferimenti nazionali e regionali, ma anche per
ripianare i deficit di queste società. Società alle quali, essendo
a capi tale pubblico, i Comuni affidano "in house", cioè senza
gara di appalto, la gestione dei servizi, alterando il mercato. Le
imprese private, infatti, non hanno alcuna possibilità di
partecipare ad una gara per espletare uno di questi servizi. Magari a
minor costo e maggiore efficienza.
I bilanci sono tenuti ben nascosti, al
punto che la stessa Sezione di controllo della Corte dei conti è
stata costretta a fare delle ricerche incrociate, perché i bi lanci
non vengono trasmessi tramite l'apposito sito web. «L'emanazione
del decreto legislativo 33/2013-si legge ancora nella relazione - per
quel che attiene al settore della pubblicità e della trasparenza dei
dati relativi alle partecipazioni detenute dalle pubbliche
amministrazioni, rappresenta non soltanto l'ultimo intervento in
ordine temporale, ma al tempo stesso il provvedimento normativo che
regolamenta in modo esteso il fenomeno delle partecipazioni
pubbliche, sia dal punto di vista soggettivo, relativamente agli
organismi interessati, come anche sotto il profilo oggettivo, in
ragione delle misure pubblici tane programmate». Catania è il
Comune che ha sostenuto le uscite maggiori per il ripiano delle
perdite (5,370.662,82 euro).
Chi ha mai visto pubblicato su un
quotidiano il bilancio di una partecipata che è anche una Spa? Ben
vengano le frustate della Corte dei conti, ma senza sanzioni per chi
non fa il proprio dovere, il problema resterà irrisolto.
L.M.